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Riassunto Il Novecento dei libri, Piazzoni (Marketing del prodotto editoriale, Leonetti), Appunti di Marketing

Riassunto del libro di Irene Piazzoni, Il Novecento dei libri. Comprende introduzione e tutti i capitoli, utili per preparare l'esame di marketing del prodotto editoriale della prof.ssa Leonetti

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 07/05/2023

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martina2480 🇮🇹

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Scarica Riassunto Il Novecento dei libri, Piazzoni (Marketing del prodotto editoriale, Leonetti) e più Appunti in PDF di Marketing solo su Docsity! IL NOVECENTO DEI LIBRI Irene Piazzoni Introduzione L’editoria libraria è un campo utile per capire la fisionomia delle comunità in quanto al crocevia tra mercato e attività ricreativa. Ha quindi una rilevanza nella storia culturale, specie nel Novecento dove la tensione tra progetto e profitto raggiunge il culmine a seguito della globalizzazione. Datazione del Novecento dei libri. Il termine a quo è l’Unità d’Italia o meglio gli anni ottanta del 1800. Gli anni della belle époque saranno seminali per nuove esperienze. Termine finale sono invece gli anni settanta, cerniera fra tradizione moderna e sensibilità postmoderna. È inizio di una nuova fase della storia dell’editoria, ancora da studiare. Sono gli anni dell’e-commerce librario e dell’estensione dell’uso di internet, della fine delle formule precostituite. È la fine del postmoderno che è stata definita l’età della mutazione caratterizzata dalla debolezza del mercato. Il Novecento è stato il secolo del processo di modernizzazione, secolarizzazione e sviluppo, segnando un abisso che nessun altro secolo aveva registrato. A inizio secolo la produzione librario è di poco conto. Ancora nel 1957 i libri sono merce rarissima. Di lì a poco cambierà il versante della distribuzione. Gli editori hanno affinato una intelligenza produttiva. Gran parte di quanto leggeva il pubblico a inizio secolo (libri agiografici, devozionali…) è andata perduta. I libri conservati hanno costituito la cultura delle élite. Si esclude dalla trattazione del libro alcune regioni dell’offerta editoriale: scolastica, editoria tecnica, manualistica pratica, devozionale e accademica. Bisogna considerare che la letteratura di consumo è stata ricco nutrimento. La categoria di classico è invece caratterizzata dal carattere mutevole e convenzionale. La letteratura p infatti sempre una versione del mondo reale. Per questo vi sono lacune nella storiografia editoriale. La produzione considerata meno pregiata ha avuto attenzione superficiale. Grande attenzione hanno avuto le collane. Il Novecento è il secolo dell’editore che rivendica il suo ruolo protagonista come paladino del libro. L’editore è intellettuale e industriale. Spesso in Italia l’editore si è sostituito ad uno stato distratto, si pensi a Croce ed Einaudi. Editoria è diventata il soggetto principale del discorso culturale. Gli anni settanta hanno incrinato questa rappresentazione aprendo l’età della dittatura del mercato ridimensionando la figura dell’editore. Questo a portato ad un ridimensionamento dell’editoria di progetto. A lungo aveva prevalso la distinzione tra editoria buona e editoria cattiva. La prima impostata con forza concettuale di proclamarsi decisori del buono e del cattivo, contro una produzione di massa, avvertita come minaccia dalle gerarchie del sapere. Alcuni editori come Mondadori e Rizzoli hanno invece puntato su un’editoria commerciale sostenendo che anch’essa facesse cultura per consolidare nuovi segmenti di lettori. Questa divisione ha misconosciuto la fluidità delle pratiche culturali, ha rifiutato formati testuali quali enciclopedie, fumetti, scolastica. Ma quest’antitesi è andata stringendo nell’età del postmoderno. Spesso è stata messa in discussione la possibilità di un’editoria di progetto. La produzione colta prima del novecento aveva nutrito la classe dirigente, nel Novecento l’editoria di progetto deve avvicinare le borghesie nazionali alla cultura contemporanea, educando le masse popolari. L’aggettivo popolare è stato considerato spesso in modo negativo. Esso significa, però, non solo per le classi illetterate ma anche di larga circolazione e per tutti. Questa via hanno seguito Mondadori e Rizzoli cercando un prodotto interclassista neutro. Vogliono ampliare l’area media del consumo di lettura. Rimangono lontani dal libro le masse rurali e quelle urbane marginali, 40% della popolazione dopo la scuola non si avvicina al libro. Nel Novecento ha un ruolo fondamentale il rapporto tra editoria e politica. L’editoria assume un ruolo politico. Nascono i partito-editore e i libri di propaganda e indottrinamento. Esempi sono nella tradizione socialista, comunista, democratico repubblicana, fascista. Questo è vero specialmente nella contestazione degli anni settanta. Si assiste a un uso strumentale dei libri. Il passaggio di fine secolo è controverso. Gli editori hanno rinunciato al ruolo di pedagoghi. Le case editrici piccole non trovano spazi nella distribuzione, quelle grandi non hanno un progetto coerente. Si sente il disorientamento e il rischio di una morte dell’editore. I lettore è abbandonato a sé stesso e non si fa consigliare. Questa è per la nuova editoria una sfida, deve riuscire a proporre un ordine nel caos per agire sulla società. Il Novecento si muove proprio in questo dilemma: l’editoria può trasformare il mondo della cultura o deve rinunciarvi? 1. Il laboratorio del primo Novecento Il mondo dei libri negli anni della Belle Époque Renato Serra nel suo libro Le lettere fa un resoconto dell’editoria di primo Novecento. È il primo testo che guarda alla dimensione economica e sociale della circolazione libraria. Il mondo dei libri era vivace e in espansione, i bollettini delle case editrici e le vetrine dei librai erano molto più ricche rispetto agli anni passati, il quadro cambia, appare più ricco e affollato. In questi anni inizia a maturare l’industrializzazione dell’editoria ma vi è ancora una produzione libraria ancora conforme ad uno stato arretrato, povero e di recente formazione; un pubblico non omogeneo e poco alfabetizzato, ciò lo dimostra anche la tiratura, infatti se un titolo di saggistica raggiunge 1000 copie è un gran risultato. Solo la scolastica e i libri per bambini sono un campo sicuro. Eppure, questi sono anche gli anni delle strategie di incremento della lettura, le biblioteche popolari sono in fermento, ne centri urbano il tempo libero è in aumento, la vita culturale è attiva e unita a quella europea, quindi anche il mondo dei libri è un panorama in evoluzione, anche grazie alle leggi per l’istruzione elementare. Inoltre, i libri diventano man mano alla portata di tutti, diminuisce la divisione dei libri quasi in “caste”, nasce il libro per il lettore “medio”, nato per essere letto a prescindere dalle categorie sociali e culturali, per questo si tende ad uno stile unico, una veste grafica e tipografica nuova, più elegante e commerciale, senza più distinzione netta di formato. Gli elementi extratestuali hanno funzione di mediazione. Le copertine, le scelte tipografiche e iconografiche, i formati rispecchiano le tendenze in atto, gli esiti migliori si hanno nella saggistica, si punta in copertine accattivanti e prezzi contenuti. Il libro acquisisce originalità della proposta, decoro, agilità del formato, sguardo ad un pubblico medio. Altre due case editrici milanesi importanti nell’editoria popolare sono Barion e Bietti, la prima porta avanti una cultura laica, radical-socialista, positivista, volta alla divulgazione, pubblica i libri più celebri delle principali letterature, con prezzi molto ridotti, veste povera dei libri, predilige le bancarelle e le biblioteche popolari come canali di distribuzione. Bietti rappresenta il gusto popolare del tempo, pubblica Hugo, Dumas, le avventure dei paladini dei Francia, i grandi classici come l’opera di Tasso, Omero, Manzoni e Foscolo. Ma attenzione anche al nuovo. Barion, Bietti e Salani sono le sigle del mercato librario ambulante, vendendo in bancarelle. Diversa, perché popolare moderna e mondana, è la linea della milanese Baldini & Castoldi, pubblica gli autori in voga del tempo, come Fogazzaro, Neera, il libro sicuro di autori italiani contemporanei per un pubblico medio e che cerca una proposta alla moda, romanzi con elementi naturalistici, perversione e fascino del proibito, eros e morte, lussuria e dannazioni. La presenza di normi stranieri nelle pubblicazioni conferma la tendenza a puntare sul libro che va piuttosto che su un proprio indirizzo. Quindi all’inizio del secolo, il settore dell’editoria che lavora per il largo pubblico affronta il passaggio tra il vecchio e il moderno. Nella diffusione del libro si affianca edicola e bancarella, come centri del mercato popolare. Biblioteche “ideali” Ci sono anche iniziative più ambiziose come allestire collezioni di autori italiani e stranieri, non per la formazione scolastica e universitaria ma per le biblioteche delle famiglie borghesi, che aspirano ad un patrimonio letterario nazionale con l’individuazione delle opere fondamentali del passato e presente. I modelli sono diversi a seconda delle sigle editoriali, e dalle direzioni politiche, civili e letterarie degli intellettuali. Un esempio che collega tradizione e presente è la serie allestita da Ferdinando Bideri, editore dell’Innocente di D’Annunzio e traduttore di Madame Bovary di Flaubert, crea la “Collezione dei grandi autori antichi e moderni” con autori come D’Annunzio, Ruffini, Petruccioli, De Amicis, commedie, poesie, traduzioni di Flaubert e Zola, troviamo anche testi dal gusto decadente come Oscar Wilde, racconti sociali, insomma una collana ibrida che mescola tradizione e novità, realismo e decadentismo, dimensione regionale e apertura europea. Altro esempio è Umberto Notari che nel 1911 fonda l’Istituto editoriale italiano e l’anno dopo “I classici italiani”, con l’intento di dare dei libri alla portata di tutti, anche grazie al prezzo accessibile. Ma dal punto di vista del profilo culturale sono quelle nate da Carabba e Sandron, case editrici impegnate nell’aggiornamento, dedicata alla letteratura straniera è “Antichi e moderni” di Carabba, la collana trascura la letteratura francese e pubblica testi, soprattutto tedeschi e russi, con traduzioni dirette dagli originali, una selezione originale e raffinata. Un’altra è “Scrittori italiani e stranieri”, è universale perché non solo comprende romanzi ma anche arte, poesia, teatro, storia, filosofia, religione, saggi, libri di viaggio ecc. proposte in colori diversi a seconda dei rami, a buon prezzo e in formato tascabile, eleganti rilegature, traduzioni accurate e apparato critico. Ci sono opere tar il classico e l’eccentrico, che spaziano tra secoli e tradizioni, come opere di D’Annunzio, Goethe, Schiller, Mazzini, Gioberti, Diderot ecc. Un’altra collezione è quella diretta da Pascoli “Biblioteca dei popoli” per Sandron del 1902, amplia i confini letterari verso terre inedite, come poemi indiani, drammi buddisti, canti popolari ungheresi e greci. È una biblioteca universale secondo l’idea di Nuova Italia di Pascoli, che deve toccare tutti i confini e tutti i popoli, con traduzioni solo dagli originali. Il predominio va alla poesia primitiva e popolare, ma la prosa non è esclusa. Anche nel caso delle biblioteche “ideali” il primo 900 si divide tra ambizioni critiche e commerciali, fedeltà alla tradizione e apertura alle novità, definire il patrimonio italiano e contatto con altri paesi, tra cosmopolitismo e spirito patriottico nazionalistico. Un mercato promettente, tra luci e ombre, i libri per i giovani lettori Importante in questo periodo è anche la fioritura della letteratura infantile, accanto alle traduzioni si hanno infatti anche opere italiane. Da una parte guarda alle ricerche della pedagogia (Montessori apre la casa per i bambini a Roma nel 1907), dall’altra parte c’è un dibattito sui libri per i giovani, con la figura importante di Benedetto Croce che critica tale produzione, prima che il fascismo prenda piede e pieghi tutto alle esigenze della propaganda. Questa produzione italiana però sarà in seguito insufficiente rispetto alle potenzialità del mercato, perciò prenderà spazio la produzione straniera. Sono anni di cambiamenti anche per le scienze dell’educazione, in cui si accostano concezioni vecchie e moderne. Vi sono due filoni: - Uno con al centro la moralità come fine supremo dell’educazione - Uno della letteratura amena che vuole instillare l’amore per la lettura senza intenti didascalici, all’insegna della fantasia Da “La letteratura infantile” di Giorgio Gabrielli emerge l’importanza della lettura per i bambini, i quali si formano con scrittura e lettura. La narrativa si distacca dalla morale nei contenuti e nel linguaggio e lascia spazio alla fantasia, centrali sono le illustrazioni che sono in grado di “parlare” ai bambini, si cerca una stampa luminosa, limpida, si creano così libri e riviste per bambini, primo tra tutti il “Corriere dei Piccoli” e il “Giornalino della domenica”. I protagonisti dei libri per bambini sono i bambini stessi, come Pinocchio, Gian Burrasca, con storie mosse da fantasia, immaginario, avventura e libertà. Il principale editore di questo genere è Bemporad, pubblica un gruppo di autori di punta tra cui Collodi, affiancati da validi scrittori del tempo che producono opere capaci di rientrare anche nei cataloghi scolastici. Bemporad dà proposte per un ampio pubblico, ci sono edizioni costose ed economiche, collane per i più piccoli e quelle per i ragazzi, come “la Biblioteca azzurra” e “Biblioteca Bemporad per ragazzi”. Punta molto sulle illustrazioni e sulle decorazioni del libro, e fa leva anche sulle edizioni di opere che vanno come Le avventure di pinocchio. Bemporad ha delle collane di testi tradotti ma punta soprattutto su autori italiani, al contrario danno molto spazio agli stranieri Treves, Sonzogno e Salani. Comunque Firenze in questi anni è un importante polo per la letteratura per ragazzi, ma anche Milano in cui abbiamo la Vallardi ancora però proiettata ad una visione di infanzia sociale, con il concetto di bambino cittadino da formare secondo sentimenti, lavoro, valore della patria e della famiglia; Treves che punta sulle traduzioni straniere, con opere come le vicende di Alice, i viaggi di Gulliver, il Don Chisciotte. Tra le iniziative di esordio di Arnoldo Mondadori c’è “Bibliotechina de La Lampada”. Importanti, sempre in questi anni, sono le enciclopedie per ragazzi di Paravia, Hoepli Trevisini, Donath. L’editoria cattolica fa leva sull’editoria scolastica per le elementari e l’educazione popolare. Sulle ceneri del positivismo: l’editoria di cultura, tra inquietudini filosofiche e dettato neoidealista Il primo Novecento è epoca di transito, al tramonto l’egemonia del positivismo, del razionalismo scientifico, del naturalismo, il fascino della tecnica, l’etica del lavoro, la centralità dei valori, un canone che era seguito da case editrici come Le Monnier e Sansoni, UTET, Sonzogno, Treves e Zanichelli, con generi come le biografie, le memorie, i manuali, i saggi, i classici. All’inizio del nuovo secolo ancora vengono richiesti i manuali, i volumi di esplorazione e viaggi, le opere storiche, le guide di comportamento ecc. ma si inizia a percepire un cambiamento. Si assiste al declino della Sonzogno, che riguarda il suo allontanamento dalla scena culturale. Negli ambiti della scolastica e dell’editoria universitaria ancora è salda la matrice positivistico-risorgimentale, per esempio la Sansoni rimane impenetrabile alle polemiche letterarie. I cataloghi del momento hanno una sorta di ibridazione tra filoni e autori consolidati e correnti nuove e inedite. Nei primi anni del secolo emerge un tipo di impresa editoriale espressa da gruppi e partiti in funzione della lotta politica, fenomeno che si manifesta con l’affermazione del movimento socialista e con l’istituzione di una rete di biblioteche popolari. Fioriscono soprattutto a Milano case editrici che sono espressione delle culture politiche radicale, repubblicana, socialista, anarchica, come la società editoriale Pirolini, la Signorelli e Pallestrini, a Roma c’è la Libreria socialista italiana di Mongini e a Firenze la Nerbini. Poi ci sono iniziative di editori meno militanti come Bemporad, che sotto la sigla di Zanichelli, lancia nel 1910 una “Biblioteca di cultura popolare” diretta da Biagi e Fumagalli. Il PSI crea la Società editoriale socialista “Avanti!”. Quindi inizia il “partito-editore”, circolano opuscoli su temi del programma e della dottrina democratica e socialista, abbiamo gli scritti di Mazzini, i lavori di De Amicis, saggi, i classici del socialismo e le opere antimilitariste. C’è un misto di militanza, propaganda, divulgazione e intrattenimento. Gli anni di inizio secolo segnano l’apice di questa offerta ma anche il declino dovuto dall’indebolimento del progetto politico, la diffusione di nuove correnti filosofiche e ideologiche come il modernismo, il nazionalismo e l’idealismo; la mancanza di fascino negli ambienti culturali; attacchi da alcuni circoli intellettuali, per esempio verso gli editori tradizionali. Si invoca una direzione per le collezioni, come quella data da Croce per Laterza, presupposto per una buona editoria di cultura, mentre in risposta, case editrici some Sonzogno e Bocca sostengono, più che avere indirizzi coerenti, la causa dell’indirizzo neoidealista o la battaglia contro il positivismo. Emerge il nesso tra il lavoro editoriale e nuovi bisogni culturali, il canone letterario supera l'istruzione scolastica per avere un pubblico più ampio. È un periodo che porta alla ribalta gli “intellettuali” nella loro accezione moderna, quelli che il nuovo secolo vede attivi, decisi a svolgere una funzione pubblica in ordine al discorso politico e al sistema culturale, pronti a dare il loro contributo agli orientamenti delle case editrici per raggiungere un vasto pubblico, cosa che durerà almeno fino agli anni 70. Inoltre, si afferma una proposta saggistica in polemica con la "vecchia" cultura, che si apre a suggestioni filosofiche diverse. La Libreria della Voce e "Cultura dell'anima", rispettivamente costola della rivista omonima diretta da Prezzolini e collana seguita per Carabba da Papini, sono i frutti più noti di questa tendenza. La produzione riguarda i letterati del tempo, che sono tesi verso il rinnovamento delle basi, delle strutture, della cultura italiana, e che si interrompono con la guerra, per poi essere ereditati, ma in una prospettiva mutata. L’editore Rocco Carabba ha alle spalle tre decenni di attività quando, nel 1909, lancia "Cultura dell'anima" e "Scrittori nostri", proiettandosi sulla scena nazionale. Fino a quel momento ha pubblicato soprattutto testi scolastici e libri per ragazzi, ma ora sa cogliere l'occasione di legarsi agli animatori delle riviste fiorentine, senza tradire la sua linea editoriale, le collezioni puntano, oltre che su uno sguardo aggiornato alla cultura del momento e a quella del passato, sul prezzo. Il legame tra Carabba e Papini dura alcuni anni, incrinato dall'adesione dello scrittore al futurismo che lo porta a considerare "vecchiumi" titoli e autori delle due collezioni, e poi la sua conversione al cattolicesimo. Tra i "libretti" filosofici di “Cultura dell'anima" (163 in tutto), privi di note e apparati, solo con svelte introduzioni, ci sono i Ricordi politici e civili di Guicciardini e i Pensieri sugli uomini di Machiavelli, alcuni scritti di Calvino, i frammenti filosofici di Galileo, opere di Foscolo… Alcune scelte sono innovative nel panorama della cultura italiana del tempo, un assortimento, imprevedibile e proprio per questo coinvolgente, che risponde alle curiosità delle giovani generazioni intellettuali. Mentre “Scrittori nostri” è stata concepita per offrire a prezzi contenuti testi mai pubblicati o rari, troviamo le lettere di Buonarroti, le rime di Cavalcanti, i poemi di Lorenzo il Magnifico, il trattato di Leon Battista Alberti, La secchia rapita di Tassoni, e ancora novelle, opere di teatro ecc. spazia Tra la fine della guerra e l’avvento della dittatura fascista le lotte politiche e l’avvento del Fascismo hanno un loro risvolto sul piano editoriale. Si parta dal filone dell’attualità che vive una stagione breve ma fortunata, densa di nuovi soggetti e di nuove questioni. Siamo in una fase in cui il costo della carta cresce e le conflittualità politiche e sindacali scoraggiano programmi di lungo respiro. La saggistica di attualità, di pronto uso e di fisionomia moderna acquista vigore: è il caso del comparto del libro politico che vede protagonisti i Partiti, sulle orme già tracciate dal socialismo. Ne è esempio il catalogo della Società editrice “Avanti!” o la Libreria Editrice del PCI a diffusione di principi rivoluzionari. Ma anche l’attività di Giovanni Conti, già direttore de “Voce Repubblicana”, colonna della Libreria Politica Moderna. Siamo nel 1919, anno in cui a Milano si registrano le prime sigle del fascismo (Popolo d’Italia, Biblioteca di Propaganda e cultura fascista), con uno stile aggressivo e moderno: l’orizzonte editoriale si amplia e si arricchisce di biografie romanzate e destinate a spiegare le “virtù italiche”. Nasce Alpes che pubblica i discorsi di Mussolini in tre volumi. Diverso è il caso delle case editrici di cultura: il 1919 è l’anno di rifondazione da parte di Prezzolini della Libreria della Voce di Roma, l’anno in cui Vallecchi inizia l’attività di editorie librario in proprio; tra il 1923 e il 1924 nasce e si consuma la breve ma significativa collana “I problemi del Fascismo”. L’opposizione al fascismo, a livello editoriale, si raffredda dopo i fatti della marcia su Roma e la saggistica politica si sposta verso quella culturale, poi letteraria. Ne è esempio Monanni, che nel 1920 riprende la sua attività con la sigla Casa Editrice Sociale nella tradizione anarchica e individualista, con opere anti-idealiste ed eccentriche: attento a Shopenauer, Nietzsche ma senza che l’operazione accrediti un’interpretazione fascista del pensiero. Dal 1928 Giuseppe Monanni pubblicherà solo narrativa. Altro protagonista editoriale di questi anni è Enrico Dall’Oglio, formatosi nella casa editrice Modernissima, poi si mette in proprio nel 1923 acquistando la Corbaccio. Socialista vicino a Turati, Dall’Oglio vuole incidere sulla vita politica impostando la “Piccola biblioteca di studi politici”, per poi ripiegare su zone neurali di libri di cultura, ma sempre accogliendo autori antifascisti. A spiccare su tutte è l’impresa editoriale di Piero Gobetti, con una proposta editoriale libraria volta a intervenire sul tessuto sociale del paese: Gobetti afferma la valenza del fare editoriale e l’ideale dell’editore-demiurgo, calcando la via del libro agile, di attualità politica, storica o artistica o, ancora, critica. Per le edizioni gobettiane usciranno 114 titoli tra il 1923 e il 1926. Il sistema editoriale negli anni della dittatura Lo scenario cambia negli anni della dittatura, durante i secondi anni Venti. Gobetti muore e la rete dell’editoria socialista, democratica e repubblicana, liberale tramonta. Viene ridimensionato il piano di autori non allineati. Sono gli anni del potere di Gentile con la sempre viva fiamma di Benedetto Croce. Non ci sono più i Treves e i Sonzogno, spuntano i Vallecchi, i Sansoni, Mondadori e Rizzoli: editori pronti a dare voce al nuovo o all’egemone nel campo della cultura. La geografia editoriale di questi anni è ben definita: - FIRENZE, mentore Gentile con ascesa di Vallecchi, Sansoni e Le Monnier, propulsori della nuova cultura nazionale fascista. - MILANO, dove tramonta Treves che si trasforma in Treves-Bestetti-Tumminelli, poi ceduto a Garzanti nel 1938. Intanto Mondadori e Rizzoli aggiornano il modello e pongono le basi per i loro imperi. Mondadori dà vita a un’attività che include narrativa alta e di genere, saggistica divulgativa e di medio target, libri scolastici > vanno alla ricerca di segmenti diversi di lettori; Rizzoli opta per la strategia del sistema di settimanali con successo del rotocalco e produzione di cinematografia e di libri. Bompiani fonda nel 1929 la sua casa editrice con saggistica di attualità e divulgazione scientifica, mentre sempre a Milano nel 1937, qualche anno dopo, la Garzanti si fonda dalle mani di Aldo che rileva le esauste edizioni Treves. Nascono a Milano le case editrici di avanguardia: Modernissima, Corbaccio. Resiste la Sonzogno. - TORINO, con la lunga e trascinante esperienza di Gobetti, nel cui solco si inseriscono la Frassinelli e Einaudi, che nel 1933 fonda la casa editrice e si irradia in Torino per la cultura dei decenni successivi. - Ruolo trascendentale è quello di BOLOGNA: Zanichelli si affianca alla casa di Licinio Cappelli, editore de La Coscienza di Zeno. - Nel SUD brilla il faro della Laterza, punto di riferimento culturale e politico. La struttura delle case editrici, sia per quelle culturali sia per quelle a vocazione industriale, è ancora piramidale: diventa fondamentale il ruolo degli intellettuali editori, pilastri della strategia editoriale (ne sono casi Vittorini o Zavattini per Rizzoli, Pavese o Calvino). Continua il sodalizio tra Croce e Laterza. Si dirà di intellettuali traduttori. Nascono le prime rassegne bibliografiche. Nel 1938 nasce L’Italia che scrive di Formiggini e l’Almanacco letterario di Mondadori poi passato a bompiani. Cresce anche l’importanza delle pubblicità, con forme e linguaggi via via più moderni e arditi, crescono le fiere e i premi letterari, nuove strategie. Inizia ad aver peso la figura dello scrittore che dà status. Il libro diventa promotore di se stesso nella sua dimensione materiale (si pensi a Munari), gli editori vogliono rendere riconoscibile il proprio marchio e la ricerca si concentra sui piani medi della proposta editoriale: anche le copertine diventano cruciali con una tendenza ad abbandonare il modello tipografico per accattivarsi e catturare strategicamente lo sguardo degli acquirenti (si pensi alle copertine colorate pensate da Rusca per Mondadori). La scelta di identificare marchio editoriale e stile iconico è perseguita da alcune case editrici sagaci come la Vitagliano o Bompiani che per ogni titolo studia una veste di dirompente forza comunicativa. Si tratta dell’inizio della politica della copertina. Cresce anche il paratesto informativo: Vittorini configura la funzione critica di quello spazio quale mediazione tra scrittore e lettore. Aumenta il pubblico, con una maggiore scolarizzazione e l’avvicinamento delle donne. Ma tutto questo deve fare i conti con uno sfondo diverso certamente dallo Stato liberale: il regime fascista. Un’ambivalente sintonia: il regime e gli editori Qual è il rapporto tra fascismo ed editoria? La dittatura fascista è polimorfica. Abbondanti le pubblicazioni di propaganda e il terreno editoriale si fa sdrucciolevole per la cultura alta ma anche per quella editorialmente popolare. Si può parlare di sintonia tra editori e regime, ma è verosimile che si tratti di una sintonia ambivalente, di una contrattazione dove gli editori sono imprenditori, il che comporta cautele da parte della dittatura, e dove la limitatezza del mercato rende il libro meno pericoloso rispetto ai giornali, il cinema. Imposizione pesante per la dittatura è stata l’imposizione del libro di Stato nel 1928 e la decisione di istituire la censura preventiva nel 1934. Il rapporto editori-regime è una sorta di do ut des dove i vantaggi degli uni trovano riscontro nel tentativo di ottenere agganci. Giovanni Gentile fu sicuramente arbitro di molte attività a sbocco editoriale. Ma anche la Federazione nazionale fascista dell’industria editoriale con il suo presidente Franco Ciarlantini. È difficile marcare la differenza tra appoggio al fascismo e compromesso per rimanere a galla, ma il regime tende a fagocitare la cultura per propaganda e utilità, tende a fare propri progetti precedenti. Il rapporto tra editoria e fascismo non può che prendere altresì in considerazione il campo della produzione e del consumo: il fascismo lascia gusti ai lettori sulla saggistica di attualità, sui libri coloniali, sul genere di biografie di Mussolini, ma la traccia è debole. Non scompaiono opere neutre, la preponderanza della narrativa, di generi che ricalcano i grandi classici dell’Ottocento. Perfino l’azione politico-culturale delle realtà vicine al fascismo è difficile capire se sia per passione editoriale o militanza politica. In questi anni per la promozione della lettura nasce l’impresa dell’Enciclopedia italiana introdotta da Giovanni Treccani che poi diventa opera di stato. La strategia di Mondadori, Rizzoli e Bompiani fu combinazione tra sostegno aperto al regime e scelte non convergenti con le sue direttive culturali. Altro elemento tra editori e regime è la censura, già citata: dalla fine degli anni Venti comincia a essere costruita un’atmosfera censoria che arriverà alla censura preventiva. E dal 1938 con l’intervento del ministero della Cultura popolare sul settore librario sempre più massiccio e invasivo, la censura è applicata con sempre più puntiglio e pignoleria, Bompiani parlerà di 133 titoli fermati: il controllo cresce in una continua trattativa degli editori con gli uffici ministeriali. Si inizieranno a stilerà anche elenchi di libri di scrittori ebrei per espungerli. A ciò si aggiunga la presenza della Chiesa cattolica, centralina di disposizioni censorie con l’Index dei libri proibiti, “alleato-antagonista” del regime. Ma i vertici della dittatura non chiedono mai del tutto le porte ai libri stranieri: si scorge il tentativo fascista di un paternalismo a forgiare le coscienze più che a fermare i desideri. La volontà di rileggere la storia della nazione e la tradizione politica e di indirizzare verso l’accoglienza di apporti esterni irrinunciabile. Una rilettura della storia e un indottrinamento di coscienza, un paternalismo più che aperte imposizioni, il tentativo costante di forgiare le coscienze degli italiani. Nel 1933 verrà tradotto da Bompiani il Mein Kampf. Alla ricerca di un pubblico modernamente “popolare” Il libro in quegli anni cambia comparto. Editori vecchi e nuovi costruiscono nuove formule e il consumo popolare ora comprende il cinema, i fumetti, i rotocalchi, oltre che la radio. Il libro si inserisce qui, in questo flusso. Ma gli editori come stanno al passo coi tempi? Come svecchiano l’offerta? Prendiamo alcuni esempi. Nasce la CENTRALITÀ DEL GENERE e le collane di genere. Sonzogno si muove tra fedeltà al passato e volontà di aggiornamento. Si incanala nella direzione della narrativa di evasione, oltre ai già avviati “Romanzi polizieschi”, nonché alla narrativa osè, erotica, cui si avvicina anche Modernissima, con ambientazioni mondane e di non imposizione moralistica. Attiguo al genere osè c’è il genere rosa” che nasce a indicare, in questi anni, una narrativa sentimentale di genere femminile. Rizzoli alimenta la tradizione di editoria popolare con “I romanzi di Novella”, mentre Mondadori sfrutta il successo del genere per i “Romandi della Palma”, una collana che è di declinazione più popolare e che contribuisce a rendere ancora più brioso il materiale di novelle, aneddoti e curiosità. Altro genere che prende piede è il giallo, noir, crime story: se ne prendono carico Sonzogno e Salani, alla ricerca di un nuovo popolare. Nel 1929 nasce la serie “I libri gialli” di Mondadori. Il colore dà il nome al genere in Italia e diventa marchio della casa Mondadori. Ma ad aggredire il pubblico in tal senso sono Mondadori e Rizzoli con una strategia che si fa forza sul rosa e sul giallo per un prodotto per tutti, una prospettiva industriale dalla fine degli anni Venti. Il cinema è ineludibile riferimento, i cinelibri raggiungono pubblici sempre più svariati. Rusca per la MOndaodri va alla ricerca di un pubblico generalista moderno, giocando con i generi. Centrale è anche il rapporto testo immagine che caratterizza molti testi. Cresce anche il libro di divulgazione e saggistica, ad alta leggibilità, che ha frutto interessante nella collana “Le Scie” di Mondadori, concezione moderna, accattivante di biografie e memorie (come Dux, biografia del duce scritta da Margherita Sarfatti), ma anche nelle “Avventure del pensiero” di Bompiani, dove vengono trattate psicologia e sessualità. Spazio ha anche la divulgazione scientifica, in cui prevalgono le traduzioni. la storia economica e sociale, i pensatori di matrice liberale e democratica, i classici della letteratura come patrimonio universale, i narratori contemporanei come contatto con la cultura internazionale. Il pubblico giovane e colto del tempo è pronto a recepire questi segnali. Ci sono saggi e opere letterarie che rappresentano la generazione dell’epoca, testi di formazione di una coscienza libera dai violenti miti del fascismo pubblicati peraltro dalla Sansoni di Federico Gentile. Nei libri in vendita c’era un invito a riflettere sulla storia, sui problemi della POLITICA di domani. Nel 1943 esce per Einaudi “Pensiero e azione del Risorgimento” di Luigi Salvatorelli, che fa traballare l'interpretazione autoctona della storia italiana. In prima linea per questi pensieri politici nuovi si hanno Einaudi, in parte Laterza, e nella collana seguita da Elio Vittorini anche Bompiani. Accanto alla necessità di salvare le tradizioni di libertà ereditate dal Risorgimento, c’erano anche altri problemi, sociali e internazionali, che si sarebbero dovuti affrontare una volta liberi dal fascismo. Anche nel teatro e nella poesia si notano inclinazioni al realismo, ovvero per la rappresentazione delle pieghe più oscure della realtà, e un’apertura internazionale, con l’aumento di traduzioni. A Firenze la raffinata collana “In ventiquattresimo" diretta da Piero Calamandrei e Pietro Pancrazi dà alle stampe opere che riprendono i classici del pensiero politico del ‘500 per mettere al centro della riflessione culturale, concetti provocativi come l'amministrazione della giustizia, la ragion di stato, la tirannide. Negli anni della guerra, al tramonto del regime, la storiografia, il teatro e la letteratura sono adatti, anche perché meno pericolosi, alla maturazione di una coscienza antifascista o all'emersione della crisi del rapporto tra intellettuali e fascismo. Dopo la fine della dittatura si ha invece LA SAGGISTICA POLITICA. A Firenze, a Torino, a Roma ci sono case editrici e collane che vogliono rinnovare la storia del pensiero politico, che hanno progetti di revisione e ripensamento di intellettuali, storici, giuristi, letterati impegnati nel discorso politico e civile del momento. Si ragiona sui concetti di rivoluzione, democrazia, liberalismo, nazionalità, federalismo, costituzione, rapporto tra Stato e Chiesa, pace perpetua. Si propongono opere come Il trattato sulla tolleranza di Voltaire, si ristampano gli scritti di Piero Gobetti, si recuperano i pensatori utopisti intenti a disegnare gli assetti delle società giuste. Insomma, un laboratorio in cui la tradizione della cultura politica europea offre materiali di riflessione sulle sfide della convivenza umana, scossa dagli eventi. Nascono sigle che sono emanazione dei partiti di sinistra. Tornano a circolare i classici del marxismo e del bolscevismo, i discorsi di Togliatti, gli scritti di Stalin, la Storia del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS, materiale per spiegare le linee programmatiche e per cementare, nel caso dei comunisti, l'unità ideologica del partito. C’è la volontà di riprogettare il mondo del libro, c'è chi dall'esilio fa piani per il futuro. Dalla Svizzera, Alberto Mondadori lavora a una Mondadori nuova, nato fascista “di sinistra” poi spostatosi su posizioni socialiste durante la guerra, studia un programma con una letteratura raffinata e colta che si unisca a una letteratura più umana e più immediata, cultura per una forte e preparata classe dirigente. Il programma di Einaudi del 1945 vuole puntare sui valori di libertà democratica e progresso culturale, che ora possono e devono essere sviluppati per risorgere dalla grave situazione italiana. Escono libri e autori fermati dalla censura , mentre vecchie e nuove case editrici creano collane che offrono al lettore le chiavi di lettura di uno scenario nazionale e internazionale mutato, sfruttando la memorialistica e le testimonianze sulla guerra e sulla Resistenza. Il mondo editoriale lavora per la ripresa e in pochi anni rimedierà agli effetti della caduta durante la guerra, e punta su autori che in quegli anni danno vita a opere di valore che richiamano le testimonianze di guerra e sulla resistenza: come Agostino di Moravia (1944), Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi (1945), Uomini e no di Vittorini (1945), Se questo è un uomo di Primo Levi (1947), Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino (1947). Piani editoriali che rispondano all'urgenza di prendere posizione e alla volontà di decifrare lo scenario internazionale del dopoguerra, di raccogliere memorie del recente passato, di interrogarsi sul futuro. Ma non tutto quello che si stampa è una radicale revisione dell'immediato passato e con presupposti antifascisti, esempi si hanno nelle serie di Rizzoli o di Longanesi o Garzanti, che danno spazio anche alle opere degli ex fascisti o memorialistica senza di significati politici ma che attira la curiosità di un pubblico interessato a retroscena sulla vita del regime e sulla guerra. Per esempio, nel “Cammeo" di Longanesi escono le Memorie del cameriere di Mussolini, le Conversazioni di Hitler, ma in ogni caso questo tipo di collane dura per poco (nel caso di Einaudi sospende nel giro di un anno “Testimonianze” e “Mondo contemporaneo") come per chiudere in fretta i conti con il fascismo e la guerra. Gli editori più impegnati si preparano al futuro, pensando alla ricostruzione materiale e morale. Per quanto riguarda il mercato nel censimento del 1951 si nota che quasi il 13% della popolazione al di sopra dei 6 anni è analfabeta dunque escluso dalla circolazione dei prodotti scritti, il 46,3% circa è privo di titolo di studio, il 30,6% è in possesso della licenza elementare; solo il 5,9% ha fatto le scuole medie, solo il 3,3% è diplomato e l'1% laureato. Si consumano poco libri destinati alla cultura e alle professioni, mentre domina l'editoria popolare, dai libri devozionali ai prodotti di intrattenimento, opere di divulgazione e di ammaestramento civico e politico. C’è ancora quindi una ristrettezza del mercato. Nel dopoguerra nascono i premi letterari, come il Viareggio, il primo titolo del 1947 è Lettere dal carcere di Gramsci, anno in cui nasce anche il premio Strega. Nel 1957 nascerà il premio Bancarella, gestito dai librai, il primo anno vince Il vecchio e il mare di Hemingway. Nel 1962 il Campiello, che premierà La tregua di Levi. Le novità nel sistema editoriale sono: nel 1938 Bemporad si è trasformata nel Marzocco; e nel 1939 l'industriale di Aldo Garzanti ha rilevato Treves, mentre chiudono le sigle più compromesse nel fascismo. Sia la stampa periodica che quella libraria, provvede a una revisione degli indirizzi ideologici, anche le sigle più legate al fascismo, per esempio la Sansoni, la Vallecchi, che nelle mani del figlio Enrico, riesce a emergere dalle difficoltà grazie alla solidarietà di tanti autori. Nonostante il mercato sia ristretto nascono piccole sigle, come Bruno Mondadori, fratello di Arnoldo, che si dedica alla produzione per le scuole secondarie; nel 1947 nasce la Elli Fabbri, concentrata sulla scolastica ma presto protagonista della stagione delle dispense. A Bologna nel 1951 esce la rivista “il Mulino”, da cui tre anni dopo sorgerà l'omonima casa editrice. Mondadori e Rizzoli consolidano le posizioni già acquisite, confermando il connubio libri-periodici, intenti a sfruttare le disponibilità del mercato e ad allargarlo, più che a trovare o tentare nuove esperienze culturali. Bompiani cerca un rilancio con il suo Dizionario Letterario; Garzanti entra nel settore della divulgazione e capta nuove tendenze della narrativa contemporanea. Riprendono Le Monnier, Sansoni, Marzocco; rinnovano i propri cataloghi UTET, Hoepli, Sonzogno, Vallardi; Vallecchi arranca, e muore Carabba. Dal punto di vista della geografia editoriale, i grandi centri del Nord sono superiori e attraggono rispetto a quelli minori e di Firenze. Per quanto riguarda gli indirizzi si mette a punto la proposta di alta cultura, insieme alle enciclopedie e al lavoro sui modelli di collezioni universali, della letteratura italiana e internazionale, del romanzo e della narrativa seriale. Una cultura per l'Italia democratica Il dopoguerra è segnato da iniziative editoriali ispirate da linee ideologiche che ricadono sul piano culturale che spesso si legano al contesto della guerra fredda, ma non sono escluse proposte di aggiornamento e ricerca che prescindono dalla politica. Si sente una volontà di aggiornamento e di ricerca che prescinde dalle strette contingenze politiche. Per esempio, gli scritti gramsciani hanno grande influenza sul piano culturale per le originali prospettive date a livello politico, filosofico, economico, letterario e linguistico. Einaudi è in ascesa di questa fase, le sue collane mettono insieme le necessità culturali e le urgenze di rinnovamento, e c’è anche la vicinanza con il PCI e la sensibilità alla politica. Ma c'è anche l'identità della casa editrice, i punti di vista delle sue diverse anime (comunista, non comunista, cattocomunista, azionista ecc.), le sintesi scaturite dalle discussioni della sua corale conduzione, la valenza progettuale, ci sono i suoi lettori «intelligenti» a cui dare libri importanti e di valore da leggere, più che prefazioni per essere protetti e indirizzati. E c'è anche l'impegno nella definizione e chiamata di un proprio pubblico con le iniziative promozionali, con il “Notiziario Einaudi” mensile, seguito dal 1952 al 1959 da Italo Calvino, con i cataloghi, con la vendita a rate pensata per i giovani e gli studenti, con i lanci di libri e iniziative come la “Settimana del libro Einaudi”, con presentazioni e conferenze che sono anche manifestazioni politiche, presentavano libri di grande impatto come le Lettere di condannati a morte della Resistenza; li seguivano intellettuali come Vittorini, Carlo Levi; ad Einaudi si deve la pubblicazione degli scritti gramsciani. Ci sono opere straniere sulla democrazia, sul marxismo e sul comunismo sovietico, opere di teoria letteraria, saggi sociologici, opere nei campi del cinema, dell'arte, dell'architettura, della critica letteraria, fino ad includere un libro che compare nel 1954, pubblicato con esitazione (la stessa che porta al rifiuto di Se questo è un uomo di Primo Levi nel 1947: troppi libri sul tema) il Diario di Anne FranK. Rilevante è il lavoro di Einaudi sul fronte degli studi storici, decisivi nella fase di rilettura del passato, sia con contributi stranieri che italiani nelle collane “Scrittori di storia” e la “Biblioteca di cultura storica”; la proposta vuole dare una visione complessiva della storia. L’interesse è anche rivolto alla nascente psicoanalisi, l’editoria di cultura in generale si interessò a questa disciplina trascurata negli anni della guerra, così il 1951 diventa per l'editoria italiana l'anno della psicanalisi. La collana “Viola”, nata nel 1948, raccoglie studi religiosi, etnologici, antropologici e psicologici, in collaborazione con Pavese e De Martino; la collana si apre proprio con Il mondo magico di De Martino, inaugura un approccio inedito alla lettura del sacro e apre le porte al pensiero irrazionalista con titoli e autori capitali per la storia della cultura occidentale del Novecento. Il fronte dei partiti di sinistra, oltre che su Einaudi, può contare su sigle di più militanza, segnate da una simbiosi tra produzione libraria e battaglia ideale e dalle suggestioni ora provocate dalle tesi gramsciane sull'egemonia degli intellettuali. Nei mesi in cui si inasprisce la lotta politica e si intravedono i primi segnali della guerra fredda, si inizia a riorganizzare l’attività editoriale, nel quadro di una politica della cultura rivolta alla formazione delle classi popolari e alla direzione degli intellettuali, con sia i libri di matrice marxista, sia quelli di matrice laica e democratica. Una delle sigle in questo contesto è Le Edizioni Rinascita, sotto la supervisione di Togliatti, destinate alla formazione ideologica e teorica e al lavoro sulle fonti del marxismo, rivolgendosi ai militanti e ai quadri del partito ma anche alla media e all'alta cultura. Einaudi e tutto il fronte dell'editoria di sinistra non esauriscono il panorama dell'editoria di cultura antifascista del dopo- guerra. Le maggiori case editrici milanesi sono oltremodo attive. Bompiani pensa a una collana di scrittori politici classici, che alla fine avrà solo tre titoli. Quanto a Mondadori, nasce “Il Pensiero critico”, antidealista, con il fine di rompere il quadro dell'umanesimo tradizionale e immettere nel nostro Paese letterario e polveroso i fermenti vivi della cultura “di fuori” guardando a discipline come la sociologia, la psicologia, la scienza. Intanto nella collana “Documenti” compaiono i 12 volumi della Seconda guerra mondiale di Churchill e libri che non lasciano dubbi su per quale fronte sia Mondadori, vale a dire Arnoldo, negli anni della guerra fredda. Nasce UECI (Unione editori cattolici italiani, nata a Roma nell'estate del 1944), motore negli anni Cinquanta di dibattiti e convegni intorno ai problemi del libro e del libro cattolico. Sono tuttavia case editrici laiche a pubblicare i testi che contano. divulgazione storica e scientifica; ci sono romanzi di ogni genere, i racconti, la poesia, il teatro (Shakespeare soprattutto), le fiabe, i classici per i ragazzi (Collodi). Pavese sostiene che il richiamo ai classici è una pratica tipica del secondo dopoguerra, soprattutto i grandissimi delle epoche più serene, quegli scrittori equilibrati e misurati che sembrano ricomporre un ideale di umana e interezza, tramite le virtù. Al contrario prima della guerra si ricercava fantasia, si ebbe la voga del bizzarro, dell'originale, dell'esotico. Ma i tempi mutano e quindi ora si riparte con la semplicità e le grandi pagine, si rileggono e traducono con stupore Sofocle, Virgilio, Goethe. Anche dal punto di vista dell'impostazione editoriale, la “BUR" fa scuola, si scelgono opere fuori diritto scelti fra le edizioni critiche più attendibili, accompagnate da brevi note introduttive e apparati bibliografici, talora da commenti, note, tavole, quel che basta per fornire informazioni essenziali. Le tirature raggiungono le 30 mila copie, poi però il successo dei tascabili ne determinerà la diminuzione e poi la crisi. Queste sono le più importanti ma non le uniche iniziative di Universali, in cui si tende ad un sapere canonico, senza troppi interrogativi, un orizzonte culturale tradizionale che limita gli sperimentalismi. L’impostazione è didascalica, adatta ad un pubblico non colto. Nel dopoguerra uscirono anche le ENCICLOPEDIE sia generali che specializzate, come mediche, artistiche, scientifiche e tecniche, di fiabe e aneddoti. Garzanti fece anche le tascabili. Nel 1954 Zanichelli, in 12 volumi, ognuno concepito anche come opera a sé, l’enciclopedia propone approfondimenti dedicati alla geografia, alla storia, alla letteratura, alle arti figurative, alla biologia, alla tecnica, al gioco e allo sport, all'informazione, ha un impianto originale, anche per la suddivisione tra una parte generale e una di dati, è ricca di collaborazioni di calibro ed è rivolta ai ragazzi e alle famiglie con l'intento di "spiegare", più che di “erudire", e di gettare un ponte tra cultura umanistica e cultura “moderna”. Seguono i dizionari di chimica, medicina, agraria, sport. Tra i tanti titoli, c'è anche la Piccola enciclopedia che Garzanti dà alle stampe nel 1946 e che avrà successo, tanto da diventare la piattaforma per costruire il prospero progetto delle “Garzantine”". La casa editrice milanese si trasforma in uno dei massimi centri di divulgazione, come dimostra la collana lanciata nel 1953, “Saper tutto”, i manuali dai colori sgargianti, 180 lire l'uno, che spaziano dalla storia alla filosofia, dalla psicologia all'astrologia, dalle letterature alla musica, dalle scienze alla medicina, dall'arte alle religioni. Sono queste le basi su cui avverrà il boom dei libri e delle enciclopedie a dispense venduti nelle edicole o con il sistema porta a porta. Tra impegno, sperimentazione e aggiornamento: le tendenze dell'editoria letteraria Le cronache letterarie al tempo della guerra fredda sono note occasioni di polemica sollevate dalla questione del realismo, che coinvolgono scrittori di punta. Nel 1952 Il Visconte dimezzato suscita le perplessità dei critici di sinistra, rimproverano a Italo Calvino di aver trasformato l'inclinazione al reale in artificio e giochi di d'intelligenza. Poetica del realismo e influenza dello storicismo caratterizzano la cultura letteraria del dopoguerra e l'editoria del settore non può che esserne influenzata. Tuttavia, c'è spazio per altro, come ci dimostra “Coralli" di Einaudi, per la quale nel dopoguerra la letteratura è comunque espressione dell'impegno politico e civile già proprio della saggistica (a tal punto che Cristo si è fermato a Eboli di Levi esce nei “Saggi”), ma anche della valorizzazione dei grandi classici e dell'aggiornamento della proposta nei territori della narrativa contemporanea. Quindi si punta su libri che risentono della temperie politica e culturale del momento, nel clima della ricostruzione nascono i “Coralli" dove si trovano Hemingway, Pavese, Micheli e I sentieri dei nidi di ragno di Calvino; i “Supercoralli” con i classici del ‘900, in cui compare tutta l'opera di Proust, il teatro di Brecht, ancora Pavese; e i “Millenni” opere di notevole mole, frutto di una selezione dei capolavori di ogni tempo in edizione integrale e traduzioni, qui ci sono i 4 volumi di racconti delle Mille e una notte tradotti per la prima volta in italiano e corredati da illustrazioni di miniature arabe e persiane; e l'Iliade dove ad ogni verso greco corrisponde una linea di testo in italiano, con finalmente una lettura antropologica e contemporanea. Nel 1951 nascono “I gettoni" (gesto creativo) sono il laboratorio dei libri più difficili e sperimentali, all'insegna di quel costante rinnovamento e di quella provocante creatività che Vittorini ha sempre impresso alla sua azione editoriale, con l’aiuto di Calvino. Qui vi sono le opere di Fenoglio, Sciascia, Ottieri, Troisi, racconti e memorie del ricordo dei drammi recenti, oltre a capolavori come Il visconte dimezzato di Calvino, opere che sembrano delineare "autobiografia collettiva" dell'Italia del secondo dopoguerra. Nel 1953 si avvia la “Collezione di teatro” con cui Einaudi si affiancherà a Bompiani nella diffusione della CULTURA TEATRALE in un paese pressoché privo di una tradizione nel campo. Ma all’interno della collana ci sono due voci, una che vorrebbe solo teatro rappresentato, nessuna introduzione, più attenzione da una parte per l'attualità dall'altra per i classici, un’ottica di dialogo del teatro con il suo tempo, in armonia politica e culturale con il resto del catalogo; mentre dall’altra parte si punterebbe sulle novità, una specie di "Gettoni" di teatro, una raccolta critica, storica, che sia guida dell' attività teatrale, e che concorra a formare la coscienza critica del lettore-spettatore. Bompiani inaugura “Pegaso" dei suoi autori italiani (Alvaro, Moravia, Vittorini ecc.) arricchendola di altri nomi. Traduce scritti degli autori di oltralpe. Mondadori a sua volta imposta le collane di classici, si avventura nella poco fortunata “Medusa degli Italiani”, in cui pubblica alcuni successi di quegli anni come La fattoria degli animali di Orwell, Il vecchio e il mare di Hemingway. Per entrambi la strategia è quella di unire qualità e presa sui lettori e di collocare le proposte su una linea mediana per cui il capolavoro è proposto insieme al frutto di un ottimo artigiano, valorizzando del primo le potenzialità e del secondo la dignità letteraria. Quindi entrambe non puntano sul romanzo. Anche sul fronte della narrativa si cimenta Longanesi, che dà alle stampe nel dopoguerra alcuni titoli in sintonia con la sua vena anticonformista, concedendo spazio alle voci eccentriche o dissonanti o stravaganti di Ennio Flaiano (Tempo di uccidere), Mario Soldati (Fuga in Italia),Luigi Bartolini (Ladri di biciclette), tutto Montanelli, mentre per la narrativa straniera, sceglie autori di successo o capaci di suscitare qualche rumore, insieme a notevoli scrittori allora sconosciuti in Italia come Burnett e Damon Runyon. Bompiani pubblica anche il Dizionario letterario delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature concepito nel 1938 e portato a termine durante la guerra. Uscirà in 9 volumi tra 1946 e 1950 e sarà definito l’arca di Noè della cultura. Nasce poi per Mondadori Lo specchio che diventerà rinomata collezione di poesia del dopoguerra con Quasimodo, Ungaretti, Saba, Montale… Mondadori si farà alfiere della tradizione poetica del Novecento. In equilibrio tra sperimentalismo e spregiudicatezza, e attenzione ai gusti del lettore medio, si muove Garzanti, “Romanzi moderni” è collana composita anche per la presenza di scrittori nostrani e di traduzioni, pubblica Virginia Woolf, William Faulkner, best seller con successi cinematografici e tre romanzi fondamentali, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda, Il prete bello di Parise e Ragazzi di vita di Pasolini. La narrativa di genere e di larga circolazione, una vigorosa ripresa Le strategie di ampliamento del mercato librario verso uno spazio di consumo culturale generalista, verso quei ceti che nel libro trovano occasione di intrattenimento e aggiornamento insieme ai prodotti come il cinema, i settimanali, i femminili, la radio e la nascente televisione proseguono nel dopoguerra al centro del modello italiano di editoria di massa. Al centro c’è Milano, con attori principali Mondadori, Rizzoli e Garzanti. Mondadori nel 1948 vara l'edizione italiana in formato pocket del mensile americano "Selezione del Reader's Digest", venduta perlopiù per abbonamento, che offre i romanzi “condensati" raggiungendo notevoli tirature e un pubblico piccolo e medio borghese sensibile al messaggio politico anticomunista, e alla possibilità di un'infarinatura culturale ad ampio spettro, infatti la rivista veicola il modello di vita americano. Dopo la forzata pausa della guerra, si riprendono i “Gialli", che raggiungono una tiratura di 20-25 mila a numero, articolati in sotto collane per sfruttarne al massimo la resa commerciale. Nel 1952 Arnoldo lancia inoltre la rivista “Urania” e la serie di fantascienza “I romanzi di Urania”, che da allora macina titoli settimanali e poi mensili. La colonna “Il Cerchio Verde” dedicato al poliziesco e al mistero, venduta in edicola, porta in Italia il genere della “fantascienza". Le collane dimostrano la preferenza dei lettori italiani per i romanzi piuttosto che per i racconti, e oltrepassano i confini del pubblico di amatori, e incrociano fenomeni quali la fine delle conquiste scientifiche e tecnologiche, l'inizio delle imprese spaziali. Anche Rizzoli saggia si occupa della formula seriale, nelle edizioni di “"Nostri umoristi" esce uno dei più grandi successi del dopoguerra Mondo piccolo di Guareschi, la saga di Peppone e Don Camillo ambientata in un mitico microcosmo dell'Italia rurale contrapposto a un altrettanto mitica dimensione urbana simbolo nefasto della modernità, e mette in scena un antagonismo politico e ideologico, quello tra cattolici e comunisti, rivelando una comunanza profonda di sentimenti e valori morali. Non solo adatto al mercato italiano ma anche tradotta in tutto il mondo e sostenuta dalle pellicole cinematografiche passate poi in televisione. Rizzoli prosegue cercando pubblico vasto e generalista, lo stesso che sostiene il mercato dei suoi periodici: “Oggi”, “L'Europeo” (dal 1953), “Annabella”, “Candido". Erede della Treves, la Garzanti spazia tra narrativa e varia, tra manualistica e offerta enciclopedica, per un pubblico medio e cercando di cogliere l'evoluzione che attraversa soprattutto nei centri urbani del Nord. Da qui l'attenzione per un nuovo genere di libro, economico, spigliato, che non punta sui classici ma sul nuovo o sul recente, attingendo dal circuito internazionale delle traduzioni, con narratori di discreto livello, “Romanzi d'oggi" lanciata nel 1954 come la collana economica per le biblioteche eleganti, che ridà al romanzo la fortuna di un tempo, per accertarsene. Il prezzo è accessibile ma il testo è in una veste in brossura con una sovracoperta dalle illustrazioni a effetto. Si trovano autori di best seller del tempo come Hans Ruesch e Eric Ambler; non manca una serie "gialla” alimentata dalle traduzioni e venduta a 300 lire. Su stilemi tradizionali, con classici del'800, sul romanzo d'appendice, sui romanzi storici illustrati, sui capolavori della letteratura internazionale, si fonda il rilancio di Bietti, rappresentante di un popolare ormai all'antica, ma ancora capace di fare breccia su una categoria di lettori che nei libri cerca, prima di tutto le “storie". A questo filone si potrebbe anche citare l'offerta di una casa editrice come La Madonnina. In questi anni si sviluppa anche il fotoromanzo e il fumetto, di cui sta iniziando il boom, ma anche il genere del pubblico rosa. Su questa linea ci sono Sonzogno con Liala e Salani con la “Biblioteca per le signorine" dove furoreggia Delly. Un settore che fiancheggia i periodici di storie "vere" e novelle che vede impegnati tanti altri piccoli editori. Tutto questo mostra il risveglio e lo sviluppo sempre più vigoroso di tutto il comparto dei prodotti per la LETTURA D'EVASIONE, e che proiettano verso gli anni del boom, quando i tanti semi gettati negli anni del dopoguerra germoglieranno in uno scenario più dinamico. 4. Dal miracolo alla contestazione: il libro alla prova dell’industria culturale Tra disgelo e boom: l’editoria in movimento Siamo negli anni Cinquanta, decennio in divenire che ha una prima data cruciale, sotto il profilo storico e politico, nel 1956: data dei fatti d’Ungheria, della destalinizzazione e della diaspora di tanti intellettuali dal PCI. Il 1957 è l’anno di pubblicazione del Barone Rampante di Calvino, simbolo politico di anticonformismo e di abbandono della poetica realista. Dal 1958 si assiste a un L’epoca aurea dell’editoria di cultura La saggistica alta, d’altro canto, risente anch’essa di una tensione all’aggiornamento. Paolo Casini nel 1962 dirà per Laterza che l’élite idealista aveva imposto i suoi classici, fissato le sue genealogie. In sostanza cresceva l’onda di un Settecento illuminista che rovesciava le tavole della legge, malgrado la continua sopravvivenza dell’idealismo sul piano ideologico. Intelligenza e inventiva colmano i vuoti lasciati da una cultura di posizioni antiquate, ormai al tramonto. Si pone una nuova narrazione, che supera il crocianesimo ma anche il marxismo, che si pone in modo NEOILLUMINISTA, ANTIDOGMATICO, è la narrazione di giovani bolognesi intellettuali di diversa matrice, riformisti. Il Mulino del 1954 è attento a questa posizione e fa perno soprattutto sulle traduzioni > il motto “oltre Croce e oltre Gramsci”. Il processo di modernizzazione del Paese, di trasformazione culturale è in pieno nella gestazione del centrosinistra. Anche Feltrinelli persegue questa linea nell’attività di editore della Biblioteca, siamo nel 1955. Nel 1958 Alberto Mondadori si mette in proprio e fonda il Saggiatore, dando il via a un’impresa significativa di cui sono compagni gli intellettuali amici e collaboratori tra cui Debenedetti: l’intento è quello di una concezione laica della conoscenza e di un aggiornamento delle scienze umane e delle lettere. Spiccano, tra le collane, “Le Silerchie” e “La Cultura”: una universale economica di lusso la prima e un grimaldello di lettura con titoli la seconda. Nuovi orizzonti si espandono: la linguistica contemporanea, la teoria strutturale della letteratura, il formalismo russo, collane d’arte e di storia di civiltà: nel 1963, d’accordo con la londinese Weidenfeld & Nicolson, si avvia la collana divulgativa “L’universo del conoscere” e l’anno dopo quella dei “Gabbiani”. Se si parla di rinnovamento di saggistica di cultura, spunta Paolo Boringhieri che lasciata l’Einaudi dopo avere diretto una sua costola nel 1951 fonda una piccola casa editrice propria dove eredita collane come “La biblioteca di cultura scientifica”. Boringhieri è un caso di editore che si pone al di là della lezione crociana. Alle scienze i aggiunge la psicanalisi: ispiratore è il poeta Michele Ranchetti. Tra i fiori all’occhiello della Boringhieri c’è anche l’Enciclopedia di autori classici diretta dal filosofo Giorgio Colli, protagonista di un’altra importante impresa per Adelphi di pubblicazione dell’opera omnia di Nietzsche. Rinnovamento, però, anche nelle sigle adulte e affermate. Alla Bompiani del 1959, Umberto Eco innesta il tessuto di matrice banfiana con l’introduzione della semiotica, dello strutturalismo, del formalismo. Gli anni successivi al 1956 per la Einaudi sono anni di revisione e di ripensamento, soprattutto sul piano politico. La strada è quella di fornire strumenti alla modernizzazione, in cui compare una collana di attualità politica. In particolare Einaudi è la prima a discutere circa il neopositivismo. In quegli anni è forte la saggistica, ma ha il suo apporto anche la storia dell’arte, così come materialistica e inchiesta. Tra le collane esordienti c’è nel 1965 il “Nuovo Politecnico” di Bollati, che include saggi celebri come quelli di Barthes o Benjamin. Einaudi basa la sua ricerca sui nessi tra scienze umane e scienze pure e si ispira altresì alla “Nuova Biblioteca Scientifica” concentrata sul diritto. Restando sulla saggistica, non si dimentichi il caso di Laterza, con umori e metodi nuovi, pronta ad accogliere ne “I filosofi” la collana filosofica dei maestri di empirismo ed illuminismo come Locke, Bacone, Cartesio, Hume e Pascal. Verso il superamento della dicotomia tra umanesimo e scienze, Laterza inaugura il filone della linguistica nel 1963 accogliendo la Storia Linguistica dell’Italia unita di De Mauro. La linguistica abbandona la matrice glottologica e storico-comparativa per abbracciare la filosofia delle scienze cognitive, della psicologia e della sociologia. Il nuovo umanesimo di De Mauro supera le lettere e la filosofia e si instrada verso urbanistica e architettura. Nel 1952 si avvia la “Biblioteca dello Spettacolo” di Chiarini con la saggistica teatrale; nel 1964 nasce Storia e società della Laterza. Non mancano anche le collane di saggistica di case editrici vicine ai partiti politici: Editori Riuniti con opere di Majakovskij, fiore all’occhiello la “Nuova biblioteca di cultura”; le Edizioni Avanti! Sulla scia del movimento operaio. Degna di nota è la Sugar in ambito socialista, avviata nel 1957 sulle ali delle traduzioni. Altro cenno alla saggistica estetica e letteraria con l’esperienza di Mursia, editore alieno dalle mode e appartato rispetto alla ideologia politica. Non si dimentica neppure il fermento dell’editoria cattolica dopo il Concilio Vaticano II, protagoniste riviste nonché sigle post anni Sessanta, si pensi alla Cittadella Editrice di Assisi del 1966 o la fiorentina Cultura Editrice su momenti delle lotte contro le dittature sudamericane. La linea strategica dell’editoria della seconda metà del Sessanta è pronta a sfamare le conoscenze diffusesi dalla contestazione studentesca, sempre nell’ambito di fioritura della saggistica: nel 1960 nasce la Piccola biblioteca Einaudi, nel 1964 è la volta dei Gabbiani del Saggiatore, ma anche della Universale della Laterza. Che dire allora della saggistica alta? Si riprenda una riflessione uscita nei “Quaderni piacentini” del ’64 di Giovanni Giudici: il neopositivismo filosofico, gli studi di sociologia, gli apporti della traduzione, l’avanguardia europea. Questi anni hanno partorito tendenza che si rinsalderanno: il rischio di non pensare in termini di progetto, l’emancipazione dai giochi ideologici, una disposizione soggettivistica frammentaria. La scena letteraria tra best seller di qualità e neoavanguardia Quanto al 1959, fu l’anno del Gattopardo di Tomasi de Lampedusa targato Feltrinelli. Best seller come i successi di Cassola e Bassani targati Einaudi, BEST SELLER ALL’ITALIANA, casi alimentati dalle contese politiche a favorire tendenze. In virtù di questa tendenza Rizzoli attira narratori italiani, Garzanti abbraccia Gadda Pasolini, nonché traduzioni di grandi titoli, la Longanesi pubblica titoli nostrani cogliendo un difficile passaggio alla modernità: si sono trasformati e modernizzati i valori e le sensibilità, anche nei risvolti etico-politici della scelta narrativa. Spregiudicata e vivace è la linea di Bompiani, editore di Moravia, Malerba, Dacia Maraini, con Eco riferimento della neoavanguardia al pari della Feltrinelli. Del romanzo italiano si avvantaggia anche la Vellecchi. Stando sulla proposta di Feltrinelli, essa è tangibile nel segno di Giorgio Bassani, ma anche di classici moderni come Borges e Forster; ma Feltrinelli apre anche agli esordienti come Pirro e Crovi (“Scrittori d’oggi”) e si incammina nei sentieri dell’avanguardia letteraria nel sostegno al Gruppo 63. Diversa è la strategia di Mondadori che abbraccia un generalismo alieno da avanguardie e a garanzia di qualità e successo, con l’offerta di gialli e fantascienza. Lo sforzo di innovazione si traduce nella consacrazione di Soldati, Pratolini, pur con la proposta di traduzioni nella linea “Medusa” del 1960 pronta ad accogliere nella scena l’Ulisse di Joyce. Nel settore della narrativa italiana del tempo compare lo Struzzo dei Calvino, Sciascia e Morante; Einaudi prosegue con i “Coralli” per i rappresentanti della nouveau roman. Si ricordino infine due contributi importanti nelle traduzioni: Neri Pozza ne “Tradizione americana” e Lerici verso orizzonti internazionali, soprattutto americani, per la letteratura. Il momento è altresì fortunato per la poesia tradotta: pensiamo a Guanda con “La Fenice”, a Mondadori, Vallecchi ed Einaudi con la comparsa di altre culture come Baudelaire, Mallarmè, Lorca e Neruda al fianco dei poeti nazionali. La modernizzazione del libro e della cultura, che devono stare al passo con cinema, televisione, industria dello spettacolo e dell’informazione, è indice di un continuo accostamento dei best seller d’oltreoceano (nel quadro del processo di americanizzazione) con l’editoria italiana di questa fase. Editoria per i piccoli lettori: mercato, qualità, immaginazione Sullo sfondo e nello scenario di uno svecchiamento del settore della scolastica, l’editoria per ragazzi gode della riproposizione di un repertorio già in circolazione tra le due guerre. Alcune collane escono nell’immediato dopoguerra, altre si attardano su modelli pedagogici, altre ancora risentono della temperie politica. Se, da un lato, la Scuola ripropone i classici della tradizione favolistica e fiabesca e della narrativa ormai collaudata, sul fronte opposto si deve invece registrare la sezione della universale “Il Canguro” della COLIP dedicata alle “Grandi avventure” e inaugurata dal Pinocchio di Collodi. Diversamente impostata è invece la “Universale Ragazzi” delle Edizioni Avanti!. La letteratura per ragazzi è il tema del momento, case editrici di settore spalancano le porte ai più recenti studi di scienza dell’educazione e ha luogo una fase di rinnovamento. Emerge una nuova leva di scrittori tra cui Rodari. Fa ingresso, nel settore del libro per ragazzi, anche Einaudi che mescola autori come Collodi e Capuana a scrittori per ragazzi come Rodari, Lodi o Piumini: banditi il linguaggio di vezzeggiativi e diminutivi dei libri per bambini, ma anche i vezzi moraleggianti e didascalici. Il mercato diventa sempre più attento al trend demografico, alle dinamiche socioeconomiche e alle politiche scolastiche. Decadono alcune collane storiche come la “Biblioteca dei miei ragazzi” Salani e altri editori si dedicano allo sfruttamento del mercato di giovani lettori, nella cui prima fila troviamo Fabbri con la sua proposta identitaria. Ma anche De Agostini con una presenza assidua nel mondo delle dispense illustrate e della scolastica o Bompiani a lanciare i “libri giocattolo”, con fotogrammi di un film, di brevi didascalie o disegni a colori a completare il testo. È il caso del capolavoro di Saint-Exupery “Il piccolo principe”. Bompiani aggredisce anche i libri di ragazzi per le scuole elementari con la collana “Carosello”, libri di giochi e di attualità. Il mercato della scuola media si fa sempre più appetitoso, oltre a Einaudi e Bompiani si fa protagonista anche Garzanti che propone titoli di autori forti come Alvaro, Fenoglio. Il genere di libri per bambini e per ragazzi acquista una forte valenza economica e una definitiva legittimità culturale: nel 1966 da Rosellina Archinto nasce Emme, a Milano, ma i suoi libri, pionieristici e per palati fini, non godono della fortuna sperata. Nascono anche le enciclopedie per ragazzi buone per le ricerche scolastiche. Portare il libro al lettore, il lettore al libro: distribuzione, grafica e pubblicità Raffaele Crovi parla di una distribuzione ineludibile, “soltanto quando il libro sarà a contatto di tutti si potrà sperare o disperare”. La distribuzione prevede una persistenza della ristrettezza della rete e una dislocazione inadeguata rispetto alle trasformazioni dei centri urbani. Diverso è il caso delle edicole, a portata di mano e prive di supponenza intimidatrice. L e librerie vengono ripensate, Mondadori è il primo a ragionarci nell’ottica di luoghi accoglienti; Feltrinelli ne fa luoghi di esposizione inedita e si aprono le porte per incontri ad autori. Le librerie assomigliano sempre più a self service. Altra formula fu quella dei Remainders’ Book che nascono a Milano nel 1964, a Roma nel 1965, con un sistema che si basa sulla raccolta dei fondi di magazzino delle case editrici. Ulteriore formula, quella della vendita diretta per corrispondenza, è sempre Mondadori e nel 1960 avvia il Club deli Editori che sceglie i libri e li propone ai soci evitando la ricerca personale. Per l’affermazione del Club degli Editori, insieme al lancio pubblicitario anche la strategia della confezione dei libri è un vettore imprescindibile: una carta vincente può far passare libri difficili o La fisionomia del libro cambia, la crisi economica e gli interessi del capitale finanziario, cui si aggiunge la morte di alcuni editori protagonisti di Mondadori, Rizzoli, Feltrinelli, se da un lato mordono strutture fragili, portandole al capolinea, come Bompiani, Longanesi, Ballardi, dall’altro implicano la necessità di proseguire l’attività con organismi che consentano operazioni di borsa, come per Fabbri. Nel 1970 Garzanti acquisisce Vallardi, per esempio. Gli anni Settanta in generale furono anni di terremoto del sistema dei media: da sinistra l’ipotesi che all’origine dell’ingresso del capitale extraeditoriale ci sia disegno della grande industria di influire sulle centraline della produzione > il profitto ha la meglio sulla cultura. L’editoria europea affronta la più grave crisi dal dopoguerra. Più di qualcosa cambia nelle case editrici: a decidere la politica culturale è il conto economico, che rende evanescente il ruolo degli intellettuali. Nascono le prime concentrazioni > IFI di Agnelli con Sonzogno, Bompiani, Fabbri, Kompass che formano il gruppo editoriale Fabbri, primo cartello dell’editoria italiana. Questo clima favorisce l’ascesa dei colossi. Tra passato e presente: libri per interpretare i tempi Già negli anni Sessanta il libro di attualità conosce fortune crescenti. Anche gli eventi incalzanti e le trasformazioni in corso spingono a nuove tendenze. È un buon momento per la saggistica storica di qualità, nonché per il ramo della contemporaneistica. Si superano i margini del circuito accademico sempre più verso un pubblico di lettori di quotidiani e di settimanali. La saggistica di attualità dialoga con la storiografia, la saggistica politica spicca. La SugarCo si attiva nel campo della politica e dell’attualità; è il periodo della ricostruzione giornalistica di temi scottanti e biografie avvincenti, dell’attenzione per la cronaca violenta così come per il poliziesco, in una costante correlazione tra saggio e giallo, terrorismo e delinquenza, che converge con gli interessi dei lettori, strategie editoriali e scrittori-giornalisti di bella penna. È il caso di Mondadori con “Scie” o “Saggi”, di Bompiani con “Informazione storica”, Rizzoli con giornalisti del calibro di Indro Montanelli od Oriana Fallaci, oltre che Enzo Biagi, autore di libri di viaggio sui generis che intercettano fasti del turismo di massa divenendo un brand. La Fallaci invece punta sulla capacità di presa con temi di ribalta ma anche universali, come amore, guerra, coraggio, realismo politico: un’empatia dialogante sospesa tra tradizione e modernità. L’editoria si avvicina al giornalismo. Grandi opere e saggistica di cultura: le nuove sfide epistemologiche Scolarizzazione di massa e incremento di iscrizioni all’università sono di stimolo all’avvio di grandi opere. Questa è la metamorfosi della struttura e della concezione del sapere che soverchia le gerarchie delle esperienze umane. Garzanti è tra i protagonisti delle grandi opere: è l’epoca di etichetta delle Enciclopedie. Sia da esempio la “Enciclopedia europea”, impresa più ambiziosa, che parla all’esigenza di studio, consultazione e discussione. Eloquenti, in questo caso, gli esempi di Garzanti con “Saggi blu”, Einaudi, a partorire le imprese in una fase di compattezza ideologica di apogeo della saggistica. Ma anche I Saggi e Nuovo Politecnico proseguono l’offerta aprendosi alla riflessione femminista. La filosofia editoriale di Einaudi si fa crocevia per guardare alla storia, ma anche alle scuole e alle università: elastica per temi e per metodi a coordinare nuovi campi di indagine, a studiare civiltà materialistica, cultura, religione, magia. Questo vale per la storia delle regioni, come per gli “Annali”, ma anche per le monografie. L’enciclopedia dunque si fa dimostrazione dei concetti fondamentali dei discorsi contemporanei, con connessioni concettuali del tessuto del piacere. Il modello è quello di Febvre, sulla scorta di un rifiuto della raccolta di informazioni per invitare alla metadisciplinarietà secondo il principio della combinazione. Einaudi propone una metodologia nuova, un’impresa aperta al futuro per un mondo nuovo. Adelphi solca altre strade; Editori Riuniti affianca a classici questioni femminili, di giovani, di temi di attualità internazionali. Molto attiva anche la SugarCo, ma anche la Bompiani, dove Eco prosegue il lavoro che rivoluziona la concezione del libri umoristico unendo Enzo Jannacci, Paolo Villaggio, Woody Allen. Si allargano tematiche editoriali a semiotica psicologia, antropologia, sociologia. Oltre a semiotica, linguistica e teorie della comunicazione di massa, sono anni prolifici anche per la sociologia della letteratura. Vittorio Spinazzola fonda l’annuario “Pubblico” per mettere l’accento sulle modalità del processo per cui l’invenzione letteraria prende corpo di libro nella dimensione del mercato editoriale come valore di scambio e bene destinato alla fruizione collettiva. Boringhieri prosegue il lavoro nei campi di sua pertinenza, epistemologia, antropologia applicata, psicoanalisi, logica. Le piccole case editrici cercano una visibilità e strade che sta prendendo l’alta cultura della conoscenza. Si aggiornano anche i rami di filosofia della scienza: Lampugnani Nigri ma anche Einaudi, Feltrinelli, Saggiatore. Quest’ultimo, in particolare, fonde una fase nuova della sua storia avviata dopo la morte di Mondadori nel 1976 e si esprime nella filosofia della scienza e nella filosofia politica, nonché nella saggistica scientifica, linguistica e teoria della letteratura. La passione per i metodi e per l’episteme, in una prospettiva che prescinde dalle singole discipline, sposta l’interesse al di fuori dell’antichistica verso un pubblico di lettori che frequentavano i territori della psicoanalisi, dell’epistemologia, dell’antropologia, ma anche di movimenti come quello femminista e animalista. Il Saggiatore apre alla filosofia politica in direzione neocontrattualista di rapporti tra individuo e società; Mondadori e Giorello firmano l’introduzione di un’edizione del Saggio sulla libertà di Mill; Feltrinelli va verso uno scenario lontano da quello del suo fondatore. La filosofia politica amplia la gamma di effetti anche sul lavoro di scienziati sociali nell’ambito della teoria economica e sociologica. Nel frattempo a Bologna il Mulino rafforza le sue posizioni e vira verso la ricerca sociologica diventando a tutti gli effetti laboratorio e culla di talenti. Nasce, a tal proposito, nel 1968, “La nuova scienza” divisa in sociologia, filosofia, diritto, economia, antropologia, psicologia, linguistica, teoria della letteratura. Ricco e problematico è Laterza, che emerge dal terremoto della contestazione con ampio ventaglio di proposte che si allargano alla filosofia della scienza, urbanistica, storia, pur proseguendo filoni solidi nel suo catalogo, come quelli dedicati alla filosofia, all’architettura e all’urbanistica, oltre che al cinema. Laterza dialoga con il suo tempo, conserva il rigore della sua disciplina. Vecchie e nuove fucine dell’editoria letteraria Due collane targate Einaudi tra i nuovi progetti in campo narrativo: da un lato “Einaudi Letteratura” nata dall’idea di Giulio Bollati (1969) e dal critico d’arte Paolo Fossati. Un progetto ambizioso, tra immagine e scrittura, arte e letteratura, di romanzi, poesie, racconti, teatro e autobiografia, oltre che disegno e fotografia. La seconda è “Centopagine”, diretta da Calvino tra 1971 e 1983, definita “saggio in 77 stanze”. Compaiono qui autori famosi o riscoperti nel romanzo breve o lungo, per una riproposizione della narrativa o dello spettacolo di Ottocento e primo Novecento. Sono gli anni, questi, di ripresa di Adelphi, sostenuta dal rafforzamento delle capacità distributive (ruolo decisivo i capitali della famiglia Agnelli nella società). L’offerta editoriale della “Piccola Biblioteca” Adelphi del 1973 confluisce nei lettori amanti di misteri greci e latini, nonché appassionati al fantastico, allo studio dell’antichità, di enigmi. Il secondo Adelphi pubblica dal 1974 al 1994 intera opera narrativa, mitteleuropea e non solo. Ci sono anche autori italiani come Savinio, Solmi, Sciascia, ma anche Borges, Colette di oltre Italia. Einaudi e Adelphi, in sostanza, confidano sulle riscoperte e rivisitazioni di una stagione del romanzo medio di qualità che si spegne e che convoglia l’attenzione dei lettori nella saggistica di vario timbro. Gli effetti della cesura dal Gruppo 63 si vedono tutti e la glaciazione della narrativa italiana verso il rifiuto del romanzo è evidente e sostenuta da editori come Mondadori, Rizzoli, Rusconi, Garzanti o Bompiani. Mondadori, dopo la morte di Arnoldo, entra in una fase di transizione che sarà superata negli anni Ottanta a vantaggio di azienda leader del mercato editoriale a scapito della politica di ricerca tra vendibilità e qualità impostata “sull’autore”. Mondadori si rifà alla politica dei classici, così come Bompiani, che accoglie autori contemporanei, o Rizzoli e Garzanti, a venire in contro a un pubblico sempre meno aristocratico. La collana “Meridiani” in grembo alla Mondadori, passaggio di testimone dalla collana “Classici Italiani” segna un passaggio a scrittori italiani e stranieri per un clima europeo tout court, a vantaggio di un ampliamento dei confini del letterario, per un carattere aperto della collezione. Anche Rizzoli propone qualità e ricerca, equilibrio tra tradizione e modernità, politica abbracciata anche da Mondadori. Rusconi abbraccia una “politica di titolo” che ha in sé una selezione composita attenta agli autori emarginati dalle case editrici di sinistra. Nel 1970 fa uscire il Signore degli anelli. Bompiani fa nuotare nel mare della “Letteraria” tanti pesci, ma la proposta non si distingue dalle altre per una particolare fisionomia. Nel 1980 esce Il nome della Rosa che si impone come caso editoriale. A perlustrare nuovi terreni della narrativa è la Feltrinelli (Altri Libertini di Tondelli, Cent’anni di solitudine di Garcia Màrquez), traduzioni di letteratura latinoamericana spesso casuali, ma cariche di vitalità, per varia geografia e con vari risultati. Ma se la grande editoria si concentra sul lancio del best seller, proposte interessanti emergono dalla piccola editoria che scansa il pericolo di caducità. Fa il suo esordio nella Palermo periferica degli anni Sessanta Sellerio, con il grande fotografo Enzo ed Elvira, laureata in Giurisprudenza: riscoperta di opere dimenticate, passione per il giallo, politica di titolo piuttosto che di collana. Con il Sciascia di Sellerio i romanzi gialli esibiscono qualità di scrittura e di costruzione. Tra 1978 e 1982 arriva la svolta per nuovi progetti editoriali, metamorfosi testimoniata da un’eredità di consegna alla cultura italiana di esperienze passate. Nel 1979 nasce E/O. Storia a parte la Tartaruga, momento di snodo da editoria di movimento a editoria di qualità. L’esordio italiano arriva con Virginia Woolf e il marchio di prestigio non parte solo dalla cultura femminista. C’è al centro la scrittura femminile, una logica di qualità e vendibilità, da temi impegnati a temi leggeri. Compaiono titoli di narrativa, saggistica e varia, con attenzione al racconto e il lancio di scrittrici inglesi e americane, come Woolf, Rebecca West o Barbara Pym. Troviamo anche scrittrici francesi, tedesche, russe, giapponesi, oltre che la letteratura italiana. La scoperta è quella della identità femminile, dei suoi condizionamenti. Nel corso degli anni Ottanta anche la collana “Nera” pubblicherà titoli di autrici italiane e straniere con testimonianze di giallo al femminile (1987 collana di saggistica con libri dedicati a teorie del femminismo). Accenno anche all’editoria di poesia. “I Quaderni della Fenice” di Guanda sono rappresentati dalla beat generation di Ginsberg, Ferlinghetti, Gregory Corso, Tiziano Rossi, Giancarlo Majorino. Altra collana di riferimento “Collezione di poesia” Einaudi, con classici del Novecento e qualche voce contemporanea già affermata. Importanti anche le antologie curate da Fortini e da Mengaldo e la recente riedizione Castelvecchi de “Pubblico della poesia” che si interroga sul futuro di una società contemporanea sempre più autoreferenziale. La seconda stagione del tascabile e sviluppi dell’editoria di genere Parliamo di Mario Spagnol che resuscita la BUR una volta giunto alla Rizzoli nel 1972, dopo anni su “Universale Economica” Feltrinelli. Si delineano dunque un filone più alto, per la libreria, e uno più popolare, una biblioteca composita, dove apre le porte a saggi, manuali, autori contemporanei, titoli inediti, divulgazione. Inoltre, l'avvento dei network privati è accompagnato da un'esplosione del consumo di televisione che va a dare un’alternativa al sapere legato al libro. E come ultima cosa l'avvento dei personal computers dà opportunità ma anche pericoli e sfide inedite per il libro, nuovi orizzonti per la trasmissione delle conoscenze e delle informazioni, e il mondo editoriale è chiamato ad attrezzarsi. Mentre gli editori costruivano cataloghi memorabili, avvenivano cambiamenti gravissimi nell'organizzazione della cultura, ora gli scambi tra cultura originale, creativa e cultura massificata sono minimi, la prima non ha accesso ai mass media, la seconda si propone come autosufficiente. Non solo l’editoria è in crisi ma le università sono al tracollo, c’è un disinteresse per la serietà del lavoro, sembra esserci un appiattimento sui parametri della civiltà dei media . Il periodo che va dal 1977 al 1979 vede incrinarsi il rapporto della casa editrice con i suoi lettori più recenti, c’è un gran calo delle vendite, il mercato sembra favorevole alle proposte di intrattenimento, ma respinge tematiche politiche e teoriche. Per l’editoria è forte crisi economica, con aumento dell’inflazione, l'aumento del costo del denaro e del lavoro, la contrazione dei redditi, la disoccupazione, sono tutte cose che hanno messo in ginocchio il mondo del libro, rendendolo vulnerabile. Tra fragilità del mercato, carenze distributive, disomogeneità territoriali, l'editoria italiana, reagisce seguendo la VIA DEL POTENZIAMENTO ORGANIZZATIVO E SOCIETARIO. Acquisto di piccole e medie sigle, costituzione di joint ventures con partner italiani o stranieri e di network editoriali, fusioni si intensificano, mentre aziende e gruppi finanziari diventano soggetti di primo piano dell'assetto editoriale. Mondadori riprende l’espansione, mentre Elemond comprende Einaudi ed Electa, e la casa editrice milanese passa del tutto a Berlusconi; nel 1995 la Sperling sarà acquisita del tutto, nel 1999 Le Monnier. Il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera è acquisito e nasce la RCS, che nel 1990 si fonde con il gruppo Fabbri, cui afferiscono i marchi Bompiani, Sonzogno, Sansoni e Fabbri. Molte sigle piccole o medie per sopravvivere accettano o cercano accomodamenti societari che consentano di mantenere una relativa indipendenza per una maggiore sicurezza finanziaria. Adelphi alla fine degli anni 90 cede una quota del 36% a RCS, poi oltre il 50%, ma chiedendo e ottenendo l'impegno al rispetto dell’autonomia editoriale e la possibilità di riacquisto in caso di futura vendita non gradita. Poi Adelphi rimarrà fuori dall'acquisto di Rizzoli libri da parte di Mondadori nel 2015. Le SCELTE EDITORIALI: il catalogo rimane per lo più nelle sigle piccole e medie, mentre per le altre la flessibilità e la capacità di captare, orientare, sfruttare i favori del mercato prevale; quindi, finisce o diminuisce la “politica della collana", con attenzione al grosso del pubblico, attirato dal libro singolo. In questo quadro alcune sigle preservano la loro fisionomia, della piccola editoria provengono stimolanti progetti, ma si nota anche un è processo di omologazione, che stinge la proposta culturale. Per un editore è sempre più difficile ancorare la propria identità a una prospettiva di tipo ideologico culturale, un tempo l'editoria di cultura, rispondendo a un mandato sociale, produceva egemonia, che poteva costare cara ma rendeva potere, ma ciò si è perso e il parametro determinante è diventato il mercato. L'identità di un editore, dunque, dipende da una serie di scelte che sono comunicate agli autori, ai librai, alla stampa e ai lettori. Per i grandi marchi si punta su dispositivi che consentano il massimo profitto, competenze manageriali, organizzazione del lavoro sempre più standardizzata, ricorso alla promozione e strategie di aggressione del mercato che prevedono la scommessa sulle novità, lanciate con campagne pianificate, e la politica del best seller. Una parte dell’editoria si trova disorientata, come Einaudi, Feltrinelli, Garzanti, incerta su come proseguire nel mercato di massa. Non succede questo ai giganti Mondadori e Rizzoli, rivolti a un pubblico trasversale ed editori di tutto, dalla narrativa alla saggistica, dai classici alla divulgazione, dalla varia alle universali, in prima linea nella ricerca dei best seller anche sulla base di ricerche di mercato. La corsa al libro di successo si avvale a pieno della macchina promozionale e dei suoi canali, in primis la televisione, con cui avvia esperimenti di fusione. Un grande impulso è dato anche dalla pubblicistica periodica sul libro e sulla lettura pensiamo alla Mondadori che vara "Millelibri". Tutto ciò fa pensare che l'editoria italiana abbia trovato la strada di un discreto benessere, ma ecco che arriva un'altra congiuntura negativa tra 1992 e 1994, destinata ad aggravarsi in futuro, dopo la crisi finanziaria ed economica del 2008. Il panorama è bipartito, da una parte le concentrazioni, dall'altra piccole o piccolissime realtà. Da una parte la tendenza all'omologazione dei marchi o all'articolazione di una proposta per marchi all'interno di un gruppo, nel quadro di una diversa forma di organizzazione del lavoro; dall'altra la scommessa su un'identità riconoscibile, la specializzazione, la vocazione alla ricerca di inediti e alla sperimentazione. Si formano dei “COLOSSI”, il gruppo Mondadori, che controlla Einaudi e una serie di altre sigle; il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, con la RCS e il gruppo Fabbri che porta con sé un pezzo di Nuova Italia e di Adelphi, cui si aggiungerà Marsilio; il gruppo Giunti e la Feltrinelli. Mondadori deterrà poi il 40% del mercato italiano, con posizioni importanti nel settore del libro economico, quello di ampia circolazione. Trasformare tutti in lettori: super economici, economici, “collaterali” Sullo sfondo della crisi dei primi anni Novanta si vede il successo del fenomeno della “tascabilizzazione” dell'offerta libraria, data dal rilancio delle collane economiche. Spiccano per creatività e per il loro sostegno di un'editoria popolare sono le “Millelire”, che inseguono la frammentazione del pubblico, sia nell’offerta, sia nella grafica e nel formato. Però c’è confusione, soprattutto nel libro economico non sembra esserci una strategia che lo differenzi dal libro "normale" nelle tecniche di vendita, di promozione, di esposizione. Tutt’altra l'idea concepita con Millelire da Stampa Alternativa: casa editrice, fondata a Roma nel 1971, è a quel tempo una delle tante sigle della sinistra radicale: pubblica a prezzo politico libri su sesso, droghe, energie rinnovabili, ed è protagonista di un caso, quello del «manuale di autodifesa e di lotta per minorenni» contro la famiglia, sequestrato per istigazione a delinquere e oscenità dopo aver venduto oltre 60 mila copie. Dopo la condanna di Baraghini a un anno e sei mesi, la casa editrice chiude, per rinascere nel 1979, conservando la matrice originaria per tutti gli anni Ottanta. Baraghini ha un’altra idea sulle “Millelire”, non fare un libro ripetitivo, niente più copertina a colori e orpelli che lo rendevano caro rispetto al lettore che avevo in mente. Testi vivaci, sfacciati e divertenti, venduti alle fermate degli autobus o della metropolitana, e il prezzo è come quello di un biglietto dell'autobus. Rivoluziona il mercato editoriale italiano, “Millelire" si rivolge a un lettore “alternativo", impegnato, giovane, di sinistra. Di altro genere è la collana concorrente lanciata da Newton Compton nel 1992, grandi classici di cento pagine, sempre a mille lire. La casa editrice, fondata nel 1969 da Vittorio Avanzini, è dalla sua nascita impegnata sul fronte del libro a buon prezzo: i “Centopagine” rappresentano un prodotto ad alte tirature, basato solo sui classici che venderanno circa 60 milioni di copie. Seguiranno altre collane economiche: i classici di più ampia mole, a 2.000 lire, i “Classici del giallo”, i “Classici della fantascienza". Il mercato è inondato da questi titoli, che a loro volta vendono milioni di copie. Questi due esempi di case editrici nel giro di pochissimi anni stimolano interventi a catena nel settore del tascabile economico, come Mondadori, che nel 1995 dà vita a “Miti”, titoli di scrittori famosi e best seller di qualità, ogni volume 5.900 lire, diffusi in librerie, edicole e grande distribuzione. Si parla di tirature altissime, sulle 700/800 mila copie, la differenza rispetto ai precedenti esempi è che non si tratta di titoli fuori diritti, anzi sono i più venduti degli autori contemporanei, quindi un prodotto che dovrebbe essere molto più costoso. Rcs Libri, Garzanti e Longanesi, mettono in comune i propri cataloghi, ogni volume è venduto a 6,00 lire. Queste collezioni supereconomiche suscitano anche qualche perplessità, c’è chi la considera come una gara tra gli editori a trasformare tutti in lettori. Il problema che provocano è quello della saturazione del mercato, la tascabilizzazione selvaggia potrebbe avere esiti nefasti, poiché negli anni Novanta i libri sono solo cartacei, e la drastica riduzione delle pagine e del prezzo appare una pericolosa accelerazione della spirale discendente di un mercato in crisi. Inoltre, non ci sono grandi effetti sui non lettori, piuttosto si può parlare di libri per i lettori abituali, che così possono spendere di meno. La crisi con cui si aprono gli anni Novanta si riflette anche sui canali distributivi: la libreria mantiene la sua centralità, ma il settore si trasforma, nascono le grandi catene librarie (Feltrinelli, Mondadori, Messaggerie), aumenta il numero di grandi librerie e quelle che trattano il libro nuovo a metà prezzo; i punti vendita cambiano aspetto; si avvia una ricerca sempre più forte di identità e riconoscibilità per differenziarsi dai concorrenti e si affinano le tecniche di comunicazione. Le librerie indipendenti, spesso prive delle risorse necessarie per qualificare e gestire il proprio assortimento e per proporre elementi di differenziazione, tendono a essere assorbite da altre librerie e soprattutto dalle catene. Tali processi non favoriscono il consumo di libri. Lo stesso vale per lo sviluppo della vendita di libri nella grande distribuzione, supermercati, autogrill e aeroporti. Il libro diventa a tutti gli effetti un prodotto come gli altri, ciò influisce nel piano della percezione e in quello degli acquisti, allo stesso modo le grandi librerie tendono a diventare supermarket con prodotti di cancellerai e gadget editoriali. Negli anni 90 nasce anche il commercio elettronico: primi esperimenti di vendita online vengono fatti da alcune librerie che mettono in linea il proprio catalogo consentendo l'acquisto a distanza. Ne 1995 si ha la svolta con l'arrivo sul mercato di Amazon, che ha una nuova filosofia di vendita, che tiene conto delle differenze strutturali tra distribuzione tradizionale e distribuzione online: l'importanza delle altissime economie di scala (i costi unitari si abbassano al crescere delle dimensioni dell'impresa), di un vasto assortimento, dell'investimento pubblicitario e di una politica competitiva aggressiva, infine dell'aumento dell'offerta di servizi (informazioni dettagliate sui libri, suggerimenti, comunicazione con alcuni autori). Nel 1998 esordisce IBS (Internet Bookshop Italia). Negli stessi anni si rilancia la distribuzione nelle edicole del libro allegato ai quotidiani. Nel 2002 l'idea è ripresa dalla "Repubblica" e dal "Corriere della Sera. il quotidiano romano vara con Il nome della rosa di Eco una collezione dedicata alla letteratura del 900 di qualità, titoli a 4,90 euro l'uno. È solo l'inizio di un fenomeno destinato a prolungarsi e a coinvolgere presto altre testate con proposte. Anche qui, luci e ombre, da una parte, la diffusione del libro, l'aumento dei suoi acquirenti attirati dalla convenienza dei prezzi e sospinti dall'effetto collezione, l'alto livello del grosso dei titoli proposti; dall'altra, qualche operazione culturalmente discutibile o approssimata, la concorrenza al tascabile e il chiedersi se l'iniziativa ha incrementato il numero di lettori o rafforzato i lettori abituali? Ha sollecitato una domanda di libri? Ha promosso la lettura tra i giovani? Libri come inventario di risposte Come essere felici? Come avere successo? Come parlare in pubblico? Domande tipiche della società del tempo, per la quale l'editoria predispone un inventario di risposte. Il filone che ha forte impulso è quello delle guide finanziarie e di affari, costruito per rispondere alle esigenze di liberi professionisti, manager, piccoli e medi imprenditori. Soprattutto al pubblico femminile si rivolgono i manuali di galateo e bon ton. Poi libri dedicati alla salute e al benessere fisico e alla “cura dell'anima'. La casa editrice giunti esordisce con una serie dedicata all'ecologia; alla sfera della cultura materiale e alla vita pratica, al "saper fare" e alle conoscenze spicciole (MANUALISTICA SELF HELP) ma preziose, alla creatività e all'aspirazione ad accrescere il patrimonio di competenze. Sono libri semplici, di agile lettura, familiari nella veste, collocati di piatto, in bella vista, nelle librerie della catena. Sono libri di “autori-non autori', che cercano i “lettori-non lettori", in particolare il pubblico femminile adulto, dal prezzo mite e dal formato tascabile, alla mano. Bricolage, lavori manuali, cucito, giardinaggio, salute, benessere psicofisico, medicine alternative, cucina rappresentano buona parte del repertorio. Un settore che va molto è spazia dai linguaggi dei media all'estetica, dalla letteratura alla musica. Negli anni 90 poi, il settore risente della tendenza alla tascabilizzazione, per cui nascono collane i cui requisiti sono l'agilità, il numero contenuto di pagine e il prezzo contenuto, pensate per un pubblico non specialista desideroso di orientarsi senza spendere troppo, ma anche a quello specialista come sintesi e occasione di aggiornamento, infine agli studenti universitari. Da qui serie di saggistica come “Biblioteca essenziale" della Laterza, o "Bussole" di Carocci. Formare l'opinione pubblica non può limitarsi a un discorso interno alle élite dirigenti, significa ora anche "stare sul mercato". Il Mulino è dinamica e operosa sia sul fronte della ricerca sia su quello editoriale, con l'allestimento di collane per un pubblico non specialistico: la “Universale paperbacks il Mulino", la “Biblioteca storica”, “Contemporanea" ecc. Collezioni volte a fornire al lettore un'informazione rapida ed essenziale su alcuni fenomeni, problemi e saperi del mondo contemporaneo, per aiutarlo a orientarsi nella selva di stimoli, notizie, sollecitazioni cui è quotidianamente sottoposto dai media e dal sempre più frequente contatto con culture diverse. Non una proposta enciclopedica, ma mirata su alcune aree disciplinari e tematiche in cui l'immagine e le competenze del Mulino costituivano una risorsa in più: Europa, politica e istituzioni, economia, società, religioni, psicologia, scienza e ambiente. Il cittadino non solo è il lettore ideale del Mulino, ma di tutte le case editrici di cultura tra nuovo e vecchio millennio, un general reader attivo nella vita civile, dalle domande esigenti in uno scenario sempre più difenile da decifrare, cui offrire non una semplificazione degli argomenti ma una cura particolari nell'individuare l'essenziale, nell'interpretare le idee. L'Eldorado dell'editoria, i libri per ragazzi, tra investimento creativo e profitto Nel 1986 il gruppo Longanesi appartenente alle Messaggerie Italiane - rileva la Salani sulla scia del cartone animato televisivo della serie Ape Maia, affida a John Alcorn il ripensamento dell'impostazione grafica e lancia “Gl'Istrici, «i libri che pungono la fantasia»”, con l'ambizione di aprirsi al meglio della contemporanea letteratura internazionale per i ragazzi e di spingere i giovani a scegliere le proprie letture senza la mediazione dei genitori. “Gl'Istrici" si presentano come i libri per gli adulti, in formato tascabile, con una quarta di copertina chiara e una nota biografica sull'autore. Al suo interno ci sono alcuni classici come Peter Pan di Barrie, Winnie Pou, fino ad arrivare nel 1998 all'exploit della saga di Harry Potter di J.K. Rowling. Tutti si presentano in edizioni ben confezionate. Altre opere sono Alice nel paese delle meraviglie, per poi arrivare ai poemi epici ai canti della Divina commedia e fiabe d'autore. Le pagine hanno grandi caratteri, corredati da illustrazioni a tuta pagina. I libri hanno profumi diversi per collegare un'esperienza di lettura alla memoria olfattiva. Nel 1988 nasce “Junior" Mondadori, collana tascabile ed economica divisa in sezioni a seconda delle fasce d'età e del genere. Nel 1994 è la volta della “Giunti Ragazzi Universale", anch'essa scandita per età e gradi di difficoltà, che valorizza la produzione italiana. Nel 1994 Bompiani rifonda "I Delfini". Nata nel 1993 il Castoro si indirizza verso l'editoria per l'infanzia, fino a incontrare il successo nel 2008 con Diario di una schiappa di Jeff Kinney. Si moltiplicano sigle di piccole dimensioni concentrate su una porzione di mercato, con temi complessi quali l'omoaffettività, l'omogenorialità, la violenza di genere, mentre altre si danno agli album illustrati, formato su cui si insisterà. L'orientamento prevalente è quello di calibrare l'offerta dosandola per fascia d'età, ben in evidenza per agevolare l'acquisto, e di raggiungere tutti i segmenti di pubblico, soprattutto il target più trascurato, l'anello debole della catena della lettura, quello degli young adult (I5-17 anni). Ne è avanguardia “Supertrend” di Mondadori, con libri dalla grafica eccentrica, che pubblica in un paio di anni una ventina di titoli di autori contemporanei che esibiscono scrittura aggressiva e ritmo incalzante». Rimane comunque aperto il problema di catturare quei giovani che, pur guadagnati al libro nell'infanzia, finiscono per sfuggirgli, tra le letture scolastiche forzate e mal digerite e la calamita della televisione. Se le storie per i giovani adulti rimandano alla vita quotidiana di lettori e lettrici e a temi loro familiari, mantenendo un intento formativo ma cercando di entrare in contatto con il loro universo esistenziale, nella proposta per i bambini al trionfo del fantasy in tutte le sue forme, compreso il filone orrorifico, fa riscontro un'accorta allusione a tematiche spinose e reali, dal razzismo all'infanzia abbandonata, dalla catastrofe delle guerre, dai problemi familiari all'emarginazione ecc. E poi prospera il filone comico-umoristico. Più che la disposizione pedagogica, tuttavia, a prevalere sono la vena creativa e la passione per la scrittura degli autori. La stagione d'oro dell'editoria per i ragazzi conduce a un rinnovamento dei cataloghi, a un aumento della produzione e a una moltiplicazione dei titoli. Se alcune sigle continuano a lavorare su titoli e prodotti qualificati nei linguaggi testuali e iconografici, altre adottano formule più standardizzate e puntano sulla serialità, per esempio la fortissima presa di Harry Potter porta a ingolfare il mercato con molti omologhi. Le collane più richieste sono “Piccoli brividi" Mondadori, “Junior" Mondadori, “Gl'Istrici" Salani e "Le ragazzine" Mondadori. Nei libri per i più piccoli prevalgono una scrittura finto-spontanea, disegnini finto, infantili che spezzano il ritmo di ogni pagina e la fanno sembrare più leggera e più buffa, semplificazioni di ogni tipo, tentativi di fare libri che non sembrino proprio “libri", materiali bufi. I libri per gli adolescenti sono fatti apposta per riprenderli dalla loro fuga dal libro, con una prosa che contenga gli stessi usi, ipercolloquiali e neodigitali, che distinguono il codice giovanile. L'esperienza della lettura è complessa e stratificata, spesso include più che escludere, sovrappone e intreccia più che distinguere. Gli orizzonti del libro e dell'editoria Chi è il lettore? Che cosa preferisce? A questo si risponde distinguendo i target di lettori: i lettori forti e lettori occasionali. In termini assoluti i numeri sono cresciuti. Nel 1973 i lettori di almeno un libro all'anno al di sopra dei 6 anni sono il 24,4% della popolazione, nel 1988 sono il 36,6%, nel 1995 il 43,8%. I confronti con le medie europee, tuttavia, sono tutt'altro che confortanti e non saranno neppure colmati negli anni successivi, disegnando un quadro problematico che è frutto dell'incrocio tra ritardi strutturali, tradizionali squilibri territoriali, segmentazione dei bisogni di lettura, nuovi fattori che allontanano dal libro. C’è un "piccolo mercato" di lettori forti, circa 2,7-3 milioni, che acquistano più di dieci libri all'anno e un grande mercato dei "piccoli lettor" e in mezzo, moltissimi lettori che guardano al best seller, o al libro di cui si parla. In Italia si continuano a produrre molti libri, mentre l'editoria ha conosciuto il passaggio all'epoca multimediale, in cui convivono formati immateriali e formati materiali. Si moltiplicano le tipologie del "libro: libro con allegato il CD, l'e-book, gli audiolibri, gli e-reader, i lettori audiovisivi e quelli per l'ascolto; per non parlare dell'editoria per bambini, con libri attivi, da colorare, i libri gioco. Si moltiplicano i canali di vendita: librerie fisiche e librerie virtuali, vendite in piazza, bookshops museali, edicole, supermercati, mercato illecito generato dalla pirateria con fotocopiatura, e poi digitalizzazione dal download illecito degli e-book. Le manifestazioni per promuovere la diffusione della lettura si fanno sempre più fitte come Salone del libro Bookcity a Milano, gli editori maggiori premono sulla promozione con ogni mezzo. La frammentazione dell'offerta, la politica del titolo o dell’autore che predilige la massima flessibilità, l'obiettivo di ottenere massima visibilità per catturare lo sguardo in una selva di novità dalla volatile presenza nelle librerie, favoriscono l'inclinazione a cercare per la veste una superficiale soluzione estetica o a effetto, o a concentrarsi sul “libro-oggetto” e sul packaging, o a sfruttare il dialogo copertina-sopraccoperta e l'uso delle fascette. La facilità di accesso al prodotto è l'altro fronte della battaglia. L'editore di nicchia è sempre più schiacciato dal sistema, perché il distributore tende a privilegiare i best seller, mentre non esiste più quel circuito alternativo che poteva dosare i flussi, compensarli, riuscire a portare soldi all'editore piccolo. Le difficoltà distributive sono forti. Non significa che non esista l'editoria di qualità o eccezioni ma in complesso si è persa la corrispondenza fra catalogo, collana e pubblico di riferimento. Il carattere individuale degli editori è scomparso, non ci sono più riconoscibili correnti ideologiche, ma questo perché oggi è più difficile individuare le culture egemoni. Sono i processi politici, sociali e culturali, le trasformazioni del paese, la temperatura e i sentieri della vita intellettuale ad aver trasformato l'editoria: i movimenti della cultura precedono i movimenti dell'editoria, l'editoria segue ciò che accade, è un processo dinamico , e a loro volta gli editori cambiano fisionomia e memoria. Il libro entrava a far parte di quei prodotti culturali che consentivano una socialità, nel web ma anche fuori, nei numerosi gruppi di lettura per esempio. Non generi, non collane, non ascendenze letterarie, ma storie che attivino il coinvolgimento personale del lettore, modulate per progetti e stagioni. Sulla base e sullo sfondo di questo universo di urgenze e passioni, chi vuole fare libri, e farli bene, può sempre confidare sul talento, sul fiuto, sulle intuizioni, sulla destrezza, su un progetto audace, a captare quello che serve e ancora non c’è. C’è da ricordare sempre la forza dell’editoria, protagonista della vita civile e promotrice della civiltà del libro in un'epoca liquida e veloce, in cui la rete tende a confondere e frammentare. Una sfida a cui l'editoria italiana del Novecento ha saputo rispondere e che attende quella del presente, quella del nostro secolo.
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