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Riassunto introduzione e fatti principali di Abelardo e Eloisa, Sintesi del corso di Letteratura latina

Riassunto dell'introduzione al testo e avvenimenti principali

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 16/05/2021

azzurra-scarselli
azzurra-scarselli 🇮🇹

4.5

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Scarica Riassunto introduzione e fatti principali di Abelardo e Eloisa e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Abelardo, magister della scuola cattedrale parigina, conosce Eloisa, nipote di un canonico della cattedrale famosa per la sua straordinaria cultura. Viene ospitato nella casa di questi e incaricato dell’educazione della fanciulla, ma i due iniziano una relazione. I due sono scoperti, Eloisa è in attesa di un figlio (Astrolabio) e si giunge così ad un matrimonio riparatore che, tuttavia, non placa la voglia di vendetta della famiglia di lei : Abelardo viene evirato. Travolto dalla disperazione si fa monaco a Saint-Denis ed Eloisa prende il velo nel monastero di Argenteuil. Dopo 20 anni è abate preso l’abbazia bretone di Saint Gildas e, quando Eloisa e le sue consorelle sono cacciate dal loro monastero, Abelardo dona loro l’oratorio che aveva fondato anni prima in una località presso Troyes. Ridedicato al Paracleto, il monastero divenne dimora stabile di Eloisa. Riprendono i fitti rapporti tra i due, che continuano anche dopo il ritorno si Abelardo a Parigi e la sua ripresa dell’insegnamento. All’inizio degli anni 40, condannato al Concilio di Sens e accusato da Bernardo di Chiaravalle e Guglielmo di Saint Thierry, si incammina verso Roma per appellarsi al papa. Durante il viaggio veine ospitato a Cluny da Pietro il Venerabile e, colpito dalla condanna papale al silenzio e alla reclusione, termina lì i suoi giorni (1142). Alla sua morte l’abate di Cluny, assecondando la richiesta di Eloisa, ne trasferisce il corpo al Paracleto. Sebbene l’Epistolario sia il luogo primario della vicenda, esso lascia traccia anche altrove fin dal XII secolo. Dapprima, nell’immediatezza degli eventi, ciò che trova spazio è la storia d’amore e la sua tragica fine : ne raccontano Folco di Deuil e Roscellino in delle lettere indirizzate ad Abelardo, Ottone di Frisinga in alcuni capitoli dei Gesta Friderici, il canonico Toul Ugo Metello in una lettera indirizzata ai due e lo scambio epistolare in morte di Abelardo tra Eloisa e Pietro il Venerabile. In generale, nei cronisti contemporanei e successivi, a trovare eco è soprattutto la dimensione di comune vita monastica, di prudenza e saggezza. In William Godell, ad esempio, esce un’immagina di Abelardo cifrata sul pentimento e l’ortodossia. La notizia venne ripresa ed integrata dai cronisti Roberto di Auxerre e Guglielmo di Nangis quando compare nel Chronicon Turonense negli anni 20 del XIII secolo. La dimensione più amorosa e passionale torna in scena nella seconda metà del XIII, quando compare la testimonianza storica dell’Epistolario : il ms. Troyes 802, conservato a Parigi, è la più antica e completa attestazione dell’opera. Tra gli anni 70 e 90 Jean de Meun traduce in francese parte dell’Epistolario e rifonde nel capitolo anti-matrimoniale del Roman de la Rose la vicenda dei due amanti. Nell’interesse dell’autore per l’Epistolario è particolarmente evidente la sua lettura selettiva, focalizzata sugli aspetti più autobiografici e sentimentali, che segnerà lo spostamento del baricentro dell’interesse anche per la recezione futura. L’operazione di de Meun fa del tema matrimoniale la cifra caratterizzante dell’Epistolario e dei due amanti, trasformando Eloisa in un nuovo personaggio, portabandiera saggio di una visione di amore libero. Il passaggio è destinato a diventare decisivo, assicurando una diffusa conoscenza della coppia e della sua storia e fissando l’immagine di Eloisa nella figura della donna colta e saggia la cui prudentia si esprime però in materia d’amore. Tra Trecento e Quattrocento l’Epistolario è letto da Petrarca, Coluccio Salutati e Gontier Col, ma resta la riscrittura di de Meun a guidarne la presenza nel dibattito letterario. Tra Quattrocento e Cinquecento ritorna in altre due testimonianze significative : l’anonimo Art d’amour e la traduzione in prosa con commento del Roman de la Rose di Jehan Molinet. La vera esplosione della fortuna moderna si ha nel Seicento : nel 1616 d’Amboise e Duchesne pubblicano il testo latino dell’Epistolario nell’edizione dell’opera di Abelardo ma, a determinare i contorni del successo, è per lo più la riscrittura delle vicende e delle lettere che viene compiuta a più riprese dai letterati e che ne diffonde la conoscenza in un ampio pubblico di lettori non eruditi. La vicenda si trasforma via via in un’avventura di stile galante, un dramma di gusto preromantico. L’apogeo viene raggiunto durante il periodo romantico, quando Eloisa diventa oggetto di una vera e propria venerazione, che in lei esalta l’incarnazione dell’amour-passion, della dedizione totale, dell’amante sublime. La storia dei due amanti è rimasta per tutto il secolo successivo, e ancora oggi, un tema assai produttivo per l’immaginario culturale. Nel corso degli anni il dibattito sull’autenticità del prodotto ha portato ad un inestricabile ventaglio di ipotesi : insieme di lettere scambiate dai due personaggi storici, trattato epistolare composto da Abelardo, falso del secolo XII ecc. Sebbene le ipotesi non siano andate riducendosi, prevale tra gli studiosi la posizione favorevole all’autenticità, fondata per lo più su due elementi - Fragilità dei rilievi opposti all’autenticità - Difficoltà di dare alla falsificazione collocazione storica e circostanze plausibili L’Epistolario è caratterizzato da una struttura letteraria complessa ed innovativa a tal punto da rendere difficile l’accettazione dell’ipotesi di un falso. Eliminata quest’ultima, restando aperte due possibilità - Insieme di lettere reali effettivamente risalenti ad Abelardo ed Eloisa, composte dopo il 1131, probabilmente conservate al Paracleto e, in data imprecisata, raccolte, riordinate e ricopiate da terzi, probabilmente dopo la morte degli autori e compiendo interventi non definibili sul testo - Progetto letterario preordinato di Abelardo ed Eloisa, il cui tema è la doppia vicenda spirituale che conduce i protagonisti al superamento di una condizione interiore inizialmente negativa; il legame tra i due vertice sta Cristo e che Abelardo propone prima di tutto a se stesso per trovarvi consolazione. EPISTOLA II Eloisa si congiunge esplicitamente alla narrazione dell’HCM, ricostruendo in apertura le circostanze grazie alle quali è venuta a conoscenza dello scritto e aggiungendone un riassunto (possibile artificio letterario funzionale a sottolineare la continuità che si vuole dare ai due testi). Eloisa riprende il tema di Saint Gildas per opporre a quest’ultima la luce consolatoria del Paracleto, che ripropone ad Abelardo come spazio ancora praticabile di realizzazione. Posti i fondamenti che motivano gli obblighi spirituali di Abelardo verso il Paracleto, Eloisa vi incapsula uno spazio proprio ed esclusivo : porta in primo piano l’io per chiedere ad Abelardo un intervento di consolazione personale (che pone sulla traccia dei “santi padri”). Eloisa si rifà ad una tradizione, a segnalare che la sua è una richiesta di un intervento che con quella autorevole sappia misurarsi. Sebbene il riferimento d’apertura sembri proporre la corrispondenza spirituale, le intenzioni della donna sono tutt’altre. In seguito diviene infatti chiaro che Eloisa non sta richiamando l’Abelardo guida spirituale, ma il marito e amante che ha contratto verso di lei un debitum derivato dal patto del sacramento nuziale. Eloisa scivola improvvisamente nel codice amoroso, in una sorta di “eroide”, così definita dalla critica a causa dell’evidente presenza del modello ovidiano che emerge nella ripresa degli stilemi fondamentali e del linguaggio che caratterizzano il modello della lettera di compianto dell’eroina abbandonata (Abelardo l’ha cercata solo per concupiscenza e l’ha abbandonata una volta venuto meno ciò che egli desiderava). Sempre sulla scia di Ovidio, gran parte della lettera è incentrata sulla difesa della realtà del suo sentimento. Per dimostrare ciò fa ripercorre gli eventi, mettendo in evidenza l’onestà e la purezza del suo affetto, il quale è dedizione totale, identificazione annullante nel desiderio che la spinge fino alla definitiva rinuncia dell’amato in una monacazione determinata solo dall’obbedienza alla volontà di lui. Sebbene Eloisa voglia difendere il suo comportamento (affermando ad es. che era legittimato dall’oggettiva straordinarietà di Abelardo), ciò non significa che intenda attribuirgli un valore etico assoluto : ella ne riconosce la problematicità e la colpevolezza. Quello che vuole ora è dimostrare l’onestà del suo sentimento, la sua interiore innocenza verso di lui al di là dell’oggettiva responsabilità che ella sente di aver avuto nella vicenda. Tale esigenza è tanto più essenziale perché il riavvicinamento che chiede all’amato è ancora tutto nel nome dell’attualità di questo sentimento (proposta che lascia intravedere la problematicità della sua posizione spirituale). Anche le parole con cui chiede una consolazione in nome di Dio, sebbene sembrino ad un primo sguardo un ripiegamento nella dimensione spirituale, continuano in realtà a fare di Dio una sorta di appendice al suo amore per Abelardo. EPISTOLA III Abelardo ha colto le pericolose smagliature della proposta di Eloisa ma, per rispondere, opta per il procedimento attenuato dell’insinuatio, che riprende le proposizioni di Eloisa per riproporle a lei in positivo nella forma corretta, come un modello di pensiero e comportamento che valga a suggerire e a stimolare il necessario adeguamento. Al posto dello scritto consolatorio da parte dell’amato che Eloisa aveva richiesto, Abelardo si dichiara pronto a fornire uno scritto di esortazione e di insegnamento in nome di Dio. Se Eloisa chiedeva il rinnovarsi di un rapporto esclusivo in cui Dio era pericolosamente assente, Abelardo riconosce l’esistenza di questo legame, ma lo volge nell’unica forma consentita, trascendendolo in un rapporto in Dio che si sostanzia nella preghiera. All’opposto dell’io totalmente individuale della lettera di Eloisa, Abelardo, sebbene riconosca la sua singolarità, tende a ricondurre quest’ultima nella collettività, chiudendo nell’appello ad un noi collettivo la sua richiesta di aiuto e preghiera. Nell’intensità dell’immagine conclusiva, relativa alla possibile morte imminente di Abelardo, emerge tanto l’idea di quest’ultimo del monachesimo femminile (coincidenza ideale tra pie donne e monache) quanto un suo atteggiamento più sentimentale e letterario : la tendenza a schiacciare Eloisa nel coro delle consorelle ma anche a vedere e percepire emotivamente la comunità come una sorta di reduplicazione all’infinito di Eloisa stessa. EPISTOLA IV In Eloisa si scatena una reazione esacerbata, che la porta a trasformare la sua prima richiesta in un appello appassionato, sostenuto da una drammatica e problematica rappresentazione di sé stessa (dinamica che ancora una volta può derivare da uno svolgimento reale quanto da una strategia letteraria abilmente costruita). E’ ancora percepibile la presenza del modello delle Heroides, il quale questa volta è fortemente esasperato nelle sue tonalità patetiche ed è sostanziato da problematicità etica e da una complessità intellettuale estranee all’originale. In apertura è ripreso il motivo della morte di Abelardo in una sorta di planctus, dapprima con un noi collettivo il quale però, per la presenza del tema erotico dell’impossibilità di sopravvivenza alla morte dell’amato, serve per lo più a creare una sorta di voce corale in cui Eloisa proietta ed enfatizza i suoi sentimenti prima di distaccarsene per recuperare l’io individuale. Il passaggio all’io avviene nel segno dell’unicità del rapporto con l’amato, dando spazio ad una seconda rivisitazione del passato dai toni ancor più drammatici della prima, poiché centrata sulla castrazione e sui sentimenti presenti che costituiscono il nucleo problematico della condizione che Eloisa vuole svelare ad Abelardo. La tragedia è per lei fonte di dolore insanabile soprattutto perché questa è segnata da una profonda ingiustizia che la donna non riesce ad accettare e che continua a rimproverare a Dio. Elemento ancor più critico del suo rapporto conflittuale con Dio sta nel fatto che Eloisa non riesce ad accettare il disegno divino soprattutto perché, dentro di sé, non è in grado di provare alcun reale pentimento per i suoi comportamenti passati. E se anche il suo comportamento esteriore è irreprensibile, esso non ha nessun significato poiché ciò che conta è solo l’interiorità. Eloisa non è mai stata mossa dall’amore per Dio, ma solo da quello per Abelardo e dal timore di recargli offesa. Eloisa delinea in maniera chiara la frattura che la separa da Dio, ma nelle sue parole non vi è rivendicazione di alterità, quanto piuttosto la consapevolezza dell’errore e di rischio e richiesta di aiuto ad Abelardo : a lui rivela una drammatica problematicità affinché egli fornisca una soluzione etica e spirituale. Eloisa sta cercando per se stessa una livello di integrità possibile nella sua specifica condizione e lo chiede ad Abelardo, sollecitandolo tuttavia anche a non ripeterle soluzioni già proposte. EPISTOLA V Abelardo si impegna ora in una risposta altrettanto pressante ed articolata, la quale può colpire per la sua durezza, ma che in realtà è altrettanto carica di passione (una passione razionale con cui cerca di trascinare Eloisa verso l’unica soluzione spirituale possibile, che è anche l’unica possibilità di conservare un dialogo tra di loro). Afferma che tenterà di rispondere precisamente ai quattro punti secondo i quali era articolata l’ultima lettera di Eloisa. Il primo punto riguardava il suo aver anteposto se stesso ad Eloisa nella salutatio della sua lettera : tale capovolgimento dell’ordine naturale viene giustificato dalla considerazione della nuova gerarchia che si è venuta a creare tra di loro, quando lei, trasformandosi da sua sposa a “sposa del Signore”, è divenuta anche sua signora, e dunque a lui superiore e degna di essergli anteposta. La scelta del motivo della monaca come sposa di Cristo potrebbe essere un collegamento ad un passo del Cantico dei Cantici, ma in questo caso la scelta è in realtà essenzialmente funzionale all’ introdurre uno degli elementi chiave della proposta di Abelardo : la conversione del suo amore dallo sposo carnale a quello celeste. Superati rapidamente il secondo e il terzo punto, Abelardo affronta la non accettazione di Eloisa del disegno divino che ha portato alla loro separazione : rivisita puntualmente il passato, punto per punto, per distruggere la ricostruzione che Eloisa ne aveva fatto. Tale priorità femminile nella Grazia, che capovolge l’ordine naturale, si conferma in tutta la storia della salvezza, che Abelardo ripercorre da Eva, e che dimostra come le donne abbiano sempre goduto di dignità superiore. È possibile osservare come l’esaltazione della dignità femminile sia specularmente anche difesa da parte di Abelardo della sua funzione di guida spirituale di una comunità di donne. EPISTOLA VIII L’ottava epistola è di carattere più applicativo ed è anche quella che ha goduto di minore fortuna, spesso giudicata farraginosa e disordinata. Non sono tuttavia mancate interpretazioni in segno contrario, come ad esempio quella di M. McLaughlin, che ne sottolineano l’impegno concettuale, la coerenza e l’articolata struttura, comprensibile solo a patto di cogliere alcune premesse essenziali - Una relativa alla natura del testo : esso ha carattere di uno speculum della perfezione monastica femminile, di un trattato di istruzione che dà spazio alla sua meditazione sui problemi del monachesimo contemporaneo; in ciò l’epistola VIII rivela la funzione di surrogato sostitutivo del fallimento di Saint Gildas che il Paracleto svolge nella parabola intellettuale e biografica di Abelardo - Una seconda relativa alla comprensione del fatto che la lettera sia caratterizzata da una sorta di stilema dialogico in cui il discorso di Abelardo ed Eloisa si costruisce in una continua e reciproca ripresa e correzione : egli struttura il suo procedere argomentativo sullo sviluppo puntuale degli stessi principi etico-spirituali proposti da Eloisa; anche qui, come nelle lettere precedenti, alla ripresa si accompagna la correzione, la tendenza a spegnere la componente massimalista della donna Una volta accettata la natura articolata e composita del testo, anche la sua struttura organizzativa diventa chiara e leggibile. I primi capitoli sono dedicati ai valori basilari dell’esperienza monastica, i successivi delineano la struttura organizzativa della comunità, le norme di vita, lo svolgimento dell’ufficio divino, le norme relative al vestiario ecc. Dei tratti caratterizzanti il disegno di Abelardo, due colpiscono in modo decisivo - La configurazione della comunità femminile e del suo modello di vita: ordinata in una struttura fortemente gerarchica, la comunità è guidata dalla diaconessa e conduce una vita essenzialmente chiusa verso il mondo esterno; gli incarichi operativi sono destinati alla monache illetterate, affinché le atre possano dedicarsi allo studio; viene così proposto un ideale della comunità paraclitense indirizzato verso una dimensione intellettuale, il cuore della conversatio monastico è per Abelardo lo studio e il confronto continuo con il testo sacro - La comunità femminile non è autonoma, ma sottoposta alla cura e al controllo di una parallela comunità di uomini (controllata dall’abate): Abelardo recupera l’antico istituto del monastero doppio, in un discorso che si caratterizza nelle sue tonalità, legate all’evidente preoccupazione di spegnare ogni tentativo di prevaricazione maschile e di salvaguardare autonomia e dignità della diaconessa Specialemente il secondo elemento crea una forte tentazione di leggere dietro la teorizzazione di Abelardo la duplicazione assunta a sistema della sua vicenda personale, e nei delicati e rispettosi rapporti tra diaconessa ed abate il riflesso istituzionalizzato del suo dialogo con Eloisa, della sua funzione di guida spirituale. Tuttavia, conviene osservare che si trattasse di un ruolo che negli anni Abelardo svolgeva sempre di più in absentia. Eloisa decise di lasciare inattuato l’ideale di Abelardo : il Paracleto non divenne mai un monastero doppio e la stessa Regola non fu mai applicata, sostituita pochi anni dopo la morte di Abelardo da consuetudine integrative della Regola Benedettina, probabilmente volute da Eloisa stessa. CONCLUSIONI La complessità della struttura concettuale e letteraria del testo, la pluralità di stilemi, linugaggi, codici e modelli che vi si intersecano costituisce la principale ragione di perplessità di fronte all’ipotesi che l’Epistolario sia un dialogo/trattato poiché essa presupporrebbe una capacità progettuale, una maestria nel padroneggiare la pluralità di linguaggi, quali nessun altro autore coevo ha dimostrato di possedere. In ogni caso, resta aperta la domanda : corrispondenza reale o dialogo/trattato epistolare?
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