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Riassunto "L'educazione interculturale nella scuola", Schemi e mappe concettuali di Pedagogia

come progettare interventi educativi nell'ambito della scuola

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 26/01/2019

chiaraqb
chiaraqb 🇮🇹

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Scarica Riassunto "L'educazione interculturale nella scuola" e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia solo su Docsity! A COSA SERVE L’EDUCAZIONE INTERCULTURALE? Ed. interculturale non ha margini di delega ad altri, ma richiede a chi insegna e chi educa una volontà di capire e una disponibilità ad adeguarsi al nuovo. Caso di Juryi e Maryan: atteggiamenti discriminatori nei confronti di altri compagni immigrati, nonostante la loro recente storia di immigrazione richiesta di aiuto degli insegnanti intervento della prof. Giusti. ▲ Attività di colloquio individuale, dialogo e conoscenza: riguardo a scuola d’origine, inserimento in Italia, difficoltà della lingua, confronto tra scuole, integrazione, possibilità di sentirsi discriminati. Colloquio con la madre molto disponibile al racconto autobiografico • Riconoscimento e valorizzazione delle esperienze precedenti ▲ Parlare della propria esperienza del paese d’origine in classe • Effetto positivo, miglioramento del clima in classe Educazione interculturale serve a: • Creare ponti di conoscenza reciproca • Esperienza significativa per tutti • Educazione collegata a società multiculturale CAPITOLO 1. VERSO UNA COMPRENSIONE DIALOGICA 1 FLUSSI DI UOMINI E IDEE Storia di Ungaretti in Porto Sepolto: giovane adulto che migra verso Parigi dall’Egitto, l’amico arabo è sopraffatto dallo sradicamento nel paese di arrivo e si toglie la vita. Mobilità etnico-sociale degli ultimi anni è fondata su bisogni primari di sussistenza, di sopravvivenza alla fame, di tutela dei diritti umani, di sussistenza per i figli da luoghi di miseria verso luoghi del benessere. Nel paese di arrivo c’è il rischio di convivenza forzata ma è necessario la formazione di una cultura che sappia modificarsi rispetto all’identità che siamo (Moravia): POLIDENTITA’. Ci sono veicoli descrittivi di convinzioni etiche e sociali che influenzano atteggiamenti quotidiani etnografia, film, teatro-verità, reportage, fumetto, romanzo Ad es. serie tv Al Gore Rorty esempio di situazioni di esistenze multiculturali: esperienza di letture e racconti fatte insieme con la classe di diverse forme di sofferenza altrui, si è rivelata utile per gli allievi e per gli insegnanti. Si è giunti all’identità dialogica, tramite il superamento del giudizio, della purezza delle culture, per arrivare a considerare la cultura fatta di intrecci e scambi culturali. 2 UN LUNGO APPRENDISTATO Attraverso letture, narrazioni e autobiografie degli scrittori gli educatori si pongono l’obiettivo educativo di creare solidarietà tra gli individui e la comprensione dialogica da raggiungere attraverso la ricerca e l’immaginazione. Citazione di H. Gadamer: incontro con l’altro e il diverso per incontrare noi stessi, e incontro con l’altro per cercare di riconoscere qualcosa in comune. è necessaria una prospettiva educativa che propone un dialogo che sappia riconoscere e mantenere le differenze, dato che nell’incontro con il diverso c’è un momento costitutivo della propria identità. 3 UNA PEDAGOGIA DIALOGICA Pedagogia di apertura verso l’altro nuove situazioni nelle classi che devono affrontare gli insegnanti come lo shock culturale, la perdita di identità, il valore della diversità, l’essere stranieri. Per Gadamer la diversità e la varietà sono privilegi della cultura europea, dobbiamo imparare a rispettare l’altro e l’alterità varietà delle lingue europee in uno spazio ristretto la diversità è qualcosa di invitante per una migliore conoscenza di sé stessi. Per Moravia centralità del doppio nella cultura europea civiltà della diversità: la sua forte identità rende possibile la tolleranza ed è possibile incontrare sé stessi nell’altro nella letteratura (luogo più ospitale del linguaggio). Ad esempio in Agostino di Moravia: bambino dell’alta borghesia romana che viene rifiutato da un gruppo di coetanei al mare in Versilia tentativo di un ragazzo straniero e diverso di entrare a far parte del gruppo di ragazzi autoctoni. Ci aiuta a capire situazioni analoghe che si svolgono sotto i nostri occhi durante le ore a scuola. Due individui appartenenti a culture diverse si giudicano rispettivamente strani, si formano secondo Davidson, ciascuno una teoria sul comportamento dell’altro. Il linguaggio per Davidson fa parte del comportamento degli esseri umani e permette di entrare in relazione con il proprio ambiente. La comunicazione è soddisfacente nel momento in cui le congetture dell’uno corrispondono al comportamento dell’altro. Per non essere colti di sorpresa l’uomo elabora TEORIE OCCASIONALI: ciò che serve per comprendersi è la capacità di far convergere la propria teoria occasionale su ciò che di volta in volta viene enunciato. La difficoltà di comunicare quindi non dipende da lingue diverse ma dal fatto che è difficile prevedere i rispettivi comportamenti. Per Rorty quando introduciamo un nuovo amico in un contesto di vecchi amici rivediamo il nostro vocabolario modifichiamo la nostra identità. Difficile da applicare per i bambini e per gli adolescenti. Non riescono a coniugare a molteplici tensioni tra i due mondi. I libri sono come un percorso di autoaggiornamento che si orientano verso una comprensione dialogica e ci aiutano a riconoscere le “impronte cieche”, ovvero le contingenze dell’individuo, tutto ciò che ha lasciato un segno indelebile sono impronte cieche di un’identità che c’era e che non c’è più, l’impronta di un punto fermo di un’esistenza decostruita. 4 DISAGI Secondo Rorty << noi >> si contrappone a <<loro>>, anch’essi esseri umani ma <<quelli sbagliati>>. La solidarietà più forte verso uno di noi (razza umana limitata) dovremmo imparare a includere nel noi anche persone diverse da noi stessi. Primo esercizio per avvicinarsi al pensiero interculturale è: • Imparare ad ascoltare • Assumere un atteggiamento orientato all’entropatia • A contrastare i pregiudizi • Catturare stimoli diversi e intellettuali Osservare la situazione (raccolta di testimonianze) per costruire una fenomenologia di situazioni di diversità dalla quale attingere per la nostra professionalità: Sentimenti diffusi: Emigrazione, sradicamento, shock culturale oscura nostalgia, riavere in sé la sua infanzia riconoscimento e ricostruzione. Vivere la vita in una città che non è sua, angoscia, estraneità, indifferenze, paura. Non parla correttamente, non ha ricordi di sé, vuole fuggire da sé, paura. Si vede trattato come uno schiavo, si sente un rifiuto, un alienato. EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA 2 La trasmissione della lingua materna ha una forte valenza affettiva, tramite essa viene trasmessa anche la cultura. La minaccia di perdita del proprio linguaggio può far nascere un conflitto profondo tra le due culture e può provocare un rifiuto della lingua strumentale a favore della lingua degli affetti. Un altro fattore ostacolante o facilitante sono le abitudini famigliari: possono essere un ostacolo se vengono rispettate rigidamente, perché invalidano parte di quello che viene fatto a scuola per l’inserimento del ragazzo nella società. Ad esempio: bambino cinese costretto a lavorare senza poter fare i compiti, disinteressamento della famiglia. La componente cognitiva individuale ha un ruolo primario nell’inserimento nella scuola ed è correlato con il comportamento sociale all’interno dell’aula. Atteggiamento dei membri della famiglia influenza anche nel favorire o incoraggiare iniziative di incontro, di socializzazione, di aggregazione e scambio culturale. Enti locali ed associazioni si attivano per coinvolgere le famiglie in progetti di accoglienza. Ad esempio Caritas ambrosiana ha prodotto “Parole per accogliere”: schede tradotto in lingue diversi. Gli insegnanti in classi pluriculturali devono avere un atteggiamento di equilibrio: • riconoscimento dell’altro • riconoscimento della differenza secondo il metodo della enfatizzazione della identità d’origine per accompagnare l’evoluzione dell’identità, in altre identità, senza cancellare la loro origine. La scuola del futuro sarà sempre più abitata da allievi con provenienze diverse dovrà essere la scuola del dialogo e non del silenzio, dell’indifferenza, dell’invisibilità. Due modelli di scuole: • In Germania la maggioranza degli stranieri è di lingua turca. Non c’è alcun tipo di comunicazione tra la comunità turca e tedesca. Per l’accesso all’asilo nido hanno istituito una tassa punitiva per chi non parla abbastanza bene il tedesco. I genitori tedeschi hanno iscritto ad altri asili i propri figli per paura che i bambini stranieri possano danneggiare lo sviluppo linguistico. Alcune famiglie immigrate hanno optato per una completa assimilazione della nuova lingua, iscrivendoli in asili privati. • In Israele è stata istituita su iniziativa del “Bilingual Education Center” di Gerusalemme una scuola elementare Galil School di MIsgrav. E’ una scuola bilingue, frequentata da bambini ebrei e palestinesi dove imparano a convivere. Anche gli insegnanti sono arabi ed ebrei. Per poter iscrivere in questa scuola i bambini, i genitori devono superare una severa selezione per accertare il loro impegno a favorire la coesistenza. Comportamento e frequentazione dei compagni di classe l’integrazione e una buona comunicazione fra compagni necessitano di creatività, ovvero accettare i rischi, oltrepassare categorie e limiti convenzionali, essere coinvolti a livello emotivo. Non può essere insegnata, ma può essere incoraggiata e favorita soprattutto in attività di interazione tra allievi: disegno e manipolazione, momenti di ascolto e produzione di musica e suoni, ore dell’attività motoria, spazi dedicati alla lettura e al racconto di ricordi conoscenza reciproca e capacità di ascolto. 2. FATTORI DEL RUOLO TIPOLOGIE DI DOCENTI 4 tipologie di approccio degli insegnanti al problema Gibson Pratte 1. multiculturalismo benevolo-ingenuo= ed. interculturale che inserisce ed integra nella cultura dominante 1. educazione multiculturale limitata= obiettivo è insegnare agli studenti appartenenti alla maggioranza la tolleranza verso i compagni delle minoranze 2. assenza della consapevolezza del problema 3. educazione multiculturale come pluralismo culturale= salvare e valorizzare le minoranze etniche e aumentare il loro potere 3.educazione multiculturale ampliata= correzione atteggiamenti etnocentrici negli studenti, presentando prodotti culturali provenienti da altre culture 4. educazione multiculturale come insegnamento di ciò che appartiene a culture differenti= promuove una migliore conoscenza incrociata tra le culture 4.educazione multiculturale ampliata e modificata= preparazione degli studenti ad essere cittadini attivi in una società con culture diverse Educazione biculturale = non utilizzata, due culture TEORIE SUI RAPPORTI SOCIALI: 1. Teoria della conformità dominante ASSIMILAZIONISTA: tende a omologare le culture minoritarie, la lingua, la cultura del quotidiano al modello dominante, attraverso una progressiva svalorizzazione. 2. Teoria dell’<amalgama sociale> o del melting point: creazione di una nuova cultura come sintesi delle varie culture presenti, di fatto però il peso sociale della cultura dominante prevale sugli altri. Caso statunitense: pluralismo di gruppo e pluralismo di individui individualismo. 3. Teoria del “pluralismo modificato”: c’è un cambiamento di ciascuna cultura rispetto a un prima gli individui mantengono la loro identità influenzandosi e modificandosi a vicenda nella convivenza comune. Forme e applicazioni di tutte e tre le teorie presenti nell’UE, in particolare le comunità integrate nel contesto pur rimanendo ancorate al paese d’origine. Caso italiano: comunità che cerca di emulare i comportamenti della cultura dominante, altre elaborano nuove pratiche o norme culturali, altre rispettano somiglianze e differenze. CONDIVISIONE, ESITI, STILI Tendenza nella scuola è il relativismo culturale moderato che ha come presupposto il rapporto tra culture dinamico, fatto di scambi e l’elaborazione di forme nuove di culture. In realtà pochi docenti mettono in pratica queste scelte educative, solo coloro interessati a problematiche sociali e pedagogiche legate all’immigrazione. Assumono diversi stili educativi, individuati da Bettinelli e Demetrio: 1. Stile induttivo insegnanti si muovono con atteggiamento esplorativo, con l’interesse a cercare innovazione e a saperne di più (attività di osservazione, test sociometrico attraverso il disegno e l’espressione verbale). 2. Stile accuditivo si privilegiano atti che oscillano tra la protettività e la rassicurazione per far sentire il bambino straniero ben accolto tra uguali (si cerca di “italianizzarli”). 3. Stile interculturale i docenti esplorano, si interrogano, riconoscono la differenza e la valorizzano. Attenzione particolare per il campo metodologico e linguistico (laboratori linguistici, attività extrascuola). Il comportamento più o meno indifferente dei docenti avrà come conseguenza l’instaurarsi in modo proporzionale una maggiore fiducia nelle agenzie educative. E’ importante anche dal punto di vista contenutistico contribuiscano alla formazione di un’identità con cultura doppia. Ad esempio “Scuola-Città Pestalozzi” di Firenze in cui si organizzano progetti di interculturalità, abilità tecniche e creatività. Le attività di lettura, sia collettiva sia individuale, inoltre permettono di dialogare (leggendo) con chi appartiene a una cultura diversa. STRUMENTI DI ESPISTEMOLOGIA CULTURALE ▲ Dialogo primo strumento per epistemologia culturale Per Ricouer il dialogo è “scambio di memoria”, che attraverso la funzione narrativa consente che avvenga lo scambio tra regole, norme, credenze, convinzioni che fanno “l’identità di una cultura”. Il dialogo intende riconoscere il rispetto dell’interlocutore per rendere possibile il dialogo il dialogo diventa la base della metodologia di lavoro: funzione mediatrice. Esempio conquista delle Americhe da parte degli Europei: per Todorov la potenza degli invasori non è solo per le armi più sofisticate, lo squilibrio tecnologico di fronte alla moltitudine di indigeni, ma la capacità degli EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA 6 europei di capire gli altri, essere elastici e mutevoli. In questo modo hanno avuto l’abilità di entrare in contatto con le popolazioni indigene e di piegarli ai loro voleri. I rapporti tra individui attraverso una comprensione dialogica si possono instaurare in una condizione paritaria. Il dialogo permette di rileggere la propria cultura destrutturandola alla luce di quanto si raccoglie dalla voce dell’altro. ▲ Atteggiamento ermeneuticoaltro strumento per epistemologia culturale. Richiede una capacità interpretativa continua che consente di disvelare le procedure e i contenuti del discorso, recuperando il non detto, l’escluso l’ermeneutica rende possibile un processo cognitivo destrutturante che svela il nascosto per Levinas l’alterità va assunta in una dimensione etica ed antropologica: gli uomini possono comprendersi perché le culture sono compenetrabili. Per Levinas solo la presenza del volto dell’altro impone di andargli incontro, di interpretarlo e di accoglierlo. Per Ricouer il dialogo e lo scambio di memoria reciprocamente reinterpretate hanno più valore se riguardano le sofferenze attività a partire dall’immaginario comune di decostruzione di storie, fiabe per analizzarli e metterli a confronto con altri della cultura del paese di arrivo e altre culture. Indicazione epistemologica di Piero Bertolini interpretare l’esperienza educativa a posteriori per orientarla sempre di nuovo nelle diverse circostanze in cui gli eventi educativi avvengono. Dialogo e atteggiamento ermeneutico= comprensione dialogica procedimenti che aiutano la costruzione dell’identità, integrando saperi già nostri con saperi nuovi, sapendo che nel momento in cui ci si arricchisce si determina una nuova consapevolezza di noi stessi, ci mostra confini della nostra cultura che fino ad allora appariva giusta, equilibrata. 1.3.FATTORI SOCIO-ISTITUZIONALI La scuola fa parte di una rete di agenzie educative che operano su uno stesso territorio per la formazione di adulti e minori. Non è più un sistema formativo in cui la scuola è separata dalle strutture del territorio. L’INTEGRAZIONE NON AVVIENE DA SOLA Occasioni di incontri interculturali in tempi di extrascuola organizzati da enti locali, centri culturali, comunità stranieri, associazioni di volontariato, centri interculturali anche la scuola deve saper approfittarne in maniera non casuale ma programmatica per poter cogliere spunti e materiali da rielaborare in classe. 5 indicatori elencati da Cesareo da tener presenti in queste occasioni: 1. Cosa viene offerto in termini di opportunità formative 2. Da chi vengono proposte le iniziative 3. In che orario vengono realizzate 4. Dove si attuano in termini di spazio 5. Chi realizza le attività Questi incontri dimostrano che è possibile una comunicazione comprensiva tra gruppi che si riconoscono come diversi. Anche se in uno spazio temporale limitato è importante per rendersi conto della pluralità delle culture, senza che ci sia una dominante. Occasione anche di training per educatori e insegnanti per elaborare contenuti nei programmi didattici e della metodologia antirazzista. Idealmente sarebbe giusto trasmettere ai ragazzi il giusto equilibrio tra <avere mondo> cioè relazionarsi con l’esterno, ed <essere mondo> cioè relazionarsi con sé stessi. (tipico delle vecchie società è chiudersi in sé). La ricerca dell’identità nell’alterità comporta due operazioni: separazione e connessione, allontanamento e assimilazione fra noi e gli altri in questo la scuola ha un ruolo decisivo: educa gli allievi a comprendere i cambiamenti e squilibri del mondo, grazie alla varietà di risorse didattiche a disposizione. Importanza di mediatori culturali originari di paesi lontani, giovani, laureati, formati allo scopo di illustrare materiale in distribuzione, spiegare attività ludiche proposte senza avere contenuti didattici impliciti, rispondono a domande degli allievi (sia privati sia più di contenuto). Caratteristiche del mediatore culturale elencate da G. Tassinari: • Sa stare con i ragazzi • Sa fare delle attività • Sa sviluppare nei ragazzi il gusto di fare qualcosa di diverso • Accompagna in attività di avventura reali e paragonarle con quelle nei libri L’incontro con persone che arrivano da lontano e con culture diverse è un fatto necessario nella scuola. Gli insegnanti devono concentrarsi sulle difficoltà di apprendimento di tutti gli allievi e organizzare attività che coinvolgano tutta la classe atteggiamento dialogico, con obiettività di giudizio e lontano da paternalismo. Secondo tanti insegnanti i bambini spesso hanno già dei pregiudizi performati e comportamenti negativi nei confronti dei bambini immigrati, influenzati dall’educazione famigliare, dal contesto in cui vivono, dal quale nasce una sottile ostilità verso chi è considerato diverso. Nella scuola italiana ci sono docenti che si trincerano dietro atteggiamento non dialogico: difficoltà in relazione alla differenza linguistica, perché la scuola fa fatica ad adeguarsi alle diversità. Integrazione dei bambini non si limita a scuola, avviene anche all’esterno attraverso relazioni tra istituzioni, comunità del quartiere e gruppi di immigrati. Il personale scolastico auspica una maggiore collaborazione con il territorio. Importanza dell’integrazione anche della famiglia del bambino attraverso qualche forma di educazione degli adulti per far uscire i genitori dal loro guscio. Nella scuola pluralista è importante che ci sia qualche intervento formativo che coinvolga anche le famiglie, ad esempio corsi intesivi di lingua, di leggi, di normative, di regole, i diritti. I dirigenti scolastici hanno il dovere di coinvolgere tutte le agenzie educative in rapporto organico di intervento, di accogliere istanze e bisogni dei docenti e di trovare le soluzioni normative che consentano di reperire le risorse. 2. LA QUESTIONE DELLA LINGUA: UNA DISCRIMINANTE 2.1.LE STRATEGIE DIDATTICHE Le strategie devono sempre rivolgersi a rendere dinamico e flessibile l’insegnamento, a stabilire una reale comunicazione all’interno del gruppo classe e a sviluppare l’operatività. E’ necessario favorire uno scambio continuo di informazioni, tenere presente la diversa mentalità e l’atteggiamento psicologico. Si possono organizzare: • Situazioni di gioco (ludico-espressive) • Esperienze reali con l’uso del linguaggio mimico gestuale, non verbale Fare attenzione ad usare parole semplici, alla pronuncia e parlare lentamente. Occorre del tempo per poter avere dei miglioramenti. L’ideale è poter istituire laboratori linguistici con l’aiuto di insegnanti di lingua specializzati. La presenza di allievi immigrati a scuola richiede sensibilizzazione e preparazione negli insegnanti e nei capi d’istituto. Devono affrontare dal punto di vista organizzativo imparare a gestire e riorganizzare il tempo per la preparazione del materiale didattico e dei laboratori. Spesso sono gli insegnanti di lettere che devono tenere i laboratori linguistici, e quindi prevedere diversi modi e contenuti. L’atteggiamento è di ricerca educativa in senso positivo. La presenza di bambini immigrati mette in evidenza anche le insufficienze e i ritardi culturali della scuola richiede un’innovazione globale che investe tutta la scuola a partire da diminuzione degli alunni per classe, presenza di insegnanti di sostegno e attività per il sostegno linguistico. I diversi linguaggi sono visti da tanti insegnanti come barriere tra individui e culture. 3. STRUMENTI PER UNA DIDATTICA CHE INCENTIVA IL DIALOGO TRA CULTURE EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA 10 Primi materiali a disposizione degli insegnanti sono stati disponibili verso la fine degli anni ’80 Schede didattiche “Diverso come me” del gruppo Abele. Nel corso degli anni sono aumentati di numero e si sono specializzati nella qualità. • Libri con racconti e fiabe dei paesi di provenienza • Strumenti con obiettivi e verifiche per fa acquisire una mentalità aperta • Libro con approfondimenti per ogni cultura 2.2.CULTURE IN DIALOGO ATTRAVERSO GLI STRUMENTI DELLA MATEMATICA Mathematics from many cultures collana di 4 testi in lingua inglese, organizzata sui vari livelli scolastici. L’obiettivo è aiutare i bambini a esplorare e conoscere i contributi che le varie culture hanno dato alla matematica. 2.3.UN APPROCCIO INTERDISCIPLINARE Popoli in movimento argomento delle migrazioni è al centro del libro rivolto a studenti di terza media e superiori, a cui hanno collaborato 3 enti. L’obiettivo è dimostrare che la diversità può essere fonte di ricchezza culturale, non solo di problemi o contrasti, collegando obiettivi cognitivi a quelli socio-affettivi. Lo scopo è ricomporre un sapere sociale attraverso un approccio interdisciplinare. Argomenti: • Popoli in movimento (migrazioni, conquiste, diaspore, emigrazioni) • I flussi migratori contemporanei • Planisfero più democratico • Peggioramento delle condizioni di vita, la pauperizzazione delle campagne, l’emigrazione e le conseguenze per il paese d’origine • Natura e cultura • Etnocentrismo • Relativismo culturale • Ricerca antropologica Libri bilingui scritti da autori immigrati, libri ponte tra storie, lingue e tracce di culture. Altri titoli vedi pag. 96 4. MITIGARE I DUBBI Alcuni docenti sono chiusi nel loro insegnamento e non pensano di poter essere partecipi al dialogo tra culture… Nonostante questo si è diffusa l’abitudine dei docenti a interrogarsi su loro stessi e sul loro ruolo attraverso scambi di idee, consultazioni informali, gruppi di studio/lavoro, contatti con formatori esterni alla scuola si è diffuso uno stile professionale collaborativo che costituisce la base per le didattiche interculturali ben precise da elaborare in futuro. Partecipano ad aggiornamenti istituzionali e ricorrono al contatto con esperti, inoltre anche leggono e decostruiscono situazioni e personaggi narrativi, come allenamento per pensare ed esercitare il proprio spirito critico. Approccio di tipo interculturale da parte della scuola migliora la qualità del servizio scolastico per tutti gli studenti. Per Rorty: “per sciogliere o mitigare i dubbi che nutriamo sulla nostra cultura, l’unica cosa da fare è allargare il raggio delle conoscenze ad altre culture”. 2.4.TESSUTI CONNETTIVI PEDAGOGICI Disperazione, la ricerca di un senso dell’esistenza , la speranza sono le cause più ricorrenti della migrazione. Per chiunque arriva in un luogo dove già altri vivono, i rapporti interpersonali sono difficili, vivere nella nuova realtà è complicato, i risultati non sono congrui alle attese. La scuola, in quanto spazio interattivo, induce chi la frequenta a stare insieme, a trovare occasioni comuni di progetti, giochi e azioni. Dal punto di vista deontologico la riflessione pedagogica interculturale prospetta di non costringere a vincoli culturali stretti, non imporre la cultura dominante ma è necessario parlare di pedagogia a più entrate (Merleau-Ponty): si tesse un tessuto connettivo da costruire insieme, docenti e allievi, che tenga conto di diversi rapporti cognitivi. La pedagogia interculturale ha due compiti primari: • Non rendere più acute le identificazioni etniche e le separazioni. • Preparare gli allievi a vivere in una società dove la diversità culturale è un dato di fatto. E’ necessario che l’organizzazione scolastica e l’extrascuola si sappiano strutturare con due caratteristiche prevalenti ▲ Mutevolezza: saper valorizzare la complessità che si origina dalle differenze culturali, riconoscimento dell’identità degli allievi immigrati, cercare un equilibrio per comprendere le differenze in maniera dinamica, non rigida. Sul piano del metodo, un atteggiamento improntato al dialogo, all’interpretazione, alla revisione continua è fondamentale: un lavoro paziente che sappia coniugare la coesistenza di sé con il rispetto dell’altro. Sul piano dei contenuti è importante dare maggior spazio alle culture non europee, evitare il rischio dell’etnocentrismo, rivedere gli argomenti dei libri di testo. ▲ Relazionalità: saper stabilire al suo interno relazioni complementari tra bambini che appartengono a culture differenti, intrecciare relazioni verso l’esterno tra culture diverse e la cultura maggioritaria, senza prevaricazioni. Se l’interazione non avviene, i rischi sono l’incistamento e la ghettizzazione: organizzazioni tenute in piedi dalle comunità straniere con il compito di dialogare con società ospite, se non riescono si costruiscono mezzi di sostegno autonomi e distaccati (strutture di sostegno reciproco). Le difficoltà delle migrazioni sono tante che per resistere i nuovi arrivati dovrebbero trovare una organizzazione sociale che tenga presente i bisogni e le persone come presenze attive, non all’interno di sistemi chiusi con regole e legami chiusi verso l’esterno. Fra i principi dell’educare c’è il rispetto per chi si educa e il principio che un sistema culturale è tale se è aperto al nuovo, a ciò che è diverso. L’esigenza di una organizzazione mutevole e relazionale si riscontra in modo particolare in: • Processo di insegnamento dell’italiano come seconda lingua bisogna tener conto del rapporto tra situazione culturale di partenza degli allievi e cultura della scuola, che comprende saperi consolidati da trasmettere, metodi, valori, norme e regole nella scuola le aspettative non vengono esplicitate, i processi di adattamenti alle regole avvengono attraverso i canali impliciti della cultura famigliare e sociale, che sono diversi nel caso di bambini stranieri. Esempi: differenze tra scuola cinese e italiana c’è una disparità nelle impostazioni educative, i bambini cinesi hanno più difficoltà nell’apprendimento perchè imparano a memoria e fanno accostamenti grafici, non ci sono spiegazioni, per le idee il pensiero astratto è limitato, si concentrano sulla correttezza delle forme; nella scuola italiana nella fase evolutiva si dà molta importanza alle esperienze e alle esplorazioni. La sfida della scolarizzazione degli zingari per gli adulti la scuola ha funzione strumentale, senza avere un ruolo educativo o culturale, di conseguenza i ragazzi risultano disinteressati. • Relazione insegnanti/famiglie/allievi EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA 12 • Scoraggiare il fenomeno dell’isolamento in gruppi etnici • Favorire lo spirito della negoziazione e avviare reciprocità di scambi. • Al centro di ogni azione educativa c’è il valore universale della persona umana e l’educazione al dialogo tra culture può rappresentare una risposta in termini di prevenzione a una mentalità razzista. CAPITOLO 4. DIVERSITA’ E UGUAGLIANZA 1. IL SENSO DELL’APPARTENENZA COMUNE Gli insegnanti e gli operatori sociali possono costruire reti di contatto tra culture diverse, reti che possono consentire di rispondere al meglio ai problemi complessi della società. Nella visione di Levinas la realtà precede la libera iniziativa del singolo soggetto, il singolo non sceglie gli altri ma si trova all’interno di una molteplicità di disagi possibili è proprio in questa differenza che si costituisce come soggetto, responsabili verso di loro. Alcune tematiche riguardo all’apprendimento in contesti interculturali: I simboli (dal greco sun-ballein, fa stare insieme) sono strutture fortemente mediatrici, dunque utili per mediare culture, linguaggi, sguardi, posture perché mettono in rapporto qualcosa con qualcos’altro. I simboli sono costantemente presenti e centrali nelle fiabe, aiutano a costruire passo dopo passo la coscienza dei bambini e degli individui; sono la loro caratteristica che si trasmette col sapere e con l’educazione, prima familiare, in seguito scolastica, poi sociale. Sono riferibili ad un patrimonio simbolico comune a conciliare le differenze e a contenere il disagio. I simboli sono importanti in riferimento all’identità, che è qualcosa che ci appartiene e che si costruisce continuamente, che non è mai qualcosa di statico. Il processo di costruzione dell’identità per chiunque non è mai percorso lineare, e vale sempre il rapporto con l’altro con ciò che è diverso e sconosciuto. Legata all’identità è la memoria che ci permette di collocarci in un tempo e in un luogo, è la base della conoscenza e dell’identità personale e di gruppo. Senza ricordo, senza passato con cui confrontare il nostro presente e il nostro progetto ci si sente come smarriti.Occorre sperimentare a scuola occasioni in cui i bambini possono ricercare nella storia personale e anche in quelle di coloro che li hanno preceduti, i simboli, le immagini, le scritture. È importante impegnarsi in quanto adulti insegnanti, affinchè si diffonda fra gli allievi con cui operiamo la consapevolezza che diventa nostra memoria anche tutto quello che appartiene ai percorsi di vita di altri. Interrogarci sull’apprendimento in contesti interculturali ci rimanda simbolicamente all’idea dell’ombra e del doppio, nella cultura archetipica dell’uomo è il mistero, ciò che è diverso da noi. È importante far comprendere che l’incontro con la diversità può essere fruttuoso di avventure, scoperte, cose buone. I simboli, l’identità, la memoria, l’attitudine a rispecchiarsi nell’altro sono tutti tratti che interessano chi si sposta da un luogo e va a vivere in un altro. Per dare spazio agli altri occorre in primo luogo “decostruire” la nostra stessa identità: mettere in discussione alcune “incrollabili” certezze, pregiudizi, luoghi comuni ruolo della scuola nella costruzione di solidarietà tra i bambini: includere nella sfera del noi persone diverse da noi stessi diversità e identità come elementi speculari: non è possibile rinunciare al proprio punto di vista ma è possibile mediare e trovare un equilibrio fra il rispetto dell’altro e la coscienza di sé. 2.LA NECESSITÀ DELLA MEDIAZIONE Gli obiettivi prioritari di un atteggiamento di mediazione sono: ▲ insegnare strade di una integrazione che tenga conto degli approcci reciproci degli altri, senza giustapporli e abituarsi a leggere le culture degli altri in una sintesi, riconoscendo la pluralità dei mondi culturali. ▲ favorire la costruzione d’identità non deboli ma flessibili che sappiano individuare valori condivisibili con chi mostra disagio. ▲ lavorare costantemente per estirpare i pregiudizi sugli altri e le paure del diverso. ▲ la scuola è il luogo più istituzionalmente deputato alla crescita individuale e all’apprendimento delle relazioni interpersonali. È necessario educare ad un “pensiero in movimento”, abituare alla varietà della realtà. ▲ tentare di superare progetti di integrazione forzata troppo rapida, favorire invece lo scambio di esperienze. ▲ agire una didattica del “mettersi nei panni” proporre vari tipi di giochi di ruolo per consentire agli allievi di comprendere le situazioni di emarginazione e discriminazione ▲ organizzare l’educazione dei bambini in modo da tener conto della necessità di trasmettere una cultura che sappia modificarsi rispetto all’identità che noi siamo. Competenze relazionali di tipo pedagogico da sviluppare per gli insegnanti: migliorare abilità di ascolto, di comunicazione, di conversazione con gli adulti, saper entrare in contatto, osservare e interpretare modelli di gestione e di relazioni educative. Attività utili per comprendere il disagio del bambino sono i racconti autobiografici. E allo stesso tempo un’autobiografia professionale dei docenti per recuperare esperienze condotte sul piano didattico. Fra i molti aspetti che si possono individuare come componenti strutturali di modelli educativi orientati a superare il disagio di vivere con due culture è opportuno esplicitarne tre: • La valutazione positiva da parte dei docenti della lingua madre come veicolo di forte identità di appartenenza e come veicolo per entrare in un’altra cultura. • La considerazione positiva della necessità di buoni rapporti fra famiglia e scuola, vista come possibile legame di aiuto e di riconoscimento della cultura familiare. • La funzione educativa del ricordo come forma di legame simbolico fra due culture. L’impostazione pedagogica del libro riconosce gli aspetti positivi del mantenimento del proprio patrimonio culturale, famigliare e linguistico del paese d’origine azioni educative orientate verso la relazione di differenti culture dei soggetti, con l’obiettivo di convivere senza conflitti o con minimi conflitti possibili. CAPITOLO 5. CITTADINANZA E COSTITUZIONE 1.LA DIMENSIONE SOCIALE DELL’INSEGNAMENTO IN CLASSI PLURIETNICHE L’attenzione, la preoccupazione vigile e la responsabilità verso il rapporto esistente fra l’agire politico e l’esperienza educativa sono tre atteggiamenti che nel pensiero di P.Bertolini sono indicati come necessari agli educatori. EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA 16 Il pensiero interculturale riconosce a tutti la parità dei diritti civili e sociali. Bertolini (partendo da Husserl) ha indicato agli insegnanti la strada di un approccio riflessivo che si rivela essenziale nelle classi multietniche e indica una serie di passi utili da compiere per rendere visibile la dimensione sociale dell’insegnamento come garanzia primaria per la tutela dei diritti di tutti a partire dei valori fondanti della Costituzione. Indicazioni per gli insegnanti: • partire da sè stesso, cercare di distruggere i preconcetti, successivamente dare senso a ciò che accade, porsi degli interrogativi, cercare nuovi significati, tenere un diario riflessivo per poter attingere ad una esperienza che si fa via via più ricca e riutilizzabile. Il docente dovrebbe essere in grado di dar voce ai singoli allievi, ma anche di tessere un unico insieme articolato. • l’esercizio dell’epochè (cioè la messa fuori causa delle convinzioni preconcette e la sospensione del giudizio). Non si tratta di cancellare la diversità ma piuttosto di trovare il senso al suo essere lì. • l’uguaglianza da tenere davvero presente è quella sancita dagli articoli 2 e 3 della Costituzione Italiana che parlano di riconoscimento e garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo, pari dignità sociale e uguaglianza di fronte alla legge. La modalità fenomenologica richiede una relazione, ma esige anche intervallo, separatezza, mai fusione. 2.LE COMPETENZE DEI DOCENTI L’interculturalità per tanto tempo è stata vista come sorta di fenomeno di transizione nel corso degli anni ’90. Gli studenti stranieri sono vere presenze nelle scuole italiane e con il loro esserci richiedono attenzione, chiedono senso di responsabilità. Le classi multietniche impongono ai docenti di acquisire anche la consapevolezza di una nuova emancipazione personale, di un nuovo senso di responsabilità che consiste nel voler garantire il successo scolastico di tutti gli allievi, indipendentemente dalla provenienza. Si crea un atteggiamento di flessibilità autorevole e di sviluppare in sé stessi la capacità di usare bene tutte le risorse esterne possibili: i mediatori linguistico-culturali, i centri territoriali, le risorse culturali territoriali. Si cerca di creare delle partnership fra agenzie territoriali e mondo dell’immigrazione in modo che cresca un po’ per volta la condivisione dei valori sociali di partecipazione e cooperazione. La nuova professionalità richiede ai docenti di abituare sè stessi in modo ordinario a pensare la soggettività degli studenti come singolare/plurale, cioè inclusiva dell’identità e della diversità valorizzare la soggettività comune e le diversità individuali, significa abituarsi al confronto interpersonale. Età adolescenziale come ricerca di sé in bilico tra i due mondi i docenti dovrebbero essere consapevoli che si trovano di fronte a percorsi di sé ancora aperti, e soggetti ai cambiamenti. Ci sono diversi casi di integrazione difficile di allievi stranieri in età adolescenziale. È comprensibile che i docenti vivano la loro professione con un senso di inadeguatezza: è difficile gestire classi composite. 3.NUOVE NORME La scuola italiana si trova, oggi nei primi decenni del 2000, ad essere ben attrezzata sul piano della normativa. Si nota un’attenzione costante a spingere gli insegnati e gli studenti a misurarsi, a entrare in relazione con l’Altro. Un altro gruppo di circolari è orientato a promuovere l’idea di Europa, la dimensione europea dell’educazione.
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