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RIASSUNTO IL LETTORE INFINITO, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA - BICOCCA

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 19/11/2019

laura-delle-donne
laura-delle-donne 🇮🇹

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Scarica RIASSUNTO IL LETTORE INFINITO e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! IL LETTORE INFINITO Aidan Chambers INTRODUZIONE Ogni lettura avviene in un ambiente definito. E ogni lettore sa che il luogo in cui leggiamo influisce su come leggiamo: con quale piacere, desiderio e concentrazione. Leggere nel proprio letto, al caldo, rilassati è diverso dal leggere in una fredda stazione ferroviaria mentre si è in attesa del treno. E’ anche un problema di libri, di disponibilità di storie che amiamo, di stato d’animo, di tempo, di eventuali interruzioni. Questi sono alcuni dei fattori che influenzano e che costituiscono il contesto sociale della lettera. Considerati nel loro insieme danno vita a quello che definiscono l’ambiente di lettura. Se vogliamo aiutare in modo competente altre persone, in particolare bambini e ragazzi, a diventare lettori appassionati e riflessivi, dobbiamo essere in grado di creare un ambiente di lettura favorevole. IL READING CIRCLE Quando leggiamo, affrontiamo una serie di attività complesse e sequenziali. Ogni attività conduce un’attività successiva, secondo un processo piuttosto circolare, in cui la sequenza ritorna di nuovo al punto di partenza, in modo tale che l’inizio è sempre la sua fine e la sua fine è il suo inizio. SELEZIONE disponibilità di libri accessibilità, presentazione EDUCATORE “LETTURA” RISPOSTA DEL LETTORE Tempo per leggere Conversazione informale sui libri Ambiente di lettura Conversazione formale Lettura autonoma Desiderio di continuare a leggere LA SELEZIONE Qualsiasi lettura ha come punto di partenza una selezione. Ogni volta che leggiamo operiamo una scelta tra i materiali che abbiamo a disposizione: libri, riviste, giornali, ebook, documenti di lavoro. Questo accade anche quando camminiamo per una strada costellata da insegne di diverse natura: segnaletica stradale, manifesti, scritte sulle vetrine dei negozi, graffiti. Da questa miriade di informazioni, selezioniamo quello che ci interessa. Se stiamo cercando una via, ad esempio, ci concentreremo soprattutto sulla segnaletica che ci indica come procedere verso la meta- Quando scegliamo un libro siamo influenzati da una molteplicità di fattori. Non bisogna però dimenticare che ogni selezione dipende in primo luogo dai libri che abbiamo a disposizione. Se i testi tra cui scegliere sono pochi la possibilità di trovare ciò che desideriamo è certamente minore. Ma, anche se abbiamo a disposizione una grande quantità di libri ma di un unico genere che non amiamo, siamo meno motivati a scegliere di quando abbiamo a disposizione una minore quantità di testi ma del genere che noi preferiamo. Così la disponibilità di libri è un presupposto fondamentale per iniziare a leggere e ogni dotazione di libri deve includere anche storie che amiamo. I libri devono anche essere accessibili, ad esempio l’autore spiega che quando aveva 9 anni la sua classe disponeva di 50 libri di narrativa. Erano chiusi in un armadio, che veniva aperto per pochi minuti ogni venerdì pomeriggio, quando potevano sceglierne uno da portare a casa. Il lunedì mattina restituivano i libri presi in prestito. Anche la modalità di presentazione influenza significativamente i lettori, che possono essere incoraggiati o scoraggiati dal modo in cui i diversi testi sono messi in mostra e esposti sugli scaffali di una biblioteca. Il miglior modo per imparare a scegliere consapevolmente è farlo in prima persona e autonomamente, affiancati da un lettore consapevole e affidabile che potrà seguirci e aiutarci in questo nostro percorso di crescita come lettori. LA “LETTURA” E’ tra virgolette per sottolineare come essa non si esaurisca nella semplice azione di far scorrere i nostri occhi sulle parole al fine di decifrarle, infatti come si vede nel Reading Circle, il processo di lettura comprende un certo numero di attività assai diversificate e complesse. Questo induce a pensare che un apprendista lettore non faccia progressi fino al momento in cui non è in grado di decifrare le parole scritte in un libro. Mentre in realtà sta crescendo come lettore dal momento in cui prende tra le mani un testo prestandogli la propria attenzione. E’ nostra responsabilità quindi aiutare gli apprendisti lettori, riconoscendo e gratificando i loro successi mentre si muovo no all’interno del R.C. Tempo per leggere. La lettura richiede tempo, Alcuni testi, possono essere letti molto velocemente anche mentre parliamo o facciamo altro. Ma la lettura di alcuni richiede molto tempo e molta attenzione e concentrazione. Nelle opere di letteratura il piacere della lettura deriva dalla scoperta dell’intreccio di eventi, caratteri, idee, linguaggi. I libri per i più piccoli sono concepiti in modo da consentire di scoprire, attraverso l’accostamento di immagini e parole, il significato di una storia in pochi minuti, perché la loro concentrazione deve essere mantenuta. Solamente quando avranno riprovato diverse volte questa esperienza gratificante, apprenderanno a dedicare più tempo e impegno. Il processo di una progressiva capacità di lettura positiva e di una progressiva capacità di concentrazione dipende da una regolare dedizione a quei libri che ripiegano gli sforzi compiuti. Quindi, mettere a disposizione, tempo per leggere e aiutare i lettori principianti a dedicarsi a buoni libri per periodi sempre più lunghi sono aspetti importanti del lavoro di un educatore, insegnante, bibliotecario.. Un luogo per leggere. Ognuno di noi leggere meglio in contesti che facilitano la concentrazione, senza quegli elementi di distrazione che ci possono distogliere dalla nostra attività. LA RISPOSTA DEL LETTORE E’ ormai assodato da numerosi studi in campo neurologico che qualsiasi lettura produce in chi legge un qualche tipo di risposta. Due sono le reazioni fondamentali che dovremmo stimolare nei bambini per aiutarli a diventare lettori consapevoli. 1) la prima consiste, di fronte all’apprezzamento di un libro, nel desiderio di sperimentare nuovamente lo stesso piacere, che può concretizzarsi nella rilettura dello stesso libro, nella lettura di altri libri dello stesso autore o dello stesso genere. In questo modo, essi sono spinti a fare un’altra scelta, riattivando così il cerchio della lettura. 2) la seconda consiste nel desiderio di parlare con altri della propria esperienza di lettura, di condividerla con gli amici, per capire cosa quel libro ha significato per noi. La conversazione sui libri può svolgersi in due modi: 1) sotto forma di conversazione informale, di chiacchierata o scambio di idee tra amici; 2) sotto forma di conversazione formale, strutturata come le discussioni in classe. Entrambi i tipi di conversazione tendono a farci ripercorrere il RC, vogliamo leggere ciò che i nostri amici hanno amato e rileggere i libri che ci interessano. La lettura, è per alcuni, strumento di riflessione, infatti come dice Lewis “la letteratura ci fornisce immagini con cui pensare e quando leggiamo letteratura diventiamo mille persone diverse pur rimanendo noi stessi”. La scelta del luogo. Una mostra allestita in un angolo buio di un corridoio affollato è probabile che non riceva molta attenzione, quindi lo spazio deve essere ben illuminato e attrezzato per esporre in primo piano i libri selezionati. L’impatto visivo. Per decidere come distribuire o raggruppare i libri, come valorizzare lo spazio, come organizzare l’allestimento, possiamo ispirarci alle vetrine di alcuni negozi o alle mostre allestite nei musei. Il disordine è antiestetico e il sovraffollamento di titoli può confondere il lettore. La durata. Ogni mostra deve produrre un effetto visivo positivo e i libri esposti devono consentire di mantenere vivo l’interesse dei visitatori. Non bisogna dimenticare che ogni mostra ha un ciclo di vita naturale, non appena inizia a diventare familiare sfuma anche la sua capacità attrattiva. E’ sufficiente osservare l’affluenza dei visitatori e l’interesse suscitato negli alunni. Quando l’attenzione inizia a declinare significa che è arrivato il momento di introdurre qualche cambiamento. I libri. Copie dei libri in mostra dovrebbero essere disponibili per il prestito o l’acquisto, perché più il tempo passa più facilmente l’interesse svanisce. Un insegnante ha parlato all’autore di una mostra nella sua scuola, in un contesto solitamente poco favorevole alla lettura. Durante la visita aveva spiegato ai suoi alunni che ognuno poteva prenotare il libro che avrebbe voluto leggere, per prenderlo poi in prestito alla fine dell’iniziativa. Quando, dopo poco, l’insegnante ripassò davanti alla mostra si accorse che la maggior parte dei libri erano scomparsi; i bambini, impazienti di leggerli, li avevano presi e portati in classe. Questo aneddoto rivela alcune cose importanti: - la natura possessiva di certi lettori - gli effetti di una buona comunicazione sui libri da parte dell’insegnante - la sete di lettura in bambini normali che non hanno frequenti occasioni di contatto con i libri e che spesso vengono giudicati poco propensi alla lettura - la richiesta di libri quando disponibili I temi e gli argomenti. Tanti sono gli aspetti su cui possiamo focalizzare l’attenzione nel momento in cui decidiamo di allestire una mostra. Eccone alcuni: - novità - storie per condividere passioni: sul mare, sugli animali, sullo sport - albi illustrati, fumetti - l’autore o l’illustratore della settimana: è una scelta sempre efficace perché contente di indirizzare l’attenzione dei bambini su testi, immagini e autori che non conoscono - libri su eventi storici e di attualità, in occasione di ricorrenze - libri segnalati dalla critica o vincitori di premi letterari - storie con adattamenti cinematografici, televisivi o radiofonici - libri recensiti dai bambini della scuola - storie su cui hanno lavorato gli alunni, con la realizzazione di disegni, poesie, illustrazioni - “i nostri preferiti”, cioè i libri scelti dalle diverse classi o da gruppi di lettori. E’ un’attività sempre coinvolgente che spesso dà vita a interessanti confronti e discussioni E’ una buona idea organizzare periodicamente, un paio di volte l’anno, una mostra più ambiziosa, con un maggior assortimento di libri ed allestimenti più elaborati. Anche i genitori possono essere invitati a collaborare e a scegliere i libri. I ragazzi possono lavorare alla messa a punto dell’evento, attraverso la programmazione di rappresentazioni teatrali, reading di poesie. L’intervento di un ospite di fama o lo spettacolo di una compagnia teatrale può servire a dare risalto all’iniziativa. L’ESPLORAZIONE: ALLA RICERCA DEI PROPRI LIBRI I lettori abituali conoscono il piacere dell’esplorazione. Sanno che possono trovare quello che stanno cercando e anche quello che non conoscono. Non si diventa forti lettori solamente sulla base di una proposta di testi fatta da altri, per quanto ben scelti possano essere. Nessuno può considerarsi infallibile nel consigliare dei libri. Tutti quanti amiamo scegliere liberamente e diventiamo lettori più appassionati se seguiamo il nostro istinto e i nostri interessi personali. Come qualsiasi adulto i bambini hanno bisogno di occasioni per trovare autonomamente quei libri capaci di soddisfare i loro bisogni e adatti al loro livelli di sviluppo e alla loro personalità. Il tempo per esplorare in piena libertà è quindi un elemento importante in qualsiasi contesto di lettura e produce vantaggi significativi. La familiarità, innanzitutto. Le persone cresciute in case privi di libri percepiscono spesso le librerie e le grandi biblioteche come luoghi angoscianti perché non sanno da dove cominciare, quindi il fatto di poter contare a scuola sull’aiuto di adulti e su compagni con cui discutere può rappresentare per i bambini un modo semplice ed efficace per imparare a scegliere liberamente le proprie letture. E’ inoltre importante riuscire a lavorare individualmente con ogni bambino. Quando esplorare e per quanto tempo? In ogni classe i bambini dovrebbero poter contare su un tempo adeguato per l’esplorazione, anche pochi minuti al giorno potrebbero essere sufficienti, mentre un arco di tempo maggiore dovrà essere previsto in occasione di visite a mostre di libri, biblioteche. Ognuna di queste iniziative richiede tempi diversi. In base alla situazione, i lettori potranno esplorare in gruppo o individualmente. Possiamo prevedere un tempo formale e un tempo informale per l’esplorazione. Nel primo i bambini esplorano insieme, con la supervisione di un adulto e l’obiettivo potrebbe essere quello di visitare una determinata mostra di libri perché collegata a un’attività didattica in corso o per condividere in modo piacevole la scelta di un testo da leggere insieme in classe; nel secondo, che può avvenire sia in orario scolastico che extrascolastico,si prevede che i bambini vadano in esplorazione individualmente, o in compagnia di amici, semplicemente per gustare i propri libri o per trovare qualcosa di interessante da leggere. IL LIBRO NELL’ERA DIGITALE Che cos’è un libro? Oggi possiamo realizzare un libro online e leggere un testo su un’ampia varietà di schermi e supporti. Ma ha importanza il modo in cui un libro viene realizzato e su quale supporto viene letto? E l’esperienza di lettura è sempre la stessa? Le risposte a queste domande dipende da cosa pensiamo che sia un libro, per cui abbiamo bisogno di una definizione che potrebbe essere quella proposta dall’autore: Un libro è una sequenza di pagine sulle quali compaiono segni comunicanti significato collegati tra di loro in un ordine prestabilito dall’autore CHE COS’È UN LIBRO? Una delle caratteristiche più ovvie di un libro tradizionale è la sua forma, cioè il fatto di essere composto da un certo numero di pagine, infatti un libro contiene necessariamente più pagine, collegate l’una all’altra in una sequenza prestabilita che dà vita all’insieme. Dunque Un libro è una sequenza di pagine E naturalmente i libri comunicano delle cose, infatti un insieme di pagine bianche non può considerarsi un libro. Inoltre, le parole così come figure, diagrammi, mappe, note musicali, disegni artistici, formule matematiche, possono essere scritti sulla pagina bianca in modi diversi: a matita, con inchiostro e pennello, con metodi di stampa tradizionale. E le pagine non sono necessariamente di carta. Dunque c’è una sequenza di pagine sulle quali compaiono segni comunicanti significato I segni possono essere apposti sulle pagine in modi diversi e possono comunicare significati molteplici. Noi leggiamo i libri perché “hanno un senso”, ma non in maniera univoca, bensì complessa che si tratti di romanzi, o di trattati, poesia o matematica. Quindi i segni sono: collegati tra loro I libri sono composti di pagine rilegate insieme allo scopo non solo di evitare la perdita dei singoli fogli ma anche una loro ordinazione errata. E sia le pagine sia i segni sono collegati tra di loro: in un ordine prestabilito dall’autore Questo principio rappresenta il nocciolo della questione. Un libro è una forma di comunicazione creata e definita dall’autore del testo. E’ l’autore ad aver deciso che cosa scrivere sulla pagina, in che ordine scriverlo e e in che sequenza disporre le pagine. Nella sostanza un libro è un libro perché è stato scritto da un autore. DUE TIPI DI AUTORITA’ Due sono le autorità coinvolte in un libro. La prima è quella dell’autore che ha deciso l’organizzazione delle parole sulla pagina, la disposizione delle pagine in sequenza e ha espresso la sua intenzionalità collegando il tutto in un unico insieme. Interferire con quest’ordine è una violazione. La seconda autorità è quella dell’utente/lettore. Egli può fare ciò che vuole con un libro. Se lo desidera può usarlo come fermaporta o strappare le pagine. Da questo punto di vista il lettore può tutto, mentre l’autore è impotente. Così come i lettori hanno una responsabilità nei confronti degli autori, in quanto non manomette ciò che l’autore ha creato, anche gli autori hanno una responsabilità nei confronti dei lettori, mettendo il meglio di sé nel proprio lavoro. E’ il Libro il centro del loro rispetto e della loro attenzione. IL LIBRO E GLI ALTRI MEDIA Ci sono differenze tra il libro e tutte le altre forme di comunicazione? Una differenza chiave risiede nel fatto che, nelle altre forme di comunicazione, tra l’autore e il pubblico si frappongono numerosi intermediari. Nel cinema, ad esempio, ci sono produttori, registi, attori, tecnici del suono, delle luci… ognuno di loro ha una propria visione, una propria interpretazione del testo, anche se normalmente prevale il punto di vista del produttore o del regista. Questo vale anche per gli spettacoli teatrali, televisivi, radiofonici. Anche quando un testo è letto ad alta voce accade la stessa cosa: chi legge interpreta il testo per chi ascolta. Quando leggiamo un libro per noi stessi siamo soli e siamo i nostri registi, produttori e attori. I TESTI DIGITALI I testi in forma elettronica non hanno invece alcuna integrità e possono essere modificati. E anche se i testi sullo schermo sono definiti pagine, non sono come le pagine di un libro, infatti è possibile alterare qualsiasi pagina sullo schermo modificando la dimensione dei caratteri e la lunghezza delle righe. Quindi qualsiasi cosa stabilita dall’autore può essere modificata dal destinatario. Il lettore di un testo sullo schermo non ha nemmeno la consapevolezza della lunghezza dell’opera che sta leggendo. Quando prendiamo tra le mani le oltre mille pagine del romanzo Guerra e pace Se tenessimo un diario delle nostre letture potremmo accrescere il nostro piacere e ricordare più facilmente. La storia delle nostre letture è intrecciata alla storia di come siamo arrivati a pensare in un certo modo e di come siamo diventati quello che siamo. Per cui è importante scegliere con grande cura le nostre letture. Gli insegnanti più attenti offrono ai bambini il meglio della letteratura contemporanea, lasciandoli liberi di leggere quello che amano all’interno della loro proposta. Ogni alunno, infatti, ha le proprie preferenza e non tutti leggeranno la stessa storia. E importante, quindi, che tutti i ragazzi tengano i loro diari in modo tale che loro stessi, i loro genitori e i loro insegnanti possano avere traccia del loro percorso ed soprattutto bisogna che ogni bambino porti con sé il diario di lettura di anno in anno, di classe in classe, di scuola in scuola Consigli pratici: - i diari di lettura devono essere tenuti su quaderni rilegati abbastanza robusti per accompagnare i ragazzi nel loro percorso scolastico - quando non sono ancora in grado di scrivere gli insegnanti dovrebbe farsi carico di compilare il diario di lettura insieme a loro e successivamente dovrebbero compilarli autonomamente, con la supervisione dell’insegnante - non insistere nel chiedere ai bambini di scrivere commenti nei loro diari che sono semplicemente una registrazione bibliografica, non un eserciziario. Alcuni amano esprimere un giudizio (“grande”, “noioso”, “emozionante”) ma altri no - evitare di usare i diario di lettura come strumenti di valutazione e di esprimere giudizi sulle annotazioni perché li trasforma in uno strumento di controllo didattico - i diari di lettura non devono alimentare la competizione tra i bambini - se i bambini vedranno che l’insegnante compila il proprio diario di lettura anche loro saranno invogliati a imitarlo RACCONTARE STORIE Alcune persone non amano leggere ma nessuno non ama ascoltare storie: barzellette, aneddoti personali, pettegolezzi sono tutte narrazioni che raccontano ciò che le persone fanno, come lo fanno e perché lo fanno. Sono parte di una tradizione che risale agli arbori dell’umanità e dalla quale si sono sviluppate tutte le diverse forme di letteratura (poesia, prosa, drammi, storia, religione, filosofia) cioè tutti i modi in cui usiamo il linguaggio immaginativo per raccontarmi l’un l’altro la storia della vita umana cercando di darle un senso. Ognuno di noi arriva alla letteratura attraverso il racconto di storie ad alta voce. Quando non siamo ancor in grado di parlare gli adulti fanno con noi giochi di parole, le filastrocche: parole semplici organizzate in schemi narrativi elementari che poi ci abitueranno alla musicalità della lingua. Quando siamo in grado di parlare ci raccontiamo storie che rispondono alle nostre domande su chi siamo, da dove veniamo e perché siamo qui. Ascoltiamo racconti sulla nostra famiglia, sul nostro popolo e sul mondo e ci collochiamo in un determinato tempo e in un determinato spazio e costruiamo le nostre identità personali. Il nostro approccio alla lettura è profondamente radicato nel racconto orale, nel nostro bisogno si storie. IL RACCONTO DI STORIE INIZIA CON NOI Ognuno di noi possiede un repertorio delle storie più amate tratte dalla propria esperienza personale. Condividere queste storie con i bambini consente di stabilire una buona relazione con loro e a loro volta i bambini desidereranno condividere qualcosa di loro stessi. Mostrandoci desideri di conoscere le loro storie confermeremo ai bambini che le loro storie contano e che sono importanti, interessanti e preziose e anche le storie che loro inventano sono altrettanto importanti perché possiedono una qualità aggiunta. Mentre le storie di vita hanno una logica interna, la creazione di storie pone sempre di fronte a complessi problemi formali legati alla narrazione. I personaggi e la narrazione devono essere inventati, la trama va organizzata, il narratore deve operare una scelta tra presente e passato, tra un narratore attore o semplicemente osservatore...Cimentandosi come autori i bambini attingono alla loro esperienza personale. I bambini possono imparare tutto questo dall’ascolto di storie e dal racconto fatto da loro in prima persona molto prima che siano in grado di leggere e scrivere. COME COSTRUIRSI UN PROPRIO REPERTORIO DI STORIE Qualsiasi repertorio è suddiviso in due tipi principali di storie: - testi su cui si può improvvisare - testi che bisogna raccontare esattamente come sono scritti Un esempio del primo punto è Cenerentola: gli eventi chiave devono essere presenti ma non c’è un solo modo per raccontarli. Alcune storie invece intano all’improvvisazione ma contengono passaggi dai quali non si può prescindere, come ad esempio la fiaba I tre porcellini quando il lupo dice “Soffierò, soffierò e soffierò fino a distruggere la tua casa!” Altre storie invece sono scritte con uno stile talmente personale che inserire variazioni durante il racconto significa rinunciare alla loro qualità essenziale, come le storie di Peter Coniglio di Beatrix Potter. In questo caso se non vogliamo leggerle ad alta voce l’unico modo per raccontarle è impararle a memoria. Quando una storia è raccontata la personalità dell’interprete produce un impatto diretto sul pubblico, più forte di quando una storia è letta ad alta voce. Sono due attività diverse: la prima è focalizzata sull’interprete e sul pubblico, mentre la seconda sul testo. SCEGLIERE LA STORIA “GIUSTA” Non tutte le storie sono adatte a qualsiasi narratore: alcune persone possono essere divertenti in modo istintivo altre no, alcune sanno imitare più voci diverse, alcune amano drammatizzare, altre amano uno stile colloquiale… Noioso è per i bambini ascoltare lo stesso narratore per tutto l’anno scolastico, dovremmo sempre assicurarci che i bambini ascoltano storie lette e raccontate da persone diverse. Questa è una ragione per cui gli insegnanti dovrebbero alternarsi nelle classi e nei gruppi durante gli incontri dedicati alla lettura ad alta voce. Non tutte le storie sono adatte a qualsiasi pubblico: come possiamo sapere quali storie raccontare? Provando e sbagliando! Anche se comunque vale la pena chiedere consiglio a professionisti esperti in educazione alla lettura. Se, ad esempio, siamo in una nuova classe dobbiamo cercare di scoprire quali storie sono state raccontate loro nelle ultime settimane o negli ultimi mesi e dobbiamo informarci su quali sono le storie preferite, per due ragioni: 1) se alcune storie sono nel nostro repertorio può essere un buon punto di partenza partire proprio da quelle 2) apprezziamo di più quello che ci è più familiare da farci sentire a nostro agio All’inizio di ogni nuova sessione di lettura bisogna concedere ai bambini un po’ di tempo per abituarsi a noi, proponendo alcune brevi storie, poi quando si sarà creata la giusta atmosfera, si passerà al testo principale del nostro repertorio PREPARARSI CON CURA La sicurezza deriva dalla preparazione e della conoscenza del nostro repertorio. LEGGERE AD ALTA VOCE Di solito i bambini riescono più facilmente a leggere da soli ciò che hanno già sentito leggere ad alta voce. Impariamo a leggere assorbendo gradualmente dai lettori esperti tutte le competenze necessarie per arrivare alla lettura autonoma. Questo passaggio di competenze dall’insegnante all’allievo costituisce ciò che Lev Vygotsky chiama “zona di sviluppo prossimale”, ovvero il lettore potenziale diventa gradualmente un apprendista lettore. Cosa deve fare un’insegnante per aiutare i bambini a diventare lettori? Lo psicopedagogista Bruner scrive, a proposito di un esperimento fatto con i bambini per trasmettere loro precise conoscenze e abilità: “l’insegnante dimostrò che il compito era possibile, spesso ricorrendo alla drammatizzazione, poi frazionò il lavoro dei bambini in segmenti che fossero alla loro portata e presentò le cose in modo tale che potessero riconoscere una soluzione e arrivarci da soli. Loro non erano in grado di eseguire le operazioni del caso per conto proprio né di seguirle quando gliele si raccontava. L’insegnante aveva sfruttato la “zona” che separa ciò che le persone sanno riconoscere o comprendere quando avviene sotto i loro occhi da ciò che sanno produrre da soli: la zona di sviluppo prossimale. L’insegnante aveva fatto ciò che il bambino non poteva fare. Per il resto aveva fatto in modo che egli riuscisse a fare con lei ciò che chiaramente non poteva fare senza di lei. Man mano che l’insegnante procedeva il bambino subentrava all’insegnante svolgendo segmenti di lavoro che prima non era in grado di svolgere; infine grazie all’abilità raggiunta diventava capace di ripetere consapevolmente l'operazione. A questo punto l’insegnante era ben contenta di lasciarglielo fare”. Leggere ad alta voce ai bambini è fondamentale per aiutarli a diventare lettori ed è necessario leggere ad alta voce lungo tutto il percorso scolastico. IMPARARE COME “FUNZIONA” IL TESTO Quando ascoltiamo una storia o una poesia acquisiamo esperienza su come quel tipo di testo “funziona”, su come è costruito, su cosa ci possiamo aspettare, quindi l’ascolto di un testo letto ad alta voce ci prepara a quello che possiamo trovare e a quello che dovremmo cercare quando eserciteremo l’arte della lettura autonoma. Quando ascoltiamo qualcuno leggere ad alta voce riponiamo su di lui ogni responsabilità e, man mano che ascoltiamo, ci abituiamo al testo, cioè non al libro in senso stretto, quanto all’esperienza della storia così come la sperimentiamo dentro di noi. Così quando arriverà il momento di affrontare il testo autonomamente saremo preparati a ciò che ci potrà comunicare. In questo consiste il processo di apprendimento descritto da Bruner. E questo processo può avvenire solamente attraverso la lettura ad alta voce. Perché? SCOPRIRE IL PHATOS DELLA PAGINA SCRITTA Il modo per avvicinare i non lettori al mistero della lettura è svelare i segreti che conosciamo, quindi la cosa migliore che possiamo fare per far vivere questa magia è leggere ad alta voce, in modo che gli ascoltatori percepiscano tutte le emozioni che i lettori sperimentano attraverso la lettura. Ogni scrittura è una specie di copione: per apprezzare una storia scritta dobbiamo trasformare la pagina scritta nel movimento dell’azione, nella voce dei personaggi, imprimendo ad ogni scena e ad ogni sequenza il giusto ritmo. Dal punto di vista dell’interpretazione preziosi sono gli albi illustrati dove i disegni non solo aggiungono significato al testo ma sono anche un’interpretazione visiva del testo che l’artista “vede” dentro se. Questo è il motivo per cui l’albo illustrato è la forma naturale di letteratura per lettori principianti: è il teatro dell’immaginazione sotto forma di libro che mostra come funzionano le menti dei lettori mentre leggono FARE UNA SCELTA STIMOLANTE Uno dei modi più efficaci per incoraggiare i bambini a leggere quei libri che altrimenti non avvicinerebbero mai è di proporne la lettura ad alta voce. Ecco alcuni suggerimenti: 1) una scoperta molto preoccupante frutto di una ricerca di Risley e Hart su una comunità della California espone una triste realtà con gravi implicazioni: a cinque anni, alcuni bambini cresciuti in ambienti linguisticamente poveri hanno ascoltato 32 milioni di parole in meno rispetto al tipico bambino appartenente al ceto medio. Tuttavia quella che Louisa Cook Moats chiama “povertà verbale” (word poverty) va ben oltre ciò che il bambino ascolta. 2) la Wolf concentra la sua attenzione sulla disponibilità di libri. Uno studio relativo alla comunità di Los Angeles ha mostrato impressionanti differenti nel numero di libri a disposizione dei bambini. Nella comunità più disagiata i bambini non avevano a disposizione nell’ambiente domestico neanche un libro; nella comunità a reddito basso e ordinario la media era di tre libri per abitazione; nella classe agiata la stessa media era intorno a duecento. La semplice mancanza di libri potrebbe avere un effetto devastante sulla conoscenza delle parole e delle cose che in quei primi anni dovrebbe cominciare a formarsi 3) la Wolf si sofferma su un altro dei fattori che influenzano l’apprendimento linguistico e, di conseguenza, lo sviluppo del cervello durante il processo di lettura: in una ricerca sullo sviluppo iniziale delle abilità linguistiche, l’educatrice Know di Harward e i suoi colleghi hanno trovato che oltre al materiale stampato uno dei principali aiuti alla futura capacità di leggere è la quantità di tempo riservata al chiacchierare a tavola. L’importanza di gesti così banali è molto importante ma la realtà di molte famiglie è che viene dedicato troppo poco tempo a queste attenzioni. La Wolf fa riferimento ai primi 5 anni di vita del bambino ma in realtà questi elementi riguardano tutta la fase di apprendimento del bambino. L’INCONTRO CON L’AUTORE Gli incontri con gli autori e gli illustratori diminuisce la distanza tra i bambini e i libri come nessun’altra esperienza e anche gli autori e gli illustratori ottengono un riscontro da questo infatti in questo modo riescono ad avere un contatto con i lettori, abbandonando l’idea di un’attività del tutto solitaria e formiscono una legittimazione al loro lavoro. Molte scuole organizzano periodicamente incontri con autori e illustratori, ma ci sono alcuni problemi pratici che meritano attenzione. LA SCELTA DELL’OSPITE A volte scegliere un ospite è facile, altre volte no perché non è sufficiente che uno scrittore sia famoso o apprezzato dalla critica per garantirne il successo anche come comunicatore, così prima di invitare qualcuno sarebbe meglio verificare la sua capacità di relazionarsi con un pubblico di giovani. COME VALORIZZARE IL RISULTATO DELL’ESPERIENZA L’incontro dovrebbe rappresentare il culmine di un lungo percorso di preparazione e i bambini dovrebbero essere coinvolti nei preparativi dell’evento attraverso la lettura dei libri dell’ospite, la creazione di mostre, la scrittura, la drammatizzazione di alcune scene. A conclusione dell’esperienza bisogna procedere una sua valutazione e discussione, ripercorrendone tutte le tappe per sottolineare gli aspetti positivi e negativi. Si potrebbe fare un resoconto dell’incontro con la raccolta di foto e la proiezione di video. DA LETTORE A LETTORE Diversi anni fa l’American Booksellers Association sostenne una ricerca che dimostrò che la scelta di un libro da parte dei ragazzi è condizionata dal passaparola. Questo porta al fatto che il tempo che dedichiamo a incoraggiare gli alunni a parlare dei libri che leggono li stimola a leggere ancora di più. Gran parte di questo lavoro può essere svolto in modo informale mentre si dialoga spontaneamente con i lettori. Il successo di questa pratica dipende dalla nostra conoscenza sia dei bambini sia dei libri e dalla nostra capacità di suggerire il “giusto”libro al “giusto” bambino. Esistono alcune tecniche: “HAI LETTO QUEL LIBRO?” E’ un’occasione per parlare dei libri più amati e per consigliarne la lettura anche ai compagni. A volte questo avviene spontaneamente quando ad esempio un bambino di aver finito di leggere un libro e l’insegnante la esorta a parlarne alla classe. E’ importante poi ritagliare, all’interno della programmazione settimanale un tempo prestabilito durante il quale 3/4 allievi possano presentare un libro ai compagni, preparandolo anticipatamente. Il resto del gruppo dovrebbe essere incoraggiato a fare domande e ad esprimere le proprie opinioni. Infine l’insegnante potrebbe sintetizzare i punti che emergono nella discussione. LA BACHECA DELLE NOSTRE LETTURE L’idea nasce dal piacere che provano i bambini a scambiarsi messaggi. Tutto quello che serve è una bacheca da appendere in classe. La regola è semplice: possiamo esporre o scrivere qualsiasi cosa purché l’intenzione sia quella di consigliare un libro. Questo significa che il titolo e l’autore devono essere sempre indicati in modo chiaro. Ma che tipi di messaggi possiamo inserire? - copertine di libri realizzate dai lettori - poesie sui libri letti - simboli appropriati (es. grande ragno nero con la scritta “La tela di Carlotta” - fotografie di autori, ambientazioni - brani tratti dal libro - illustrazioni dei libri letti realizzate dai bambini I MATERIALI INFORMATIVI Possono essere occasionali come i manifesti o periodici come i giornali scolastici, cartacei o online III. LA RISPOSTA DEL LETTORE “DIMMI”: PARLIAMO DI LIBRI Uno dei risultati più importanti della lettura è il desiderio di leggere ancora. Questa è la risposta che si aspettano gli insegnanti nella maggior parte dei casi. Essi vogliono vedere negli alunni il percorrere il Reading Circle perché sanno che per diventare lettori di letteratura dobbiamo continuare a leggere. Attraverso la voglia di condividere la lettura diventa un’attività sociale, per questo dobbiamo incoraggiarne la discussione e il confronto. E anche noi dobbiamo dialogare con loro delle loro letture in modo che possano sentire come parliamo e come manifestiamo il nostro entusiasmo. Dobbiamo aiutarli a sviluppare la loro innata predisposizione al porre domande, a relazionarsi, a confrontarsi. La nostra società è basata sulle parole: il telefono, i blog, twitter, la radio, il cinema, la televisione hanno enormemente ampliato le nostre possibilità di comunicazione. Nel passato si insegnava ai bambini di apprendere in silenzio, ora si criticano gli adulti che non li ascoltano e non li incoraggiano ad esprimersi. L’approccio “dimmi” nasce dal desiderio di aiutare i bambini ad esprimersi sui testi che leggono e ad ascoltare quello che viene loro letto in modo competente. Parlare in modo competente dei libri è il miglior allenamento per imparare a parlare in modo appropriato di qualsiasi argomento. Aiutare, quindi, i bambini a dialogare sulle proprie letture è un modo per farli diventare dei buoni comunicatori per il resto della loro vita. Questo è un obiettivo complesso che non si può raggiungere velocemente. COME ABBIAMO COMINCIATO Nell’elaborazione iniziale del Reading Circle di diversi anni fa non erano stati inclusi elementi della conversazione formale e di quella informale sui libri. Ma nel corso degli anni venne acquisita la consapevolezza di aver tracciato una mappa statica del mondo della lettura. Ad esempio se un bambino vuole leggere solo libri di un’autrice secondo la mappa del Reading Circle dovremmo considerarlo un lettore ma per l’autore di questo libro e per i suoi colleghi non c’era questa convinzione perché la lettura esclusiva e ripetitiva di qualsiasi tipo di libro o autore è una lettura statica perché il lettore non arriverà mai ad avere una prospettiva più ampia sul mondo. Resisterà a qualsiasi invito ad ampliare i confini del territorio che gli è familiare. Ci sono poi molte altre paure che i lettori esprimono queste parole: - non potrei Mai andare oltre il primo capitolo - non è il mio genere - è troppo lungo, non arriverò mai alla fine - ci sono troppe parole difficili Che cosa può trasformare un lettore restio in un lettore senza pregiudizi? Un lettore principiante in un forte lettore? Queste domande sono state poste ad ognuno dei componenti del gruppo di studio dell’autore Chambers poiché nell’insieme rappresentavano un buon campione degli alunni. Ognuno veniva da ambienti diversi e si era dedicato alla lettura in tempi diversi, quindi avrebbero potuto trovare dei denominatori comuni nelle loro esperienze? Erano lettori senza pregiudizi? Individuarono subito dei denominatori comuni: - erano stati influenzati e lo erano ancora da ciò che le persone che amavano e rispettavano dicevano dei libri avevano letto e che loro stessi avevano letto grazie al loro incoraggiamento. - erano stati influenzati dalle opinioni che avevano espresso durante le conversazioni quotidiane sui loro libri Furono queste constatazioni ad indurli a pensare che erano arrivati al nocciolo della questione e tutti erano in grado di ricordare sia persone che avevano esercitato un ruolo importante nella loro formazione come lettori sia i momenti legati alla conversazione sui libri che avevano portato ad ampliare il loro orizzonte letterario. Ma non tutte le conversazioni sui libri producono lo stesso risultato per cui si chiedono quali caratteristiche dovesse avere questa attività per risultare efficace. Così cominciarono ad ascoltare le persone mentre parlavano delle loro letture ed esaminarono teorie sulla lettura e sulla risposta dei lettori. Il ruolo della conversazione è fondamentale per capire il nostro pensiero su un libro e un collega dell’autore gli scrive, appunto, che una bambina di otto anni, disse “Non sappiamo cosa pensiamo di un libro fino a quando non ne abbiamo parlato con gli altri”. CONDIVIDERE STORIE CONDIVIDERE GLI ENTUSIASMI E LE AVVERSIONI Quando tra amici si inizia a parlare di un libro solitamente è perché si desidera condividere il proprio entusiasmo, ma come facciamo a spiegare di cosa tratta un libro? Nella maggior parte dei casi risponderemo raccontando la trama o descrivendo i protagonisti o l’ambientazione della storia. Ciò di cui difficilmente parleremo è il significato del testo. Se qualcun altro avrà letto il libro la conversazione tenderà a spostarsi sulla condivisione della storia “Ti è piaciuta la parte in cui…?”. Nelle conversazioni spontanee le persone tendono a rinviare le discussioni sul significato , sull’interpretazione o sul senso di una storia fino al momento in cui non conoscono l’opinione dei loro interlocutori. Quindi il significato della storia emerge dalla conversazione. I nostri lettori condividono due tipi di sensazioni: 1) Le preferenze, cioè l’entusiasmo per gli aspetti della storia che sono piaciuti, che hanno coinvolto, sorpreso o colpito, alimentando il desiderio di continuarne la lettura; Quando il nostro gruppo di studio chiese ai colleghi insegnanti se ritenevano che i bambini fossero dotati di capacità critiche, la risposta è prevalentemente negativa. La maggior parte dei docenti affermò con convinzione che quella critica è un’attività innaturale, specialistica e da adulti che richiede una formazione specifica e un accentuato gusto per l’analisi e distrugge qualsiasi piacere per il testo. Dal loro punto di vista la critica letteraria produceva l’effetto di allontanare definitivamente i bambini dalla letteratura. In realtà i bambini hanno un innato senso critico: fanno domande istintivamente, raccontano, mettono a confronto, giudicano. Formulano le loro opinioni ed esprimono i loro sentimenti in modo semplice e sono interessati ai pensieri dei loro amici. Hanno così realizzato che le perplessità dei colleghi nascevano da una percezione distorta del concetto di critica letteraria, assimilato attraverso esperienze negative vissute durante il loro percorso di formazione. Qual era quindi il punto di vista dell’autore Chambers? La critica viene definita da Cuddon come “l’arte o scienza della critica letteraria si dedica al confronto e all’analisi, all’interpretazione e alla valutazione delle opere di letteratura”, ma una definizione così concisa sconcerterebbe certamente gran parte dei critici contemporanei. In realtà quello che tutti sappiamo è che la critica ha a che fare con la “costruzione del significato” di un testo, con la sua ricerca, e la sua discussione. Inoltre ogni forma critica è autobiografica, infatti alla base di qualsiasi interpretazione critica c’è la personale esperienza del testo da parte di un lettore. Una convincente risposta alla domanda “Che cosa fanno i critici letterari?” si trova nel saggio Leggere di Hugh Auden, i cui suggerimenti sono importanti per capire ciò che i bambini possono o non possono fare. La funzione dei critici, secondo Auden, consiste in questo: 1) Avvicinarmi a opere o scrittori a me ignoti fino a quel momento 2) Convincermi che ho sottovalutato un autore o un’opera perché non li ho letti con la dovuta attenzione 3) Mostrarmi le relazioni esistenti tra opere di epoche e culture diverse, che mai potrei cogliere da solo perché non ne so e non ne saprò mai abbastanza 4) Darmi di un’opera una “lettura” che ne accresca la mia comprensione 5) Illuminare il processo della creazione artistica 6) Illuminare i rapporto tra arte e vita, arte e scienza, arte ed economia, etica, religione…. I BAMBINI COME I bambini possono raccontare la storia delle loro letture? E fanno mai quello che Auden si aspettava da un critico letterario? A partire da questo i colleghi di Chambers cominciano ad ascoltare con più cura quello che i bambini dicevano e si accorsero che spesso i bambini rispondono con battute rapide di cui l’insegnante a volte non coglie quei pensieri e, dato che molte cose interessanti vengono dette in privato, al di fuori delle discussioni formali in classe, è importante riuscire a cogliere anche le riflessioni che emergono casualmente. Es.1 Un bambino di 10 anni dice “ Ransome è un autore che si apprezza al meglio quando hai finito di leggerlo” Questo può significare: - puoi sperimentare il massimo piacere solo quando sei arrivato alla fine e hai la possibilità di cogliere l’intero piano dell’opera - il libro è così lungo che ti chiedi se vale la pena continuare a leggerlo - il libro è talmente noioso che che l’unico piacere sta nel leggerlo velocemente per potersene alla fine liberare Es 2. Sara, 6 anni, riguardo al libro Railway Passage di Keeping osserva “All’inizio le illustrazioni sono spente, poi sono tutte colorate tranne quella dello zio Meanie, forse è scura perché lui non è felice”, quindi la bambina sta imparando a dire a se stessa come funzionano le storie osservando i libri illustrati di Keeping e si rende conto della complessità letteraria di un testo ancor prima di affrontare la complessità linguistica. Dunque ognuno di noi dispone di un’innata facoltà critica ed è compito degli educatori insegnare ad esercitare tale facoltà con la giusta attenzione e consapevolezza. Occorre sottolineare alcuni punti: 1) I bambini così come gli adulti fanno letture molto diverse di uno stesso testo. E anche se gli adulti potranno fare molte ipotesi su ciò che potrebbe essere interessante o gratificarne per i giovani lettori non potranno mai averne la certezza e, al contrario qualsiasi attività che permette ai bambini di esprimere le proprie intuizioni procurerà non poche sorprese agli stessi insegnanti 2) Spesso sottovalutiamo le capacità di lettura e le abilità critiche dei bambini. Gli insegnanti pensano che i bambini non sappiamo distinguere la realtà della vita quotidiana dalla finzione letteraria o il significato letterale da quello metaforico, in realtà i bambini sono invece tutto ciò che siamo noi adulti, che nel raccontare le storie parlano in realtà del proprio essere. 3) In qualsiasi gruppo possiamo constatare come i bambini che parlano tra di loro dei libri che hanno letto condividendo riflessioni riescono ad arrivare a una comprensione più profonda di un testo. “DEGNO DI ESSERE DETTO” Se vogliamo aiutare i bambini a parlare delle loro lettura dobbiamo stabilire cosa “è degna di essere detta”. Cosa significa? Se i bambini sanno che le loro risposte potranno essere liquidate come “sbagliate”, “irrilevanti”, “sciocche”, impareranno presto a tenere per sé i propri pensieri. Sminuire quello che realmente pensano li induce ad ad allontanarsi dalla lettura o peggio li induce cercare di indovinare il pensiero dell’insegnante. Fondamentale nel nostro approccio è invece l’ascolto dell’esperienza del lettore, del suo apprezzamento o meno per un testo, dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti. Affinché questo sia possibile il lettore deve avere l’assoluta convinzione che l’insegnante desideri realmente una risposta onesta e che quindi qualsiasi cosa dica possa essere considerata “degna di attenzione”. La conversazione sui libri che suggeriamo attraverso il nostro approccio dovrebbe seguire il processo dinamico di “ri-creazione” di Iser, ovvero un processo che riguarda il cambiamento dei nostri giudizi, le nostre aspettative, e rimaniamo delusi quando vengono deluse, ci interroghiamo, traiamo ispirazione, accettiamo, respingiamo. Ha due componenti: in primo luogo un repertorio di modelli letterari familiari e di temi di letteratura ricorrenti, uniti a rinvii, a contesti storici e sociali familiari; in secondo luogo tecniche o strategie adottate per contrapporre il familiare a ciò che estraneo. Gli insegnanti hanno bisogno di un repertorio di domande per aiutare i bambini a parlare in modo chiaro delle loro letture. E i lettori devono sentirsi tranquilli e fiduciosi quando raccontandola storia della loro lettura. PERCHÈ “DIMMI”? Nella realtà è più facile scoraggiare i bambini a parlare che indurli a dire quello che pensano e la domanda che più li spaventa è “Perché?” perché suona aggressiva, polemica, indagatoria ed è onnicomprensiva, troppo ampia per poter ottenere una risposta immediata ed esaustiva. Generalmente i bambini rispondono con entusiasmante, noioso, divertente… Inoltre questa domanda non fornisce nessun aiuto, infatti per parlare di un libro bisogna iniziare da qualcosa, un dettaglio che siamo in grado di spiegare facilmente. Per questo sarebbe meglio utilizzare il “Dimmi” che sollecita un desiderio di collaborazione, comunica la reale volontà dell’insegnante di conoscere ciò che pensa il lettore e rinvia ad un dialogo informale piuttosto che ad un’interrogazione. “COSA SIGNIFICA”? L’ insegnante dovrà porre le giuste domande e dovrà riassumere quello che il gruppo sta dicendo in modo che ognuno possa riconsiderare i diversi interventi e spostare il focus della conversazione su altri aspetti. AFFERMARE L’OVVIO E’ attraverso la condivisione di ciò che è ovvio che iniziamo a pensare a fatto che nessuno di noi aveva considerato fino a quel momento. L’insegnante dovrebbe incoraggiare i lettori a parlare di ciò che è ovvio al fine di aiutarli a scoprire ciò che non sapevano di sapere. “COME LO SAI?” Dobbiamo interrogarsi su come siamo arrivati a sapere le cose che conosciamo ed è quindi utile che l’insegnante ponga la domanda “Come lo sai?”. Questo fa sì che i lettori continuino a ritornare al testo e alla loro esperienza di lettura del testo, allo scopo di far scoprire la fonte delle loro conoscenze. Gli alunni imparano così ad affrontare gli interrogativi che nascono dai loro commenti e si rendono conto che in questo modo riescono ad esprimere meglio il loro pensiero. GLI ARGOMENTI DELLA CONVERSAZIONE L’atto del leggere ha inizio con la scelta di un libro e ogni conversazione sui libri ha come punto si partenza la scelta degli argomenti di cui parlare. Nel normale contesto scolastico è l’insegnante a decidere gli argomenti della conversazione. Per questo tipo di conversazione cooperativa, il critico Booth ha coniato il termine coduction, dal latino co (insieme) e ducere ( portare, tirare fuori, far emergere). In altre parole, tutti noi, in quanto membri di una comunità, contribuiamo insieme a far emergere l’interpretazione del testo. Ed è su questo tipo di conversazione che si basa l’approccio “Dimmi”. Come si procede quindi? FAR EMEREGERE GLI ARGOMENTI DELLA CONVERSAZIONE 1) 4 domande di base: “Ditemi”: - Cosa vi è piaciuto? - Cosa non vi è piaciuto? - Avete trovato parti difficili da capire? - Avete notato collegamenti o motivi ricorrenti? Ai lettori si chiedono brevi risposte, senza alcuna spiegazione. Ogni domanda viene posta a turno a tutti i componenti del gruppo. Esaurite le risposte si passa alla domanda successivamente. 2) Gli elenchi delle risposte. Utilizzare una lavagna per consentire a tutto il gruppo di vedere cosa scriviamo. Stilare un elenco per ciascuna delle 4 domande. Poi bisogna chiedere di individuare gli argomenti inclusi in più di un elenco, ovvero menzionati più di una volta. Dopo aver evidenziato tutte le combinazioni bisogna individuare la risposta con più connessioni come primo argomento della discussione. FAR PROCEDERE LA CONVERSAZIONE L’insegnante chiederà a questo punto a ogni lettore di approfondire la sua riflessione in questo modo insegniamo ai bambini a costruire il significato di un testo. Inevitabilmente emergeranno nuove interpretazioni e verranno riportati aneddoti e ricordi di altri libri. Nel corso della conversazione l’insegnante dovrà fare 4 cose: 1) Riportare in continuazione i lettori sul testo, ponendo la domanda “Come lo sai?” 2) Porre domande generiche che possano aiutare a far progredire la conversazione 3) Porre domande specifiche che danno avvio alla conversazione . Sono domande neutre che non lasciano trapelare l’interpretazione dell’insegnante ma aiutano a soffermarsi su caratteristiche del testo che i lettori non hanno colto autonomamente e sulle quali vale la pena riflettere. 2) Si programmano incontri incentrati sulla domanda “Hai letto questo libro?”. Questo significa prepararsi molto bene su quello che si vuole dire e sul perché valga la pena scegliere quel determinato testo 3) Si preparano recensioni scritte, biografie degli autori, illustrazioni, da pubblicare su pannelli , riviste scolastiche, siti online. IV. L’EDUCATORE ALLA LETTURA I LETTORI NASCONO DA ALTRI LETTORI Ci soffermiamo sulla formazione specifica degli educatori. I lettori nascono da altri lettori: questo è un principio di cui non dobbiamo scordarci. Molto dipende infatti da quanto e da che cosa noi stessi leggiamo. Inevitabilmente e inconsapevolmente tendiamo a trasformare gli altri nel tipo di lettori che noi siamo. Cerchiamo di suscitare interesse per i libri che maggiormente amiamo. LA FORMAZIONE DEGLI EDUCATORI E DEGLI INSEGNANTI Per aiutare i bambini a diventare lettori dobbiamo aggiornarci costantemente, cercando di conoscere anche quegli autori che non abbiamo mai affrontato o di cui nutriamo dei pregiudizi. Gli insegnanti sono quei professionisti che si prendono cura dei giovani e che hanno la responsabilità di aiutarli a diventare lettori. Se possono contare su una profonda conoscenza della produzione letteraria per bambini e su una specifica formazione su come educare i giovani alla lettura, ne trarranno enormi vantaggi in termini di efficacia del loro lavoro. Inoltre, ogni bambino ha solo una possibilità di essere bambino, non può quindi aspettare che noi scopriamo i libri che dovremmo consigliargli, ma dobbiamo avere quella conoscenza di base già dal primo giorno in cui entriamo in classe. Suggerimenti: 1) Aggiornarsi: dobbiamo fare scelte consapevoli; ma in che modo? - bisogna consultare regolarmente fonti con recensioni specialistiche, riviste in formato cartaceo oppure online che prendano in considerazione l’intera gamma della produzione letteraria per ragazzi - bisogna cercare di visionare e di leggere la più recente produzione editoriale per bambini. Il modo migliore di procedere è leggere le recensioni presentate sulle riviste di settore, fare un elenco di libri che vale la pena leggere e visitare le librerie e le biblioteche per ragazzi - una scuola che tenga in considerazione la lettura consentirà a uno o più componenti del proprio corpo docente di dedicare almeno un paio di giornate all’anno alla visita di biblioteche e librerie specializzate per raccogliere informazioni e consigli sulle novità editoriali 2) Aiutarsi reciprocamente: è fondamentale il confronto con i colleghi per crescere come lettori. Oltre al sostegno informale tra amici e colleghi, possiamo organizzare incontri formativi dedicati all’acquisizione di specifiche competenze nell’ambito della letteratura per ragazzi: - confronti periodici: è importante fissare riunioni periodiche dedicate alla discussione del progetto lettura della scuola presentando i libri più significativi con l’obiettivo di condividere la passione per la lettura - gruppi di lettura: appuntamenti regolari per condividere le nostre letture. Sarebbe meglio che il gruppo includesse anche i genitori, gli insegnanti e i bibliotecari del territorio, cosicché questa combinazione di professionalità consentirà di mettere in campo una molteplicità di punti di vista su cui confrontarsi - formazione in servizio: purtroppo la lettura della letteratura è considerata optional e non è prevista nel nostro sistema educativo ma sarebbe bello chiederne l’attivazione 3) Aiutare noi stessi: alcuni suggerimenti sul piano personale per ampliare le nostre competenze in campo letterario: - teniamo un diario delle nostre letture: per tenere sotto controllo ogni flessione delle nostre letture e trovare l’incentivo per scoprirne la ragione e affrontare il problema - fissare un numero ragionevole di libri per bambini e ragazzi da leggere regolarmente Che cosa fanno gli adulti che educano alla lettura? Si preoccupano di tutti gli aspetti legati alla lettura. Mettono a disposizione i libri e il tempo per leggerli e predispongono un ambiente invitante. Mostrano, attraverso la lettura ad alta voce e il loro comportamento, quello che fa un “buon” lettore rispondono e aiutano gli altri lettori a rispondere in modo individuale e personale ad ogni persona della comunità di lettori.
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