Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto Immanuel Kant 'Per la pace perpetua', Appunti di Filosofia

Riassunto Immanuel Kant 'Per la pace perpetua'

Tipologia: Appunti

2015/2016
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 24/08/2016

raffox666
raffox666 🇮🇹

4.3

(16)

6 documenti

1 / 6

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Immanuel Kant 'Per la pace perpetua' e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! PER LA PACE PERPETUA – IMMANUEL KANT PRIMA PARTE – ARTICOLI PRELIMINARI articoli necessari per eliminare le condizioni di guerra. 1. “Un trattato di pace non può valere come tale se viene fatto con la segreta riserva di materia per una futura guerra”. Se così fosse si tratterebbe solo di una tregua e non di pace, che è qualcosa di duraturo. La pace è il fine morale della politica. Le riserve di guerra se ci sono vanno cancellate, perché alla prima occasione utile potrebbero usate per scatenare un’altra guerra. Se chi governa, governa con l’unico di allargare il territorio e la potenza, allora questo atteggiamento annulla la pace (es. di riserva). 2. “Nessun stato indipendente può venire acquisito da un altro Stato mediante eredità, scambio, vendita o dono”. Lo stato non è un’entità patrimoniale di cui i comandanti possono disporre a proprio piacimento, ma ha per così dire una sua essenza nel popolo e nessun altro al di fuori dello Stato stesso ne può disporre. Incorporando lo Stato in un altro trasformerebbe la persona in cosa e questo contraddice dunque l’idea di patto originario (è l’atto attraverso il quale tutti nel popolo depongono la loro libertà esterna, per riprenderla subito come membri di un corpo comune, in quanto Stato). È altresì sbagliato l’uso di truppe mercenarie di un altro Stato, perché in questo caso le truppe e i sudditi vengono usati alla stregua di oggetti. 3. “Gli eserciti permanenti devono con il tempo scomparire del tutto”. La minaccia di soldati spinge gli Stati a rimpolpare sempre di più i loro eserciti e, alla fine, il loro mantenimento in regime di pace risulta più dispendioso della guerra. L’arruolamento volontario consente, tramite libera scelta, la difesa della patria (guerra di difesa ≠ guerra di aggressione degli eserciti permanenti). 4. “Non devono essere fatti debiti pubblici in vista di conflitti esterni dello Stato”. Il debito se stipulato per il miglioramento dello Stato è positivo, ma come una macchina da guerra un sistema di debiti crescenti fino all’infinito e senza una garanzia di restituzione, rappresenta una pericolosa potenza finanziaria per condurre una guerra. La bancarotta pubblica costituisce un danno per parecchi Stati, senza colpa. Gli altri Stati dovrebbero quindi unirsi contro uno Stato di questo tipo e le sue ambizioni. 5. “Nessun Stato può intromettersi con la violenza nella costituzione e nel governo di un altro Stato”. Principio di autodeterminazione degli Stati. Lo Stato non ha alcun diritto di violare il diritto di ogni popolo a darsi una sua propria costituzione e inoltre l’esempio di quello Stato può essere un monito per gli altri Stati su come evitare una situazione analoga. L’unica eccezione è rappresentata da uno Stato già diviso in due parti, a causa di una lotta intestina, perché quella non è una costituzione, ma rappresenta un esempio di anarchia; risulta però non lecito intervenire preventivamente in esso, prima che la lotta interna non sia ancora decisa. 6. “Nessun Stato in guerra con un altro si può permettere ostilità tali da rendere necessariamente impossibile la reciproca fiducia in una pace futura: per esempio, l’impiego di assassini, di avvelenatori, la violazione di una capitolazione, l’organizzazione del tradimento nello Stato nemico ecc.”. Anche in guerra deve esserci la fiducia nel nemico, perché se no non si possono concludere le ostilità e diventa guerra di sterminio. Nello Stato di natura non possiamo giudicare un nemico legittimo o no, ma è la guerra il giudice (attraverso il suo esito sappiamo chi ha ragione). Non essendoci un giudice tra due Stati, una guerra di sterminio risulterebbe una vendetta e l’esito è l’annientamento (una pace perpetua che si ha con l’annientamento del genere umano). L’uso di stratagemmi, come le spie, oltre che in stato di guerra verrebbero usati anche in uno stato di pace e causerebbero così un’ulteriore guerra. SECONDA PARTE – ARTICOLI DEFINITIVI articoli necessari per istituire la pace. Lo stato di pace tra gli uomini, che vivono gli uni a fianco gli altri, non è uno stato naturale, il quale è piuttosto uno stato di guerra, , ossia anche se non sempre si ha lo scoppio delle ostilità, c’è però la loro costante minaccia. 1. “In ogni Stato la costituzione civile deve essere repubblicana”. L’unica costituzione che deriva dall’idea del contratto originario, su cui deve fondarsi ogni legislazione giuridica di popolo è quella repubblicana, essa si fonda sulla libertà dei membri della società, sulla dipendenza di tutti da un’unica legislazione e della loro eguaglianza, in quanto cittadini. La costituzione repubblicana, oltre alla limpidezza della sua origine, il suo essere scaturita dal diritto, ha anche la prospettiva di quell’esito desiderato, la pace perpetua. Se il sovrano si trovasse a decidere se fare la guerra o no, in una costituzione repubblicana, in quanto concittadino dei suoi cittadini, dovrebbe chiedere il loro consenso, riflettendo molto se intraprenderla o no. Le forme di stato si dividono in: • Forma del dominio: il numero di persone che detengono il potere (autocrazia, aristocrazia, democrazia); • Forma del governo: il modo in cui è governato il popolo (repubblica o dispotismo). Repubblicanismo separazione dei poteri. Dispotismo il sovrano esegue arbitrariamente le leggi. La democrazia rappresenta una forma di dispotismo essa pretende di esprimere la volontà di tutti, ma fonda un potere esecutivo dove tutti decidono su uno o contro di uno. Tanto più ristretto è il numero di persone al potere politico, più grande è la loro capacità rappresentativa e tanto più la costituzione politica si accorda il più possibile al repubblicanesimo. 2. “Il diritto internazionale deve fondarsi su un federalismo di liberi Stati”. I popoli, o Stati, non possono riunirsi in uno Stato di popoli come fanno gli individui per uscire dallo Stato di natura, poiché in uno Stato vi è un superiore (legislatore) che comanda un inferiore (il popolo), ma devono riunirsi in una federazione di popoli. I – SULLA DISCORDANZA TRA MORALE E POLITICA IN RELAZIONE ALLA PACE PERPETUA Kant si interroga sull’accordo o sul disaccordo tra la politica e la morale. Egli distingue due tipologie di politici: il politico morale, cioè il politico che cerca di far convivere la prudenza politica e la morale kantiana, e il moralista politico, cioè colui che crea una morale in funzione dell’esigenza politica, della Ragion di Stato. Evidenzia che oggettivamente si deve ammettere che non vi è contrasto tra morale e politica, mentre invece soggettivamente sì ed è individuabile nel contrasto tra moralista politico e politico morale. Infatti quest’ultimo utilizza la ragion pratica, e quindi la massima dell’imperativo categorico che dice di agire secondo la regola per la quale tu puoi volere che diventi legge universale, come principio della politica senza badare di raggiungere subito lo scopo, sapendo che su si agisce sempre secondo il giusto principio morale il fine sarà raggiunto. Al contrario il moralista politico agisce in funzione dello scopo, “mettendo il carro davanti ai buoi”, accettando la violenza come mezzo, utilizzando anche sotterfugi, e servendosi di tre “massime sofistiche”: 1. Fac et excusa: cogli l’occasione favorevole per l’usurpazione e dopo il fatto adduci tutte le giustificazioni per la tua azione, avendo la ragione degli eventi sarà più facile giustificarsi; 2. Si fecisti nega: dei mali che hai fatto nega di essere tu l’artefice e scarica la colpa su qualcun altro usandolo come capro espiatorio; 3. Divide et impera: dividi i tuoi avversari potenti e mettili contro il loro popolo, alleati con quest’ultimo e sarà facile prendere il potere. Infatti tra le due figure di politico c’è una differenza di compito, quello del moralista politico è un compito tecnico, quello del politico morale è un compito etico, il primo compito necessita una conoscenza tecnica del modo di agire umano e non garantisce il risultato, mentre il secondo, basandosi su delle regole giuste e guidate dalla morale esso condurrà direttamente allo scopo se si ha la prudenza di non affrettare l’avvento dello scopo. II - DELL’ACCORDO DELLA POLITICA CON LA MORALE SECONDO IL CONCETTO TRASCENDENTALE DEL DIRITTO PUBBLICO. Kant osserva che il diritto pubblico ben si accorda con la morale secondo la massima della pubblicità. Infatti tutte le azioni che per garantirne il successo hanno bisogno della segretezza sono di per sé ingiuste, mentre quelle che possono essere rese pubbliche senza per questo pregiudicarne il risultato sono da considerarsi giuste. Kant per supportare questa sua affermazione apporta alcuni esempi pratici tratti dal diritto politico e dal diritto internazionale e cosmopolitico (che sono assimilabili in questo caso): a) Diritto politico: si interroga se l’insurrezione dei sudditi sia lecita, e poiché la sua pubblicità non ne garantirebbe la riuscita, essa non è lecita, al contrario il sovrano potrebbe insorgere poiché anche se rendesse pubblica la sua intenzione questo non le impedirebbe la riuscita purchè ammetta che una volta suddito la ribellione non sarebbe lecita. b) Il filosofo distingue tre antinomie: 1. Ci si interroga se uno Stato ha la facoltà di rompere una promessa fatta ad un altro Stato, ma se ciò venisse reso pubblico ovviamente nessuno Stato vorrebbe poi stipulare accordi con quest’ultimo. Quindi questa è senza dubbio una azione sbagliata. 2. Ci si interroga se la guerra preventiva sia giusta, ma se questa verrebbe resa pubblica ovviamente fallirebbe quindi non lo è. 3. Ci si chiede se uno Stato grande che non sia contiguo territorialmente possa assoggettare lo Stato più piccolo che si frappone a questa unità territoriale, ma ovviamente anche in questo caso se la cosa fosse resa pubblica provocherebbe una coalizione di Stati contro questo progetto. Quindi stabilire quelle azioni che si accordano con la pubblicità significa anche stabilire quelle norme di azione politica che si accordano con la morale. c) A priori: significa antecedente all’esperienza sensibile e quindi svincolato da essa. Diritto: è un insieme di leggi e regole che dirige e disciplina i rapporti tra gli uomini. Serve per risolvere pacificamente le controversie e per Kant ha un qualcosa di morale. Il filosofo individua tre tipologie fondamentali di diritto: 1. Diritto civile (ius civitatis): diritto interno a uno Stato che ne regola i rapporti di convivenza civile tra uomini; 2. Diritto internazionale (ius gentium): dovrebbe garantire, grazie a una federazione universale dei liberi Stati, di regolare le controversie tra Stati senza l’uso della violenza e il rispetto dei patti. 3. Diritto cosmopolitico (ius cosmopoliticum): si riferisce al diritto di ospitalità di ogni uomo in terra straniera in virtù della comune proprietà della terra. Federazione: unione internazionale degli Stati, all’interno della quale ogni Paese mantiene la sua autonomia. È per Kant condizione imprescindibile alla pace perpetua. Forma del dominio: classificazione in base al numero di persone che governano lo Stato e abbiamo una, un gruppo, tutto il popolo a cui corrispondono l’autarchia, l’aristocrazia e la democrazia. Forma del governo: classificazione in base al modo di governare il popolo del sovrano e abbiamo il modo repubblicano, dove vige la separazione montesquieuiana dei potere o il dispotismo dove il sovrano esegue arbitrariamente le leggi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved