Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

maturità leopardi, manzoni, pascoli, d'annunzio, pirandello, marinetti fino a primo levi, Schemi e mappe concettuali di Italiano

esame maturità da leopardi a primo levi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

In vendita dal 24/10/2023

Riikah
Riikah 🇮🇹

4.9

(8)

33 documenti

1 / 18

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica maturità leopardi, manzoni, pascoli, d'annunzio, pirandello, marinetti fino a primo levi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! GIACOMO LEOPARDI Giacomo Leopardi nasce nel 1798 a Recanati nelle Marche e da una famiglia nobile, il padre era un uomo colto ma contrario alle innovazioni della rivoluzione francese. L’ambiente conservatore in cui Leopardi crebbe influenzò molto la sua vita anche politica (condannò il governo di Napoleone), soprattutto a causa della madre dura e priva di affetto. Continuò gli studi da solo, chiudendosi nella biblioteca del padre (20 mila volumi raccolti dal 1796) per sette anni, imparando greco, latino, ed ebraico. Leopardi era un poeta dalle idee contraddittorie, cambiava posizione più volte a causa di ciò che gli succedeva nel corso della vita. Nello Zibaldone, un diario personale di ricordi, pensieri, appunti ed idee vennero racchiuse tutte le bozze delle sue opere; Tra le più importanti troviamo “A Silvia”, “L’Infinito”, “La Ginestra” (raccolta Canti) e “Il Dialogo Dell’Islandese Con La Natura”. La famiglia voleva che lui diventasse un prete, ma Leopardi desiderava capire se stesso e il mondo circostante così si rifugia nell’amicizia con Pietro Giordani e grazie al “L’Epistolario”, lettere che invia, nel quale racconta le vicende della vita e i sentimenti provati, all’intellettuale classicista ne trova una guida quasi paterna, aprendosi poi alle idee progressiste. Cercò di fuggire dall’ambiente chiuso e opprimente ma fallì, e non riuscendo a confortarsi nella lettura per un problema agli occhi prova a suicidarsi, non riuscendoci; si perse quindi in uno stato di aridità e pessimismo e dalla poesia di immaginazione passa poi alla filosofia. Leopardi ripropone i classici come modelli ma critica il classicismo accademico, poiché per lui la poesia era spontaneità, originalità di un mondo interiore; un pensiero prettamente romantico. Il Romanticismo è un movimento dell’ottocento che ha origine in Germania e risalta i sentimenti, la soggettività e la natura. Leopardi scrive pieno di sentimenti ma anche in modo razionale; non riesce a trovare una strada diversa dalla solitudine e non condivide il facile ottimismo (parte da presupposti negativi), e capirà che non riuscirà mai a raggiungere la strada della solidarietà. Oppone natura e ragione (la prima grande rispetto all’altra, creatrice di uomini felici ma poi diventati infelici a causa della ragione), e questo suo pensiero può essere diviso in 3 fasi; La prima fase è chiamata pessimismo storico (perchè coinvolge l’intera società – sarà detto poi individuale quando il dolore sarà strumento di conoscenza e riflessione personale) Leopardi riflette sull’infelicità dell’uomo, (e in quel periodo scrive Piccoli Idilli che assieme ai Grandi Idilli esprime i rimpianti -”A Silvia” per esempio-, formeranno l’opera “I Canti”, di cui fanno parte anche “l’Infinito” e “Alla Luna” – Si rifugia dal tempo e dallo spazio ma è consapevole del presente che non permette la fuga nel sogno-), in cui secondo lui la natura è benigna, l’infelicità non dipende da essa, perché di per sè non da all’uomo la felicità se non quando vivevano a stretto contatto nell’età antica ed era in grado di dare una visione pura delle cose. Leopardi capisce che il presente con l’affermarsi della ragione è simbolo di sofferenza e solo il passato, attraverso i testi classici, può portare sollievo all’uomo; ma nell’età adulta ci si accorge di tutti i sogni vaghi e irrealizzabili. “La teoria del piacere” infatti, sostiene che l’uomo cerca nella vita un piacere infinito, e grazie all’immaginazione che concepisce cose non reali possono essere infiniti e la natura fornisce tale facoltà per un’illusoria felicità. Nella seconda fase, chiamata pessimismo cosmico (in cui in quel periodo scrive le Operette Morali, testi in prosa per mostrare la sofferenza dell’uomo da parte della natura) la natura è maligna e colpevole, l’uomo soffre anche a causa di essa, l’uomo esiste per soffrire e sarà un dato storico, non raggiungerà una felicità che non esiste, anche per colpa della ragione che gli fa scoprire il dolore, perchè i piaceri sono tutti finiti e limitati, e l’età moderna porterà solo illusioni, insoddisfazioni e un senso di nullità di tutte le cose che lo spingeranno a sopportare poiché sarà un dato eterno e immutabile che non dipende dall’uomo. Leopardi muta, diviene più distaccato, rassegnato e a tratti ironico; Nella terza fase coincidente con “La Ginestra” proverà ad usare la ragione per superare l’illuminismo stesso diventando un filosofo, capisce che l’uomo deve unirsi con i suoi simili per alleviare questa sofferenza, e quindi la solidarietà (paragonato al fiore che riesce a ricrescere dopo l’eruzione e l’uomo quindi deve impegnarsi per un futuro migliore) A differenza di Manzoni per lui il vero non sarà fonte di ispirazione poetica. “Il Dialogo Dell’islandese Con La Natura” fa parte delle Operette Morali (prose con dialoghi ironici tra personaggi fantastici); L’Islandese è simbolo di infelicità dell’uomo, e vengono raccontate tutte le sue disgrazie accumulate (credendo che sia colpa dei rapporti con i vicini e quindi viaggia, isolandosi e cercando un ambiente con un buon clima, adatto a lui), arrivato in Africa incontra la Natura, una donna indifferente sulle sorti dei viventi (come la madre di Leopardi), la Natura non lo comprende, lo trova contraddittorio e viene accusata di operare contro gli altri esseri. L’autore pone quindi il problema della Natura davanti al quale l’umanità deve riflettere; non la si può dominare quando l’uomo stesso è natura, ci si deve bensì riconoscere attraverso la modestia. L’islandese verrà però infine divorato da due leoni. “La Ginestra” è il suo testamento spirituale, una lirica di sette strofe antiottimista e antireligiosa che si basa sulla solidarietà degli uomini, progredendo contro la natura nemica. E’ una canzone classicista che riprende l’aulico e il sublime di Dante inserito nei Canti, una raccolta di versi di carattere lirico (simile ai sepolcri di Foscolo). La Ginestra è un fiore che risiede sulle pendici del Vesuvio ora intorno cosparso di rovine (simboleggia il destino dell’umanità) troviamo sarcasmo, ragionamenti, compassione ed elogi. Nella seconda strofa definisce superato e sciocco l’800 che rifiuta verità razionali, nella terza strofa si rivolge a chi alla miseria incolpa la natura, alla quarta tratta le pretese dell’uomo di essere al centro di tutto, nella quinta è presente una similitudine in riferimento all’eruzione del Vesuvio (come un frutto che distrugge il formicaio=l’uomo), nella sesta il vulcano rappresenta il tempo umano e i suoi cicli naturali e nella settima elogia il fiore, il coraggio e la fragilità di stare nel deserto ma l’essere resistente. “L’infinito” è una lirica inserita nei Canti, componimento più famoso composto da una sola strofa in cui viene raccontato il presente; una siepe che suscita l’immaginazione di spazi infiniti proprio perchè impedisce la vista, l’infinito è quindi connesso con l’immaginazione. Racconta un processo interiore di un silenzio che stimola i sensi e che si perde nella coscienza fino ad annullare l’io, la felicità. ROMANTICISMO EUROPEO E ITALIANO Il Romanticismo è una corrente politica, filosofica, artistica e letteraria diffusasi in Europa a fine settecento e inizio ottocento, e si oppone al pensiero Illuminista; esplora l’irrazionale e in particolare i sentimenti, la passione e la sensibilità personale; In Germania si diffonde il movimento letterario Sturm Und Drang con gli stessi obiettivi, si ricercano le proprie origini e si esalta il popolo come nazione non solo geograficamente ma come entità culturale, infatti il popolo diventa soggetto dell’opera. Il Romanticismo in Italia nasce dopo un dibattito sul superamento dei classici greci e romani e su un rinnovamento della cultura ad un pubblico più vasto; a differenza di quello europeo gli italiani rifiutano l’irrazionale, ma si ispirano al vero, alla realtà. La lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo può essere considerato il manifesto del Romanticismo italiano, chiarendo alcune tematiche della letteratura romantica; è intima e nasce dal sentimento, ed individua un nuovo pubblico, il ceto medio, poiché l’Ottentoto, la plebe, è troppo ignorante e gli aristocratici, i Parigini, sono troppo abituati ad esaminarla. Anche Manzoni fisserà dei principi fondamentali come l’obiettivo; utile ed educativo, rifiutando forme classicheggianti e interessante con argomenti quotidiani. LA SCAPIGLIATURA Nella fase di transazione dal romanticismo si inserisce la scapigliatura, che aprirà poi la strada al Decadentismo riprendendo il conflitto artista-società. Gli scapigliati non hanno una vera e propria poetica ma si presentarono antiborghesi, anticonformisti, critici dello stato appena nato, del romanticismo italiano (criticando Manzoni e il romanzo storico) ma sostenendo il romanticismo europeo, rifiutano patriottismo e moralismo. Non è considerato un vero movimento letterario ma un atteggiamento, un modo di essere, un gruppo di scrittori ribelli dell’ottocento; da un lato si aggrappano ai valori del passato (bellezza, arte, natura) ma dall’altro, visti gli ideali perduti, si rassegnano a rappresentare il vero, vivendo nell’incertezza e nell’angoscia, non parteciperanno alla società, anzi capiranno la povertà e il disagio degli emarginati e delle classi sociali. IL DECADENTISMO Il Decadentismo è un movimento artistico e letterario affermatosi in Europa tra la fine dell’ottocento e inizio novecento, in particolar modo in Francia e sviluppatosi poi in Italia. Il termine indica la decadenza della società troppo occupata alla produzione e al guadagno, e nasce come reazione all’insoddisfazione del positivismo (un movimento filosofico e letterario che ha alla base la ragione, la scienza e il pensiero razionale) e comprende il dissacrare i valori, la ribellione nei confronti del mondo borghese e della società che impone regole ed etichette; l’irrazionalismo (l’intuizione umana), l’individualismo, il ripiegarsi su se stessi con una poetica di riflessione di un individuo trascurato e di una comunità disprezzata, il non voler più insegnare qualcosa ma ritrarsi e svelare la realtà in versi liberi e con un linguaggio simbolico e musicale, una poesia di sensazioni e mistero; e l’estetismo, la ricerca di tutto ciò che è esteriormente bello e lussuoso, una vita vissuta con tutti gli eccessi possibili. Tra i maggiori esponenti troviamo Marinetti, Svevo, Pirandello, D’Annunzio e Pascoli. Carlo Salinari divise questi autori in sostenitori del mito, l’esaltazione dell’individuo dalle masse, il poeta scrittore della falsa coscienza (D’Annunzio e Pascoli), e scrittori della coscienza (Svevo e Pirandello) dell’inetto, del disadattato che soffre della propria incapacità e non ha un posto nella società. GIOVANNI PASCOLI Nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna da una numerosa famiglia di borghesia rurale e riceve una formazione classica. Un evento che segnerà la sua vita e la poetica sarà la morte del padre il 10 Agosto 1867, e l’anno dopo della madre, della sorella e di due fratelli. Pascoli si avvicinerà inoltre all’ideologia socialista per via dell’assassinio del padre, infatti sarà arrestato durante una manifestazione per poi allontanarsi dalla vita politica. Ricostruirà il nido familiare vivendo con le sue due sorelle, e questo attaccamento dimostrerà la sua fragilità, infatti si sentirà tradito quando una delle sorelle deciderà di sposarsi; lui ebbe una vita casta, l’amore era un qualcosa di proibito e impuro. Intraprenderà una carriera da professore e subentrerà a Giosuè Carducci nella cattedra di letteratura italiana; un anno prima della sua morte appoggerà la guerra coloniale. Myricae (1891) è la prima raccolta di poesie e componimenti brevi di Pascoli, e ritrae per lo più la campagna, la natura attraverso immagini, suoni, colori e impressioni, oggetti carichi di valenze simboliche, e l’immagine ricorrente dei familiari morti. Troviamo onomatopee, ripetizioni di suoni della natura come concetti (il fonosimbolismo), e un linguaggio analogico. L’assiuolo (1897) La poesia si svolge in una campagna notturna, e dal buio arriva un pianto lontano dell’assiuolo, un uccello notturno che ispira pensieri legati alla morte. Pascoli si interroga sul destino dell’uomo, sulla morte senza rimedio. La figura retorica più caratterizzante è l’onomatopea e il fonosimbolismo come presagio di sventura. X Agosto (1896) Rievoca la morte del padre durante la notte di San Lorenzo; la prima strofa è riflessiva e si lega all’ultima, dove si rivolge alla notte e poi al cielo, alla sua caduta di stelle che vede come un pianto (personificazione), mentre quelle centrali sono narrative perché paragona l’uccisione di una rondine -il padre- che torna al nido -la famiglia- a quella dell’uomo (analogia). Temporale (1893) La poesia si presenta con frasi brevi ed essenziali, moltissime figure retoriche che creano un’atmosfera cupa e di mistero, come l’onomatopea “bubbolìo” (la parola riproduce il suono – il poeta prova a dare una sensazione uditiva), similitudini, metafore. Riesce a creare l’effetto di tante immagini in successione; l’inizio di un temporale, al quale l’occhio riesce a cogliere un solo particolare illuminato da ogni breve lampo. Lampo (1891) In Pascoli è frequente la descrizione dei fenomeni naturali che osserva con meraviglia e inquietudine; il paesaggio presenta l’inizio di un temporale con un lampo che illumina una casa bianca (il nido) in breve tempo, per poi lasciar spazio di nuovo al buio (la sofferenza). IL FANCIULLINO (1897) La poetica di Pascoli è di tipo esplicita (ovvero non ci sono critici e studiosi che l’analizzano, ma gli stessi autori compongono saggi di critica spiegandola) infatti scrive un testo critico dove spiega cos’è per lui la poesia, il suo modo di farla e il ruolo del poeta; Il Fanciullino rappresenta il cuore del poeta, la sensibilità, l’intuitività, l’irrazionalità ed è presente nel poeta sin da piccolo, e quando cresciamo lui rimane tale e continua a guardare tutto con gli occhi di un bambino. Il poeta cresciuto e anziano da voce a questa sua parte, mentre alcuni adulti invece non la considerano, e ciò li porta a pensare che il Fanciullino non risieda in tutti. Pascoli spiega che in realtà è presente ma molti lo reprimono perché non ne sentono il bisogno o sono troppo occupati nelle conquiste, come ad esempio i giovani che sono meno sensibili al contrario degli anziani, quasi alla fine della loro vita e con le conquiste già attuate. Il Fanciullino è colui che al buio crede di vedere e alla luce sogna ciò che non vede, ed è quello che parla agli animali, alla natura, perde tempo tra fiori e uccelli, e piange e ride senza motivo; davanti alla morte è colui che fa commuovere, rende tollerabile le sventure e da voce alla spontaneità, mentre l’altra parte rimane impietrita perché più razionale. In un passaggio il poeta fa riferimento al rapporto che aveva con le sorelle “e dell’umano amore accarezza esso come sorella”. Il fanciullino è l’Adamo che mette nome a tutto ciò che vede e sente adattando parole differenti, ad esempio nomi grandi a ciò che è piccolo, e da segni, suoni e colori per riconoscere qualcosa che potrebbe essere spiegato con una parola. Tutti hanno sentito queste emozioni anche chi questo fanciullo ormai tace perché sembra non aver tempo (riferimento a banchieri, operai), la poesia è in tutte le età e classi (interclassista) -Berchet diceva che la poesia non fosse in tutti-, e sottolinea che il poeta se è vero è spontaneo, invece se se lo pone come obiettivo è solo oratore, predicatore, filosofo, maestro di idee altrui; Infatti il poeta è ortolano e giardiniere, colui che fa nascere i fiori, e non cuoco o fiorista che li serve o vende. Il poeta infine coglie la sensibilità di tutti e anticipa la loro parola, non persuade ma è persuaso. LA GRANDE PROLETARIA SI E’ MOSSA (1911) E’ un discorso pronunciato da Pascoli in occasione della campagna di Libia nel 1911 (Giolitti fu costretto a riprendere l’espansione italiana per motivi di politica nonostante fosse contrario alla guerra, poiché Crispi nel 1896 perse per la conquista del corno d’Africa); svela un lato dell’autore fortemente nazionalista e interventista, difficile da conciliare con il socialista che si definiva. Questa guerra è presentata come necessaria alla sopravvivenza dei cittadini italiani che dopo anni trascorsi come lavoratori emigrati e sfruttati, dovevano procurarsi terre fertili e dimostrare il proprio valore militare. Presenta questa campagna come una guerra difensiva e non di attacco (unica modalità accettata dai socialisti). La Libia viene descritta come un paese favorevole alla colonizzazione italiana, vicina geograficamente e con terre fertili, gli italiani si sentivano in dovere di civilizzare l’arretratezza dei popoli e così sfruttarne il territorio, lasciandola diventare una seconda patria. L’Italia appare unita dal punto di vista militare e sociale, come fossero sparite le lotte di classe. In questa copertura ideologica, per proletaria Pascoli intende l’Italia, come fosse tutta povera e contadina; il concetto di proletariato si fonde col concetto di nazione e di patriottismo, dove il fanciullino diventa il fanciullone soldato che aiuta i poveri e affronta la fatica per gli altri. E’ presente anche un concetto pre-razzista poiché l’ondata migratoria di italiani fu paragonata a quella dei neri d’America che venivano sfruttati; Cita Dante, Garibaldi, Colombo e l’Italia loro discendente che si merita prestigio, poiché gli italiani erano considerati analfabeti in grado di perdere contro gli africani, i contadini erano sacrificabili mentre i latifondisti al sud toglievano loro le terre perché il governo non riusciva a compiere una riforma agraria; il Risorgimento era stato manovrato e l’Italia resa martire in grado di rinascere solo dopo 50 anni perché aveva subito tutto dal punto di vista militare e resa debole. Pascoli esalta quindi l'esercito, tra le varie diffamazioni, con una copertura generosa dei giovani che aiutano gli anziani e i poveri, ma che in realtà venivano indirizzati per uccidere. GABRIELE D’ANNUNZIO Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia benestante. Già dai primi studi mostra subito un grande interesse per la letteratura, infatti quando si trasferirà a Roma verrà accolto nei salotti letterari aristocratici. Nel 1889 pubblica “Il Piacere”, poi a causa di debiti giunge a Venezia, dove intraprenderà una relazione con Eleonora Duse; successivamente comporrà Alcyone, e si dimostrerà anche un interventista allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Nel 1916 perderà un occhio in un incidente aereo e scriverà il Notturno, prose autobiografiche, durante la convalescenza. Compierà l’impresa di Fiume per denunciare l’insoddisfazione dell’Italia dopo i trattati di pace, e negli ultimi anni si ritirerà nella villa “Il Vittoriale” fino alla morte. Come Pascoli anche per D’Annunzio la poesia non sarà più una guida per la società, ma solo il poeta comprende la natura e il proprio linguaggio: I vecchi e i giovani (1909) Pirandello scrisse anche un romanzo storico, dove rappresentò le vicende politiche e sociali della Sicilia negli anni 1892-93, confrontando due generazioni “i vecchi” coloro che hanno combattuto le guerre del Risorgimento e si adattano ad una vita mediocre, e i “giovani”, coloro che credono nel rinnovamento sociale, civile e politico della nazione nuovamente ricostruitasi in unità; ovvero la generazione delle idee socialiste che fondò in Sicilia i Fasci dei lavoratori alla rivolta. Uno nessuno centomila (1925) Il protagonista è un uomo benestante che dopo un osservazione della moglie sprofonda in una crisi esistenziale e si accorge che in realtà anche se pensava di conoscersi e sapere chi fosse gli altri lo vedono in modo diverso, il suo io è infatti fratturato in un’infinità di maschere in cui lui non si riconosce. FILIPPO TOMMASO MARINETTI Filippo Tommaso Marinetti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1876 da una ricca famiglia anticonvenzionale, ed è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano, conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del 900. Si laureò in legge e si stabilì a Parigi, dedicandosi all’arte e alla letteratura, e componendo anche versi influenzati da D’Annunzio. Aderì al Fascismo nel 1919 e fu accademico d’Italia. Il movimento futurista inizierà in Italia ma arriverà anche a Parigi e poi in Europa, e produrrà quasi esclusivamente dichiarazioni di poetica, come i manifesti, che vere e proprie opere d’arte o poesie. I futuristi si fanno da interpreti di un nuovo ideale di vita basato sulla fede nel futuro e sul progresso tecnologico esaltando la velocità, il dinamismo, la forza materiale, la violenza e la guerra e rifiutano totalmente i valori tradizionali del passato. Tali principi porteranno alla Prima Guerra Mondiale e ispireranno il fascismo; il loro linguaggio è caratterizzato da strutture sintattiche e grammaticali in libertà. Il manifesto del futurismo (1909) L’articolo di giornale uscì in un primo momento in Francia ma poi anche in Italia date le prime risposte di derisione, dove musicisti, letterari, e artisti inizieranno a riconoscersi in questi principi: la struttura del manifesto è falsamente narrativa, e presenta una dichiarazione in cui l’autore consiglia di superare l'accidia che pervade gli intellettuali ed impedisce loro di intervenire nella società, inoltre si doveva essere educati nell'uso dell'energia perché in quei anni si sviluppò l’industria automobilistica (macchina con motore a scoppio). I principi fondamentali del manifesto del futurismo sono: l’amore per il pericolo, l’energia, la ribellione, le letteratura deve essere aggressiva, si deve esaltare la velocità come un mito, la Terra è paragonata ad un auto di cui l’uomo tiene il volante e può dominare sulla natura, non dobbiamo guardare al passato, bisogna glorificare la guerra come igiene, si deve essere patriottici (in realtà nazionalisti), deve esserci il militarismo (una gerarchia), si deve disprezzare la donna perché lei è l’elemento di pace debole della società, si devono distruggere musei, biblioteche, ed esaltare le insurrezioni contro il potere parlamentare. Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912) Pochi anni dopo la pubblicazione del primo manifesto, Marinetti ne pubblica un altro indicando quali principi dovrebbe seguire la letteratura futurista, per lo più visiva: Per l’autore se non si distrugge il passato il nuovo non può nascere, quindi bisognava distruggere la sintassi, togliere l’aggettivo, abolire l’avverbio, usare il verbo all’infinito con un sostantivo che deve avere il suo doppio come analogia e non avere congiunzioni, abolire la punteggiatura (ma si possono usare segni di matematica e musica), utilizzare onomatopee, le parole devono essere libere dalle righe, e l’utilizzo di calligrammi. Manifesto del Partito Comunista (1848) Fu scritto da Karl Marx e Friedrich Engels e pubblicato a Londra in varie lingue, esponendo i principi del Partito Comunista. Il Manifesto è diviso in quattro parti ciascuna delle quali tratta un argomento differente; Marx inizia sostenendo una concezione che vede la storia come un’incessante lotta tra classi; questo conflitto sociale è sempre esistito fin dall’antichità e nell’epoca moderna, l’era del capitalismo, esso si restringe ad uno scontro tra la borghesia, classe ricca e dominante (trionfante del feudalismo che la opprimeva), e il proletariato, la classe operaia (che ne è serva). Mentre i proletari diventano sempre più poveri ed oppressi, i borghesi cercano nuovi modi per aumentare i loro profitti, ad esempio innovando i mezzi di produzione industriali; ma Marx sostiene che il proletariato sia destinato a generare una rivoluzione sociale con la quale finirà ogni forma esistente di sfruttamento delle persone e del loro operato. Nella seconda parte il partito comunista si propone portavoce di questa rivoluzione, proponendo come carattere principale a questa emancipazione l’abolizione della proprietà privata, dello sfruttamento dei salari e del libero commercio. Marx sottolinea anche che per evitare di nuovo lo sfruttamento ci sarà bisogno di uno stato nuovo controllato dal proletariato per eliminare le differenze di classe e le classi stesse. Nella terza parte presenta tre tipi di pensiero socialista; feudale, in cui l’aristocrazia fingerà di essere dalla parte del popolo; borghese dove la piccola borghesia farà parte del proletariato; e quello critico-utopistico dove viene descritta la società futura. Nella quarta parte si delineano i rapporti tra comunisti e altri partiti democratici, chiudendo con la frase “Lavoratori di tutti i paesi unitevi!” Sostanzialmente il proletariato, che aveva solo la prole e quindi i figli, vendeva la propria capacità lavorativa in cambio di salario che però non era proporzionato, in modo tale che i borghesi ottenevano un profitto maggiore. Marx si rese conto che le idee socialiste del suo tempo non avrebbero modificato il sistema borghese, perché sosteneva che la sovrastruttura dipende totalmente dalla struttura, per Marx storica e quindi destinata ad essere superata da un’altra di livello superiore e per i borghesi naturale ed eterna. La struttura è l’economia, quindi gli uomini e i mezzi, mentre la sovrastruttura ciò che regge tutto è l’ideologia, la politica, l’etica, la religione, l’arte, la filosofia e sono in relazione ad una struttura economica. Il manifesto della Razza (1938) Conosciuto anche come “Il Manifesto degli scienziati razzisti” anticipa di poche settimane la legislazione razziale fascista del 1938, e fu firmato da alcuni dei principali scienziati e docenti italiani diventando la base ideologia e scientifica della politica dell’Italia fascista e razzista. 1) Le razze umane esistono e possono essere ereditate. 2) Esistono grandi razze e piccole razze. 3) Il concetto di razza è puramente biologico (scientifico) 4) La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana. 5) Le varie invasioni non hanno influito nella razza ariana. 6) Esiste una pura razza italiana, non basato sul concetto biologico ma sulla parentela di sangue che unisce gli Italiani da generazioni (contraddice il punto 3) 7) E’ tempo che gli Italiani si proclamino razzisti senza intenzioni filosofiche o religiose ma biologiche; additare quindi un modello fisico e psicologico di razza umana diverso da quello tedesco, elevando quindi l’Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se. 8) Necessaria una distinzione tra Mediterranei d’Europa (Occidentali) e Orientali e Africani. 9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. 10) I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo; L’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee. LA STORIA DEL MIO MATRIMONIO Zeno strinse dei rapporti di lavoro e di amicizia con Giovanni Malfenti, vedendolo quasi come una figura paterna e non sapendo che fosse padre di quattro sorelle, tutte con l’iniziale A; Augusta, non la più bella ma la quale mostrò interesse verso Zeno, Anna che era la più piccola di otto anni, Alberta ancora troppo giovane e Ada, considerata una ragazza seria e di cui se ne innamora finché però non arriva Guido Speier (che all’inizio Zeno vuole uccidere), un violinista migliore di lui, che si innamora anch’esso di Ada ma che verrà ricambiato più tardi. Zeno, venendo rifiutato da Ada fa la proposta ad Alberta ma ella volle continuare i suoi studi e quindi si accontenta di Augusta, che pur non amandola in un primo momento, autoconvincendosi, si rivelerà la moglie ideale, quasi una figura materna mancata nell’infanzia, infatti per lui la donna rappresentò la salute. LA MOGLIE E L’AMANTE Avere una moglie non fu un problema per Zeno nell’avere anche un amante che Copler finanziava e gli fece conoscere, Carla; una ragazza molto giovane che viveva con la madre e a seguito della morte del padre volle coltivare la passione del canto, consapevole del matrimonio infelice di Zeno. Inizialmente Zeno vuole proteggerla, ma andandola a trovare ogni giorno la loro diventa una vera e propria relazione che cambia Carla in una donna più energica. Zeno in realtà è in bilico tra le due donne, ma continua entrambe le relazioni e aiuterà Carla nella passione del canto di cui non era molto portata comprandole un libro e consigliandole un maestro che poi si innamorerà di lei ma ella rifiuterà. Giovanni Malfenti si ammalerà, e poco dopo un litigio sul ‘il vero uomo non si adatta alle prescrizioni del medico’ con Zeno, morirà. Guido e Ada ebbero due gemelli e Zeno ebbe Antonia con Augusta, troncando la relazione con Carla che poi andò dal maestro. STORIA DI UN’ASSOCIAZIONE COMMERCIALE Incapace di gestire il proprio patrimonio Guido prega Zeno di aiutarlo con la sua azienda, e Zeno accetta per un desiderio di superiorità e vendetta. Guido però si dimostra un inetto, sprecando il patrimonio e tradendo la moglie con la segretaria Carmen. Arrivò a simulare un suicidio per indurre la moglie ad aiutarlo economicamente, ma riprovandoci si ucciderà davvero e Zeno lo capirà per dei consigli su dei veleni non mortali che aveva dato lui stesso. Zeno arriverà tardi al funerale e per questo accusato da Ada, malata dal morbo di Basedow, di gelosia, e a cui invece il Dottor S. chiamerà con il complesso di Caino. PSICOANALISI In quest’ultimo capitolo troviamo alcune lettere di Zeno, dove accenna al voler interrompere la terapia perché ricordando certi eventi sente solo di stare peggio e quindi inguaribile. Crede di essere nato con la malattia, ciò che rende lucida la realtà, e che può guarire solo dalla convinzione dell’uomo e non dalle cure. E’ anche convinto che la guerra sia buona perché in grado di eliminare la malattia dal mondo. Ad un certo punto Zeno si considera guarito, dalla scoperta che la vita è inquinata alle radici, e che saperlo è sinonimo di salute, infatti per lui tutto il mondo che si sente sano è in realtà malato e viceversa; La vita assomiglia alla malattia ma è mortale, ed è inquinata dall’uomo. Zeno riflette anche sugli ordigni che porteranno alla distruzione del mondo prima o poi, costruiti dall’uomo che continua ad imporre il suo adattamento, quelli atomici. (un uomo lo creerà, un altro lo ruberà e si arrampicherà al centro della Terra - selezione salutare perché la legge del più forte e della natura è sparita - accenno alla Prima Guerra Mondiale perché la guerra giunse anche da lui ma riuscì ad arrivare a Trieste dalla famiglia) GIOVANNI GENTILE Giovanni Gentile nasce in Sicilia nel 1875, fu un filosofo, storico e uomo politico. Sostenitore del partito fascista, Mussolini lo incaricò Ministro della Pubblica Istruzione dal 1922 al 1924, e realizzò una riforma scolastica, la Riforma Gentile (ed ebbe la direzione dell’Istituto Treccani per l’Enciclopedia Italiana), garantendo a tutti gli studenti l’istruzione elementare ma riducendo il numero di studenti di grado medio e superiore tramite un esame per l’ingresso agli studi liceali o professionali; l’obbligo fu alzato fino ai 14 anni e venne inserito l’insegnamento della religione cattolica. Rimase fedele al regime anche dopo l’omicidio Matteotti e nel 1925 si fa promotore del “Manifesto degli intellettuali fascisti” che lo allontana definitivamente da Benedetto Croce. Nel 1944, dopo aver aderito alla Repubblica di Salò, fu condannato a morte dai partigiani per aver approvato la fucilazione di 5 giovani renitenti alla leva davanti alla sua casa a Firenze. Il manifesto degli intellettuali fascisti (firmato da D’Annunzio, Marinetti, Ungaretti, Pirandello) fu un documento redatto da Giovanni Gentile nel 1925 presentato ad un convegno d’intellettuali a Bologna, fu rivolto agli intellettuali degli altri paesi per creare un consenso internazionale al colpo di Stato con cui il fascismo era salito al potere, e quindi dare motivazioni valide alle violenze fasciste (ed era basato su una concezione idealistica della storia, Hegel, lo svolgersi di conflitti per arrivare ad una soluzione -tesi, antitesi, sintesi-); Il fascismo è presentato come un movimento recente e antico perché raccoglie tutti i valori del passato ed è stato in grado di riportare l’unità, ovvero dove regnava il caos ha saputo ristabilire l’autorità dello Stato di fronte alla volontà dei singoli (l’Italia è afflitta da una politica corrotta e incapace, e quindi il fascismo è una tappa necessaria per purificarla e risollevarla). Si configura come giustificazione culturale delle leggi fascistissime che trasformano definitivamente il potere fascista in dittatura totalitaria. I punti del manifesto fascista sono le Origini, il Fascismo e lo Stato, Gioventù e Squadrismo, il Governo Fascista, Stato e Sindacato e Opposizione al Fascismo. Affronta una per una le critiche mosse al fascismo; la presa di potere fu una necessità per cambiare le cose, è considerata come ultima fase di un risorgimento incompleto, spiega l’ideale di patria e unità, il sacrificarsi per un bene superiore, l’importanza di arrivare ai giovani ed eliminare le libertà che creano disordine (stampa, suffragio universale, sindacati democratici), esaltata come la vittoria di una nuova religione. BENEDETTO CROCE Benedetto Croce nasce in Abruzzo nel 1866 da una ricca borghesia terriera napoletana, e fu nel 1910 Senatore del Regno d’Italia e nel 1920 Ministro della Pubblica Istruzione nell’ultimo governo Giolitti (succeduto poi a Gentile). Croce si oppose al regime fascista dopo l’omicidio Matteotti con grande determinazione e sapendo di poter contare sulla sua notorietà internazionale. Nel 1943 aderirà al Partito Liberale come membro del Comitato di Liberazione Nazionale e si batterà per l’abdicazione di Vittorio Emanuele III e la fine della monarchia. Deputato dell’Assemblea Costituente, pochi anni dopo lascerà il Partito e la politica per dedicarsi ai suoi studi fino alla morte. Il manifesto degli intellettuali antifascisti fu la risposta di Benedetto Croce al suo allievo, un contromanifesto inizialmente firmato da pochi intellettuali nel 1925 (Montale, Amendola liberale, parlamentare, ministro del Regno d’Italia e giornalista che lo incoraggiò ma fu aggredito da squadristi fascisti poco tempo dopo). I punti principali sono L’autonomia della cultura, arte e scienza, dalla politica, l’Inutilità di sottoporre il Manifesto agli intellettuali stranieri, la Confutazione del Fascismo Irrazionale, la Confutazione dello Stato Totalitario e la Rievocazione del passato Risorgimentale. In esso critica duramente gli intellettuali fascisti, accusati di avere contaminato la letteratura, sia arte che scienza, con la politica e inoltre denuncia la debolezza del pensiero fascista; il ruolo dell’intellettuale non è quello di occuparsi di politica, ma il loro dovere è quello di essere cultori di scienza ed arte, produrre cultura e preoccuparsi dell’elevazione culturale del popolo, non hanno quindi il ruolo di educarli o condurli ma possono aderire ai partiti. Piero Gobetti nasce a Torino nel 1901 da una famiglia di piccoli commercianti, intellettuale e liberale rivoluzionario, nel 1922 fondò un periodico “La rivoluzione liberale” che ebbe come programma un’alleanza fra gli operai e la borghesia capitalistica per generare una rivoluzione democratica, ma fu soppresso dal fascismo. Nel 1923 fonda una casa editrice e pubblica “Ossi Di Seppia” di Eugenio Montale. Critico teatrale e stimatore di Pirandello, criticherà la società italiana come “Popolo di D’Annunziani” e il Risorgimento come “rivoluzione mancata”, sarà poi massacrato da squadristi. Carlo e Nello Rosselli nati a Roma nel 1899 da una famiglia benestante e illuminista, Carlo fu ufficiale degli alpini, ferito al fronte nel primo conflitto mondiale e professore universitario, Nello fu uno storico e un docente universitario; il primo orientato verso idee socialiste e il secondo simpatizzante liberale di Amendola. Entrambi antifascisti attivi subirono arresti e aggressioni, e fuggirono in Francia cadendo in un agguato da sicari che li massacrarono (con Lussu fondarono il movimento “Giustizia e Libertà” e in Spagna combatterono le brigate internazionali.) Antonio Gramsci nasce nel 1891 in Sardegna ed è stato un intellettuale, politico e fondatore del Partito Comunista in Italia, arrestato dal fascismo insieme a Sandro Pertini (Presidente della Repubblica) nel 1926 e detenuto in carcere fino alla morte (in cui scriverà lettere dal carcere, 33 quaderni della vita da detenuto, riflessioni e delle sue condizioni). Nel 1917 scriverà un articolo durante la Prima Guerra Mondiale, “Odio Gli Indifferenti” in cui spiega che chi vive veramente è colui che prende posizione e partecipa perché dentro la città ne fa parte; il termine partigiano, che utilizza descrivendosi come colui che sceglie, assume un significato dantesco: è proveniente da parti (infatti gli indifferenti furono coloro condannati nell’antinferno). Spiega che ciò che succede non è dovuto tanto all’iniziativa dei pochi, ma all’indifferenza di molti; Quindi ci si deve assumere la responsabilità e non essere dei vigliacchi parassiti, bisogna avere la volontà e non aspettare che gli altri facciano per noi, sennò si è solo un peso morto per la storia. Sono coloro che piangono per le conseguenze ma non fanno nulla per cambiare ed impedire agli altri di lasciar fare, è la massa ignara che tesse la tela collettiva e nessuno si chiede come sarebbe potuta andare se solo avesse deciso. Gramsci auspica quindi la presa di posizione di cittadini ed intellettuali. ERMETISMO non è un vero e proprio movimento letterario, ma più un atteggiamento assunto da un gruppo di poeti, che si afferma in Italia negli anni 30-40 compresi tra le due guerre mondiali e ha come esponenti principali autori come Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale. Viene utilizzato un tipo di linguaggio complesso, raffinato, breve, chiuso (ermetico), ottenuto attraverso un susseguirsi di analogie di difficile interpretazione vista la manipolabilità e la facilità comunicativa della propaganda del tempo (la poesia è pura, libera da ogni finalità, essenziale e senza scopo educativo con tema centrale della solitudine, sfiducia e ripiegamento interiore, sconvolto da dittature e guerre) Giuseppe Ungaretti fu il poeta precursore dell’Ermetismo, nato nel 1888 ad Alessandria D’Egitto. Nel 1915 si arruolerà volontario per lo scoppio della Grande Guerra, cominciando quella drammatica esperienza al fronte, circondato dalla morte; combatte sul Carso e sul fronte francese. Quando la guerra finisce si trasferisce a Roma e collabora con il Ministero degli Affari Esteri, e si converte al cattolicesimo. Nominato accademico d’Italia morirà poi a Milano nel 1970. La raccolta Porto Sepolto del 1916 racchiude il componimento “Fratelli”, dove Ungaretti esprime il senso di speranza dato dalla comune condizione di fratellanza tra i soldati durante il primo conflitto mondiale; durante la notte non riconosce i volti dei commilitoni e chiede il loro reggimento d’appartenenza, utilizza l’immagine della foglia per accomunare la paura di perdere la vita, e parla della fragilità umana che grazie all’appellativo di fratelli i soldati si consolano. Altra poesia della raccolta è “San Martino del Carso”, nome del comune in provincia di Gorizia, dove l’autore ricorda davanti al paese mezzo distrutto e rovinato dalla guerra, i suoi compagni di battaglia, uno ad uno, in segno d’affetto e d’omaggio. Anche “Veglia” fu scritta durante l’esperienza al fronte, altro componimento breve in cui racconta la nottata intera passata sdraiato vicino ad un compagno ucciso, massacrato e con la bocca contratta dalla morte e rivolta verso la luna piena, non si sentì mai così attaccato alla vita. Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896 da una famiglia borghese, e coltiva sin da piccolo interessi letterari, musica, canto e poesia. Tornato a Genova dopo la guerra, durante la quale è stato ufficiale al fronte, frequenta gli ambienti letterari e conosce Italo Svevo. Il suo primo libro di versi
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved