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Riassunto "I Secoli delle donne", Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto schematico delle prime 90 pagine del libro, e di alcune delle parti successive, relative alle schede di approfondimento. Valido come supporto per l'esame di Storia moderna di Scienze dell'Educazione.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 13/02/2024

carlo75
carlo75 🇮🇹

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Scarica Riassunto "I Secoli delle donne" e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! I SECOLI DELLE DONNE CORPO (Nadia Maria Filippini) Il corpo non è soltanto biologico, ma è anche una costruzione sociale derivante da aspetti filosofici, politici, religiosi, medici. È influenzato da simboli, credenze e rituali, che nel corso del tempo gli danno significati diversi. Nella sua forma sessuata si radicano così dissimmetrie di genere, ed è il centro del potere nelle forme di controllo della capacità riproduttiva. Dal mondo antico fino al Settecento, la teoria dei 4 elementi della medicina ippocratica, dava priorità al corpo maschile in quanto a equilibrio funzionale [ più fuoco, più forte, più funzionale ], mentre il corpo femminile ne aveva meno [ più freddo, produce sangue impuro delle mestruazioni, meno forza ]. Anche i genitali femminili avevano riferimenti a quelli maschili [ ovaie → testicoli femminili ] con la teoria dell’inversione degli organi di Galeno. Il corpo femminile più imperfetto, era dunque facilmente esposto a malattie e infermità. La differenza di genere era anche nella riproduzione, con il corpo maschile superiore, e addirittura quello femminile era considerato incapace di generare, ma soltanto di accogliere il seme, nutrirlo e partorirlo [ metafora terra rispetto a un seme del contadino ]. Visto che non poteva generare, i figli appartenevano in primis “per natura” al padre. La nascita di una figlia femmina pertanto, era solo necessaria alla perpetuazione della specie, e considerata all’ultimo gradino della riproduzione. Questa sorta di convinzioni mediche, sono fatte proprie dall’Occidente e mescolate ai principi della religione cristiana [ basso Medioevo ]. L’aborto viene quindi condannato, e il parto svalorizzato e circondato da tabù, in quanto tenuto nascosto alla vista e alla rappresentazione [ sangue e perdite erano malefiche ]. Nel Cristinesimo la figura della Madonna valorizza la maternità, ma il «tu partorirai con dolore» imposto dal Dio ad Eva, svalorizza ancora il corpo femminile. Di qui la sofferenza della donna per secoli venne trascurata [ e non curata ] in quanto imposta dal divino. Sul finire del Seicento con la rivoluzione scientifica, le cosa iniziano a cambiare. Si scoprono gli sparmatozoi e le ovaie [ che ora diventano emblema del corpo femminile, non più testicoli ], e quindi adesso si enfatizzano la diversità e le peculiarità tra il corpo maschile e femminile. L’ovaia porta nuova concezione nella fecondazione, enfatizzando il ruolo materno, cancellando il primato maschile. Cambia anche la figura della donna, che si sposta nel ruolo materno pienamente realizzato. Ora è il ruolo della donna di essere madre “per natura”, ma questo di fatto la confina nella sfera privata e la esclude da quella pubblica e quindi dai diritti politici. Ciò genera diseguaglianze sociali e giuridiche, e così i primi squilibri di genere. All’inizio dell’Ottocento nascono dunque i primi movimenti femministi. Tutte queste concezioni fin qui viste, si collegano nel corso del tempo a poteri [ e politiche ] alternanti: in passato la famiglia [ pater familias, diritto del padre su vita e morte di moglie e figli ]; nell’Occidente cristiano la Chiesa [ disciplina rigorosa delle pratiche sessuali ]; successivamente nella prima età moderna è lo Stato che assume controllo sul corpo femminile, con le leggi contro aborto e infanticidio [ 1556 Francia ]; nasce in quel periodo attenzione per il parto, per il potenziamento demografico e per contrastare la mortalità infantile [ figura chirurgo-ostetrico ]. Stato e Chiesa si intersecano, in particolare sulle norme contro l’aborto, anche terapeutico, sancendo la priorità della vita fetale rispetto a quella della madre. Questo aspetto trova il culmine nel primo Novecento, con la difesa della razza nazista e l’imposizione di aborti forzati e selettivi.I movimenti femministi degli anni Settanta, non a caso, incentrano politica sul corpo, nel doppio versante di sessualità e maternità: il corpo è dunque il luogo simbolico e reale, del percorso di costruzione della libertà femminile. CRISTIANESIMO (Rita Torti) LA GRANDE MADRE . Immagini e simboli sacri, hanno correlazione diretta con il genere. L’immagine divina nasce femminile con la Grande Madre con radici preistoriche e primordiali, connessa al culto della Madre Terra. Tuttavia nel Cristianesimo, l’immaginario divino è prevalentemente maschile, senza rispondere al bisogno di protezione, consolazione, tenerezza. Per questo emerge la figura Maria, madre di Gesù, che va a sostituire gradualmente la figura antica della madre divina. TACITA MUTA O APOSTOLA . in alcuni passi della Bibbia è scritto che le «donne nelle assemblee tacciano», non è permesso parlare, o insegnare né dettare legge all’uomo. In altri scritti le donne sono ricordate come collaboratrici, apostole e successivamente ammirate per il loro martirio. La superiorità maschile tuttavia permane, influenzando la teologia [ obbedienza di Maria ]. Si evince pertanto una tensione di genere nel Cristianesimo, in base alla geografia, agli aspetti socio-culturali che hanno modificato la religione. IL VELO E IL SUO ROVESCIO . Il velo è un altro elemento di asimmetria tra i sessi, sin dai primi secoli, induceva la donna a vita obbligata al matrimonio, sancendo ulteriormente la sua inferiorità [ sofferenze inflitte dal marito ]; quelle che non si sposavano sceglievano la solitudine facendo le eremite [ nascono i primi monasteri ]. Queste eremite diedero vita al movimento delle beghine, donne colte, autonome e indipendenti, che trattano di religione e teologia diventando a loro volta dei punti di riferimento caritatevoli per altri credenti. CORPO DI DIO, CORPO DEL DEMONIO . Il corpo della donna disprezzato [ sangue malefico ], sono anche quelli che assistono i più deboli, in particolare nei monasteri. DALLA RIFORMA ALLA SECOLARIZZAZIONE . La frattura rappresentata dalla Riforma Luterana e dal Concilio di Trento, attraversa anche le identità maschile e femminile. Nasce la figura della moglie del pastore anche se non ammisero la predicazione delle donne. Il Concilio aprì ai padri spirituali, e legittimò il nubilato e delle opere di apostolato femminile dei monasteri [ come risposta alle monacazioni forzate ]. Con il progredire della Secolarizzazione [ perdita del potere della Chiesa nella società ] le madri di famiglia sono presenza attiva, chiamate a frenare l’allontanamento degli uomini dalla Chiesa e dei ragazzi verso altre dottrine ostili. NUOVE DONNE, ANTICHI TIMORI . La presenza attiva delle cattoliche, dà il a nuove fondazioni religiose indipendenti nel XIX secolo, in particolare grazie a donne borghesi che danno vita a ospedali, scuole, istituti assistenziali. Nasce la figura della superiora generale, che si mette in concorrenza con il clero, spingendo il Vaticano a nuove chiusure verso le suore e l’apostolato. Tuttavia il femminismo prende forza ed è il nemico maggiore, e così le donne di Chiesa si trovano a fronteggiare diversi pensieri, riguardanti la stessa condizione sociale. Alcune di loro lasceranno le “femministe cristiane”, controllate dal maschio [ clero e Vaticano ], iniziando a scuotere il quadro del femminismo sociale. Vengono riportate in auge le grandi figure delle donne dell’Antico e Nuovo Testamento, attraverso un’esegesi [ interpretazione critica ] della donna, che emerge nella sfera pubblica, acquisendo nel XX secolo gli strumenti per decostruire il sistema patriarcale delle Scritture sacre, mettendo in evidenza la liberazione delle donne. Nel Novecento l’istruzione intesa come alfabetizzazione, non deve essere confusa con l’educazione “ornamentale” legata al contesto dei ceti borghesi e aristocratici. Nel mondo greco ci sono giunte gallerie di donne illustri [ poetesse, matematiche ]; le donne all’epoca non potevano partecipare alla vita pubblica. Con il Cristianesimo ci fu la parità dei sessi davanti a Dio, ma era ancora presente la sottomissione della donna all’uomo, mentre alle donne era attribuita importanza come madri nel ruolo di educazione della prole. In altre epoche alcune donne erano confinate nella sfera del sapere, che le portano ad essere bersaglio di accuse di stregoneria ed incantesimi. Nell’Alto Medioevo, nell’Occidente i monasteri erano luoghi di istruzioni aperti anche all’esterno, grazie alle colte badesse [ spesso vedove facoltose che fondano gli stessi ]; nell’Oriente le donne fondarono invece istituti educativi. A partire dal XVII secolo, prima del decollo dell’istituzione di collegi ed educandati femminili, la corte era un importante luogo di formazione, in quanto principi e principesse dovevano saper leggere e scrivere, disegnare, ecc; in quel caso, il genere infatti non costituiva discriminante. La svolta arriva con la spaccatura cattolica e protestante [ Concilio di Trento 1563 ]: in entrambe, il modello della donna armonizzata in casa dominava, ma in ambito protestante inizia la lettura in volgare della Bibbia, che diffonde alfabetizzazione in vari strati sociali. In ambito cattolico, la cultura femminile si basa sulla scrittura in volgare di testi devoti [ perlopiù nei monasteri e famiglie nobili ] e la pratica della musica. Altre fonti di istruzione e cultura furono le accademie teatrali [ 500-700 ], poi i salotti letterari [ 800-900 ], poi la stampa periodica. Verso fine Ottocento nascono a Milano le prime scuole femminili pubbliche gratuite, seguite da educandati laici femminili in altre città italiane. Emancipazione, femminismo, impegno politico e sociale, spingono verso iniziative contro l’analfabetismo femminile. Le riforme della scuola tra fine Ottocento e inizio Novecento, vedono le donne diventare maestre. Nel 1875 le donne ottengono il diritto di studiare all’Università: in precedenza casi di donne laureate erano eccezionali. Il pregiudizio sull’inferiorità intellettuale della donna tuttavia resta ancora forte, e una riforma del 1923 porta a nuove esclusioni [ allontanamento dalla Normale di Pisa ]. Il periodo del fascismo ripropone il modello della donna, angelo del focolare. Dopo la Seconda Guerra Mondiale le donne si avvicinano alla politica: il 1° febbraio 1945 fu concesso il diritto di voto in Italia. Nella neo Repubblica le donne diventano ministro. Altra svolta arriva nel 1963, quando la scuola media unica incrementa le classi miste. I movimenti femministi degli anni Settanta fanno aumentare considerevolmente il numero delle ragazze iscritte nelle scuole secondarie e università. Ad oggi nelle carriere lavorative, l’Italia presenta forti differenze di genere. Le donne docenti ad esempio sono soltanto il 22% del totale. GENERE (Brunella Casalini) È sempre più frequente l’utilizzo del termine “genere” [ gender ] o “ideologia di genere”. La parola “ideologia” è usata dagli avversari degli studi di genere, per sottolineare una visione distorta e pericolosa dei rapporti tra uomini e donne, che mette in dubbio il dato naturale dell’esistenza di due sessi. Questa visione del mondo secondo i critici, ha anche una precisa provenienza geografica, gli Stati Uniti d’America e proverrebbe dalla cultura anglosassone [ da qui anche la scelta di usare “gender” non tradotto ], simbolo di un Occidente in decadenza, che tenta di colonizzare il mondo con i suoi valori. I movimenti antigender sono tenaci e molto diffusi: in Italia “sentinelle in piedi”, persone ferme con un libro in mano, che lottano contro matrimoni e adozioni gay e sono a favore della famiglia tradizionale; oppure i “bus della libertà” arancioni, con scritte antigender. La Chiesa ha un ruolo chiave sulla nascita di questi movimenti: si è impegnata a contrastare l’avanzata della “teoria di genere” [ ultimi tre papi ], con Papa Francesco che ha ribadito il pericolo dell’ideologia di genere, volta a «distruggere la famiglia». L’ideologia di genere incontra dunque resistenze su diversi piani, culturale, politico e sociale, a dimostrazione della sua centralità; per questo esistono gli studi di genere e delle teorie di genere. Gli inizi degli studi si fanno risalire agli anni 70 con le femministe, che utilizzano la distinzione tra genere e sesso: sesso fa riferimento alla biologia umana, mentre genere alle differenze di ruoli, comportamenti e atteggiamenti, che si sono determinati sia culturalmente che storicamente. Questa distinzione tuttavia già negli anni 50 era invece avanzata in ambito scientifico, su casi di persone transgender [ sesso incerto, sviluppo identità di genere ], patologicamente deviati, da ricondurre alla normalità. La femminilità [ atteggiamenti, gesti, espressioni ], ossia l’essere donna, è un prodotto culturalmente determinato risultato delle aspettative sociali [ analogamente per i maschi ]. Visto che il genere poi, struttura i rapporti tra uomini e donne, l’essere uomo o l’essere donna diventa di cruciale importanza, in quanto il genere rappresenta un ordine normativo: infatti tra uomo e donna c’è rapporto di potere e dominio e un’asimmetria gerarchica che si traducono in maggiori risorse materiali e simboliche in favore agli uomini e nel sanzionamento degli scostamenti delle immagini e ruoli, socialmente accettati, noti come maschili e femminili. Maggiore è questo scostamento [ essere più o meno accettati socialmente ] maggiore è la disparità di trattamento. Molti studi sottolineano come anche le differenze corporali tra sessi, sarebbero un prodotto sociale derivanti dagli effetti del genere: quindi alimentazione, esposizione o meno al sole, hanno effetti immediatamente riconoscibili sulla massa muscolare. In questa direzione, gli studi hanno messo in discussione che il genere riguardi esclusivamente maschio e femmina; ciò fa sì che si creino nuove distinzioni e divisioni. A tal proposito, Michal Raz distingue quattro posizioni teoriche del femminismo: la prima sessuale [biologia], che crea ordine sociale del dominio maschile; la seconda distingue tra sesso/genere senza indagare il sesso; la terza mette in discussione la biologia stessa del sesso, in quanto frutto del processo di categorizzazione politica, sociale derivante dall’ordine patriarcale; l’ultima posizione studia la scienza, mostrando come lo stesso sapere scientifico è stato chiave del binarismo sessuale [ cromosoma Y femmine, assente nei maschi ], in quanto modello incentrato esclusivamente sui due sessi, senza considerare casi in cui cromosomi e anatamia non coincidono, ed eccedono le regole del binarismo.Analogamente ricerche genetiche su diverse popolazioni, mettono in discussione il mito della razza, lo stesso sarebbe avvenuto per la scienza, tanto da generare l’associazione razza e genere [ analogo concetto sottomissione e dominio delle razze ]. LAVORO (Anna Bellavitis, Alessandra Pascolo) L'INVISIBILITÀ FEMMINILE: UN DATO DI LUNGA DURATA . Nel mondo antico le donne producevano beni e servizi per il mercato: filavano e tessevano a casa [ simboli di castità ], in quando reddito e ricchezza erano importanti anche allora. Figlie e spose restavano nella sfera familiare, più per controllarne la sessualità, così la presenza della donna in casa consolidava l’ideologia della “donna accanto focolare domestico”, concedendo all’uomo una sorta di autorizzazione a muoversi verso gli spazi aperti, cosicché vivere e lavorare al chiuso fosse naturale per le donne, ma rendeva meno virili gli uomini. Nel Medioevo [ XIII sec. ] le attività lavorative erano loro attribuite dagli uomini. Il mercato del lavoro delle mogli era dunque nascosto, mentre il guadagno invisibile poiché spesso era attribuito al coniuge: le mogli filavano la lana [ lavoro femminile ] ma nei registri fiscali figuravano i mariti. LA PRESENZA NEI MESTIERI E NELLE PROFESSIONI IN ETÀ MODERNA . All’inizio dell’età moderna, le donne hanno subito fasi alterne di inclusione ed esclusione [ movimento a fisarmonica ] dal lavoro nelle realtà urbane e nei mestieri organizzati [ corporazioni ], anche in base alle condizioni economiche [ meno lavoro donne escluse, più lavoro donne riammesse ]. Artigianato, servizio domestico e commercio al dettaglio [ mercati e negozi ], erano i lavori femminili più diffusi. Altre lavorano in istituzioni municipali o religiosi [ monasteri ]. Nei grandi porti le donne si avvicinarono al commercio internazionale, aprendo così a nuove opportunità di lavoro [ es. infilatura perle di vetro a Venezia come moneta scambio di schiavi ]. Servire, nutrire, curare, prostituirsi e mettere al mondo, sono attività svolte dalle donne, grazie al loro corpo, usato come strumento. Il servizio domestico era l’occupazione più facile a cui accedere, in quanto non richiedeva competenze particolari [ più usato dalle giovani in uscita dall’orfanotrofio ]. I neonati veniva nutriti dalle donne, in quanto ancora non esisteva il latte artificiale. La mortalità neonatale era elevatissima: i neonati a volte non potevano essere allattati [ madre malata, o doveva tornare subito a lavoro, fare sesso con i mariti e partorire di nuovo ]. Le balie erano esclusivamente attribuite ad un circuito femminile e trattavano salario e condizioni direttamente con le famiglie. Successivamente nasce la figura della levatrice per una migliore riproduzione ed evitare aborti e infanticidi. Infine il mestiere più antico del mondo, la prostituzione. Le più giovani potevano farsi aiutare dalle più vecchie, che mettevano loro a disposizione un tetto o un letto. In generale la prostituzione rappresentava una fonte di reddito per tutta la città, per questo io tentativi dei papi di circoscrivere il fenomeno, trovarono sempre opposizioni e non andarono mai a buon fine. IDEOLOGIE E REALTÀ DEL LAVORO FEMMINILE NELL’ITALIA CONTEMPORANEA . Le donne partecipavano attivamente ai lavori rurali [ aratro, vanga e portavano pesi gravosi ]. Nella famiglia contadina vigeva il patriarcato e il valore inferiore della donna era prassi consolidata. Nel Seicento a seguito della crisi, attività tessili si spostarono dalla città alla campagna, portando le donne contadine a fare “lavoretti leggeri” durante le serate a veglia, generando una sorta di lavoro manifatturiero a domicilio nelle campagne [ bassi costi ]. Questo ebbe un crollo a fine Ottocento, con effetti drammatici nel sud, in quanto la manifattura rurale, ci concentrò nel settore della moda e nelle regioni del centro e nord-est. Fu così che le fabbriche del nord subirono un forte sviluppo. Successivamente si aprirono posizioni come impiegate, infermiere, maestre e così via. L’occupazione femminile nel Novecento aumentò più nei servizi che in fabbrica; l’occupazione aumentò con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale [ molti uomini chiamati alle armi ], soprattutto nel privato, poi il regime fascista azzerò i risultati sociali ed economici, riconducendo il salario alla misura prebellica [ metà di quello maschile ]. Il miracolo economico accelerò l’occupazione nei servizi privati, mentre quella pubblica aumenta con le insegnanti. Con lo sviluppo dello Stato assistenziale [ anni 70 ], la vocazione femminile alla cura, la porta ad occupare impieghi nella sanità pubblica, asili nido e assistenza agli anziani, con una intensa femminilizzazione di questi settori. Tuttavia le giovani più istruite e brillanti si trovano, loro malgrado, ad alimentare la “fuga di cervelli” verso altri Paesi, per fronteggiare la mancanza di lavori di alto profilo. maniera instancabile in favore della pace. Voleva inoltre essere letterata e polemista per le donne, sostenendole e istruendole. 168-204 / ETÀ MODERNA LA CULTURA ITALIANA NELLA COSTRUZIONE DEL POTERE DI ELISABETTA I TUDOR Trenta lettere di Elisabetta I Tudor, ritrovate scritte in italiano, danno nuova luce alla sovrana. Le lettere dimostrano che sapeva scrivere in italiano, lingua usata da uomini e donne colte del Rinascimento [ era segno di distinzione, punto di onore ]. Incoronata regina nel 1558 era la donna Capo della Chiesa, e per non incorrere in rischio di riprovazione, si inventò la formula di “Governatore supremo” e non “capo supremo”. Regnò da sola, senza subordinare quindi il suo potere a quello del marito, rifiutando strategicamente ogni matrimonio. La sovrana aveva una profonda istruzione classica, e sfruttò la sua arte di regnare, costruendo il suo potere anche attraverso la sua immagine pubblica [ es. volle la sua effige sulle monete, o sul frontespizio della Bibbia che volle in ogni chiesa ]. Durante il suo regno, Londra divenne una grande città anche grazie allo sviluppo delle arti. GOSTANZA DA LIBBIANO: LA STREGA (178) Nel 1594 anziana vedova era sospettata di stregoneria e venne arrestata, in quanto presunta responsabile della morte di alcuni bambini [ era levatrice ]. Gli interrogatori non dovevano prevedere la tortura, in quanto la confessione doveva essere piena e non indotta. Tuttavia dopo i primi interrogatori, fu sottoposta a tortura della fune. Così, fornì la storia che gli accusatori volevano sentire, ma l’inquisitore del processo, dubitò delle nuove dichiarazioni ed ebbe la conferma dalla stessa Gostanza, che mentì per non sentire più il dolore della fune. Fu quindi scarcerata, ma bandita dal suo paese e diffidata dal “praticare la medicina”. La finta confessione di Gostanza fu dunque un'importante testimonianza degli stereotipi sulla stregoneria, penetrati nella cultura popolare del tempo. Questa di Gostanza è la storia di molte donne nell’Europa del Cinquecento. Era compito dell’Inquisizione la lotta alle eresie. Furono cause controverse perché al tribunale laico, spesso si sovrapponeva anche quello religioso. È nell’età moderna, che le condanne a morte diventarono più frequenti: gli inquisitori del tempo, si accanirono contro le streghe operavano contro la società cristiana, erano pericolose e dovevano essere eliminate. Solo nella seconda metà del Seicento con la rifondata Inquisizione romana e con trattati come il “Sacro Arsenale”, si invitavano gli inquisitori a una maggior cautela rispetto al passato. Furono successivamente condannati gli abusi giudiziari, in particolare l’uso della tortura. Anche in Europa spesso queste le istruzioni romane furono disattese, almeno in Italia si evitò il dilagare senza controllo della caccia alle streghe. VITE DI LAVORO: IL RACCONTO DI SABBATINA MASINI SULLA PROPRIA CONDIZIONE DI LAVORATRICE AGRICOLA (180) Nel 1626 il corpo di una bambina appena nata morta per soffocamento, fu ritrovato nella pianura bolognese. Le indagini si concentrarono sulla vedova Sabbatina Masini, una serva contadina costretta a faticare continuativamente ed esposta agli abusi del marito e del padrone. Rimasta orfana, fu sposa senza dote di un contadino, che la faceva lavorare duramente. Altri due figli le erano morti infanti, poi era rimasta vedova. Torturata durante il processo, negò sempre ogni accusa. Il racconto del processo di Sabbatina, è una testimonianza delle molteplici attività lavorative delle donne nelle campagne, che oltre alla cura della casa, lavoravano duramente anche nei campi. La loro fatica non si interrompeva mai, neppure la domenica, giorno di riposo della Chiesa; oltre a tutti i compiti domestici e il lavoro nei campi, le donne si trovavano ad allevare anche bachi da seta, per poi filare e tessere la seta; ed ovviamente il lavoro femminile era retribuito molto meno di quello degli uomini. Le donne nelle campagne erano dunque esposte a fatiche disumane e spesso a violenze, con il rischio di restare incinte e dover commettere infanticidio per poter sopravvivvere LA FAMIGLIA REGNANTE. SALUTE E PRATICHE DI GOVERNO NEI CONSIGLI DA MADRE A FIGLIA (183) Dopo l’insediamento di Caterina di Ferdinando de’ Medici, sposa del duca Ferdinando Gonzaga, la madre Cristina di Lorena le dà numerosi consigli su come instaurare un solido rapporto coniugale, secondo il modello della principessa virtuosa, che asseconda la volontà del marito e antepone l’interesse pubblico alle necessità private. Nel testo che viene preso in considerazione, si evincono preoccupazioni politiche dovute alla guerra del Monferrato, che si intrecciano con quelle personali [ una moglie segreta del duca, sposata prima di Caterina ], mentre Cristina ricorda alla figlia come essere una moglie ammirevole e tenere alto il prestigio della casata, anche a scapito dei legami affettivi. Le scritture con la figlia oltre che temi politici e sul come comportarsi, investono anche temi personali come la cura del corpo, in particolare sulla gravidanza per l’erede. LA MODERNITÀ DI MARGARETH CAVENDISH (1623-1673), ANTESIGNANA DI UNA CREATIVITÀ A TUTTO TONDO (186) Duchessa di Newcastle (1623), sfidò le convenzioni sociali, rivendicando il diritto di scrivere e pubblicare a suo nome. Autrice multiforme, nelle sue opere fuori dagli schemi, presenta disegni a matita ritratte dal vivo, descrizioni della natura, dialoghi, storie in prosa e versi. In una società dominata dai maschi, si propone come protagonista. Ultima di 8 figli della famiglia Lucas, durante un periodo complesso in Gran Bretagna, in cui imperversava la guerra civile, con l’Europa divisa tra Riforma e Controriforma, che andrà verso la Guerra dei Trent'anni (1618-1648). Margareth visse come damigella d’onore sotto Carlo I, sposò il marchese Cavendish famoso matematico, che la introdusse alla conoscenza di altri intellettuali, e lei sviluppò interesse verso scienza e filosofia. Nel periodo vengono riaperti i teatri nei centri cittadini, e le attrici vengono ammesse alla recitazione; vengono fondate accademie scientifiche per promuovere la “conoscenza naturale”. In un panorama prettamente maschile, la Cavendish è ammessa a una seduta della Royal Society, unica donna tra tutti uomini.
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