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Il ruolo dell'arte e della scienza nella Chiesa cattolica del Seicento, Dispense di Storia

Storia della scienzaStoria dell'ArteStoria della Chiesa cattolica

Questo testo ripercorre l'intento devozionale dell'arte verso la Chiesa cattolica durante il Seicento, che svolgeva un ruolo importante nella formazione di massa e nell'istruzione superiore. Vengono discusse le opere di artisti come Federico Zuccari e la fondazione della Compagnia di San Luca, nonché la discussione sul ruolo dell'arte sacra. Inoltre, viene analizzato il rapporto tra il potere sovrano e l'istruzione superiore, con l'esempio dei gesuiti e la riflessione sulla politica di Machiavelli e Tacito.

Cosa imparerai

  • Come si discuteva sulla politica di Machiavelli e Tacito nella Chiesa cattolica del Seicento?
  • Come si relazionava il potere sovrano all'istruzione superiore nella Chiesa cattolica del Seicento?
  • Che era il ruolo dell'arte sacra nella Chiesa cattolica del Seicento?
  • Che ruolo svolgeva l'arte verso la Chiesa cattolica durante il Seicento?
  • Come venivano promosse le arti e la formazione di massa nella Chiesa cattolica?

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 13/01/2022

gianfrancofranco
gianfrancofranco 🇮🇹

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Scarica Il ruolo dell'arte e della scienza nella Chiesa cattolica del Seicento e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! gli senso stretto; essa diviene un elemento imprescindibile della vita pubblica. aristocratici che vivono a corte ricoprono mansioni domestiche al servizio del Laddove, nel corso del Rinascimento, lo spettacolo teatrale era un momento di re — lo aiutano a lavarsi e a vestirsi, lo accompagnano nelle cavalcate e a caccia, una festa riservata a chi frequentava le stanze della corte signorile o principesca, assistono ai suoi pasti e così via —, rispettando in ciò una gestualità rituale, nell’epoca barocca celebrazioni e festeggiamenti si svolgono nelle strade e nelle dettata dalla sacralità del corpo del sovrano. In questo modo, ogni attimo piazze, coinvolgendo l’intera società. Diventano momenti spettacolari, in dell’esistenza del monarca diviene spettacolo, cui — come accade nella reggia di grado di coinvolgere tutti gli astanti, non solo le rappresentazioni teatrali, sacre Versailles di Luigi XIV — tutti possono, a distanza, assistere (cfr. infra, cap. 17). La figura del sovrano per diritto e volontà divina appare così immersa in un’atmosfera rarefatta e preziosa, che contribuisce a renderne ancora più sacra e fra artisti ed ecclesiastici. L’opera, nella versione più tarda, approntata da inviolabile l’immagine. Paleotti fra il 1595 e il 1596, si rivolge esclusivamente agli uomini di Chiesa, ai quali propone, sull’esempio dell’ Indice dei libri proibiti, che le autorità ecclesiastiche esercitino un diretto e costante controllo sui soggetti rappresentati dai pittori e sulla loro conformità all’iconografia ufficiale della 11.3. La cultura della Controriforma Chiesa. Meno rigide sono le direttrici che nei suoi trattati — il Trattato dell’arte della pittura, edito nel 1584 e L’idea del tempio della pittura, pubblicato nel 1591 — La propaganda controriformistica non si esaurisce nel tentativo di affascinare traccia il pittore Giovanni Paolo Lomazzo (1538-1600): tuttavia, anche in i fedeli con il fasto delle cerimonie e degli spazi in cui esse si svolgono. La questi testi è ripetutamente sottolineato l’intento devozionale che l’arte deve Chiesa cattolica, nel corso del Seicento, svolge anche un’importante ruolo avere. L’idea è ripresa nelle opere di Federico Zuccari (1540-1609), il pedagogico nel plasmare le coscienze tanto degli analfabeti, che sono la promotore della rifondazione della Compagnia di San Luca, che si trasforma maggioranza nelle popolazioni europee, per mezzo dei linguaggi artistici e delle nel 1593 in Accademia. Gli artisti che aderiscono a questa istituzione si arti visive, quanto degli alfabetizzati, attraverso un notevole sforzo educativo impegnano a rappresentare i soggetti sacri nel rispetto delle direttive nei numerosi collegi e istituti di istruzione e l’uso attento dell’arma della ecclesiastiche. In questo modo le loro opere non vengono rifiutate, come censura in ambito artistico, letterario e filosofico (cfr. supra, cap. 7). accade ad esempio a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1573-1610), i L’ultima sessione del Concilio di Trento (1562-63), in risposta alla furia cui dipinti si distinguono nel panorama secentesco per il realismo con il quale iconoclasta protestante, aveva riaffermato la legittimità del culto delle immagini vengono rappresentati i soggetti sacri, che perdono così ogni valenza sacre pur vietando ogni abuso. Tuttavia, l’interpretazione del relativo decreto pedagogica. conciliare, che era stato formulato, per ragioni di tempo, in modo assai Non è solo nel campo delle arti che la Chiesa cattolica della Controriforma stringato, dà avvio alla discussione sul ruolo dell’arte sacra. Molte sono le voci, interviene al fine di creare una pedagogia religiosa assai ricca e articolata non solo di letterati e artisti, ma anche di ecclesiastici e prelati, che partecipano destinata alla popolazione europea, la maggioranza, che non sa né leggere né alla discussione. L’arcivescovo di Milano e cardinale Carlo Borromeo pubblica scrivere. Infatti una delle grandi innovazioni nate dall’esigenza di contrastare nel 1577 le Instructionum fabricae et supelectilis ecclesiasticae, un trattato dedicato efficacemente la diffusione delle idee riformate o di riconquistare le coscienze all’architettura e agli arredi sacri, in cui sostiene che l’artista deve avere come in aree divenute protestanti è data dalla creazione di istituzioni educative, dalle massima ispiratrice il fatto che l’arte deve essere al servizio di Dio e che questo scuole di villaggio, spesso gestite dai parroci, ai collegi tenuti dagli Ordini principio deve essere trasmesso ai fedeli. Qualche anno più tardi, nel 1590, il regolari. Spiccano per la loro opera pedagogica rivolta ai ceti dirigenti, gli gesuita Giovanni governo e per conseguire il pubblico consenso. distinzione dai figli di borghesi arricchiti e di nobili di dubbia origine) Altro tema che incontra grande favore nella trattatistica politica e filosofico- contribuiscono al successo anche di queste istituzioni, che passano da 56 del morale seicentesca è quello della prudenza, non tanto intesa 1626 a 157 del 1710. Ai giovani nobili, oltre alla consueta istruzione classica, machiavellicamente come cautela nelle azioni di governo, quanto come viene impartita una vasta gamma di insegnamenti per una completa educazione tendenza al «timor di Dio», secondo l’ottica cristiana, o alla cautela rispetto alle propria di gentiluomini: oltre ai rudimenti di matematica e di filosofia, i passioni nocive, nella prospettiva del neostoicismo. Quest’ultimo è un altro giovani allievi studiano la scherma, l’equitazione, la danza, la scienza delle filone di pensiero assai importante nel XVII secolo, che scaturisce dalla rilettura fortificazioni, la geografia e le lingue moderne. e dalla meditazione delle opere dello storico romano Cornelio Tacito (ca. 55- Grande è anche l’influenza della Compagnia sulle università. In vari casi ai ca. 120 d.C.) e del filosofo Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-64 d.C.), da cui collegi gesuitici viene riconosciuta dal pontefice la patente di università degli discende una visione della realtà basata sui principi di autoconservazione e di studi. In altri casi la Compagnia assume il sostanziale controllo della equilibrio. Sul piano politico il neostoicismo contribuisce a elaborare una preesistente università. teoria delle passioni e degli interessi sulla cui base conservare la grandezza dello Stato. Particolare successo la corrente neostoica incontra nelle élites dei paesi cattolici, specialmente sul versante della riflessione storica: cifra comune di intellettuali come Giusto Lipsio (1547-1606), autore dell’antologia Politicorum 11.4. La politica barocca Libri Sex (1589), Scipione Ammirato (1531-1601), con i Discorsi sopra Cornelio Tacito (1594), Baltasar Alamos de Barrientos (1550-1640), con il Tacito espafiol A partire dagli ultimi decenni del Cinquecento e nel corso del Seicento, la (1614), oltre alla condanna delle posizioni di Machiavelli, giudicate irreligiose e riflessione sulla politica non insiste più sulla sovranità e l’autorità del principe, immorali, è la meditazione sulle opere di Tacito e, in particolare, sugli bensì sulla «macchina» del potere, sui segreti dello Stato (i cosiddetti arcana avvenimenti dell’impero romano durante il regno di Tiberio, assunto a imperii). A fronte dei cambiamenti derivanti dai conflitti politici e religiosi in modello di sovrano crudele e tirannico. Anche in tali autori, tuttavia, si avverte la difficoltà di coniugare i principi della religione cattolica con il rigore e, talvolta, la crudeltà indispensabili all’esercizio del potere, la sincerità con la riflessione se le azioni dei principi, ancorché inique e immorali, possono essere necessità, più volte ribadita, di servirsi della dissimulazione, ossia della capacità giudicate razionali rispetto agli scopi e agli interessi che si propongono. di occultare le proprie più recondite intenzioni. Proprio alla dissimulazione dedica un trattato che riscuote un grande successo lo scrittore Torquato Accetto (prima metà del XVII secolo), autore dell’opera Della dissimulazione onesta (1641), nel quale riprende teorie già Bibliografia ampiamente diffuse nella cultura politica europea. Lo stesso Machiavelli aveva affermato, nel Principe, che è necessario per chi detenga il potere «esser gran A.E. Baldini (a cura di), Botero e la «ragion di stato», Olschki, Firenze 1992. simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici gli uomini, e tanto A. Battistini, Il Barocco. Cultura, miti, immagini, Salerno, Roma 2000. obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna, troverrà sempre chi li G. Borrelli, Ragion di stato e Leviatano. Conservazione e scambio alle origini della modernità lascerà ingannare». Tuttavia, Accetto dichiara di distaccarsi nettamente da politica, Il Mulino, Bologna 1993. Machiavelli, cui la cultura controriformistica imperante rimprovera una morale G.P. Brizzi, La formazione della classe dirigente nel Sei-Settecento. I seminaria nobilium nell’Italia disinvolta. Per Accetto il ricorso all’occultamento delle proprie intenzioni e centro-settentrionale, Il Mulino, Bologna 1976. delle proprie emozioni è giustificato solo da una situazione di pericolo, nella Id. (a cura di), La «Ratio studiorum». Modelli culturali e pratiche educative dei Gesuiti in Italia quale è necessario difendersi. Diversamente, l’arte della dissimulazione si tra Cinque e Seicento, Bulzoni, Roma 1981. L. Chatellier, L'Europa dei devoti, Garzanti, Milano 1988 (ed. or. 1987). trasforma in frode, atto che è giusto disapprovare. Simili linee di condotta M. Fumaroli, La scuola del silenzio. Il senso delle immagini nel XVII secolo, Adelphi, Milano vengono suggerite dal gesuita spagnolo Baltasar Gracian (1601-58), che nel 1994 (ed. or. 1992). 1647 pubblica, sotto il nome del fratello Lorenzo per non incorrere nella Id., L’età dell’eloquenza. Retorica e «res literaria» dal Rinascimento alle soglie dell’epoca classica, riprovazione della Chiesa, l’ Oraculo manual y arte de prudencia, trecento massime Adelphi, Milano 2002 (ed. or. 1980). commentate che difendono l’importanza della dissimulazione e dell’utilizzo J.A. Maravall, La cultura del barocco. Analisi di una struttura storica, Il Mulino, Bologna 1993 della cautela per chi voglia partecipare alla vita pubblica. (ed. or. 1975). Del resto, in un contesto caratterizzato della centralità delle corti sovrane C. Ossola, Dal Cortegiano all’uomo di mondo: storia di un libro e di un modello sociale, Einaudi, nei diversi paesi europei, dall’emergere dei ministri favoriti e dall’articolarsi di Torino 1987. prassi di governo straordinario miranti ad accrescere il potere delle corone (cfr. G. Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna, Laterza, gerarchica: ogni cosa ha il proprio luogo naturale a seconda della minore o Inoltre, l’osservazione dell’intreccio delle traiettorie orbitali di comete e pianeti maggiore perfezione della sua essenza. Esso nel XIII secolo è diventato, grazie suggerisce a Brahe l’inesistenza delle sfere cristalline. Un’ulteriore scossa al alle riflessioni del teologo Tommaso d’Aquino (1221- 74), dottrina ufficiale sistema aristotelico-tolemaico viene data dall’astronomo tedesco Giovanni della Chiesa, cui i fedeli sono tenuti a conformarsi. Keplero (1571-1610). Per secoli, infatti, si era creduto che le orbite dei pianeti I molti problemi matematici lasciati irrisolti dal sistema aristotelico- fossero circolari; sulla base di elaborati calcoli matematici Keplero giunge alla tolemaico spingono l’astronomo polacco Mikol/ay Kopernik, più noto con il conclusione che le orbite celesti siano di forma ellittica e che il sole si trovi in nome latinizzato di Niccolò Copernico (1463-1543), a formulare nuove uno dei due fuochi: tesi che viene esposta nell’opera Astronomia nova seu physica ipotesi sulla struttura dell’universo. Formatosi nell’Italia della cultura coelestis ( Astronomia nuova, ovvero fisica celeste), pubblicata nel 1609, insieme ad umanistica, egli si ispira alla teoria astronomica, antecedente a quella tolemaica, altre tesi, le famose leggi di Keplero, formulate in termini strettamente formulata dal filosofo greco Pitagora (570- 490 a.C.). In accordo con essa e matematici. attraverso l’utilizzo di raffinati metodi matematici, Copernico nella sua opera De revolutionibus orbium coelestium ( Sulle rivoluzioni delle sfere celesti), pubblicato nel 1543, espone una descrizione del cosmo che vede il sole al centro dell’universo 12.2. Il metodo sperimentale: Galileo Galilei In Italia le teorie di Copernico e di Keplero trovano un seguace d’eccezione, la sua attività sperimentale nell’ateneo di Pisa. Qui egli si impegna a dimostrare Galileo Galilei (1564-1642). Giovanissimo docente di matematica come la centralità del sole e la mobilità della terra non siano mere ipotesi all’Università di Pisa, Galileo compie le sue prime ricerche nel campo della matematiche, ma verità fisiche. fisica. Egli ritiene che la fisica aristotelica, tradizionalmente insegnata nelle Le sue scoperte astronomiche fanno guadagnare a Galileo grande stima, università europee, non sia in grado di dare un’effettiva conoscenza dei anche fra le alte gerarchie ecclesiastiche. Ciò induce l’astronomo a credere che fenomeni naturali. Essa, infatti, classifica i diversi oggetti presenti in natura dal il copernicanesimo possa entrare a far parte delle dottrine ufficiali della Chiesa punto di vista qualitativo. Secondo Galilei, invece, per studiare la natura è cattolica. Egli sa che il maggiore ostacolo al riguardo è dato dal fatto che necessario osservarne le caratteristiche primarie e reali, che sono di natura l’interpretazione ufficiale della Bibbia è strettamente connessa alla lettura che la quantificabile, matematica e meccanica. Egli, quindi, mette a punto un metodo tradizione cattolica dà delle dottrine aristoteliche. Pertanto, negli anni 1613-15 di ricerca che ha il suo fulcro nella formulazione di un’ipotesi matematica e Galileo scrive sulla questione una serie di lettere private, che hanno una grande nella sua verifica sperimentale, con una costante attenzione alla misurazione circolazione manoscritta. In esse lo scienziato afferma che natura e Scrittura numerica e geometrica dei fenomeni osservati. I diversi esperimenti sul moto hanno una comune origine in Dio; tuttavia, la natura delle verità che esse dei gravi e la scoperta della legge di isocronia delle piccole oscillazioni del affermano è distinta. La Bibbia detiene un primato in ambito religioso e pendolo sono il frutto di uno studio metodico basato sul severo rispetto di dati morale, mentre la natura deve essere indagata tramite il linguaggio della misurabili. matematica e attraverso l’uso dell’esperienza. Su questa base occorre che le La tecnologia del tempo, tuttavia, non consente a Galileo di disporre degli verità scientificamente assodate diventino la base per una corretta strumenti necessari per corrette rilevazioni numeriche. Di qui il suo impegno interpretazione dei passi biblici che trattano di questioni naturali, dal momento nell’ideare e fabbricare nuovi strumenti. Durante il suo soggiorno a Padova, che se la Scrittura è infallibile, non lo sono i suoi interpreti. Nel 1616 nella cui università insegna dal 1592, egli costruisce una bilancia idrostatica per interviene però la condanna da parte della Congregazione romana la misurazione della densità di un corpo. Il suo maggiore successo è costituito dell’Inquisizione delle teorie copernicane, in quanto contrarie alla verità biblica dalla realizzazione del telescopio. Venuto a conoscenza della costruzione, e false dal punto di vista filosofico. Lo stesso Galileo viene ammonito dal effettuata da un fabbricante di occhiali olandese, del cannocchiale, da usare cardinale Roberto Bellarmino (1532-1621), influente teologo e inquisitore, a come oggetto di svago nei campi di battaglia per osservare i movimenti del non propagandare il copernicanesimo — limitandosi semmai ad attribuirgli il nemico o durante la navigazione, Galileo comprende il valore scientifico di valore di una mera ipotesi di natura matematica — e ad attenersi questo strumento. Egli costruisce telescopi di qualità eccezionale per l’epoca e all’insegnamento delle dottrine aristoteliche. Lo scienziato si sottomette alle li rivolge verso il cielo, utilizzandoli per effettuare metodiche osservazioni richieste del Sant’Ufficio e si dedica a convincere non solo e non tanto gli astronomiche. In questa maniera egli ha modo di osservare, per la prima volta e accademici, quanto coloro che si dilettano con lo studio delle materie con una certa compiutezza, i satelliti di Giove — la cui scoperta verrà dedicata scientifiche, ai quali sono indirizzate le sue opere in volgare, come il Saggiatore alla famiglia de’ Medici, granduchi di Toscana e suoi protettori, da cui il nome (1623), in cui egli paragona la natura a un «grandissimo libro [...] scritto in di pianeti medicei —, le fasi di Venere, i «mari» della Luna, le macchie solari, lingua matematica». l’anello di Saturno. Galileo comunica parte di queste clamorose scoperte nel Nel 1632 Galileo pubblica il Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo, Sidereus Nuncius ( Il messaggero delle stelle), pubblicato nel 1610. Queste scoperte copernicano e tolemaico, che ha ricevuto l’autorevole avallo del pontefice Urbano rafforzano in Galileo la convinzione della falsità delle teorie aristoteliche: i VIII (Maffeo Barberini, 1623-44). In quest'opera, Galileo si sforza di offrire corpi celesti non sono perfetti, come la disuguale e scabra superficie della Luna una prova fisica in favore delle teorie copernicane (si tratta di una spiegazione rende lampante, né incorruttibili, come dimostra l’esistenza delle macchie basata sul movimento delle maree, oggi totalmente insostenibile) e, quindi, solari; pertanto non è necessario distinguere tra fisica terrestre e fisica celeste. Girolamo Fabrici d’Acquapendente (1533-1619). Egli segue il metodo vesaliano, combinando le lezioni teoriche con la ricerca pratica, e a questo fine Le esperienze compiute in campo fisico, astronomico e medico, nonché crea il primo teatro anatomico stabile, l’aula dalla tipica forma di tronco di l’attenzione, sempre più frequente a partire dal Cinquecento, per i dispositivi cono, rovesciato al centro, nella quale si compiono le dissezioni dei cadaveri, meccanici concorrono alla nascita di una concezione del mondo in contrasto sotto gli occhi degli studenti seduti sulle tribune. Grazie al combinato utilizzo sia con l’aristotelismo sia con il naturalismo: il meccanicismo. Questa nuova delle teorie galeniche e dell’osservazione diretta, nel 1603, Fabrici pubblica De visione filosofica è chiaramente enunciata nelle opere di tre intellettuali: venarum ostiolis ( Sugli orifizi delle vene), una ricerca in cui si annunzia la scoperta l’inglese Thomas Hobbes (1588-1679) e i francesi Marin Mersenne (1588-delle valvole venose, che fanno affluire il sangue venoso al muscolo cardiaco. 1679), frate dell'Ordine dei minimi, e Pierre Gassendi (1592-1655), secondo i Forte è l’influenza delle teorie galeniche su Fabrici, il quale, pertanto, non quali la conoscenza delle leggi del moto è sufficiente a spiegare l’intero universo. Alla base di questa concezione vi è l’idea della soggettività delle — come anche il corpo animale e umano — altro non sia che un’enorme qualità sensibili (odore, sapore, colore e così via) degli oggetti che si trovano in macchina, i cui ingranaggi sono tutti ugualmente importanti e necessari per un natura. Esse non sono insite nei corpi: la loro determinazione è frutto di ottimale funzionamento. Una tale visione del mondo si contrappone un’operazione squisitamente soggettiva. Proprietà reali sono invece quelle decisamente alle gerarchie che strutturano l’universo aristotelico-tolemaico e materiali, misurabili matematicamente (dimensioni, forma geometrica, peso e comporta una serie di conseguenze di notevole rilievo. La prima, di ordine così via). L’intero universo è costituito da corpi che si muovono squisitamente filosofico, è la svalutazione delle capacità conoscitive dell’uomo continuamente sulla base di leggi matematiche; la conoscenza delle leggi del — lo scetticismo —, che viene chiaramente affermata da Gassendi: l’uomo può moto attraverso la meccanica, pertanto, è in grado di far comprendere nella sua conoscere effettivamente solo ciò di cui ha costruito gli ingranaggi; la natura, realtà la struttura cosmologica. pertanto, può essere conosciuta in maniera effettiva solo da Dio, il suo Il filosofo che nella maniera più articolata espone il pensiero meccanicista è «meccanico». Nel cosmo cartesiano Dio, tuttavia, una volta impresso il moto René Descartes, conosciuto con il nome latinizzato di Cartesio (1596-1650). alla materia, limita una volta per tutte il suo intervento e non svolge il ruolo Nei Principia philosophiae ( Principi di filosofia), editi nel 1644, Cartesio delinea la creatore riconosciutogli nel libro biblico della Genesi. Pertanto, le dottrine struttura del mondo naturale, composto essenzialmente da materia in cartesiane vengono condannate sia in campo protestante che in campo movimento. La materia coincide con lo spazio geometrico che occupa; non cattolico. Nei Paesi Bassi, a partire dal 1656, si vieta di professare le teorie di esiste spazio senza materia. Pertanto, l’universo cartesiano si qualifica come Cartesio all’interno delle università, mentre nell’Europa cattolica, a partire dal uno spazio dove i corpi si urtano, in un continuo movimento di «traslazione». 1663, i libri di Cartesio vengono messi all’indice. Il movimento è stato impresso alla materia da Dio, al momento della creazione. Un altro esito del pensiero meccanicistico è dato dal materialismo. Per I singoli movimenti non sono privi di ripercussioni per l’intero sistema: essi Hobbes i concetti morali di bene e male non derivano dai comandamenti generano, infatti, dei «vortici», i quali, a loro volta, secondo Cartesio, sono alla divini, ma sono il frutto del movimento dei corpuscoli materiali che, radice dei diversi fenomeni naturali. incontrandosi con il corpo umano, generano le passioni del piacere (da cui Il sistema concepito da Cartesio non deriva dall’osservazione della realtà e l’idea di bene) e del dolore (da cui l’idea di male). La nascita di un’idea comune dalla formulazione di un’ipotesi generale da sottoporre a prova: non è frutto di di bene e di male discende a sua volta dalla forza dello Stato — frutto di un un metodo induttivo. Esso, al contrario, è il prodotto di deduzione logica a contratto fra gli individui (cfr. infra, cap. 16) — che impone a tutti determinati partire da presupposti filosofici che egli crede indubitabili: l’esistenza comportamenti. Un’altra figura chiave di questo filone di pensiero assai dell’estensione (ossia lo spazio geometrico), il movimento, l’immutabilità di rilevante è l’olandese Baruch Spinoza (1632- 77), secondo il quale Dio va Dio. Malgrado ciò, il meccanicismo cartesiano segna la definitiva rottura che si identificato nella legge che governa il mondo e quindi la religione diviene opera nel corso del Seicento con il pensiero tradizionale aristotelico. Cartesio conoscenza della realtà, anziché pura e semplice obbedienza a comandamenti afferma l’inutilità della conoscenza delle qualità dei corpi e degli avvenimenti imposti dalle diverse Chiese e confessioni. cui essi danno luogo in natura, per ribadire la necessità di prendere in Il vero e proprio punto di svolta nel pensiero filosofico e scientifico europeo considerazione gli elementi quantitativi. Di fronte ai fenomeni naturali, egli è dato però dall’opera dello scienziato inglese Isaac Newton (1642-1727) che, invita lo scienziato a chiedersi «come» essi avvengano e non «perché». dopo anni di studi e ricerche, pubblica, nel 1687, i Philosophiae naturalis principia Contemporaneamente, la filosofia meccanicistica si distacca decisamente dal mathematica ( Principi matematici di filosofia naturale). Newton sostiene con naturalismo cinquecentesco che, seguendo principi magici ed ermetici, chiarezza che compito della filosofia naturale non è studiare la causa ultima del postulava l’esistenza di entità immateriali e forze occulte in grado di imprimere moto — questione del tutto metafisica —, ma analizzare il modo in cui una forza movimento alla materia e di determinare gli accadimenti. Trascurando i opera e descriverla in termini di leggi matematiche. Applicando le leggi della fenomeni dal punto di vista della mera percezione da parte dell’uomo, coloro «moderna» meccanica, che egli stesso ha contribuito a fondare, al
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