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RIASSUNTO Giornalismi nella rete di Mazza, Sintesi del corso di Teorie e tecniche della comunicazione multimediale

Riassunto per esame del prof. Fiori (Capp. 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10)

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 13/09/2019

Allymorry
Allymorry 🇮🇹

4.5

(16)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica RIASSUNTO Giornalismi nella rete di Mazza e più Sintesi del corso in PDF di Teorie e tecniche della comunicazione multimediale solo su Docsity! III. Una finestra sul cortile Trasmissione radiofonica dell’autore insieme ad Anselmi. Spunto dal film in cui appariva modernissima intuizione comunicativa che trovò teorizzazione 10 anni dopo con definizione di McLuhan di villaggio globale, che indicava la prima confidenziale socializzazione dello scenario della comunicazione. Ma il villaggio globale rimandava comunque a un luogo aperto, vi era un centro e una periferia, un nord e un sud, vi era chi si trovava più vicino agli avvenimenti e chi restava più lontano. Il titolo dato invece ci fa intendere oggi una prospettiva comunicativa ancora più ristretta. Punto di osservazione unico e la scena osservata circoscritta. Da lì a qualche mese soluzioni tipo Periscope irrompevano sul mercato, e avrebbero dati forma e struttura produttiva all’idea di caleidoscopio audiovisivo, composto da infiniti occhi che guardano la stessa immagine. In questo contesto si modifica il punto di vista e anche la soggettività dell’osservatore e il suo linguaggio. E la relazione con quanto viene osservato. Nel film dopo pochi giorni ogni personaggio appare all’osservatore famigliare, quasi intimo. E’ di questa intimità che vive Facebook. Bauman parla di extimité -> pulsione a rendere pubblici aspetti della propria intimità. A quando sembra non abbiamo più gioia ad avere segreti. Questo nuovo aspetto basterebbe già a rendere superfluo il mestiere del giornalista. E’ in atto un processo di trasformazione epocale. I consumatori di video streaming hanno già superato gli spettatori di tv tradizionale, e il 40% degli utenti maturi considera già normale guardare su piccoli schermi format televisivi. Dilagante anche il second screen, visione di un programma televisivo in multitasking, mentre si segue un altro flusso su un altro device. Nei primi quotidiani britannici (1711) già si partecipava alle discussioni nei club, il giornale veniva fatto all’esterno delle redazioni. Dunque niente di nuovo? Ai tempi si trattava di una dimensione di club, elitaria. Ora c’è un problema di globalità. Oggi un piccolo giornale di provincia con le sue edizioni online può arrivare in un altro continente. Verità (secondo Anselmi) parola che fa paura. -> Il giornalista deve avvicinarsi il più possibile a ciò che davvero è successo. Fornire elementi di verità che avvicinino il più possibile alla cronaca. IV. La gatta di Montaigne Quando gioco con la mia gatta come faccio a sapere che non sia lei a giocare con me? New York Times Parigi, 7 gennaio 2014, strage “Charlie Hebdo”. Tutto è filmato dalle telecamere ambientali, le notizie girano soprattutto sui sociale con gli allegati dei file filmati. Il NYT, per la prima volta, muta radicalmente il format del suo sito web. Sostituisce la tradizionale impostazione a pagine fisse (gabbia giornale stampato) con flusso continuo, una sorta di storyboard, dove si alternano corrispondenze dei propri inviati alle notizie raccolte dalla rete ai tanti link ai filmati. E’ un documentario in post-produzione. Intanto cambiava la struttura logistica e architettonica della redazione: non più una piramide cellulare ma un open space orizzontale dove si cominciava a lavorare spalla a spalla con “quelli che non scrivevano”. Al centro un nuovo oggetto: il computer. Inizialmente lo usavano i tecnici, poi personale editoriale di supporto, infine su ogni scrivania. Ogni funzione veniva inghiottita dai software del computer: bisognava scrivere, impaginare, archiviare, titolare, trasmettere con un certo codice. Successivamente lo sciame si è esteso: dal computer ai telefonini, e poi al web, infine ai social network. E’ qui che entra in gioco la gatta di Montaigne: i giornalisti devono chiedersi nella comunicazione tra loro e i lettori chi trasmette a chi. Cade così l’ultimo recinto: i contenuti diventano materia di tutti. Oggi il giornale diventa anche community, centro servizi, service provider, aggregatore, laboratorio. NYT fonda NYT Now -> app per avere in tasca sempre un aggiornamento essenziale e mirato delle notizie sui temi che personalmente interessano. Poi ha preso due decisioni: Pagina di 1 7 1) accordo con Facebook per distribuirci attraverso le proprie informazioni, rinunciando ai click di chi le voleva leggere sulle sue pagine elettroniche 2) Dichiarare del tutto esaurito l’esperimento di uno spazio web a pagamento del giornale. Verso flusso e no pay. Poi punta anche a dorme di e-learning per commercializzare il proprio brand (forma di classi virtuali). Washington Post 2013 -> Acquisto WP da parte di Bezos, proprietario di Amazon. Lui che ha saputo trasformare l’occasione dei libri in una molteplicità di contatti, finalizzati alla vendita, o comunque a dei rapporti ci comunica che la cosa più importante è il rapporto con il lettore. E’ l’uomo che rappresenta meglio l’innovazione (dopo scomparsa di Steve Jobs) ed è colui che in questi anni ha meglio saputo mettere in vendita la distribuzione di beni digitali e non. Dunque per un bene fisico e digitale come il WP questo è molto importante. Il WP in pochi mesi ha cambiato anima grazie a un accelerato processo di convergenza con il web. Le vendite in edicola continuano a declinare (meno rispetto a trend degli ultimi 10 anni) ma si è registrato un exploit dei contatti e del traffico del sito web della testata. Muta la cultura e la mission del giornale. Far lavorare spalla a spalla informatici, designer, digital architect e giornalisti significa ibridare i due mondi realizzando un nuovo ambiente e una nuova macchina commerciale. Diventa prioritario riprendere la propria indipendenza culturale e tecnologica, diventando i fabbricanti delle proprie soluzioni tecnologiche. Il WP (con la sua doppia identità di testata globale e di proprietà del fondatore di Amazon) è il laboratorio naturale di questo passaggio. Primo obiettivo -> mutare forma e funzionamento del sito web, rendendolo una stazione di passaggio e non un vicolo cieco dove stazionare. Differenza tra restyling e rethinking di un giornale -> tra ottimizzazione grafica e produttiva e creazione di un prodotto completamente nuovo e discontinuo rispetto al precedente. - Nuovi modelli pubblicitari (native ad) con pubblicità inserita nei testi redazionali. Pone grandi problemi deontologici. - Nuovo sistema valorizza intervento e personalizzazione del singolo lettore che può prolungare lo storytelling. La chiave è appunto la convergenza tra saperi di editoria e saperi di informatica. Con l’automatizzazione della redazione attraverso strumento di web editorial managing o content management system (stessa funzione ma due modelli diversi). Ormai i giornali vanno radicalmente ripensati e non ridisegnati. I giornalisti devono diventare professionisti capaci di utilizzare tutte le piattaforme senza nessun preconcetto. V. Il content management system. Il caso della resurrezione di “Newsweek” Analizziamo ora nuove forme di professionalità giornalistica basate su rethinking -> rivisitazione concettuale della macchina redazionale, alla luce delle svolte digitali e delle nuove domande sociali. Il caso “Newsweek” (settimanale americano con grande diffusione dal secondo dopoguerra) sarà il laboratorio del profilo professionale del content management system o web management system (a seconda dell’approccio che si sceglie) in sintesi il nuovo desk digitale di pianificazione e programmazione del flusso dei contenuti. Nel 2013 questo settimanale fu costretto a chiudere e fu venduto per un dollaro a una piccola società, la IBM Media. Applicando il rethinking paper hanno smontato e ricostruito la redazione, riducendola da 82 unità a 11. La testata è stata prima ricostruita online e poi portata in edicola (percorso inverso rispetto a quello tradizionale). La versione cartacea si presenta come periodico di alto target, ad altissimo prezzo, 7,99 dollari. “Newsweek è un prodotto di lusso. Se uno non vuole leggere l’articolo su uno schermo retroilluminato dovrà essere disposto a pagare questa somma”. Ci mostra la natura delle nuove testate definite media quarter (giornali che attraversano almeno 4 piattaforme: carta, computer, tablet, smartphone, con linguaggi e formati personalizzati). Pagina di 2 7 Ognuno parte cercando cose distanti ma poi si concentra sempre in un ambito più prossimo a se stesso. E’ la ragione per cui la cronaca locale sopravvive come driver del mercato dell’informazione (hyperlocal). Il GeoFeed desk: è un’area più che una sola persona, è una struttura dove confluiscono competenze organizzative in pianificazione e interfacciamento di soluzioni di georeferenziazione territoriali e di sistemi di ripresa dall’alto. Lavorerà in stretto contatto con il web system master, disegnerà le soluzioni che supporteranno ogni rappresentazione territoriale delle informazioni. Sarà in particolare indispensabile scegliere il corredo di mapping, cioè quel sistema che traduce simultaneamente ogni informazione in un contesto georeferenziato, mostrando la notizia immaginata su carta geografica del luogo o del sistema territoriale in cui si realizza. L’intero ciclo produttivo dovrà essere già nella fase progettuale mobile native (pensato per essere fruito in movimento mediante terminali mobili). VII. Fans e clienti in redazione 2014 su Rai 3, Italy in a Day. Dopo un anno di lavoro e più di 45000 video ricevuti. Si trattava di un mosaico di selfie audiovisivi che fermano un momento della giornata del 23 ottobre 2013. Individua un comportamento ormai acquisito, che vede l’utente proteso a intervenire sul prodotto immateriale. Un singolare mix tra ansia di partecipazione e domanda di personalizzazione che Castells ha definito “l’autocomiunicazione di massa”. Lo spartiacque di questa fase è l’accordo del 2015 tra FB e testate angloamericane. FB sostituisce la meccanica storica della navigazione in rete con un ulteriore automatismo che ci dispensa dallo scegliere, dal cliccare, pensa a tutto l’algoritmo. Seleziona e aggancia i contenuti giornalistici, trasferendoli automaticamente nell’ambito delle nostre acquisizioni, seguendo la bussola di FB. FB si candida a diventare l’unica grande edicola mondiale, che ci recapiterà sui nostri device la rassegna delle notizie del mondo, ad ognuno la sua. Ognuno di noi leggerà un proprio giornale, unico e diverso da tutti. FB rinuncia al cash della pubblicità, lasciandola ai media tradizionali perché punta tutto sul big data individuale dei sui utenti, che gli permetteranno di attivare una sorta di telepatia mondiale, anticipando persino le nostre intenzioni. Il punto di fuga è il ritorno all’artigianalità. Così il Sole 24 Ore ha ripensato artigianalmente il proprio restyling. Spiega cosi il direttore Napoletano nel 2014: abbiamo deciso di guardare al futuro innovando il racconto della giornata politica italiana (politica 2.0) che guarda con gli occhi dell’economia e della società o con quelli dei mercati dell’Europa. Abbiamo innovato su tutto: un sistema di 9 quotidiani digitali specializzati (dal fisco alla finanza) e un Sole 24 Ore in inglese (Italy24). Siamo diventati il primo giornale digitale del Paese grazie a uno spirito identitario e a un metodo moderno. E’ uno strumento di lavoro che si mette a disposizione di platee specializzate, che permette alle aziende di risparmiare molto. Non solo come strumento di informazione ma anche di formazione. La prima grande rivoluzione che hanno fatto è stata quella di non dividere più le competenze, grazie a un desk centrale con tanti redattori (un desk carta-web). Non eliminano il cartaceo perchè ha un pubblico diverso. La relazione con il pubblico sta diventando fonte prioritaria per i giornalisti. Caso Fanpage: uno dei format chiave di FB con capacità di usare FB come motore di produzione dell’informazione che propone. E’ un giornale napoletano di 45 persone, nasce con la vocazione tecnologica e sui social network. Organizzazione del lavoro divisa per aree in redazioni. Centrale è il comparto video. Due figure essenziali: copywriter e social media team. Entrambi cercano ogni giorno di interagire con il lettore e spiegare le cose che non sono chiare (es. spiegare legge di stabilità). Sia nel caso del Sole 24 Ore che nel caso di Fanpage la funzione chiave è quella dell’interfacciamento con ogni singolo utente che diventa a sua volta lettore, partner, inserzionista, collaboratore, cliente. Pagina di 5 7 Il caso di BuzzFeed: sito di informazione e spigolature di rete. E’ un portale dove vengono raccolte e selezionate storie di attualità con l’unico obiettivo di essere condivise dal maggior numero possibile di navigatori. Ha superato le testate più prestigiose nella frequenza ed è il vero indicatore economico rilevante nelle condivisioni virali. Due sono le funzioni di base: lo storytelling master e il big data analist. Le due figure sono collegate e operano in un unico contesto: il server. Il big data analist si trova a incrociare costantemente il flusso di analytics (decifrazioni dei dati raccolti su comportamenti e domande degli utenti) che gli provengono dal database con le strategie di marketing della testata. BuzzFeed si trova cosi a comporre nuove storie assemblando racconti e narrazioni mutuati dalla rete. Il surplus cognitivo è quel sapere di cui ognuno di noi dispone. L’elemento innovativo riguarda la motivazione e le forme per cui ognuno di noi investe il proprio tempo per rendere disponibile a tutti il proprio surplus cognitivo. Ed è la materia prima che rende una testata digitale più competitiva di un’altra: la capacità di sollecitare e raccogliere il surplus cognitivo dei propri utenti. VIII. Open First, but social media checking is better Vero motore mobile della trasformazione digitale: instabile continuum globale tra istinti individuali e potenti ambizioni di visibilità. La rete è il grande palcoscenico di ognuno di noi. Questa potenza sta frantumando i primati professionali dei grandi mediatori, che prima si frapponevano tra ognuno di noi e i nostri 5 minuti di celebrità. (es. grande fratello, talent show come X Factor, The Voice oppure anche Italy in a Day del capitolo precedente) Sono proprio queste forme di esibizione che riducono il confine tra professionisti e gente comune. Partecipazione sociale e integrazione delle professionalità tradizionali è il mix che costituisce oggi il nuovo paradigma professionale fra lavoro retribuito e attività gratuita, in particolare modo nell’informazione. Negli ultimi anni è mutata la modalità di alimentazione delle redazioni, in cui la quota di contributi che provengono da fonti non retribuite è diventata circa 5 volte gli input delle fonti professionistiche. I dilettanti tendono ormai a surclassare i professionisti. Dal 2008 a oggi i siti di news che meglio hanno colto le dinamiche della rete per far crescere il proprio traffico hanno sfruttato Google per aumentare la propria base utenti creando articoli ad hoc per scalare le posizioni nel motore di ricerca. Il loro successo è il risultato del campionamento del comportamento-tipo di miliardi di utenti che aprono il motore di ricerca per ricercare una specifica informazione. Questa è la titolazione tipica della SEO (Search Engine Optimization) cioè l’ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca. Quindi gli articoli e i titoli si fanno orientati alle politiche SEO, cioè con un occhio rivolto verso Google. Il primato di Facebook sposterà (o sta già sostando) le linee editoriali. Un esempio è BuzzFeed che non produce articoli pensando a Google come sua principale fonte di traffico ma ai social network, dove i suoi contenuti tipicamente virali hanno una grande visibilità. Anche in Italia sulle proprie pagine Facebook, i siti di news postano notizie più “leggere” che magari nelle rispettive homepage non trovano nemmeno spazio. Genera più click una foto di gattini nella cuccia del cane piuttosto che la guerra in Iraq. Lanier con il saggio “la dignità ai tempi di internet ci mostra i limiti dell’illusione della libertà in rete. Fissa due concetti come elementi che riordinano il sistema mediatico: 1. Il funzionamento dei “server sirena” cioè i sistemi di catalogazione e rielaborazione dei nostri comportamenti. 2. La gratuità dello scambio in rete, che comporta lo smembramento della middle class. Entrambi i meccanismi parlano direttamente al mondo giornalistico. Riguardo al primo tema, le conseguenze sono dirette sui profili professionali e le articolazioni organizzative nelle redazioni e nei sistemi di comunicazione pubblica. Il punto riguarda il modo in cui ognuno di noi acconsente a cedere, secondo un modello di subalternità e di sottomissione, informazioni quotidiane proprie a un sistema che le rielabora per renderlo sempre più dipendente dalle proprie offerte commerciali. I server di Google, di Facebook, di Amazon funzionano come frullatori che ingeriscono dati gratuitamente da noi per rivenderceli a caro prezzo sotto forma di consumi teleguidati. I giornalisti devono rimettere le persone al posto dei server al centro della rete. Pagina di 6 7 Il secondo tema, invece, ci suggerisce che sia sottratta ai sistemi di service provider (Google, Amazon, ..) il primato di regolare l’offerta di contenuti e il regime di commercializzazione. IX. Il personal brand journalism Personal brand journalism -> giornalismo caratterizzato dalla notorietà di un professionista e non più dal peso di una testata. L’inchiesta si separa dal giornalismo quotidiano e si riconfigura nella rete, nella comunità interconnessa. Il filo conduttore è il know sharing con il proprio pubblico. La condivisione come pratica e come servizio. Sta mutando il pubblico delle notizie. Le Wikireport sono le nuove inchieste multimediali, veri e propri sistemi di notizie veloci che diventano anche rivelatrici di informazioni inedite. Caso Wikileaks e la vita del suo fondatore Assange. L’organizzazione da lui creata raccoglie e rende noti documenti coperti da segreti di stato o aziendali, allo scopo di svelare comportamenti scorretti. Se il giornalista verifica l’autenticità nelle notizie deve pubblicarle. Caso Irpi (Investigative Reporting Project Italy) è il primo centro di giornalismo d’inchiesta transnazionale in Italia. Non hanno una sede fissa perché sono collegati grazie a internet e lavorano con altri centri giornalistici nel mondo e con i vari colleghi in campo internazionale. La maggior parte delle loro inchieste le stanno portando avanti col supporto dei giornalisti dei paesi oggetto delle inchieste stesse. Producono per la carta stampata, per programmi stranieri e italiani, per diversi media, Rai compresa, e anche con storytelling digitali. Non essendo testata, ripubblicano ciò che viene pubblicato nelle realtà giornalistiche. Parlando di costi il modello a cui si sono ispirati inizialmente è stato quello di ProPubblica cercando fondi soprattutto da sponsor privati, da fondazioni e da benefattori che credono nel progetto. Ora stanno cambiando adeguandosi alle opportunità della rete, uno degli obiettivi sarà quello di poter offrire le inchieste gratuitamente. Irpi per ora non fattura, fatturano i singoli giornalisti. Alcuni progetti fatturano di più, altri meno, altri ancora zero. X. Il giornalismo è morto, viva il giornalismo “reimmaginare il giornalismo all’epoca del digitale, combinando innovazione digitale e potere del giornalismo che non ha più paura di nulla. Come scopo -> giornalismo originale e indipendente, approfondito e frutto di lavoro di ricerca, di fact checking e di controllo delle fonti che sia anche ben scritto.” E’ questo il programma di lavoro di Greenwald (fuoriclasse giornalismo contemporaneo e spalla di Snowden nella rilevazione sullo spionaggio globale della NASA americana). Un programma che è diventato un’azienda, la First Look Media. Approccio che si può sintetizzare con formula delle antiche monarchie: il giornalismo è morto, viva il giornalismo. Ora siamo in presenza di un nuovo califfato del software. Oggi tutto è software. Tutto il nostro pensiero si forma, si formatta, si comunica e viene stoccato grazie alle logiche del software. Ma quale software? Quello del califfato di Google e di Facebook. L’autore del libro conclude confermando: il giornalismo è morto, viva il giornalismo! Pagina di 7 7
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