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Il Consolidamento del Potere Fascista: La Dittatura di Mussolini, Schemi e mappe concettuali di Storia

La fase di consolidamento del potere di benito mussolini e del fascismo in italia negli anni venti. Vengono trattate le leggi fascistissime, la censura, la trasformazione del gran consiglio del fascismo, la creazione del ministero delle corporazioni e della camera dei fasci e delle corporazioni, la politica economica, la propaganda, la ricerca del consenso, la conciliazione tra stato e chiesa, l'ideologia fascista e gli intellettuali, e la politica estera e demografica.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2016/2017

Caricato il 24/03/2022

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marta-ronchi-2 🇮🇹

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Scarica Il Consolidamento del Potere Fascista: La Dittatura di Mussolini e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! LA DITTATURA FASCISTA   Il consolidamento del fascismo   Con l’approvazione delle leggi fascistissime e della nuova legge elettorale si aprì per Mus- solini la fase del consolidamento del potere. Il tribunale speciale per la difesa dello stato inflisse agli oppositori pesanti condanne al carcere o al confino. Mussolini, con lo scopo di prevenire più che reprimere, istituì la censura.  Nel 1928 Mussolini fece approvare una legge volta a trasformare in un organo costitu- zionale il Gran consiglio del fascismo; la legge estendeva le competenze del Gran consi- glio su tutte le questioni costituzionali. In realtà quei poteri erano molto limitati poiché Mussolini impedì che il Gran consiglio assumesse iniziative autonome.  Nel 1926 si creò il Ministero delle corporazioni e nel 1939 ci fu la sostituzione della Ca- mera dei deputati con la Camera dei fasci e delle corporazioni (un organo non elettivo formato dal Consiglio nazionale delle corporazioni e dal Consiglio nazionale del PNF); fu tolta così al popolo la facoltà di eleggere i propri rappresentanti.  Mussolini considerava il PNF uno strumento di potere personale, perciò furono tenuti lontani dal suo vertice esponenti del partito stesso. Mussolini preferì accentrare tutti i poteri nel governo e governò più attraverso i prefetti e la burocrazia che attraverso i federali e gli altri funzionari del partito.   La politica economica del fascismo  Mussolini, prima di conquistare il potere, era stato sostenitore del liberismo. Infatti, fino al 1925, attuò una politica liberista affidandone la conduzione ad Alberto de’ Stefani che abolì la nominatività dei titoli azionari; tuttavia la politica liberista non diede i risultati sperati, poiché peggiorò il rapporto import-export. Con Volpi l’intervento dello stato si accentuò, accrescendo la dipendenza dell’economia dalla politica. Venne rivalutata la lira rispetto alla sterlina —> “quota novanta”. Ne derivò una deflazio- ne che sfavorì soprattutto il Mezzogiorno —> nel 1925, con l’aumento dei dazi sulle im- portazioni dei cereali, fu avviata la “battaglia del grano”.  Gli effetti della crisi del ‘29 si fecero sentire con un calo degli investimenti e del PIL. Inol- tre i salari e gli stipendi furono ridotti ma non furono diminuite invece le spese per gli armamenti. Nel complesso la crisi ebbe l’effetto di accentuare l’intervento dello stato nel- l’economia. I due strumenti più importanti di tale intervento furono l’Istituto mobiliare italiano (IMI) e l’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI). L’IRI concentrò in una sola istituzione tutte le partecipazioni statali nell’industria: lo stato si trasformò in imprendi- tore.  La propaganda fascista accentuava l’atmosfera di sfiducia nel mercato mondiale con lo scopo di guadagnare l’appoggio della popolazione grazie allo sforzo di raggiungimento dell’autarchia (autosufficienza economica) —> il governo si proponeva di attuare una pianificazione economica per evitare contraccolpi delle crisi sul mercato mondiale. Uno degli interventi svolti dallo stato è la bonifica integrale dei terreni paludosi —> l’opera più rilevante fu quella delle paludi pontine dove vennero fondate nuove città. La ricerca del consenso Mussolini si occupò di allargare il consenso verso il regime a tutta la popolazione. Impor- tante fu l’attività svolta dall’Opera nazionale dopolavoro che organizzò il tempo libero de- gli italiani —> in questo modo ottenne il consenso del mondo operaio. All'attività del do- polavoro si affiancava quella delle organizzazioni fasciste giovanili (es: Opera nazionale balilla). L'intervento dello stato iniziava già durante l’adolescenza: colonie estive e l’edu- cazione militaresca. All'interno del partito esistevano gruppi di donne che si battevano per una maggiore libertà femminile, contro un regime caratterizzato da un’ideologia ma- schilista. Nel 1933 nacque l’Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (INFPS). Fu creata anche l’Opera nazionale per la maternità e l’infanzia, volta a favorire l’incre- mento delle nascite e la tutela dei minori.  Dopo la conquista del potere si passò dai riti al culto (in primo luogo il culto dei caduti). Il culto dei caduti, però, passò in secondo piano di fronte al culto di Mussolini “il capo carismatico”. L'appellativo di “duce” fu usato sempre più frequentemente. 
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