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RIASSUNTO IL MONDO IN QUESTIONE, P. JEDLOWSKI, Sintesi del corso di Istituzioni Di Sociologia

Riassunto del libro "il mondo in questione". per istituzioni di sociologia. ottima preparazione per esame finale.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 25/10/2021

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Scarica RIASSUNTO IL MONDO IN QUESTIONE, P. JEDLOWSKI e più Sintesi del corso in PDF di Istituzioni Di Sociologia solo su Docsity! IL MONDO IN QUESTIONE PREMESSA Sociologia: ® Insieme deidiscorsi e pratiche di ricerca che hanno come oggetto di studio le relazioni e le istituzioni umane, in particolare si occupa della dimensione sociale della vita umana. e È una disciplina che nel corso del tempo è stata intesa in modi diversi e ciò rappresenta la storia della sociologia, quest’ultima è unita dalla sua tradizione. ® Siinterroga riguardo la logica delle trasformazioni e in quali direzioni sia più probabile che si verifichino mutamenti. Per rispondere a queste domande la sociologia utilizza strategie di conoscenza. *_ Gliautoridefiniti “classici” sono coloro che costituiscono un modello di strategia. La sociologia è una disciplina dallo statuto autonomo, in quanto è una costruzione intellettuale dell'uomo moderno. L'età moderna inizia nel 1492, anno in cui viene scoperta l'America e che segna la fine della concezione del mondo “chiuso” che inizia ad esser visto come “illimitato”, anche grazie alle scoperte scientifiche e agli sviluppi economici. Secondo i sociologi la modernità inizia con la Prima Rivoluzione Industriale (1750) che porta sviluppo economico e tecnologico e quella Francese che fa mutare la politica e le istituzioni. Secondo i sociologi rappresentano un'accelerazione della storia e il mutamento di essa, dal quale nasce il desiderio di studiare le forme di vita sociale; il mutamento della società è rapido e “inarrestabile”, dunque i sociologi hanno come scopo quello di porsi il problema di comprendere le ragioni e le direzioni del mutamento. In quest'epoca viene sviluppato il concetto di “scienza * Insiemedistrategie conoscitive che hanno il fine di scoprire le regolarità universali che riguardano i fenomeni studiati, attraverso l'osservazione metodica e l'applicazione di procedimenti logici. ® L'osservazione metodica che sfrutta la scienza è la via principale per conoscere (idea moderna. Prima della modernità il sapere “vero” era quello posseduto da Dio, assoluto ed eterno, che derivava dalla riflessione filosofica e/o religiosa. Da quest'ultima non giungeranno mai a possedere il sapere divino, ma apprenderanno dall'esperienza una conoscenza della stessa qualità). La sociologia ha le sue radici nel confronto con un mondo non più ovvio, ma in uno senza vincoli e vecchie tradizioni. Il pensiero sociologico nasce dalla concezione tra percezione del mutamento sociale e idea moderna di scienza. In questo contesto sono importanti in quanto applicano lo stesso metodo conoscitivo per fenomeni naturali e sociali: " l'Illuminismo francese. Con la Rivoluzione francese viene delegittimato il potere feudale e nasce una nuova classe sociale che vuole rinnovare il potere delle aristocrazie e sostituirlo con il proprio; nasce l’idea che tutti gli uomini abbiano uguali diritti e che dunque possano eleggere i propri rappresentanti. Tutte le rivoluzioni che si ispireranno a quella francese vedono il mutamento come un normale fenomeno avviato dalla riunione di uomini di diverse istituzioni che confrontandosi razionalmente definiscono e ridefiniscono le proprie leggi. Le origini culturali della sociologia sono comprensibili grazie all’illuminismo che ebbe un ruolo fondamentale nella critica dell'ordine feudale in nome della ragione (Dio e la tradizione non sono più un fondamento). Il mondo umano è ormai “storico” in quanto è diretto verso il progresso. Non si studiano più oggetti fisici ma sociali. La società è una natura dotata da leggi proprie; attraverso la conoscenza di queste ultime è possibile trasformare la società secondo la ragione (posseduta dall'opinione pubblica borghese) e dunque nasce l’idea che il governo della nazione sia una questione pubblica e non più riservata a un'élite. Ragione=dialogo + critica. A questo periodo risalgono i primi discorsi scientifici sulla società. MONTESQUIEU Scrive due libri importanti: 1. “Lo spirito delle leggi”, ritenuto fondamentale per lo sviluppo futuro della sociologia; mette in relazione ordinamenti legali ed elementi diversi quali costumi, clima,... senza stabilire dei criteri secondo i quali dovrebbero vivere gli uomini, ma anzi osserva come questi ultimi vivano con leggi e abitudini relative. Montesquieu osserva che vi sono più istituzioni umane e cerca di spiegare questa varietà: su questo atteggiamento poggiano le basi del pensiero sociologico. 2. “Lettere persiane”, un romanzo epistolare nel quale Montesquieu finge di pubblicare le lettere che il principe persiano Uzbek invia alle sue mogli durante il viaggio in Europa verso la Francia, la quale viene descritta con stupore date le numerose differenze. Grazie alla descrizione del principe, il lettore (francese) è spesato dalla prospettiva che ha uno straniero del proprio Paese e coglie la relatività che non può essere ignorata. Il lettore arriva a vedere il proprio mondo come un ambiente “esotico” e si interroga sulle cause perché il proprio mondo sia così differente da quello del principe persiano. In questo romanzo sono presenti: constatazione della realtà, relatività dei mondi sociali e il desiderio di scoprirne le cause. La conclusione è che ogni cosa è esotica vista da una prospettiva differente dalla propria. -l'empirismo inglese e scozzese. L'empirismo si rivolge alle cose umane con un approccio antimetafisico e dunque basato sull'’osservazione. La realtà umana è un sistema di credenze, abitudini, gusti e regole morali che non lasciano spazio alle autorità tradizionali (religione, credenze). 3 analogia con illuminismo francese. Si distingue dall’Illuminismo perché non confida nelle capacità della religione di comprendere a pieno la realtà, ma condivide con questa corrente l'atteggiamento critico nei confronti di ogni dogma; ciò è percepibile nelle opere di: . Adam Ferguson, per lui la conoscenza dei fatti ha la priorità su quella dei principi. E' ritenuto il pensiero fondamentale di tutta la società in quanto significa che il mondo sociale sia il prodotto delle attività umane e delle loro interazioni. . Adam Smith, scrive “Trattato sulla natura” e “Le cause della ricchezza delle nazioni” dai quali estrapoliamo diverse teori = L'economia politica diventa d'interesse per la società, in quanto la ricchezza di un Paese dipende dalle capacità di produrre e dal grado che si è raggiunto nella divisione del lavoro, quel processo che porta alla specializzazione di ogni individuo in una determinata attività accrescendo le capacità produttive collettive. = Lasocietà è un insieme regolato dal mercato, l'istituzione sociale che disciplina il sociale attraverso il meccanismo della domanda, quello dell'offerta e la fissazione dei prezzi di ogni bene. Questa tesi risalta l'importanza della divisione del lavoro nella vita sociale e l'individuazione dell'istituzione del mercato che garantisce l’autoregolazione sociale al di là delle interazioni e delle volontà singole. È importante osservare le cause che portano la necessità degli scambi e i modi in cui essi si realizzano. L'industrializzazione costituisce il motore del mutamento: nacquero i conflitti sociali interni e le lotte di classe causate dai problemi nell'ordine sociale. A livello europeo si stava vivendo in un periodo di pace in quanto erano assenti conflitti internazionali, al contrario delle numerose rivoluzioni interne. Culturalmente, il secolo è caratterizzato dal Positivismo (laicizzazione, progresso, no critica all’Illuminismo) che si basa sull’osservazione dei fatti sociali per poi contrapporli a ciò che è illusorio ed organizzare la conoscenza secondo quella scientifica; quest’ultima ha il compito di rifondare le società. * Fuunodeiprimi intellettuali a riconoscere che la società poggiava sulla produzione industriale e che quindi il progresso avrebbe dovuto portare alla riorganizzazione della società. * Elaborò un nuovo programma sociale che mirava a un nuovo cristianesimo e a una nuova società nella quale i “tecnici” (operai) avrebbero avuto un ruolo principale. * Riprende alcuni elementi della teoria di pensiero di Saint-Simon: afferma che l'epoca che si sta affermando ha bisogno più di essere riconosciuta e aiutata a dispiegarsi piuttosto che una forma piuttosto che un'altra. ® Lalegge naturale corrisponde alla coscienza umana che si svolge in tre stad 1. Teologico: i fenomeni vengono spiegati attraverso le nozioni magiche e religiose 2. Metafisico: i fenomeni vengono spiegati attraverso i concetti astratti (speculazioni filosofiche) 3. Positivo: la conoscenza è data dal sapere scientifico basato sulla ricerca dei fatti * Fuilprimoadutilizzare il termine “sociologia”. ® Scrive “Corsodi filosofia positiva” nel quale sostiene che la sociologia debba essere una fisica sociale, ossia una scienza modellata sui tratti delle scienze naturali con lo scopo di rilevare i fatti e riconoscere le leggi. In essa si distinguono poi: = Statica sociale: branca della sociologia che si occupa del modo in cui le società si autoregolano = Dinamicasociale: branca della sociologia che studia il mutamento. ® Scrive “Sistema di politica positiva” nel quale propone il Positivismo come idea politica, in quanto esso costituiva l'epoca della sottomissione razionale degli uomini nei confronti della propria natura; erano gli scienziati e i tecnici l'élite dominante. * Negli ultimi anni di vita si propone sacerdote di una religione positiva basata sul culto dell'umanità. La religione è fondamentale per l'integrazione nelle società dato che la religione non possiede i valori in cui credono gli uomini. - Il materi mo storico è la teoria secondo cui si analizzano le condizioni materiali degli uomini per come sono storicamente determinate. - La storia dell'umanità è la ricostruzione dei modi in cui i gruppi di uomini si sono organizzati per produrre in virtù della natura, garantendo la sopravvivenza dell'insieme. La struttura sociale è composta dalla divisione del lavoro, delle proprietà e delle tecniche di produzione; ciò costituisce la base della società; La struttura sociale determina le forme di quegli elementi che non posseggono una storia ma che dipendono dalla struttura stessa e in questo caso parliamo di sovrastruttura (filosofia, etica, religione, ...). L'ideologia è la rappresentazione della realtà che nasconde le vere condizioni di quest’ultima è una forma di pensiero tipica delle classi dominanti che occultano conflitti interni e perciò giustificano l'esistente. Ciò che può succedere è che i dominati condividano l'ideologia dei dominatori e che dunque posseggano una falsa coscienza. Marx: MATERIALISMO STORICO LASTRUTTURA cet Lr ae “ RAPPORTI DI seni casca mer ]_ “ii Lo Suna Eeta scientifiche, arisiche, della storia Cambiando Ls base materiale della storia, cioè la condizioni di vita degl individui, cambiano l visioni del mondo e | comportamenti sla sociali, sia privati Scrive “Critica dell'economia politica” e “Il capitale” nei quali critica l'economia politica, cerca di comprendere quali siano i presupposti ideologici su cui si basa e indaga sul modo di produzione e scambio capitalistico. Il modo di produzione capitalistico nasce con la rivoluzione industriale, è costituito dai mezzi necessari alla produzione insieme ai rapporti di produzione (padrone-schiavo) e si fonda sul capitale che è concepito: - Dagli economisti come il lavoro accumulato che costituisce il mezzo per una nuova produzione; - Da Marx come il lavoro accumulato in un determinato rapporto sociale. Ciò che trasforma la risorsa in capitale è il rapporto sociale che deve possedere determinate caratteristiche: 1. Rapportotra classe capitalista che possiede i mezzi di produzione e proletariato che possiede forza lavoro. 2. Rapporto mediato dal denaro in quanto il proletariato diventa merce venduta ad un salario che gli permette di acquistare beni per la sussistenza e che corrisponde al tempo che la forza lavoro vende. 3. La produzione ha come scopo quello di ottenere merci scambiabili o vendibili sul mercato; esse hanno un valore d'uso e di scambio esprimibile attraverso il prezzo, che rappresenta la quantità media di lavoro necessario per produrre quella determinata merce. 4. Il lavoro accumulato diventa capitale quando è utilizzato nella produzione insieme al lavoro dei salariati per ottenere il profitto del capitalista. Con il capitale si producono altre merci da un valore maggiore= il capitalista con il suo denaro (D) acquista merci (M) per ottenere altro denaro (D’ >D). L'economia politica è detta ideologica in quanto concepisce il profitto come il risarcimento all'impegno e al rischio del capitalista, descrive il modo di produzione come se fosse una condizione eterna e ne occulta le problematiche. Il plus-valore si ottiene da D'- D (profitto) ed è causato dal plus-lavoro (l'operaio lavora più del necessario per pareggiare i conti col salario); il plus-valore diventa profitto per il capitalista che genera l'alienazione del salariato. La critica di Marx si basa proprio sulla scoperta dello sfruttamento nei rapporti di produzione, il quale è visibile solo indagando riguardo i meccanismi della produzione e i rapporti di proprietà. La classe è costituita da un insieme di individui che ricoprono la stessa posizione nei rapporti di produzione e che sviluppano un'azione collettiva congruente con i propri interessi. - Classe sociale borghese: capitalisti. [|vogliono sfruttare il più possibile i lavoratori. - Classe sociale proletaria: lavoratori salariati. []vogliono liberarsi dallo sfruttamento. Marx afferma che la storia è dialettica poiché in ogni formazione sociale ci sono contraddizioni tra forze produttive e rapporti di produzione che portano al suo superamento e dunque vuole stabilire quali siano queste condizioni di movimento della società capitalistica. Il modo di produzione capitalistico ha dato vita al mutamento sociale e materiale che nella società moderna è caratteristico e normalizzato. Il movimento continuo è dovuto alla continua ricerca da parte dei capitalisti del profitto, giunti poi all'aumento delle ore di lavoro degli operai, all'introduzione di macchinari con l'obiettivo di rendere più produttivo il lavoro (+ merce. * Nel breve periodo: l'introduzione delle macchine appare più redditizia, perciò i capitalisti sono alla continua ricerca di innovazioni tecnologiche e scientifiche. * Nel lungo periodo: i capitalisti otterranno meno plus-valore in quanto le macchine sostituiranno l'operaio che ne produceva di più, giungendo alla caduta del saggio di profitto. Il capitalismo per Marx costituisce la forza rivoluzionaria dalla quale nasce il mutamento sociale dovuto dalla continua ricerca del profitto da parte dei capitalisti. Se il capitale aumenta, cresce anche la produzione e per cui il potere dei capitalisti 3 la crescita della povertà degli operai. Marx ne deduce che la ricchezza, anche se prodotta collettivamente, appartiene solo a pochi individui. Per dar vita ad una società senza classi sociali e proprietà private servirebbe la riorganizzazione dei lavoratori che non venne mai attuata ma fornì ai lavoratori un punto di riferimento. Il capitalismo, generando una forza produttiva come mai nella storia e la classe operaia antagonista che cresce di pari passo al capitalismo, porta alla necessità del passaggio a un'altra forma di rapporti sociali che elimini lo sfruttamento operaio: il comunismo. Una società comunista prevede che i produttori liberamente associati possano appropriarsi collettivamente di ciò che producono attraverso il loro lavoro. La visione utopica di Marx consiste nell’idea di una società nella quale gli uomini sono parzialmente liberi; questa società segna l’inizio della storia e tutto ciò che la precede è detta preistoria. Il rapporto uomo-natura è fondamentale in ogni società. Il modo in cui avviene questa relazione varia nel corso del tempo in quanto l'uomo deve produrre ciò che gli è necessario e per cui sensibilità e bisogni non sono costanti. Nell'uomo sociale la coscienza è data dall'interazione sociale alla cui base vi è il linguaggio ma nonostante in questo periodo storico l'uomo produce molto, questo causa anche una mancanza di interazione sociale quindi di linguaggio, dunque l’uomo non è più capace di godere dei rapporti interpersonali e di quelli con la natura. Nella società moderna la divisione del lavoro è molto sviluppata: i rapporti del lavoro sono tenuti assieme dal mercato, un sistema di rapporti astratti nel quale individui scambiano beni in base alle leggi impersonali (prezzi delle merci) e per questo l’uomo si immagina isolato. L'immaginazione dell’uomo fonda l'economia politica e l'ideologia borghese, facendo diventare l’uomo un essere sociale. I difetti della teoria di Marx. - Gli economisti: se il valore non è dato dal lavoro incorporato in una merce o se non è utilizzabile come concetto nella teoria economica, non può esistere la teoria dello sfruttamento. - Le due classi: Marx non fa mai riferimento alla terza classe dei proprietari terrieri poiché è convinto che con la proletarizzazione si uniranno ai capitalisti; inoltre c'è una classe media che non si unisce agli operai e che sarà oggetto di studio sociologico del ‘900. In quell’anno infatti divenne visibile l'adesione dei lavoratori interni appartenenti alle società più ricche, adesione ottenuta attraverso la concessione di privilegi. Questi lavoratori oggi corrispondono alle masse lavoratrici del terzo mondo che vengono sfruttate. - Analisi dei rapporti tra struttura e conoscenza: l’analisi di questi ultimi è debole e verrà ripresa sotto la prospettiva marxiana dalla Scuola di Francoforte. [CAPITOLO 4. EMILE DURKHEIM (1858-1917) Afferma che il collante in ogni società sia la morale: il sentimento morale unisce i membri della società, realizzandosi nella solidarietà tra di essi e consentendo la vita in comune e un ordine morale. La morale è quell'insieme di valori e credenze che si esprimono in norme a cui ogni membro della società è vincolato sia dall'esterno che dall'interno. La morale comune forma la solidarietà che lega i membri della società tra loro. Le norme morali possono essere implicite o esplicite; si impongono nella società e si istituzionalizzano in forma di credenze religiose rese sacre dalla ritualizzazione. Dal punto di vista sociologico per Durkheim i fatti sociali sono modi di agire e pensare al di fuori delle coscienze individuali e si impongono all'individuo in modo coercitivo, con o senza il suo consenso. I fatti sociali sono diversi dai fenomeni organici o psichici, in quanto sono il dominio proprio della sociologia e si inseriscono nella società senza la definizione del carattere dei media. | fatti sociali esistono nella stessa misura in cui esistono gli uomini ma hanno un'esistenza indipendente che sovrasta la volontà degli uomini[] trascendente, consolidato e influisce sulle modalità di pensiero (es. linguaggio). Prende ispirazione dalle teorie di Spencer, che concepisce la base della società in quei rapporti tra individui, i quali cercano di raggiungere il proprio obiettivo []visione utilitaristica. Durkheim crede che la società sia incomprensibile se si analizzano i singoli comportamenti, ma va studiata come l’espressione dell'inserimento nel contesto sociale; la vita collettiva rende possibile il contratto tra due soggetti intenzionati a rispettarlo in quanto appartenenti alla stessa società. Le norme morali nascono dalla sfera religiosa e a tal proposito scrive “Le forme elementari della vita religiosa” nel quale afferma che la distinzione fondamentale della vita religiosa è quella tra sacro e profano, definita elementare in quanto si trova in ogni espressione di credenze religiose. La vita religiosa è espressa da credenze (esprimono la visione del gruppo rafforzandolo) e riti (possiedono un valore simbolico che ricrea in modo periodico l'ordine in cui si crede), i quali hanno la funzione di preservare gli ideali collettivi di una società. In questa stessa opera confronta la sociologia della conoscenza con la filosofia. Propone la teoria della conoscenza polarizzata in empiristi, secondo i quali la conoscenza si sviluppa con l’esperienza, natisti, secondo i quali la conoscenza è presente a priori nell'intelletto sotto forma di categorie innate e universali che poi si incontrano con dati sensoriali; quest’ultimo pensiero, appartenente a Kant, è stato sviluppato da Durkheim che sostiene che gli uomini percepiscono dati bruti che poi vengono organizzati nell’apparato cognitivo a priori che origina il mondo. Le categorie di pensiero sono sociali in quanto si costituiscono attraverso l'interazione tra uomini/uomini e uomini/ambiente; queste vengono poi trasmesse attraverso la cultura e dunque sono lentamente mutevoli, come è possibile notare dal linguaggio (prodotto sociale [Jin base alla società varia la forma del conoscere). La formazione del pensiero morale consiste nel dare senso e ordine al mondo. . Bataille (insieme a Caiollois e Leiris del College de Sociologie) parla della dispersione come un tratto essenziale ella vita dell’uomo: gli aspetti distruttivi del mondo contemporaneo hanno origine dal rifiuto di considerazione delle tensioni dissipatrici. Nell'uomo vige l'estrema manifestazione della dissipazione della vita e il paradosso della civiltà. Il pensiero di Durkheim non è sempre coerente: nei primi scritti è positivista ma poi sviluppa una sociologia della conoscenza e considera gli stessi concetti di cui ci serviamo come dei costrutti sociali, modificandoli nel tempo. Scrive “Regole del metodo sociologico” nel quale si contraddice e infatti modifica il concetto di fatto sociale, restringendo il campo della sociologia in un modo che sembra contraddire la realtà dei suoi stessi studi. Il termine fatto sociale è stato omesso nella sociologia successiva, al contrario è comune l'utilizzo del termine “istituzione” che designa la proprietà della vita sociale di addensarsi in forme relativamente stabili e regolate. Le istituzioni sono gli insiemi di norme e pratiche che esercitano potere sugli individui costituendo i campi di condizioni entro cui avviene l’azione. La sociologia come insieme solidale di teoria e indagine empirica ini; (AVIR 5. SIMMEL A metà dell’800 ci furono cambiamenti economici, politici e sociali: = Industrializzazione e concentrazione crescente del capitale = Sviluppo dei mezzi di comunicazione = Miglioramento dell'igiene = Diffusione dell’istruzione a tutte le classi sociali = Ampliamento del diritto di voto = Prospettive riformistiche per lavoratori e per aumentare la partecipazione politica = Espansionismo coloniali fuori dall'Europa, poche guerre all’interno dell'Europa Viene utilizzato per la prima volta il termine “modernità” da Baudelaire nel 1862 per indicare quell'epoca caratterizzata dal mutamento e nella quale si diffonde l'idea di essere superiore rispetto ad altre civiltà. Scrive “Volontà” in cui espone il suo progetto finalizzato ad ottenere l'energia vitale elementare e primigenia []volontà di potenza=tensione all'affermazione della vita in sé senza freni. Critica la civiltà occidentale perché maschera a volontà primigenia e rivaluta l'elemento dionisiaco. Denuncia l'ipocrisia e crede che alla base della morale ci sia il risentimento. Per Nietsche la secolarizzazione e il conseguente disincanto è già avvenuta, infatti la morte di Dio coincide con la fine dell'idea che ci sia un fondamento trascendente per i valori a cui gli uomini possono ispirarsi; non riconoscere l'esistenza del fondamento coincide con l'assunzione di responsabilità, ossia affermare i valori solo sulla base della volontà e della capacità di crearli. L'uomo che si assume questa responsabilità è detto l’oltreuomo e ancora non è nato. Denuncia una crisi imminente come una dissacrazione degli ideali borghesi. Critica la modernità e il capitalismo in quanto prova un sentimento di nostalgia nei confronti delle forme sociali preesistenti. È uno dei fondatori dell’Associazione tedesca di sociologia. Scrive “Comunità e società” nel quale tratta dei modelli di organizzazione sociale: 1. Comunità: - È un gruppo stabile nello spazio e nel tempo. - Gli individui hanno rapporti personali e diretti tra loro - Chiusura nei confronti di ciò che è esterno alla comunità. - Le norme sono statiche - La partecipazione alla vita comunitaria è istintiva in ogni uomo - La cultura è omogenea. - La famiglia è la comunità per eccellenza. - I ruoli sono definiti chiaramente per ogni individuo - La mobilità è limitata. - Scambio e reciprocità di prestazioni o redistribuzione - Gli uomini orientano le proprie azioni e comportamenti sulla base delle tradizioi emotivamente legati da sentimenti di lealtà e appartenenza. ate a cui sono 2. Societ: = Èunaformadiassociazione più vasta della comunità = Gli individui hanno ampie possibilità dimovimento = Gli individui non hanno rapporti diretti generalmente ma sono mediati dall’adesione razionale alle regole statuite e dall’uso dei mezzi di scambio astratti (denaro) Lo sviluppo della società si realizza attraverso una distruzione progressiva delle forme di vita comunitarie; Tonnies infatti avverte una perdita riguardo la ricchezza dei vincoli affettivi tra individui e delle loro certezze morali. Descrive i mutamenti che stavano avvenendo prima di studiare il mutamento in quanto tale. Scrive opere di sociologia, filosofia ed estetica; si definiva un filosofo, ma impegnato a fondare la sociologia come una branca autonoma del sapere. La sua sociologia ha lo sguardo di chi pur vivendo nel mondo non vi appartiene. È costituita da: = Interazione sociale = Autipositivista ® Autisistematica = Autoconsapevole rispetto alle premesse epistemologiche che la sorreggono Scrive “Sociologia” e “Il campo della sociologia” nelle quali definisce la società (oggetto della sociologia) . Ciò che fa percepire qualcosa di mutevole è la prospettiva intesa come distanza dello sguardo. La società è oggetto del pensiero che emerge considerando insiemi di individui da una certa distanza. La prospettiva da cui si osserva la società rende possibile notare che gli individui sono in relazione di reciprocità, ossia che agiscono gli uni sugli altri. Wechselwirkung > realtà come la rete di relazioni tra una pluralità di elementi. Dunque non si possono individuare le singole cause dei fenomeni in quanto gli affetti retro-agiscono sulla causa stessa assieme ad altri fenomeni. oggetto della sociologia = le forme delle relazioni di influenza reciproca che sussistono tra gli uomini. (società) > la società emerge solo e nella misura in cui gli individui entrano in azione reciproca. La sociazione è il processo attraverso cui una forma di azioni reciproche si consolida nel tempo; una società è il risultato della sedimentazione delle forme di azione reciproca. La sociologia è una scienza formale in quanto si occupa di descrivere le forme assunte dalle relazioni di reciprocità in situazioni e tempi differenti, solidificandosi nelle grandi istituzioni o rimanendo effimere come nelle relazioni più fuggevoli. Simmel si occupa di ciò che comporta un numero di membri di un gruppo sulla struttura del gruppo stesso, dei caratteri della subordinazione, dei modi in cui i gruppi si definiscono nello spazio a cui appartengono; in alcuni testi però sembra che l’analisi sia sulle forme che le interazioni assumono all’interno di costellazioni storiche e culturali determinate. La vita è il fluire incessante e una produzione di forme; le forme sono l’espressione materiale, linguistica ed espressiva della cultura. L'oggettività della cultura si contrappone al fluire della vita stessa e ciò produce tensione, che conduce al mutamento culturale. Emergono il dinamismo della storia della cultura e la tragedia; la vita scavalca le forme anche se essa può esser colta solo in forme determinate di volta in volta. Questo produce il dinamismo della storia della cultura. Inoltre da questo emerge anche quella che Simmel chiama la sua tragedi vita può essere compresa solo sulla base dei simboli, ossia categorie o raffigurazioni che si contrappongono alla vita stessa o la riducono condannandosi al superamento di essa. la La comprensione del mondo è un processo infinito e ogni pensiero forma il mondo secondo una prospettiva ma essendo infinite prospettive possibili, per Simmel, la pretesa di una completezza sistematica è un'illusione. Metropoli, denaro e intellettualizzazione della vita. Descrivendo la modernità parla anche della crisi permanente su cui si fonda il suo mutamento. La modernità è flusso e instabilità di ogni forma; è la cultura che ne elabora il concetto. Il mutamento stesso nega la stabilità dei concetti con cui essa tenta di venire a capo. Scrive “Filosofia del denaro” e “La metropoli e la vita dello spirito” nei quali tenta di indagare i movimenti con cui la personalità si adegua alle forze estranee, come quella dell'esperienza moderna le cui caratteristiche sono: = La veloce metropoli: da un punto di vista sensoriale e spirituale offre molti più stimoli rispetto alla lenta provincia, basata sulla sentimentalità e le relazioni affettive che si radicano negli stadi meno consci della psiche e si sviluppano nella ripetizione di abitudini ininterrotte. = Intelletto: la forza interiore più adattabile secondo cui agisce l'individuo nella metropoli = Organo della psiche: a cui viene spostata la reazione ai fenomeni, in quanto meno sensibile e lontano dagli strati profondi della personalità Distinzione tra: 1. Intelletto: facoltà logico-combinatoria orientata alla calcolabilità ed è quindi superficiale ed adattabile. Ipertrofia dell'intelletto: causata dall’intensificazione della vita nervosa e dallo sviluppo di un atteggiamento strumentale e calcolitico, nei confronti delle relazioni tra persone e nella vita in generale. 1. Ragione: principio che ordina le conoscenze empiriche e non rinuncia al confronto con i sentimenti. C'è una corrispondenza tra tendenze intellettualistiche dell'esperienza metropolitana e i caratteri tipici, dell’econo nel principio del denaro l’individualità dei fenomeni ha a che fare solo con ciò che è comune ad ogni cosa, ossia il valore di scambio che riduce le qualità e le specificità. ja monetari 1. i tipi ideali sono determinate formazioni storiche colte nella loro individualità 2. i concetti come burocrazia o tipi di potere. 3. i tipi ideali sono tipi di azione sociale che corrispondono ad un tentativo di rendere impenetrabile e confrontabile l'agire umano in un numero elevato di casi Scrive “Economia e società” in cui sostiene che l'agire umano può essere determinato secondo 4 diversi tipi di agire e corrisponde ad un diverso tipo di senso che l'azione ha per il soggetto che la compie: 1. agire razionale rispetto allo scopo: il soggetto ha una chiara visione del suo obiettivo e la sua azione serve a conseguirlo, utilizzando le risorse e gli strumenti a disposizione secondo un calcolo. 2. Agire razionale rispetto al valore: il valore dell'agire risiede nell'agire in sé. Il valore è rilevante per il soggetto che compie l'azione a prescindere dalle conseguenze. 3. Agire affettivo: il senso dell'agire è legato ad un particolare affetto o stato d'animo del soggetto. 4. Agire tradizionale: dettato da un'abitudine acqui: Il mondo moderno è caratterizzato da un crescente predominio dell'agire razionale, costituito da azioni sempre più strumentali e il calcolo relativo al perseguimento dei fini diventa l'atteggiamento mentale predominante > sviluppo del processo di razionalizzazione. Weber riprende da Marx il concetto di capitalismo attribuendogli però dei significati diversi. L'atto economico capitalistico si basa sull'aspettativa di guadagno (pacifica) derivante dallo sfruttare abilmente le congiunture dello scambio ed è orientato all'avvento costante di capitale. Il capitalismo è il sistema economico al cui interno i soggetti agiscono al fine di conseguire un guadagno in modo formalmente pacifico utilizzando le congiunture dello scambio. Il capitalismo occidentale moderno è un'organizzazione formale del lavoro libero, un sistema di imprese collegate tra loro tramite il mercato in cui ogni impresa agisce per conseguire il profitto e organizzare le proprie attività in modo conforme rispetto allo scopo in modo razionale utilizzando il lavoro formalmente libero. La società è capitalistica quando la soddisfazione dei bisogni dei suoi membri ha luogo attraverso l'attività di tali imprese e il consumo delle merci che queste producono. Rispetto a Marx, in Weber è assente il tema dello sfruttamento perchè la denuncia allo sfruttamento è un aspetto di una critica morale al capitalismo che non ha nulla a che vedere con la definizione scientifica del capitalismo stesso. Per Weber il carattere dell'agire capitalistico è la razionalità formale del calcolo economico che vi è alla base dell'organizzazione del lavoro. Il capitalismo si è sviluppato grazie a: - disponibilità di lavoro formalmente libero. - sviluppo di mercati aperti. - separazione tra famiglia e impresa. - sviluppo di norme non soggette a mutamenti. Ciò che caratterizza il suo capitalismo è l'enfasi particolare sull'importanza del lavoro professionale e sull'importanza di reinvestire nell'impresa i guadagni dell'attività economica. I principali fattori che ne hanno determinato il sorgere sono: -l'attitudine razionalistica: la capacità degli uomini moderni occidentali di sviluppare delle forme di condotta pratico- razionale nella vita sono alla base dell'agire economico. -protestantesimo: l'origine di questa disposizione culturale si deve ricercare nelle forme religiose, pone l'accento sull'individuo come interprete diretto della parola di Dio e per questo si differenzia dal cattolicesimo che pone un'enfasi particolare sulla vita mondana. Il valore divino è indipendente dall'agire umano; l'uomo infatti non può mutare o influenzare ciò che solo Dio può concedere. Psicologicamente questo implica che il singolo non ha potere sulla salvezza della propria anima né tramite la preghiera né tramite le azioni. L'uomo rispetta il volere di Dio occupandosi sistematicamente del mondo e vietandosi ogni indulgenza (condotta di vita metodica) nel timore della tentazione. Beruf: si rifiuta l'autorità del papa e dei suoi comandamenti, riconoscendo il lavoro come unico mezzo per vivere in maniera adeguata. Atteggiamento richiesto dal capitalismo poiché per sviluppare un'impresa capitalistica ci si deve dedicare alla propria professione economica e contemporaneamente rinunciare al desiderio di utilizzare al desiderio di guadagno per godere. Scrive “Etica protestante” in cui cerca di capire il senso dell'agire economico capitalistico, orientato alla ricerca di un profitto, e il suo sistema economico fondato su questo tipo di agire che produce accumulazione (viene prodotto più di quanto viene consumato). Una volta avviato, il capitalismo procede meccanicamente per inerzia; chi nasce al suo interno vi si trova inserito naturalmente. La modernità capitalista sembra distruggere le forze che hanno contribuito a farla nascere. Weber è scettico verso il socialismo e predice che la dittatura del proletariato si trasformerà in dittatura dei funzionari + la sociologia di Weber è avalutativa. I valori sono orientamenti culturali di fondo che motivano le condotte umane ed esprimono degli atteggiamenti morali. Weber li distingue tra: = Riferimento adun valore: si fa riferimento alla propria condotta = Giudizio di valore: affermazione che dichiara esplicitamente riguardo a certi fenomeni ciò che è bene e ciò che è male Weber parla di valori in quanto fanno parte del senso che gli uomini danno al proprio agire e quindi sono campo di indagine della sociologia. Per essere oggettivo in questo lavoro deve evitare di inserire giudizi di valore ai fenomeni che studia; l'oggettività è frutto della disciplina (avalutatività). L'etica è la sfera dei valori, oggetto di ricerca delle scienze sociali. La relazione sociale esiste nel momento in cui più attori sociali sono compresenti e dunque il senso dell’azione di ognuno si riferisce all'atteggiamento dell'altro. Gli individui in continua relazione tra loro possono costituire due tipi ideali di relazioni sociali: = Comunità: l'agire sociale poggia su una comune appartenenza soggettivamente sentita da parte degli individui che vi partecipano []ha una dimensione affettiva. Ma esistono anche relazioni sociali di tipo opposto come la lotta in cui ogni attore sociale mira alla sopraffazione sull'altro. = Società: l'agire sociale poggia su una convergenza di interessi o su un legame di interessi motivato dai suoi membri []può poggiare su stipulazioni: impegni reciproci presi esplicitamente dai suoi membri. Il conflitto è una dimensione sempre inerente alle possibilità umane dell'agire. Le relazioni sociali possono essere: = aperte: se la partecipazione all’agire sociale reciproco è possibile a tutti = chiuse: se vi sono ordinamenti che limitano l’accesso solo a determinati soggetti con alcuni requisiti [] raggruppamento sociale. La violenza può essere resa legittima solo dall’imposizione della validità dell’autorità> espressione di un potere legittimo che ha la capacità di di intervenire con efficacia sulla realtà. Quando ha per oggetto altri esseri umani si parla di potere sociale nel quale si situa il potere politico costituito dal governo all'interno di un certo raggruppamento politico. Weber distingue due concetti: MACHT (potenza) E HERRSCHAFT (potere). Macht: qualsiasi possibilità di far valere la propria volontà. Herrschaft: la possibilità che un comando trovi obbedienza presso certe persone. Potenza: chi la subisce è costretto a seguire la volontà dell'altro. Potere: qualcuno obbedisce ad un comando perché ritiene legittimo il potere da cui il comando è emanato. Definendo il potere politico come la possibilità che dei comandi incontrino obbedienza, il problema è comprendere secondo quale senso l'obbedienza sia accordata: comprendere come un comando politico possa essere considerato legittimo. I tipi di legittimazione del potere: 1. Tradizionale: credenza su tradizioni ritenute sempre valide poiché provenienti dal passato 2. Carismatico: dedizione al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una persona, questo potere ha la potenzialità per produrre mutamento. Il carisma è la più grande forza rivoluzionaria potenziale della storia ma è sempre legato ad una persona, quindi i mutamenti prodotti sono difficili da conservare una volta morto il leader. 3. Razional-legale: credenza nella legittimità di ordinamenti statuiti; l'obbedienza alle leggi vale per tutti allo stesso modo ed esse sono prodotte razionalmente attraverso una discussione pacifica. Il mutamento è possibile ma, essendoci delle regole, è controllato. (Tipica delle società moderne). Ad ogni forma di potere legittimo corrispondono forme tipiche di apparati amministrativi. La burocrazia è la forma tipica del potere razional-legale; è l’organizzazione permanente della cooperazione tra un gran numero di individui che svolgono una specifica funzione (infatti sono detti “funzionari”) obbedendo ad un'autorità impersonale. La burocrazia si fonda su alcuni principi: - Servizi e competenze definiti da leggi e regolamenti. - Gerarchia di funzioni - Reclutamento del personale in base alla formazione ed esami - Separazione tra funzione e uomo che la svolge. - Retribuzione mediante un salario erogato dallo stato. La burocrazia possiede degli svantaggi: - Spersonalizzazione. - Sfavorisce l'innovazione. - Deresponsabilizzazione dei funzionari. - Sviluppo di interessi particolaristici da parte di corpi amministrativi burocratizzati. La stratificazione sociale è il modo in cui gli individui e i raggruppamenti di individui sono differenziati e ordinati gerarchicamente in una società. Per Marx la collocazione di un individuo in una classe è ciò da cui discende ogni sua altra posizione. Per Weber in ogni società umana coesistono diversi ordinamenti che corrispondono a diversi punti di vista da cui la società può essere considerata. Questi ordinamenti sono: * Ordinamento economico: insieme di individui che hanno possibilità analoghe di procurarsi dei beni economici finalizzati alla soddisfazione dei bisogni relativi a prestazioni di utilità; questo dimostra che per Weber la classe si definisce in base al mercato. * Ordinamento culturale: la stratificazione si esprime in ceti, un insieme di individui che condividono un certo status: Positivo: può essere fondato sulla condotta di vita, educazione ricevuta, prestigio Negativo: può essere fondato sul disprezzo derivante dalla nascita. interiorizzato con la descrizione del sé, non totalmente adeguata e interiorizzata in quanto l'io conserva la possibilità di distanziarsi e criticarla. Il soggetto diventa individuo solo quando è capace di confrontare le definizioni e le aspettative degli altri con desideri e ragioni, frutto dell’elaborazione di ciò che l'io ha di irriducibile (discorso dell'altro generalizzato: somma di tutto ciò che gli altri mi attribuiscono). DI FRANCOFORTE (anni ‘20. * È l'istituto per la ricerca sociale indipendente dall'università di Francoforte, Germania. * Glistudiosi che ne fanno parte non sono di formazione omogenea, ma condividono l'intento di promuovere il rinnovamento della ricerca sociale marxista così da prendere in considerazione le contraddizioni date dalle trasformazioni capitalistiche. * Illoro marxismo è antidogmatico e non determinista; la sovrastruttura di Marx non è intesa come deviazione dalla struttura, vengono rivalutate le origini nel pensiero hegeliano e integrate con la psicoanalisi freudiana (da cui deriva la teoria critica della società originale). ® Nel 1930l'istituto viene chiuso. * Horkheimere Adorno criticarono la modernità occidentale e il predominio della razionalità strumentale che riprende e radicalizza il pensiero di Weber sulla razionalizzazione. * Nel 1950l'istituto viene riaperto. * Lateoria critica diventa uno dei principali riferimenti intellettuali per coloro che non riconoscono nel marxismo sovietico l’unica alternativa al capitalismo; questa teoria è data dalla ricerca sociale, dalla psicoanalisi e filosofia[] non è sociologia nel senso stretto poiché si combina con altri ambiti e non si osserva la realtà; collegandosi all'insegnamento marxiano è sia ricostruzione della genesi storica dei fenomeni sociali, sia esplicitazione delle possibilità di emancipazione. Adorno scrive “Minima Moralia”: quello che un tempo i filosofi chiamavano vita si è ridotta alla sfera del privato e poi del consumo, infatti nella società capitalistica il fine dell'esistenza diventa produrre; la vita si riduce all’offrire forza lavoro e al consumo di beni prodotti[]la vita degli uomini è un supplemento della produzione anziché il suo fine. Prendere atto di ciò significa conservare il nucleo del pensiero di Marx che è anche il nucleo della teoria critica della società. Il centro del discorso è la relazione tra lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti sociali: si tratta di esplicitare le possibilità rivoluzionarie che si aprono nella fase contemporanea del capitalismo; queste possibilità rimangono latenti nonostante i violenti movimenti operai e conflitti sociali vari e per scoprirne il motivo bisogna fare ricorso alla psicoanalisi, ma anche riprendere il concetto di alienazione di Marx. Marcuse afferma che la rivoluzione preannunciata da Marx non dovrà essere solo politica né riguardare solo la sfera della produzione ma dovrà essere una rivoluzione totale. La critica della Scuola di Francoforte diventa senza soggetto: allontanandosi sempre più dal marxismo, non intende se stessa come espressione degli interessi di una classe bensì come un richiamo costante, disperato e fondato sulla speranza, alla possibilità di emancipazione di cui si conserva il ricordo. È, come scrivono Adorno e Horkheimer, un messaggio nella bottiglia. L'INTEGRAZIONE DELLA PSICONOALISI E LE RICERCHE SULLA FAMIGLIA E SULLA PERSONALITA' Per Horkheimer si deve: = Integrareil marxismo con una teoria che sappia rendere conto dei meccanismi della psiche = Comprendere come si realizzano i meccanismi psichici per cui è possibile che restino latenti quelle tensioni sociali che la situazione economica spingerebbe al conflitto = Capirecomesiintegra la classe operaia nel capitalismo Non basta appellarsi alla falsa coscienza, ma si deve indagare come si forma la coscienza e a questo serve la psicoanalisi. La prima integrazione in tal senso la fa Fromm e usa il pensiero di Freud negli “Studi sull'autorità e la “famiglia” per spiegare i processi di socializzazione dell'individuo: la famiglia è una cerniera che collega la struttura sociale con la coscienza del singolo, il luogo dove questi impara ad adattarsi. Nel passaggio da borghesia classica a tardo capitalismo, la famiglia tende sempre meno a formare individui auto-responsabili e a favorire la nascita del riuscendo a giustificare ciò, scarica aggressivamente sugli altri la frustrazione accumulata in quanto è incapace di sviluppare un io in grado di assumersi la responsabilità di se stesso e per questo particolarmente incline ad affidarsi irrazionalmente all'autorità di un leader che promette di soddisfarne i bisogni. Questo tipo di costituzione psicologica, pronto ad accettare regimi autoritari è favorito dalle forme di socializzazione della società di massa. Chi è incline a una personalità autoritaria, tende a sfuggire all'analisi razionale della realtà specie all'analisi dei fattori sociali che in un dato momento possono provocare disagio, tendendo a scaricare il proprio disagio e la propria aggressività sul sistema o su gruppi minoritari e impotenti come le minoranze etniche (=capro espiatorio), evitando di affrontarli direttamente [] meccanismi inconsci. La ricerca sociale si arricchisce di dimensioni prima inesplorate come le forme di socializzazione e la costituzione del carattere, che spiegano come sia possibile che gli uomini non perseguano razionalmente i propri interessi ma possano evitare di impegnarsi in conflitti a cui tali interessi dovrebbero condurre affidandosi irrazionalmente a un leader carismatico e scaricando la propria aggressività su falsi obiettivi (ciò non si può spiegare con una teoria economicista). L'influenza di Freud è presente anche in “Eros e civiltà” di Marcuse dove si critica il capitalismo. Come Freud aveva del dominio degli uomini sulla natura, ma con il capitalismo lo sviluppo delle forze produttive è tale da permettere almeno potenzialmente di ridurre questo controllo e lasciare spazio allo sviluppo di un'umanità capace di entrare in rapporto con la natura. L'edonismo è la capacità degli uomini di godere della propria vita entro i limiti che essa pone; non corrisponde ad uno scatenamento della sessualità a proposito della quale parla di desublimazione repressiva (=allude ad accesso socialmente legittimato alla sessualità che non corrisponde a nulla di creativo, bensì allo sviluppo di una logica della prestazione che riproduce anche in campo sessuale la morale repressiva dominante). Di base freudiana è anche la critica della razionalità sviluppata da Adorno e Horkheimer specie in “Dialettica dell'illuminismo”. La critica della razionalizzazione Già Weber parla di razionalità strumentale a seguito della razionalizzazione dovuta all'intelletto (=commisurare logicamente i mezzi e i fini e calcolare adeguatamente costo/benefico di ogni azione). Per la scuola di Francoforte il processo di razionalizzazione descritto da Weber è corruzione della ragione, una riduzione della ragione a intelletto. Gli uomini moderni son sempre più capaci di eseguire calcoli tecnici ma sempre meno di esercitare facoltà critiche in cui si dispiega la ragione propriamente detta che Horkheimer colloca in “Eclisse della ragione” nel passaggio dall'illuminismo (ragione usata per opporre alla precedente società principi di eguaglianza, libertà ecc.) al positivismo (ragione senza più valenze critiche ma appiattita a strumento di descrizione dei fatti, separata da ciò che riguarda valori e fini. Separazione che Weber stesso riconosceva e raccomandava pure). Rimane solo la razionalità ridotta a criterio formale, la ragione è diventata mero intelletto. Di base freudiana è anche la critica della razionalità sviluppata da Adorno e Horkheimer specie in “Dialettica dell'illuminismo”, nella quale la critica si fa ancora più radicale e va anche verso l'illuminismo: = Horkheimer rivaluta la validità del pensiero magico e religioso perché nei movimenti religiosi popolari si esprime spesso una carica nei confronti delle istituzioni che rende la religione diversa da quella dell'oppio dei popoli” come definita da pensiero tradizionale marxista. Nel pensiero magico e religioso si conserva il riconoscimento di qualcosa che il “disincantato” pensiero razionalistico tende a non riconoscere più e cioè che non tutto è dominabile dalla ragione. = Unasecondaccritica all'Illuminismo vi è nel riconoscimento di un nesso tra ragione e logica del dominio; gli uomini pagano l'accrescimento del loro potere con l'estraniazione da ciò su cui lo esercitano. L'Illuminismo si rapporta alle cose come il dittatore agli uomini che conosce in quanto è in grado di manipolarli. L'illuminismo non è più riferito a un movimento storico determinato ma diventa denominazione di tutta la civiltà occidentale. Questo progetto di razionalizzazione è un progetto di padroneggiamento del mondo: si tratta di comprenderlo per dominarlo, per piegare la natura alle manipolazioni dell'uomo ma compiendo questo progetto l'uomo si estranea dalla natura stessa[jil pensiero razionale si separa dalla natura e vi si contrappone. Questo atteggiamento ha consentito lo sviluppo del sapere tecnico e della signoria dell'uomo sulla natura ma contemporaneamente si è espresso in una logica che annulla ogni senso della vita che non corrisponda al dominio tecnico sopra di essa. (Per esempio Ulisse che per conoscere le sirene senza farsene coinvolgere si fa legare (=reprimere) all'albero maestro []la conoscenza razionale si mostra inseparabile dal dominio su di sé e serve a sua volta il soggiogamento delle forze primordiali della natura la cui complicità col desiderio è negata. Il disagio della civiltà espresso da Freud è proprio questo: la ragione comprende il mondo solo al prezzo di trasformarlo in un oggetto di dominio. Lo sterminio degli ebrei all'interno di uno dei paesi più civili al mondo non può essere inteso come accidentale, ma è segno della ricorrente tendenza alla barbarie che, non superata a causa della rimozione del rapporto originario dell'uomo con la natura, rimane operante nel cuore della civiltà. Il mondo sociale moderno tende ad allontanare da sé l'idea stessa della barbarie, ma in realtà la controlla solo più efficacemente. L'illuminismo non va sostituito con l'irrazionalismo ma va accompagnato da una critica permanente che ne mostri l'unilateralità e le contraddizioni. Questa critica è di una razionalità che evita di esaltare se stessa, che conosce la propria ambivalenza e che è consapevole della permanente possibilità di ricaduta nella barbarie. La forza di questa critica sta nel confronto di ogni concetto non con i fatti (= ciò che esiste già) ma con ciò che esso esprime quanto a possibilità []i concetti borghesi di libertà/uguaglianza non vengono annullati dal fatto di non esistere in realtà, ma vanno posti al lavoro mostrandone le determinazioni storiche e la possibilità per il futuro che indicano. La forza di tale critica sta anche nella memoria per es. contro i crimini che accompagnano il cammino del progresso e ne mostrano l'ambivalenza e nel ricordo di una conciliazione con la natura che, per quanto contraddittoriamente, è sepolto negli strati più arcaici della cultura e che la stessa psicanalisi di Freud riconosce nella nostalgia che ci lega ai desideri che nell'infanzia abbiam imparato a negare. Anche se il processo di razionalizzazione è radicato in noi, permane entro ciascuno il ricordo di qualcosa che resiste alla razionalizzazione e all'adattamento: è il ricordo del desiderio della felicità ed a questo si richiama la speranza possibile. Nel capitalismo maturo l'industria culturale corrisponde all'amministrazione dello svago che mira a fornire ai lavoratori una compensazione temporanea per i sacrifici; alla fine dello svago ciò che attende il lavoratore è sempre la medesima routine produttiva la cui necessità è costantemente riconfermata nella morale nascosta in ogni film di Hollywood e in ogni programma radiofonico commerciale. Se nei lavori della scuola di Chicago si ha una delle prime manifestazioni di interesse delle scienze sociali verso la stampa e i mezzi di comunicazione, per la scuola rancoforte tale interesse diventa centrale. L'industria culturale porta la sotto questa apparenza però, si nascondono lo svuotamento della nozione di cultura e un progetto di manipolazione. Se la cultura si svuota, non è più luogo privilegiato dell'elaborazione del senso e veicolo di aspirazioni ideali che trascendono l'ordine dato, bensì luogo di intrattenimento e soprattutto di promozione dell'adattamento di ciascuno all'ordine sociale esistente. Tale manipolazione è insita nella logica della comunicazione di massa. Questa è una comunicazione in cui i messaggi sono unidirezionali. La democraticità apparentemente connessa al fatto che le stesse informazioni sono disponibili ad ognuno è negata dal fatto che non è previsto che gli utenti siano anche emittenti (“democratica rende tutti del pari ascoltatori per consegnarli autoritariamente ai programmi tutti uguali delle varie stazioni”), La comunicazione di massa è analoga alla i prodotti vengono standardizzati e tutti i programmi forniti dall'industria della cultura tendono ad uniformarsi. Il collante di questo sistema è dato dalla sua funzione: = Promuovere un adattamento generalizzato al sistema sociale = Sostenere il mercato invitando ciascuno al consumo. La pubblicità è il cuore della comunicazione poiché invita all'acquisto. In questo processo la cultura si riduce a merce perdendo il suo significato. “Tutto ha valore in quanto si può scambiare e non in quanto è di per sé qualcosa”. La critica della cultura di massa è stata sviluppata nella scuola di Francoforte specie da Lòwenthal che sottolinea la funzione di promuovere la sottomissione del singolo alle gerarchie esistenti; sacrificando nell'immaginario i propri desideri frustrati, il singolo rinuncia a prendere atto nella realtà della divergenza tra la libertà a cui aspira e l'ordine sociale in cui è immerso. Lowenthal scrive “Opera d'arte” in cui propone una delle sue tesi più note: la perdita di quell'aura di unicità dell'opera d'arte che consegue alla possibilità di riproduzione. La fotografia e il magnetofono permettono a ciascuno di ammirare un dipinto o di ascoltare una sinfonia senza spostarsi da casa: la fruizione dell'opera in questo modo si allarga ma al contempo si trasforma [] recarsi davanti ad una statua o ascoltare una sinfonia in un teatro pongono il soggetto di fronte alla sensazione di qualche cosa che è unico, mentre vedere la foto di una statua e ascoltare CD è invece fruire di eventi riprodotti. Diversamente da Adorno e da altri membri della scuola, Lòwenthal non era del tutto ostile a queste trasformazioni. Le stesse idee di originalità e autenticità cambiano senso. Nel saggio su Baudelaire Lowenthal presenta formulazioni più esplicite di una teoria della “crisi dell'esperienza” nella modernità. La teoria dell'esperienza inizialmente può essere ricollegata al tema dell'intellettualizzazione della vita moderna incontrato in Simmel, il quale descriveva la vita quotidiana del cittadino metropolitano come successione di stimoli che richiede, per essere padroneggiata, una forte accentuazione delle dimensioni intellettuali della vita psichica a scapito di quelle emotive. > I genitori cooperano alla socializzazione dei figli tramite l’esempio che danno: il bambino apprende norme e valori dagli adulti. Norme= modelli di condotta []chi non vi si adegua è sottoposto a sanzioni. Valori= ciò a cui le norme si ispirano[] contribuiscono a definire il significato dell’esistenza, gli scopi degli individui e i mezzi per raggiungerli. Ruoli= insieme di comportamenti regolati da norme attraverso cui l’individuo interagisce con altri. L’insieme di ruoli che un individuo ricopre è ciò che conferisce il suo status []posizione che egli occupa nella società. Istituzioni= sottounità del sistema sociale che implicano più ruoli che interagiscono tra loro. Socializzazione= processo con cui un individuo interiorizza i valori e le norme diventando capace di svolgere i ruoli che le istituzioni gli richiederanno e di accedere così al proprio status. Parsons vuole definire delle variabili strutturali: parametri in base a cui sia possibile distinguere società e culture diverse. []scelte binarie [] - Particolarismo / universalismo - Diffusione / specificità -Ascrizione / acquisizione - Affettività / neutralità - Orientamento ad interessi collettivi / privati. Le società moderne sono orientate verso l’universalismo. Evoluzione della società vista come un susseguirsi di stadi corrispondenti ciascuno all’emersione di un nuovo modello organizzativo che comporta il successo della società che lo adotta. I modelli sono universali ed evolutivi. 1° livello= sviluppo delle società primitive. 2° livello= rivoluzione neolitica, alla nascita della città e dell’agricoltura; legittimazione dell’assetto politico; creazione ed affermazione da parte della cultura delle credenze tali per cui la società possa essere intesa da tutti i suoi membri come referente del pronome “Noi”. 3° livello= sviluppo della burocrazia, del mercato, di norme universalistiche e generalizzate, della democrazia. ]] corrisponde alla creazione della società moderna. 1. L’idea di una teoria onnicomprensiva è sbagliata. 2. La teoria sociale onnicomprensiva richiede presupposti diversi. 3. Nonsi capisce cosa generi i valori. Non tematizza il rapporto tra osservatore ed osservato. 4. Descrive l’azione stampandola nei suoi elementi e così facendo fa passare in secondo piano l’interpretazione e delimita anche l’azione a una cosa. [] noi di solito siamo immersi in catene di azioni difficilmente separabili. Anni ’50 e ’60 [Jstudi americani riguardo ai processi di mutamento in corso nei paesi extra-occidentali ispirati a distruzione di Parsons tra culture moderne e tradizionali. I teorici della modemizzazione si pongono il problema di come far entrare gradualmente e senza rivoluzione i paesi del terzo mondo nello sviluppo occidentale. Modernità= intesa come una miscela coerente di elementi considerati solidali tra loro: - Industrialismo - Democratizzazione della vita politica - Razionalizzazione - Secolarizzazione - Individualismo. Gli ostacoli dello sviluppo della modernità sono più culturali che economici. Il ragionamento tradizionalistico è inteso come ostacolo allo sviluppo perché genera personalità poco inclini all’innovazione. I limiti sono dovuti alla non gradualità della modernizzazione che genera conflitti perché le aspettative di benessere sono elevate ma non possono essere soddisfatte da subito. Elementi tradizionali e moderni convivono ovunque. SHILS distinguerà in “ Tradition” il tradizionalismo dalla tradizione. Tradizionalismo: orientamento culturale che tende a caricare il passato di valenze positive e a legittimare norme e comportamenti sulla base del passato in se stesso. Tradizione: ha a che fare con il trasmettersi di certi elementi della cultura da una generazione all’altra. Quindi la modemità, in sintesi, sarebbe ostile al tradizionalismo ma non porrebbe fine all’esistenza delle tradizioni. Le teorie della modernizzazione implicano il presupposto che i rapporti tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo siano positivi. Ciò viene legato alla teoria della dipendenza []i paesi in via di sviluppo esportano manufatti industriali e materiali grezzi i cui prezzi vengono determinati dai paesi sviluppati che hanno maggior potere contrattuale. L’ANALISI FUNZIONALE DI ROBERT K. MERTON Egli utilizza una serie di concetti logicamente collegati tra loro che non pretendono di essere universali ma si limitano ad illuminare ricerche parziali e a contribuire a costruire dei ponti fra ricerche diverse. Concetto di funzione [] cruciale nell'analisi funzionale. La funzione è lo strumento utile alla ricerca ma non la chiave di volta di una teoria onnicomprensiva della società. Ciò comporta: - Ilrifiuto dell’idea che ogni elemento del sistema debba essere inteso come funzionale al sistema nel suo complesso. [] il mondo sociale è conflittuale quindi non per forza ciò che è conflittuale per alcuni lo sarà anche per altri. - Ilrifiuto dell’idea che tutti gli elementi di un sistema sociale debbano avere una funzione. - Distinzione tra funzioni manifeste e funzioni latenti. Il fenomeno compare perché si ha bisogno di qualcosa (funzione manifesta) ed è diverso dal comprare per ostentare uno status sociale (funzione latente). Gli uomini non sempre sono coscienti degli scopi che stanno perseguendo e dunque delle funzioni che assolvono i loro comportamenti. A volte le funzioni manifeste possono contraddire quelle latenti e viceversa. ALCUNI DEI CONTRIBUTI DI MERTON STOUFFER introduce il concetto di DEPRIVAZIONE RELATIVA. L’insoddisfazione provata nei confronti della propria carriera da parte dei militari che in realtà si trovano in una posizione privilegiata. Il sentimento di essere privati di qualcosa non ha a che fare con la realtà oggettiva ma con percezioni soggettive. D) se ci si abitua a coltivare certe aspettative anche una realtà positiva può apparir frustrante. Merton mostra che ogni individuo si rapporta al almeno due gruppi: 1. Gruppo di appartenenza[] quello di cui si fa parte. 2. Gruppo di riferimento [] quello a cui ci si ispira. Se ha opportunità e bisogni che l’individuo non riesce a soddisfare, egli si sentirà frustrato a prescindere. Per Merton inoltre si è devianti rispetto agli scopi che ci si prefigge o rispetto ai mezzi che si scelgono per raggiungerli perciò esistono quattro tipi di devianti diversi: 1. Innovatori [] scopi non devianti, mezzi devianti. 2. Ritualisti [] fedeli ai mezzi ma non agli scopi. 3. Rinunciatori [] rifiuto ai valori, agli scopi e offre norme che riguardano i mezzi per raggiungerli. 4. Ribelli [] rifiutano obiettivi e mezzi e combattono per obiettivi e mezzi diversi. Il termine “anomia” sta ad indicare questa volta una situazione in cui vi è una disgiunzione tra gli scopi dell’esistenza che la cultura propone e le possibilità concrete di raggiungerli tramite mezzi normali. Merton sottolinea che gli uomini non rispondono solo a elementi oggettivi di una situazione ma anche al significato che tale situazione ha per loro. Una volta attribuito un significato ad una situazione, questo significato è causa determinante del loro comportamento. PER UNA SOCIOLOGIA DELLA SCIENZA Merton è l’iniziatore della SOCIOLOGIA DELLA SCIENZA. Scienza= tipo di conoscenza che si riconduce allo svilupparsi dell’esperimento e dell’osservazione controllata. Oggetto della sociologia della scienza= interdipendenza dinamica fra la scienza, intesa come attività sociale in progresso che dà origine a prodotto culturali e di civiltà e la circostante struttura sociale. E’ presente l’idea che la verità sia qualcosa di accertabile razionalmente mediante l'osservazione sistematica e l'esperimento. Questa idea non nasce dalla scienza ma nasce all’interno della cultura più vasta in cui è inserita. Merton tenta di rintracciare le origini della nozione di scienza nei primi secoli dell’età moderna ponendole in relazione con la mentalità metodica e con l’atteggiamento di rifiuto dell’autorità ecclesiastica che caratterizzano i puritani. Affinché la scienza si viluppi è necessario che la cultura formuli l’idea che essa possa esistere, che attribuisca agli scienziati uno status che concepisca le domande a cui essi possono cercare risposta. Quindi la scienza è un'istituzione sociale e come tale trae il proprio significato dalla cultura della società in cui è immersa. Merton si interessa a tensioni tra logica propria della comunità e il resto della società. la logica propria della comunità si basa su una serie di procedure caratteristiche e su un certo ethos specifico che attribuisce un valore chiave al dubbio sistematico. Ciò comporta che ogni affermazione sia verificabile intersoggettivamente []impone il dialogo aperto tra scienziati e implica la disponibilità universale dei risultati di ogni ricerca e pretende che ogni scienziato sia valutato esclusivamente per i meriti del proprio lavoro. Non è detto che i membri di una comunità scientifica si conformino al suo ethos ma che la scienza sia tale in virtù dell’ethos che le è proprio e fondamentale. La scienza è tale solo se ha un’organizzazione che consente al dubbio di esprimersi. La società della scienza si articola in un programma di ricerca empirica: bisogna verificare, nelle diverse situazioni storiche e nei contesti sociali, le richieste scientifiche, l’influenza l’organizzazione interna della comunità. CRITICHE A MERTON 1. Poco sensibile alla differenze tra scienze naturali e sociali e idea cumulabilità dei risultati della ricerca scientifica che non tutti condividono. 2. Infatti KUHN nega la cumulabilità del sapere scientifico mostrando che la storia è fatta di ricorrenti passaggi da un paradigma all’altro tendenzialmente incommensurabili. 3. FOUCAULT dice che per lui il divenire della conoscenza appare come il prodotto di una serie di fratture epistemiche che impediscono di pensarlo come un’evoluzione lineare. Queste posizioni tendono ad affermare un relativismo radicale e a vedere le dinamiche di conflitti e poteri interni al discorso scientifico piuttosto che la possibilità di un'evoluzione progressiva della conoscenza. LEE ARE EEE Ma se il senso comune è un insieme di credenze, lo stesso vale per la realtà: ciò che intendiamo per realtà della nostra vita quotidiana è ciò che noi crediamo reale [] Il pensiero quotidiano e la scienza Schutz viene spesso considerato esponente della microsociologia (= sociologia che si occupa in modo specifico della dimensione quotidiana della vita sociale) ma a volte questa interpretazione è riduttiva. Schutz ha inteso il proprio lavoro come un contributo alla chiarificazione dei concetti fondamentali delle scienze sociali attraverso uno studio delle forme di costituzione intersoggettiva della realtà. Il pensiero di Schutz rappresenta un momento cruciale della storia della sociologia che corrisponde a una messa in questione radicale del realismo ingenuo di chi dimentica che il mondo umano è un mondo interpretato e che nessuna teoria è il semplice rispecchiamento della realtà, le cui caratteristiche sono date una volta per tutte. A fferriamo solo certi aspetti della realtà del mono, quelli rilevanti per noi! Schutz, come Weber, parte dal problema di come sia possibile che le scienze sociali forniscano interpretazioni adeguate al senso delle azioni degli individui. Soluzione: riconoscere il fatto che interpretare il significato delle azioni altrui è un problema che gli individui risolvono continuamente nelle proprie interazioni ordinarie. Per capire l'interpretazione scientifica dell'azione, si deve prima investigare l'interpretazione spontanea che gli attori svolgono reciprocamente nel corso della propria vita quotidiana al fine di coordinare tra loro le proprie condotte. Solo dopo ciò il metodo delle scienze sociali viene chiarito. In entrambi i casi, comunque, l'interpretazione del senso dell'agire si risolve in un insieme di tipizzazioni. La differenza tra il pensiero delle scienze sociali e quello quotidiano riguarda innanzitutto i criteri con cui nei due casi è costruito il sapere. Mentre il pensiero quotidiano è orientato in senso pragmatico e non teme né incoerenza né approssimazione, il pensiero scientifico cerca coerenza logica. La differenza principale tra il pensiero delle scienze sociali e quello del quotidiano sta nel fatto che le tipizzazioni delle scienze sociali sono tipi di tipi: gli oggetti di pensiero costruiti dagli scienziati sociali si riferiscono agli oggetti di pensiero costruiti dal pensiero del senso comune dell'uomo che vive la sua vita quotidiana. I costrutti usati dallo scienziato sociale sono di secondo grado cioè costrutti dei costrutti fatti dagli attori sulla scena sociale. Tra la scienza sociale e il pensiero quotidiano non vi è dunque tanto una differenza di sostanza quanto di metodo e soprattutto di grado. Anche Schutz, come Weber, distingue tra scienze sociali e della natura. Sono diverse perché quelle sociali hanno a che fare con un mondo di senso quindi incomprensibile senza far riferimento ai modi con cui gli attori lo interpretano. La sociologia di Schutz è quindi una scienza sociale comprendente come quella di Weber e infatti, i suoi risultati si combineranno con quelli dell'ermeneutica (= filosofia che si occupa delle modalità del comprendere o interpretare). Peter Berger e Thomas Luckmann: la realtà come costruzione sociale Berger (in USA) e Luckmann (in Germania) continuarono l'opera di Schutz. Entrambi si interessarono alla sociologia delle religioni. Luckmann si è interessato a questioni concernenti la comunicazione e l'intersoggettività. Berger ha sviluppato nel tempo un'importante serie di ricerche sulla modemizzazione e sui rapporti tra cultura ed economia. Sono però famosi per “La realtà come costruzione sociale”(1966) in cui sviluppano sistematicamente la prospettiva di Schutz partendo da tre mosse teoriche: 1. Leggere il pensiero di Schutz essenzialmente come sociologia della conoscenza quotidiana. 2. Affermare che la sociologia della conoscenza quotidiana è la pietra fondante dell'intero edificio della sociologia 3. Ritenere che questo approccio consenta di combinare le due prospettive fondamentali della sociologia cioè quella durkheimiana riguardante l'apparente oggettività dei fatti sociali e quella weberiana riguardante la prioriàa del senso che gli individui attribuiscono soggettivamente all'agire. Rivendicano sostanzialmente la centralità del pensiero di Schutz nella ricostruzione di tutta la teoria sociologica. Da un latto si tratta di vedere come la realtà sia prodotta dagli individui in interazione fra loro come una realtà oggettiva, dall'altro come questa realtà sia interiorizzata soggettivamente dagli stessi individui. In sintesi è l'analisi dei processi di oggettivazione e di quelli di socializzazione. Oggettivazione: Berger e Luckman si immaginano una situazione originaria fittizia in cui un primo uomo è solo all'interno di un certo ambiente e deve solo pensare ai problemi legati al sopravvivere. Provando e riprovando arriverà a riconoscere ciò che gli serve nel suo ambiente e ad usarlo efficacemente. Il problema risolto cessa di essere problema e la soluzione usata per risolverlo diventa comportamento tipico (=abitudine) e quindi semi automatico. La trasformazione dell'azione in abitudine è il primo passo verso l'oggettivazione: il comportamento soggettivo si solidifica e acquista una sua inerzia. Quando il 1° uomo incontra un 2° uomo avrà il problema di interpretare l'altro, procederà per prove ed errori finché la comunicazione non si stabilisce e i 2 hanno imparato reciprocamente a tipizzarsi e a riconoscere cosa si possono aspettare dall'altro almeno nelle situazioni più tipiche. Per interagire hanno tipizzato reciprocamente il proprio comportamento. L'insieme delle tipizzazioni condivise dai due è un insieme di routine (= abitudine condivisa, dal significato scontato) ed è il secondo passo verso l'oggettivazione. Se ai 2 si affianca un 3°uomo, anche lui avrà inizialmente problemi di comunicazione ma si potrà basare su una struttura di interazione già consolidata dai primi due, qualcosa di già dato. Le routine che trova già costituite non saranno più l'esito di un processo ma qualcosa già esistente e istituito: un'istituzione (=3° passaggio). Quindi la costruzione comune della realtà è un processo di oggettivazione che passa attraverso 3 passaggi fondamentali: - formazione di abitudini; - formazione di istituzioni; - formazione di routine. Ne risulta che le forme di vita sociale appaiono infine come realtà date, come fatti dotati di una sorta di esistenza propria. Hanno davvero esistenza propria ma solo nel senso che sono il prodotto (o la sedimentazione) dell'interazione di molti, non nel senso che abbiano origine diversa dall'interazione sociale. Quando ciò viene perso di vista e le strutture sociali vengono prese per esistenti di per sé, quindi autonome e immutabili, si trapassa nella reificazione (= perversione dell'oggettivazione e oblio delle sue origini). Socializzazione: venendo al mondo ci troviamo di fronte a una realtà già codificata come il terzo uomo e perciò dobbiamo imparare a comportarci a partire da un mondo già istituzionalizzato. Lo facciamo tramite: 1. Socializzazione primaria: prima acquisizione di ciò che è necessario sapere per muoverci in questo mondo, il senso comune di coloro tra cui cresciamo diventa anche il nostro. 2. Socializzazione secondaria: vari processi corrispondenti ai successivi passaggi della nostra vita e all'ingresso in mondi sociali specifici e circoscritti che articola questo bagaglio iniziale e ne mette in discussione il carattere di fondamento naturale del nostro senso della realtà. Dall'integrazione delle prospettive di Durkheim e Weber (oggettivazione+ socializzazione) ne deriva una realtà che è costruzione sociale che appare effettivamente dotata di esistenza propria ma che si riproduce solo nella misura in cui ciascuno di noi impara ad attribuirle lo stesso senso che le attribuiscono gli altri. Berger e Luckman fanno anche trattazioni concementi l'origine del linguaggio, la costituzione delle identità degli individui, lo sviluppo delle forme di legittimazione della realtà così costruita Ma come si verifica il mutamento sociale? Dal modello sopra risulta che la realtà è una costruzione sociale che noi usualmente diamo per scontata ma è pur sempre in costruzione: ciò che è stato istituzionalizzato può sempre essere deistituzionalizzato per esempio quando si generano movimenti sociali (= quando alcuni membri della società hanno bisogno di interpretare il mondo in modo diverso). Anche Weber parlava della potenza innovatrice del carisma e Durkheim dell'effervescenza collettiva all'origine della fissazione dei valori e delle norme comuni. Ma cosa produce tali movimenti sociali? I fattori possono essere: - La tecnologia che crea nuovi problemi o genera nuove aspettative - La frustrazione di alcuni gruppi e il loro tentativo di migliorare le proprie condizioni. - Le dinamiche della cultura ecc. In generale sono situazioni in cui qualcuno non dà più per scontato il mondo e decostruisce e ricostruisce la realtà. Altra strada verso il mutamento è il confronto e intreccio tra tradizioni diverse che crea mescolamento di elementi vecchi e nuovi. La percezione del fatto che la definizione della realtà è una costruzione sociale finisce per indebolire la possibilità di dare davvero per scontato qualcosa: la naturalezza di ciò che abbiamo appreso nel corso della nostra socializzazione primaria tende a scomparire, dopotutto non era poi così naturale. Mala sensazione che niente possa essere dato per scontato è fonte di disorientamento, non abbiamo più la bussola, la dimora dello spirito stabile e certa come scritto in “The Homeless Mind”: la perdita della dimora, cioè dell'ancoraggio a una visione della realtà che possa esser considerata l'unica e quella naturale, rappresenta la principale fonte di disagio della modernità. La consapevolezza che la realtà è una costruzione sociale può corrispondere alla diffusione di uno scettico relativismo Sapendo che siamo noi a costruire il nostro mondo, siamo tutti, in un certo senso, più responsabili e liberi, ma responsabilità e libertà non sono facili a sostenersi. L'etnometodologia Schutz ha anche ispirato l'etnometodologia. Per Garfinkel, che ne conia il nome, vuol dire studio dei modi/metodi con cui i soggetti situati in contesti culturali di volta in volta diversi, danno senso alla propria esperienza e cooperano alla costruzione dell'universo sociale in cui interagiscono. E' quindi lo studio dei modi nei quali si organizza la conoscenza che i soggetti adoperano nel corso delle proprie attività e soprattutto dei propri corsi di azione più consueti, degli innumerevoli incontri, scambi di conversazioni che punteggiano la vita quotidiana. Secondo Schutz il pensiero del senso comune è un pensiero che sospende ogni dubbio ma se il dubbio è sospeso, vuol dire che esiste da qualche parte e quindi il pensiero quotidiano ne è costantemente minacciato. La riflessione di Garfinkel è più radicale perchè da un lato mostra davvero come il dubbio sia costantemente in agguato e dall'altro analizza in che modo esso è di volta in volta costantemente fugato. Propone un esperimento per il primo punto: provare ad andare in giro e parlare a tutti quelli che incontro mettendomi a 5 cm dal loro naso oppure provare a interrompere qualcuno che parla chiedendogli ripetutamente di spiegare cosa intende dire. Ciò che si ottiene è una reazione di fastidio o di panico. Seppur sono esercizi apparentemente innocui, il disagio che provocano è direttamente proporzionale alla forza con cui ciascuno di noi si sforza di pensare che il modo in cui sta normalmente al mondo e si spiega le cose sia l'unico possibile — il disagio è la spia della paura che il dubbio riemerga, è la percezione di una minaccia all'ordine del nostro universo che è sempre vicina visto che basta così poco per evocarla. L'esercizio in cui si chiede ripetuti chiarimenti mostra che, anche quando vogliamo spiegarci, una spiegazione davvero esaustiva è fuori discussione: per spiegarci dobbiamo far ricorso a delle parole o a dei segni ma cosa garantisce che il significato di questi sia inteso nello stesso modo dagli altri? Se riusciamo a comunicare e ad interagire significa che ad un certo momento decidiamo che ci siamo spiegati abbastanza: facciamo come se ci capissimo. E' un tacito accordo ricorrente e necessario all'interazione ma non è esplicito e viene stabilito di volta in volta. E' il risultato di procedure contingenti, ad hoc, legate al contesto determinato e al momento e non all'applicazione di norme generali valide una volta per tutte. Le norme per Garfinkel non esistono (qui è opposto a Schutz). E' la ricorrenza dei nostri accordi a generare l'apparenza di norme consolidate. Anche quando esistono norme esplicite, la loro applicazione comporta sempre delle istituzioni per l'uso che variano a seconda dei diversi contesti. Le regole, anche quando sembrano dichiarate senza ambiguità, vanno sapute usare e come usarle varia da contesto a contesto e non lo si può stabilire a priori (es.: vietato fumare in teatro: ma se chi si accende la sigaretta è l'illusionista che fa lo spettacolo?). Le interazioni possiedono una logica propria che implica una certa ripetitività o addirittura certi elementi di ritualità. I rituali sono forme di azione che comportano la presenza di elementi ripetitivi e codificati( assomigliano a routines) anche se Goffman intende che essi implichino anche una certa valenza simbolica. Sono rituali i saluti o modi con cui apro una conversazione. Essi han qualcosa di sacro: attuandoli noi ci impegniamo a preservare quest'ordine, a riconoscerne il valore prezioso per la salvaguardia della convivenza e della nostra stessa percezione del sé. In “Asylums” (1961) Goffman si basa su una ricerca empirica, si fa assumere come infermiere in un ospedale psichiatrico per un anno per studiarne il funzionamento dall'interno ( osservazione partecipante della scuola di Chicago). Il manicomio è un'istituzione totale (= chi vi è internato è segregato dal resto del mondo tipo in carcere o in clausura). In situazioni del genere la percezione che gli internati hanno di sé è sottoposta a vincoli molto violenti: l'identità è disgregata e poi riorganizzata secondo definizioni imposte dall'istituzione stessa ( il monaco cambia nome e diventa numero). Chi è internato in manicomio, non può fare a meno di finire per pensare a sé esattamente e solo come a un malato di mente e quindi anziché curare il manicomio produce la fissazione del paziente esattamente nell'identità patologica che si pretenderebbe di modificare. Franco Basaglia, animatore del movimento antipsichiatrico e di denuncia delle istituzioni totali negli ani '70, si ispira a Goffman. Le teorie della vita quotidiana e il costruzionismo sociale: alcune osservazioni: A Goffman si è rimproverato di sottovalutare la dimensione strutturale della società ( rapporti economici, stratificazione ecc.) ma Goffman sa benissimo che il suo paradigma drammaturgico non spiega ogni cosa. Concentrarsi sulle dinamiche dell'interazione e sui concetti della drammaturgia è il frutto della scelta di un oggetto d'indagine e non implica che tutto il resto sia considerato irrilevante. La stessa critica é stata mossa a tutte le teorie della vita quotidiana. Le teorie della vita quotidiana hanno comunque rinnovato il panorama della sociologia, hanno proposto un approccio diverso, sono dotate di concetti, ambizioni e portata differenti ma hanno anche punti in comune e cioè: - La valorizzazione della vita quotidiana: vita di ogni giorno come luogo di emersione di tendenze che chiedono, per essere adeguatamente comprese, uno sguardo che trascenda l'esperienza quotidiana degli attori sociali. La vita quotidiana è determinata da fattori che non sono quotidiani (strutture, norme..) perciò in sé e per sé non merita particolare attenzione per Simmel &Co. Per gli autori sopracitati, invece, la vita quotidiana è degna di attenzione perché terreno proprio della riproduzione della società. Se il mondo sociale si riproduce è perchè il suo ordine pratico e cognitivo viene sorretto un giorno dopo l'altro dagli attori che con le loro attività, le loro interazioni ecc. creano il tessuto della vita in comune. Ne consegue non tanto negare l'importanza sociale di norme, cultura ecc. quanto di contribuire alla loro dereificazione [] se tutto ciò esiste è perchè gli attori lo riproducono [] agli attori sociali è restituita la responsabilità che essi hanno nel dar forma al mondo in cui vivono. Il passaggio dallo studio della vita quotidiana a quello dei fenomeni più macroscopici e delle strutture più generali della società non è facile. Ciò è un punto debole ma non necessariamente un limite connesso allo studio della vita quotidiana. La riproduzione della società è una questione di pratiche ma le pratiche non sono disgiunte da interpretazioni che sono essenziali per comprendere ogni fenomeno sociale: la sociologia non può non tenerne conto e a ciò invitano le teoria della vita quotidiana. Per questa via esse pervengono a una posizione che si avvicina a diversi esiti della filosofia contemporanea; il riconoscimento del fatto che la vita di ciascuno di noi è compresa quotidianamente entro la cornice di un senso comune coincide con la teoria dell'ermeneutica filosofica secondo cui ogni comprensione della realtà muove innanzitutto da una precomprensione cioè da una comprensione implicita di ciò che ci circonda, costituita dal fatto che ciascuno di noi fin dalla nascita si trova immerso in una cultura che ci preesiste e che dà l'impronta iniziale alla nostra conoscenza del mondo. L'importanza data all'interpretazione e dunque al linguaggio avvicina le teorie della vita quotidiana anche a Wittgenstein. Non esiste alcuna realtà di cui i sociologi possano occuparsi che non sia già reinterpretata dal senso comune. Il sociologo stesso, in quanto è necessariamente situato in un contesto culturale determinato, non può muovere che dalla iniziale precomprensione del mondo che gli è fornita dalla cultura in cui è immerso. La garanzia della validità del lavoro scientifico sta nell'accuratezza dei procedimenti di indagine, nella disciplina del ricercatore, e nella sua consapevolezza a proposito dei meccanismi di interpretazione che usa. Il concetto di costruzione sociale della realtà è comunque a tutte queste teorie che adottano quindi un approccio costruzionista. La realtà materiale resiste alle nostre credenze e non si trasforma in base a ciò che cediamo. Il costruzionismo non si sogna di metterlo in discussione. Ciò che costruiamo sono le nostre rappresentazioni a riguardo: queste si sovraimpongono alla realtà materiale in modo tale che vi accediamo solo in modo mediato ma le rappresentazioni sono anch'esse reali. Come spiegava Merton, i modi in cui noi definiamo la realtà hanno effetti del tutto concreti. Ciò che costruiamo sono le istituzioni che sorreggono la vita sociale. Es. matrimonio e denaro non esistono in quanto tali in natura ma solo nella misura in cui noi ne costruiamo e sosteniamo socialmente l'esistenza [] siamo noi i responsabili delle forme che assume la società. Negli anni successivi, l'idea che la realtà sia una costruzione sociale è stata applicata utilmente a molteplici campi come: la costruzione delle tecnologie, differenze di genere o etniche, costruzione delle nostre idee sulla salute ecc. Le analisi costruzioniste mostrano all'opera gruppi sociali diversi che competono per imporre alla società le proprie interpretazioni e le forme istituzionali che ad essi convengono sulla base delle posizioni di potere che occupano e delle risorse di cui dispongono. La scuola di Palo Alto E' indipendente ma vicina alle teorie della vita quotidiana. Iloro contributi sono legati in particolare al campo della psicoterapia ma son rilevanti anche in sociologia nella misura in cui spiegano le malattie mentali riconducendole a contesti relazionali. Bateson pone attenzione di ampio respiro su tutti i processi comunicativi (mentire è un'operazione altamente sofisticata e dipende dal sapere che i tuoi segnali sono segnali). Il fatto che gli animali giochino significa che sono in grado di metacomunicare cioè di accompagnare un messaggio con le sue istruzioni per l'uso ( attenzione, questo morso è per gioco!). Le istruzioni per l'uso sono componenti del messaggio che appartengono a una classe logica diversa da quella delle componenti dello stesso messaggio di riferimento. In Bateson ciò è cruciale. Egli da un lato affronta il problema della metacomunicazione che gli permette di interrogarsi sulle affinità tra uomini e animali, dall'altro gli consente di investigare con rigore il sistema della comunicazione interpersonale sia per quanto riguarda la comunicazione verbale che non verbale. Nella collaborazione con gli altri membri di Palo Alto, i temi della comunicazione e metacomunicazione trovano applicazione nello studio delle dinamiche famigliari. identità di ciascun suo membro si costituisce e si mantiene nelle interazioni comunicative che si stabiliscono fra tutti i suoi componenti. Rielaborando e in una certa misura rovesciando le teorie della psicoanalisi, gli studiosi di palo alto rintracciano la genesi delle malattie mentali in queste dinamiche comunicative. In particolare la schizofrenia sembra spiegabile in riferimento allo stabilirsi di una comunicazione patogena nella famiglia dove almeno uno dei membri della famiglia rivolge sistematicamente ad un altro messaggi contraddittori. E' il cosiddetto doppio legame. Ciò che produce conseguenze patologiche è che la comunicazione avviene entro un gruppo chiuso e i soggetti sono vincolati ad un rapporto affettivo tale per cui un figlio non può ne delegittimare apertamente ciò che afferma il genitore, ne abbandonare il campo della comunicazione (parole che dicono una cosa, mimica facciale che dice l'opposto). La nostra comunicazione è costantemente intessuta di messaggi e metamessaggi: quando gli uni contraddicono gli altri, la comunicazione è distorta, Se chi li riceve è in una situazione di dipendenza tale da non poter metterci di fronte alla consapevolezza della nostra contraddittorietà, si trova in una situazione estremamente difficile. E' una teoria della comunicazione interpersonale che contribuisce in modo assai rilevante allo studio dei processi di interazione quotidiani. La comunicazione è un aspetto essenziale delle relazioni sociali. L'elaborazione di un approccio alla malattia mentale che riconduce la sua genesi a dinamiche relazionali contribuisce in modo determinante allo sviluppo dei rapporti tra sociologia e psicologia, specie negli anni '60 e '70. Bateson getta le basi per il passaggio da un approccio costruzionista a un approccio ecologico, capace di fornire un terreno comune a tutte le scienze della vita, ivi compresa la sociologia. Bateson è più vicino alle altre scienze che alla sociologia ma gli si può riconoscere una certa continuità con la tradizione del pensiero che risale a Simmel: tanto la realtà quanto il nostro modo di conoscerla si basano su reti di nessi: la vita è per Bateson una danza di parti interagenti. Società e comunicazione Con gli anni sessanta le tematiche della comunicazione hanno acquistato un ruolo sempre più rilevante nel pensiero sociale: sia la comunicazione interpersonale che l'analisi dei mezzi di comunicazione e il loro impatto sulla società. I mass media permettono una comunicazione del tipo uno-molti, diffondono contenuti che sono fruiti in modo pressocché identico da numeri elevati e indeterminati di persone ( al contrario del telefono, per es.). L'impatto sociale della stampa ( 1° mass media) si è dispiegato con una certa lentezza perchè presuppone la diffusione delle capacità e dell'interesse per la lettura. Tale impatto è cresciuto notevolmente a partire dal XVIII e soprattutto dal XIX secolo. Parallelamente alla crescita di un pubblico di cittadini interessati alla discussione della cosa pubblica e parallelamente alla crescente diffusione dell'istruzione, libri e giornali sono diventati elementi comuni della vita quotidiana. La radio viene utilizzata regolarmente all'incirca dal 1920 e presuppone solo la capacità di ascoltare come la TV. Gli studiosi di scienze sociali si sono occupati relativamente poco dei mass media fino agli anni '50 quando cambia il panorama sociale e diventa difficile proporre analisi della società che non ne tengano conto, ma cambia anche il panorama teorico. Lo spartiacque è dato da Hatold Innis e Marshall McLuhan. Innis mutua la nozione dell'importanza sociale dei mezzi di comunicazione da Robert E.Park ma viene influenzato anche da Lews Mumford. Imnis avanzò l'idea che le epoche della storia dell'umanità sono caratterizzate da una successione non tanto dei modi di produzione differenti quanto dei modi di comunicazione basati su mezzi diversi. Comunicare favorisce di volta in volta certe strutture sociali piuttosto che altre: le forme della produzione e del commercio ne sono influenzate così come lo sono i modi di gestire il potere: la stessa percezione dello spazio e del tempo e così la mentalità degli uomini nelle varie epoche viene modellata dai mezzi di comunicazione più usati. McLuhan, piuttosto che analisi documentate, propone intuizioni e affermazioni dal tono più o meno profetico. I suoi libri sono stati molto noti. Si tratta del tentativo di descrivere gli effetti che il passaggio da una cultura basata sulla stampa a una basata sui media audiovisivi hanno sull'intera struttura della percezione, sulla sensibilità e sulla mentalità degli uomini contemporanei. Si rovescia la prospettiva: invece di guardare solo ai contenuti dei messaggi che sono veicolati dai diversi media, si tratta di guardare ai caratteri del medium stesso. Il medium è il messaggio, non è affatto un mero veicolo ma contribuisce a costruire il messaggio di cui appare il portatore e ha, per le sue caratteristiche, degli effetti che sono autonomi rispetto al contenuto trasmesso. Per villaggio globale intende la forza con cui i media istantanei come radio e soprattutto TV mettono in contatto quotidianamente le parti più distanti del globo, configurandolo così come una sorta di nuove e planetario villaggio. La comunicazione è prevalentemente orale e il mondo starebbe avviandosi oggi a una fase in cui prevale un'oralità secondaria, un'oralità di ritorno. FRA INDIVIDUI E SISTEMI Uno dei modi per disegnare un profilo della sociologia più recente è quello di indicare innanzitutto i due poli estremi fra i quali gli approcci correnti si situano. Il primo è costituito da un rinnovamento dell’individualismo metodologico. Il secondo corrisponde al progetto di sviluppare un approccio sistemico. Le correnti che si ispirano oggi all’individualismo metodologico hanno almeno due versioni: > Queste idee rimandano a opere come “scienza e comportamento” di Skinner. Secondo lui l’essere umano è mosso dalla ricerca del proprio utile e reagisce a ogni stimolo dell'ambiente a seconda delle ricompense che incontra. Il comportamento confermato da ripetute ricompense positive tende a stabilizzarsi. Quel comportamento in cui ai costi affrontati per agire non corrisponde un beneficio adeguato, viene abbandonato. Secondo Homans, nell'opera “le forme elementari del comportamento sociale”, ogni interazione sia riconducibile a uno scambio nel quale ciascuno cerca di massimizzare il proprio utile e minimizzare i suoi costi. La teoria della scelta razionale dice che gli individui sono esseri razionali che agiscono in vista del proprio tornaconto e il cui comportamento può essere sempre inteso come il frutto di una scelta razionale fra le opzioni possibili. La “teoria dei giochi” esamina come le decisioni di più attori si possano influenzare reciprocamente, questo modo di procedere ha conseguito risultati utili a riconoscere le strategie più efficaci per raggiungere scopi dati. Questo approcciò è però limitato. Si riconosce che la razionalità degli attori è limitata sia dalla situazione contestuale in cui gli attori si trovano: - dalla frequente necessità di decidere, in poco tempo. - dall’incompletezza delle informazioni e dal tipo di conoscenze possibili Il punto debole in questa teoria è che non spiega come questi fini vengano scelti. La formazione delle preferenza è qualcosa che ha a che fare con le risorse culturali a disposizione del soggetto, con i suoi orientamenti etici ed estetici, con le idee, con le cerchie sociali, con la sua autorappresentazione di sé. Per Boudon il presupposto della razionalità dell' attore si riduce all'idea che ciascuno ha delle "buone ragioni" per fare quello che fa. Tali ragioni possono essere di tipi diversi: - sipuòtrattare effettivamente dell' intenzione di massimizzare un'utilità o di conseguire un certo risultato - si puòtrattare dell'adesione a una norma - si puòtrattare di essere fedele a un certo ideale e così via. L'individualismo si riduce a una questione di metodo. Il ragionamento sociologico deve partire dalla considerazione Ciò non significa negare che esistano collettività, istituzioni che influenzano e vincolano in vari modi gli individui. Ma tutto ciò è originato, riprodotto e a volte modificato dalle azioni di individui concreti attraverso la composizione dei loro effetti che si combinano fra loro generando altri effetti (i cosiddetti “effetti emergenti") e producendo così l'apparenza, ma anche la realtà, di processi estranei a qualunque azione soggettiva. Che gli effetti delle azioni di individui molteplici si compongano fra loro rende conto del fatto che i risultati finali non corrispondono ne alle intenzioni di nessuno degli attori coinvolti. ] “effetti perversi" cioè imprevisti o addirittura contrari alle intenzioni iniziali. Il suo oggetto sono i sistemi sociali. Il "mondo" è l'insieme di tutto ciò che esiste, dei modi in cui può essere percepito o compreso, e delle possibilità che offre all'azione: complessità illimitata. La costituzione di un sistema consiste nella selezione di alcune di queste possibilità, con l'esclusione di tutte le altre e corrisponde alla costituzione di un “ambiente”: alla definizione di ciò che è esterno al sistema e a cui il sistema è in grado di rapportarsi. Poiché è esso stesso a definire che cosa è "ambiente" per lui, ‘un sistema è sempre autoreferenziale: la sua capacità di rapportarsi con il mondo è limitata dalle sue proprietà. È anche autopoietico: i suoi sviluppi o la sua costruzione sono il risultato delle sue caratteristiche e delle sue capacità. La realtà in cui viviamo è costituita da una molteplicità di sistemi, da insiemi di relazioni. La nozione stessa di "sistema" intende il modo in cui, in virtù del nostro sapere noi siamo in grado di descrivere la realtà. La realtà sociale è fatta sia di individui sia di sistemi regolati di possibilità che si offrono al loro agire e lo condizionano. ANTHONY GIDDENS: UNA MODERNITÀ RADICALE Anthony Giddens, nato nel 1938 nei pressi di Londra, è il sociologo inglese che ha acquistato la maggior fama e influenza internazionale negli ultimi decenni. Dopo i primi studi dedicati alla stratificazione sociale nelle società avanzate e alla discussione critica dei classici della sociologia, Giddens si impegna in una proposta teorica complessiva che trova la sua espressione più compiuta in “La costituzione della società” (1984). Questo è un libro di teoria sociale. La teoria sociale non è la stessa cosa della sociologia: mentre quest'ultima è una disciplina specifica, prevalentemente rivolta allo studio delle formazioni sociali moderne La teoria sociale è al servizio della ricerca empirica e da questa può essere influenzata: è l'insieme dei presupposti che rendono la ricerca empirica consapevole dei propri limiti e delle proprie condizioni. Si tratta a suo avviso di superare la contrapposizione fra le teorie dell'azione e quelle strutturaliste e sistemiche o fra lo studio degli aspetti "micro" e quello degli aspetti "macro" della vita sociale. L'esito cui Giddens perviene è una “teoria della strutturazione”. L'idea chiave è che le forme della vita sociale sono sia qualcosa che si impone agli individui come un dato, sia qualcosa che gli individui stessi costituiscono agendo. Il punto di giunzione fra le strutture e l'azione sono le pratiche: forme di condotta parzialmente routinizzate attraverso cui gli esseri mani riproducono incessantemente e ricorsivamente gli assetti istituzionali entro cui si trovano collocati, conservando tuttavia ad ogni passo la possibilità di mutarli attraverso nuove interpretazioni dei loro significati o nuovi modi di agire. Tali assetti istituzionali sono da un lato dei vincoli all'azione ma dall'altro sono anche le risorse grazie a cui si dispiega agire. In ciò consiste quella che Giddens chiama la "dualità della struttura" E ciò spiega anche come il mutamento sociale struttura esiste solo in quanto è costantemente riprodotta dagli uomini stessi. Le strutture possono assumere le forme più varie ma una più volta che esistono diventano condizione ben dei gesti successivi. L'idea che Giddens ha di esse è quella di insiemi di istituzioni, cioè di forme e organizzate di regole e ruoli; , ma non sono del tutto rigide, poiché i il dipendono dalla disponibilità degli uomini ad aderirvi. Il carattere sistemico delle strutture e di tutte le e si forme della vita associata è molto variabile. Il fatto che gli esseri umani siano “attori" significa sia che sono in grado di trasformare le cose sia che possono astenersi dal farlo o farlo altrimenti da come ci si aspetta. La capacità di agire corrisponde sempre d’una certa dose di potere. Contrapponendosi alle teorie che descrivono il comportamento ricorrendo a spiegazioni di cui gli uomini non sono ordinariamente al corrente (come nella nozione marxiana della "falsa coscienza" o in quella delle "funzioni" che i sistemi svolgono indipendentemente dalla coscienza che ne hanno i soggetti), Giddens sottolinea che gli esseri umani dispongono di conoscenza e di capacità riflessiva. I modi in cui le persone interpretano la propria realtà producono infatti conseguenze concrete. Tali conseguenze sono inintenzionali: non corrispondono a quello che gli attori intendono ottenere. Ciò secondo Giddens, dipende: 1. Dal fatto che il soggetto umano non è pienamente trasparente a se stesso (esiste l'inconscio; esiste la possibilità di auto-ingannarsi rispetto alle proprie ragioni e ai propri obiettivi); 2. Dal fatto che la conoscenza dei contesti in cui si agisce è raramente perfetta; 3. Dal fatto che le conseguenze delle azioni di ognuno S1 combinano con quelle degli altri, generando processi il cui disegno complessivo sfugge al singolo attore. Tutto questo definisce il campo della sociologia come un'interpretazione di interpretazioni: il ricercatore ha il compito di indagare come gli attori interpretino il proprio mondo e lo riproducano mediante le proprie pratiche nei contesti in cui agiscono, ma anche quello di proporre interpretazioni dell’agire che si combinano a loro volta con le conoscenze già in possesso degli attori. --Molto di ciò che Giddens dice è stato anticipato da Simmel. Importante per lui è: lo studio dello spazio e del tempo per la sociologia: la suddivisione tra studio del tempo agli storici e studio dello spazio ai geografi è per Giddens deleteria alla sociologia. Fare astrazione della riproduzione del cambiamento delle strutture sociali nel tempo conduce a un'irrealistica visione acronica della società e dell'agire. Idem dicasi per lo spazio. La modernità ha operato in particolare sullo spazio e sul tempo in modi caratteristici. Nelle società pre-moderne spazio e tempo erano solidali fra loro e le interazioni e relazioni sociali erano necessariamente incassate in contesti spazio-temporali ristretti. La modernità, invece, comporta la possibilità di interazioni e relazioni che si dispiegano al di là dei limiti posti dalla compresenza fisica dei soggetti coinvolti. In ciò è fondamentale lo sviluppo dei mezzi di trasporto e comunicazione che permette lo stabilirsi di interazioni fra soggetti collocati in posti diversi ( Spazio=rete sociale e non realtà materiale) [] diventa possibile agire e interagire a distanza a prescindere dal luogo in cui ci si trova permettendo la percezione del carattere contemporaneo degli eventi che accadono in contesti fisici non in contatto. ® l'ideachela fase attuale consista in una “modernità radicale”: l'avvento della modemità ha corrisposto, secondo Giddens, a una discontinuità nella storia senza precedenti sia sul piano estensionale ( con la creazione di forme di connessione sociale che hanno abbracciato via via tutto il pianeta) sia su un piano intensionale ( ad essere trasformate sono state le forme dell'agire e dell'interagire ). Alla fine del XX secolo si assiste al dominio dell'uomo su natura porta alla fiducia nella razionalità e a una serie di conseguenze non intenzionali che rendono dubbia la stessa idea di progresso che hanno a che fare con la generazione dei nuovi rischi portati dallo sviluppo tecnologico ed economico [] il genere umano può ora autodistruggersi grazie alle nuove tecnologie. Si deve riconosce che la nostra vita oggi si svolge nelle condizioni di un'incertezza inedita generata dai successi stessi che la modernità ha conseguito. Non sono rischi ma effetti dello sviluppo di cui non conosciamo la portata e non riusciamo a controllare. La risposta quotidiana a tale incertezza è la proiezione della fiducia nei confronti di sistemi “esperti” che governano la nostra esistenza oppure possiamo rispondere con un ulteriore aumento della riflessività e cioè della capacità di ponderare le nostre scelte e di assumercene la responsabilità. Tale valore il cui significato coincide con la sua facoltà di significare altro da sé: uno status, una relazione, o il richiamo a un mito a cui viene associato. SOCIETÀ E CULTURA NEI CULTURAL STUDIES Cultural studies: corrente di studiosi sorta negli anni sessanta che ha fatto capo a lungo al Center for Contemporary Cultural Studies dell'Università di Birmingham, in Inghilterra. La sociologia del Novecento ha teso a una certa separazione analitica fra "società e cultura", intendendo quest'ultima come un insieme di credenze, norme, simboli e valori che gli attori "interiorizzano". La prospettiva dei cultural studies intende invece quest'ultima come qualcosa di indissolubilmente intrecciato con le pratiche degli attori sociali. La cultura non esiste se non come una "forma di vita": studiarla è studiare come le persone danno senso alla realtà e alle cose che fanno. Essa si riproduce nella vita dei soggetti concreti e da questi viene costantemente riformulata e innovata. Il Center for Contemporary Cultural Studies venne fondato a Birmingham nel 1964. Il suo primo direttore fu Richard Hoggart. Al suo fianco vanno ricordati Raymond Williams, Edward P. Thompson e, di poco più giovane, Stuart Hall. Diversi di loro provenivano dal settore dell'educazione degli adulti; Williams aveva una formazione storico-letteraria; Thompson era propriamente uno storico. Ad accomunatli è l'idea che la cultura sia il modo in cui diamo forma alle nostre esperienze e alle nostre pratiche. Una cultura è tale se è socialmente condivisa. D'altro canto, una medesima società può ospitare al suo interno orientamenti cultural differenti e in conflitto tra loro: la cultura è anche un campo di tensioni, compromessi e conflitti permanenti fra diversi gruppi sociali. Un'osservazione che rende conto dell'interesse manifestato dai cultural studies per il lavoro di Gramsci. Orientati politicamente a sinistra ritrovano infatti in Gramsci la possibilita di appoggiarsi a un marxismo non determinista e non economicista, attento al ruolo di istituzioni popolari come la chiesa degli intellettuali, capace di tematizzare la cultura come il e a quello campo di lotte per l'egemonia fra le classi. Una prospettiva che riesce a vedere come le classi subalterne siano contemporaneamente influenzate dalle dassi superiori ma anche capaci di resistere a questa influenza dove al venir meno di certe “sottoculture" (come quella della classe operaia) corrisponde il sorgere di altre (come quelle giovanili). Interessati a studiare fenomeni che difficilmente le statistiche ufficiali censiscono, gli studiosi di Birmingham sono innovativi nei propri metodi di ricerca. Riallacciandosi in questo alla scuola di Chicago, prediligono strumenti come l'osservazione partecipante o il resoconto etnografico. Media e consumi sembrerebbero in effetti gli strumenti più efficaci in mano alle classi dominanti per imporre la propria egemonia sulla società. Secondo alcuni, Ma l'idea che quella attuale sia una società omogenea e di “massa” è contestata dai cultural studies: sia nel senso che le differenziazioni permangono nel senso che destinatari della pubblicità, dell'informazione etc non costituiscono "masse" passive, ma "pubblici" attivi e capaci di interpretare in modi diversi messaggi a cui sono esposti. Il pubblico può interpretare i messaggi che riceve in modo coerente con il significato che gli autori originariamente gli attribuivano; ma può anche interpretarli criticamente o travisandone il senso o può non comprenderli affatto perché ne rifiuta la fonte o perché non dispone di strumenti culturali adeguati. Questo approccio suggerisce che i media non sono onnipotenti: l'influenza che esercitano è filtrata dalle competenze e Variabili come l'istruzione, il genere, l'età, l'appartenenza etnica, la collocazione professionale e quella geografica dei soggetti determinano in modo sostanziale la maniera in cui i testi mediali sono accolti e compresi. Varia di conseguenza anche il tipo di influenza che media esercitano. Caratteristica dei cultural studies è anche l'attenzione per un'altra dimensione: quella dell'uso. Leggere, andare al cinema o guardare la televisione sono infatti pratiche sociali che non si esauriscono nella mera fruizione di un testo.
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