Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto Geografia e antropocene. Uomo, ambiente, educazione, Sintesi del corso di Geografia

Giorda C. (a cura di), Geografia e antropocene. Uomo, ambiente, educazione. Carocci, 2019 Saggio per il corso UniTO Geografia umana e culturale tenuto dal Prof. Giordano, sintesi necessaria per il portfolio d'esame

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 28/10/2021

FerrettiAlice
FerrettiAlice 🇮🇹

4.7

(20)

16 documenti

1 / 8

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Geografia e antropocene. Uomo, ambiente, educazione e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! Riassunto Geografia e Antropocene. Uomo, ambiente, educazione. Introduzione ai concetti principali: Il libro consiste in una serie di contributi riguardanti il concetto di Antropocene. I suoi obbiettivi dichiarati sono: - indagare l’Antropocene dal punto di vista della geografia; - capire se il concetto di Antropocene possa cambiare la stessa visione della geografia. Il concetto di Antropocene, coniato dal biologo Stoemer e reso noto dal premio Nobel Crutzen, ipotizza l’esistenza una nuova era geologica, caratterizzata dall’attività geogenetica dell’umanità. Questo concetto prende piede — prima che gli studi geologici lo verifichino — e diventa punto di incontro tra discipline. Sulla sua datazione sono state avanzate molte ipotesi: = A partire dalle rivoluzioni industriali, simbolicamente con l’invenzione della macchina a vapore di Watt nel 1784, secondo Crutzen e Stoermer; = A partire dall’esordio di agricoltura e all’allevamenti nell’antichità; = A partire dalla prima esplosione di una bomba atomica (Nuovo Messico, 1945), secondo l’Antropocene Working Group; = A partire dal 1610, anno di svolta verso la Modernità, secondo i geografi Lewis e Maslin. L’Antropocene parla dell’uomo come forza geologica, azione non ontologica e non egualmente distribuita (nozione di responsabilità comuni ma differenziate), questa affermazione: - ha minacciato la distinzione tra culturale e naturale alla base della Modernità; - ha portato all’obbiezione che non sia l’uomo bensì il suo modo di interagire con l’ambiente all’origine di questa era: da qui la proposta di Moore di ribattezzarlo Capitalocene. Dalla convinzione che il concetto non tenga conto dei fattori non umani che influenzano il pianeta nascono le provocatorie proposte di Haraway: Plantatiocene o Chthulucene. Il concetto di Antropocene si è fatto strada anche nella disciplina geografica — come dimostra l’essere stato tema della Conferenza Annuale del 2015 della Royal Geographical Society: non solo la interroga sul cuore della sua materia, ma la stimola anche a riflettere sulle risposte da dare ai problemi mondiali e ai cambiamenti in atto. Per questo, 1’ Antropocene diventa oggetto centrale alla branca geografica finalizzata a fomire le competenze di cittadinanza utili a relazionarsi con il mondo: l'educazione geografica, il cui documento di riferimento è la Carta internazionale dell’Educazione Geografica sottoscritta dall’Unione Geografica Internazionale. Antropocene, geografia, educazione geografica Piccolo lessico per una scrittura geografica dell’Antropocene di Cristiano Giorda. Il primo contributo consiste in una sorta di lemmario guida compilato da Giorda, utile a individuare e comprendere i principali concetti alla base e in relazione con 1’ Antropocene: - Addomesticazione: la relazione che uomo ha con la Terra è fatta di emozione, che deve manifestarsi nella cura; - Cambiamento: l’uomo influenza il cambiamento della Terra, e lo sperimenta a livello locale; al cambiamento si collegano i concetti di challenge e di velocità; - Capitalocene: rapporto che il cambiamento della Terra ha con il capitalismo, e l’ipotesi di era avanzata da Moore; - Clima: uno dei fattori più significativi nel modificare l’ambiente, nell’ Antropocene dev’essere ripensato in un rapporto di reciproca influenza con l’uomo; - Conflitti: la geografia trascura la geopolitica, pur non dal momento che gli scontri umani sono spesso lotte per il territorio, e nell’ Antropocene potrebbero legarsi anche al clima e ad altri fattori; - Controllo: i temi di potere e limite sono alla base dell’ Antropocene, indipendentemente da che esso ci renda consci delle ripercussioni delle nostre azioni sull’ambiente, o al contrario che l’ambiente sia ridotto ad emanazione della nostra mente. - Educazione: mettendo al centro il rapporto tra uomo e Terra, l’Antropocene può stimolare una rinnovata attenzione e un progetto di cittadinanza attiva per il futuro; - Energia: l’ Antropocene stimola a rileggere il ruolo dell’energia nella Storia della Terra e nella relazione uomo-natura. - Estinzione di massa/biodiversità: 1’ Antropocene come questione ecologica interpreta l’estinzione delle specie accelerata come una conseguenza del veloce cambiamento climatico provocato dall’uomo, e la biodiversità in relazione alle interazioni umane coni diversi ambienti naturali. - Foreste: perché l’Antropocene è il punto d’incontro tra storia della natura e storia dell’uomo, e le foreste sono prova vivente di questa interazione. - Ibrido: perché al centro dell’ Antropocene c’è l’ibridazione tra cultura e natura, e perché e relazioni tra uomo e ambiente creano ibridi inestricabili. - Irreversibilità: come presa d’atto delle conseguenze delle proprie azioni e come stimolo a un progetto futuro. - Luoghi di origine e tempi: oltre ad indagare il quando s’origina l’Antropocene, il geografo dovrà ricercare il dove, perché nessun fenomeno è globale sin dall’inizio. - Luoghi: luoghi come Venezia, Cernobyl, Agbogloshie, Dubai ci parlano dell’Antropocene: diversi modi di abitare, la capacità della natura di adattarsi ma anche l’irreversibilità di alcuni cambiamenti, la straordinaria capacità di adattamento umano, e i rapporti tra le risorse energetiche. //ogni sub. Si riferisce a un luogo dei quattro sopra; il terzo è una discarica dove gli uomini vivono. - Narrazioni/date: - Osservatore: - Realtà/fiction: - Territorio/territorializzazione: - Uomo-ambiente: nù ‘paesaggio geografico nell’Antropocene di F. Parascandolo e M. Tanca L'interazione tra natura e Antropocene dà vita a paesaggi sempre nuovi e irripetibili, che sono lo specchio delle trasformazioni che l’azione umana, attraverso gli strumenti e le tecnologie tipici del capitalismo, ha generato negli ecosistemi terrestri. Per individuare queste interferenze è necessario ricorrere al confronto con l’Ur/andschaft, il paesaggio terrestre primordiale, non modificato dall’intervento umano, ormai minoritario sul pianeta. Questi rapporti tra uomo e ambiente generano due tipi di paesaggio: e Paesaggio incorporato, fondato sull’interazione tra biomi naturali e biomi antropogenici; e Paesaggio sovrascritto, in cui questa interazione viene a mancare, a rigore l’unico a poter essere definito proprio dell’ Antropocene. Esempi di modelli paesaggistico-territoriali tipici dell’ Antropocene: concentrazioni atmosferiche di gas climalteranti sono talmente elevate da rendere inevitabili conseguenze climatiche, che persisterebbero negli anni anche se le emissioni venissero completamente eliminate. A queste si affiancano politiche di mitigazione, che mirano invece ad eliminare le cause alla base del riscaldamento globale, e si articolano in cinque fasi di sviluppo: 1. Viene istituito, nel 1988, l’IPCC, e viene adottata, nel 1992, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCO), che ha come obiettivo la stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, e che stabilisce il concetto delle responsabilità «comuni, ma differenziate» tra i vari Paesi; 2. Ratifica ed entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, il cui obiettivo è la stabilizzazione delle emissioni dei gas climalteranti; 3. Periodo di forti rallentamenti di queste politiche, e di critica al protocollo di Kyoto e alla sua impostazione top-down; 4. Accordo di Parigi (2015), che ha l’obiettivo di mantenere il riscaldamento planetario entro i 2°C, ma chiede ai governi di cercare di limitarlo ulteriormente a 1,5°C; 5. Difronte al possibile fallimento delle tecniche di mitigazione tradizionali, vengono prese in esame nuove possibili tecniche ‘geoingegneristiche’ altamente tecnologiche, che si suddividono in due categorie: carbon dioxide removal, che mirano ad eliminare il biossido di carbonio presente nell’atmosfera, e solar radiation modification, che intendono modificare le radiazioni in entrata e uscita dalla Terra. Sfortunatamente, si tratta, in entrambi i casi, di metodologie in fase di sviluppo, molto complesse e potenzialmente dannose perché mai testate su scala globale, proprio per queste ragioni l’IPCC le considera solo come misure supplementari su periodi limitati. Nella storia degli uomini, le migrazioni sono state, insieme alla capacità di riprodursi e accrescetrsi, la forza civilizzatrice e generatrice della presenza umana sulla terra. Oggi, è proprio l’azione dell’uomo ad influenzare le migrazioni, soprattutto in relazione a catastrofi naturali generate dal cambiamento climatico. Questi eventi ambientali possono essere ad “insorgenza lenta” (desertificazione, innalzamento del livello del mare...), o ad “insorgenza rapida” (forti piogge, inondazioni, terremoti...). Non è stato finora possibile misurare e classificare, dal punto di vista terminologico e giuridico, le migrazioni ambientali, e la Convenzione di Ginevra del 1951, che definisce lo status di rifugiato, non considera minimamente le vittime di queste catastrofi naturali. Progressivamente, grazie ai rapporti di istituzioni e organismi, i caratteri delle migrazioni ambientali sono stati meglio definiti, individuandone, per esempio, la pluricasualità e complessità, ed è stato sottolineato che i disastri ambientali non si abbattono, come da errata credenza, solo nel Sud del mondo, ma colpiscono anche il Nord. Quel che è certo è che il processo migratorio negli ultimi quarant'anni ha subito un’accelerazione tale da farci guadagnare la definizione di “era delle migrazioni” (Castles, Miller, De Haas). Mimimaginari geografici e paesaggi letterari dell’Antropocene di D. Papotti Letteratura dell’ Antropocene: produzione letteraria che unisce alle sue caratteristiche tipiche una riflessione sull’impatto dell’uomo nell’ambiente naturale, e ci permette di comprendere come questo impatto venga percepito e descritto. Leggere con occhio geografico un testo letterario, può dunque aiutarci a comprendere le caratteristiche dell’ Antropocene, una nuova era dominata dalla presenza antropica, che per esprimersi ha bisogno di nuovi linguaggi. Attraverso la pluralità delle sue voci, l’esperienza letteraria ci permette di riunire vari punti di vista, annotazioni, suggerimenti riguardo 1’ Antropocene e, grazie alla sua profondità storica, ci rende possibile indagarne anche le origini. Casi e luoghi della geografia nell’ Antropocene Figure dell’Antropocene negli olivi di Puglia di M. Bandiera Il paesaggio della Puglia è caratterizzato, soprattutto grazie alla mancanza di grandi rilievi, dalla presenza dell’olivo, pianta che ricopre un ruolo fondamentale in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e storica del luogo. Se nel Settecento le distese di olivi avevano carattere di piantagione, oggi sarebbe invece riduttivo considerarle delle monocolture. Si tratta di un paesaggio eterogeneo, in cui si alternano coltivazioni di diverso tipo, che un occhio attento, attraverso alcuni dettagli come il colore del terreno, la forma delle radici e del tronco, la chioma, e molti altri, sa distinguere. La stessa diversità caratterizza poi le destinazioni d’uso dell’olio, che, grazie agli odierni processi di raffinazione, è presente in una vasta gamma di prodotti e può assumere molte forme. Per questo suo carattere “pezzato”, oggi l’olivo di Puglia rappresenta una forma di resistenza alle moderne tecniche di agricoltura capitalistica intensiva. Nel 2013, dopo aver notato, a partire dal 2008, dei fenomeni di disseccamento, i ricercatori del CNR hanno riscontrato la presenza del batterio Xy/e/la fastidiosa nelle piantagioni degli olivi di Puglia. Si tratta di un batterio capace di adattarsi velocemente alle condizioni ecologiche che cambiano, e la cui diffusione è legata ad alcune aree climatiche, tra cui quella del bacino mediterraneo. Gli elementi decisivi alla sua proliferazione sono la piantagione di tipo monoculturale, che fa convivere a stretta distanza lo stesso tipo di piante, e la movimentazione continua delle piante, che permette al batterio di spostarsi nel mondo. Non è difficile intuire che entrambe queste cause hanno origini antropiche, e hanno predisposto loro stesse le possibilità di sviluppo della Xy/ella. L’olivo e l’olio assumono, in base alle necessità umane, diverse forme e valori simbolici. Pensiamo al grande ruolo che hanno, per esempio, nell'escatologia cristiana, in cui l’uso dell’olio sacro è previsto per diversi sacramenti, o al ramoscello d’olivo come simbolo di pace; per Greci e i Romani, l’olio aveva molteplici usi, e addirittura figurava tra i premi per i vincitori delle Olimpiadi. La relazione tra umanità e olivi ha dato, in Puglia, forma alla natura e alla cultura del territorio. Gli uomini e le foreste nell’Antropocene di G. Zanolin L’Antropocene, opponendosi al dualismo moderno di uomo e natura, si lega alla riflessione sul rapporto tra albero e uomo. Gli esseri umani sono da sempre legati alle foreste da una relazione fisica, culturale e spirituale: le foreste non sono solo il risultato dell’adattamento delle specie vegetali al mutamento delle condizioni ambientali, ma anche dell’interazione con l’uomo. La storia dell’uomo e le foreste è l’alternarsi di forestazione, deforestazione e riforestazione, fasi parallele al processo di territorializzazione (territorializzazione, deterritorializzazione, riterritorializzazione) e di appropriazione della natura (denominazione, reificazione, strutturazione). Il processo di frammentazione delle superfici forestali può essere considerato come una delle maggiori prove d’esistenza dell’ Antropocene: la massa vegetale globale è Foresta vergine: ecosistema forestale sviluppato in condizioni naturali, senza l’influenza di attività antropiche; Foresta naturale: ecosistema forestale un tempo influenzate da attività antropiche, ma da tempo soggette a un regime che esclude interventi umani — se questo tempo è molto lungo si dice foresta vetusta. stata ridotta del 45% negli ultimi 2000 anni, subendo un’accelerazione crescente dal XVIII secolo per permettere l’agricoltura, le attività industriali e abitative, in linea con l’aumento della popolazione. Oggi il tasso di riduzione ha subito un graduale rallentamento grazie ai processi di riforestazione di alcune regioni, particolarmente intensi tra il 1990 e il 2010: la forest transition ha numerose cause (l’abbandono dell’agricoltura, la diminuzione degli incendi boschivi, la minor domanda di legname) e presenta altrettante problematiche: le nuove foreste sono meno forti delle originarie, perché non godono dell’attenzione umana che avevano facendo parte del sistema agricolo; inoltre devono patire il cambiamento climatico, l’inquinamento atmosferico, l’introduzione di specie alloctone, ecc. CASO I: Le foreste d’Amazonia Le foreste pluviali di latifoglie tropicali e subtropicali possono sembrare una per la dominanza di un piccolo gruppo di specie vegetali dette oligarchi. Queste piante devono gran parte del loro ruolo all’uomo. Contrariamente al concetto di wi/derness, infatti, il suolo amazzonico ha subito da sempre importanti modificazioni da parte dell’uomo e il sistema ecologico trovato dai colonizzatori non era residuo di un mondo primitivo ma il frutto di millenni d’interazione, che proprio per l’attività coloniale ha sofferto del sottrarre del sapere locale. CASO II: Le foreste d’ Europa Il continente europeo è abitato da foreste di latifoglie e foreste miste temperate; un tempo queste costituivano un ecosistema amplissimo di cui oggi non restano che pochi lembi: il continente ha conosciuto processi di deforestazione sin dall’Oleocene. Di recente, però, sta attraversando una fase di riforestazione: questo processo, teoricamente positivo, in molti casi causa una perdita di biodiversità. Nella contemporaneità si tende a presentare — in narrativa — come fine ideale l’estromissione dell’uomo dagli ecosistemi considerati naturali, ma i boschi europee sono antromi risultanti dall’interazione tra uomo e natura. È'uomo sta mangiando la Terra? Sistemi del cibo nell’ Antropocene di G. Pettenati La produzione di cibo ha un impatto enorme sugli equilibri planetari, tanto da aver portato, secondo alcuni studiosi, e insieme ad altri fattori, alla nascita dell’ Antropocene; nonostante questo, sono pochi i contributi che mettono in relazione i food studies e le teorie sull’ambiente. Le conseguenze sull’ambiente dei sistemi produttivi, orientati alla massimizzazione della produzione e del profitto, sono multi-localizzate, e riguardano tutte le componenti dell’ambiente: — Il suolo viene trasformato, ridotto dall’erosione e degradato da tecniche di coltivazione e allevamento che non tengono conto dei cicli naturali; — Le risorse idriche, di cui l’agricoltura consuma il 70% a livello globale, sono ridotte e inquinate da pesticidi; — L'atmosfera subisce danni dovuti alle emissioni di gas serra e alla diffusione di agenti inquinanti dovuti all’agricoltura intensiva; — I biomi che costituiscono la biosfera diventano ‘antromi’ (Ellis, Ramankutty), cioè modelli ecologici originati dall’interazione diretta tra natura e uomo. Altre importanti conseguenze sono la riduzione della biodiversità agraria, in favore di poche varietà considerate proficue (pensiamo alle banane Cavendish, o al pollo, la principale fonte di proteine per gli abitanti della terra), e la nascita degli OGM (Organismi Geneticamente Modificati), piante e vegetali il cui DNA muta a causa dell’impatto del sistema alimentare. A partire dalla Rivoluzione agricola, l’umanità ha prodotto cibo senza alcuna conseguenza sull’ambiente. Con la Rivoluzione industriale e l’utilizzo dei combustibili fossili, gli equilibri
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved