Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto "Introduzione alla Storia Medievale" - G.Albertoni, T.Lazzari, S.M. Collavini, seconda edizione ampliata 2020, Dispense di Storia Medievale

Riassunto del manuale "Introduzione alla Storia Medievale" di G.Albertoni, T.Lazzari, S.M. Collavini integrato delle parti aggiuntive dell'edizione 2020.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 05/07/2021

Lucasigno99
Lucasigno99 🇮🇹

4.4

(14)

7 documenti

1 / 48

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto "Introduzione alla Storia Medievale" - G.Albertoni, T.Lazzari, S.M. Collavini, seconda edizione ampliata 2020 e più Dispense in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! -RIASSUNTO- INTRODUZIONE ALLA STORIA MEDIEVALE PRIMA PARTE cap. 1 L’ETA’ MEDIEVALE: SPAZIO, TEMPO, PERIODIZZAZIONI “Periodizzare” significa individuare nel flusso del tempo momenti di frattura e fasi più omogenee. 1. UNA PARENTESI NEGATIVA Il termine “medioevo”si diffonde a partire da alcune opere storiche composte tra il Quattrocento e i Seicento, a indicare il periodo che separava quei secoli dall'impero romano e dell'età classica. La cultura umanistica volle porsi in diretta continuità con quella classica; il millennio intercorso apparve come un tempo intermedio - un medio “evo” -. 2. PENSARE IL TEMPO, PENSARE LA STORIA Due possibili concezioni del tempo, una lineare e una ciclica. L'idea ciclica deltempo nasce da una visione naturalistica; una visione lineare deltempo è invece quella che deriva prima di tutto dalle grandi religioni monoteistiche. L’incarnazione per il cristianesimo ha portato a strutturare il tempo in una cronologia lineare. Questa distinzione è importante dal nostro punto di vista, esche ci permette di comprendere quanto la visione del medioevo in età umanistica fosse profondamente diversa dalle elaborazioni avviate soprattutto a partire dall’illuminismo. Per gli umanisti del XV secolo la nozione di medioevo rimanda ad un’ idea di rinascita. 3. DETERMINARE GLI SPAZI Si pone però anche un problema di spazi: dato che la periodizzazione è un’opera interpretativa, ovviamente essa non può proiettarsi in un modo omogeneo sulla storia universale. In particolare, la nozione di medioevo nasce in riferimento all'Europa occidentale. L’idea di medioevo si forma in riferimento a questo spazio di civiltà, ed è solo per l'Europa occidentale che possiamo riflettere sull’utilità di tale idea per comprendere il passato. È chiaro quindi che ci troviamo di fronte a una lunga rielaborazione dell’eredità romana, con una cronologia affine a quella del medioevo occidentale; ma è chiaro che i meccanismi politici, culturali ed economici del mondo bizantino sono profondamente diversi, per quanto entrino in interferenza con le dinamiche occidentali. L’uso della nozione di medioevo per altri spazi di civiltà nasce più che altro da affinità formali, senza alcun reale nesso storico. 4. INIZIO E FINE DEL MEDIEVO La consolidata manualistica italiana individua l’inizio del medioevo nel 476, con la cosiddetta caduta dell'impero romano d'occidente. Molte altre date sono state preposte come momento di inizio del medioevo. Il 313 è l’anno in cui l’imperatore Costantino concesse la libertà di culto ai cristiani; nel 324 lo stesso imperatore rifondò la città di Bisanzio, che con il nuovo nome di Costantinopoli divenne presto la seconda capitale dell'impero. Ognuna di queste date è stata proposta come l’inizio del medioevo e ognuna riflette un modello interpretativo diverso, letture che hanno via via individuato, come fattore principale del mutamento, i fattori religiosi, la rottura dell’unità politica del Mediterraneo romano, il crollo elle frontiere militari e della sicurezza romana. Non esiste una data assolutamente giusta o una data assolutamente sbagliata: esiste solo un uso sbagliato delle date, perché sarebbe fuorviante pensare che un singolo avvenimento possa mutare le strutture complessive del vivere associato, fino a segnare l’inizio di una nuova epoca. È importante quindi non sopravvalutare le date che sono mnemonicamente utili, ma non ne deve essere esagerata l’importanza. Alcune scelte appaiono più fondate e altre meno; è quanto meno incoerente affermare che il medioevo inizia nel 476 e termina nel 1492. È contraddittorio perché esprime una lettura della storia che non appare sorretta da un quadro interpretativo coerente. 5. NEGARE IL MEDIOEVO L'idea di medioevo si presenta quindi come una nozione sfuggente, dai confini e dai connotati difficili da individuare. Nel corso della seconda metà del Novecento hanno trovato spazio crescente alcune nuove linee di ricerca incentrate su aspetti della vita umana le cui evoluzioni faticano a rientrare nella scansione cronologica espressa nell’idea di medioevo. Studiosi come Jacques Le Goff o Massimo Montanari hanno perciò preso atto dell’impossibilità di creare una periodizzazione di valore onnicomprensivo e su questa base hanno di fatto negato l’utilità della nozione di medioevo come strumento di periodizzazione. 6. PERIODIZZARE IL MEDIOEVO Un gruppo di secoli ampio come il millennio medievale pone di per sé un problema di periodizzazione. Dobbiamo chiederci dunque con quali ritmi cambiano le forme del vivere associato, della produzione, dello scambio, della spiritualità, e verificare se questi diversi mutamenti delineano ritmi e cronologie in qualche modo convergenti. Da questo punto di vista si possono individuare fasi di alto valore periodizzante. Tra i secoli IV e VI molti aspetti della vita umana si trasformano, assumendo connotati destinati a lunga fortuna. Cambiarono le fedi religiosi, dominanti, la distribuzione dei popoli in Europa e nel Mediterraneo, i sistemi politici, le forme della circolazione economica. un’analoga articolazione nel mutamento si individua alla fine del medioevo, in quella fase storica che negli ultimi decenni ha attirato sempre più l’attenzione degli storici. Fu un processo non solo politico ma di consolidamento delle gerarchie sociali e di trasformazione del territorio, organizzato in quadri via via più ampi e definiti. Si delineano quindi complessivamente due lunghi fasi plurisecolari, dotate di una proprio fisionomia riconoscibile, al cui interno vediamo convergere mutamenti strutturali di natura diversa che segnano i funzionamenti dell’Europa occidentale per i secoli seguenti. Le articolazioni interne nel medioevo si sono tradotte in ulteriori scansioni e periodizzazioni interne. La pratica della ricerca ha però progressivamente cambiato le prospettive e ha avvicinato i modelli di periodizzazione italiani e francesi a quelli anglosassoni e tedeschi. In particolare, negli ultimi anni si è data un'importanza crescente ai secoli centrali del medioevo, visti non tanto come un momento di transizione tra l’alto e il basso medioevo, ma come periodo dai funzionamenti specifici, che non possono essere ridotti né a un semplice declino dell'ordine carolingio, né alla preparazione delle successive dominazioni regie (in Francia) e comunali (in Italia). 7. CHE COS'E’ IL MEDIOEVO? Queste partizioni mettono in rilievo il fatto che il medioevo non fu uno spazio di civiltà omogenea. Il medioevo non corrisponde a un momento politico unitario, né a un periodo di costante anarchia. Non è un periodo di continua fame e carestia, perché possiamo anzi ritenere che l'alimentazione dell'alto medioevo fosse in molti contesti più ricca di proteine di quanto non fu in seguito. Se il medioevo non si può ridurre a nessuna di queste cose, più difficile dire che cos'è il medioevo. Un’età di sperimentazione e di integrazione di modelli diversi, un lungo periodo in cui le aristocrazie hanno avuto la possibilità di controllare direttamente il potere, con una ridotta capacità di controllo e inquadramento da parte di autorità superiori. Cap. 2 NARRARE, STABILIRE, REGISTRARE: LE “VOCI” DEL MEDIOEVO Il medioevo fu caratterizzato a lungo dal predominio della comunicazione orale. Non è semplice, nemmeno per lo storico odierno leggere i testi redatti nel medioevo a causa delle scritture impiegate, del loro formalismo, della lingua in cui furono composte. 1. LE DIFFICOLTA’ DELLA SCRITTURA Scrivere nel medioevo era difficile. Lo era innanzitutto per questioni tecniche. Il primo ostacolo era costituito dal supporto, la pergamena, per i suoi alti costi di produzione. Un'altra causa della scarsa diffusione della scrittura nel medioevo fu il fatto che raramente si scriveva nella lingua parlata. Nei primi secoli del medievo la scrittura era insegnata longobarda era avvenuta creando una serie di guarnigioni sul territorio, s'indagava le necropoli dell’Italia centro-settentrionale della fine del secolo VI e inizi del VII, in cerca di corredi longobardi, confrontandoli con quelli della Pannoia e delle altre regioni Europee. Nel contesto del ripensamento delle identità etniche e della rilettura delle narrazioni sulle origini dei popoli barbarici e grazie alle istanze della corrente post-processualista, i corredi sono oggi interpretati in modo del tutto diverso. Del resto, una sepoltura come quella del re franco Childerico, padre di Clodoveo, ha restituito oggetti che si ispirano alla cultura franca e a modelli provenienti dalle steppe, insieme con oggetti romani. Ancor più importante per potersi servire dei reperti funerari per studiare la società del primo medioevo è stata la presa coscienza del fatto che i corredi non sono indicatori oggettivi di identità, etniche o meno, e di status, ma oggetti cerimoniali. La sepoltura dei corredi, infatti, avveniva alla fine di una cerimonia pubblica e serviva si a commemorare il defunto, ma ancor più a rinegoziare la posizione degli eredi all’interno della comunità in un momento di difficoltà; perciò un ricco corredo può rimandare ad una famiglia ricca e potente, sia a una impegnata in un consumo rituale di risorse per difendere una posizione di potere minacciata. Anche la scomparsa dei corredi non è ormai più collegata soltanto alla scristianizzazione delle cerimonie funebri delle popolazioni dei reni romano-barbarici, ma anche alla stabilizzazione del potere di aristocrazie ed élite locali. Le nuove élite preferirono una diversa strategia per sottolineare la loro eminenza sociale. 3. CASTELLI E VILLAGGI Le fonti materiali possono essere trattate quantitativamente, la loro distribuzione nello spazio e nel tempo è più omogenea di quella delle fonti scritte e consistono in oggetti con caratteristiche precise e non in parole che a tali caratteristiche rimandono. È il caso dell’incastellamento, il fenomeno che cambiò radicalmente le campagne e la società del Lazio a cavallo dei Mille. Prima di questa rivoluzione esse mostravano continuità con il mondo antico: insediamento sparso in pianura e deboli identità comunitarie. La concentrazione della popolazione nei castelli trasformò radicalmente la maglia insediati, cancellando case sparse e villaggi aperti, rafforzò il controllo dei fondatori sulla popolazione e si accompagnò a una riorganizzazione degli spazi agrari. Questa concentrazione fu decisiva anche per lo sviluppo di nuove identità di villaggio. Toubert rielaborava cosi il modello della nascita della signoria rurale creato da un altro importante medievista francese, George Duby. La signoria è un dato immateriale, difficle, se non impossibile, da cogliere attraverso l'indicatore archeologico, ma non è cosi per il castello. L'incastellamento fu un fenomeno generale e rivoluzionario. Gli archeologi si concentrarono perciò innanzitutto su due aspetti: l'eventuale sopravvivenza dell’insediamento sparso e dei villaggi di pianura e la presenza di insediamenti più antichi al di sotto dei castelli pieno medievali. Ancor più importanti della revisione della cronologia della comparsa dei castelli, infatti, è un altro contributo dell’archeologia: la costatazione che con il medesimo nome furono indicate realtà molto diverse tra loro. Poteva trattarsi di dimore signorili o di villaggi fortificati. Ciascuna di queste realtà richiedeva risorse economiche molto diverse, rimandava a diversi rapporti tra signori e contadini e aveva funzioni sociali ed economiche del tutto differenti. Connettere le diverse tipologie di castello ai proprietari attestati dalle fonti scritte e alla stori delle famiglie e della proprietà fondiaria ha permesso di capire ancora meglio gli insediamenti e le forme di potere nelle campagne del pieno medioevo. Il fatto che tra i secoli X e XI possedere un castello fosse diventato indispensabile per essere aristocratici spiega anche perché l’incrocio di fonti scritte e materiali permetta di notare che lo stesso oggetto, una casa signorile con magazzini e altre infrastrutture, circondata da un terrapieno e/o da una palizzata, sia definito nelle fonti scritte prima Curtis e cioè azienda agraria, poi castello . Persino nel caso del castello la spiegazione e l’interpretazione dell'oggetto scaturisce da un processo cognitivo non scontato. Ogni fonte materiale, viene costruita dallo studioso e non è oggettiva, come del resto avviene per ogni testo scritto. Fonti scritte e fonti materiai, anche quando riguardano il medesimo oggetto, ne mostrano sempre aspetti differenti, il che del resto è vero anche per le diverse tipologie di fonti materiali e scritte, dato che esse sono assai articolate al proprio interno: è questa diversità che arricchisce la nostra comprensione storica, stimolandoci a restituire le sfumature e le articolazioni del passato, invitandoci a porre sempre nuove domande alle testimonianze. Cap. 4 REGNI E IMPERI Benché il potere regio non fosse ugualmente forte in tutte le regioni dell'Europa, la maggior parte della sua popolazione visse nel medioevo sotto un re, di cui almeno formalmente, riconosceva la giurisdizione. 1. LA REGALITA’' MEDIEVALE La regalità dei regni romani barbarici fu il risultato della combinazione di aspetti tipici del principato imperiale romano, quali la centralità del diritto e il principio della territorialità del potere, con altri tipici invece delle realtà barbariche, quale l’enfasi posta sul ruolo militare del capo e il suo legame con il popolo. La novità costituita dal potere regio nei primi secoli del medioevo implicò una sua relativa sperimentalità. In questa prima fase prevalse la ricerca di soluzioni sollecitate dalla necessità e dai problemi contingenti e solo lentamente le caratteristiche proprie del potere regio si cristallizzarono e si formalizzarono, dando vita a un modello istituzionalmente ben definito. Il re esercitava in primo luogo il suo potere su un popolo e non su un territorio. Nell’alto Medioevo la successione regia non era ordinata e regolata per legge, come in epoche più tarde, ma era un processo negoziabile, aperto ad esiti diversi. Il sangue regio costituiva indubbiamente un forte elemento legittimante. La competizione fra le aristocrazie, per eleggere il nuovo re dava luogo a conflitti e a congiure. In questa situazione, alcuni re, per garantire la successione al figlio da loro prescelto, lo associarono al regno. Il ruolo dell’aristocrazia non era tuttavia solo politico. Il re infatti in primo luogo un aristocratico, era parte dell’aristocrazia e ne condivideva comportamenti e valori. Sebbene fosse il sovrano di tutto il suo popolo, il re era più strettamente legato all’elitè di cui doveva rispettare i privilegi tradizionali. 2. IL RE TRA IL SACRO E LA LEGGE Un elemento cruciale per comprendere il potere monarchico è la sacralizzazione della figura regia. Le cerimonie erano fondamentali per affermare il carisma del re agli occhi dei sudditi. Non si trattava di semplice forma, ma di autentica sostanza. La consacrazione del re davanti ad un pubblico che comprendeva spesso anche sudditi di più umile condizione, esprimeva il consenso della comunità politica del regno. Nel secolo XII le pratiche di legittimazione della regalità subirono una decisiva trasformazione, grazie alla riscoperta del diritto romano e in particolare, del diritto giustinianeo, con la sua concezione assoluta del potere monarchico. La nuova scienza della giurisprudenza fornì ai sovrani strumenti innovativi per rivendicare prerogative e diritti sui sudditi. Il medievista tedesco Ernst Kantorowicz, interpretò questo processo non tanto come una secolarizzazione del potere monarchico, ma piuttosto come una sacralizzazione della sfera secolare, ottenuta grazie agli strumenti concettuali forniti dal diritto giustinianeo. 3. IMPERO E REGNI IN OCCIDENTE Il ritorno della titolatura imperiale in Occidente, con l'incoronazione di Carlo Magno, nell’800, fu in primo luogo una creazione del papato: il titolo fu collegato al dovere di protezione della chiesa di Roma, e quindi al controllo di quello che era stato il regno dei longobardi. Con lo sfaldamento dell’impero carolingio unitario, il titolo imperiale divenne prerogativa dei re e del regno italico. Il connubio tra il potere politico e militare dei sovrani tedeschi diedero vita a vicende complesse e intricate. A partire dall'età ottomana esisteva dunque da parte imperiale una pretesa di superiorità sugli altri re. L'imperatore non era tale perché governava su più regni ma perché proteggeva Roma e il ponteficio. Un fenomeno importante fu la creazione, nel pieno e basso medioevo di nuovi regni, in parallelo alla dilatazione dello spazio europeo cristiano grazie alla conquista o alla conversione di popolazioni precedentemente pagane come gli ungari. Il potere di un re era più resistente e robusto perché poteva fare appello ad un insieme di risorse immateriali, legittimanti, più ampio e articolato. 4. LE BASI MATERIALI DEL POTERE REGIO La capacità d’intervento dei re si fondava che sulle loro risorse materiali. Nell’alto medioevo la ricchezza dei sovrani derivava essenzialmente dalle terre in mano al fisco regio. Il re era di gran lunga il maggiore proprietario fondiario del regno e da quella enorme massa di beni traeva i suoi proventi. Rimane centrale il ruolo del patrimonio regio, cioè dei centri e diritti direttamente controllati dal sovrano attraverso i suoi ufficiali. Nacque così una fiscalità regia che si sovrappone al prelievo signorile. Questa evoluzione non rappresenta comunque un tracciato lineare e neppure i suoi esiti devono apparire inevitabili. Anche la piena riaffermazione del potere regio nel Quattrocento non era affatto scontata e gli esiti avrebbero potuto essere molto diversi da quelli che effettivamente si produssero. Regalità e istituzione monarchiche, con le loro vicende, costituiscono infatti tratti connotanti del millennio medievale. Cap. 5 CHIESE, MONASTERI E RELIGIOSITA' Il fenomeno religioso appare cosi pervasivo di ogni aspetto della vita del millennio medievale che compare inevitabilmente in ogni argomento si intende trattare. 1. UNA RELIGIONE ETEROGENEA 1 primi secoli del cristianesimo furono caratterizzati da forme di adesione alla fede, interpretazioni del culto e pratiche sociali estremamente variegate e difformi. In ambito urbano, le prime comunità cristiane furono presto organizzate con una modalità gerarchica che rispettava gli assetti sociali della civiltà romana. Un carattere tipico e, altempo stesso, contraddittorio del monachesimo tardoantico fu proprio il fatto che il contempus mundi e, cioè il disprezzo della mondanità, in tutte le sue forme, si associava a un coinvolgimento strettissimo nelle dinamiche sociali delle comunità. 2. MONACI E VESCOVI Gregorio, vescovo di Tours nella seconda metà del VI sec, racconta nella sua Storia dei Franchi un episodio avvenuto ai suoi tempi, che ha per protagonista un monaco stilita, unico esempio noto per l'Occidente di un eremita che viveva in cima a una colonna per mortificare il proprio corpo. Egli infatti aveva scelto di vivere soprana colonna situata nei pressi di un tempio dedicato a Diana per convincere con il suo esempio gli abitanti della zona a convertirsi al cristianesimo. Il vescovo locale fece abbattere la colonna. Nei primi secoli del medioevo occidentale si ebbe comunque un forte intreccio tra il ruolo vescovile e quello monastico; anche i vescovi potevano essere percepiti come persone non comuni, circondate da un'aura di santità, se improntavano la loro condotta morale sull'esempio della sobrietà eremitica. La contraddizione fra l'allontanamento dal mondo e il protagonismo che in tal modo l’uomo santo acquisiva nel mondo stesso è presente anche nel monachesimo occidentale. Le varie regole delle comunità monastiche, numerose quasi quanto le comunità stesse, mostrano nelle due forme di maggior successo. Benedetto da Norcia fondò diverse comunità monastiche prima di arrivare sul sito della città romana abbandonata al Casinum, dove, nel 529, promosse la nascita dell'abbazia di Montecassino. La regola di Colombiano esprime, a differenza di quella benedettina, la tensione al perfezionamento individuale. | vescovi e le gerarchie ecclesiastiche urbane non sempre volevano o riuscivano ad arrivare alle popolazioni rurali in un habitat caratterizzato da un insediamento prevalentemente sparso e discontinuo. Le chiese vescovili, inoltre, non erano allora inserite in una struttura gerarchica verticale culminante nel papa, come avvenne solo dalla fine del XI sec in poi. Il papa non aveva alcuna autorità sugli altri episcopati. dalla loro origine. Fu una crescita spontanea, anche se gestita razionalmente dai monasteri urbani che riconvertivano in tal modo le loro terre a uso residenziale. La scelta di ricostruire cinta andando a cingere i popolosi borghi che si trovavano fuori dalle mura tardoantiche manifesta una precisa volontà di inclusione all’interno della cittadinanza di una numerosa e nuova popolazione. 5. LA FORZA MOTRICE ENTRA IN CITTA’ Le città europee nate fra i secoli XI e XII erano state polifunzionali e policentriche. Nate per fondazione, erano state costituite sulla base di una precisa funzione da svolgere, in genere quella di centro mercato. Gli importanti lavori di canalizzazione idrica risposero a quella di portare all’interno delle città la forza motrice dell’acqua. Le opere di canalizzazione crearono, grazie a opportuni dislivelli, la possibilità di costruire all’interna all’interna della cerchia urbana mulini che consentivano, insieme con la pulitura dei cereali, anche la movimentazione delle prime macchine. La posizione dei canali all’interno delle cinte murarie determinò nuove forme di “azzonamento” urbano: i ceti produttivi furono spinti a costruire case e opifici nelle aree a ridosso delle acque. 6. PIAZZE E PALAZZI PUBBLICI Durante tutto il secolo XII le magistrature comunali avevano trovato sede presso chiese urbane, delle quali utilizzavano piazza, chiostri e aula per le riunioni delle assemblee e per l’esercito delle funzioni consolari. Fu solo dopo la pace di Costanza del 1183 e con la trasformazione podestarile degli istituti comunali che si cominciarono progettare e a realizzare sedi proprie delle magistrature urbane. La realizzazione delle piazze e dei palazzi comportò’ l’acquisto, prima, e la demolizione, poi, di numerosi edifici, case, botteghe, chiese. L'impegno economico fu enorme. Sull’habitat urbano incise in maniera simbolica e materiale anche la costruzione della torre campanaria: la campana, vera voce ufficiale del comune e delle sue magistrature. 7. CASTELLI URBANI: LE CITTA’ SOGGETTE La presenza di strutture fortificate all’interno degli impianti urbani era piuttosto comune nelle città europee nate dalla fusione, appunto, di un castrum con altri centri insediativi. Nel momento in cui si affermarono i comuni e con la costruzione delle nuove cinte murarie queste fortificazioni scomparvero. Diversa era invece la realtà dei centri urbani del Sud Italia dove si erano affermati i normanni. Nelle città che invece erano già state sedi di poteri principeschi, i normanni posero la loro sede al di fuori dell'impianto urbano. Cap. 7 SIGNORIA E FEUDALISMO 1. FEUDALISMO: UN CONCETTO DA STORICIZZARE Nel secolo XVIII, grandi intellettuali come Montesquieu guardavano al proprio presente, alla permanenza di diritti signorili frammentati e dispersi, e identificavano tutto ciò con il feudalesimo, seguendo il lessico diffuso nella loro epoca e non solo. Ritenevano che tutto il medioevo fosse stato connotato da un sistema di poteri analogo a quello che potevano osservare nel loro presente e che condannavano, un sistema che definivano complessivamente feudalesimo. Questa confusione concettuale appartiene anche alla stessa tradizione della medievistica, tanto che nelle opere storiche pubblicate tra Otto e Novecento troviamo il lessico feudale usato con una molteplicità di significati diversi. 2.LEGAMI PERSONALI E CLIENTELE ARMATE L’impero carolingio fu prima di tutto l’espressione di un efficace equilibrio tra la potenza militare dell’aristocrazia franca e la capacità di coordinamento della dinastia carolingia, che aveva saputo guidare questa aristocrazia ad affermarsi sui popoli circostanti. certo, il periodo di Carlo Magno fu segnato dalla progettazione di un sistema di governo basato su una rete di funzionari dislocati sul territorio. Questo processo redistributivo e questa aggregazione dell’aristocrazia attorno ai re sono il contesto in cui si definì una forma specifica di legame clientelare, il vassallaggio, che fu uno strumento fondamentale di redistribuzione di beni destinati a mantenere il vassallo al servizio del signore. 3. SIGNORIE E CASTELLI Possiamo cosi capire meglio i cambiamenti di epoca porse-carolingia. Alla base di tutto c'era sempre la terra. La ricchezza fondiaria potè divenire fondamento di un dominio politico solo grazie alla capacità di iniziativa militare dell’aristocrazia, che si espresse con il controllo di castelli: il possesso di un castello corrispondeva alla possibilità di esercitare un potere signorile. Il castello potè divenire uomini: da un lato i cavalieri che diventavano vassalli del signore, dall’altro i contadini, che, si impegnavano a pagare alcune imposte e a garantire i turni di guardia e i lavori di manutenzione delle fortificazioni. In questo sviluppo signorile, l'elemento vassallatico- beneficiario fu quindi un’ integrazione. 4. ORDINAMENTO SIGNORILE L’identificazione tra castello e signore porta spesso a pensare a una situazione tutto sommato semplice. La realtà era molto più complessa. Se uniamo l'assoluta libertà e sperimentali dei processi di formazione delle signorie a questa faida e continua circolazione di piccoli frammenti di potere, il risultato è un quadro estremamente frammentato, in cui non solo ogni villaggio era spartito tra molti diversi signori, ma anche il singolo contadino aveva obblighi diversi nei confronti di una pluralità di signori. Questa frammentazione del potere rappresenta ai nostri occhi un disordine pressoché incomprensibile un funzionamento equilibrato della società. La conflittualità trovò una forma di equilibrio grazie a un uso parzialmente nuovo dei rapporti vassallatici: si diffuse la prassi per cui un singolo aristocratico poteva esser vassallo di più persone, da cui riconosceva di tenere in feudo frammenti più o meno piccoli del proprio patrimonio e nei cui confronti si impegnava quanto meno a una non belligeranza, a non far del male al proprio signore. 5.UNA RETE PIENA DI STRAPPI E NODI L'immagine della società carolingia e post-carolingia che emerge da questo processi è ben lontana da una chiara e unitaria struttura gerarchica. La rete è un’ immagine imperfetta, certo, ma ben più gravi sono le distorsioni indotte alla comprensione di quei processi dalla forma e della piramide, per due motivi fondamentali: prima di tutto la piramide fa pensare che tutto convergesse sul re, ma non aveva affatto un controllo per via feudale sull'insieme dell’aristocrazia. E poi, la piramide porta a pensare a una chiara stratificazione sociale. Le cose non funzionavano così. 6. UN CORRETTO USO DI FEUDALISMO Fu in questo contesto che rientrarono in gioco i legami vassallatici e che fece la sua comparsa la piramide feudale. Il vassallaggio fu infatti uno dei principali strumenti politici e giuridici messi in gioco dai regni. Si cercava di coordinare autonome signorie locali in una struttura gerarchica, una piramide fondata soprattutto sui legami feudali. Attraverso processi d questo tipo, le signorie divennero feudi e “feudalesimo” divenne un sinonimo di “sistema signorile di potere”. Questa idea di feudalismo non è applicabile al pieno medioevo. | rapporti di solidarietà interni all’aristocrazia si articolarono in modo sufficientemente coerente e duraturo da costituire un sistema che definiamo “feudalesimo”, senza ovviamente per questo supporre che sto fosse il solo sistema dominante sull’intera struttura sociale. Il feudalesimo non è l’intero medioevo, ma è una struttura che fu importante per molti secoli, e per questo è una nozione utile a comprendere il passato. cap. 8 LE “REGOLE DEL GIOCO” DELLA POLITICA 1. GESTI BASE: GENIFLESSIONE, BACIO, INVESTITURA Numerosi medievisti negli ultimi decenni hanno studiato i gesti ricorrenti nella comunicazione politica medievale e hanno cercato di comprendere il loro ruolo in alcuni momenti fondamentali dell’azione politica. Il gesto che forse ricorre maggiormente in questi rituali è quello della genuflessione. La genuflessione comunicava una sottomissione . Un altro gesto base della comunicazione politica medievale era il bacio. Il suo significato dipendeva molto dalla parte del corpo che si baciava. Il bacio sulla bocca creava per lo più un rapporto simmetrico, di uguaglianza. Il bacio poteva essere impiegato anche nella stipulazione di rapporti asimmetrici di tipo onorevole. Diverso era il significato del bacio, invece, se veniva dato sulla mano o sul piede. In tal modo, esso metteva in scena una forma di sottomissione . Un terzo gesto base della comunicazione politica medievale era costituito dall’investitura. Era era n “atto di consegna”. investitura, bacio e genuflessione erano gesti molto diffusi in momenti importanti dell’azione politica medievale. Un palcoscenico di particolare rilevanza era costituito dall'assemblea generale. 2. IL CONSENSO DEI FEDELI E L'ASSEMBLEA GENERALE I re e gli esponenti delle aristocrazie furono a lungo i principali attori della politica medievale. Le assemblee generali erano convocate dai re e dagli imperatori carolingi in genere una volta all'anno, di solito in maggio o ai primi di giugno, in una stagione favorevole all'avvio delle campagne militari. Vi dovevano partecipare tutti i grandi del regno: vescovi, abati, conti, duchi, marchesi e gli esponenti delle élite locali. La compresenza di uomini armati e doni al seguito dei convocati all'assemblea on era eccezionale. Importanti per la pianificazione delle campagne militari che i re carolingi, in particolare Carlo Magno, intraprendevano quasi annualmente le assemblee generali che erano quindi l'esito di precedenti negoziati. Le assemblee generali non si limitavano a organizzare le campagne militari o le norme relative a varie questioni. Esse erano anche il luogo nel quale il ruolo centrale del re era posto in evidenza attraverso lo scambio di doni. 3.LA RISOLUZIONE DEI CONFLITTI: SOTTOMISSIONE, ONORE, GRAZIA REGIA La convocazione di assemblee generali del regno non venne meno dopo la fine dell'impero carolingio. Ciò avveniva per lo più tramite il rituale della deditio era alla base di una concezione “consensuale” e “graziale” del potere regio, ispirato alla figura di Cristo, che doveva essere in grado di mantenere la pace mediante l’accordo e il consenso dei grandi del regno, perdonando e “ recuperando” gli avversari. “Vicario di Dio”, il re era innanzitutto il supremo giudice implacabile contro i “malvagi”. La deditio non ledeva la sfera dell’onore, al contrario di altre cerimonie di sottomissione, in ogni caso sempre finalizzate alla “pacificazioe”. Ovunque il contesto politico nel quale queste assemblee erano collocate era ormai molto lontano da quello dell'età carolingia. 4. GIURAMENTI INDIVIDUALI E COLLETTIVI Una delle assemblee generali d’età carolingia più studiate e dibattute è sicuramente quella che si tenne a Compiègne. Il racconto è molto importante perché mette bene in evidenza la rilevanza del giuramento nelle pratiche politiche e nelle fedeltà medievali. In una società nella quale l’uso della scrittura era assai limitato, la stipulazione orale di legami e contratti personali o politici aveva bisogno di cerimonie o riti pubblici dal chiaro significato simbolico. Si poteva giurare per molti motivi, non era panico solo per consolidare con un gesto dal valore sacrale i rapporti tra singole persone. Esso poteva essere usato politicamente per consolidare un rapporto gerarchico. In età carolingia, infatti, il giuramento di il genere maschile alla spiritualità e alla razionalità. L’imposizione del celibato al clero, inoltre, contribuì alla definizione di un terzo genere, quello degli uomini casti, che doveva manifestare la sua alterità rispetto sia al maschile, sia al femminile: potevano essere solo maschi, biologicamente, ma dovevano rinunciare alla sessualità e alla violenza. 6. LE NUOVE FORME DELLA STRUTTURA DELLA PARENTELA: IL SISTEMA DINASTICO A partire dalla prima metà del secolo X in avanti, l’indebolimento del potere regio ne ridusse gradualmente la capacità di fare da collante ai legami orizzontali dell’aristocrazia . Questo processo viene definito dagli storici “dinastizzazione”. La scelta consapevole della dinastizzazione significava punture su una piccola base di potere sicura, piuttosto che su un’avventura di più ampio respiro che le circostanze generali rendevano ormai sempre più incerta. È un processo chiaramente connesso con le mutate caratteristiche dell’esercizio del potere sul territorio e con il progressivo restringersi degli ambiti geografici e politici di azione dei singoli. Le numerose famiglie aristocratiche del secondo XII, avviate a diventare nobiltà costituivano ormai nell'Europa occidentale una “società di eredi”. | rappresentanti di queste nuove famiglie costruirono in forme diverse una memoria della loro parentela che, nella selezione degli antenati da ricordare, delineava una nuova coscienza di sè. 7.UNA NUOVA IDENTITÀ’ PERSONALE: IL DOMINIO MASCHILE E LA NASCITA DEI COGNOMI Quando usiamo un nome collettivo per definire una famiglia di re adoperiamo un sistema di denominazione che non esiste nelle fonti, un eponimo, nato dalla penna e dalla volontà di classificazione dei genealogisti, degli eruditi e degli storici che ci hanno preceduti. Il concetto di denominazione collettiva volto a identificare una discendenza non fu comunque estraneao già agli uomini del secondo Ix. Dal punto di vista dell’onomastica personale, il segno forte della dinastizzazione è invece costituito dalla drastica riduzione della ricchezza di nomi a disposizione delle coppie coniugali per identificare i figli, difatti a partire dal secolo XII si affermarono i cognomi, per indicare i membri della medesima linea di generazione patrilineare. Le donne restano molto più a lungo senza cognome, è facile capire perchè. Furono identificate con il solo nome proprio, accompagnato talvolta dal patrimonico e, se sposate, dal nome del marito. 8. DONNE E NOBILTA’ DI SANGUE Quando il re era stato il garante dell’appartenenza al clan della Reichsadel, solo le donne garantivano l'appartenenza di sangue a quel circolo, ancora aperto, attraverso matrimoni ipergamici, alle scalate sociali di guerrieri valorosi 0, più semplicemente, di uomini prepotenti. Nel corso del secolo XI si cercò allora di insegnare alle donne che la nobiltà di sangue non aveva alcuna importanza, anche se il comune sentire legava ancora la legittimità dell'esercizio del potere alla discendenza da una madre appartenente al grande clan dell’aristocrazia europea. Nel secolo XII, la riscoperta del diritto romano e del pensiero aristotelico determinò un cambiamento profondo nella teoria della riproduzione, che incise ancora di più nella svalutazione del ruolo femminile nella generazione dei nuovi nati. Con il ritorno ad Aristotele e al diritto romano, la donna tornava a essere soltanto un vaso, che raccoglieva il seme generatore maschile e lo nutriva, ma che non partecipava attivamente al processo riproduttivo: i figli, così, tornavano a essere frutto solo del sangue dei loro padri. 9.L’ELEMENTO PATRIMONIALE E LE DOTI La prima spia di una consapevole scelta dinastica all’interno di una famiglia fu di tipo patrimoniale. Il progressivo venir meno del datario, la quota maschile che contribuiva, insieme con la dote, a creare il patrimonio di una nuova coppia, fu conseguenza di questa nuova struttura della parentela: le donne persero cosi gran parte della loro capacità di azione patrimoniale e del loro potere. cap. 11 LIBERTA’, SERVITU’ FORME DI DIPENDENZA PERSONALE 1. DIPENDENZA E SERVITU' La contrapposizione servitù/libertà fu solo un aspetto dell’organizzazione sociale medievale e in particolare di quella delle campagne, dove viveva gran parte degli uomini. | rapporti di fedeltà o di soggezione personale, del resto, caratterizzavano tutta la società medievale e non solo i ceti inferiori. Visti da lontano i contadini dipendenti sembrano un gruppo omogeneo di “semi-liberi”, ma erano invece un insieme assai differenziato: non solo sul piano dei fatti, ma anche su quello delle percezioni degli interessati, che spendevano tempo, energie e denaro per passare da una condizione all'altra. La pluralità delle forme di dipendenza comportava un'ultima importante conseguenza, oggi di non immediata comprensione. Le forme di dipendenza erano moltissime e fra loro graduate, perciò non esisteva una sola libertà: i dipendenti si distinguevano fra loro per il numero e il grado di libertà dagli oneri che insistevano sui loro vicini. 2. EREDITA’ ROMANA E NOVITA’ ALTOMEDIEVALI Il tardo impero romano non era una società schiavistica. Il numero degli schiavi e il loro peso nella produzione e nella società si erano ridotti in età imperiale per l’inaridirsi delle fonti di approvvigionamento che avevan creato il binomio produttivo schiavo/villa. Le leggi romano-barbariche attestano sia la distinzione tra liberi e servi, sia l’esistenza di un gruppo di “semi-liberi”, non del tutto partecipo della comunità dei liberi. La crisi dell’aristocrazia senatoria e dello stato romano, che erano l’indebolimento delle istituzioni repressive e la semplificazione della società ridussero il numero degli schiavi e ne addolcirono la condizione. Anche la lenta e graduale scristianizzazione delle campagne contribuì a trasformare la condizione servile. | servi rurali assunsero così forme di vita sempre più prossime a quelle dei contadini liberi poveri che avevano in conduzione la terra dai grandi proprietari cui dovevano obbedienza e, ancor più, a quella dei “ semi-liberi”. Tra i contadini liberi si andava diffondendo rapporti di soggezione personale volontaria. Donata la terra e commendatisi a un potente, i piccoli proprietari assumevano una condizione prossima, ma non uguale, a quella dei servi casati, cioè forniti di un podere, o dei “semi-liberi”. 3.LIBERTA’ E SERVITU’ NEL MONDO CAROLINGIO L’età carolingia fu caratterizzata da un rafforzamento delle aristocrazie, delle grandi chiese vescovili e dei monasteri, i principali partner della dinastia regnante. Si ebbero allora fenomeni che favorirono la riaffermazione della distinzione tra liberi e servi. In primo luogo, la diffusione del sistema curtense. Nella curtis i servi prebendara erano distinti tra gli altri non solo per status giuridico, ma anche per forme di vita e attività economica. In secondo luogo anche il ritorno della tratta di schiavi fu importante in questo senso. Il primo medioevo aveva visto la ripresa della guerra d’offesa nell’occidente ex romano e le fonti ricordano spesso la riduzione in schiavitù dei prigionieri. La pratica fu unanimamente condannata, fino a divenire uno stereotipo di malvagità: vendere un servo, infatti, non era illecito, anzi, la negoziabilità era un tratto tipico della condizione servile, ma farlo al di fuori del mondo franco era inaccettabile, perché essere servi in occidente era ormai qualcosa di profondamente diverso dall'essere schiavi nell’islam. 4. DALLA SErVITU’ ALLA DIPENDENZA SIGNORILE (SECOLI X-XII) La crisi delle istituzioni carolinge è la fine dell'espansione militare Franca spazzarono via fattori che avevano favorito la separazione tra pauperes e servi. Si ebbe allora un radicale mutamento nei modi di descrivere l'ordine sociale. Nonostante la diffusione e il rilievo delle forme di dipendenza personale, nell'alto medioevo la società era immaginata come distinta in liberi e servi. Dal secolo x Si affermo gradualmente una nuova rappresentazione che divideva gli uomini in 3 gruppi: clero, Cavalieri e contadini. La tripartizione della società era un’ideologia non solo semplifica va una realtà ben più complessa, ma tra le possibili distinzioni selezionava quella funzionale ad affermare e legittimare il potere politico e sociale del gruppo dominante. La varietà delle condizioni personali ulteriormente accentuata degli istituti giuridici impegnati per dare spessore legale ha rapporti dapprima solo informali quando la Signoria si stabilizzò nel corso del secolo XII: Furono inventati nuovi istituti oppure furono usati istituti precedenti eri adattando lì alle pratiche di dominio locali. Più in generale la nazione di servitù rimanevo un elemento importante nella dialettica tra signorie dipendenti. Dobbiamo precisare che il patrimonio dei contadini era formato da terre ricevuto in conduzione da proprietari e da beni in piena proprietà così affermare la dipendenza personale nella sua forma più intensa, cioè la servitù, consentiva di controllare tassare quei patrimoni. Quindi nel gioco sociale del mondo signorile, servitù e libertà rimanevano fondamentali. 5. IL TARDO MEDIOEVO Tranne casi eccezionali la Signoria rimase a lungo la struttura di base delle campagne europee. Contemporaneamente l'alleanza tra ceti urbani e aristocrazie generalizzo’ dapprima tutti i dipendenti e poi tutti a i contadini venne dato il marchio d’infamia e gli stereotipi tipici della servitù altomedievale: inferiorità morale e fisica, rozzezza, lavoro e dipendenza come meritata pena per espiare peccati o colpe storiche; mancanza di piena umanità. Questa circostanza aiuta a spiegare le rivolte contadine del tardo medioevo e della prima età moderna. cap. 12 ARISTOCRAZIE E NOBILTA’ 1. ARISTOCRAZIA E NOBILTÀ: DUE TERMINI PER DUE REALTÀ DIFFERENTI Aristocrazie nobiltà sono due realtà diverse. In uno dei suoi libri, La società feudale, Marc Bloch richiamò un principio di base ancora oggi condiviso dalla maggior parte degli storici ricordando come non si possa definire col termine nobiltà qualsiasi élite. In pratica era necessario che vantaggi sociali ed eredità fossero riconosciuti come fondamento della “nobiltà di diritto”. 2. COSA SIGNIFICA ESSERE “NOBILI” NELL'ALTO MEDIOEVO? Benché storici oggi preferiscano usare il termine aristocrazia per definire le élite altomedievali non dobbiamo dimenticare che il termine nobilis compare spesso nelle fonti dei secoli precedenti il Mille. La gradazione della Nobilitas era determinata da vari fattori nei quali convivevano elementi di tradizioni giuridiche e sociali diverse, come eterogenea era nei vari regni romano-barbarici la composizione etnica e familiare dei detentori del potere. Posto in un ordine gerarchico, Il nobilis doveva cercare di conservare o migliorare la propria posizione attraverso successi militari, la costante capacità di distribuire risorse ai suoi dipendenti e soprattutto con l'acquisizione di cariche pubbliche o ecclesiastiche. Gli aristocratici del primo medioevo si caratterizzavano per una particolare ostentazione della loro religiosità. Tutti questi elementi contribuirono a definire in gran parte dell’europa carolingia un’aristocrazia relativamente omogenea. 3. RE, NOBILITAS, BELLATORES. | diversi livelli dell’aristocrazia non vennero meno in età post- carolingia e la nobilitas rimase in gran parte dell'Europa una categoria sociale molto variegata al suo interno. | re post carolingi per lungo tempo si posero in un rapporto dialettico con le famiglie che avevano condiviso la comune appartenenza aristocratica. In una situazione politica instabile, spesso caratterizzata da dure lotte per l'acquisizione del titolo regio, la vicinanza al re non fu più una carta vincente e in alcuni casi poteva diventare pericolosa. In questo contesto, in molte campagne europee si affermò una nuova polarizzazione sociale all’interno degli uomini liberi, anch'essa messa in risalto per la prima volta da Georges Duby. Essa prevedeva una distinzione sempre più marcata tra coloro che portavano le armi e coloro che non le portavano. mondo di citta o almeno così lo concepivano i ceti dominanti dei comuni: L'ideale politico condiviso da tutti i governi comunali era un mondo polarizzato attorno alle città. Il nesso tra la città è il territorio si rivela in pieno considerando la fase di declino dei comuni cittadini fra 300 e 4000 quando persero la propria autonomia e furono via via coordinati entro quadri politici più ampi, principati, e stati regionali. In questo con testo l'identità concittadina mantenne una sua efficacia nella concreta azione dei grandi principi territoriali, che governavano proprio attraverso le città. 3. LA COOPERAZIONE CONTADINA La città comunale italiana fu senza dubbio la forma più articolate complessa di azione politica collettiva condotta da gli abitanti di un singolo insediamento, ma non fu certo l’unica. Anche nei villaggi e nei borghi rurali le collettività cominciarono organizzarsi. Le comunità contadine erano attive su un piano propriamente gestionale delle risorse ambientali e per difendere le proprie prerogative, sia nei confronti del Signore, sia delle comunità confinanti. Un salto di qualità forte fu compiuto tra il secolo XI e XII, quando gli abitanti dei villaggi seppero coordinarsi modo più efficace dando vita a un'identità collettiva forte. 4. IL CERIMONIALE COMUNITARIO L’azione politica collettivo e nei villaggi nelle città era completata, rafforzate celebrata dati simbolici e cerimoniali. Per esempio, nella parrocchia si celebrava il battesimo, rito di ingresso nella comunità e, al contempo, era in parrocchia che la comunità si riuniva per le funzioni religiose e per le assemblee destinate a regolare la vita collettiva. In città la cattedrale e luogo dei riti più solenne. L'espressione concreta del nesso tra la comunità e la sua chiesa era costituita dall'impegno collettivo alla costruzione e manutenzione degli edifici della cattedrale o della parrocchia. Un evidente forma di Fondazione cerimoniale della solidarietà comunitarie era poi costituita da le processioni. Riti religiosi, processioni, feste: molte erano le forme di un processo comune e cioè il consolidamento per via cerimoniale dell'identità collettiva. cap. 15 DIRITTO MEDIEVALE 1. RIUSO E RICHIAMO AL PASSATO: IL CORPUS IURIS CIVILIS. Le raccolte di leggi tardo antiche sono molto diverse dai codici attuali. Il diritto medievale fu un diritto profondamente innovativo. Non si capisce il significato della maggiore impresa compiuta in campo giuridico nei primi secoli del medioevo, il Corpus iuris civilis di Giustiniano, senza considerare questi aspetti. Come gli imperatori orientali che lo avevano preceduto, Giustiniano conferì una grande importanza al diritto che lo spinse a realizzare un codice, monumento al diritto romano classico del quale giustiniana voleva essere un prosecutore: il Digesto. Nel Digesto Furono raccolte migliaia di pareri di antichi giuristi e altre fonti che potevano risalire fino a diversi secoli Prima della sua epoca. Questa operazione ebbe due conseguenze importanti. In primo luogo introdusse la legislazione Giustinianea sul suolo italiano attraverso un provvedimento ufficiale denominato prammatica sanzione. Trasmise inoltre alla modernità la conoscenza del diritto romano classico soprattutto attraverso fonti letterarie ed epigrafiche. 2. | SISTEMI NORMATIVI DEI REGNI ROMANO-BARBARICI La legislazione giustinianea presupponeva l’esistenza di un cesto di giuristi professionali dotati di una formazione specialistica. | sistemi normativi barbarici affermatisi tra il secolo V e l'VIII assunsero ben presto l’aspetto di elenchi di prescrizione e di pene dominate da un criterio penalistico punitivo. Inoltre queste raccolte di leggi furono sì strumenti di amministrazione e di governo, ma anche manifesti identitari di regni che legittimarono la propria esistenza politica. Un discorso a sé merita il diritto longobardo. L’editto promulgato da Rotari nel 643 fu aggiornato dei suoi successori. Sin dall’insieme di norme più antiche il diritto longobardo presenta disposizioni di diritto privato in materia di proprietà, matrimonio e diritti femminili. Un altro settore di grande interesse, nella normativa longobarda, è quello processuale. L’amministrazione della giustizia è l’aria in cui maggiormente si avverte la distanza della mentalità giuridica barbarica da quella romana. Differivano in primo luogo le finalità del processo che serviva a restaurare la pace messa a repentaglio da un conflitto. La continua invocazione di Dio proiettava le prove in un universo irrazionale indipendente dalla volontà umana. Diversamente dal mondo romano le azioni umane non erano valutate solo secondo metro terreno ma anche in vista di un giudizio nell'aldilà. 3. IL DIRITTO IN EPOCA CAROLINGIA Le conquiste carolinge non comportarono mai la soppressione dei diritti propri dei ragni assoggettati. Le dimensioni sconfina te dell'impero carolingio virgola che aveva assorbito numerosi popoli e regni, rendevano impossibile imporre un diritto unico ed esclusivo. | provvedimenti dei sovrani carolingi furono chiamati capitolari, un termine che testimonia all’intreccio esistente tra gerarchie ecclesiastiche e potere Regio. Al gran numero di capitolari si affianca una quantità quasi pari destinati al mondo ecclesiastico. Le chiese non avevano quindi un diritto esclusivo. 4. GLI IUDICES NELL'ALTO MEDIOEVO: TRA PRESTIGIO SOCIALE E COMPETENZE PROFESSIONALI. L’attivismo carolingio in campo legislativo si accompagnò al desiderio di una gestione centralizzata della giustizia. Da un lato, infatti, iudex è un appellativo utilizzato nell'Europa altomedievale per disegnare la funzione di chi si trova giudicare. Nella medesima epoca vi è tuttavia un uso diverso del termine che continua a rimandare aspecifiche competenze professionali. Le numerose figure di iudices che si moltiplicarono durante e dopo il regno di Carlo Magno, possedevano competenze più specializzate e una familiarità nuova con formulari giuridici e manuali di procedure. La prima caratteristica che li distinguerà dal resto della società era proprio quella di saper leggere e scrivere. Questa metamorfosi delle funzioni del giudice altomedievale ne trasfigurò per secoli l'identità professionale. Identità mista di iudex et notarius sopravvisse anche dopo la rinascita delle scuole di diritto e che non spezzarono il coinvolgimento dei giudici in compiti di scrittura di tipo notarile: un fenomeno evidente ancora nel basso medioevo. 1. NASCITA DELLE SCUOLE DI DIRITTO La scuola specialistica di Pavia costituì un precedente importante: alle soglie del secolo XII cominciò a diffondersi l'esigenza di una formazione tecnica nel campo del diritto e dunque di scuole dove apprendere tali competenze. Si tratta di una novità significativa. Il collasso delle competenze culturale verificatosi a partire dal secolo VI confinò alle scuole ecclesiastiche la trasmissione delle capacità di leggere e scrivere. Un ricorso più intenso al diritto si registra partire dal secolo XI: Nell'ambito del conflitto fra Gregorio VII ed Enrico IV, sia i sostenitori del pontefice sia quelli dell’Imperatore impiegarono argomenti giuridici per legittimare le proprie rivendicazioni ideologiche. Nei decenni successivi, la più netta separazione del mondo spirituale da quello laico e la nova linea di demarcazione da ciò che fu ritenuto sacro e tutto il resto, determinò un fenomeno nuovo: la nascita di un diritto esclusivo della chiesa. In Italia essa portò alla nascita di una scuola di stampo teologico-giuridico. Per quanto riguarda il diritto secolare esso non viaggiò più a rimorchio di altre discipline ma furono recuperate opere scomparse da secoli. Così il corpus iuris civilis di Giustiniano divenne oggetto di un lavoro di studio finalizzato alla ricostruzione del dettato letterale delle sezioni che lo componevano. 1. IL DIRITTO DIVIENE UNA NUOVA SCIENZA EUROPEA La riscoperta del diritto Giustiniano divenne presto un fenomeno europeo. | testi del corpus iuris crearono categorie di pensiero innovative tra i giuristi medievali e spinsero ad un inquadramento nuovo dei rapporti esistenti. Proprio per questo, crebbe la domanda di esperti e si moltiplicarono i centri di studi specialistici. La mobilità dei docenti segnò profondamente la realtà universitaria medievale e fu allo stesso tempo la causa e l’effetto di una circolarità di temi e discussioni giuridiche riproposte fino all’età moderna. 2. NUOVA SCIENZA, NUOVI GIURISTI: IL TRAMONTO DI UN CETO UNITARIO L’esempio per eccellenza di iuria propria è costituito in Italia dagli statuti comunali che cominciarono ad essere realizzate per fissare l'insieme dei diritti e dei privilegi urbani ai quali in nessun modo l’imperatore doveva attentare. La rinascita degli studi giustinianei avviò la graduale stabilizzazione delle scuole e si tradusse in un uso più coerente dei titoli professionali. Tra duecento e trecento le biografie dei giuristi sono costellate di responsabilità di nomine di cariche prestigiose. PARTE SECONDA 476 + INIZIO DEL MEDIOEVO O TRASFORMAZIONE DEL MONDO ANTICO? 476 > l’esercito d’Italia, formato più da barbari, proclama re Odoacre che depose Romolo Augustolo + invece di nominare un nuovo imperatore Odoacre invia le insegne imperiali a Costantinopoli all'imperatore d'Oriente > l'occidente era frammentato in regni romano barbarici, quindi non aveva più senso la divisione tra impero di Occidente e oriente + finiva così il romano impero d'occidente = il 476 segna tradizionalmente il passaggio dall'antichità al medioevo MA l'impero continuava ad esistere anche se con una sola capitale e un solo imperatore. Italia + il potere effettivo è in mano ai barbari 1. Barbari e l’etnogenesi Fase che è a cavallo tra il 4° e 5° secolo, momento fondamentale in cui si svolgono i processi che determineranno il cambiamento del mondo romano Tra fine 4° e inizio 5° i barbari invadono la parte occidentale dell'impero e danno via a nuove realtà politiche, i regni romano barbarici > si confrontarono due diverse civiltà, la romanità e il germanismo, intreccio e dualismo da mettere in discussione + revisione al cui centro sta il concetto di ETNOGENESI = l’idea che i popoli non siano entità naturali ma prodotti culturali che si evolvono nel tempo, i popoli sono comunità umane dotate di un entità condivisa, nascono e si trasformano accogliendo soggetti nuovi e interagendo con il mondo circostante + mutazioni nel tempo e a contatto con altre popolazioni e attraverso l’azione dei capi di ogni etnia Gli individui non hanno un'identità etnica fissa ma possono assumerne diverse nel corso della vita, secondo ragioni e scelte + si creano così nuove identità collettive Pregiudizi e stereotipi dati dal fatto che le fonti sono fonti romane Una volta si aveva l’idea dell’esistenza di popoli germanici (goti, unni, longobardi) violenti e non civilizzati che invadono l'impero romano causandone la caduta > immagine stereotipata. Niente di tutto questo è vero, a cominciare dall'esistenza dei popoli. Gli storici hanno appurato che non è così, perché quelli che noi chiamiamo popoli, sono in realtà gruppi eterogenei ed aggregazioni di gruppi di tribù piccole e diverse con tradizioni, lingua e origine completamente diverse. Nella strada i vari gruppi si aggregano tra loro i popoli erano raggruppamenti iccoli gruppi diversi per tradizione lingua ecc che si aggregavano intorno a nuclei forti. Aggregazioni che si formano negli spostamenti, con aggregazione di altri gruppi > ETNOGENESI = genesi di un’etnia, un processo di trasformazione e aggregazione di gruppi intorno ai guerrieri Africa + accomodamenti, il regno rimase stabile per l’abbondanza di risorse, la protezione del mediterraneo difendeva l'Africa dagli attacchi di altri barbari + Genserico disponeva di terre con cui premiare i fedeli Genserico, come tutti i leader barbarici, doveva stabilizzare un potere regio privo di una tradizione risalente o di una legittimazione ideologica sedimentata Muore nel 477 + abolizione tassa fondiaria, la frattura tra cattolici e ariani e la distribuzione di terra a familiari e agli atri vandali > resero il regno difficile da gestire per i suoi successori > non si affermò una famiglia regia, furono frequenti le guerre civili e non si ebbe un’integrazione tra vandali e romani Il regno crollò con una campagna nel 533 attraverso cui Belisario riportò l'Africa sotto il controllo dell'impero + CAP 19 3. IGOTI di Teodorico | goti erano un gruppo di tribù insediate a nord del Danubio, da tempo sottoposte all’influsso romano Negli anni 60 del 4° secolo per l’avanzata degli Unni parte dei goti (visigoti) si rifugiò in Tracia (*) mentre altri ne accettarono l'egemonia e solo dopo la morte di Attila nel 453 tornarono autonomi (CAP 17) Odoacre depone Romolo + Zenone spinse il capo ostrogoto Teoderico, cresciuto a Costantinopoli, a recuperare l’Italia (498) + nasce il regno ostrogoto sulla penisola. Italia = la regione più romana d'Oriente, i romani erano più numerosi dei goti e l'aristocrazia senatoria era ricca> ciò spiega la scelta di Teoderico di fondare il regno sulla separazione dei due popoli perché la fusione si sarebbe risolta nell’assorbimento dei goti nei romani + ai goti furono riservati i ruoli militari, ai romani le cariche civili + solo il re univa i due popoli. Teoderico si impose come leader dell'Occidente all’inizio del 4° secolo e mantenne romana l’Italia > a lungo termine il disegno fallì = morto il re senza figli maschi (526) si aprì una fase d’instabilità che permise la riconquista di Giustiniano MA il tentativo di Teoderico di creare un popolo aveva avuto successo. *MENTRE i visigoti, dopo la vittoria ad Adrianopoli nel 378, vagarono per l'impero stanziandosi alla fine nella Gallia meridionale grazie ad un patto con l'impero (CAP 17), poi invasero la penisola iberica combattendo per Roma contro vandali, svevi e alani. Passato Genserico in Africa, i visigoti occuparono gran parte della penisola iberica e sottoposti poi a Teoderico, abbandonano la Gallia + nacque il regno visigoto-iberico, caratterizzato dalla divisione tra visigoti (ariani) e ibero-romani (cattolici) Leovigildo (569) rafforza poi la monarchia convertendosi al cattolicesimo e riprendendo il modello imperiale ma i successi furono limitati, non si conquistò neanche tutta la penisola Nel 711 gli arabi, con un esercito formato da mauri, varcarono lo stretto di Gibilterra, travolgendo il regno visigoto che divenne così parte del califfato arabo. 4. | FRANCHI di Clodoveo Franchi = popolo formatosi dal basso Reno a contatto con le legioni romane + nel 5° secolo rispetto a vandali e goti erano una potenza di secondo piano. Nel 5° secolo diversi gruppi autonomi si espansero in un’area poi detta Austrasia, la cui parte più occidentale visse una rapida eclissi delle strutture romane Fusione di tratti germanici e romani + da questo sostrato Clodoveo (481) creò il più duraturo regno romano-barbarico e una famiglia regia di straordinario successo, i Merovingi, così chiamati per il capostipite Meroveo. Clodoveo si convertì dal paganesimo al cattolicesimo = diventare cattolici non minacciava l'identità etnica: la tendenza era alla franchizzazione dei romani. La vittoria di Clodoveo a Vouillè sui visigoti (507) gli valse il sud della Gallia, dove si presentò come liberatore dei gallo-romani cattolici + i franchi entravano in contatto con un mondo nuovo, nel quale istituzioni e aristocrazie gallo-romane persistevano. Clodoveo diede solide basi alla monarchia, identificandosi col clan di Merovingi > solo il colpo di stato di Pipino il Breve (751) diede ai franchi un re di altra stirpe. Le differenze sostanziali tra nord e sud della Gallia diedero vita a forti identità regionali. Il fenomeno fu accentuato dal scelta dei merovingi di dividere i domini tra i figli maschi = i Merovingi consideravano il regno come un patrimonio familiare, dividendolo secondo le pratiche ereditarie paritarie dei franchi La regionalizzazione fu un lascito dell’integrazione sociale e religiosa di romani e franchi > regionalizzazione significa istituzioni politiche diverse nel quadro della comune eredità romana, differenti assetti economici > LA CRESCENTE DIFFERENZIAZIONE DELLE FORME DI VITA LOCALI È IL TRATTO PERSPICUO DEL PRIMO MEDIOEVO. Nel crollo del sistema perì quasi tutto ciò che si considerava romano = il ceto senatorio, le opere pubbliche, la cultura letteraria, gli scambi si ridussero COMINCIAVA COSI’ UNA NUOVA EPOCA, IL MEDIOEVO 527 + GIUSTINIANO E UN IMPERO LONTANO DA ROMA La storia dell'impero romano non finì con la deposizione di Romolo nel 476 = la parte orientale si mantenne in vita e nel 6° secolo sembrò in grado di recuperare il controllo dei territori persi in Occidente + quando la guida dell'impero fu assunta da Giustiniano, incoronato imperatore nel 527 dal patriarca di Costantinopoli. Ciò che lo caratterizza è la sua diversa concezione del potere, che Giustiano rinnovava su basi cristiane = era Dio e non il popolo a legittimare il potere del imperatore = Giustiniano agiva come vicario di DIO in terra, doveva guidare un impero cristiano unito dal punto vista religioso e politico. 1. La renovatio imperii : tra riforme giuridiche e repressione politica Giustiniano assume la guida dell'impero nel 527, inizia il lungo regno che dura fino al 565. Giustiniano fu protagonista di iniziative politiche, amministrative, giuridiche e militari volte a rilanciare la supremazia imperiale + queste contribuirono alla REVOVATIO IMPERII> riforme di Giustiniano che si dividono in 2 fasi, una antecedete e una successiva al 540 (la peste contribuì ad accentuare la componente religiosa della politica di Giustiniano) E’ da tenere a mente la concezione dell'impero per capire meglio le iniziative intraprese = Imperatore per volontà di Dio ma non divinizzato, egli si poneva il fine di realizzare un impero che si basava sul vero cristianesimo, definito dai concili del 4° e 5° secolo. Intraprese una dura repressione di tutte le forme di cristianesimo eterodosso e paganesimo Prima grande riforma = riguarda il diritto e porta alla composizione del CORPUS IURIS CIVILIS = nome con cui si indicano i testi legislativi e giuridici + opera di chiarimento per un diritto romano complesso e contraddittorio 1. sottoiltitolo di CODEX IUSTINIANUS fu stilata una raccolta di leggi imperiali precedenti riordinate in 12 libri 2. furono raccolti 50 libri di pareri di giuristi cui fu assegnata forza di legge (DIGESTA o PANDECTAE) 3. fu preparato il testo di base per lo studio del diritto = ISTITUTIONES 4. furono raccolte negli anni le disposizioni di Giustiniano, le NOVELLAE COSTITUITIONES 2 il CIC contribuì a riordinare il diritto nell'età di Giustiniano e fu il principale testo che trasmesse il diritto romano ai secoli successivi Intanto + a Costantinopoli c'è una sommossa tra esponenti delle tifoserie dell’ippodromo, i verdi (vicini agli oppositori dell’imperatore) e gli azzurri (rappresentavano ceti vicini all'imperatore) + arresto e esecuzione di alcuni componenti fa sì che la protesta si allarghi a obbiettivi politici = fu contestata la politica fiscale dell’imperatore funzionale e finanziare le campagne militari (par 2) > Rivolta di Nika + intervento militare = massacro + Giustiniano coglie la devastazione di quartieri per aviare un programma edilizio auto-celebrativo + palazzi e chiese imponenti 2. Le guerre di Giustiniano Nei decenni successivi al collasso dell'impero d'occidente, all'imperatore di Costantinopoli fu riconosciuto un ruolo di coordinatore dei nuovi regni sorti ad occidente > tale situazione muta attorno al 530 con l’avvio delle guerre di Giustiniano, esito di circostante non pianificate > 533 guerra contro i vandali che avevano fondato un regno di Africa settentrionale + dopo la vittoria inattesa, Giustiniano concepì il progetto di riconquistare parte di quello che era stato l'impero d’Occidente + 2 circostanze = 1. pace con il re persiano che gli permise di inviare i contingenti militari stanziati in oriente in occidente 2. assassinio della regina ostrogota figlia di re Teoderico, morto senza eredi diretti in linea maschile (CAP 18) 3 in Italia si apre una lotta per il regno nella quale si inseriscono le truppe imperiali guidate prima da Belisario e poi da Narsete > conflitto con gli ostrogoti noto come guerra greco-gotica 535 — 553 che si concluse con la fine della storia del regno ostrogoto in Italia. > QUINDI gran parte dei territori mediterranei dell’Impero romano d'occidente affacciati sul Mo tornava sotto il controllo diretto dell’imperatore romano = si riaffermava così il pieno dominio romano su quel mare MA SI TRATTO’ DI UNA RINCONQUISTA EFFIMERA. 3. L’esarcato in Italia Le conquiste militari di Giustiniano non portarono alla rifondazione di un duraturo impero esteso su tutto il bacino mediterraneo + la conquista più fragile fu la penisola italiana + dopo la guerra greco-gotica 533- 553 tra goti e impero, si ha un impoverimento e un indebolimento generalizzato della popolazione. Inquadrata nell’organizzazione amministrativa, fiscale e giudiziaria imperiale, la popolazione italiana non oppose resistenza all'arrivo e all'espansione dei longobardi, giunti nella penisola nel 568 sotto la guida di re Alboino (CAP 20) + almeno inizialmente non occuparono la costa adriatica e gran parte dell’Italia centrale e meridionale = rimasero nella parte settentrionale dell’Italia > questi territori furono riorganizzati da un punto di vista politico, amministrativo e militare e furono sottoposti ad un ESARCA, un governatore, con sede a Ravenna > egli era a capo dell’esarcato (l'odierna Romagna) e coordinava i duchi a capo dei ducati dell’Italia bizantina, isole escluse + ai duchi venivano assegnati poteri civili e militari superando il principio della loro separazione *4 si posero così le basi di una militarizzazione del territorio che con Eraclio (imperatore dal 610) fu gradualmente estesa a tutto l’impero. 4. Da impero romano d'oriente a impero bizantino *La nuova articolazione dell’impero aveva tra le sue ragioni l'irruzione di nuovi antagonisti come AVARI, BULGARI E POPOLAZIONI SLAVE (CAP 25) che si espansero nei Balcani e diedero vita ad una pressione logorante, fatta di attacchi e alleanze con i vecchi nemici dell'impero, i persiani > agli inizi del 7° secolo i persiani conquistano Gerusalemme (614) e assediarono Costantinopoli (626) con l’aiuto degli AVARI + pericolo dal sud con l'espansione degli ARABI che in pochi decenni sottrassero a Costantinopoli gran parte del Medio Oriente (CAP 21) + l'impero perde per colpa degli arabi il controllo del Nordafrica e dei territori iberici > Abbandonate le ambizioni di dominio universale, quello che era l'Impero d’oriente diventa una potenza a carattere regionale + da questa fase storica sarebbe più corretto definirlo IMPERO BIZANTINO = bizantini = romani di lingua greca, i romani orientali sin dall’età di Giustiniano. furono date in moglie al duca di Benevento, al duca di Baviera e Carlo Magno, uno dei due figlio di Pipino III > i confini del regno sono consolidati con questa rete di alleanze Evento inatteso = la morte di Carlomanno (fratello di Carlo Magno, re dei franchi), quindi Carlo rimane il solo re dei franchi = le basi della politica di Desiderio vengono spezzati + Carlo restituisce la figlia a Desiderio e sposa Ildegarda per consolidare le reti di alleanza con il regno franco Intanto i figli di Carlomanno si rifugiano presso Desiderio, che incomincia a fare pressione sul Papa perché li incoronasse re die franchi MA Papa Adriano | invece chiama Carlo Magno in aiuto + Carlo Magno conquistò il regno die longobardi, del quale assunse il titolo di re. Solo il ducato di Benevento riuscì a resistere all'esercito di Carlo, e poco dopo il duca trasformò il ducato in un principato indipendente. 622 + L'EGIRA: l'affermazione dell’islam e il mondo mediterraneo Egira = fuga di Maometto e dei suoi seguaci dalla Mecca, nel 622, e il loro insediamento a Medina > è l’inizio del calendario islamico, il momento in cui la predicazione di Maometto cominciò a dare vita a una nuova comunità religiosa e politica, la umma + proprio l’inscindibile nesso tra elemento religioso e elemento politico aiuta a spiegare la rapida espansione degli arabi seguaci del profeta, che modificò in pochi decenni gli equilibri mediterranei e non solo 1. La nascita dell'Islam L’islam nasce all’inizio del 7° secolo nella penisola arabica, area politicamente frammentata caratterizzata dalla tensione tra popolazioni stanziali e nomadi beduini. Il centro urbano e politico principale era la Mecca, snodo commerciale e centro religioso, meta dei pellegrinaggi diretti al santuario > fu in questo contesto che maturò la predicazione di Maometto + essa si pose in diretta continuità con le precedenti grandi religioni monoteiste ma la rivelazione fu trasmessa al profeta da Dio attraverso l’arcangelo Gabriele + i contenuti della rivelazione furono trascritti nel libro sacro del Corano. La nuova religione associava un monoteismo puro e la capacità di assorbire culti precedenti + il successo dell'islam è dato dalla sua ricchezza dogmatica, dall'assenza di sacerdoti mediatori fra divinità e fedeli e da un culto che prevedeva segni di appartenenza concreti = i cinque pilastri dell'islam NB intransigenza nei confronti dei culti pagani che costituivano, per via del pellegrinaggio, una delle principali risorse economiche dell’oligarchia mercantile della Mecca PORTO’ A UN INEVITABILE CONFLITTO > il gruppo dirigente meccano espulse dalla città Maometto e i suoi seguaci, che trovarono rifugio nella futura Medina dove riuscirono a elaborare un progetto politico e religioso che diede vita a un nuovo tipo di comunità, la umma = comunità di credenti che, ponendosi al di sopra dei legami di sangue, delle tribù e die clan, si propose come comunità politica + le oligarchie dovettero arrendersi alla forza della nuova proposta politica e religiosa + nel 630 Maometto può rientrare alla Mecca e 2 anni dopo muore + in questo contesto si colloca l'elaborazione del concetto di jihad (sforzo per migliorare se stessi sulla via di Dio) Il progetto di Maometto aveva condotto non solo alla nascita di una nuova religione, ma anche alla creazione di una dimensione statuale in un luogo a lungo privo di un coordinamento efficace 2. L’età delle conquiste La morte di Maometto comportò l'elezione del primo califfo, Abu Bakr, scelto come nuovo capo della comunità politico-religiosa + con lui la comunità cominciò a proiettarsi al di fuori dei confini della penisola arabica, a danno degli imperi persiano e bizantino = nel 628 era terminato un duro scontro tra bizantini e persiani che si trovavano quindi in condizioni militari precarie + l’urto degli eserciti islamici che colpì simultaneamente i due imperi del tutto impreparati fu inarrestabile > l'impero persiano collassa nel giro di pochi anni aprendo la strada dell'Asia ai musulmani > l'impero bizantino, anch'esso minato dal conflitto, scontò le tensioni politico-religiose che lo attraversavano + L'area siro-palestinese e l'Egitto offrirono una scarsa resistenza agli invasori = preferirono il dominio islamico + la penetrazione in Africa settentrionale continua + Conquista dell’esarcato bizantino di Cartagine + 711 = spedizione oltre lo stretto di Gibilterra porta alla conquista di gran parte della penisola iberica (c'erano i visigoti) = in pochi decenni si forma nella penisola il califfato di Cordova, dal quale partirono incursioni dirette contro i territori del regno franco finalizzate al conseguimento del bottino. 3. conflitti interni al mondo islamico Sorsero conflitti politico-religiosi all’interno della comunità islamica introno alla scelta del califfo, che però non influirono nel processo di espansione e conquista + si pensava che la scelta del Califfo dovesse avvenire all’interno della famiglia di Maometto = i candidato naturale era il figlio Alì + a questo gruppo di fedeli si opponevano altri fedeli = questi volevano che il califfo fosse eletto dalla comunità tra i primi membri della umma senza riguardi alle origini familiari > ritenevano di incarnare la tradizione e si definirono sunniti (da sunna) Scontro che divampò pochi decenni dopo la morte di Maometto + Alì aveva già rivendicato il diritto di accedere al califfato, dopo che ad Abu BAkr erano succeduti due califfi lettivi, Alì prese il potere + il suo governo fu segnato da una violenta guerra civile che si concluse con la sconfitta dei suoi fedeli e l'uccisione di Alì > i seguaci non si sciolsero e organizzarono un gruppo di opposizione, IL PARTITO DI ALI’, da cui origine la corrente sciita dell’islam Alì sconfitto + vincitore Mu’awiya, appartenente al clan degli Omayyadi + riuscì a organizzare la comunità politica in senso più monarchico sul modello bizantino - persiano + la successione al califfato divenne prerogativa della sua parentela Il regime degli ommayadi fu rovesciato nel 750 dalla rivolta della famiglia sunnita degli Abbasidi, che preso il potere traferirono la capitale in Mesopotamia + vicenda che non segnò la fine di vari movimenti sciiti = uno dei gruppi a loro annessi, gli ismailiti, fondò il califfato fatimide spezzando l’unità politica del mondo islamico 2 con il venir meno dell'unità politica dei credenti, il confronto tra le formazioni politiche si fece ancora più serrato > il mediterraneo vide così la nascita e il declino di egemonie territoriali, in perenne conflitto tra loro. 4. Le conseguenze dell'espansione islamica L'espansione islamica al di fuori della penisola arabica riguardò territori economicamente prosperi e caratterizzati da una fitta rete di città La rapidissima sottomissione delle più ricche province bizantine e persiane fornì ai conquistatori una burocrazia di formazione imperiale, indispensabile per organizzare e governare il nascente stato islamico e consentiva di imporre un’ efficace tassazione sui sudditi + l'arabo divenne la lingua ufficiale dell’amministrazione + spostamento della capitale dalla penisola arabica, alla Siria e alla Mesopotamia L'espansione dell'islam portò ad una profonda ridefinizione del panorama etnico, linguistico e religioso dei territori conquistati. La prima fase delle conquiste era caratterizzata da una netta separazione tra arabi e autoctoni, separazione che in questa fase fu anche fisica Gli arabi erano un popolo in armi, i guerrieri arabi erano mantenuti attraverso stipendi e non attraverso la distribuzione di terra Tra la fine del 8° secolo e l’inizio del 9° i califfi decisero di smilitarizzare gli arabi e di ricorrere a eserciti professionali non arabi, formati da mercenari e da schiavi di tratta + evoluzione che favorì la fusione tra arabi e autoctoni Il processo di arabizzazione, intenso soprattutto nelle regioni occidentali, e di islamizzazione della società divenne più importante all’inizio del 9° secolo = creazione di maggioranze islamiche quasi ovunque. Anche nelle aree conquistate in un secondo momento (CAP 25 e CAP 29), come la Spagna visigota (711) e la Sicilia bizantina (827-902), l’islamizzazione fu profonda. 751 > I FRANCHI, CARLO MAGNO E IL RITORNO DELL’IMPERO D’OCCIDENTE 751 > fu deposto il re franco Childerico III. Un’assemblea acclamò quale nuovo re il maestro di palazzo di Austrasia (MAJOR DOMUS), Pipino, consacrato dai vescovi con la cerimonia della “sacra unzione” = la novità consisteva nell'uso di questa cerimonia, intesa a legittimare il colpo di stato sacralizzando la figura del nuovo re. 1. Il colpo di stato del 751 Il regno dei ranchi era stato governato per 3 secoli da Merovingi (CAP 18), gruppo parentale che ha goduto a lungo di pessima fama perché la storia del regno dei franchi fu riscritta durante l’età di Pipino il Breve e poi di Carlo magno, i quali cercarono di legittimare la loro presa di potere con la forza nel 751 descrivendo i loro predecessori come fannulloni. Sotto gli ultimi re merovingi, i pipinidi erano riusciti a crearsi una solida base di potere > si fondava su enormi patrimoni fondiari situati in Austrasia, le altre parti del regno erano la Neustria e la Burgundia. Le aristocrazie riconoscevano ai re merovingi anche il ruolo di arbitri nei conflitti. I re merovingi addottorano una strategia matrimoniale secondo cui sceglievano le loro moglie tra le figlie dei re dei regni confinanti o si legavano a donne di condizione inferiore per il mero scopo di generare figli, ma non usavano il legame matrimoniale come pratica per consolidare alleanze con alcun gruppo parentale aristocratico del regno. L'area austrasiana assunse un ruolo sempre più centrale, grazie all’azione politica dei grandi aristocratici quali i Pipinidi, azione basata su una fitta rete di alleanze matrimoniali e sulla creazione di gruppi di clientele armate che si rivelò vincente. Sin dalla metà del 7° secolo, esponenti del clan dei Pipinidi erano stati maestri di palazzo, MAJOR DOMUS, di Austrasia, e cioè i titolari dell'incarico pubblico di maggiore rilievo di ciascun regno, che il rendeva il braccio destro del re. Da questa carica Grimoaldo aveva tentato un primo colpo di stato facendo incoronare re di Austrasia il figlio Childeberto (656) + giustiziati + questo fallimento indebolì il clan dei Pipinidi e ne rinfocolò le tensioni interne + Dalla crisi del clan emerse Carlo Martello che, dopo aver sconfitto i propri parenti e aver recuperato la carica di major domus, negli anni 30 dell’8° secolo sottopose al dominio austrasiano Aquitania e Provenza + le vittorie che ottenne contro le incursioni arabe fecero sì che gli si attribuisse l'epiteto di “piccolo Marte”, Martello appunto. Carlo Martello, nonostante fosse divenuto l'effettivo padrone del regno, non assunse mai il titolo regio > fu suo figlio Pipino che nel 751 depose l’ultimo re Merovingio Childerico III, eletto re dall’aristocrazia e consacrato con l’unzione dei vescovi = l'appoggio dei vescovi fu decisivo per legittimare il colpo di stato, fu il frutto di un rinnovato rapporto tra potere regio e la chiesa del mondo franco (per es. Carlo Martello aveva favorito le azioni di Bonifacio). All’unzione dei vescovi seguì poi, nel 754, quella di Papa Stefano Il che La crisi del 6° secolo che cambiò profondamente il paesaggio e le forme di sfruttamento delle risorse naturali, trova oggi nuove fonti = la climatologia storica ha identificato e datato alcune drammatiche eruzioni di vulcani canadesi che dispersero nell'atmosfera polveri e solfati, e ciò causò una diminuzione drastica dell’irraggiamento solare + le temperature estive crollarono e avviarono un brusco cambiamento climatico detto “piccola età glaciale della tarda antichità” > da notare al coincidenza cronologica di questi dati con le profonde trasformazioni politiche, sociali e produttive del 6° secolo MA le cause di tali trasformazioni non sono da attribuire solo al mutamento climatico ma ebbero motivazioni articolate e complesse (CAP 17 E CAP 18) = vanno considerate le interazioni tra sistema climatico e umano. La piccola glaciazione dei secoli 6° e 7° incise sulla produzione dei cereali maggiori, il grano soprattutto, e sulla maturazione di uva e olive, ma ebbe effetti meno importanti per chi coltivava cereali più resistenti e meno bisognosi dell’irraggiamento solare e che associavano a questa agricoltura caccia, pesca e sfruttamento dell’incolto. NB combinando i dati climatologici con il cambiamento profondo della struttura delle proprietà agricole è facile capire che gli effetti più pensati furono avvertiti nella penisola italiana che stava affrontando la durissima guerra tra i goti e le truppe di Giustiano, che sconvolse l’intera penisola. Le grandi proprietà fondiarie scomparvero e sulle popolazioni già indebolite si abbatté una gravissima epidemia di peste + la ripresa avvenne grazie a un adattamento delle popolazioni superstite dal punto di vista climatico + ciò trasformò paesaggio e scelte produttive ed alimentari 3. Aree incolte e proprietà regia | regni che si affermarono nei territori occidentali dell’impero fra 5° e 6° secolo rinunciarono presto a imporre un prelievo fiscale sulla produzione agricola e artigianale > si trattava allora di un sistema complesso e in crisi che i nuovi regni decisero di non conservare o non furono in grado di farlo in quanto il mantenimento di un sistema amministrativo adibito al prelievo fiscale aveva un costo elevato. I nuovi regni altomedievali si sostentavano grazie alla tassazione indiretta, pedaggi e imposte riscossi per l’uso di porti, mercati ecc + soprattutto grazie alle rendite provenienti dal patrimonio fondiario e pubblico, detto FISCO = grandi estensioni di terra gestite da amministratori regi che assegnavano ai contadini le terre in cambio di canoni, si attivava un prelievo diretto dei surplus produttivi delle terre pubbliche. La scomparsa della tassa fondiaria diminuì le richieste dei proprietari di terra nei confronti dei contadini dipendenti e in molte aree vennero meno anche le grandi proprietà. Ebbe rilievo lo sfruttamento di aree incolte, per attività di caccia, pesca, allevamento di maiali > le comunità di villaggio accedevano a queste risorse senza vincoli e senza pagare tributi 4. La grande proprietà fondiaria e la sua gestione Dal 7° secolo nel regno franco e nell’8° secolo negli altri regni si formano progressivamente grandi concentrazioni fondiarie + nuovi grandi proprietari dimostrano una notevole attenzione all’accumulo del suprplus delle loro aziende che erano organizzate secondo il SISTEMA CURTENSE = si affermò nel nord del regno franco e poi diffuso dalle conquiste carolinge ma non divenne mai l’unico metodo di gestione aziendale di qui secolo. Organizzazione aziendale adatta a gestire grandi proprietà non coese e per ordinarle in mood efficace + sistema che prevedeva una bipartizione gestionale = una parte dell'azienda era gestita dal proprietario (PARS DOMINICA o DOMINICUM, che si avvaleva di manodopera servile), l’altra era a conduzione indiretta (PARS MASSARICIA o MASSARCIUM > mansi he venivano affidati a contadini liberi o a servi, tutti i lavoratori residenti nel massaricio erano tenuti a conferire alla proprietà censi in denaro o canoni annuali in natura, i contadini liberi stipulavano con il proprietario un contratto scritto detto libellum) La connessione tra le due parti dell'azienda curtense era rappresentata dalle corvées o prestazioni opera (operae) = l'elemento più innovativo di questa organizzazione aziendale. Le tecniche agrarie dell’epoca erano poco produttive quindi l'aumento della popolazione doveva inevitabilmente passare per un aumento delle terre messe a coltura e per il lavoro necessario al dissodamento dell’incolto. Le grandi proprietà organizzate secondo questo sistema non tendevano mai all’autosussistenza ma erano inserite in circuiti di scambio con altre proprietà del medesimo signore e in reti commerciali, basate sia su mercati rurali sia su una distribuzione a più largo raggio (CAP 13). 5. Rotte mediterranee e rotte atlantiche Il commercio non si era mai arrestato completamente rispetto a quello del mondo romano non riguardava beni di largo consumo o produzioni specializzate. Nel Mediterraneo sopravvisse sempre una navigazione di cabotaggio Dalla fine del 6° secolo si originò l'approdo portuale di Comacchio, inizialmente solo un emporium = un luogo di scambi commerciali, ma ben presto la posizione (area del delta del Po) e l’attività commerciale fecero crescere l'insediamento + analoghi nuovi insediamenti sorsero in tutta l’area lagunare, come Venezia, e tra 9° e 10° secolo gli scambi commerciali, ancora prevalentemente limitati a beni di lusso, si intensificarono in quest'area e in tutto il Mediterraneo + vi si inserì il mondo islamico, nuovo protagonista MENTRE sul versante atlantico il surplus produttivo ottenuto grazie al sistema curtense dai grandi proprietari terrieri del regno franco fu convogliato non solo nei mercati locali ma su nuove rotte commerciali verso Nord > si vanno a costituire reti commerciali che uniscono il regno franco e le sue grandi reti fluviali, Reno, Inghilterra, Danimarca e Svezia. L'aumento della ricchezza nelle mani di una ristretta elìte (attiva soprattutto nel regno dei franchi) costituì il primo avvio di un processo di crescita economica che coinvolse l’intera Europa = non solo crebbero gli scambi commerciali ma furono promosse produzioni complesse e di pregio anche in ambito europeo. 843 + L'IMPERO CAROLINGIO E LA SUA EREDITA’ Nell’843 i tre figli di Ludovico il Pio giunsero ad un accordo dopo un conflitto sorto alla morte del padre > lo fecero col TRATTATO DI VERDUN, in base al quale decisero di suddividere il territorio in regni strettamente legati tra loro ma che facevano capo a corti regie diverse. - Striscia più occidentale a CARLO IL CALVO - Striscia centrale a LOTARIO - La striscia orientale a LUDOVICO IL GERMANICO 1. Un impero in costante declino? La storia dell'impero carolingio dopo la morte di Carlo Magno è stata interpretata un periodo di declino costante, ma in realtà non fu così = i 60 anni che separarono la morte di Carlo (814) dalla deposizione di Carlo Ill il Grosso (887), l’ultimo re imperatore carolingio, furono segnati da un intensa sperimentazione politica che portò all'affermazione di modelli ideologici e pratici di potere destinata a durare nel tempo, in un contesto politico caratterizzato da tensioni e sovrapposizioni + forte era la competizione tra gli esponenti dell’aristocrazia (potentes) che dovevano accadere al favore regio per ottenere cariche come quella di conte o per entrare nella cerchia dei consiglieri + era forte la necessità da parte dei sovrani di agire con la cooperazione e il consenso delle élite, senza le quali ogni iniziativa diventava difficile da realizzarsi = UN CONSENSO che doveva essere alimentato tramite la concessione di incarichi, beni e doni. Tutto ciò avveniva all’interno di una cornice ideologica che aveva alle proprie basi modelli tratti dalla tradizione imperiale romana, ma lo stesso Carlo Magno fu sempre un modello presente nelle menti dei successori + tuttavia questa funzione del sovrano elaborata dagli intellettuali carolingi come un servizio cristiano poteva non esser sempre messa in atto facilmente, tanti potevano esser gli ostacoli + significative furono le vicende che caratterizzarono il lungo regno di Ludovico il Pio (813-840) 2. Ludovico il Pio Nell’813 Ludovico il Pio, unico figlio legittimo di Carlo Magno ancora in vita, fu associato al trono imperiale dal padre, alla morte del padre assunse la guida dell’impero e si stabilì al palazzo di Aquisgrana > tra 816 e 817 promosse due sinodi che decisero di imporre la regola benedettina a tutti i monasteri e nell’817 emanò un capitolare (Ordinatio imperii) col quale regolò l’organizzazione dell'impero alla cui guida associò il figlio Lotario + l'ascesa di Lotario causò indirettamente una prima crisi politica poiché avveniva a danno di un nipote di Ludovico, cioè Bernardo, che si ribellò, e poi morì dopo esser stato catturato = la sua morte aprì una breve crisi politica che Ludovico risolse. Nell’828 si aprì un periodo di tensioni e contrasti, legati a più fattori concomitanti: emarginazione di personaggi potenti, l'enfasi posta da alcuni vescovi influenti sul diritto dell’episcopato di ammonire i sovrano in caso di errore, il conflitto generazionale tra Ludovico e i figli + La rivalità tra i figli causata dalla nascita, dal nuovo matrimonio con Giuditta di Baviera, di UN FRATELLO, di nome Carlo (sarà il futuro Carlo il Calvo) > i figli di primo letto riuscirono a deporre momentaneamente il padre in favore di Lotario, ma Ludovico reagì a riacquisì il potere imperiale che esercitò sino alla morte nel 840 > tutti i figli furono inviati nei loro regni = Lotario in Italia, Ludovico ad est del Reno cioè nella Francia orientale, Pipino in Aquitania, e Carlo rimase accanto al padre + SITUAZIONE CARICA DI TENSIONE 3. Stabilità e conflitti Il conflitto tra i figli di Ludovico il Pio riesplose dopo la mote del padre + Ludovico il Germanico si unì a Carlo il Calvo, Pipino era morto nel frattempo > essi sfidarono il fratello Lotario imperatore nel 841 in Borgogna, a Fentenoy, grande battaglia, un massacro + battaglia che fu decisiva sul piano politico più che su quello militare = dimostrò che Lotario non godeva del consenso di molti potentes, legati invece ai fratelli, i quali rinsaldarono il loro legame col giuramento di Strasburgo (842) > isolato, Lotario fu costretto a cercare un accordo che fu sancito col TRATTATO DI VERDUN dell’843 = divisione dell'impero in più regni + (cosa più importante) per la prima volta fu proposta una sorta di parità politica fra i re dei regni > NBi regni erano stati definiti in base alle relazioni con le aristocrazie locali e alla presenza di beni regi = - CARLO ILCALVO =territori franchi a ovest del Reno, Aquitania compresa - LUDOVICO IL GERMANICO = territori a est del Reno - LOTARIO = regno italico, Provenza e una striscia territoriale che collegava la penisola ad Aquisgrana + mantenne il titolo imperiale che non implicava però una supremazia ma segnalava la sua funzione di protettore della Chiesa di Roma e si decise che sarebbe stato mantenuto dia suoi successori 875 > il figlio di Lotario, Ludovico II, morì senza eredi maschi + ciò legittima i discendenti dei fratelli a poter acquisire il titolo imperiale + con la morte di Ludovico Il SI APRI’ UNA DISPUTA SU CHI, tra i carolingi, DOVESSE SUCCEDERGLI AL TITOLO IMPERIALE > in tale disputa si inserì Papa Giovanni VIII = rilanciò il ruolo del papa come incoronatore del nuovo imperatore, come fece Leone III nell’800 con Carlo Magno + Papa Giovanni VIII incoronò l’anziano Carlo il Calvo, lo zio di Ludovico Il fratello di Lotario + Carlo morì poco dopo (877) + nuova serie di conflitti !! + nll’884 rimase un unico carolingio maschio adulto e cioè Carlo Ill il Grosso, il figlio di Ludovico il Germanico, fratello di Lotario = con lui l’imperatore era il solo re presente nell’intero impero. MA l'autorità di Carlo il Grosso rimase sempre debole = in parti dell'impero, a livello regionale si erano affermate reti di potere legate alle aristocrazie locali + questa debolezza politica si aggiunsero altri fattori come mancanza di eredi e la salute precaria + per questo fu deposto da un'assemblea generale dai grandi del regno, morì nel 888 + CON LUI FINIVA LA STORIA DELL'IMPERO CAROLINGIO. DOPO L’IMPERO CAROLINGIO La mote di Carlo il Grosso creò una situazione nuova = l'assenza di maschia adulti nella stirpe carolingia aprì la strada ai cosiddetti “supermagnati”, cioè duchi o conti che negli anni avevano assunto grande prestigio storico per le funzioni svolte all’interno dell'impero e per le reti di relazioni che erano riusciti a costruire, erano esponenti di diverse fazioni aristocratiche in conflitto per la guida del regno = ribellioni e opposizioni > nonostante l'instabilità dei rapporti politici, spesso basati sulle fedeltà personali e su legami parentali, i nuovi re mantennero il sistema di potere carolingio. FRANCIA = nel regno dei ranchi occidentali fu eletto re il conte di Parigi Oddone, alla sua morte (898) i grandi del regno si accordarono per eleggere l’ultimo discendente di Carlo il Calvo e cioè Carlo il Semplice > si aprì un conflitto tra le fazioni aristocratiche legate ai discendenti di Oddone e quelli legati agli ultimi carolingi + vincono i primi + elezione regia di Ugo Capeto nel 987, inizia la dinastia regia dei CAPETINGI (regnerà fino al 14° secolo), MA Ugo praticamente controllava solo Parigi e il territorio circostante in quanto il regno era costituito da unità politiche indipendenti, i PRINCIPATI, e quindi il suo potere era soprattutto simbolico ITALIA = anche qui la deposizione di Carlo il Grosso innescò una competizione tra “super-magnati” > all’inizio a competersi il titolo imperiale erano Guido di Spoleto e Berengario | del Friuli + Berengario viene ucciso nel 924 e le fazioni aristocratiche in lotta per il regno cercarono sostegno anche al di fuori della penisola > si assegna il Il mediterraneo era concepito dagli arabi come una frontiera a difendere contro possibili attacchi delle flotte bizantine o degli altri regni cristiani, era inteso come il MARE DI ROMANI, mentre il mare per eccellenza degli arabi era l'Oceano indiano + lungo le coste furono costruite fortezze, i ribat, un'istituzione sia militare che religiosa, un presidio per la difesa del mondo islamico da quello extra-islamico e un punto di partenza per la propagazione dell'islam + ma quest'opera di difesa non fu unitaria a causa della frammentazione politica del califfato avvenuta dopo l'ascesa degli Abbasidi (CAP 21) = dall’emirato di Cordova, da Tunisia e Algeria nel 9° secolo partirono raid di flotte armate con lo scopo di conquistare capisaldi del mediterraneo come le Isole Baleari e la Sicilia, sotto il controllo bizantino + conquista della Sicilia 902. > le flotte salpavano e univano atti di depredazione ad attività commerciali + costruirono ribat sulle coste settentrionali del Mediterraneo come a Frassineto, in Provenza, e ad Agropoli, presso Salerno, in cui i saraceni (i musulmani nelle fonti occidentali) non solo stabilirono una propria base operativa e fondarono un mercato che trattava prodotti e schiavi La situazione divenne intollerabile e agli inizi del 10° secolo Papa Giovanni X lanciò un appello contro un ribat nel basso Lazio particolarmente pericoloso per Roma, già depredata nell’846 + riuscì ad ottenere l'appoggio di personaggi eminenti come Berengario I, che formarono un esercito in grado di sconfiggere nel 915 i saraceni e di distruggere il loro ribat = una vittoria parziale che non pose termine alle incursioni e ai commerci con i musulami del Mediterraneo. 1000 + LA CRESCITA ECONOMICA DEL PIENO MEDIOEVO 1. crescita demografica e dissodamenti Dinamica alla base della crescita nel pieno medioevo = ciclo di dissodamenti avviato dalla crescita demografica = coordinati dai signori o in autonomia, i contadini antropizzarono gli spazi incolti e produssero più risorse, avviando le trasformazioni socio-economiche successive come la crescita di città e commerci. Nei secoli 5° e 6° = crisi demografica dovuta a fattori endogeni ed esogeni, dimezzata la popolazione europea + si riducono in proporzione gli spazi agricoli, il prodotto complessivo e il surplus produttivo. Cause crisi = 1) tracollo del sistema economico romano 2) brusco cambiamento climatico e la peste giustinianea 3) guerre e razzie da parte dei barbari 4) liberazione dalle tasse e dai proprietari di molti contadini + i contadini lavorano per la sussistenza, quindi le produzioni si diversificarono a danno delle redditività, non si produce più surplus Il trend si inverte > a invertire il ciclo non fu un improvviso shock ma l'adattamento dei contadini alle nuove condizioni del primo medioevo + gradualmente si imparò a vivere e produrre in questa nuova condizione e la popolazione cominciò naturalmente a crescere + crescendo le braccia si potevano sfamare le nuove bocche dissodando parti dei vari spazi incolti = ciò avveniva sotto la guida di potenti, che ne traevano beneficio, o individualmente (questo fu il modo più comune) Mancano dati certi ma la crescita, molto lenta, si avviò nell’8° secolo e proseguì fino al 13° secolo, ma fu resa evidente solo dopo il 1000. Il sistema curtense e ancor più la signoria introdussero incentivi alla produzione, dovuti alla rinnovata capacità dei potenti di coordinare e controllare il lavoro contadino e di appropriarsi di quote più rilevanti del surplus = i contadini erano di nuovo costretti ad essere più produttivi, visto che l'aumento dei prelievi imponeva di lavorare di più e più duramente per sopravvivere NB anche in campo economico, la “regionalizzazione” fu il tratto caratteristico dell'alto medioevo (CAP 18) > | fenomeni descritti assunsero forme diverse nelle varie regioni e sub-regioni = QUADRO DIVERSO A SECONDA DEL LUOGO = la ripresa demografica e i fenomeni conseguenti furono più intensi e precoci dove la crisi era stato meno grave, più lente dove essa era stata devastante 2. divisione del lavoro e commercializzazione Nel pieno medioevo la popolazione divenne così numerosa da produrre borghi e città in cui gli uomini non vivevano solo di agricoltura ma di artigianato e commerci La popolazione dei villaggi alto-medievali aumentò per la crescita demografica + dal secolo 10°, lPINCASTELLAMENTO favorì in molte regioni l’accentramento degli insediamenti = nacquero castelli popolosi e gli abitanti degli insediamenti sparsi furono assorbiti da villaggi e castelli + dal secolo 11° anche la signoria spinse in questa direzione = costringere i cittadini a vivere nel suo castello aiutava il signore ad affermare il proprio potere sui sudditi Così, in tempi diversi a seconda della regione, fu raggiunta una soglia critica di popolazione e ricchezza che permise la comparsa di nuovi mestieri a partire da competenze già presenti in ciascun gruppo umano = si trasforma un’occupazione saltuaria in un mestiere CRESCITA DEMOGRAFICA E PRODUTTIVA, INCASTELLAMENTO E SIGNORIA = FURONO GLI INGREDIENTI DI QUESTA TRASFORMAZIONE, poiché crearono insediamenti abbastanza popolosi da alimentare i nuovi mestieri. (NB non tutti i villaggi potevano permettersi tutti i mestieri, alcune attività artigianali impiegavano materie rime presenti solo in certi luoghi, così alcuni mestieri si concentrarono in luoghi centrali, come le città (+ c'era maggior domanda), lo stesso avveniva in alcuni monasteri o aziende curtensi > città, monasteri e curtes regie furono i primi beneficiari della ripresa demografica e produttiva, che fu comunque spontanea e non pianificata e diede quindi vita anche a luoghi centrali nati dal nulla + DIVISIONE DEL LAVORO = aumento della produttività e della qualità dei prodotti + ne derivò anche una crescente “commercializzazione” del mondo rurale = gli artigiani vendevano i loro prodotti e compravano cibo, innanzitutto il grano + la crescente “commercializzazione” fece nascere o sviluppare MERCATI RURALI prima e poi RETI COMMERCIALI che facevano circolare sia beni più comuni sia quelli rari, prodotti soli in pochi luoghi Processo graduale e lento, svoltosi in tempi e percorsi diversificati, ma che si fece evidente nella seconda metà del 12° secolo = l'aumento dell’argento coniato, la svalutazione della moneta e la diffusione del credito su scrittura, misero a disposizione strumenti che facilitarono il funzionamento del “mercato” > si passava così dalla semplice crescita economica e un vero e proprio SVILUPPO ECONOMICO = parte della popolazione produttiva passò dal settore primario, al secondario, al terziario + crebbe il reddito pro- capite. 3. Perché la crescita non si arresta? Contadini e cavalieri ? se la crescita pieno medievale derivò dal ciclo costituito da crescita demografica e dissodamenti, perché continuò fino a fine 1200? > le ragioni furono diverse = importanti furono innovazioni tecnologiche e nuove tecniche agricole, a lungo ritenute causa della crescita (nuovi aratri, i mulini ad acqua) + la rotazione triennale delle colture e l’uso del letame bovino per concimare = tecnologie e tecniche che si diffusero in risposta ai rendimenti calanti ottenuti dai contadini. Miglioramento degli attrezzi agricoli = sempre più spesso in ferro e di miglior quali produttività. Importante fu la MOBILITA’ dei contadini = i contadini delle aree più popolose migrano verso le zone dove c’era terra incolta + NB la crescita demografica, i dissodamenti e la saturazione delle campagne procedevano con velocità e intensità diverse da regione a regione. La mobilità offriva duplice vantaggio = dava respiro a certe aree e rendeva produttive altre. La mobilità dei contadini non sfruttò solo il diverso passo della crescita demografica + nel pieno medioevo la vecchia Europa carolingia si espanse verso nord, est e sud (CAP 29). Le regioni a nord e est erano poco popolate e divennero una destinazione di contadini migranti. SIGNORI E CAVALIERI involontariamente contribuirono alla crescita in almeno 3 modi: 1) accentrando la popolazione, creando presupposti della divisione del lavoro e della commercializzazione 2) costrinsero ad accrescere la produttività sfruttando i contadini 3) conquistando nuove terre permisero ai contadini di migrare riducendo la sovrappopolazione + dissodamenti Lo sviluppo signorile aveva privatizzato molti diritti pubblici, divenuti fonte di reddito per i signori (CAP 27), ma questi signori avevano bisogno di entrate + fenomeno imprevedibile + visto che tra i diritti privatizzati c'erano il controllo di approdi, ponti e strade, diritti di mercato, sulle foreste ecc, nel secolo 12° i signori lottarono per controllarli o averne di propri, visto che questi diritti e beni davano consistenti redditi = i signori non lo facevano per offrire un servizio ma per AVERE REDDITTI INDISPENSABILI PER EMERGERE NELLA COMPETIZIONE TRA POTENTI = competizione tra signori = accumulazione di prestigio + la nuova accrebbero la capacità di spesa aristocratica generò una domanda più ampia e diffusa e fu la loro domanda aggregata a riattivare le rotte commerciali mediterranee (molti dei prodotti più appetiti erano orientali) 4. Città e scam L'idea di città fu un'eredità romana > le città avevano una popolazione relativamente numerosa, un'articolazione sociale e forme di differenziazione del lavoro. Erano luoghi di consumo più che di produzione della ricchezza, dipendevano dalle campagne e perciò la crescita rurale a cavallo del 1000 causò anche una crescita demografica delle città, che si fece importante nel 1200 + Le città decollarono allora grazie al monopolio di alcune funzioni e servizi economici, politici e sociali. Nel 1200 si riconoscono 3 tipi di città: 1) i vertici della rete di insediamenti rurali (borghi) 2) le città medie, più rare e distribuite in modo meno omogeneo in Europa 3) le metropoli, di dimensioni consistenti > la loro fortuna era dovuta a diversi fattori = potevano essere centri manifatturieri, capitali politiche o religiose, snodi chiave dei commerci mediterranei ecc. Nel pieno medioevo le città si svilupparono a partire dalla crescita delle compagne grazie alle loro risorse produttive e umane. Con la rivoluzione commerciale città e scambi divennero sempre più protagonisti die processi di sviluppo economico + produzioni sempre più complesse furono concentrate in città. L’azione congiunta della crescita delle campagne, dell’espansione politica degli occidentali nella “nuova Europa” e dello sviluppo economico determinato da manifatture e commerci fece dell’Europa del 1200 uno spazio antropizzato. NB la crescita aveva arricchito molti ma aveva aumentato il numero dei poveri + condizione di precarietà dei contadini, per esempio il costo elevato delle merci impediva a molti di poter accedere al mercato rurale 1037 + ORDINAMENTO SIGNORILE Nel 1037 l’imperatore Corrado Il concesse l’Edictu de beneficiis con cui si riconobbe ai vassalli dei conti o dei vescovi (capitanei) e ai loro fedeli (va/vassores) il diritto di conservare a vita i propri benefici e di trasmetterli agli eredi + ma la questione dei diritti dei capitanei e dei valvassores era solo uno degli aspetti di una più ampia trasformazione, su cui il potere imperiale poteva incidere marginalmente = era in atto un grande e lento mutamento delle strutture del potere e dell’organizzazione sociale, una ridefinizione degli equilibri tra re e aristocrazie, verso forme di dominio signorile nelle campagne = usiamo il 1037 come simbolo, il momento in cui l’imperatore prese atto di un’organizzazione sociale che trovava uno dei fondamenti nelle reti clientelari. 1. Terre, poteri locali, reti di fedeltà Quali sono i meccanismi che consentono ai ricchi di acquisire potere in un preciso contesto storico? Tra il 10° e il 11° secolo questi meccanismi erano particolarmente flessibili e le forme assunte dal potere furono diverse da caso a caso, all’interno di una tendenza comune a tutta l’Europa di tradizione carolingia che portava alla creazione di poteri signorili locali, nelle mani delle dinastie aristocratiche delle grandi Chiese/monasteri + dati comuni e condivisi = la ricchezza fondiaria + la forza militare agganciata ai castelli +la capacità di creare una rete di relazioni clientelari = 3 componenti che sono alla base dell’azione politica signorile. Economia di base agraria e priva di prelievo fiscale (CAP 23 e CAP 26), la ricchezza consisteva nella proprietà e nel possesso di terra = la ricchezza fondiaria garantiva lo stile di vita dei signori e permetteva di costituire una rete di uomini che dipendevano dal possessore fondiario dal punto di vista economico = i contadini prendevano affitto le terre e nei momenti di difficoltà cercavano protezione e aiuto al padrone della terra. La capacità di protezione assunse maggior peso con al costruzione di CASTELLI, destinati a proteggere il signore e la cerchia di persone attorno a lui + la protezione poteva allargarsi ai vicini, a chi aveva bisogno di protezione, il quale si rivolgeva al signore del castello MA questa protezione aveva dei costi (costi economici quando si chiedeva in cambio un tributo, costi in termini di forza lavoro e costi politici quando ne derivava una sottomissione al potere del signore) QUINDI la capacità militare del signore non derivava però solo dal castello ma anche dalla disponibilità di numerosi uomini che giuravano fedeltà e andavano a costituire il suo seguito armato = così il signore poteva proteggersi o minacciare imperiali che volevano conformare le chiese locali alle direttive riformatrici proposte dalla chiesa imperiale, seguirono decenni di scontri (celebre il caso di Milano). Fu questo contesto che maturò il cosiddetto "grande scisma", e cioè la separazione della chiesa occidentale con quella orientale. La pretesa di imporre sulle chiese orientale il principio del primato della chiesa romana portò a una rottura definitiva. 4. Gregorio VII Nel 1073 fu eletto papa Ildebrando di Doana, che prese il nome di Gregorio VII. Ponendosi nel solco dei suoi immediati predecessori, che avevano agito presso gli altri vescovi quali propugnatori dei principi della riforma imperiale, trasformò tale azione nella pretesa di un primato romano non solo spirituale, ma anche giurisdizionale > DICTATUS PAPAE =.il Papa poteva imporre le sue decisioni a tutti gli altri vescovi, poteva estendere regole in uso della diocesi romana a tutte le altre chiese e la nomina dei vescovi. Gregorio VII segnava così un radicale cambiamento nel mondo ecclesiastico occidentale, perché metteva fine al modello di organizzazione orizzontale delle chiese diocesane coordinate dal potere regio imperiale, per affermare un modello gerarchico in cui il papa diventava il vertice assoluto della chiesa e i suoi vescovi suoi subordinati + il modello verticistico voluto dal Papa scardinava la struttura della chiesa imperiale che si fondava su un collegio di apri coordinati al sovrano (i vescovi) 5. La separazione fra laici ed ecclesiastici La riforma ecclesiastica voluta da Gregorio VII impose alla chiesa di Roma una separazione fra laici ed ecclesiastici molto più netta rispetto a quella che esisteva nei secoli precedenti. Nell'alto medioevo era molto diffusa la presenza di uomini che avevano preso gli ordini minori, i diaconi, per esempio, che vivevano come i laici. Inoltre, fino al secolo 11 i preti sposati erano assai numerosi e conducevano una vita coniugale molto simile a quella dei laici. = realtà sciale che rendeva la distinzione tra chierici e laici molto sfumata e impercettibile quasi. Nel secolo 9, dopo il concilio di Aquisgrana (816-819) i vescovi carolingi si imposero per poter indurre una vita simile a quella dei monaci. Ovvero di riuscire a creare una famiglia del vescovo, composta da preti che vivevano insieme a un edificio chiamato canonica, in alternativa alle famiglie formate dai preti e le loro mogli e figli. La vita canonica si diffuse ampliamente ma tra il 10 e 11 secolo, con la dissoluzione dell'impero il matrimonio dei preti tornò ad essere molto frequente nell'occidente. Fu solo a partire dalla riforma ecclesiastica di Gregorio VII che fu proibito il matrimonio dei preti + convivere a avere figli = imposizione della vita canonicale come unica forma possibile di convivenza del clero + molti preti protestarono con forza, ma la progressiva autorità del papa sulle altre chiese porto all'imposizione del celibato di preti e vescovi in tutta la cristianità occidentale + la separazione del clero dalla società laica fu uno ei lasciti principali della riforma del mondo cattolico + comunità sacerdotale dotata di regole proprie 6. La lotta per le investiture Nel 1075, Gregorio VII vietò le investiture ecclesiastiche da parte d i, dispose cioè che i re e lo stesso imperatore non potessero nominare i vescovi + | vescovi tedeschi reagirono riunendosi a Worms (1076) e dichiarando decaduto papa Gregorio VII. Si schierò al loro fianco Enrico IV, re di Germania ma non ancora incoronato imperatore > A sua volta il papa dichiarò nulle le decisioni prese a Worms e scomunicò Enrico IV, sciogliendo in tal modo i vassalli regi del giuramento di fedeltà che li legava | re = NB mai, prima di allora, un papa aveva scomunicato il re. Lo scontro si allargava così dalla questione delle investiture al problema della primazia sull'insieme della so‘ cristiana La scomunica mise Enrico IV in seria difficoltà: la maggioranza degli aristocratici laici e una parte dei vescovi dell'impero o lo riconobbero più come re e presero le armi contro di lui. Ma Enrico IV valicò le Alpi nel gennaio 1077 e si recò a Canossa, in un castello dove Gregorio VII era ospite della marchesa di Toscana, dove attendeva una stagione migliore per recarsi in Germania per incoronare un nuovo re. La pubblica penitenza cui si sottopose Enrico IV costrinse il papa a perdonarlo e a ritirare la scomunica, permettendo al re di riguadagnare consenso fra i vescovi e i membri dell'aristocrazia tedesca e italica. Il re dovette tuttavia combattere in Germania un paio di anni prima di riprendere il pieno controllo della situazione. Nel 1080, Enrico IV riunì un nuovo concilio che elesse un papa alternativo a Gregorio VII: il vescovo di Ravenna Guiberto. Il papa reagì con una nuova scomunica, ma era un'arma già spuntata !! = si rivelò inefficace perché gli schieramenti di principi e vescovi per l'una e l'altra parte si erano già consolidati. Nella primavera dell'anno successivo il re intraprese una campagna militare nel regno italico, nel 1804 occupò Roma > Gregorio VII si rifugiò a Castel Sant'Angelo e chiamò in aiuto i normanni che lo portarono con sé a Salerno in uno stato di prigionia. Morì l'anno successivo, mentre Guilberto fu insediato nella basilica romana di San Giovanni in Laterano e prese il nome di Clemente Ill + Enrico IV, a sua volta, fu nominato imperatore. 7. Il concordato di Worms | contrasti sul problema dell'investitura dei vescovi continuarono con i successori di Gregorio VII, cui si contrappose fino al 1000, data della sua morte, Clemente III. Nel 1110 Pasquale Il e il nuovo imperatore Enrico V, avevano raggiunto un primo accordo, che prevedeva la rinuncia del papa dell'esercizio delle " regalie" (i diritti regi) in cambio della rinuncia dell'imperatore a intervenire nelle investiture vescovili. MA fu il papa Callisto Il che nel 1122 a Worms raggiunge un accordo definitivo con Enrico V > il complesso si risolse nella capacità da parte dei re di Germania di designare i vescovi, MENTRE in Italia furono piuttosto i pontefici a intervenire sempre più pesantemente sulle elezioni vescovili. Il concordato di Worms non risolse comunque il problema che aveva scatenato il conflitto, cioè se fosse lecito che un laico determinasse la nomina dei vescovi, e la pace fra impero e papato fu ricomposta solo sulla base di un compromesso bastato sull'arbitraria divisione tra due differenti territori di influenza + Il potere del papa però uscì da quel conflitto completamente trasformato: si erano poste solide basi alla progressiva affermazione del primato pontificio su tutti i vescovi della cristianità occidentale. 1099 + L'ESPANSIONE OCCIDENTALE NEL MEDITERRANEO 15 luglio 1099 = cavalieri e fanti occidentali presero Gerusalemme, episodio che segna il culmine della spedizione della Prima Crociata, di enorme successo = liberò Gerusalemme + creò vari principati latini in oriente + permise ai partecipanti alle spedizioni di accumulare risorse materiali e simboliche + il fenomeno va posto nel quadro dell'espansione europea durante il pieno medioevo !! Fra 11° e 14° secolo l'Europa di tradizione carolingia si espanse conquistando e colonizzando aree circostanti, ciò fu possibile grazie alla crescita demografica ed economica in atto (CAP 26) e all’aggressività militare e culturale delle sue élite = i cavalieri aprirono la strada, ma furono gli altri a trasformare le aree colonizzate + fenomeni che coinvolsero anche il Mediterraneo = le crociate, la conquista normanna dell’italiana meridionale, la reconquista della penisola iberica e l'espansione delle città marittime italiane nel mediterraneo sono tutti aspetti di questo fenomeno. 1. La reconquista Reconquista = le guerre condotte dai re cristiani per la conquista dei territori iberici sotto dominazione musulmana, guerre descritte come un movimento coerente volto a liberare la regione dal dominio islamico concluso dalla presa di Granada (1492), alla fine del medioevo, fenomeno complesso !! Alla fine del 10° secolo la penisola iberica era divisa in due parti diseguali = l’emirato omayyade o emirato di Cordova (occupava la parte meridionale più ampia ricca e urbanizzata) e domini cristiani (confinati a nord povero e rurale) Verso il 1000 l’emirato di Cordova collassò, sostituito da più emirati rivali tra loro + gli emiri avevano bisogno di guerrieri e quindi i cavalieri iberici e in seguito anche cavalieri immigrati cominciarono a servire come MERCENARI, affiancati dagli eserciti dei cristiani che in cambio di tributi combattevano al soldo degli emiri. L'interruzione delle scorrerie islamiche e la crescita demografica avviarono il ripopolamento della frontiera > vi si stanziarono immigrati in cerca di terre da coltivare, provenienti dal nord della Spagna o dal sud della Francia. L'affermazione degli Almoravidi, dinastia berbera nord-africana che conquistò gran parte della penisola a fine 11° secolo, mutò gli equilibri sul campo = questi erano dotati di un proprio esercito quindi interruppero i tributi e il reclutamento di mercenari + più intolleranti + si avvia uno scontro militare aperto alimentato dall’ideologia crociata e dal flusso di immigrati in cerca di fortuna = saccheggi e tributi erano altrettanto importanti di conquiste e colonizzazione. Nel 12° secolo il tratto dominante era quello della convivenza seppur ostile tra etnie e religioni diverse. | sudditi islamici erano un risorsa economica e politica per i re dei diversi regni iberici, nelle lotte tra loro e nel tentativo di controllare aristocrazie e comunità urbane MENTRE per gli immigrati gli islamici erano avversari nel controllo delle risorse locali o potenziali dipendenti + alla lunga nelle aree riconquistate furono gli immigrati a prevalere: nelle compagne, gli islamici divennero dipendenti signorili + lentamente e non in modo lineare aree sempre più ampie della penisola furono ripopolate da occidentali acculturate alle pratiche franche. Una svolta decisiva a metà del 12° secolo fu la battaglia di Las Navas de Tolosa (1212) che mutò nettamente gli equilibri militari a vantaggio dei regni cristiani + anche dopo questa battaglia però gli assetti rimasero instabili e frequenti furono i compromessi, imposti dalla forza che la componente islamica conservava, e non tenerne conto era rischioso L'accesso alla frontiera selezionò fra i regni iberici quelli destinati a durare come i regni di Aragona e Castiglia + sorti diverse per i contadini cristiani = autonomi e militarizzati nelle aree di frontiera e assoggettati a un dominio signorile nelle aree interne come la Catalogna 2. Le città costiere e il controllo del Mediterraneo Agli inizi dell’11° secolo, il controllo della Sicilia e delle Baleari, delle coste iberiche e nord africane, permetteva alle flotte islamiche un dominio di fatto sul Mediterraneo Occidentale > razzie + in risposta agli attacchi e con la volontà poi di attaccare le basi islamiche, cavalieri italici su navi pisane e genovesi attaccarono gli approdi islamici = imprese sostenute spesso dai pontefici miravano ad ottenere bottini e prestigio ‘è queste azioni sono state spesso considerate l'avvio dell'espansione commerciale delle repubbliche marinare > a Genova e a Pisa esistevano già mercanti attivi nel cabotaggio tirrenico e in quelle città giungevano merci orientali attraverso al mediazione del mondo bizantino, ma la povertà della domanda occidentale rendeva i mercanti marginali in città ancora dominate da aristocrazie militari MENTRE la situazione era diversa nelle città campane come Amalfi e a Venezia dove la componente commerciale era più rilevante, scambi comunque orientati più dal legame con Bisanzio che con l’islam. A fare la fortuna di tutte queste città più che la presenza di mercanti era il possesso di flotte e l’accesso alle materie prime e alle conoscenze tecniche necessarie a far navigare le navi + dati i condizionamenti tecnologici e climatici la navigazione mediterranea avveniva in forma di CABOTAGGIO, cioè lungo la costa QUINDI PER DOMINARE IL MARE E LE ROTTE ERA STRATEGICO CONTROLLARE APPORDI E PUNTI DI PASSAGGIO. Tra i secoli 11 e 12 la situazione fu ribaltata aprendo la strada alle fortune commerciali delle città italiane + per mano di cavalieri furono tolte all’islam e a Bisanzio la Sicilia e la Calabria meridionale, le coste della penisola iberica e le Baleari (...) L'aumento del volume dei traffici, grazie al controllo dei mari e alla crescita della domanda di merci di lusso in occidente, mutò gli equilibri interni nelle città marittime tirreniche a favore dei mercanti + così dal 12° secolo si ridusse il peso dei saccheggi e dei cavalieri a favore dei trattati, delle colonie commerciali e dei mercanti. Ma non venne mai meno la centralità dell'elemento militare (...) 3. La prima crociata In questo contesto si colloca la prima crociata + in seguito al discorso di Urbano Il a Clermont nel 1095 si avviò un momento di uomini diretti in pellegrinaggio a Gerusalemme per combattere gli infedeli + 2 filoni = un gruppo (...) e un secondo gruppo formato da cavalieri guidati da principi (...) + altri crociati proseguirono prendendo Gerusalemme nel 1099 + la conquista fu consolidata da contingenti pisani e genovesi, giunti autonomamente, via mare, che aiutarono i crociati ad assoggettare le città costiere, aprendo una linea di rifornimento di risorse e uomini + in Terrasanta nacquero i principati franchi teoricamente sottoposti al regno di Gerusalemme + l’imprevisto successo di questa spedizione fece la fortuna del movimento crociato Innocenzio III definisce cosa è una crociata = guerra dotata di valore spirituale guidata dal Papa, una spedizione armata bandita dal Papa, volta a difendere la Terrasanta, che in cambio dell'impegno a parteciparvi (voto) garantiva la remissione dei peccati e alcuni privilegi legali + per sostenere la crociata fu elaborata una complessa struttura finanziaria NB anche i principati crociati attrassero cavalieri ed ecclesiastici, artigiani e mercanti, che tentarono di riprodurre le strutture sociali delle terre d'origine. 4. Le altre crociate Lo spostamento delle crociate verso Bisanzio e l'Egitto nel 13° secolo non si spiega con la decadenza degli ideali originari + già nel 1107 Boemondo d’Antiochia aveva organizzato una fallimentare spedizione per conquistare Costantinopoli, quindi la quarta crociata (1202-1204) conclusasi sotto la regia veneziana con il
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved