Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto Il lettore infinito, Traduzioni di Letteratura

Educare alla lettura tra ragioni ed emozioni a cura e traduzione di Gabriela Zucchini Equilibri (Perleggere. Coltivare lettori crescere identità), 2015 Brossura, pp. 189

Tipologia: Traduzioni

2014/2015

Caricato il 31/12/2015

giuggiola932
giuggiola932 🇮🇹

4.4

(18)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Il lettore infinito e più Traduzioni in PDF di Letteratura solo su Docsity! IL LETTORE INFINITO Introduzione Ogni lettura avviene in un ambiente definito. E ogni lettore sa che il luogo in cui leggiamo influisce su come leggiamo: con quale piacere, desiderio e concentrazione. Ma non è solamente una questione di luogo, di ambiente. È anche un problema di libri, di disponibilità di storie che amiamo, di stati d’animo, di tempo e di eventuali interruzioni. Per non parlare della nostra abituale attitudine alla lettura e, soprattutto, del perché stiamo leggendo in quel momento, se per obbligo, per lavoro, o per piacere personale. Questi sono alcuni dei fattori che ci influenzano e che costituiscono il contesto sociale della lettura. Considerati nel loro insieme, danno vita a quello che definisco l’ambiente di lettura. In primo luogo focalizzerò l’attenzione su ciò che viene comunemente definito “il processo della lettura”, l’obiettivo di identificarne le fasi fondamentali. Partendo non da ciò che abbiamo letto o studiato ma da ciò che, in quanto lettori, dobbiamo fare per rendere la “lettura” possibile. Il Reading Circle: il processo della lettura Quando leggiamo, affrontiamo una serie di attività complesse e sequenziali. Ogni attività conduce a un’attività successiva. Il diagramma del Reading Circle può essere rappresentato in questo modo: La selezione Qualsiasi lettura ha come punto di partenza una selezione. Ogni volta che leggiamo, operiamo una scelta tra i materiali che abbiamo a disposizione: libri, riviste, giornali, ebook, testi elettronici, documenti di lavoro, moduli amministrativi, posta, pubblicità, dèpliant turistici. Non bisogna però dimenticare che ogni selezione dipende in primo luogo dai libri che abbiamo a disposizione. Così, la disponibilità di libri è un presupposto fondamentale per iniziare a leggere, e ogni dotazione di libri deve includere anche storie che amiamo. I libri devono anche essere accessibili. Questo esempio può chiarire ciò che intendo. Quando avevo nove anni, la mia classe disponeva di circa cinquanta libri di narrativa. Erano chiusi in un armadio, che veniva aperto per pochi minuti ogni venerdì pomeriggio, quando l’insegnante ci invitava a sceglierne uno da portare a casa per il fine settimana. Il lunedì mattina restituivamo i libri presi in prestito, e l’armadio veniva nuovamente chiuso fino al venerdì successivo. I libri erano disponibili, ma non accessibili. In ogni caso la selezione non dipende esclusivamente dalla possibilità di accedere fisicamente ai libri. Anche la modalità di presentazione influenza significativamente i lettori, che possono essere incoraggiati o scoraggiati dal modo in cui i diversi testi sono messi in mostra o esposti sugli scaffali di una biblioteca. La “lettura” Come evidenzia il Reading Circle, il processo della lettura comprende un certo numero di attività assai diversificate e complesse. È nostra responsabilità aiutare gli apprendisti lettori, riconoscendo e gratificando i loro successi mentre si muovono all’interno del Reading Circle. Guardare un insieme di libri è già un successo. La scelta di un libro è un successo. La decisione di prestargli maggiore attenzione o di trascurarlo a favore di un altro è un successo. Iniziare a “leggere” è un successo. È così di seguito. Tempo per leggere. La lettura di alcuni libri, in particolare di opere di letteratura, non solo richiede molto tempo, ma anche molta attenzione e concentrazione. Nelle opere di letteratura il piacere della lettura deriva dalla scoperta dell’intreccio di eventi, caratteri, idee, linguaggi. Il processo di costruzione di un’esperienza di lettura positiva e di una progressiva capacità di concentrazione dipende da una regolare dedizione a quei libri che ripagano gli sforzi compiuti. Quindi, mettere a disposizione tempo per leggere e aiutare i lettori principianti a dedicarsi a buoni libri per periodi sempre più lunghi sono aspetti importanti del lavoro di un educatore, insegnante, bibliotecario o genitore che sia. Un luogo per leggere. Ognuno di noi “legge” meglio in contesti che facilitano la concentrazione, senza quegli elementi di distrazione che ci possono distogliere dalla nostra attività. La risposta del lettore È ormai assodato dai numerosi studi compiuti in campo neurologico che qualsiasi lettura produce in chi legge un qualche tipo di risposta. Due sono le reazioni fondamentali che dovremmo stimolare nei bambini e nei ragazzi per aiutarli a diventare lettori consapevoli. La prima consiste, di fronte all’apprezzamento di un libro, nel desiderio di sperimentare nuovamente lo stesso piacere, che può concretizzarsi nella rilettura dello stesso libro, nella lettura di altri libri dello stesso autore e dello stesso genere, o nella semplice lettura di qualche altro testo per il puro piacere di farlo. In questo modo, i bambini e i ragazzi sono spinti a fare un’altra scelta, riattivando così il cerchio della lettura. La seconda consiste nel desiderio di parlare con altri della propria esperienza di lettura, di condividerla con gli amici, per capire che cosa ci è successo e scoprire che cosa quel libro ha significato e perché è importante per noi. La conversazione sui libri può svolgersi in due modi. Sotto forma di conversazione informale, di chiacchierata o scambio di idee tra amici. Oppure sotto forma di conversazione formale, strutturata, come possono essere le discussioni in classe o all’interno di specifici seminari. Entrambi i tipi di conversazione tendono a farci ripercorrere il Reading Circle: vogliamo leggere ciò che i nostri amici hanno amato, e desideriamo rileggere quei libri che davvero ci interessano. Nelle pagine precedenti ho affermato che il mio interesse principale è quello di aiutare i bambini e i ragazzi a diventare lettori critici e consapevoli. La lettura, per me, è uno strumento di riflessione. Come ci dice Clive S. Lewis, <<la letteratura ci fornisce immagini con cui pensare>>, quando leggiamo letteratura <<diventiamo mille persone diverse pur rimanendo noi stessi>>. Come si diventa, allora, lettori critici e consapevoli? Come ci si evolve da consumatori occasionali di libri ad assidui lettori di letteratura? La mia esperienza di lettore e di docente mi ha insegnato che molto dipende dal tipo di conversazione che facciamo sulle nostre letture. Alcune discussioni producono l’effetto di renderci più consapevoli di ciò che ci succede. E questo a sua volta ci rende più selettivi nelle nostre scelte. L’educatore alla lettura Qualsiasi lettore con un background di deprivazione di libri e di letture conosce bene la ragione che mi ha indotto a porre al centro del Reading Circle un educatore adulto. Sì, è proprio così, tutti i adulto. L’obiettivo potrà essere quello di visitare una determinata mostra di libri perché collegata a un’attività didattica in corso o per condividere la scelta di un testo da leggere insieme in classe. Il tempo informale prevede invece che i bambini vadano in esplorazione individualmente, o in compagnia di amici, semplicemente per gustare i propri libri o per trovare qualcosa di interessante da leggere. Il libro nell’era digitale Oggi possiamo realizzare un libro online e leggere un testo su un’ampia varietà di schermi o supporti. Quando leggiamo un romanzo sullo schermo di un computer o di un eReader, stiamo leggendo la stessa opera che possiamo leggere su un libro tradizionale? La risposta a questa domanda dipende da cosa pensiamo che sia un libro. Per questo abbiamo bisogno di una definizione. Qui di seguito ne propongo una, da me testata nel corso della mia esperienza: Un libro è una sequenza di pagine sulle quali compaiono segni comunicanti significato collegati tra di loro in un ordine prestabilito dall’autore. Cerchiamo ora di capire cosa comporti questa definizione per i lettori. Che cos’è un libro? Un libro contiene necessariamente più pagine, collegate l’una all’altra in una sequenza prestabilita che dà vita all’insieme. Dunque un libro è una sequenza di pagine. E, naturalmente, i libri comunicano delle cose. Inoltre, le parole, così come figure, disegni possono essere scritti in modi diversi: a matita, con inchiostro e pennello, con metodi di stampa tradizionali, con le moderne attrezzature elettroniche. Dunque, abbiamo una sequenza di pagine sulle quali compaiono segni comunicanti significato. Noi leggiamo i libri perché “hanno un senso”, ma non in maniera univoca, bensì complessa, che si tratti di romanzi o di trattati, di poesia o di matematica. E questi segni comunicanti significato sono collegati tra di loro. I libri sono composti di tante pagine rilegate insieme allo scopo non solo di evitare la perdita dei singoli fogli, ma anche una loro ordinazione errata. E sia le pagine sia i segni sono collegati tra di loro in un ordine prestabilito dall’autore. Due tipi di autorità La prima è quella dell’autore, che ha deciso l’organizzazione delle parole sulla pagina, la disposizione delle pagine in sequenza, e ha espresso la sua intenzionalità collegando il tutto in un unico insieme. La seconda autorità è quella dell’utente/lettore. Egli può fare ciò che vuole con il libro: può decidere di strapparne le pagine, saltarne parti o rileggerlo, perdersi nella storia o riflettere sul suo significato. Da questo punto di vista, il lettore può tutto, mentre l’autore è impotente. Ma un lettore responsabile onora il patto implicito che gli impone di rispettare e di non manomettere ciò che l’autore ha creato. Anche gli autori hanno una responsabilità che esplicitano mettendo il meglio di sé nel proprio lavoro: tutta la propria abilità, conoscenza esperienza, comprensione, cura e la propria padronanza linguistica. Questo rispetto reciproco e questa autorità condivisa risiedono non nell’autore e nel lettore in quanto tali, ma nel Libro. È il Libro il focus e il centro del loro rispetto e della loro attenzione. I libri che contano di più per gli autori e i lettori sono quelli che parlano loro e parlano per loro, e che esprimono meglio di come potrebbero fare loro stessi ciò che conoscono e ciò che sono felici di apprendere. Il libro e gli altri media Ci sono differenze tra il libro e tutte le altre forme di comunicazione? Una differenza chiave risiede nel fatto che, nelle altre forme di comunicazione, tra l’autore e il pubblico si frappongono numerosi intermediari. Nel cinema, ad esempio, ci sono produttori, registi, attori, tecnici del suono e delle luci, scenografi e costumisti, direttori d’orchestra, tecnici degli effetti speciali, editori. Ognuno di loro ha una propria interpretazione del testo. Anche quando un testo è letto ad alta voce accade la stessa cosa: chi legge interpreta il testo per chi ascolta. Quando invece leggiamo un libro per noi stessi, siamo noi soli. Dobbiamo essere i nostri stessi produttori, direttori, attori. Ed è per questo che leggere un libro è la forma di comunicazione più difficile e più impegnativa. I testi digitali Quando prendiamo tra le mani le oltre mille pagine del romanzo Guerra e pace di Lev Tolstoj, abbiamo una immediata percezione fisica di quanto sia lunga la storia e di quanto tempo ed energia richieda, e questo diventa parte integrante dell’esperienza di lettura. Non abbiamo invece la stessa consapevolezza ed esperienza con un testo digitale, nemmeno quando è realizzato nel formato eBook per la lettura con un eReader. Gli eReader si stanno evolvendo per essere sempre più simili a un libro, consentendo ad esempio la visualizzazione di due pagine affiancate, come accade in un libro di carta, anche se è sempre possibile modificare la quantità di testo visualizzato sulle singole pagine. Questo aspetto non è particolarmente importante nella misura in cui l’autore non ha deliberatamente stabilito quanto testo debba contenere ogni singola pagina. Il set e il setting Con il termine set mi riferisco a quell’insieme di attitudini mentali e di atteggiamenti personali che influenzano ciò che facciamo: le nostre aspettative, le nostre precedenti esperienze e conoscenze, il nostro stato d’animo, la nostra relazione con gli altri, persino il momento contingente e le condizioni climatiche. Con il termine setting intendo l’ambiente fisico e la sua adeguatezza o inadeguatezza rispetto all’attività proposta. Il set, cioè l’atteggiamento mentale, sembra avere una maggior influenza del setting, cioè del contesto esterno. La lettura, da questo punto di vista, non differisce da qualsiasi altra attività. Se leggiamo volentieri, con una predisposizione d’animo positiva, molto probabilmente trarremo piacere delle nostre letture. Ovviamente dobbiamo tener presente che l’atteggiamento (il set) sia dell’insegnante sia dell’alunno eserciterà un’influenza determinante sul risultato delle loro letture. E dato che il contesto (il setting) può incidere sull’atteggiamento mentale, facendolo oscillare a favore o sfavore di una determinata attività, è importante considerare come ogni dettaglio dell’ambiente di lettura possa influire sullo stato d’animo dei potenziali lettori. I luoghi della lettura Sin da bambini ci viene insegnato quale tipo di comportamento è appropriato ai differenti contesti: a casa di un estraneo, in un negozio, in una biblioteca, o a una festa di compleanno. A scuola, lo spazio per la lettura è spesso ricavato in un angolo della classe. Cuscini, poltrone a sacco, o altri arredi imbottiti fanno sì che questo spazio sia percepito come un luogo confortevole e accogliente. Le regole da seguire sono semplici. Si deve poter entrare nello “spazio della lettura” per leggere in assoluta tranquillità, senza distrazioni attorno a sé, ma anche per parlare, scrivere, muoversi liberamente tra i libri, curiosare tra gli scaffali, prendere in prestito le storie che interessano, o andare alla ricerca di informazioni. La semplice realizzazione di uno spazio dedicato alla lettura comunica agli alunni un messaggio importante: che in quella determinata classe, in quella scuola, in quella comunità, la lettura è considerata un’attività fondamentale e di grande valore. Il tempo per la lettura Ogni lettura richiede tempo. John Werner ha sintetizzato le caratteristiche più importanti del “tempo per la lettura”: 1. Ad ogni allievo deve essere data l’opportunità di leggere, nel rispetto dei propri tempi e delle proprie competenze di lettura. 2. Nessun insegnante è in grado di valutare quale libro possa soddisfare i bisogni degli alunni. Quindi è fondamentale proporre numerosi libri e di generi diversi. 3. Alcuni testi non possono essere proposti per una lettura spontanea, in quanto molti bambini provengono da contesti familiari e culturali poco stimolanti. Televisione e computer sicuramente influiscono negativamente. 4. Il ruolo dell’insegnante non dovrebbe mai essere troppo invasivo. Alcuni blocchi emotivi e resistenze nei confronti della lettura possono dipendere da una relazione difficile con l’insegnante. 5. Un insegnante non è in grado di aggiornarsi su tutte le novità proposte dall’editoria per bambini e ragazzi, e di conseguenza nemmeno di scegliere tra queste le letture da consigliare ai suoi alunni. 6. Se un ragazzino legge solo libri di qualità scadente, è necessario tenerne conto e affrontare il problema nei momenti opportuni. 7. La maggior parte degli autori più significativi si sono nutriti precocemente con letture diversificate e spesso casuali. 8. I bambini e i ragazzi devono imparare a scegliere da soli. Werner sottolinea che abbiamo bisogno di leggere frequentemente e con regolarità durante la nostra infanzia e adolescenza se vogliamo avere la possibilità di crescere come lettori critici e impegnati. La lettura individuale e autonoma Ma quanto tempo è bene dedicare alla lettura autonoma? La risposta è molto semplice: tutto il tempo per il quale un lettore riesce a mantenere l’interesse e la concentrazione, più un altro poco. I bambini devono essere preparati con cura e avviati gradualmente a questa attività. È buona pratica leggere ad alta voce all’inizio di ogni incontro perché questo atto socializza la lettura e sintonizza le menti di chi ascolta sulla storia. Per il resto dell’incontro i bambini leggeranno i propri libri autonomamente, per un tempo che si andrà progressivamente ampliando man mano che prenderanno confidenza con l’attività e che aumenterà la loro competenza. La lettura ininterrotta, prolungata e silenziosa La lettura prolungata darà i risultati migliori se siamo certi che non saremo interrotti. Un bravo insegnante è in grado di sostenere l’impegno di un bambino nel momento in cui viene meno. Questo accade più facilmente quando prevediamo un tempo dedicato alla lettura, durante il quale tutti sanno di doversi applicare a questa attività. È un tempo da passare in silenzio? Per i bambini non è necessario insistere sul silenzio, anzi una tale pretesa potrebbe persino distoglierli dalla lettura. Ma all’età di circa otto anni i bambini che sono diventati buoni lettori comprendono pienamente che non dovrebbero interrompere i compagni durante il tempo della lettura, e che questo è un tempo protetto, un tempo di tranquillità. Il tempo per la lettura è uno dei presupposti irrinunciabili per consentire ai giovani di diventare lettori, insieme a una buona scelta di libri, alla lettura ad alta voce e alla conversazione guidata dall’insegnante. La storia delle nostre storie: il diario di lettura Dimenticare è parte integrante del leggere. Ricordare quello che abbiamo dimenticato è uno dei suoi piaceri. Nella rilettura recuperiamo parti che già avevamo apprezzato, e scopriamo dettagli che non avevamo colto e che ci consentono una più profonda comprensione del testo, o che ci mostrano la storia in una prospettiva diversa. È vero che se teniamo un diario delle nostre letture possiamo accrescere il nostro piacere e ricordare più facilmente quello che abbiamo letto? Per molti grandi lettori è stato proprio così. Hanno registrato le loro letture nel corso del tempo: titolo, autore, data di conclusione, e anche pensieri e riflessioni. - Mettere a punto un breve programma di letture da proporre ad alta voce. Si tratta di un open day della scuola, per una serata con i genitori, o per altre occasioni speciali per le quali i bambini e i ragazzi possono preparare momenti di lettura in forma di spettacolo. - Leggete un brano per sollecitare la curiosità dei bambini. - Proponete la lettura integrale di una storia in pochi giorni, senza lasciare un intervallo troppo lungo tra un incontro e l’altro. - Alcune brevi poesie possono essere lette in qualsiasi momento, come nella pausa tra un’attività e l’altra. - Di grande efficacia sono le letture drammatizzate. Stare insieme Una delle caratteristiche fondamentali della lettura ad alta voce è la condivisione di un’esperienza. Coloro che leggono insieme sentono di appartenere a una specie di comunità, perché non c’è niente che unisca più della condivisione delle proprie esperienze immaginarie. Raccontare e leggere ad alta voce: alcune differenze Il racconto si connota maggiormente come una relazione tra il narratore e l’ascoltatore. Nella lettura ad alta voce abbiamo il narratore e l’ascoltatore che guardano insieme: il libro. Nella lettura ad alta voce, la comunicazione avviene sempre attraverso parole e immagini create da quella persona invisibile e spesso sconosciuta che è l’autore. Tutti noi, lettore incluso, siamo i destinatari di quel dono che è la storia dell’autore. Il racconto tende alla drammatizzazione emotiva, la lettura ad alta voce alla contemplazione meditativa. Nella pratica Tempo per ascoltare Se il racconto esige molto di più dal narratore, la lettura ad alta voce esige molto di più dall’ascoltatore. Nel racconto, il narratore può spiegare, ripetere, tagliare e modificare man mano che procede, e tutto questo sembra far parte della storia. Nella lettura ad alta voce il lettore ha un testo scritto da seguire, e l’inserimento di spiegazioni e di variazioni possono alterarlo. Infine, la lettura ad alta voce deve essere più lenta del racconto, in quanto l’ascoltatore ha bisogno di tempo per cogliere il significato del testo e per comprendere quello che sta accadendo. Tempo per guardare Quando programmiamo una lettura ad alta voce dobbiamo essere preparati a far fronte alle richieste degli ascoltatori, mettendo a disposizione più copie del libro proposto, affinché i bambini possano poi leggerlo autonomamente. Tempo per prepararsi Non proponete mai una storia ai bambini o ai ragazzi prima di averla letta a voi stessi. È fondamentale scegliere con attenzione testi adatti al nostro pubblico. E se sceglierete e preparerete con cura le pagine che proporrete, potrete permettervi di rilassarvi durante l’interpretazione, abbandonandovi alle parole e contagiando il pubblico con lo stesso piacere che provate voi stessi. Lettura, cervello e Neuroscienze In questi ultimi anni i neuroscienziati sono riusciti a comprendere importanti aspetti sul funzionamento del nostro cervello nei processi di lettura. - Noi non siamo biologicamente programmati per essere dei lettori. Per questo, il cervello di ogni individuo deve ripercorrere l’intero processo di apprendimento. - Il cervello umano è simile a un sistema che si auto-organizza. È in grado di insegnare a se stesso e, attraverso le più diverse sollecitazioni, si trasforma in continuazione. - La lettura è uno dei processi più complessi che il nostro cervello possa compiere. - Quando leggiamo silenziosamente, sono coinvolte almeno tre parti del nostro cervello: una parte elabora i suoni associati alle parole e alle immagini; un’altra controlla le informazioni visive (le lettere, le parole e le immagini); l’ultima analizza il significato delle parole, delle frasi e dell’intero testo. A quanto pare nel nostro cervello è presente un archivio che immagazzina tutto ciò che abbiamo già sentito e letto. Quando affrontiamo un nuovo testo, il nostro cervello compie una ricerca d’archivio per trovare qualcosa che coincida con gli elementi che stiamo esaminando. Sebastian Wren, psicologo cognitivista americano, esperto dei processi di lettura, in un suo articolo specificamente dedicato all’attività neurologica durante la lettura, osserva: le azioni complesse, come la lettura di un brano di un testo, vengono frammentate in azioni più semplici e le azioni più semplici vengono ridistribuite alle aree del cervello specializzate per compierle. Dalle considerazioni di Sebastian Wren, possiamo trarre almeno due certezze: - La lettura ad alta voce è essenziale per lo sviluppo della capacità di lettura anche quando il lettore è già in grado di leggere autonomamente e silenziosamente. - Dal momento che ogni lettura si basa su quello che il lettore ha già letto in precedenza, maggiore è la varietà di parole, frasi e testi già in archivio, maggiore sarà la capacità di decodificare un nuovo testo. Maryanne Wolf, neuro scienziata americana esperta di dislessia, focalizza la sua attenzione sulla disponibilità di libri. La semplice mancanza di libri potrebbe avere un effetto devastante sulla conoscenza delle parole e delle cose che in quei primi anni dovrebbe cominciare a formarsi. La scienziata si sofferma infine su un altro dei fattori che influenzano l’apprendimento linguistico e, di conseguenza, lo sviluppo del cervello durante il processo di lettura: uno dei principali aiuti alla futura capacità di leggere è semplicemente la quantità di tempo riservata al <<chiacchierare a tavola>>. L’importanza di gesti così banali come parlare al bambino, leggergli qualcosa e ascoltarlo è una parte importante dello sviluppo linguistico iniziale, ma la realtà di molte famiglie è che viene dedicato troppo poco tempo perfino a queste attenzioni elementari prima che il bambino raggiunga i cinque anni. L’incontro con l’autore Gli incontri con gli autori e gli illustratori colmano la distanza tra i bambini e i libri. Traduttori, editori, librai, bibliotecari e narratori professionisti aiutano infatti i giovani lettori a scoprire la varietà di competenze necessarie alla realizzazione di un libro e i differenti modi in cui possiamo avvicinare ad essi. La scelta dell’ospite Prima di invitare qualcuno che non si conosce personalmente, sarebbe meglio verificare la sua capacità di relazionarsi con un pubblico di giovani. Come avviare i contatti Provate a contattarlo attraverso l’ufficio stampa del suo editore. È sempre preferibile che il contatto avvenga per iscritto, via email. Più sarete pratici ed efficienti, più facilmente riuscirete a ricevere una risposta positiva e ad evitare imprevisti o inconvenienti nel corso dell’evento programmato. Come valorizzare il risultato dell’esperienza I bambini dovrebbero essere coinvolti nei preparativi dell’evento attraverso la lettura dei libri dell’autore ospite, la creazione di mostre, la scrittura e illustrazione di proprie storie, la drammatizzazione di alcune scene, la messa a punto dell’intervista dell’autore. A conclusione dell’esperienza potremo fare un resoconto dell’incontro, con la raccolta di foto e la proiezione di video; gli eventi preparati dalla classe per l’occasione (drammatizzazioni, per esempio) potranno essere riproposti ad altre classi o ai genitori, o sviluppati in un successivo momento. E non dimenticare di mandare all’ospite e a qualsiasi assistente esterno una lettura di ringraziamento. Da lettore a lettore L’American Booksellers Association dimostra che la scelta di un libro da parte dei ragazzi è fortemente condizionata dal passaparola, cioè dal giudizio dei propri amici e dei propri coetanei. Ci dice che il tempo che dedichiamo ad incoraggiare i nostri alunni a parlare dei libri che hanno letto li stimola a leggere ancora di più, e che se riusciamo a influenzare le letture del leader di un gruppo, egli trasmetterà il suo entusiasmo ai suoi compagni. Ci sono anche alcune tecniche strutturate per aiutare i bambini. Ne elenchiamo alcune. <<Hai letto questo libro?>> Si tratta di un momento dedicato allo scambio di informazioni tra i giovani lettori. È importante ritagliare, all’interno della programmazione settimanale, un tempo prestabilito durante il quale tre o quattro allievi possano presentare un libro ai compagni. Il resto del gruppo dovrebbe quindi essere incoraggiato a fare domande e ad esprimere le proprie opinioni. Infine l’insegnante può sintetizzare i punti essenziali emersi nel dibattito, riprendendo il nome degli autori e i testi citati, mentre si mostrano i libri presentati in modo tale che i bambini possano memorizzarli. Una classe può parlare dei propri libri a un’altra, o i bambini più grandi ai più piccoli. La bacheca delle nostre letture L’idea nasce dal piacere che provano i bambini e i ragazzi a scambiarsi messaggi. La regola è semplice: possiamo esporre o scrivere qualsiasi cosa, purché l’intenzione sia quella di consigliare un libro. Questo significa che il titolo e l’autore devono sempre essere indicati in modo chiaro. I materiali informativi Possono essere occasionali, come i manifesti, o periodici, come i giornali scolastici, cartacei o online. Lo scopo è quello di veicolare notizie sui libri che possono indurre i lettori ad avvicinarsi alle storie. Il coinvolgimento dei lettori nella scelta dei libri È importante cogliere ogni occasione per coinvolgere i bambini. Se i componenti dei gruppi incaricati della scelta dei libri rappresentano classi diverse, possono sondare i punti di vista dei rispettivi compagni, consentendo così ulteriori confronti. I gruppi di lettura I gruppi di lettura offrono occasioni per raccontare storie e leggere ad alta voce, incontrare ospiti importanti con modalità diverse da quelle applicate nel contesto scolastico, guardare film tratti da libri e programmi online, discutere su come potenziare la lettura a scuola, decidere come realizzare le idee messe in campo, e così via. Il ruolo dell’insegnante Dalla scuola dell’infanzia all’università, ci sono infinite occasioni e abilità che possono essere valorizzate per coinvolgere i bambini in attività connesse alla lettura: dalla sistemazione dei libri nell’angolo dedicato alla lettura da parte dei più piccoli, all’allestimento della propria biblioteca da parte degli studenti universitari; e ancora, dall’organizzazione delle biblioteche di classe e scolastiche, all’allestimento di mostre; dalla scelta e dall’acquisto di libri, alla produzione di materiale informativo, alla realizzazione di riviste specificamente dedicate ai libri e alla lettura. <<Dimmi>>: parliamo di libri I giovani lettori dovrebbero essere incoraggiati a parlare delle loro letture, dovrebbero avere tempo a disposizione per confrontarsi con i compagni senza imposizioni da parte degli insegnanti. E noi stessi dovremmo dialogare con loro delle loro letture, in modo tale che possano sentire come parliamo – la lingua che usiamo, gli argomenti che trattiamo, il modo in cui ascoltiamo gli altri – e come manifestiamo il nostro entusiasmo per la pagina scritta. Aiutando i bambini a dialogare sulle proprie letture li aiuteremo a diventare buoni comunicatori per il resto della loro vita. Un altro aspetto che merita di essere sottolineato è che esiste una correlazione positiva tra la ricchezza dell’ambiente di lettura nel quale vivono e crescono i lettori e la ricchezza delle loro conversazioni sui libri. Come abbiamo cominciato Che cosa può trasformare un lettore restio in un lettore senza pregiudizi? Un lettore principiante in un forte lettore? Come possiamo trasformare il cerchio ripetitivo della lettura in una spirale senza fine in grado di condurci nel multiforme universo della letteratura? Queste domande le abbiamo poste ad ognuno dei componenti del nostro gruppo di studio. cuore del problema in modo rapido e sorprendente. Non ignoratele, quindi, e cercate di capire dove possono condurre. Ognuno di noi dispone di una innata facoltà critica. Ed è compito degli educatori insegnare ai bambini e ai ragazzi ad esercitare tale facoltà con la giusta attenzione e consapevolezza. Margaret Meek ci ricorda che <<ciò che i testi insegnano è un processo di scoperta per i lettori, non un programma di istruzioni per gli insegnanti>>. La letteratura è quello che un ragazzino di dieci anni ha definito <<una sorta di magia che succede nelle nostre teste>>, e la nostra lettura non è altro che una costruzione linguistica che noi usiamo per parlare a noi stessi di quello che abbiamo letto. “Degno di essere detto” Se vogliamo aiutare i bambini a parlare delle loro letture è essenziale stabilire che ogni cosa è “degna di essere detta”. Se i bambini sanno che le loro risposte potranno essere liquidate come “sbagliate”, “irrilevanti”, “sciocche”, “infantili”, impareranno ben presto a tenere per sé i propri pensieri. Sminuire quello che realmente pensano porta alla disaffezione, da parte loro, per la lettura praticata a scuola. Fondamentale nel nostro approccio è invece l’ascolto dell’esperienza del lettore, del suo apprezzamento o meno per un testo, dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti, dei suoi ricordi,e di qualsiasi altra cosa di cui desideri parlare. Gli insegnanti hanno bisogno di un repertorio di domande per aiutare i bambini a parlare in modo chiaro delle loro letture. E i lettori devono sentirsi tranquilli e fiduciosi quando raccontano la storia della loro lettura. Perché <<Dimmi>>? Nessuno è in grado di spiegare in poche parole perché un libro è piaciuto o non è piaciuto. Generalmente i bambini si limitano a rispondere in modo sintetico: era entusiasmante, divertente, noioso, difficile. Per parlare di un libro bisogna iniziare da qualcosa, sottolineando magari un dettaglio che siamo in grado di spiegare facilmente. Gli insegnanti dovrebbero partire da domande che aiutino ad avviare conversazioni. L’espressione che individuammo fu <<Dimmi>>. Quello che apprezzammo di questa parola è che essa sollecita un desiderio di collaborazione, comunica la reale volontà dell’insegnante di conoscere ciò che pensa il lettore,e rinvia ad un dialogo informale piuttosto che a un’interrogazione. <<Cosa significa?>> Affermare l’ovvio Quante volte avete sentito dire, o l’avete detto voi stessi, <<Non è del tutto ovvio?>> Se ci pensate, vi renderete conto che possiamo affermare solo ciò che, per ognuno di noi, è inequivocabile. La scoperta di ciò che non è ovvio emerge dall’affermazione di ciò che lo è, perché la conoscenza e la condivisione di tutto ciò che abbiamo pensato o notato, sentito o compreso, rappresenta la materia prima da cui estraiamo i significati e le conoscenze a cui non eravamo ancora arrivati, o a cui non potevamo arrivare individualmente. Non prevaricare i lettori La maggior parte degli alunni tendono a compiacere l’insegnante, al quale spesso riconoscono una competenza e una conoscenza superiore alla loro. Ma, nel caso della lettura di un testo, il lettore conoscerà sempre meglio di chiunque altro la propria esperienza di lettura, ciò che gli è piaciuto o non gli è piaciuto, ciò che ha trovato difficile o che ha pienamente compreso, perché tutto questo accade dentro di lui e rimane nascosto all’insegnante fino a quando il lettore non lo rivela. L’insegnante non dovrà esprimere la sua interpretazione di un testo se non in una fase avanzata della discussione, in modo tale che il suo punto di vista non prevarichi quello del gruppo e non condizioni la scelta degli argomenti della discussione. Nel caso in cui però i bambini chiedano apertamente l’opinione dell’insegnante, la risposta non dovrà essere elusiva, ma dovrà incoraggiare i lettori a proseguire nelle loro riflessioni. <<Come lo sai?>> Se la conversazione sui libri deve condurci oltre l’affermazione di ciò che è ovvio, per consentirci di arrivare a interpretazioni più profonde e di ampliare la nostra conoscenza di un testo, è necessario scoprire che cosa ci ha portato a pensare, sentire, osservare, ricordare, ragionare in quel determinato modo. Dobbiamo cioè interrogarci su come siamo arrivati a sapere le cose che conosciamo. Gli argomenti della conversazione L’atto del leggere ha inizio con la scelta di un libro, e ogni conversazione sui libri ha come punto di partenza la scelta degli argomenti di cui parlare. Tutti noi, in quanto membri di una comunità di lettori, contribuiamo insieme a far emergere l’interpretazione del testo. Ed è su questo tipo di conversazione cooperativa che si basa l’approccio <<Dimmi>>, secondo il quale gli argomenti della discussione devono essere scelti dal gruppo di lettori piuttosto che dall’insegnante. Far emergere gli argomenti della conversazione 1. Quattro domande di base. L’insegnante pone le quattro domande base della conversazione: <<Ditemi…>> • Che cosa vi è piaciuto di questo libro? • Che cosa non vi è piaciuto? • Avete trovato delle parti difficili da capire? • Avete notato dei collegamenti o dei motivi ricorrenti? Ogni domanda viene posta a ogni componente del gruppo. Le risposte dei lettori devono essere riportate fedelmente e organizzate in elenchi. 2. Gli elenchi delle risposte. Utilizzate una lavagna che consenta a tutto il gruppo di vedere quello che scrivete. Qualsiasi risposta potrebbe essere presa come punto di partenza per avviare la conversazione, perché tutto ciò che abbiamo scritto è emerso dalla lettura del testo e quindi condurre a utili riflessioni. Far procedere la conversazione Dopo aver evidenziato i principali temi di discussione, l’insegnante chiederà ad ogni lettore che ha fornito una risposta collegata al tema principale di approfondire la sua riflessione. Inizieremo con ciò che è piaciuto e che non è piaciuto, soffermandoci poi sulle difficoltà incontrate, lasciando per ultimi i motivi ricorrenti individuati nel testo. Questo processo è un atto educativo: in questo modo insegniamo ai bambini a costruire il significato di un testo, mostrando loro nello stesso tempo come si fa. Nel corso della conversazione l’insegnante dovrà fare quattro cose: 1. Riportare in continuazione i lettori al testo, ponendo la domanda <<Come lo sai?>>, oppure <<Su cosa si basa la tua affermazione?>> 2. Porre domande generiche, che possano aiutare a fare progredire la conversazione. 3. Porre domande specifiche, oltre a quelle di base e generali che danno avvio alla discussione. 4. Fare periodicamente il punto. L’insegnante si assicurerà che la conversazione, come afferma Wayne C. Booth, <<tenda verso qualcosa, non si riduca a una semplice condivisione di opinioni soggettive, ma consenta di imparare reciprocamente l’uno dall’altro>>. Quali domande? Le domande di base Quando i bambini si abituano al nostro approccio, tendono a non preoccuparsi troppo delle domande su ciò che è piaciuto o non è piaciuto, per concentrarsi piuttosto sugli aspetti più ambigui e complessi e sui motivi ricorrenti nel testo. Le domande generali Le domande generali consentono una più approfondita comprensione della lingua e dei riferimenti testuali, permettono di fare confronti e facilitano la conversazione facendo emergere idee, informazioni, opinioni fondamentali per l’interpretazione del testo. I bambini sono perfettamente in grado di fare tutto questo, a condizione di poter contare sull’aiuto di un insegnante che metta a loro disposizione libri sufficientemente complessi, tempo per leggerli e per parlarne insieme. Le domande specifiche L’insegnante dovrà essere in grado di porre domande “specifiche” capaci di guidare la conversazione alla scoperta di quelle caratteristiche che non sono ancora emerse dalla discussione del testo. Ecco alcuni esempi: 1. <<Secondo voi, in quanto tempo si svolge la storia?>> Si tratta di una domanda fondamentale, perché molte storie per bambini presentano un uso complesso della dimensione temporale, e l’analisi della sua influenza sugli eventi e sui personaggi aiuta a svelare il significato implicito del testo. 2. <<Di quali personaggi ci racconta la storia di questo libro?>> Consente ai lettori di riflettere in modo diverso sulle relazioni sociali nascoste nel cuore della narrazione. 3. <<Quale personaggio vi ha interessato di più?>> Consente di far emergere punti di vista diversi sui personaggi e sui loro comportamenti. 4. <<Dove si svolge la storia?>> Sottolinea l’importanza, nella narrazione, dell’ambientazione, che spesso può assumere un significato simbolico o metaforico. Lo schema delle domande L’elenco seguente è stilato solo ad uso degli insegnanti, per facilitare il loro lavoro. 1. Le domande di base Che cosa vi è piaciuto di questo libro? Che cosa non vi è piaciuto? C’è qualcosa in questo libro che non avete capito o che vi è sembrato strano o insolito? Avete notato dei collegamenti o dei motivi ricorrenti? 2. Le domande generali Quando avete visto il libro, prima ancora di leggerlo, che tipo di storia vi aspettavate? Avete letto altri libri simili a questo? Avete già letto questo libro? Se sì, vi è sembrato diverso quando lo avete riletto? Mentre leggevate avete trovato parole, frasi o scelte linguistiche che vi sono o non vi sono piaciute? Se l’autore vi chiedesse come potrebbe migliorare la sua storia, che cosa gli suggerireste? Avete trovato in questa storia qualcosa che è successo anche a voi? Mentre stavate leggendo, siete riusciti a “vedere” la storia nella vostra mente, cioè a immaginarvela? Quante storie diverse (o quanti diversi tipi di storie) potete trovare in questo libro? Come l’avete letto? Velocemente o lentamente? Tutto d’un fiato o poco alla volta? È un libro che consigliereste ai vostri amici? Che cosa direste loro di questa storia? Abbiamo ascoltato le riflessioni e le osservazioni di tutti su questo libro. C’è qualcosa tra quello che hanno detto i vostri compagni che vi ha sorpreso o colpito in modo particolare? Ripensando al libro, dopo tutto quello che abbiamo detto, qual è la cosa più importante per voi? Sapete qualcosa su questo scrittore? O su come è nata questa storia? O dove è nata? O quando è nata? Vi piacerebbe saperne di più? 3. Le domande specifiche In quanto tempo si svolge la storia? Ci sono parti della storia che si svolgono su tempi lunghi ma che sono raccontate velocemente o in poche parole? E ce ne sono altre molto veloci che sono invece raccontate molto lentamente?
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved