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Riassunto II° guerra mondiale, Appunti di Storia

La situazione dell'Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, evidenziando la sua impreparazione e la dipendenza economica dall'estero. Viene descritta la non belligeranza dell'Italia e la sua successiva entrata in guerra, con le disfatte subite in Africa e in Russia. Viene inoltre descritto il vuoto di consenso nei confronti del fascismo e la caduta del regime di Mussolini.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 19/05/2022

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chiara-filippini-2 🇮🇹

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Scarica Riassunto II° guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Dalla non belligeranza alla guerra parallela L'Italia non era pronta a sostenere una grande guerra moderna perché era molto indietro rispetto ad altri paesi. Infatti l'industria italiana era del tutto dipendente dall'estero per quanto riguarda le materie prime. Secondo il patto d'acciaio l'Italia sarebbe dovuta entrare in guerra nel momento in cui la Germania avesse invaso la Polonia, ma Mussolini presentò un lunghissimo elenco di richieste che mostravano la debolezza economica italiana. L'Italia aveva poche forze armate ed era priva di protezione contro i bombardamenti nemici. Inoltre non possedeva aerei, carri armati e pezzi d'artiglieria moderni. Il poco che avevano era stato utilizzato per conquistare l'Etiopia. Nel 1939 Hitler comunicò Mussolini che non aveva bisogno dell'Italia. Il Duce però optò per la non belligeranza, ovvero il pieno appoggio politico alla Germania senza una partecipazione diretta al conflitto. La rapida sconfitta della Francia però portò l'Italia il 10 giugno 1940 a scendere in campo. Mussolini voleva conquistare la Corsica, Nizza, la Savoia e alcune colonie in modo tale da ingrandire l'impero fascista. Nel 1940 la Gran Bretagna respinse ogni tipo di armistizio proposto da Hitler e l'Italia si trovò coinvolta in un grande conflitto europeo senza avere la minima speranza di vincerlo. Le disfatte italiane furono tante, una fra tante il 6 Aprile 1941 in cui gli inglesi occuparono Addis Abeba, capitale dell’Etiopia. Le riserve d'oro italiane si esaurirono e il paese divenne totalmente dipendente dalla Germania per il proprio fabbisogno energetico. Mussolini però non comprese le debolezze del paese e infatti il 28 ottobre 1940 dichiarò guerra alla Grecia l'obiettivo di Mussolini era di tipo politico. Attraverso la campagna di Grecia voleva dimostrare che l'Italia non era una semplice pedina tedesca, bensì poteva essere autonoma conducendo una guerra parallela. L'attacco fu realizzato dall'Albania. Mussolini si immaginava una campagna rapida, non fu così, infatti la Grecia resistette. Ci fu quindi un insuccesso e l'esercito italiano fu salvato dall'intervento tedesco nei Balcani. Per arrivare in Grecia i tedeschi dovettero attraversare la Bulgaria e la Jugoslavia. La Bulgaria accettò di collaborare ottenendo la Tracia e la Macedonia (territori che rivendicavano alla Grecia) , la Jugoslavia si oppose e quindi fu smembrata. I tedeschi a questo punto riconobbero l'esistenza di un governo greco e non fecero dominare la Grecia all'Italia. Gli ebrei greci per sfuggire ai tedeschi andarono nella capitale e nella zona di occupazione italiana perché gli italiani all'inizio si rifiutarono di consegnare ai nazisti questi rifugiati. Infatti, impedendo la cattura degli ebrei, l'Italia ribadiva la propria autonomia rispetto ai tedeschi. La guerra in Africa e in Russia La guerra tra Italia e Gran Bretagna avvenne nell'Africa del nord. Gli italiani più volte tentarono di entrare in Egitto. Nel Febbraio 1941 le deboli truppe italiane furono rafforzate da un contingente tedesco, Afrika Korps, guidato dal generale Erwin Rommel. Tuttavia nel 1942 gli inglesi scatenarono un'offensiva ad El Alamein cacciando indietro le truppe italiane e tedesche. Insieme alle carenze di produzione bellica, una delle principali cause delle disfatte italiane era la dispersione delle forze. Il duce infatti non solo aveva messo truppe ad El Alamein ma anche nei Balcani e sul fronte russo. L'armata italiana in Russia (ARMIR) era inadatta perché i soldati erano privi di armi automatiche individuali e soprattutto non riuscivano ad affrontare le temperature molto basse. Così nell'autunno del 1942 l'ARMIR era schierata sul fiume Don dove venne accerchiata dai russi e fu costretta alla ritirata verso ovest che avvenne a piedi. La ritirata italiana comportò molti morti e coloro che furono catturati, furono imprigionati e sottoposti a condizioni molto dure. Man mano che i prigionieri aumentavano il partito comunista e l’internazionale organizzarono un'attività di propaganda contro Mussolini e Hitler (accusati di aver generato queste sventure). L'incarico di dirigere nella propaganda fu assegnato a Vincenzo Bianco il quale si rese conto che nei soldati catturati stava nascendo un odio profondo per Mussolini e per il regime fascista. In Italia la situazione economica e alimentare stava diventando drammatica. A Torino scoppiarono una serie di scioperi di protesta e il governo non seppe come reprimerli. Il 2 aprile il governo fu costretto ad aumentare i salari e gli stipendi. I numerosi scioperi stavano a significare la progressiva corrosione del consenso nei confronti del fascismo. Anche le dimissioni del conte Cini, ministro delle comunicazioni, rappresentò un allontanamento dal regime fascista. Quello che si stava creando attorno a Mussolini era il vuoto. Lo sbarco alleato in Sicilia e la caduta del fascismo Tra il 10 e l'11 luglio 1943 gli Alleati (anglo-americani) attaccarono la Sicilia. La scelta di sbarcare sul territorio italiano nacque da esigenze politiche. I tedeschi erano impegnati nella battaglia in Russia mentre gli italiani rifiutarono di combattere una guerra che giudicavano ormai perduta. L'episodio più clamoroso si verificò ad Augusta che fu abbandonata senza combattere. Il 17 agosto gli anglo americani erano padroni assoluti dell'isola. La situazione era critica e il generale Vittorio Ambrosio propose a Mussolini di chiedere ad Hitler che all'Italia fosse permesso di fare trattative di pace con gli anglo americani. Mussolini si rifiutò e questo determinò la crisi del fascismo. Il re decise di preparare un colpo di Stato che togliesse Mussolini dal potere. Il re temeva che la disfatta militare avrebbe potuto travolgere la monarchia. Così il 19 luglio il re prese accordi con il generale Ambrosio e con il comandante dei carabinieri per arrestare Mussolini il 26 luglio. La seduta del gran consiglio del fascismo la notte tra il 24 e il 25 luglio precipitò gli eventi. Nella riunione del gran consiglio del fascismo Dino Grandi pose in votazione un proprio ordine del giorno ovvero togliere ogni potere a Mussolini. Chiedeva il ritorno del re al comando delle forze armate e il regolare funzionamento degli organi dello Stato come la camera. Grandi si aspettava un fascismo senza Mussolini, senza un Duce e con un margine per il dibattito. Le due cose fondamentali che desiderava erano lo sganciamento dalla Germania e l'armistizio con gli anglo americani. La riunione durò 10 ore e terminò
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