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Riassunto "La Chimera" di Sebastiano Vassalli, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto per capitoli dell'opera

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 17/12/2021

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arianna-pacini-1 🇮🇹

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Scarica Riassunto "La Chimera" di Sebastiano Vassalli e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! CAPITOLO 1 ANTONIA Nella notte del giorno di Sant'Antonio una piccola creatura venne lasciata al freddo e al gelo di fronte alla casa di carità San Michele di Novara. Dato che non si conosceva il padre il giorno del suo battesimo venne chiamato Antonia Renata Giuditta Spagnolini, il cognome era fonte della fantasia delle balie che si erano convinte delle origini spagnole della creature data la sua pelle olivastra e i colori scuri di occhi e capelli. Ci viene presentata la città di Novara poi che era nella miseria più totale e proprio per questo molti abitanti decisero di abbandonare la città per andare a cercare fortuna altrove; l’unica classe sociale che non si mosse fu il clero che viveva nello sfarzo più totale. Gli esposti, i bambini della casa, venivano rasati a zero e alle bambine veniva messo un grembiule verde lungo fino ai piedi. Dai 5 anni iniziavano le prime uscite in pubblico a dimostrazione della grande bontà d'animo delle suore di San Michele e del clero in generale. Altro aspetto che viene trattato è la morte: molti bambini morivano durante i loro primi anni di vita e ormai per gli altri esposti partecipare ad un funerale era qualcosa di completamente normale e ciò permetteva anche un continuo ricambio di bambini e dava la possibilità di accogliere un così grand enumero di creature. CAPITOLO 2 L'UOVO Era arrivata Suor Clelia, addetta all’istruzione e al catechismo delle piccole esposte e quando le bambine tentavano di fregarla si infuriava. Nel crescere la protagonista Antonia era diventata una bellissima bambina, silenziosa e riflessiva, normalmente dopo un funerale invece di unirsi ai giochi delle amiche iniziava a gironzolare per la Pia casa e rifletteva. Venne poi annunciata la visita del nuovo vescovo: Carlo Bescapé e Antonia venne scelta per recitare una poesia al suo arrivo che benvenuto nella Pia casa. I giorno che precederono l’arrivo del vescovo furono assillanti per la piccola Antonia, la riempivano di raccomandazioni e indicazioni su come comportarsi. La mattina stessa l'andarono a chiamare prestissimo e la lavarono da testa a piedi, poi per prendere forza l’obbligarono a bere un uovo crudo. All'arrivo del vescovo Antonia era ancora scossa dalla sveglia presto, le pressioni che andavano avanti da giorni e da quell'uovo trangugiato di forza che appena iniziata a recitare la poesia si blocco e subito dopo cadde a terra. Il vescovo si preoccupò per la salute della piccola esposta e le concesse l'ingresso nel refettorio per ricevere la sua benedizione. CAPITOLO 3 ROSALINA Suor Livia, la suora più anziana, scomparve misteriosamente dal convento. Si tentò di cercarla in ogni angolo della casa ma niente, sembrava volatilizzata fino a quando un giorno uno dei frati andò per suonare le campane ma non c'era la corda; alzando lo sguardo vide il corpo di suor Livia penzoloni e ormai senza vita. Le altre suore non volvano che ciò si venisse a sapere tra gli esposti ma soprattutto fuori dalla casa perché avrebbe coperto di vergogna la Pia casa. Ovviamente tutti gli esposti in poco tempo lo vennero a sapere e dovettero iniziare a turno a fare tutti quei lavoretti che prima faceva suor Livia, come per esempio svuotare il secchio della notte. Una mattina quando Antonia e una compagna stavano portando giù per le scale il secchio ad Antonia scivola la presa lasciando cosi rotolare il secchio e il coperchio per tutte le scale finendo poi su una delle suore che indignata la punisce con tre giorni rinchiusa nello stanzino del digiuno ed è proprio li che conosce Rosalina. Rosalina era una giovane ragazza che nei suoi neanche vent'anni di vita aveva vissuto molte esperienze e ormai si sentiva una donna a tutti gli effetti. Era stata data in sposa a un uomo che dopo averla messa incinta l'aveva ripudiata ed era finita a fare la prostituta fino a che la padrona della casa non decise di andarsene lasciando le ragazze con i debiti fino al collo. Con l'intervento delle autorità ognuna delle ragazze venne rimandata da dove era venuta e la Pia casa fu la meta di Rosalina anche se si trattava dell'ultimo posto dove volesse tornare. Aveva anche tentano di fuggire ma era stata beccata e quello era il motivo per cui si trovava nello stesso posto di Antonia. Rosalina le fece tanti discorsi da grandi: come funzionava il suo lavoro, come ti trattano davvero gli uomini e tutto quello che sapeva sul concepimento; Antonia fu così scandalizzata che la minacciò di chiamare suor Clelia perché con quelle sue storie voleva farla andare all'inferno. CAPITOLO 4 LA BASSA Molte persone altolocate andavano spesso a cercare dei paggetti o se si trattava di artigiani di aiutanti per le loro botteghe tra i ragazzi di San Michele. I maschi erano sempre i più richiesti e più erano belli e più venivano scelti mentre per le ragazze era tutto il contrario: erano molto meno ricercate e venivano sempre scelte le più brutte per evitare qualsiasi tipo di scandalo nelle famiglie. Proprio per quest’ultima ragione Antonia aveva già intuito il suo destino di diventare grande nella Pia casa perché troppo bella per gli standard delle faglie; fino a che un giorno non si presenta una coppia di contadini di città che cercavano una bambina da adottare in quanto non avevano potuto avere figli e la loro scelta fu proprio Antonia. La sezione della bambina fu come quella di tutte: lacrime e paura di abbandonare le compagne di una vita per andare chi sa dove, infatti salita sulla carrozza i suoi occhi si riempirono di lacrime e la signora tentò in tutti i modi di farla sorridere raccontandole che comunque avrebbe avuto tanti bambini della sua età con cui giocare e che se si fosse comportata bene sarebbe stata trattata come una figlia. Durante il tragitto in carrozza Antonia si lascia travolgere dalla bellezza della natura Piemontese che non aveva mai potuto vedere prima e grazie alla grande capacità di distrarsi tipica dei bambini riesce a non pensare a tutto il resto ma osserva e basta. CAPITOLO 5 DON MICHELE Antonia arriva finalmente alla sua nuova casa e le comari della zona iniziano a sparlare della scelta fatta da Francesca di scegliere una bambina al posto di un bambino che avrebbe potuto aiutare in casa e nel campo. Nel frattempo finalmente Antonia risponde per la prima volta a Francesca ammettendo du avere fame e proprio in quel momento arriva Don Michele: un “finto prete” esiliato da Novara e che poi si è rifugiato nella città dove stava andando a vivere Antonia. Benedice la bambina e fa delle predizioni sul suo futuro in base alla forma della testa e alle vene che si intravedono dal braccio. Dopo tutto questo prende una frittella dal vassoio che Francesca aveva portato per Antonia e se ne va, anche le stesse comari che fino a poco prima stavano sparlando della piccola Antonia e di Francesca stessa non si sono fatte problemi ad avvicinarci per mangiare. CAPITOLO 6 | FRATELLI CRISTIANI Antonia stava giocando tranquillamente con le sue michette quando sente urlare “I risaroli”: disgraziati che per non morire di fame hanno scelto di lavorare nelle risaie. Ci viene descritta la situazione nelle risaie e come le persone arrivassero a svolgere un lavoro così umiliante, molte volte veniva fatto perché non si aveva altra scelta, perché la situazione in cui si viveva prima era addirittura peggio o convinti dalle voci di che affermava che si trattava di un gioco in acqua che ti permetteva di mangiare anche due volte al giorno la domenica. vicenda delle reliquie sacre: Cavagna era stato ingannato da due furfanti e stava pagando per una colpa non sua, l’unica colpa di cui poteva essere accusato era quella di essere un credulone. Tutte le reliquie e anche le ricerche erano state architettate dai due delinquenti per poter screditare il nome di Cavagna ma anche quello di Bescapé. Bescapé non capisce come mai tutte queste sciagure proprio a lui e poi capisce che tutto questo è fatto con l'intento di screditare il suo nome e mentre s'interrogava sul da farsi per Cavagna ricorda tutto quello che di bello aveva visto e vissuto a Roma. Alla fine decide di relegare Cavagna nel suo paesino d'origine e al concludersi della faccenda delle reliquie false ci avrebbe pensato lui stesso a farlo tornare a Novara. CAPITOLO 14 BIAGIO Antonia cresceva sempre meglio, diventando sempre più bella, addirittura troppo bella per le bellezze dell’epoca. Venne processata per aver inculcato il Diavolo nel povero Biagio, nipote delle gemelle Borghesini. Biagio da quando aveva iniziato a stare con Antonia, la quale voleva insegnargli a parlare, aveva iniziato a scappare di casa e ad urlare “Antonia” per tutto il paese diventando lo zimbello di tutto il paese. Le gemelle lo tennero a digiuno, chiuso in una stanza, chiamarono il prete per esorcizzarlo ma niente di tutto questo sembrava funzionare e allora le gemelle pensarono di castrarlo come si fa con gli animali. Quando videro che Biagio dopo “l'operazione” non si stata rimettendo in sesto, decisero di accusare il dottore insieme ad Antonia. Per quanto riguarda la prima accusa venne detto loro che era stata loro la scelta di castrarlo e ora se lo tenevano così. Mentre per l'accusa di essere una strega il giudice sapeva che sarebbero servite più prove per poterla condannare. CAPITOLO 15 IL PITTORE DI EDICOLE Antonia e due sue amiche come ogni giorno stavano facevano passeggiare le oche quando si avvicinò un pittore. Le ragazzine erano consapevoli del fatto che certi incontri fuori dalle mura della città potevano essere pericolosi per non dire mortali. Il signor Barozzi aveva deciso di costruire un'edicola in onore alla Madonna ma aveva bisogno di un pittore per decorarla, dopo varie ricerche trova un pittore disposto a non chiedere il pagamento in anticipo e a lasciare carta bianca per il pagamento dopo che l’opera fosse finita al povero contadino che doveva anche maritare due figlie. Le ragazze riescono a disfarsi del pittore andando a ricercare le oche che avevano perso di vista data la maestosità delle pitture sul telo che copriva il carro del pittore, scansando cosi un possibile problema. Una volta finita la decorazione dell’edicola a tutti era chiaro che il volto della Madonna fosse proprio Antonia diventando la storia che si raccontava nelle stalle la sera. Francesca andava molto fiera di tutto ciò e rispondeva alle critiche dicendo che se ci fosse stata dipinta la figlia di uno dei criticoni non ne avrebbero parlato cosi male. CAPITOLO 16 LA BEATA PANACEA Il vescovo Besapé non stava per niente bene, tanti dolori e acciacchi erano ormai diventati cronici e gli rendevano la vita un vero inferno. Durante il corteo rimase costantemente chiuso nella carrozza tappata da pesanti stoffe che servivano ad evitare che entrasse il polline: causa principale delle sofferenze del vescovo. Il corteo sembrò infinito e lo stato d'animo sofferente di Bescapé sia contrappone completamente a quello dei cittadini che al solo passare della sua carrozza gioivano. Una volta arrivato in chiesa tenne una messa per tutti i fedeli che lo attendevano e raccontò la storia della Beata Panacea: una piccola bambina di pochi anni che ebbe una vita sciagurata. Rimase orfana di madre molto piccola e la sua matrigna la picchiava perché non si comportava come le altre Bambin, non andava fuori, non lavava o filava, pregava e basta; così una sera mentre la stava punendo con delle bastonate la uccise. CAPITOLO 17 | LANZI Un giorno nel paese di Zanardino arrivarono i lanzi: soldati tedeschi sfrontati e aggressivi. Al loro arrivo, parlando sempre in tedesco, chiesero di parlare con i consoli: due rappresentanti del paese che ogni anno venivano rieletti. I due consoli cercarono di dissuadere i lanzi dal fare razzia di cibo e bevande poiché non erano stati avvertiti abbastanza per tempo e le loro risorse non erano sufficienti per sfamare più di trenta persone. Il proprietario dell’osteria che parlava tedesco arrivò in aiuto dei due consoli facendo capire loro che era meglio assecondare le richieste che far arrabbiare gli ospiti inaspettati. Dopo aver mangiato e bevuto a volontà i lanzi iniziarono a fare i loro bisogni sotto gli occhi di tutti davanti alla porta della chiesa o davanti alla casa del prete. Quando finalmente la sera stavano pet andarsene Antonia e due sue amiche, ignare di tutta la situazione perché erano andate a raccogliere funghi, si trovarono in mezzo alla piazza di fronte ai lanzi e i spaventarono da morire. Il proprietario dell’osteria fece loro intendere che non dovevano preoccuparsi ma uno dei lanzi volle ballare con Antonia e lei non disse di no ballando così davanti a tutti con uno straniero. L'indomani alla messa il prete disse che sarebbe stato necessario un periodo di tre giorni interamente dedicato alla preghiera e poi forse dopo sarebbero stati assolti per il loro mancato aiuto il giorno precedente; tutti a parte Antonia che per aver ballato con “l’anticristo” non sarebbe mai più potuta rientrare in chiesa o essere seppellita in terra consacrata. CAPITOLO 18 L'ULTIMO INVERNO L'ultimo inverno della vita di Antonia fu ani he uno dei migliori perché le storie da raccontare non mancarono nelle stalle di Zanardino mentre si filava circondate dagli animali. Prima tra queste storie era quella del Caccetta che era stato decapitato dopo quasi vent'anni tra prigione e processo. Si iniziò a fare ipotesi sul suo patrimonio e sul suo presunto ultimo amore: Margherita. Piano piano l'interesse per la questione andò scemando e se ne parlò sempre meno anche se gli argomenti non mancavano e primo tra questi c’era Antonia. Antonia aveva ormai rifiutato moltissimi pretendenti e ciò suscitava lo stupore delle comari del paese perché un’esposta si permetteva di rifiutare un uomo di buona famiglia. CAPITOLO 19 IL PROCESSO Le storie che si raccontano nelle stalle d'inverno andavano e venivano ma ce n'era una che non passava mai di moda: la fiera. A distanza di secoli aveva cambiato aspetto e c'erano periodi in cui non si avvistava e altri in cui si temeva di uscire di casa e incontrarla. Ci fu poi un periodo di trani avvenimenti: persone rimaste senza voce, animali morti improvvisamente o che si ammalavano di qualcosa mai visto prima e tutto questo venne collegato alla presenza di una strega a Zanardino e questa strega era Antonia. Ovviamente Antonia non era veramente una strega ma tutto ciò che faceva da quel momento in poi fu controllato minuziosamente e ogni cosa aveva un rimando a riti o azioni di streghe. Le persone iniziavano a scansarla, non rispondere quando chiava alla porta e addirittura farsi il segno della croce quando la incrociavano per strada. Durante il processo per stregoneria il prete del paese chiese che venisse indagato su Antonia per eliminare la presenza del diavolo tra i suo fedeli. CAPITOLO 20 | TESTIMONI L’inquisitore decide di interrogare altri testimoni per il caso di Antonia e tra loro troviamo teresina: l'amica più fidata di Teresa prima che la storia del suo essere una strega iniziasse a circolare. Lei raccontò di un fidanzato di Antonia che veniva da molto lontano e che lei per incontrarlo scappava di notte dalla finestra e questo era il motivo per cui la gente l'aveva vista in giro di notte. Nessuno lo conosceva nel paese e quindi non si parlava del classico matrimonio ma si facevano congetture sulla natura di Antonia. Teresina sembra l’unica a credere ancora che l'amica non sia una strega ma solo una giovane innamorata quando l’inquisitore le chiede se avesse mai toccato l’uomo in questione e lei rispose di no. Al no di Teresina l’inquisitore insinua che quest'uomo potrebbe anche essere il diavolo sotto mentite spoglie e lei ribatte dicendo che stava raccontando ciò che sapeva e aveva visto. Si susseguirono altri testimoni che dissero di aver visto Antonia e altre due donne più anziane accoppiarsi con il diavolo purante i sabba. CAPITOLO 21 LA SPOSA All’inizio Bartolo Nidasio non voleva portare Antonia dall’inquisitore ma alla fine Francesca e la ragazza lo convinsero e Antonia arrivò un mese dopo la data fissata davanti all’inquisitore. La signora Francesa le aveva fatto molte raccomandazioni e lei le seguì alla lettera per convincere l’inquisitore che lei fosse solamente una giovane innamorata e non una strega. Negò tutte le accuse che erano state fatte contro di lei, non era una strega, non aveva mai neanche visto il diavolo e si era sempre confessata a parte l’anno in cui era stata bandita dalle funzioni religiose. Poco prima che Antonia scendesse la signora Francesca, rimasta giù ad aspettare, viene disturbata da un piccolo uomo viscido che le fa una proposta: se lei fosse tornata a trovarlo lui le avrebbe detto come era andato l'interrogatorio di Antonia e avrebbe sicuramente risollevato le sorti della ragazza. CAPITOLO 22 IL CAMMINANTE Gasparo, l’amore di Antonia era un camminante dalla nascita; suo padre gli aveva sempre insegnato a non lavorare, come fingersi cieco o zoppo alle porte delle chiese e ripeteva che lui in più di quarant'anni non aveva mai lavorato un solo secondo. Gasparo trasgredendo le regole del padre un giorno putrì come ormante in una nave e arrivò a Genova, città che lo aveva affascinato ma dalla quale poi dovette scappare per la condanna di un furto che però non aveva commesso. Dopo il primo incontro con Antonia avevano continuato a vedersi la notte sotto l’albera e lui le raccontava moltissime cose mentre lei se ne stava li appoggiata sulla sua spalla ad ascoltare. Dopo un po’ di tempo lui iniziò a non andare sempre ai loro appuntamenti e lei ci rimaneva molto male fino a quando un giorno le disse che non appena sarebbe tornato in primavera avrebbe chiesto la sua mano a suo padre e asciugandosi una lacrima (forse sincera, chi lo sa) se ne andò.
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