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Riassunto I° guerra mondiale, Appunti di Storia

Il dibattito sull'intervento dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, con una divisione netta tra neutralisti e interventisti. Vengono analizzate le motivazioni di entrambe le fazioni, tra cui ragioni politiche, morali e di espansione territoriale. anche le manifestazioni a favore della guerra e la firma del patto di Londra. Il testo fornisce un'analisi dettagliata del dibattito sull'intervento dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 19/05/2022

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chiara-filippini-2 🇮🇹

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Scarica Riassunto I° guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Il problema dell’intervento Nel 1914 l’Italia era ancora legata alla Germania e Austro-Ungheria per la Triplice Alleanza rinnovata due anni prima circa. Appena fu evidente l’inizio di un conflitto europeo successivo all’antenato di Sarajevo, il generale Luigi Cadorna incita il re e il governo ad entrare in guerra a difesa delle due nazioni alleate, ma il governo, con a capo Antonio Salandra, decide che l’Italia avrebbe avuto una posizione puramente neutrale, poiché la Triplice Alleanza era un trattato di carattere difensivo. Quando la Germania e l’Austro-Ungheria aprirono le loro ostilità, al governo italiano non sembrarono validi i loro motivi e anzi non sembrava neanche che avessero subito una vera e propria aggressione da parte di uno o più stati nemici. Fu ben chiaro quindi che l’eventuale intervento dell’Italia nel conflitto sarebbe potuto avvenire solo alleata con Inghilterra, Francia e Russia. La prospettiva di guerra causò una divisione netta all’interno dell’opinione pubblica, divisa tra neutralisti e interventisti. I primi credevano che il Paese non avrebbe dovuto essere coinvolto in guerra, al contrario i secondi credevano che era necessario l’intervento in guerra dell’Italia. Fra i neutralisti troviamo: Giolitti, la Chiesa, e i socialisti riformisti. -Giolitti non era contrario alla guerra in sé, ma dopo l’arresto delle armate tedesche sul Marna, fu il primo ad aver intuito che la guerra sarebbe stata duratura e una guerra di logoramento, cioè capace di distruggere economie e sistemi di stati più grandi e potenti dell’Italia. In base a ciò, Giolitti credeva che per l’Italia fosse meglio rimanere in una posizione di neutralità. -La Chiesa era legata ad una motivazione principalmente morale, ovvero che la guerra si stava rivelando un massacro impensabile. Il papa Benedetto XV nel 1917 dichiarò infatti che la guerra era un’inutile strage. Altre motivazioni strettamente politiche che spingevano la Chiesa ad essere tra i sostenitori della neutralità, erano che l’intervento italiano avrebbe potuto contribuire alla sconfitta dell’Austria-Ungheria, una potenza europea dichiarata cattolica. -I socialisti riformisti erano neutrali, poiché collegavano direttamente la guerra all’imperialismo e credevano quindi che la guerra fosse vantaggiosa solo per i capitalisti. In realtà poi non riuscirono mai a ostacolare la mobilitazione dell’esercito quando l’Italia entrò in guerra, e quindi continuarono ad essere contro ma senza boicottare. Fra gli interventisti troviamo: intellettuali democratici (Gaetano Salvemini, Cesare Battisti), socialisti rivoluzionari (Mussolini), nazionalisti (Enrico Corradini) a cui aderirono gli intellettuali (D’Annunzio, Giovanni Papini e Filippo Marinetti). -Gli intellettuali democratici, eredi della tradizione mazziniana, vedono la guerra come l’occasione per unificare l’Italia e riprendere le due regioni sotto il dominio austriaco, nonché Trento e Trieste. -I socialisti rivoluzionari ammettevano che la guerra avrebbe provocato una carneficina, ma per loro era questo il prezzo da pagare per la vittoria del proletariato, e quindi accettavano la guerra quasi con entusiasmo. Tra di loro rilevante è la figura di Benito Mussolini, favorevole all’intervento dell’Italia in guerra, a tal punto di rendersi disponibile ad un aiuto economico. -Il movimento dei nazionalisti, fondato da Enrico Corradini nel 1903 sostiene la guerra perché vede in essa il mezzo adatto per far diventare l’Italia una grande potenza. Per lui infatti i veri soggetti in guerra non sono le classi sociali ma gli Stati, in costante lotta per la supremazia. Il suo obiettivo come citato prima è quello di rendere l’Italia una grande potenza e per fare ciò era necessaria la soppressione del parlamento e della democrazia, che a suo parere non erano in grado di condurre con efficienza una nazione verso la sua espansione. Per eliminare queste due organizzazioni, c’era il bisogno dell’assunzione dei pieni poter da parte di un’élite, gruppo ristretto capace di guidare il Paese verso i propri obiettivi con mano ferma. -Aderiscono al movimento nazionalista gli intellettuali, che in quel periodo stavano cercando di rivoluzionare l’idea di superuomo posta precedentemente da Nietzsche. Per loro infatti la società moderna sopprimeva l’essere forte e geniale dell’individuo. Tra gli intellettuali troviamo: D’Annunzio, Giovanni Papini e Filippo Marinetti. -Giovanni Papini vedeva la guerra come uno strumento liberatore, in grado di togliere dal mondo le persone di troppo, cosi definite da lui stesso. -Filippo Marinetti aderiva al pensiero del Papini, ma lo enfatizzò affermando che la guerra fosse “l’igiene del mondo” in grado di “depurare” il mondo dalle cose che non andavano. In sintesi, il loro desiderio di libertà assoluta li portò a sostenere la necessità dell’intervento in guerra dell’Italia, e in seguito ad aderire al movimento fascista. La primavera del 1915 viene caratterizzata dalle numerose manifestazioni nelle grandi città da parte degli interventisti per una propaganda a favore della guerra. Emerge un nuovo stile politico, che vede a capo un leader che non è superiore alle masse che guida, ma anzi si immerge in queste, rappresentando così il popolo che guidava. Chi partecipava a questi raduni, lo faceva perché impressionato dai colori, dalle musiche, dall’emozione che suscitava. La manifestazione più grande fu il 5 maggio 1915 a Genova, dove furono invitati anche Salandra e il re Vittorio Emanuele II, che però declinarono l’invito. Il 26 aprile 1915 l’Italia firma il patto di Londra, entrando così in guerra al fianco di Francia, Inghilterra e Russia, contro l’Austria-Ungheria. In caso di vittoria, all’Italia sarebbero spettate le regioni di Trento, Trieste, l’Alto Adige, l’Istria, la Dalmazia e una parte di colonie tedesche in Africa. Questo avvenne perché Sidney Sonnino, mistero degli esteri italiani non riuscì a scendere a patti con l’Austria-Ungheria nel caso in cui l’Italia rimanesse neutrale. Nel maggio del 1915, chiamato maggio radioso da D’Annunzio, le piazze italiane divennero teatri di scontri tra neutralisti e interventisti, i quali si presentavano come i veri
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