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Riassunto "I fotografi di strada", Sintesi del corso di fotografia

Panoramica generale della categoria professionale dei fotografi di strada che hanno segnato la storia romana del '900.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 05/11/2022

alessia-la-guardia
alessia-la-guardia 🇮🇹

4.4

(16)

11 documenti

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Scarica Riassunto "I fotografi di strada" e più Sintesi del corso in PDF di fotografia solo su Docsity! I FOTOGRAFI DI STRADA Alberto Manodori Sagredo · I FOTOGRAFI AMBULANTI Dai primi anni del XX secolo molti fotografi si sistemarono, come ambulanti, in luoghi fissi della città, come nelle maggiori piazze piene d'arte. Si possono definire come fotografi posteggiatori, ma si continuano a chiamare ambulanti per il semplice motivo per cui arrivano sul posto la mattina e la sera lo lasciano, non discendono dai fotografi che andavano di città in città a fotografare, ma rappresentano i fotografi che non avendo uno studio, scelgono di lavorare all'arto, confidando nel bel tempo e nella voglia dei passanti di farsi fare un ritratto. Le foto che scattavano erano in genere 100x130, venivano sviluppate in positivo su carta in circa 10 minuti. I fotografi ambulanti avevano un luogo designato e una licenza commerciale rilasciata dalle autorità. Spesso lavoravano su turni perché il luogo era assegnato anche ad altri fotografi. Dopo lo scatto, il resto era un lavoro invisibile perché il fotografo ambulante lavorava in una camera oscura, contenente sia l'ottica e la meccanica della macchina fotografica. · I FOTOGRAFI SCATTINI "TI ASPETTO AL VARCO" A volte poteva capitare di essere fotografati all'impronta per strada e di vedersi offrire lo scatto per poche lire: questa situazione comportava un vantaggio per il fotografo, se l'offerta era accettata, ma d'altra parte uno spreco di fotogrammi se l'offerta era rifiutata. Dopo la 1° guerra mondiale, con l'arrivo di macchine fotografiche più maneggevoli e precise e con l'affermarsi della pellicola/rullino, sia 6x6 che 35 mm, i fotografi intuirono che se fossero andati in cerca dei clienti, avrebbero incrementato le occasioni. I segni che annunciavano l'inconsapevole disponibilità della "preda" ad accettare la fotografia erano un'espressione compiaciuta, un abito nuovo, una pettinatura, un paio di scarpe, camminare con la propria fidanzata/moglie, ecc.... Rifiutare una foto già scattata indicava il negare la prova inconfutabile della propria esistenza in quel certo luogo a quell'ora, era come negare se stessi. "Scattini" erano quei fotografi che giravano per le vie in attesa di cogliere al volo il passante al quale offriva la fotografia. Gli scattini davano al passante un biglietto con l'indirizzo dove ritirare le fotografie e sopra al biglietto non mancavano anche nome del fotografo, indirizzo, numero di telefono e numero di copie di foto desiderate dal cliente, anche perché gli scattini non firmavano né timbravano le proprie foto. Le fotografie degli scattini rilevano un diario collettivo delle genti d'Italia. Il fotografo scattino inquadrava i gruppi di tre o quattro persone, di solito gruppi, meno frequentemente delle coppie o dei passanti solitari. La generazione figlia degli scattini era quella dei paparazzi, che fotografano quanto accadeva in strada, nei locali notturni, negli alberghi o nelle spiagge isolate, spesso di notte, inseguendo i protagonisti nella vita pubblica, nell'alta società, nel cinema e nella mondanità. Gli scattini al mare percorrevano la spiaggia su e giù in cerca di persone che rivelassero una gradita accettazione di una foto ricordo della giornata. In queste occasioni lo scattino organizzava la posa, l'inquadratura e tutto. · AGENZIE FOTOGIORNALISTICHE A ROMA Con la fine del XIX secolo si acquisirono tecniche fotomeccaniche basate sul retino, in grado di rendere possibile la stampa tipografica di fotografie, che rese possibile la stampa su quotidiani e periodici nazionali e romani. Le fotografie erano eseguite con macchine che permettevano di montare un rullino a più fotogrammi o sua una serie di lastre, consentendo di scattare istantanee. A Roma vennero fondati studi fotografici che si proponevano come vere e proprie agenzie fotogiornalistiche che fornivano immagini "in tempo reale" ai giornali. Era molto diffusa a Roma l'agenzia VEDO "Visioni Editoriali Diffuse Ovunque" del fotografo Adolfo Porry Pastorel, passato alla storia per la capacità di riprendere e consegnare ai giornali immagini disparate e di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Nel primo dopoguerra fu istituito l'Istituto LUCE "L'Unione Cinematografica Educativa", ma nel secondo dopoguerra le agenzie si moltiplicarono, la Dufoto, la Italy's News Photo, fino all'ANSA "Associazione Nazionale Stampa Associata". La libertà di fotografare e di vedere le proprie foto pubblicate era l'aspirazione di ogni fotografo, così fino agli al 1926 i giornali, nonostante il sequestro, continuarono ad uscire, fino a che nel 1928 il fascismo prese il controllo definitivo. Con la censura i fotografi dovettero adattarsi. Solo con la liberazione e l'istituzione della Repubblica e il ritorno di una stampa libera, anche i fotografi ritrovarono la libertà d'espressione e andarono a caccia di quegli aspetti che solo la fotografia poteva svelare. Nacque così la fotografia scandalistiche che, con il boom economico, individuò come preve migliori i politici e i personaggi della vita mondana. Fu allora che Federico Fellini diede ai fotografi romani il nome di "paparazzi". AGENZIA FOTOGIORNALISTICA "FOTOVEDO" -> può essere considerata la prima agenzia fotogiornalistica romana sia perché è la più antica, sia per qualità e varietà dei servizi. Fu fondata nel 1908 da un fotografo ventenne Adolfo Porry Pastorel. L'agenzia si trovava in Via di Pietra, ma successivamente aprì altre sedi. Nel 1906 Adolfo fu assunto come cronista presso "Il messaggero", fu così che durante i suoi viaggi di lavoro iniziò a consegnare anche fotografie, con le quali si guadagnò il ruolo di collaboratore fisso del giornale. Adolfo aveva creato una rete di informatori che lo chiamavano in qualsiasi momento perché accorresse per primo sulla scena. Adolfo fu sostanzialmente identificato come il primo fotoreporter italiano. ISTITUTO LUCE -> Nel 1925 fu istituito da Mussolini LUCE. Nel 1927 esordì il "Giornale LUCE" legato alle proiezioni cinematografiche di ogni pellicola in ogni sala. Allo stesso tempo il LUCE fascista diede inizio ad un'attività fotografica per rifornire tutti i quotidiani e i
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