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Riassunto II capitolo Elisabetta Farnese, Sintesi del corso di Storia dell'Europa

Riassunto II capitolo Elisabetta Farnese

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 06/02/2023

maria97-04
maria97-04 🇮🇹

4

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11 documenti

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Scarica Riassunto II capitolo Elisabetta Farnese e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Europa solo su Docsity! CAPITOLO II CRONACA DI UN “ROYAL WEDDING” 1. UN BUON PARTITO Le vicissitudini biologiche delle famiglie principesche italiane facevano di Elisabetta, in quanto probabile erede di un ampio dominio italiano, una sposa molto appetibile. Sebbene ormai ventiduenne e non più giovanissima come le spose-regine che raggiungevano, quasi ancora bambine, i loro principi, nulla era ancora stato deciso sul suo matrimonio, probabilmente in offerta della migliore offerta. Gli anni passavano ed Elisabetta giungeva a compiere 22 anni che per una principessa era un’età ormai avanzata. Perché così tardi? Anche qui può avere inciso la Guerra di Successione spagnola. Il conflitto e l’incertezza sul suo esito, con vincitori e vinti difficili da prevedere, consigliavano probabilmente a Francesco e Dorotea di temporeggiare sulla scelta di un marito. La condizion di duplice erede dei domini farnesiani e medicei induceva ad attendere qualche partito di grande rilievo e chissà che non si potesse aspirare al ruolo di regina, grazie alla posizione che avevano le zie materne, quasi tutte consorti di sovrani europei. E alla fin quel sogno si realizzò nell’etate 1714, con l’offerta del matrimonio del re di Spagna. Le nozze con Filippo V a seguito della improvvisa morte della prima moglie colavano un vuoto di non poco conto nella storia della famiglia Farnese soprattutto nel confronto con le altre casate principesche italiane. Ma a parte il prestigio delle nozze regali, c’era sul piatto anche un rilevante problema di equilibri italiani. I Savoia, di fatto, erano usciti dalla Guerra di Successione spagnola assai rafforzati. Agli occhi del duca Francesco e dell’attento regista dell’operazione Giulio Alberoni, l’unione Farnese- Borbone permetteva di costituire un argine all’arrogante potere dei Savoia-Asburgo. Quelle nozze, quindi, non erano solo convenienti alla famiglia della sposa. Un matrimonio regale realizzava diversi obiettivi: contribuire a garantire l’eredità della discendenza della dinastia, stringere alleanze politiche, realizzare paci tra paesi belligeranti, acquisire nuovi territori attraverso le doti. Filippo V non aveva bisogno di una discendenza che sembrava, apparentemente, già saldamente assicurata dal sul primo matrimonio, né era alla ricerca di una pace duratura col suo nemico l’imperatore, col quale, anzi, non vedeva l’ora di riprendere la guerra. Le nozze tra Filippo V ed Elisabetta perseguirono soprattutto per l’acquisizione territoriale. Elisabetta giocherà un ruolo determinate nella politica della Spagna essendo portatrice di diritti di successione su rilevanti pezzi della penisola italiana e per i quali si batterà strenuamente, è una principessa sovrana, detentrice di una auctoritas e di una dignitas che la inviteranno a partecipare alle decisioni di governo del paese di suo marito. Il suo matrimonio apriva per la Spagna la strada dell’Italia, dopo che i possedimenti iberici nella penisola erano andati perduti a seguito della Guerra di Successione spagnola. La pace aveva assicurato il trono di Madrid al nipote di Luigi XIV, Filippo, ma era costata la perdita dei plurisecolari domini del Regno di Napoli, di Sicilia, di Sardegna e del ducato di Milano. A caldeggiare il matrimonio tra il giovane vedovo Filippo ed Elisabetta fu l’abate Giulio Alberoni, residente del duca di Parma a Madrid, che aveva acquistato nella capitale spagnola un posto di primo piano. Il progetto matrimoniale di Alberoni prese corpo a seguito della precoce vedovanza di Filippo ed ebbe la meglio sulla candidata del cardinal Francesco Acquaviva che proponeva invece, per il re di Spagna la nipote del re di Polonia Giovanni Sobieski. La scelta per la candidata dell’Alberoni non tutta probabilità fu determinata non solo dalla descrizione che fece della principessa italiana presentata come dolce, remissiva «buona lombarda impastata di burro e formaggio», ma dall’opportunità che l’eredità dei Farnese offriva in termini di recupero di posizioni della penisola italiana. La guerra della Lega Augusta e quella della Successione spagnola avevano minato gli equilibri del continente europeo. La Spagna vedeva sfaldarsi il suo dominio a scapito soprattutto dell’Austria e dell’Inghilterra. Le paci di Utrecht (1713) e Rastatt (1714) di fatto sancivano con l’egemonia austriaca sulla penisola la conclusione dell’antica simbiosi italo-ispanica. E tuttavia proprio quell’ingombrante e arrogante presenza viennese provocò una reazione per la quale molti guardavano alla Spagna, auspicandone il ritorno sullo scenario italiano. Tale ritorno fu garantito dal matrimonio tra Filippo V ed Elisabetta. I Farnese, preferirono il giovane Borbone piuttosto che altri pretendenti italiani non solo perché il prestigio offerto dal trano spagnolo era di gran lunga superiore a un titolo principesco della penisola, ma anche perché la famiglia Farnese fu spinta verso i Borboni dal risentimento austriaco provocato dagli onerosi tributi richiesti dagli Asburgo nel corso della guerra e dall’occupazione di parte di territori anche successivamente ai trattati di pace. 2. LO SPOSALIZIO Nel luglio 1714 il Borra registra alcuni momenti inconsueti nel placido ritmo della corte. La famiglia ducale ritorna inaspettatamente da Colorno a Parma in vista dell’arrivo del cardinale Acquaviva napolitano. Francesco Acquaviva con l’avvento al trano di Filippo V aveva acquisito familiarità con il nuovo corso borbonico al punto da diventare ambasciatore straordinario di Spagna presso la Santa Sede e cardinal protettore della monarchia cattolica. È quindi l’uomo che porta avanti gli interessi spagnoli in Italia e la voce del suo arrivo a Parma lascia intuire che ci sono trattative di rilievo tra il ducato e la Spagna. Che si tratti della richiesta della mano di Elisabetta è un segreto che dura pochissimo. Ben presto la notizia del matrimonio regale si diffonde in città. Il cardinale Acquaviva il 29 giugno giunge ed alloggia presso il monastero di San Giovanni Evangelista. Nei giorni successive vorticose occasioni mondane si susseguono al lato degli incontri fra il cardinale e il duca Francesco. È probabile che in quei giorni il cardinale faccia eseguire i ritratti di Elisabetta da inviare a Filippo, che li giudicherà pessimi dopo aver incontrato il volto della moglie, da lui ritenuta molto più bella. Nel frattempo Elisabetta sempre più spesso partecipa alle passeggiate serali lungo il corso. È molto probabile che da alcune settimane stia anche studiando lo spagnolo, che apprende velocemente grazie alla sua già piena padronanza del latino, del francese e del tedesco materno. Il cardinal Francesco Acquaviva, nel frattempo, sta trattando la delicata questione dei capitoli matrimoniali. Si devono decidere tante cose: l’ammontare della dote, i doni del re, dei duchi, del valore del corredo che Elisabetta deve portare, le concessioni alla regina sul futuro mantenimento e gli eventuali emolumenti in caso di esce dalla chiesa seguita da tutte le dame. Il corteo prende la via del palazzo ducale. È a questo punto che inizia la festa nuziale e il banchetto che si svolge secondo la tipica cerimonia delle corti rinascimentali. Prevede la successione di 27 portate con frutta e dolci. La tavola è fantasmagorica con cristalli e splendidi piatti dorati che rinfrangono la luce creando effetto caleidoscopio. I festeggiamenti si allungano fino alla sera con concerti, musica e spettacoli teatrali per poi prolungarsi fino alla notte con l’inizio dei belli. Per Elisabetta si conclude così il primo giorno da regina e sposa di un uomo che non ha ancora conosciuto, ma che l’ha proiettata al centro della mondanità europea. 3. IN VIAGGIO La partenza per la Spagna si fa attendere, mentre seguono ulteriori festeggiamenti. Se il matrimonio è stato celebrato nella cattedrale della città, il giorno dopo, il 17, è alla Steccata, la chiesa della famiglia ducale, che si celebra una messa votiva per il viaggio. Dopo pranzo ha luogo la cerimonia del baciamano ed Elisabetta riceve separatamente le comunità di Parma e di Piacenza rappresentate dai loro ministri. È un vero e proprio atto politico. Elisabetta oramai riveste la duplice natura di erede degli strati padani e sovrana di Spagna. Alla regina le comunità affidano i loro auspici per un futuro che li sottragga dalla morsa in cui sono state stratte dai potenti d’Europa. Il 18 e il 19 sono frenetici giorni di visite. Il 20 sera Elisabetta è con la madre al corso per il solito passeggio e poiché ancora una volta il popolo di Parma la possa ammirare come regina. Il 21 è l’ultimo giorno di visite. Elisabetta consegna personalmente la rosa d’oro al vescovo di Parma come proprio dono, esprimendo il desiderio che venga esposta 5 volte l’anno in occasioni festive. Il giorno 22 è il giorno del congedo. Elisabetta esce dalla città tra il concorso e la commozione del suo popolo. Il viaggio di Elisabetta ha inizio non appena giunge la notizia che la flotta spagnola è pronta a Genova per portarla in Spagna. A quel punto comincia un cammino lungo che non è solo fisico ma anche interiore per la sposa che in quelle settimane ha modo e tempo per la maturazione della propria consapevolezza di essere regina. Adesso Elisabetta è davvero la protagonista assoluta. Nel viaggio è accompagnata dal cardinal Acquaviva e dal fratello di lui, il duca d’Astri, con la moglie. Ameno fino ai confini del ducato affiancano la regina la madre Dorotea e il duca Francesco. La prima tappa è Corona. A Val di Taro Elisabetta si deve congedare dai genitori. Già qui si inizia a perder tempo. La partenza viene rinviata di un giorno permettendo ad Elisabetta di restare ancora 24 ore con sua madre. Il giorno 24 a Borgotaro Elisabetta riceve da Dorotea le ultime raccomandazioni, ha luogo poi la cerimonia del baciamano della comunità dei nobili locali, si celebra l’atto conclusivo col quale il duca Francesco consegna formalmente nelle mani del cardinal Acquaviva la figlia di sua moglie. Il 25 si raggiungono i confini del ducato sulla cima del Monte Cento Croci. Lì Elisabetta dà l’ultimo saluto al patrigno: si spezza definitivamente un legame con quella famiglia che non rivedrà mai più. Scortata dal cardinale e dal conte piacentino Annibale Scotti di Castelbosco, che per l’occasione è stato nominato ambasciatore di Parma presso Madrid e le starà vicino per moltissimi anni, la neoregina si inoltra in territori che non sono più quelli del suo ducato nativo. È un viaggio che compie, come tante regine dell’Europa, nella consapevolezza che è senza ritorno. Ma l’Italia, la sua terra, le resterà sempre nel cuore e costituirà la principale preoccupazione della vita di regina. Il viaggio di Elisabetta assume una portata assai significativa. Fino a quel punto è stata sovrastata dalla madre che l’ha tenuta sotto stretto controllo. Ha partecipato proprio alla vita pubblica. Eppure proprio quel viaggio è l’occasione che fa emergere la sua spiccata personalità e del ruolo che va a ricoprire. Elisabetta prende l’abitudine di scrivere lettere alla madre, brevi ma frequenti. Quelle lettere sono una vivace testimonianza di una ragazza molto giocosa, con tanta voglia di raccontare alla madre le proprie nuove esperienze in un mondo a lei sconosciuto. Più Madrid però si avvicinerà e più poi negli anni Elisabetta impersonerà il ruolo di regina, più quelle lettere diventeranno scarnificate e meno faranno trapelare sentimenti ed emozioni. Dovrebbe imbarcarsi per la Spagna, ma probabilmente per il mal tempo si ritarda l’imbarco. È forse la prima volta che vede il mare ed è incantata dalla vista delle azzurre acque liguri. Dopo tre giorni di attesa, il viaggio sta, tuttavia, per avere una brusca svolta e quel mare che ha ammirato dalla finestra si rivela infido. La navigazione è ardua per il mare mosso. Anche lo sbarco dalla nave risulta difficoltoso. Ha regina ha sofferto la navigazione turbolenta e dopo l’episodio di Genova, comincia un lento viaggio che si trasforma in una sorta di apprendistato. Più si avvicina alla Spagna, più la ragazza acquisisce modi da regina. Per evitare ulteriori problemi è meglio che si prosegua via terra. In quanto regina, arrivare in condizioni pietose dopo una traversata marittima in un paese che da due secoli ha fatto il dominio degli oceani una missione, non è proprio il caso. Elisabetta nel prosieguo delle sue tappe non manca di infornare la madre di quanto vede: visita Genova definendola una bella città e ironizza sulla qualità della musica francese ascoltata presso la corte di Monaco. Proprio da Monaco nella stessa lettera, Elisabetta annuncia che ormai è «fuori dalle strade cattive» e che l’indomani comincerà il viaggio regolato e che la madre riceverà la lista delle tappe. L’Italia è ormai alle spalle e il corteo si avvia per le strade francesi mentre alla corte di Madrid si freme per capire di che pasta realmente sia la nuova sposa del re.
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