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Riassunto il valore delle differenze, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto il valore delle differenze di Bari e felini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 23/06/2022

andromacax
andromacax 🇮🇹

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Scarica Riassunto il valore delle differenze e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! IL VALORE DELLE DIFFERENZE Capitolo 1 – Franco Cambi, Riconoscere e governare le differenze Novecento (xx secolo) come secolo di ‘svolta’: nella politica (totalitarismi- sviluppo della democrazia), nell’arte (pittura-musica), nella letteratura (Joyce), nella scienza (Einstein), nella cultura e nella stessa vita sociale (avvento della società di massa, emergere di richieste di diritti di minoranze etiche e di genere), nella filosofia => dopo Nietzsche, Heidegger, Deleuze, Derrida, ma anche psicanalisi e psicologia cognitiva. Al centro di tutte queste trasformazioni si colloca il principio della DIFFERENZA. Differenza come pluralismo e alterità. La pedagogia è chiamata a essere porta voce forte dei diritti plurali nei soggetti e nella comunità. Principi per valorizzare le differenze: 1) i diritti da tutelare; 2) la laicità e il pluralismo; 3) la prospettiva ecologica => che si fa modello di accoglienza e convivenza e che si organizza tra tolleranza, riconoscimento e partecipazione secondo un equilibrio dinamico e aperto. 4) la democrazia. Le differenze valgono tutte. Rendono più ricca e articolata la vita sociale e culturale. Valgono perché fanno pluralismo, che è portatore di libertà ed uguaglianza nella diversità. Biologia (DNA), antropologia (Levi-Strauss), psichiatria (Basaglia), pedagogia dell’infanzia ( da Rousseau a Montessori => ci ricordano che il bambino va sostenuto nella sua differenza) => le differenze sono valore perché rinnovano, rendono aperta e dialettica la società. Per formare alla differenza occorre de-costruire i pregiudizi, tutelando una società plurale, articolata sui diritti, democratica e collaborativa. Tali principi possono essere portati nelle coscienze e nelle mentalità solo attraverso l’agire educativo, in particolare nella scuola Un compito che spetta alla scuola: 1) agire contro i pregiudizi, le emarginazioni, le gerarchie tra culture; 2) agire pro => tener viva la varietà della cultura, favorendo confronto e dialogo, cercare di capire il mondo e abitare nel mondo attuale. La scuola è la sola agenzia che detiene le categorie adeguate e le pratiche necessarie per svolgere queste funzioni, attivando nei soggetti una “forma mentis” critica e valoriale che prefiguri e produca una società in cui le differenze si facciano valore. Capitolo 2 – Damiano Felini, Pedagogia e altro L’educazione ha sempre avuto una base relazionale: si fonda sul rapporto tra soggetti diversi: è una relazione asimmetrica ma reciproca tra educatore ed educando. L’educazione è doppiamente aperta all’alterità poiché è relazione e poiché e relazione asimmetrica. L’invenzione della scuola fondata su “uniformità” (= il pensiero dell’identico) di età risale al XVI (gesuiti) => non più i precettori educavano i figlii della famiglia => si affermò un modello scolastico alternativo quello basato sulle classi di alunni omogenee per età. l’uniformità a scuola è bene espressa da Comenio => Omnibus omnia omnino = tutto a tutti interamente che sottolineavano l’importanza dell’istruzione di gruppo a tutti ma afferma l’uniformizazione universale, per cui le stesse cose devono essere insegnate a tutti. Periodi in cui viene posta l’attenzione alle differenze => Quattro ondate di “scoperta” della differenza: 1) differenza a livello sociale => negli anni 70 l’educazione ha ricominciato a praticare la differenza e la pedagogia a tematizzarla. Si realizzarono numerose esperienze specificamente rivolte agli analfabeti, ai figli degli analfabeti, ai bambini delle periferie urbane o delle campagne (Barbiana), esperienze a tempo pieno ( dare più scuola a chi ne ha bisogno), esperienze di rialfabetizzazione degli adulti (non è mai troppo tardi) , istruzione per i lavoratori.  presa di coscienza di come le differenze sociali agiscono dentro le relazioni e le istituzioni educative 2) differenza a livello di salute e di capacità => gli anni 70 in Italia sono quelli del riconoscimento dei soggetti “portatori di handicap”, la cui differenza era causa di segregazione entro contesti educativi separati dai soggetti “normali”: le classi e le scuole differenziali vennero però sostituite dalla logica dell’integrazione => intervento educativo speciale.  Riconoscimento della differenza, accoglimento e integrazione, cioè creazione di modalità educative adeguate a soggetti disabili, il più possibile all’interno di contesti “per tutti” 3) differenza culturale => anni 90 arrivo in Italia di un sempre maggior numero di lavoratori e di famiglie immigrate -> diede vita allo specifico settore dell’educazione interculturale. Nel campo dell’intercultura si è visto come si possono realizzare azioni educative diverse tra loro, poiché diverse sono le finalità. AZIONI EDUCATIVE: - azioni adattive = che mirano a far assumere il più presto possibile al bambino appartenente a una minoranza la lingua la cultura del gruppo maggioritario - azioni transizionali = orientate anch’esse a far acquisire lingua e cultura - azioni di contatto = basate sull’idea che sia sufficiente creare momenti di conoscenza tra soggetti di diversa cultura per ottenere accettazione, rispetto e convivenza - azioni di cambiamento culturale = finalizzate a prendere da ogni cultura il meglio che ciascuna può dare per creare nel contesto educativo una mescolanza di diversi elementi 4) differenza di genere => anni 2000 grazie alle teorie gender e queer si è cominciato a considerare: la mascolinità come un insieme di costrutti sociali, pensare al genere in termini di  Si caratterizza per una dimensione critica che invita a un’analisi costante e riflessiva -> per valorizzare il possibile secondo una vocazione utopica e per costruire una società che sia realmente democratica e in grado di promuovere libertà a tutti e di tutti. La pedagogia della differenza si aspira a valorizzare un’idea di Bildung come formazione umana che procede autonomamente e liberamente attraverso la rielaborazione personale delle forme della cultura in cui siamo immersi. In Italia: Bertin, Becchi-Lumbelli, Pasolini, Balducci, Cambi, Bardulla Secondo Bertin la pedagogia è chiamata nel XX secolo a elaborare un nuovo modello di persona che si caratterizza per il principio della differenza, intesa come ricchezza e varietà di aspetti. Valorizzare il principio della differenza significa appunto adoperarsi per impedire all’identità di rendersi, nel pluralismo, semplicemente una sterile accettazione dello status quo. Porre la differenza, intesa in contrapposizione all’indifferenza, come meta dell’azione educativa rappresenta dunque per Bertin uno dei compiti della pedagogia Becchi-Lumbelli cercano di creare un punto di connessione tra alterità/differenza e teoria pedagogica/pratica educativa. La differenza viene considerata come un’arma critico-ermeneutica capace di far saltare le regole del dominio sociale e della riproduzione ideologica. Ciascuno di noi dovrebbe sfuggire ai condizionamenti del consumismo (che aspira a indurre bisogni identici) e andare alla ricerca di forme di comunicazione autentiche e non direttive. Accettare di essere differenti può consentire di diventare meno rigidi e più aperti alla differenza dell’altro. Balducci sottolinea come per interpretare la differenza secondo un’ottica pedagogica, si renda necessario riconoscere l’altro: un altro da scoprire, da rispettare e tutelare e con il quale sia possibile stabilire uno scambio che preveda alterità. PIER PAOLO PASOLINI La “vocazione pedagogica” di Pasolini: pedagogia appassionata e profetica, consapevolmente al servizio dell’utopia, anticonformista e perversa, fustigatrice e maieutica. Spirito profetico che si scaglia contro le degradazioni dell’esistente e del presente, rivolgendosi a risvegliare le coscienze, a turbarle. Tra film, narrativa e saggi: obiettivo è quello di mantenere aperto uno spazio per costruire un umanesimo critico che si leghi agli uomini e alla loro storia per potenziarne le possibilità di liberazione, di emancipazione e di fondazione di valori non alienati. Educazione come impegno sulla società (per un progetto di ricostruzione socio-culturale) ma anche sull’uomo, per realizzarlo nella sua umanità possibile A partire dalla cultura: Pier Paolo Pasolini La diversità si valorizza proprio perché braccata e sottoposta a linciaggio. Essa non va intesa soltanto come presenza delle minoranze di qualsiasi tipo, ma come valorizzazione di tutto ciò (uomini, culture, discorsi) che viene schiacciato dalla logica del consumismo, del binomio produzione-evasione, del conformismo. 1) valenza politica della pedagogia: coscienza sociale radicale dei problemi; coscienza di una strategia emancipativa 2) connessione tra pedagogia e differenza: la pedagogia dovrebbe avere una radicale passione per l’uomo: un uomo-altro che si ponga fini ulteriori rispetto a quelli immanenti al suo tempo storico. Ritorno tradizioni -> formazione umana sottratta al dominio del sociale e restituita alla libera gestione del soggetto. Riconoscere l’Altro: un Altro (cfr. Levinas) da conoscere e da rispettare, con il quale sia possibile stabilire uno scambio che preveda la sua “permanenza”. L’Io e il Tu si condizionano a vicenda -> l’Io non può pensarsi se non in rapporto a un Tu e il Tu non può essere affermato se non in un rapporto a un Io. Solo la capacità di ascolto ci può mettere dinanzi all’Altro, alla sua diversa umanità L’ascolto “indica possibilità umane che noi non abbiamo realizzato e ci mette in contatto con l’origine genuina di un altro essere umano che non è il nostro, eppure è potenzialmente nostro e costituisce comunque un’esistenza storica insostituibile”-> Uomo planetario DIFFERENTI DIFFERENZE: -Differenza biologica: ciascun soggetto è irrepetibilmente se stesso, c’è un DNA unico. -Differenza generazionale: bambino-adulto, adultizzazione dell’infanzia, infantilizzazione dell’adulto -Differenza culturale-linguistica: veicolo di pregiudizi, chiusure e conflitti. A caratterizzare l’identità di un’etnia sono relazioni tra i processi storici ed economici globali e le dinamiche locali. -Differenza religiosa: promuovere uno sguardo laico sulla religione. Religiosità laica, cioè capace di promuovere ascolto tolleranza, rispetto e dialogo tra punti di vista diversi. -Differenza economica: l’economia dovrebbe fare in conti con la differenza, promuovendo forme di sviluppo sostenibile, che prendano atto delle differenze e che sappiano valorizzarle, distribuendo in modo più equo le risorse e promuovendo uno sguardo ecologico rispetto alla realtà. -Differenza di genere: è diversa dalla differenza sessuale= in cui si valuta le diversità dei corpi tra donne e uomini rispetto a elementi biologici e fisiologici quali geni, cromosomi, ormoni, genitali, come indicatori della diversità delle visioni del mondo. La differenza di genere invece interessa del processo che conduce un soggetto a interpretare i propri dati biologici differenti. Con “genere” di intende il modo in cui, storicamente e socialmente, in un determinato contesto, vengono attribuiti significati alla differenza fisiche in uomini e donne e rilevanza ai fini della differenziazione sociale. Educazione di genere=> per evitare una cristallizzazione degli stereotipi sull’identità di genere promuovendo una costruzione individuale del soggetto. 6 parole chiave per trattare la categoria della differenza da uno sguardo pedagogico: - Responsabilità: essere responsabili significa comprendere quali siano le conseguenze delle nostre azioni e impegnarsi affinché sia garantita la coesistenza tra soggetti in una comunità - Cittadinanza: non più legata solo a contesti fisici che abitiamo, ma anche su scala planetaria - Laicità: pluralismo e tolleranza, apertura e dialogo - Intercultura: costruzione di uno spazio dell’incontro - Ecologia: questa parola rimanda a equilibrio, non soltanto tra forme viventi ma anche all’interno della cultura => prendersi cura di sé, dell’altro e del mondo - Critica: conoscere e rispettare le differenze, senza una totale adesione a ideologie La pedagogia della differenza può caratterizzarsi per un atteggiamento costantemente aperto, in uno stato permanente d’interrogazione che non ambisce a Verità, ma che favorisce una problematizzazione incessante, analizzando, criticando e declinando i fenomeni in ottica formativa Essa sostiene che ciascun soggetto deve intraprendere strategie per promuovere il dialogo e assumersi la responsabilità nei confronti dell’altro => aspirando alla costruzione di forme di democrazia realmente “aperte”. Il PREGIUDIZIO è qualcosa che anticipa il giudizio, è una falsa opinione caratterizzata dalla tendenza a guidicare prima di conoscere pienamente qualcosa. Esso è definibile come qualcosa che condiziona il nostro pensiero grazie alle esperienze pregresse, nutrendosi di concezione sedimentate all’interno della nostra cultura e alimentandosi anche attraverso la dimensione inconscia che finisce per caratterizzare il nostro pensiero. Il pregiudizio come “giudizio prefigurato”. Il pregiudizio non è sempre negativo ma può aiutarci nella vita quotidiana, assicurando le nostre abitudini, le nostre scelte (es: autobus fare attenzione perché possono rubare). La pedagogia della differenza si intreccia in modo stretto con l’approccio filosofico promosso da Jacques Deridda => decostruzionismo. Jacques Derrida: decostruzionismo come modello filosofico che fa cogliere il “grado zero” (ciò che sta alla base e la vediamo nel momento in cui indaghiamo e non abbiamo un sguardo superficiale) della pedagogia, facendo emergere gli impliciti, gli archetipi, le catture ideologiche => smonta per ricostruire senza distruggere. Decostruire significa non distruggere ma proporsi un rilancio critico dell’interpretazione, andando a tirare fuori quegli aspetti nascosti della nostra cultura. quindi parlare di differenza significa valorizzare il giudizio, la scelta e il discernimento, portando il soggetto a diffidare e a criticare ogni forma di dogmatismo. La pedagogia, dopo aver “scoperto” le differenze, deve disporsi in dialettica con le società, cercando di farsi utopica e di porre attenzione alle differenze. L’educazione è chiamata a nutrirsi di uno sguardo decostruzionista. Compito della pedagogia è quello di nutrirsi delle fonti delle scienze dell’educazione per smontare le strutture rigide del pregiudizio, passando a promuovere rispetto della realtà e a un giudizio analitico e critico. Promuovere la formazione di un soggetto che si faccia consapevole della sua responsabilità nei confronti degli altri e del mondo e che si orienti al rispetto => cura di sé, degli altri e del mondo.  Creare una cultura accogliente, in contrapposizione all’omogeneizzazzione culturale In un laboratorio di studio di pellicole cinematrografiche a tema interculturale livelli integrati -Livello asistematico pretestuale = il materiale audiovisivo come occasione per parlare delle situazioni e dei problemi presenti nella società interculturale -Livello sistematico critico = il film è oggetto della riflessione con personaggi, situazioni tipiche, stereotipi, ecc. della società multiculturale. Una proposta laboratoriale con adolescenti, giovani e adulti Mostrare clip precedentemente selezionati per suscitare dibattito. La sfida più ardua è quella di generare un cambiamento profondo a livello di atteggiamenti e posture nei confronti di qualsiasi novità si presenti a modificare le routine consolidate 1) La classe  Tematica della vergogna e del disagio  Tematica della lingua come ostacolo di integrazione  Tematica del razzismo tra ragazzi e tra docenti e alunni 2) La mia classe  Tematica della casa e del sentirsi a casa  Tematica del permesso di soggiorno 3) The blind side  Tematica dell’accoglienza  Tematica della differenza nei confronti dell’altro  Tematica del razzismo a livello sociale  Come condurre il dibattito? Capitolo 6 – Martina Giuffrè e Tifany Bernuzzi, Educare alle differenze di genere: uno sguardo antropologico Sesso = caratteristiche fisiche e morfologiche osservabili Genere = costruzione culturale di credenze e comportamenti che si ritengono appropriati per ciascun sesso. Stereotipi: colori da femmina e da maschi, lavori che vengono ritenuti appropriati per ciascun sesso (ostetrica, maestra, chirurgo…), giochi, sport e vestiti da maschi o da femmine. Margaret Mead: ricerche sul campo per comparare il carattere sociale di uomini e donne in tre società del Pacifico (Nuova Guinea): Arapesh => c’è una divisione netta delle attività lavorative ma non vi sono grandi differenze nelle caratteristiche di maschi e di femmine, sono materni anche i maschi. Mundugumor => non ci sono caratteristiche diverse tra uomini e donne Ciambuli => vi è una forte differenza nei comportamenti tra i sessi, ma con caratteristiche rovescianti: le donne sono aggressive, decisive, attive, sicure di sé, con i capelli rasati. Gli uomini invece sono individualisti, irritabili, insicuri. Grazie a questo lavoro Mead conclude sostenendo che l’aggressività e la passività non appartengono “per natura” a uomini e donne, ma a seconda della cultura di riferimento possono appartenere agli uni o agli altri, perché le qualità si apprendono tramite i rapporti sociali. I comportamenti di uomini e donna non sono innati, ma sono determinati da convenzioni sociali e culturali. Alla fine anni ’60 si prende coscienza dell’invisibilità delle donne nella descrizione della società=> ripresa degli studi di genere: Women’s Studies =>hanno come obiettivo quello di reintegrare il punto di vista femminile e le donne nella storia. Questo nuovo campo di indagine si focalizza su alcuni aspetti della vita delle donne e sulla funzione che svolge l’ideologia nello strutturare la gerarchia tra i sessi. Gayle Rubin definisce il sex-gender system come un sistema dove il dato biologico viene trasformato in un sistema binario asimmetrico, dove il maschile ha un ruolo privilegiato rispetto a quello della femmina. Ogni società ha un particolare sex-gender system, cioè una specifica costellazione d’attribuzione di contenuti e di sensi alll’appartenenza di sesso e alle relazioni tra i sessi => genere come divisione socialmente imposta dai sessi => l’identità di genere non è l’espressione delle differenze sociali ma è culturale => l’oppressione non è inevitabile e il dominio maschile non è caratteristica universale di tutte le società umane. A partire dalla comparazione tra culture, gli antropologi sono arrivati a riflettere criticamente sulla nostra società e sul forte dualismo di genere in essa radicato => gli stereotipi dei media. È necessario lavorare sugli stereotipi presenti nella società e su come i modelli di genere vengono veicolati nella quotidianità da televisione, carta stampata, arte, musica, social media Gli stereotipi di genere hanno un doppio carattere: definiscono ciò che sono le persone, ma anche come dovrebbero essere, creando aspettative differenti per i comportamenti maschili e femminili e prefigurando un certo tipo di comportamento come più desiderabile per un genere anziché per un altro I mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo fondamentale nella produzione delle identità. I modelli mediatici funzionano perché sono fonti credibili e attraenti: non sono utili solo a vendere i prodotti, ma anche a rafforzare valori e a insegnare stili di vita. i mass media sono una fonte importante nelle rappresentazioni dei generi ed esercitano una forte pressione dell’immaginario collettivo  Portare all’attenzione e mettere in discussione e destrutturare stereotipi sessisti. Attività laboratoriali, basate su esercizi d’associazione e sull’analisi del linguaggio pubblicitario - Uomo ideale/ donna ideale - Always Like a girl - Pannolino bimbo bimba - Luca Paolorossi 2014 - It takes 2 Conclusioni: femminilità e mascolinità sono frutto di costruzioni sociali, l’asimmetria di genere non è naturale ma viene costruita dalla società. Capitolo 7 – Cosimo Di Bari, Oltre le omofobie Ci sono due definizioni che hanno alimentato il tema dell’omosessualità: 1) L’approccio basato sull’acquisizione => promosso da Bieber => considera l’omosessualità come la deviazione dallo sviluppo normale e individua la motivazione nel comportamento simbiotico della madre che non riesce a promuovere l’indipendenza del figlio, ingenerando una paura sulle donne 2) L’approccio della costituzionalità => promosso da Isay: i ragazzi omosessuali vivrebbero uno stadio edipico centrato sul padre come oggetto sessuale. Tale stadio porterebbe i ragazzi a sentirsi “diversi”, generando un senso di solitudine e atteggiamento distaccato del padre. Sono definizioni maschili che riconoscono solo fattori biopsicologici e non socio-culturali. Paolo Rignano (parla di “Approccio “amoroso”): egli sostiene che l’orientamento sessuale si modula per effetto di una relazione sistemica tra componenti intrapsichiche e ambientali => l’affettività gay verrebbe a strutturarsi nelle rappresentazioni mentali delle relazioni tra l’io e l’altro, già a partire dalla prima infanzia: si tratta di un’esperienza che contribuisce a formare la personalità.  È necessario il superamento di forme di determinismo che spesso sono motrici di pregiudizi.  L’omosessualità non può essere considerata sul piano biologico (come conseguenza di un’alterazione fisica, né psicologico (risultato di un’influenza negativa delle figure genitoriali né sociale (effetto di un’essenza di valori o di degenerazione dei costumi). Cenni storici sull’omofobia: Soltanto negli anni 70 iniziano le prese di posizioni delle associazioni come l’American Psychiatric Association che rifiutano di considerare l’omosessualità come patologia. Nell’antica Roma e antica Grecia => l’omosessualità assumeva un significato educativo e valore eroico. (es: relazione tra Achille e Patroclo nell’Iliade) La svolta avviene nel Medioevo con il cristianesimo, il quale sostiene l’omosessualità come “peccato contro natura”. A partire dall’Ottocento cambia l’approccio, evitando “condanne”, cercando di classificarla come “perversione sessuale”. Il Novecento è il secolo dei diritti, ma anche dei pregiudizi e delle persecuzioni: totalitarismi.
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