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RIASSUNTO IL PATRIMONIO CULTURALE: UN APPROCCIO CRITICO di Rodney Harrison, Schemi e mappe concettuali di Antropologia Culturale

Riassunti completi del libro Il Patrimonio Culturale di Rodney Harrison

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 13/11/2021

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Scarica RIASSUNTO IL PATRIMONIO CULTURALE: UN APPROCCIO CRITICO di Rodney Harrison e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! CAPITOLO 1 e 2 HARRISON: DEFINIZIONI. Il termine “PATRIMONIO” è alquanto ampio e sfuggente, spesso utilizzato con una accezione positiva anche in termini di promozione e marketing: “case caratteristiche” o “marchi UE per il cibo”; per descrivere tutto dal paesaggio a pietre nei siti archeologici, comprendendo non solo elementi materiali ma anche immateriali e gli stessi attori coinvolti. 3 Basta considerare le tipologie di patrimonio che l'UNESCO ha prodotto nel 2002: dai siti alle città storiche, musei, artigianato, tradizioni orali, eventi, sport, ecc... Oggetti, luoghi e pratiche a cui può essere affiliato il termine solo dall’inizio del XXI secolo a cui si va ad aggiungere il termine CATEGORIZZAZIONE o LISTING, in quanto il patrimonio non può essere tale se non all’interno di un processo di categorizzazione, catalogazione, conservazione/archiviazione. Il concetto però è in continua evoluzione, mai certo nella sua definizione, anche perché utilizzato in contesti differenti con valori differenti: ambito commerciale, politico o sociale. Harrison sottolinea come gli studi e interessi accademici sull'argomento tra gli anni’80 e ‘90 abbiano dato un importante influsso, tanto quanto il CULTO DELLA MEMORIA sviluppatosi dalla metà del XX secolo in Occidente, finendo per accelerare nei suoi processi dagli anni ‘70: - Processi di deindustrializzazione - Nuove tecnologie di comunicazione - Globalizzazione - Migrazioni di mazza e transnazionalismo - Nuove modalità di capitalismo - Cambiamento dell’esperienza nel tempo-spazio (percezione accelerata) Il PATRIMONIO è un concetto definito come convenientemente ambiguo, sia per la vastità dei significati in circolazione che perché riscontrabile alla radice di molti problemi di gestione del patrimonio globale. È importante sottolineare che con questo termine si fa riferimento a un insieme di ATTEGGIAMENTI e RELAZIONI con il passato, caratterizzate da un ATTACCAMENTO verso selezioni di oggetti, luoghi e pratiche pensati per connettersi con il passato. Le forme di tali fenomeni variano nel tempo e nello spazio, ma sono accomunate dal fatto che si creano dalla CO-PRODUZIONE attuata tra umani e non umani, soprattutto si formano nel PRESENTE. Il PATRIMONIO UFFICIALE è quell’insieme di pratiche professionali autorizzate dallo Stato e motivate da qualche forma di legislazione o atto scritto; tale definizione è quella pubblicamente riconosciuta e definibile come “OPERATIVA”: ossia come la serie di meccanismi con cui oggetti, edifici e paesaggi sono distinti dal quotidiano e conservati per il loro valore. Il PATRIMONIO NON UFFICIALE è quell’insieme di pratiche rappresentate tramite il linguaggio del patrimonio, ma non riconosciute dalla legislazione ufficiale, quindi ad esempio importanti per individui/comunità ma non riconosciuti dallo Stato. 3 Il sito di STONEHENGE nell’Inghilterra sud-orientale, viene protetto dalle istituzioni UNESCO sin dal 1986 come “monumento antico” , quindi come patrimonio ufficiale. Allo stesso tempo è anche un patrimonio non ufficiale per tutte quelle pratiche messe in atto da neopagani che si radunano per celebrare i solstizi d'inverno e d'estate. Questo perché come i contemporanei costruiscono e ricostruiscono dal passato nel presente il significato di questo oggetto, la sua rilevanza dal punto di vista archeologico rappresenta una forma di valore attribuita da professionisti. Lo STATUS, quindi, non ha nulla a che fare con le qualità dell'oggetto, ma viene attribuito da coloro che hanno competenza e riconosciuto da chi ha autorità. Nonostante queste due forme siano notevolmente confuse da inizio secolo per l'emergere di forme di patrimonio sempre più immateriali, non c'è stato alcun cambiamento nella natura della “cosa”, ricollegando il riconoscimento semplicemente a una questione di definizione. Il patrimonio non ufficiale si riferisce spesso a ciò che non ha un senso di minaccia o perdita, riconducibile alla denominazione di COSTUME o TRADIZIONE, come insieme di pratiche ripetitive e consolidate che collegano valori, credenze e ricordi delle comunità dal passato nel presente. Questi, quindi, sono raramente percepiti come patrimonio in assenza di rischio o minaccia di perdita; prima degli anni ‘80 però nella pratica del patrimonio esisteva una distinzione tra ciò che era DEGNO DI NOTA da ciò che era QUOTIDIANO. Tale distinzione fu poi superata solo con l'acquisizione di approcci più RAPPRESENTATIVI includendo sia aspetti della cultura alta che quelli popolari. L’arena di discussione sulla tematica inoltre mostra delle somiglianze e differenza tra America del nord, Regno Unito ed Europa Occidentale. - Differenza terminologica: PRESERVAZIONE in America e CONSERVAZIONE in Europa e Uk. - Differenza gestione del patrimonio: LIVELLO NAZIONALE in Uk ed Europa o su DIVERSI LIVELLI in Nord America. - Differenza dei movimenti di conservazione: nel contesto europeo la storia nazionale della conservazione è stata esaminata con attenzione; negli Stati Uniti invece gli studiosi evidenziano come l'assenza di resoconti critici abbiano creato dei miti fondativi e la mancanza di senso critico. Da questa vasta tradizione conservatrice è nata la CONVENZIONE DEL PATRIMONIO MONDIALE, nonostante le diverse traiettorie storiche del patrimonio tra America ed Europa. Se la crescita della legislazione in questo campo si è affermata in entrambi i casi tra XIX e XX secolo ci sono delle sostanziali differenze nelle MODALITÀ attraverso le quali il patrimonio si è manifestato: - In delle società di coloni (USA) la gestione del patrimonio deve lavorare per eliminare le tracce della precedente occupazione indigena. Il patrimonio poi si caratterizza di tutta una serie di elementi che derivano dal modo di percepire le cose nell'esperienza della MODERNITÀ. Le radici filosofiche che sono alla base degli approcci occidentali verso patrimonio il patrimonio nascono nel pensiero tardo-illuminista e durante l’epoca della nascita degli Stati- nazione tra XIII e XIX secolo, nonostante la presenza già precedente di collezioni e musei. La modernità è associata ad un insieme di idee e condizioni sociali ed economiche emerse nel corso dell'illuminismo e successivamente affermatesi con l'ascesa di governi liberali, in una concezione di mondo aperto alla trasformazione, produzione industriale, economia di mercato, democrazia di mazza che aprono quindi a una società che vive nel futuro piuttosto che nel passato, identificandosi come una novità, nel progresso, nella velocità e rottura rispetto alle tradizioni passate. Se uno degli aspetti più distintivi della modernità è l'enfasi per il progresso, come netta frattura tra passato e presente, ne consegue che è necessario gestire attentamente il suo rapporto con il passato. Di fatto iltempo della modernità non risulta essere lineare, in quanto crea un raddoppio simultaneo in cui definisce distintamente “contemporaneo” e “nuovo”. La modernità, quindi, crea per sé un passato percepito come IMMANENTE (contenuto all’interno) e IMMINENTE nel presente, così si fissa sul passato in modi diversi: - Perseguitata continuamente dall’idea di DECADENZA e DECLINO, in quanto se il progresso è inevitabile, lo è anche l’obsolescenza; quindi, tutte quelle cose potenzialmente minacciate sono da considerare a rischio. - Nel tentativo di definirsi in opposizione alle tradizioni e passato, la modernità si preoccupa di circoscriverli e CATEGORIZZARLI. CAPITOLO 3 HARRISON: PREISTORIA DEL PATRIMONIO MONDIALE . La parola HERITAGE ha una etimologia che deriva dal francese antico, dove è probabile che si riferisse alla proprietà trasmessa agli eredi. Dal XVIII secolo il termine però veniva strettamente riferito alle grandi proprietà immobiliari e fondiarie, per poi trasferirsi durante il XIX secolo all'eredità culturale ed intellettuale. Nello stesso periodo va considerato un crescente interesse per lo STUDIO DEL PASSATO e delle sue tracce attraverso l’archeologia, la conservazione dei monumenti e dei paesaggi. Un processo iniziato a fine Settecento in Francia con l’istituzione della prima “agenzia governativa e diffusosi in Europa, la valorizzazione del passato e la preoccupazione della conservazione, hanno portato alla creazione di una SFERA PUBBLICA sia per la legislazione che per l'innalzamento del patrimonio alla comunità. HERITAGE si intende come una proprietà da trasmettere agli eredi (HEIRS): - Tra XVIII e XIX secolo: PROPRIETÀ immobiliari e fondiarie. - Tra XIX e XX secolo: EREDITÀ culturale e intellettuale . - Da metà Ottocento si sviluppa una SFERA PUBBLICA con: o Interesse per lo studio del passato e paesaggi naturali. o Dovere civico di conservare e custodire “cose” del passato. o Professionalizzazione dei/nei musei (1837 in Francia nasce la prima commissione dei monumenti storici). Il primo INVENTARIO governativo dei siti storici venne creato nella prima metà dell'Ottocento nella Francia posto rivoluzionaria, per mano di una commissione che suddivise e gerarchizzò gli edifici in base agli anni di costruzione, stile architettonico ed eventi; la professionalizzazione di queste pratiche attraverso anche delle figure come architetti ed ispettori ha sedimentato dei processi ancora oggi presenti. Da questo momento protocolli e atti simili si diffusero in Gran Bretagna, USA e altri paesi europei. Accanto a questo movimento si sviluppò un movimento in relazione alla conservazione della NATURA portando alla nascita dei primi parchi nazionali, come riflesso di intellettuali che svilupparono l’idea della “natura selvaggia” al di fuori della civiltà industrializzata. L'idea quindi di protezione di oggetti, edifici e paesaggi in un contesto di “PERDITA” a causa di processi di industrializzazione e crescita urbana divenne un concetto fondamentale per questi movimenti. > Uno dei primi parchi nazionali fu quello di Yellowstone nel 1872; oltre alla connessione tra patrimonio e costruzione della nazione per l’invocazione di valori del patrimonio e della proprietà, c'era effettivamente anche una nostalgia per il passato e la natura intaccati dal modernismo industriale. Il concetto di WILDERNESS di fatto si è sviluppato dall'idea fondamentale che i luoghi naturali siano indispensabili per gli esseri umani, ma fragili e bisognosi di protezione dagli stessi uomini. Una seconda fase della storia del patrimonio si sviluppò durante il XX secolo, con l'emergere del controllo dello STATO, attraverso la DEFINIZIONE, STANDARDIZZAZIONE e CATEGORIZZAZIONE del patrimonio stesso; questo però a causa della formazione dei moderni stati ha subito una ridefinizione ed una elevazione a valore nazionale. -. Caso STATI UNITI: istanze da diversi punti che nel tempo sono stati convogliati in una unica legislazione, che dal 1872 con l’istituzione dello Yellowstone ha visto una sua completezza solo con il Preservation of Historic Sites Act del 1935, che inaugurò non solo una politica nazionale ma anche una indagine nazionale per l’identificazione di altri siti. Negli anni'60 con l'ampliamento della definizione di patrimonio aumentarono i siti inclusi nella lista nazionale, con l'istituzione di una agenzia di vigilanza nazionale e tutta una serie di sanzioni per danneggiamenti/furti. - Caso GRAN BRETAGNA: l’Ancient Monuments Protection Act avviò un sistema di ispettori e commissari per la classificazione dei siti, analisi delle condizioni e sviluppi dei metodi di conservazione dei monumenti. Un importante miglioramento della legislazione si ebbe durante gli anni ‘40 del Novecento, con atti di pianificazione e strutturazione di parametri per classificare ciò che poteva essere patrimonio e ciò che poteva essere incentivato a mantenersi attraverso sussidi. Un’ampliamento del controllo da parte dello stato che è continuato nei decenni attraverso sia un’allargamento di ciò che si dovrebbe considerare come patrimonio ma anche di politiche di mantenimento/tutela, che ha raggiunto la sua massima espressione con il National Heritage Act con l'istituzione dell’English Heritage: con l’obiettivo di garantire la conservazione, valorizzazione, incentivare la fruizione e la conoscenza da parte della comunità e pubblico. Questi importanti passaggi hanno spostato la gestione del patrimonio dalle mani di dilettanti a quelle di esperti, producendo due elementi di base: 1) il patrimonio ha perso ogni legame con la quotidianità delle persone, per trasformarsi in qualcosa di ‘SEPARATO’; 2) il patrimonio è diventato un’ATTIVITÀ PROFESSIONALE, al di fuori del quotidiano, come campo di indagine da parte di professionisti, specialisti ed esperti che l'hanno inquadrato sempre di più in una pianificazione burocratica; La terza fase può identificarsi con la fine della Seconda guerra mondiale, quando le problematiche del patrimonio sono divenute di competenza INTERNAZIONALE soprattutto per mezzo di istituzioni quali l'ONU e un clima di sviluppo crescente di organizzazioni internazionali. La preoccupazione sull'impatto dei conflitti armati poi ha condotto direttamente alla sottoscrizione della CONVENZIONE DELL’AIA nel 1954 (convenzione protezione dei beni culturali) per prevenire danneggiamenti, rappresaglie e distruzioni. L’UNESCO (United Nations Educational, Scientific, and Cultural Organization) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite, fondata nel 1946, che si occupa principalmente di 5 macroaree: * Educazione * Scienze Naturali * Scienze Umane e Sociali * Cultura * Comunicazione e Informazione L’UNESCO è composta attualmente da 195 Stati Membri e 8 Membri Associati, tra i quali l'Organizzazione promuove la cooperazione negli ambiti di sua competenza. Gli strumenti dell'UNESCO per quanto riguarda la fissazione di norme e principi comprendono tre tipi di documenti: * Convenzioni * Dichiarazioni * Raccomandazioni Il primo caso studio non tardò a presentarsi: - Il caso dell’ALTA DIGA di ASSUAN: il caso si sviluppò in un duro schema internazionale che vide l'Egitto emanciparsi dalla dominazione inglese, lo schieramento filocinese, la nazionalizzazione del canale di Suez e i conflitti con Israele. Sin dal '54 UNESCO sostenne tutta una serie di attività di ricerca per la storia antica dell'Egitto, finanziando e inviando assistenza per la strutturazione di registri, liste del patrimonio presente e scavi finanziati non solo da altri stati, ma anche privati e una tassazione applicata ai flussi turistici in entrata. Alcuni templi sono stati smontati e ricostruiti nella vicina Nubia mentre quelli situati in Sudan trasferiti presso il museo di Khartum. Nonostante l'impegno internazionale, i paesi che hanno partecipato non sono stati dei semplici cooperanti, ma hanno ottenuto tutta una serie di reperti che hanno rinforzato e rifornito i propri musei nazionali; seppur questo caso sia divenuto lo status simbolo della organizzazione, alle fine ha segnato lo spostamento forzato di popolazioni locali e la modifica di un territorio per sempre. Nel 1964 a Venezia venne redatta la Carta Internazionale per il Restauro e la Conservazione e la successiva alluvione della città lagunare nel 1966 sembrò sottolineare l’importanza di una collaborazione globale, così nel 1972 a Stoccolma con la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umani si giunse alla CONVENZIONE per la PROTEZIONE del PATRIMONIO CULTURALE e NATURALE MONDIALE. Seguì l'istituzione di un comitato supportato dall’ICOMOS (monumenti e siti), IUCN (conservazione natura) e l’ICCROM (preservazione e restauro), con il compito di nominare i luoghi da inserire nella Lista del Patrimonio Mondiale, facendo appello alla gestione/identificazione del patrimonio, facendo appello all'idea di minaccia e che fosse una problematica mondiale. La convenzione pone alcuni punti interessanti: - Definisce patrimonio culturale come qualcosa che sia un monumento, un agglomerato o un sito; - Rispecchia la forte “professionalizzazione” del patrimonio, dato in mano a storici, architetti e archeologi, rafforzando l’idea che il patrimonio sia una classe di oggetti speciale; - L’idea di “valore universale del patrimonio” presenta un processo totalizzante e di gerarchizzazione dei valori, con due riflessi consistenti: = Tuttigli uomini teoricamente dovrebbero condividere la necessità di conservazione degli aspetti materiali del passato, ossia del patrimonio; = Tuttigli uomini dovrebbero interessarsi di questi speciali oggetti del passato umano senza prendere in considerazione i confini fisici, politici e culturali. - Gli Stati che avrebbero avuto i propri singoli partiti al governo a gestire i processi di candidatura dei patrimoni avrebbero dovuto essere interessati a una condivisione del patrimonio nazionale in un'ottica di cooperazione internazionale e interesse collettivo. > Il QUINCY MARKET a Boston, di origine settecentesca e ampliato nell'Ottocento, durante il XX secolo ha perso importanza a causa della diffusione dei supermarket e la trasformazione dell’area circostante in una zona finanziaria/amministrativa. Il rischio di demolizione ha prodotto un movimento per la sua trasformazione in un centro commerciale, che ha ri-adattato la struttura e rivitalizzato lo stesso centro di Boston, divenendo un modello che si è diffuso a livello globale. Oltre ai processi di deindustrializzazione, cambiamenti economici e demografici, anche alcuni specifici aspetti sociali hanno cambiato il ruolo del patrimonio: con cambiamento del TEMPO LIBERO, del TURISMO e dei viaggi in cui l’ESPERIENZA è divenuta un modo per commercializzare. In questo modello a beni e servizi è attribuito un valore non tanto in base alla loro funzione, quanto in base al coinvolgimento dei SENTIMENTI, SENSI e l’ESPERIENZA in seguito al loro acquisto o fruizione. o La DREAM SOCIETY e i PARCHI TEMATICI sono identificati come la rappresentazione dell’esperienza come merce; l'apertura di DISNEYLAND nel 1955 ha creato uno spartiacque significativo, non solo come primo parco divertimento a tema, ma come modello di attrazione tematica per centri commerciali, casino, hotel e ristoranti. Un processo di DISNEYIZZAZIONE della società basato su: - Un TEMA affidato alle istituzioni e oggetti, come narrazione che non si lega alla loro storia; - CONSUMO IBRIDO come intreccio di diverse forme di consumo associate a diverse sfere istituzionali; entrambi sono elementi chiave per come il patrimonio viene commercializzato e consumato come esperienza nella società tardo moderna. Dal momento in cui si iniziò a pensare che il patrimonio si sarebbe conservato meglio sul posto, esso è entrato in una dimensione in cui non si riferiva più alla conservazione del passato, ma la sua messa in scena come ESPERIENZA VISITABILE. | siti sono diventati mete di viaggi per fare esperienza del passato, anche per la crescente attenzione verso il patrimonio IMMATERIALE come un aspetto della CULTURA TRADIZIONALE o tramite RIEVOCAZIONI. > Il patrimonio come COMPLESSO ESPERIENZIALE in cui il patrimonio è rappresentato come un’attrazione a tema che combina un intrattenimento interattivo, una simulazione del passato e l'opportunità di acquisire souvenir grazie ai quali l’esperienza può essere rivissuta e ricordata. Questo complesso vede il passato di un’area essere RICONFEZIONATO per i visitatori, in modo tale che questo rimane cristallizzato e staccato rispetto al presente, divenendo un elemento economico importante per quelle economie che stanno subendo processi di De-industrializzazione. Per risultare redditizio il patrimonio però deve essere in grado di DIVERSIFICARSI e richiamare diversi segmenti di TURISTI, sviluppando anche competenze di registrazione ed analisi dei mercati a cui si rivolge e di sensibilizzazione su tematiche contemporanee. In questo modo il patrimonio mondiale è divenuto un MARCHIO delle destinazioni turistiche, divenendo una opportunità per rivitalizzare e contribuire alle economie, parrebbe che questo elemento sia quello principale per giustificare l'ampliamento della Lista del patrimonio. CAPITOLO 5 HARRISON: IL PATRIMONIO E LA SVOLTA DISCORSIVA. Il primo dibattito accademico sul patrimonio si è sviluppato all’interno di una analisi critica sull'uso del passato da parte dei governi per costruire un senso di IDENTITÀ NAZIONALE, attenzione accresciuta dalla pubblicazione del volume “L'invenzione della tradizione” di HOBSBAWM e RANGER che argomentarono sul fatto che molte tradizioni degli stati-nazione avessero una storia superficiale e artificiale. Processo che secondo loro sarebbe accelerato con la rapida trasformazione sociale e tecnologica, come era avvenuto anche nel caso dell’avvento del colonialismo, analizzando i casi delle Highlands in Scozia, della Monarchia britannica, dell'India vittoriana, dell’Africa coloniale e in generale dell'Europa tra il 1870-1914. Nel settore dell'archeologia, gli studi analizzarono invece come questa su fosse messa al servizio della costruzione della nazione, attraverso un dibattito tra gli anni'80 e ‘90; emerse una sfumatura POLITICA della disciplina, che nella forma di archeologia NAZIONALISTA mostrò una forte accentuazione nel collegamento tra antichità e stato nazione-moderno. Nell'ambito del PATRIMONIO il discorso era meno critico-teorico, prevalentemente tecnico, dove la conservazione si incentrava sul fare e non su riflessioni sulle implicazioni più ampie di quel lavoro. Una reazione CRITICA e RIFLESSIVA si ebbe relativamente tardi, attorno al 1985 con la pubblicazione di LOWENTHAL in “The past is a foreign country” sottolineò la distanza tra come il passato è presentato nel patrimonio culturale e il passato scritto dagli storici: > Il patrimonio non è STORIA, non è indagine del PASSATO, ma una sua celebrazione, come atto di FEDE in un passato su misura per gli scopi del presente. In Inghilterra poi negli anni ’80 altri due studiosi: - WRIGHI sottolineò l’uso del passato per creare una identità nazionale, come revival del patriottismo della Seconda guerra mondiale, collegandoli ai contemporanei eventi delle Falkland criticò contemporaneamente però la ATEMPORALITÀ della presentazione del passato, attraverso siti, eventi, immagini scelte, ridispiegate e depurate. - HEWISON si scagliò ancora più fortemente contro il patrimonio, inteso come una INDUSTRIA CULTURALE, dove il passato purificato e commercializzato diveniva un elemento di intrattenimento e di soddisfacimento della nostalgia della classe media. Scritti da intendere in un contesto sociale in cui i cambiamenti inseguito alla de-industrializzazione, la globalizzazione e il transnazionalismo stavano radicalmente cambiando l'Occidente; in un certo senso quindi l'aumento dei siti intesi come patrimonio sarebbero da ricondurre a una nostalgia del passato, quindi come necessità di PRESERVARE IL PASSATO per preservare SÉ STESSI. Il tema della VARIETÀ del pubblico e delle diverse AGENCY nelle co-creazione del patrimonio ha visto una rivalutazione anche dei precedenti scritti nel 1990 da parte di URRY in “The Heritage Industry”, dove sottolineò che i turisti non erano dei consumatori ciechi, ma detenevano lo SGUARDO TURISTICO, come modo di percepire ed entrare in contatto con i luoghi che crea una esperienza al di fuori dell'ordinario. Per questo il consumatore è coinvolto nella creazione del patrimonio, ha un ruolo fondamentale nel SELEZIONARE ciò che funziona, di fatto non si può creare un sito ovunque, cercano l’AUTENTICITÀ e non semplicemente una creazione dall’alto dello Stato. insomma, critica i precedenti studiosi di fare ignorato l'influenza delle masse popolari, sia in senso di conservazione che di consumo, portando all’effetto di uno spostamento del punto critico dal fatto che il patrimonio sia una buona o no storia alla comprensione se fosse CO-CREATO dai suoi consumatori. > il patrimonio inizia ad essere inquadrato negli studi del consumo e del settore emergente del turismo. L’altro grande insieme di questioni che ha portato a uno sviluppo INTERDISCIPLINARE degli studi del patrimonio, giunse nei termini di CRITICHE alla convenzione del Patrimonio Mondiale, rivolte a: Alla nozione di VALORE UNIVERSALE, che sembra escludere la intermediazione delle comunità locali; Applicazione GLOBALE della convenzione; DEFINIZIONE di Patrimonio; PRATICHE che siano da seguire nella gestione; Principi che rientrerebbero all’interno dell’AHD (Autorizing Heritage Discourse) teorizzato da LAURAJANE SMITH, dove il patrimonio sarebbe definito in modo rigoroso e specifico, attraverso le lenti di una tradizione europea occidentale. > Punto centrale è che esisterebbero delle IDEE occidentali DOMINANTI sul patrimonio, che creano un discorso AUTORIZZATE che crea un elenco che rappresenta il canone del patrimonio stesso, in modo da escludere il pubblico da qualsiasi ruolo attivo per andare incontro a una industria fatta da burocrati e professionisti. Ciò che è patrimonio è deciso dagli esperti. > Il termine FOLKLORE molto spesso è stato legato a delle società preindustriali e sembrerebbe che una cultura tradizionale non possa esistere al di fuori di quella dimensione; è vero anche che l'iniziativa Unesco si muoveva in un senso di conservazione degli aspetti non materiali di popoli indigeni e in via di sviluppo. Un report del 1996 però dichiarò come la convenzione non fosse adatta a tale categoria, chiedendo lo sviluppo di altre forme di riconoscimento. Un principio base fu che la DIVERSITÀ CULTURALE del mondo dovesse essere protetta e alimentata, ma la sua enfasi sulla minaccia alle culture tradizionali, sembra riflettere l’attenzione per le CULTURE VIVENTI. Questa situazione non ancora chiara e alquanto poco sviluppata trovò ancora una volta uno sviluppo partendo da un caso concreto: ® La PIAZZA DI JEMAA EL FNA a Marrakech, nonostante la posizione a bordo della città vecchia Patrimonio Mondiale sin dal 1985, la piazza ha sviluppi tanto moderni quanti di epoca medievale. La piazza principale della città ospita intrattenitori (incantatori di serpenti, scimmie, maghi, musicisti), venditori di bevande, ristoratori, erboristi, dentisti, mercanti; alla sera la piazza vive una seconda vita fatta cantastorie, narratori, danzatrici e banchetti di cibo. A metà degli anni Novanta questo spazio rischiò di mutare e cambiare per sempre per i progetti delle autorità, per cui vari intellettuali si rivolsero direttamente al direttore UNESCO nel 1996 per dichiararla “patrimonio orale dell'umanità”. Nel frattempo, la campagna ottenne il supporto locale e l’attenzione internazionale. Ancora una volta delle speciali circostanze locali hanno creato una sfida concettuale globale all’UNESCO, dato che la categoria di patrimonio orale non esisteva. Tra 1999 e il 2001 si giunse a una prima definizione di un elenco di Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità e nel 2003 venne adottata la CONVENZIONE PER LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE (2007 Italia): - Sirichiama alla dichiarazione universale sui diritti umani del 1948; - Patrimonio culturale immateriale in quanto fattore principale della DIVERSITÀ CULTURALE e garanzia di uno sviluppo duraturo della cultura e folklore; - Consapevoli della globalizzazione e delle trasformazioni sociali, è necessario creare CONSAPEVOLEZZA; - Patrimonio culturale immateriale come: Pratiche, rappresentazioni, espressioni, saperi, abilità che comunità, gruppi o in certi casi individui riconoscono come parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio trasmesso di generazione in generazione è continuamente riprodotto in relazione all'ambiente, in interazione con la natura e la storia, e da loro senso di identità e continuità, così promuovendo rispetto della diversità e creatività umana. La convenzione ha pressato gli Stati membri nel definire INVENTARI di patrimonio immateriale per il rispetto/riconoscimento e per l'UNESCO di sviluppare una LISTA RAPPRESENTATIVA per assicurare la visibilità e il dialogo rispettoso della diversità culturale. SCHMITT elenca diversi fattori che ritiene significativi nel produrre una serie di circostanze favorevoli perché un tema essenzialmente locale avesse un significativo impatto globale; di fatto la piazza già famosa meta turistica e che le forme di patrimonio immateriale che si trovavano, le permettesse di fare le veci di mostre altre forme culturali globali. La presenza poi di intellettuali di fama globale che per primi si interessarono e la loro vicinanza a circoli vicini all’UNESCO fecero il rimanente. È da sottolineare che, come nel caso degli aborigeni australiani snaturati e dei cantastorie marocchini, le minoranze hanno poca visibilità e possibilità di accedere alle strutture Unesco in quanto gli stessi regolamenti precisano come le candidature debbano essere presentate dagli Stati membri, per cui ha principalmente rilevanza la relazione STATO-MINORANZA, che ad oggi mostra diverse sfumature nel mondo. CAPITOLO 7 HARRISON: PATRIMONIO CULTURALE, DIVERSITA’ E DIRITTI UMANI. Tra i commenti critici sul patrimonio si può evidenziare la accezione di GRAHAM, che pone l'origine del Patrimonio dal nesso tra la formazione dello Stato europeo e il Romanticismo, che in termini politici può definirsi come NAZIONALISMO. Questo dava legittimità al discorso che ogni nazione sia basata sull’idea che i cittadini debbano condividere CREDENZE CULTURALI (anche il Patrimonio) e le STRUTTURE di potere, e per creare un senso di APPARTENENZA, il Patrimonio diventa un elemento fondamentale per costruire dei miti delle ORIGINI e legittimare la nuova/attuale strutturazione del potere. Per HALL la Nazione costruisce per sé stessa una sorta di MEMORIA SOCIALE, che però opera in modo selettivo per mettere in luce o in ombra alcuni elementi, ponendo le basi per punti di incontro o distanza rispetto ad altre comunità. Questa interazione tra patrimonio e nazionalismo, si può snodare temporalmente tra il XVIII e l’inizio del XX secolo, ma con il periodo tardo-moderno vennero meno tutta una serie di ostacoli che ponevano uno stato di isolamento delle nazioni. Il libero FLUSSO di PERSONE tra il tardo XX e XXI secolo, a causa di diaspore, conflitti e crisi ha visto gli stati adottare un atteggiamento diverso nella gestione della DIVERSITA’ ETNICA e CULTURALE, in delle politiche che rientrano in un termine ampio come quello di MULTICULTURALISMO. Da nazioni MONOCULTURALI (ASSIMILAZIONISTA) -> a nazioni MULTICULTURALI. Un orientamento che esisteva da decenni se non da secoli in paesi come India o Malesia, dagli anni Settanta in Canada, Australia, USA, Regno Unito, Sudafrica, mentre rimangono alcuni stati che si oppongono a tale visione come l'Olanda, Corea e Giappone. Le critiche verso questo modo di intendere le società si rifanno: - Problemi TERRORISTICI che hanno smosso tendenza protezionistiche e di ripensamento della diversità culturale proprio per le comunità islamiche in occidente; - Critiche sul fatto che il multiculturalismo nasconda dietro la diversità culturale, problemi di DISUGUAGLIANZA sociale, economica o politica, in cui molto spesso lo stesso razzismo di alcune situazioni giustifica le disuguaglianze come diversità culturale; - DISCUSSO in un momento in cui gli stati-nazione cercano di conservare le proprie strutture, mentre le identità nazionali, l’etnicità e la religione vengono ripensati all’interno delle società; La globalizzazione in qualche modo ha fatto emergere un CULTURALISMO attivo che denota la consapevolezza le identità nel loro formarsi, in un quadro in cui emerge un NAZIONALISMO ETNICO (nei Balcani) che non deriva da passati tribali ma da nuovi fenomeni nell'utilizzo delle DIFFERENZE culturali per degli interessi politici nazionali o transnazionali. Per cui si può definire una società contemporanea come MULTI-CULTURALISMO nel caso in cui si componga di due o più gruppi che usano attivamente varie forme di rappresentazione per immaginare se stessi e le loro relazioni. Il riconoscimento della DIFFERENZA nel Patrimonio si è sviluppata su tutta una serie di dibattiti sul termine “VALORE”, di fatto sin dalla Convenzione del 1972 il concetto di “valore universale” non ebbe attenzione critica fino agli anni ‘80 e ‘90. La CARTA DI BURRA dell’ICOMOS Australia tra il 1979, 1988 e 1999 viene considerato il primo documento formale sul patrimonio per evidenziare il ruolo esplicito di “SIGNIFICATIVITA’” e una modalità di gestione del patrimonio basato sul valore (estetico, storico, scientifico, sociale o spirituale). Dagli anni ‘90 la nozione di VALORE SOCIALE ha ottenuto sempre più importante per determinare la significatività del patrimonio, per via del riconoscimento valoriale che lo stesso oggetto potrebbe ricevere da parte di diversi gruppi o membri della società. Tutto ciò ha avuto degli effetti di trasformazione per quanto riguarda le NARRAZIONI, pratiche di ESIBIZIONE e le logiche di rappresentanza dei nuovi MUSEI. In un mondo culturalmente variegato, è impossibile attribuire un UNICO INSIEME di valori a un unico canone di patrimonio, per cui risulta logico riconoscere che gruppi differenti di una società vogliano vedere sé stessi (valori e storie) rappresentati nella storia del PATRIMONIO NAZIONALE. Accanto a logiche economiche, turistiche e la necessità di commercializzare il patrimonio a settori sempre più diversificati, si è sviluppato un approccio RELATIVISTA, in cui si è riconosciuto che gruppi culturali differenti hanno il diritto di dare valore a forme diverse di patrimonio e quindi assegnarli forme diverse di valore. Le implicazioni del multiculturalismo e l’indebolimento del nesso fra patrimonio e stato-nazione, si possono comprendere solo se si analizza il ruolo della CULTURA nella tarda modernità, dove BAUMAN indica almeno tre fasi nello sviluppo del principio della cultura: 1 Progetto ILLUMINISTA: dove si sviluppò l’idea che le classi istruite potessero coltivare e comunicare un insieme di valori universali alle masse; Lo STATO-NAZIONE sempre più teso al controllo del processo di formazione dei cittadini, per creare l’idea di una “comunità immaginata”; La fase LIQUIDA della tarda modernità, dove la cultura non è più un principio normativo centrale, ma esiste per sedurre e guidare i consumi, dato che lo stato indebolito dalla globalizzazione di capitali, tecnologie, lavoro, migrazioni, non può più utilizzare la cultura per definire i propri confini. La cultura, quindi, sarebbe entrata nel mercato, divenendo uno strumento per stimolare il consumo, nel quale il patrimonio rappresenta un elemento fondamentale per la crescita commerciale. = Il senso di identità collettiva viene così mobilitato culturalmente dagli individui a livello di comunità solo nel momento in cui si sente minacciata. Poiché la cultura è così connessa al patrimonio, le tre fasi della cultura nel periodo moderno, possono essere riprodotte anche per il patrimonio: 1 Patrimonio come insieme di QUALITA’ POSITIVE associate allo sforzo di CONSERVARE gli aspetti dell'ambiente naturale e culturale per il beneficio pubblico; Patrimonio catturato dentro i PROCESSI DI CONTROLLO dello Stato e della burocrazia, per costruire la nazione; Patrimonio come elemento COMMERCIALIZZATO e mercificato come ESPERIENZA ed assume contemporaneamente uno schema rappresentativo basato sull’assunzione del valore della DIVERSITA’; Il patrimonio, quindi, è ampliato per includere forme differenti, che rappresentano numerose costituenti diverse, che però possono essere mercificate per gruppi diversi con gusti diversi. Questo spiega come il PATRIMONIO nella tarda modernità, sia orientato verso interessi ed esigenze di particolari gruppi comunitari, allontanandosi dai canoni nazionali. Lo stato-nazione però tende ad affermare sé stesso in condizioni di minaccia: L’AUTORITA’ statale è minacciata, cerca di riaffermare il controllo sul patrimonio come parte dello sviluppo di una storia nazionale, cercando di sviluppare forti NARRAZIONI NAZIONALI. Accade spesso nel caso in cui un vecchio regime politico, viene sovrastato da un nuovo assetto:
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