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Trasformazione linee abbigliamento occidentale: viaggio secoli - Prof. Arcangeli, Sintesi del corso di Storia Moderna

La storia dell'abbigliamento occidentale, dalla sua origine fino al xx secolo, con un particolare focus sulla trasformazione delle linee e delle forme degli abiti. Come le forme degli abiti riflettano i cambiamenti sociali, politici e culturali, e come l'abbigliamento sia stato utilizzato come strumento di espressione e di identità. Il documento illustra come le forme degli abiti sono state influenzate da fattori come l'umanesimo, la rivoluzione francese, la restaurazione e il movimento femminista, e come l'abbigliamento sia stato utilizzato per esprimere idee politiche e sociali. Particolarmente interessante per chi ha un interesse per la storia dell'abbigliamento, la storia sociale e la storia culturale.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

Caricato il 12/03/2024

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Scarica Trasformazione linee abbigliamento occidentale: viaggio secoli - Prof. Arcangeli e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! L’ABITO FEMMINILE: UNA STORIA CULTURALE Introduzione La moda non può essere definita come un fenomeno superficiale perché essa riflette la cultura della società che la produce. Per esempio, la rappresentazione della donna, il suo ruolo, il suo status traspaiono direttamente nel suo look e nel suo portamento. Il suo aspetto riflette ciò che ci si aspetta da lei. Di conseguenza, la trasformazione delle linee riflette dei mutamenti più profondi. Uno di questi cambiamenti riguarda la percezione della libertà del corpo, libero da artifici importanti. Un altro cambiamento riguarda la predilezione del comfort a discapito delle forme dell’apparenza, dando priorità al sentire del singolo individuo. 1.Il destino dall'artificio: la geometria Nei primi periodi dell’abito occidentale si impone una forma discreta che tende a nascondere il corpo piuttosto che a valorizzarlo: qualsiasi manifestazione della forma (assottigliamento del busto che sembra virare verso la libertà o l’erotismo) diventa un affrancamento e, di conseguenza, un’iniziativa mal tollerata. Per tale motivo, per lungo tempo, é soltanto l’artificio che può imporsi: le forme non possono riflettere l'anatomia. L’allacciatura medievale e l’emergere del busto Primo momento di svolta è rappresentato dalla stretta allacciatura del busto del XIII secolo; cambiamento accompagnato dall’affermazione dei primi segnali dell’Umanesimo . In realtà, questa foggia non era rimasta sconosciuta fino a quel periodo, tuttavia nel XIII secolo viene sistematizzata, accentuando la silhouette. Di conseguenza, l’aggiunta voluta di un artificio complica ulteriormente l’abito, ad esempio viene aggiunta una mantellina. Cambiamenti significativi riguardano anche l’abito maschile, che vede l’eliminazione della tunica per scoprire le gambe, favorendo la mobilità, legata all’immagine dell’uomo libero. Tuttavia, questa contrapposizione tra abito femminile e maschile mette in evidenza la differenza tra i due sessi. La fondamentale supremazia del punto vita Il sistema che stabilizza l’abbigliamento femminile del XIV e XV secolo prevede la netta separazione tra la parte superiore e quella inferiore. Questa viene sviluppata in diverse tipologie: cottardina, surcotto, corsetto. Questa forma sottolinea la femminilità e la sua capacità di seduzione, al punto da attirare la disapprovazione del clero. Il corsetto si definisce meglio con il passare del tempo, mettendo in risalto la distinzione tra nobili e contadini per la ricchezza dei materiali. La cintura alta e larga è un altro elemento diffusissimo che sottolinea maggiormente la distinzione tra le due parti. La parte inferiore rimane coperta e avvolta, mentre quella superiore si fa sempre più elaborata, sfinando anche un volto delineato. Obiettivo raggiunto con le acconciature sempre più elaborate e alte. In questo modo le due parti si equilibrano. Alla fine del XV questo sistema si accentua con l’allargamento della gonna, cui corrisponde quello delle spalle. L’invenzione “moderna” di una geometria (XVI secolo) Nel XVI secolo le forme si normalizzano. Predominano la linearità e la simmetria: parte superiore e inferiore vengono ulteriormente enfatizzate fino a costituire due forme geometriche opposte. La nascente importanza della tecnica influenza anche l’ambito della moda: vengono utilizzati degli strumenti per irrigidire le forme dell’abito: - baschina: corsetto autonomo a imbuto - verdugado: sistema costituito da cerchi in legno, vimini o fanoni di balena che ha lo scopo di restituire una forma a imbuto capovolto alla gonna. - stecca: pezzo solido che doveva garantire la rigidezza per corsetto. Costruito in diversi materiali talvolta incisi. A prevalere, quindi, non è l’anatomia, ma una geometria idealizzata. A questo si aggiunge una maggiore attenzione alla magrezza: non solo esigenza geometrica ma soprattutto culturale (delicatezza e fragilità della donna). 2.Il trionfo della parte superiore Aumenta la peculiarità del corpetto: reinventa separazione tra le due parti. La donna acquisisce maggiore ieraticità, fatta di evidente misura e fissità. L’immagine del piedistallo, la fascinazione Si accentua la rigidità del corpetto, favorita dall’utilizzo di diversi materiali: metalli, ma più comunemente il “bustino piquè”, il quale prevede l’utilizzo di stecche di balena. Quest’ultimo modello si diffonde velocemente nella maggior parte dell’Europa. Assottiglia il busto, andando a terminare a punta, sulla cintura, mentre il vestito si allarga in enormi pieghe. Altra novità è rappresentata dall’usanza di mettere dei cuscini sotto la cintura, in modo da allargare i fianchi, rivoluzionando il modo in cui si distribuiscono la parte superiore e quella inferiore. Questo favorisce la preminenza della parte alta, del seno e del volto, sempre più sottili, la quale si poggia su una base via via sempre più larga. Questo sistema di rigonfiamento viene definito vertugale a tamburo. Questa forma non riguarda soltanto le classi sociali alte, ma anche il popolo. In questo caso, tuttavia, si tratta di cuscinetti di stoffa che permettono di ottenere lo stesso effetto estetico e una maggiore comodità, quest’ultima garantita anche dai lacci meno rigidi del corpetto. La parte inferiore degli abiti è leggermente sollevata dal suolo per permettere maggiore libertà di movimento. Si afferma una forma trasversale e rafforza l’immaginario tradizionale femminile. Nonostante la grande importanza attribuita al corpetto, anche la gonna può essere arricchita con vari materiali Corsetti e “panier” (XVII-XVIII secolo) L’artificio diventa di una tale evidenza da sembrare anatomico. Intorno alla metà del secolo si impone una severità delle forme dovuta alla Controriforma: colori scuri e neutri, ornamenti essenziali. Tuttavia, il modello già descritto non subisce grandi cambiamenti in quanto ormai diventato tradizionale. Si diffonde l'ungherina, una stretta casacca le cui corte e rigide baschine si dispiegano a partire dalla vita. L’austerità controriformista scompare nella seconda metà del secolo. Si afferma l’uso del corsetto come metodo educativo nelle bambine, in modo da permettere fin da subito un orientamento dell’anatomia. Accentuazione rigida della svasatura grazie ai cerchi interni della struttura progressivamente sempre più larga: denominata panier. 3.Contestare le costrizioni Viene contestato il corsetto: si ricerca maggiore libertà nella costruzione delle forme per permettere una maggiore libertà di movimento. Tuttavia, questa ricerca ha vita breve, in quanto durante la Restaurazione si vede un ritorno alla tradizione. ma anche dalle donne stesse: riguarda la vita quotidiana, la comodità dei gesti, l’universo del tempo libero e quello del lavoro. Rivendica una evoluzione delle forme, delineando una bellezza combattiva e fa convergere un atteggiamento quasi militante, al punto da provocare azioni collettive e concentrate. Si fa esplicitamente riferimento all’ambito lavorativo, rivelandoci la loro diversificazione e la loro affermazione: il corsetto diventa un ostacolo e una limitazione. Le Gibson Girls orientano questo tipo di rinnovamento: progressiva ascesa del modello americano. Uno dei maggiori promotori di questo cambiamento fu Paul Poiret, i cui abiti prevedono l’abbandono del corsetto e di qualsiasi tipologia di “tutore” a favore di una linea semplice, morbida e dritta, mettendo maggiormente in evidenza anche l’anatomia del corpo. Si afferma così lo “slanciato”. Le origini di questi modelli sono da ricercare negli abiti all’inglese della fine degli anni Settanta dell’Ottocento, che hanno posto le basi per lo sviluppo di queste forme. Ruolo decisivo svolto da Gabrielle Chanel, la quale crea degli abiti che possano conciliare eleganza e comodità, privilegiando forme dritte e semplici dai colori sobri, mentre i tessuti diventano più leggeri e versatili. Il cuore del progetto è il dinamismo e il concetto secondo il quale bisogna lasciar scivolare la stoffa sul corpo in movimento. Il trionfo dell’”aria aperta” (1920-45) Rottura decisiva con le forme tradizionali, anche culturali: la ragazza “garconne”, simbolo di emancipazione. Questa indossa abiti corti e aderenti, vita cancellata, fianchi mascolinizzati, capelli corti: progressivo avvicinamento ai modelli maschili. Diffusione del modello a tubino e a tunica. Si diffondono sempre più le calze, adesso a vista, grazie alla seta artificiale. Pian piano queste forme così “dure”, vanno man mano addolcendosi, diventando più fluide e allungate. Si inaugurano i vestiti da lavoro: tutti confermano la forma longilinea, suggerendo soltanto vaghe sfumature a seconda dei lavori. Il cambiamento di forma accompagna un cambiamento di status. Forme allungate esprimono un desiderio di libertà, ancora non pienamente realizzata. Nasce la petit robe di Chanel, semplice e senza tempo, pur subendo delle piccole modifiche a seconda delle stagioni: indossato da Audrey Hepburn nel film Colazione da Tiffany. Altro cambiamento è rappresentato dalla crescente presenza di attività da spiaggia e alle quali dedicarsi nel tempo libero: il corpo viene mostrato e interposto all’aria aperta. Più scialbi sono gli anni della guerra: le forme si irrigidiscono, le linee si impoveriscono, gonne semplici che arrivano al ginocchio, giacche rigide, anche se la gonna-pantalone subisce un processo di democratizzazione con l’uso della bicicletta. 6.Individualità, eclettismo, sensibilità L’affinamento della silhouette diventa un criterio fondamentale. L’aspetto deve essere tonico, snello, leggero e dinamico per simboleggiare il nuovo ideale femminile. Si concede un'espressione dell’erotismo e della sensualità. Diviene possibile l’eliminazione della gonna a favore del pantalone. Attenzione all’interiorità. Tra comodità ed erotismo (1945-65) Nel secondo dopoguerra si assiste ad un’imitazione delle linee del passato e delle loro costrizioni: è quello che accade nella sfilata di Dior a Parigi nel 1947. Il corsetto viene sostituito dalla guepiere, mentre l’ampia gonna viene fortemente criticata per l’uso di quantità eccessive di tessuto, viste dal pubblico come uno spreco. Scelta del contrasto tra la femminilità tradizionale con i tempi di privazione e di austerità. Le forme di Dior non sono rigide come quelle del passato ma più dinamiche. Carmel Snow identifica questa innovazione con l’espressione New Look. Si affermano due profili: lo svasato e l’avvitato. La seconda linea è dritta. Negli anni Cinquanta l’abito più rappresentativo è il tailleur. Vengono pensati anche alcuni particolari aggiustamenti per aumentare la comodità, a conferma dell’attenzione riservata al movimento. Una serie di rivoluzioni si susseguono tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del Novecento: invenzione del pret-a-porter da parte della maison Weil, che dà vita a caratteristiche di praticità come quella di abiti facili da mantenere e da indossare. Altra novità è l’abito a sacco che non prevede restringimento in vita, mentre una grande attenzione è riservata alle linee anatomiche. Presenza sempre maggiore del pantalone, lenta trasformazione della sua forma che ne aumenta finezza e lunghezza. Nuovi materiali accompagnano questi cambiamenti: nylon, rilsan, clorofibra, poliestere, acrilico, kevlar, nomex, orlon, permettono di aggiungere alla leggerezza delle trame la loro resistenza e malleabilità. Si tratta di materiali più semplici da produrre e più flessibili da indossare. Si impongono gli stilisti, il cui target è il pubblico giovane. Negli anni Sessanta Denise Fayolle crea la moda Prisu, legata ai negozi Prisunic. Maime Arnodinn crea l’abito a trapezio e l’abito a grembiule: la sua ambizione è collegare la stilizzazione estrema con una maggiore garanzia di relax e comodità. Dalla comodità al comfort (1965-80) Rivoluzionaria è la collezione di Courreges: abito corto che lascia scoperto il ginocchio e cancella vita e fianchi, soprattutto. Da sottolineare la volontà di non distinguere più la parte bassa da quella alta. Il vecchio punto di riferimento posto al centro del corpo viene adesso ignorato. I tacchi vengono abbandonati a favore di una maggiore mobilità. Si impone anche un estremo accorciamento della gonna: la “mini” di Mary Quant. La silhouette è centrale come mai prima d’ora. Si insiste anche sull’approvazione del desiderio, la sua rivendicazione, la sua legittimità. Questa forte irruzione del nuovo risveglia anche alcune tensioni: il trasgressivo irrita, lo scoperto mette in campo diverse sfide. La mini diventa il simbolo dell’epoca: della giovinezza e della liberazione. Di conseguenza provoca la moda dei collant, che abbina il lato sensuale e quello pratico, aprendosi a un’offerta di vasta gamma. Contemporaneamente Yves Saint Laurent rilancia l’utilizzo del pantalone: pantalone di lana, tunica corta. Tuttavia, le forme del pantalone vengono rielaborate, si gioca sullo stile rilassato, sulla comodità, la praticità, il desiderio; per cui ne moltiplica i modelli, tra cui troviamo lo smoking da donna. Si mescolano il maschile e il femminile: l’androginia affascina. Proprio per tale motivo si affermano i blue-jeans, vestiti unisex, camicette e t-shirt. Tra eclettismo e sensibilità personale (1980 a oggi) Ulteriore valutazione acquistano le linee quotidiane, soprattutto sul modo di viverle, sentirle e commentarle. La prima evidenza riguarda l’ascesa definitiva dei pantaloni femminili. Una seconda evidenza riguarda la diversificazione, favorita dalla società dei consumi. Questa illimitatezza spinge verso l’individualità e richiama anche alla singolarità, diversificando l’offerta per meglio blandire l’opzione personale. Il modello, a lungo standard, si rifrange nelle diverse declinazioni. La terza evidenza riguarda la sensibilità individuale che richiama quella dell’abbigliamento, fornendole una sua specificità. Essa favorisce una percezione personale, il sentire. Viene rivoluzionato il modo in cui viviamo l’abbigliamento: la scelta crea un effetto psicologico. Il comfort diventerebbe un criterio tanto quanto un diritto. Possono essere così inventate delle nuove classificazioni legate alla sensibilità. Questo porta a capire il rinnovamento dei rapporti tra haute couture e pret-a-porter. Courreges crea tre linee a prezzi diversi ma tutte legate alla stessa ispirazione: collezione di alta moda, pret-a-porter, grande distribuzione. Questa continuità si fa sempre meno sentire. Più il pret-a-porter punta sul concetto di funzionale, più l’alta moda diventa campo di sperimentazione, rivendicando la libertà acquisita dall’arte contemporanea. In questo modo si ha una rottura con qualsiasi abitudine, trasformando il corpo nel supporto di un immaginario sempre rivisitato. Tuttavia questi mondi si incontrano nel punto dell’espressione dell’individualità. Altro punto di riferimento riguarda una particolare visione del corpo: la magrezza è vista come principio obbligatorio. Rimane una doppia prescrizione, parzialmente contraddittoria per queste pratiche del quotidiano: obbedire all’esigente codice della modernità da un lato e affermare un’individualità totale e unica dall’altro.
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