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Riassunto l'Inchiostro della malinconia, Sintesi del corso di Filosofia morale

Riassunto con le cose più importanti

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 23/08/2021

Irene.Miele
Irene.Miele 🇮🇹

5

(2)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto l'Inchiostro della malinconia e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia morale solo su Docsity! Riassunto Filosofia morale Starobinski — L’inchiostro della malinconia Starobinski nacque a Ginevra nel 1920. Fu un saggista e storico delle scienze e delle idee, ha insegnato Storia delle Idee e Letteratura francese a Ginevra. Nel primo capitolo di quest'opera, l’autore parla della storia del trattamento della malinconia Per la prima volta il termine malinconia apparve nel V sec. a.C. e da lì in poi significò tanti fenomeni diversi: schizofrenie, nevrosi d’ansia, depressioni endogene. I suoi stati cambiano di epoca in epoca, con essa le sue terapie e il suo nome (depressione, follia...). In ogni caso essa è sempre stata considerata una malattia umana e in quanto tale è un fatto culturale che muta al mutare delle condizioni culturali. Fino al 1700, la patologia mentale può essere riassunta con l’Atrabile, responsabile del male era questo umore corrotto. Ovviamente, con il passare degli anni la concezione della malattia è cambiata, tanto da affermare che le vere cause restano ignote. Omero Egli già parla della malattia nell’ Iliade con il personaggio di Bellerofonte, che subisce l’ira degli dèi. Dopo tanti atti eroici, quali la vittoria contro la Chimera e la conquista della sua terra, della sua sposa e del suo riposo, crolla. Rifiutato dagli dèi è condannato alla solitudine. La sua depressione deriva dal fatto che non ha più l’appoggio degli dèi. Bellerofonte erra nel vuoto, dove tutto è assenza. La sua pena viene definita “nera”. Per liberarsi da questa deve o aspettare o compiacere di nuovo gli dèi. Per la prima volta Omero parla di Pharmakon, una mescolanza di erbe, come il Nepente, che assopisce le sofferenze. Questa pozione dell’oblio attenuerà il rimpianto, consolerà Bellerofonte momentaneamente. Scritti ippocratici Se si è in uni stato di tristezza e paura, ci si trova nella malinconia, causata dalla bile nera, una sostanza spessa che ha sede nella milza. Essa può spostarsi, infiammarsi, sovrabbondare e dare vita a diverse malattie come l’epilessia (se la bile è nel corpo), la pazzia, la tristezza, la malinconia (se la bile è nell’intelligenza)... L’eccesso o l’alterazione compromettono l’isonomia, cioè l’equilibrio, degli umori (bile gialla, sangue, bile nera e flegma). La malinconia, stando alla Teoria degli Umori, era collegata alla terra, considerata secca e fredda, e all’autunno. La malinconia, nella giusta misura, è indispensabile per la crasi (mescolanza umori), è la sua abbondanza che crea la malattia. Del sistema degli umori si parla nel De natura hominis (La natura degli uomini). Essa si è ritenuta un buon sistema anche grazie alle credenze popolari: ad esempio, Sofocle utilizza l’aggettivo Melancholos per parlare della tossicità del sangue dell’Idra di Lerna, di cui Ercole ha imbevuto le sue frecce, che colpendo Nesso lo uccideranno. E tanto era letale che poi il sangue di Nesso ne fu impregnato e la sua amata vi intinse la tunica che regalò ad Eracle che si suiciderà per il dolore. La bile nera è l’umore più pericoloso, che varia rapidamente e le cui variazioni interessano la ragione. Tristezza e paura sono i sintomi principali della malinconia. Le cause sono fisiche. La terapia è revulsiva/evacuativa, infatti, evaquazioni, deviazione dell’umore da una regione ad un’altra del corpo, bagni a temperatura appropriata per riscaldare o raffreddare il corpo, dieta ed esercizio fisico erano i metodi per ripristinare l’equilibrio umorale. La terapia fa appello alla volontà del malato, che deve sforzarsi e regolare la sua quotidianità (medicina ellenica= paideia). Se non si può più fare appello alla ragione si passa all’azione fisica e farmaceutica: le medicine provocheranno evacuazioni. Se il malato è in ansia, angoscia, ha gli incubi, gli si farà bere l’Elleboro, con cui sarà purgata la testa e poi il corpo. Poi gli si darà il latte d’asina, alimenti freddi, rilassanti, niente di piccante o dolce. L’Elleboro ha un principio attivo che produce diarrea e vomito, è un irritante per le mucose e produce feci nere o emorragiche (meléna), così gli antichi avevano l’impressione di essersi sbarazzati dell’atrabile. L’elleboro, secondo Plinio, era adatta a curare la follia, l’idropisia, la gotta e altre malattie delle articolazioni, le fistole, le verruche. L’atrabile diventa patogena quando non è eliminata, quindi quando si smette di evacuare, di avere le mestruazioni. Il ripristino di ciò è considerato un indice di ripristino dell’equilibrio umorale. Altrimenti si ricorrerà a salassi dell’ano o vulva. Un altro rimedio è la Mandragora, la cui azione è sedativa: presa sotto forma di bevanda cura le cause del delirio. Ma ha anche un’azione allucinatoria come la Belladonna, ma è l’ultimo mezzo da utilizzare, perché potenze: ad esempio, la spugna dei chirurghi nel Medioevo era imbevuta di liquido di mandragora e altre erbe, così quando il malato ne ingurgitava un po’ entrava in uno stato di stupore e torpore. Nel XVI e XVII chi prescriveva la mandragora era accusato di praticare arti proibite. Celso La terapia di Asclepiade, prevede una psicoterapia dell’incoraggiamento, in cui è importante procurare svago al malato, lodare le sue opere, somministrare evacuanti, ascoltare musica. Celso conosce anche mezzi più brutali come catene, punizioni, tutti trattamenti dedicati agli agitati che non sentono ragioni. Il malato mentale sembra vittima di un brutto sogno, da cui solo una scossa profonda può risvegliarli. Questo trattamento è consigliato per l’agitazione euforica, perché si deve curare il contrario con il contrario. Invece per i pazienti tristi il trattamento riguardava le frizioni leggere, i bagno in acqua e olio, i viaggi. Per sconfiggere l’insonnia nei malinconici, si usa una passeggiata, il dondolio di un letto sospeso. Se queste misure falliscono allora si ricorrerà al papavero o alle mele di mandragora sotto il cuscino. Sorano di Efeso Secondo lui la causa della malinconia è il restringimento delle fibre, che colpisce principalmente l’esofago. I sintomi principali sono l’ansia, l'abbattimento, la mestizia silenziosa, pianto irragionevole, risi improvvisi. La regione epigastrica è gonfia. La terapia verte sui cataplasmi (impasto curativo) applicati tra le scapole o sull’epigastrio. Il teatro è importante, i malinconici devono assistere a commedie, invece i pazzi tragedie. Anche la redazione e la lettura di un discorso sarà utile, l’uditorio dovrà approvare ciò che il malinconico leggerà; chi non sapesse scrivere si occuperà a ciò che sa fare. In questa terapia occorre fortificare l’io, il medico deve stimolare risorse che corpo e spirito hanno già. Areteo di Cappadocia Egli dice che non sempre c’è una cura, soprattutto se la malattia c’è da troppo tempo. Come cura si possono usare i palliativi, per placare e sopire la malinconia per un po’ di tempo. Saranno utili anche i purgativi, i bangi ricchi di zolfo. Il metodo del diversivo è la chiave. Raulin, medico di Luigi XV, dedica ai vapori l’opera “Traité des affections vaporeuses du sexe”. Dice che la malinconia deriva dal venir meno della sierosità nel sangue; le cause sono diverse, così come le cure, soprattutto riguardano i rutti, il primo sintomo della malattia. La sua cura si concentra sugli alteranti e diluenti che hanno un’azione più dolce. Sopravvivenze La teoria dell’atrabile restò in auge fino a quando la scienza non si dotò di metodi anatomici e chimici che potessero dimostrare che l’atrabile non esisteva. Tutto ciò che la medicina antica curava a livello del corpo, in futuro la psicoterapia moderna vorrà e pretenderà di farlo a livello dell’io. Sydenham Quando egli parla di isteria o ipocondria, individua come causa la debolezza del sangue, incapace di trattenere le emanazioni dei succhi degenerati. Occorre quindi fortificare il sangue, dando al malato energie: acqua che esce da sorgenti ferruginose, dieta lattea. L'esercizio di cavalcare è importante, perché il movimento del galoppo e le sue scosse irrobustiscono le fibre e cacciano via gli umori corrotti. Friedrich Hoffmann Per egli la malinconia è un’affezione locale del cervello, dovuto ad uno spasmo della duramadre, che non permette il passaggio del sangue, che si fa spesso e lento e causa tristezza e timore senza ragione e porta a volte a disturbi d’intelligenza. La terapia resta sempre la stessa anche se non riguarda più l’atrabile, ma il sangue. Anne — Charles Lorry Nel XVIII egli divide una malinconia umorale, causata dall’atrabile, da una nervosa, che dipende dai tessuti solidi nei quali ci sono fenomeni convulsivi. Se uno spasmo eccessivo contrae le fibre si presentano sintomi quali l’atonia, la debolezza, il languore. La cura sarà rafforzare l'organismo e dargli un buon tono, attraverso medicamenti che distendano, attraverso corroborativi e analettici, esercizi, giochi, bagni, ma niente salassi o purghe. Quando si è guariti ci si trova in uno stato di omotonia, armonia del tono fibrillare dell'organismo. La cura per la malinconia nervosa consiste nello stimolare dolcemente, nel moderare le energie interiori. L’epoca moderna Nuovi concetti Nel 700 si pensa che causa delle malattie sia il sistema nervoso che non riesce ad ordinare le operazioni di conoscenza del mondo. Nel caso della malinconia, è un’affezione dell’essere sensibile, che si caratterizza per le alternanze tra iperestesia ed ebetudine; essa è il dominio sulla mente di un’idea esclusiva. Secondo Pinel è la credenza di un malato di essere in costante pericolo e di temere qualcosa di disastroso che succederà. In questo secolo nascono i termini di monomania triste o lipemania. La vecchia teoria umorale non scompare, ripudia l’atrabile, ma conserva la nozione di temperamento malinconico, a cui Cabanis aggiunge un temperamento nervoso e muscolare. Da sé il temperamento non produce malattia, ma definisce una predisposizione. Le vecchie cure agiscono sulla predisposizione, ma anche sull’ipocondria, cioè un disturbo digestivo accompagnato da timori esagerati, che si potrà curare con purganti. Pinel ed Esquirol Pinel pensa che il trattamento migliore per curare una malattia le cui cause sono morali è lavorare sulle impressioni subite dal malato. Bisogna agire sulle passioni, sulle abitudini e sui sentimenti, dando nuove abitudini, diverse da quelle che hanno favorito l’insorgenza della malattia: è essenziale conoscere le cause della malinconia e distruggerle, dando mezzi nuovi e durevoli per contrastare le idee cupe. La terapia deve intervenire agli albori della terapia, perché lo spirito è ancora disponibile a farsi rieducare ed è possibile sperare di produrre cambiamenti nella vita del malinconico. Per curare bisognerà conoscere tutti i segreti della Psicologia. Secondo Esquirol, più l’intelligenza è sviluppata, più si insorge nel pericolo di monomani, cioè una malattia della sensibilità, che si radica negli affetti. È nel cuore dell’uomo che bisogna indagare per conoscere le sue sfumature e passioni. La medicina morale è una testimonianza di compassione, qualcosa che consola, capisce le sofferenza. La monomania è difficile da guarire. I metodi del “trattamento morale” Il malinconico deve essere guidato in base ad una conoscenza delle sue capacità intellettuali, del suo carattere allo scopo di sottomettere le passioni che causano la malattia. Per Pinel ed Esquirol il malinconico è vittima di un’idea parassitaria ed è attorno a questa idea che si sviluppa la monomania (revulsione morale). La terapia offre di cogliere aspetti del comportamento terapeutico, di osservare gli atteggiamenti che il medico ha verso il depresso, che saranno un misto di generosità e severità. Nel trattamento morale il medico esagera la terapia ricorrendo ad una comunicazione caricaturale, come se il malato non riuscisse a dialogare e capire i procedimenti ordinari, e avesse bisogno di interventi esagerati di benevolenza o autorità. L’inganno pietoso è una metodologia usata: il terapeuta finge di dar ragione al malinconico, lo asseconda, così il malato si sente approvato, compreso; da questa fiducia ha inizio un dialogo, il cui obiettivo è quello di impegnare il malato a fare un’azione che gli darà frutti concreti, cioè l’annullamento dell’oggetto tema del suo delirio. Ovviamente ciò può riuscire se il medico possiede stratagemmi per far cambiare idea al malato. Reil pensava che ogni manicomio dovesse avere un teatro con tutti i costumi e oggetti di scena, perché le rappresentazioni che alludevano alla situazione del malato, erano situazioni dalle quali trarre spunto per curare il malinconico. Anche Lauret è d’accordo, perché il teatro è il mezzo con cui il malinconico può vivere una vita diversa dalla sua, poiché modifica il suo tempo. Per gli inattivi si sceglie un ruolo vivace, per i tristi una commedia, per i depressi un colpo di scena. Molte astuzie terapeutiche vogliono modificare il comportamento del malato su un punto particolare. Ad esempio nel caso dell’inganno pietoso, il medico si aspetta una collaborazione che il paziente non è in grado di dare, perché egli non ammette l’inganno e non si lascia persuadere. L’errore è credere che l’idea sia il centro della malattia e tentare di debellarla con gli espedienti. Nel trattamento morale, il medico dovrebbe suscitare emozioni e passioni di proposito per contrastare la tristezza del malinconico; però bisogna sapere quali emozioni stimolare. Lo si stimolerà con i semi di papavero, con le frizioni i bagni caldi, con l’atto sessuale (eccellente coadiuvante della malinconia). Per le donne invece la situazione è più complicata, perché possono rimanere incinte, che è positivo. A questi mezzi si aggiungono quelli che agiscono sugli organi di senso (annusare odori particolari, gustare cose o giocare con la tastiera di gatti). La giustificazione è che nel tumulto, una vitalità latente ha la possibilità di riemergere e restituire al malato le forze (Pinel è contrario al bagno di sorpresa, cioè all’immersione nell’acqua fredda, Reil invece auspica che vicino agli ospizi per alienati vi siano idranti e docce, quante più cose possano portare l’alienato all’esasperazione): stabilisce con il mondo un rapporto di combattimento, grazie alla scarica di aggressività che deriva dalla maggior parte dei rimedi bruschi. Secondo Esquirol, quando la malattia è dovuta ad abitudini degradanti, si può ricorrere alle immersioni in acqua fredda. Secondo Reil i mezzi da usare sono ignipunture, vescicanti, la fustigazione con l’ortica, con la verga. La doccia è la terapia d’urto preferita, effettuata soprattutto all’inizio della malattia, sostituita poi dalla terapia del lavoro. I terapeuti dell’800 useranno gli urticanti e i vescicanti con lo scopo di per provocare un’eccitabilità o per domare i più recalcitranti, per curare la malattia. Per Heinroth, non è importante il fatto che il paziente vomiti, ma è importante sentire la sensazione di disgusto che si prova e capire che quella è una sensazione sgradevole reale: i mezzi di revulsione umorale, diventano mezzi di revulsione morale; il pensiero del malato viene deviato così da curare la malattia, secondo il principio di Trousseau “data una lesione, provocarne un’altra più forte ma non pericolosa, sposta l’attenzione sulla nuova ferita e attenua la paura della prima”. Il piroettamento Nella seconda metà del XVIII secolo, il metodo più utilizzato si basava sulla forza centrifuga del piroettamento, praticato da Maupertuis già nella metà del 700. Questo aveva il compito di respingere verso le gambe l’eccesso di sangue nel cervello, che lo minaccia di apoplessia. In questa tecnica si fissa un cilindro perpendicolarmente al pavimento e lo si fa ruotare su se stesso; il malato si siede su una sedia incastrata e si inizia a far ruotare. Tramite questa macchina si influisce sul sistema nervoso, che modifica la circolazione, l’attività cardiaca e la motilità dello stomaco. Un sonno profondo fa seguito. Di solito veniva usata nei casi di malinconia profonda. Per Esquirol è una tecnica da non usare, perché provoca epitassi, apoplessia e sincope. Il viaggio Heinroth suggerisce di viaggiare. Ma è proprio nella figura del viaggiatore che prevale il temperamento malinconico; soprattutto l’uomo delle grandi città, attribuisce la depressione ai piaceri delle grandi città e al clima; per questo vuole ritirarsi nella vita bucolica. Un semplice viaggio in campagna o esercizi, la pesca sono rimedi contro questo temperamento. (libri Spleen, una nevrosi sociale, un prodotto culturale, in cui si parla di ricette dell’arte di vivere e Grand tour in cui viaggiare cura la malinconia generata dagli studi sedentari). Calmeil, pensa che esista una società in cui i ricchi, per la vergogna di essere internati, sono mandati in viaggio, auspicando un cambiamento delle loro idee, attraverso i musei e l’arte classica. Spesso il metodo fallisce, per cui non è stato ritenuto utile; più utile è l’internamento e la stretta sorveglianza, il lavoro manuale, il viaggio sotto stretta sorveglianza. Lo stabilimento termale L’acqua fredda sarà adatta alle intemperie calde e viceversa. Si faranno differenze sulle acque che stringono le fibre e quelle che le rilassano; si preferiranno le virtù curative del ferro, dello zolfo. Per tutto il 700 Spa sarà una meta per curare lo spleen e la malinconia. Le acque termali erano di particolare aiuto contro la malinconia inglese, caratterizzata da una tendenza al suicidio, che poteva essere curata soltanto con il viaggio, la speranza, l’aria pulita, lo stupore del luogo e le piccole passioni. Verso la metà del XIX secolo, gli stabilimenti termali si moltiplicano. Venivano usati dai borghesi malinconici, come luoghi in cui evitare di essere tacciati per malati mentali, ma non era efficace contro i raptus suicidi, quindi alla fine del secolo, la medicina manicomiale riprende possesso. La musica Essa è un mezzo ambiguo di cui non ci si può avvalere in modo razionale. Un documento del 1500 descrive come degli uomini di Chiesa guarissero attraverso la musica, raccontando di un uomo che
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