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Riassunto LA CULTURA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE (Elliot), Appunti di Robotica

Riassunto esaustivo del testo con riferimenti specifici a capitoli e paragrafi

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 07/05/2022

MariaLuciaDallOlio
MariaLuciaDallOlio 🇮🇹

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Scarica Riassunto LA CULTURA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE (Elliot) e più Appunti in PDF di Robotica solo su Docsity! LA CULTURA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (Anthony Elliot)
 Introduzione L’intelligenza artificiale è in realtà un’invenzione antica. Come ideale culturale, emerge per la prima volta nell’antichità greca e permea quella cultura nella forma di un’urgenza di “forgiare gli dei”. 
 Nella nostra epoca l’IA è rimasta principalmente oggetto privilegiato di discipline come informatica, matematica, scienza dell’informazione, linguistica, psicologia e neuroscienze. A partire dagli anni cinquanta le dispute sulla più o meno facile replicabilità delle abilità umane a opera di macchine intelligenti si sono moltiplicate. L’IA ha accanto il carattere di parola-tormentone, strumento di marketing utile a catturare l’attenzione del consumatore e a posizionare le imprese all’avanguardia nel campo delle tecnologie più innovative. 
 L’Industrial Strategy White Paper definisce l’IA come l’insieme delle “tecnologie capaci di eseguire compiti quali la percezione visiva, il riconoscimento vocale e la traduzione da una lingua a un’altra, che richiederebbero altrimenti l’intelligenza umana. Una condizione necessaria dell’IA è la capacità di imparare e adattarsi sulla base di nuove informazioni e nuovi stimoli. 
 Le macchine possono essere definite intelligenti quando registrano determinati livelli di autoapprendimento, di autocoscienza e di capacità percettive. Le macchine intelligenti operano non soltanto sulla base della competenza, bensì anche di diversi gradi di riflessività in divenire. Le tecnologie legate all’intelligenza artificiale includeranno tanto i robot quanto i sistemi puramente digitali che impiegano metodi di apprendimento quali l’apprendimento profondo, reti neurali, riconoscimento di pattern, apprendimento per rinforzo e processi decisionali automatizzati. L’ambizione essenziale della scienza si è concentrata sulla replicazione dell’intelligenza generale. 
 
 Il test di Turing e ulteriori sviluppi
 Turing formulò la domanda fondamentale “Le macchine possono pensare” negli anni ’50. Propose un esperimento mentale in cui un ruolo cruciale è assunto dalla domanda sulla capacità degli scienziati di costrutti una macchina che potesse essere scambiata per umana da altri umani. T diede a questo suo esperimento il nome di “gioco dell’imitazione”, in cui una persona deve distinguere i concorrenti umani da quelli meccanici. Nel 1966 si diffuse la notizia del superamento del test di Turing da parte di Eliza, un programma per computer che replicava il comportamento di uno psicoterapeuta. 
 Si è avuta anche una significativa diffusione degli assistenti digitali intelligenti. Il filosofo americano Searle ha offerto un importante spunto in questo dibattito. E’ impossibile, secondo Searle, che sistemi computerizzati pensino o comprendano il linguaggio alla stessa maniera delle persone. 
 Contro le teorie computazionali della mente che considerano l’intelletto come una forma di elaborazione delle informazioni, egli voleva dimostrare che la coscienza non può essere organizzata indipendentemente dai nostri incontri con la realtà esterna. 
 Oggi il dialogo sta cambiano rapidamente per effetto dell’IA. Oggi l’IA è intimamente 1 intrecciata a molte delle nostre attività e determina in misura crescente ciò che siamo. La tecnologia digitale ha avuto un notevole successo nel soddisfare le esigenze delle nostre società superveloci. L’odierna rivoluzione tecnologica è avvitata a trasformare in profondità il nostro futuro. Nei prossimi decenni la rivoluzione digitale cambierà il nostro modo di vivere e di lavorare. 
 L’IA si insinua nel cuore della nostra vita, influenzando in profondità e ristrutturando le relazioni sociali e l’identità personale. L’odierna proliferazione di interfacce uomo- macchina ha profonde implicazioni per il modo in cui lavoriamo, viviamo, socializzassimo e interagiamo con il prossimo. 
 
 Dalle auto a guida autonoma ai robot spaziali: tecnologie dirompenti e universo digitale Con i rapidi progressi dell’autonomizzazione dei sistemi di mobilità e nell’uso di grandi quantità di dati per produrre modelli dei flussi di traffico, c’è stato chi ha parlato dei veicoli a guida autonoma come del futuro trasporto su strada. Anche se molti esperti prevedono una piena adozione dei veicoli a guida autonoma solo dopo il 2030, l’era dell’IA ha reso il futuro presente, con molti veicoli a guida autonoma già circolanti sulle strade del mondo. Esperimenti sul futuro dei trasporti su strada sono stati condotti con una varietà di mezzi a guida autonoma, non solo automobili. 
 Nel 2017 i pod a guida autonoma hanno cominciato ad operare con capolinea all’aeroporto londinese di Heathrow. Gli ingegneri sono stati svelti a rimarcare l’accresciuta sicurezza dei veicoli a guida autonoma, mentre gli amministratori pubblici ne hanno sottolineato il ruolo sociale, perché per esempio i poi assistono nei loro spostamenti in città le persone a mobilità ridotta. 
 Consideriamo poi la stampa 3D, essa ha aperto la strada a un processo produttivo di tipo “additivo”, che prevede la costruzione dei prodotti strato per strato. La stampa 3D è già impiegata nei processi industriali di manifattura automobilistica e aerospaziale, degli accessori di lusso, delle applicazioni medico-sanitarie, oltre che nei prodotti al dettaglio e nei servizi. In Cina la progettazione e la produzione di case per mezzo di pacchetti software e stampanti 3D si è diffusa con una rapidità impressionante. Al di là della rapidità della costruzione, queste case stampate in 3D costavano davvero poco ed erano prodotte con materiali ecosostenibili. Questa tecnologia inaugura un’era completamente nuova nel settore immobiliare. 
 Tra i veicoli a guida autonoma, stampa 3D e robotica spaziale avanzata, molto dipenderà da come la società reagirà e si adeguerà alle tecnologie attuali e future che organizzano e riorganizzano i nostri modi di vivere e lavorare. 
 Il sogno dell’intelligenza artificiale permea la nostra cultura fondata alle promesse tecnologiche. Questi cambiamento non hanno saltato un profilo economico, bensì finiscono per influire a fondo sulla condizione umana e sulle relazioni sociali. Le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale generano nuovi modelli di identità e di soggettività, di relazioni sociali e famigliari, di amicizia di genere e di sessualità, oltre a squilibri nei rapporti di potere. 
 Gli argomenti trattati in questo libro 2 o “orientare” gli esiti delle elezioni è parte integrante del “lato oscuro” della sorveglianza nell’era dell’IA. Il business della sorveglianza, dell’industria del brocker di dati alla pubblicità mirata, prevede la raccolta di vaste quantità di dati digitali e le informazioni personali dei cittadini vengono abitualmente comprate e vendute all’insaputa dei soggetti in questione. 
 La “dissezione digitalizzata” è la scomposizione della traccia di dati di una persona secondo vari gradi di rischio per la sicurezza, è di importanza fondamentale per le nuove tecnologie di sorveglianza. Questa dissezione dei dati si verifica non solo all’interno dei confini nazionali, bensì a livello globale. 
 
 Vita digitale: prospettive teoriche
 Oggi, nei primi decenni del XXI secolo, ci troviamo secondo numerosi osservatori all’inizio di una nuova era, in cui la scienza contemporanea, le biotecnologie e i sistemi di automazione digitale influenzano la trama stessa dell’identità delle persone e la struttura dei rapporti sociali. 
 Uno dei primi approcci teorici all’intelligenza artificiale nell’ambito delle scienze sociali è costituito probabilmente dalla corrispondenza intrattenuta negli anni Sessanta dal filosofo americano Dreyfus. All’inizio espresse una posizione pessimistica sulla rilevanza dell’IA per l’organizzazione sociale. Dreyfus sosteneva l’impossibilità per l’intelligenza artificiale di cogliere il sistema di riferimento di cui era parte. 
 Una risposta frequente alle attuali sfide derivanti dalle nuove tecnologie e dai cambiamenti sociali prende spunto da Latour. Secondo il suo ragionamento tecnologia e società sono reciprocamente costitutive e l’agire sarebbe da concepire come un qualcosa di distribuito tra persone e macchine. La condizione della modernità si caratterizza come un intreccio di umano e non-umano sotto forma di legami sempre più intricati e profondi. 
 L’approccio tipico degli autori di STS (studi di scienza e tecnologia) mette l’accento sulle intricate e profonde associazioni tra soggetti umani e manufatti tecnologici. Il punto di forza nell’approccio degli STS sta nella sua capacità di affrontare la complessità della scienza contemporanea e di stabilire un collegamento diretto con i timori e le incertezze che ohi emergono nella scia delle innovazioni tecnologiche. 
 L’odierna riconfigurazione del mondo sulla scia delle tecnologie digitali ci costringe a osservare nel dettaglio le dinamiche della digitalizzazione e le connesse modificazioni delle istituzioni moderne che emergono per effetto della robotica avanzata, della abnorme quantità di dati, del cloud computing e dell’intelligenza artificiale. Per analizzare il modo in cui queste dinamiche stanno trasformando la società. 
 Sarà necessario reintrodurre nell’equazione il lavoro e l’occupazione, le relazioni sociali, la cultura, l’identità, la mobilità, il potere e il futuro e vedere come le trasformazioni globali riflettono le complesse interdipendenze di tecnologie digitali, robotica e IA nell’era contemporanea. Stiamo entrando in un mondo in cui l’umano è guidato, classificato, tracciato e monitorato, taggato e geolocalizzato mediante svariate autoattivazioni di macchine, robot e IA. 
 Tre sono le prospettive teoriche fondamentali per la comprensione della digitalizzazione della società e delle connesse trasformazioni nei campi dell’intelligenza artificiale e della 5 robotica. 
 1. La prima consiste nell’approccio dei teorici sociali, che hanno esplorato il significato delle tecnologie digitali e dei sistemi informatici per la produzione culturale e l’innovazione sociale nell’era del capitalismo globalizzato. I sistemi tecnologici interdipendenti presuppongono a un certo punto una riorganizzazione politica. Il capitalismo sviluppa conoscenza su se stesso sotto forma di dati digitali e sistemi tecnologici. D’altro canto, però, i dati, le piattaforme e i modelli digitali non solo si insinuano nell’organizzazione della vita, bensì rimodellano anche le pratiche sociali. Importante anche il fatto per cui il mondo è letteralmente ricoperto di informazioni. Questo involucro informativo è lo sfrondo sul quale campi di dati in movimento vendono vagliati, registrati e tracciati in questo mondo sempre più “a diagrammi”. 
 2. Un secondo filone di pensiero è quello dei vari teorici sociali della modernizzazione avanzata e delle connesse trasformazioni del sé. I più noti sono Giddens, Beck e Bauman. Giddens afferma che mentre l’economia globale entra in una fase più avanzata, le forme tradizionali della vita sociale cominciano a essere oggetto di esame e si trovano esposte all’impatto trasformativo delle comunicazioni e delle strutture informative, che altera in certi modi lo statuto delle pratiche dell’io. Beck ritiene che la globalizzazione produca un profondo slittamento dalla modernizzazione industriale a quella avanzata, che è un tipo di modernità profondamente conflittuale, ambigua e plurale, tale da indurre le persone a un auto confronto con le condizioni e le conseguenze delle loro scelte esistenziali entro schemi e cornici post tradizionali dell’agire sociale. Baumann sottolinea il fatto che la globalizzazione abbia inaugurato un ampio slittamento da visioni del mondo e sistemi dell’agire sociale tradizionali ad altri contemporanei, ossia da una modernità “solida” a una “liquida” o da una modernità dell’hardware a quella del software. 
 L’opera di Giddens, Beck e Baumann pone l’accento sul fatto che l’organizzazione globale dei sistemi delle comunicazioni, dei media e dell’informazione abbia significativamente trasformato le società contemporanee generando nuovi squilibri di potere e disuguaglianze sociali. 
 Di fondamentale importanza è il concetto di riflessività impiegato con particolare frequenza da Giddens e Beck. La riflessività è un aspetto essenziale di tutte le forme di organizzazione sociale, ma è anche soggetta a significative modificazioni e ha assunto ulteriore importanza con l’avvento dell’economia globale. Sempre più frequentemente le persone devono scegliere tra una vasta gamma di opzioni e diventare sempre più attive e aperte nella progettazione della propria vita e della vita altrui. L’espansione dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie dell’informazione è un ottimo esempio e viene spesso invocata da Giddens nei suoi scritti. Molto di frequente questo tipo di riflessività tecnologica dà luogo a “piccole conseguenze”, mentre le persone continuano a svolgere le loro attività quotidiane. E’ importante sottolineare il ruolo assolutamente centrale dea riflessività nella vita delle istituzioni e delle organizzazioni. 
 Il flusso sempre più rapido della digitalizzazione sta già oggi trasformando la complessità, la velocità e l’imprevedevidibilità delle nostre vite, ma soprattutto le tecnologie digitali, fra cui i supercomputer e la robotica, avranno un impatto significativo sull’aspetto che assumerà il futuro. 
 6 Il corso dell’esperimento culturale che chiamiamo rivoluzione digitale è assai contraddittorio e ambigui, secondo Giddens. Il mondo potrebbe diventare più frammentato e diviso, per effetto del divario sempre più ampio sul piano delle conoscenze digitali e delle relative differenze di reddito. 
 3. La terza tradizione è quella del discorso critico relativo alla reinvenzione, all’innovazione e alla sperimentazione. Secondo questo approccio teorico, le tecnologie digitali inaugurano un mondo caratterizzato non solo da stratificazione delle informazioni, regimi diagrammatici, infrastrutture protocollari e forme accentuate di riflessività, bensì anche da radicali modalità di autoreinvenzione. 
 I sistemi digitali complessi rendono possibili relazioni sociali intricate e stratificate, che coinvolgono molteplici cicli di retroazione positiva e negativa e che sono caratterizzate dall’imprevedibilità. Tuttavia, a parte la riflessività, questi complessi sistemi di digitalizzazione, informazione e comunicazione costituiscono anche la base per la reinvenzione culturale e la sperimentazione sociale. 
 L’influenza della globalizzazione ha avuto enormi conseguenze nel riconfigurare i modi in cui le persone, le reti, le organizzazioni e le grandi istituzioni reagiscono e si adattano all’era sociale post-tradizionale caratterizzata dalla reinvenzione e dallo sperimentalismo. Interessanti tornare all’esempio della sanità: l’introduzione di svariati dispositivi digitali indossabili ha enormemente potenziato e trasformato le capacità riflessive degli individui. Questo autotracciamento digitale informa ineluttabilmente modelli di reinvenzione che vanno dia progressi professionali ai traguardi personali, dagli imperativi aziendali a tutto il resto.
 I profili essenziali di questi approcci teorici forniscono un quadro di riferimento entro cui è possibile cominciare a pensare criticamente all’emergere e al diffondersi di una cultura dell’intelligenza artificiale. 
 
 Capitolo 2 - L’avvento della robotica 
 Possiamo solo avanzare delle ipotesi su come e quanto la robotica e l’intelligenza artificiale stanno influenzando l’occupazione e il lavoro della nostra società. 
 I campi della robotica avanzata e dell’IA sempre più evoluta permettono uno tsunami tecnologico sul piano del lavoro, dell’occupazione e della disoccupazione. 
 Il mondo del lavoro automatizzato è diventato ormai parte integrante dell’economia globale. La robotica ha un enorme impatto in ambiti come la sanità, la vendita al dettaglio, l’istruzione, l’edilizia e molte altre occupazioni del mondo sviluppato. Questo coinvolge anche altri processi legati alla produttività economica, a nuovi modelli di impresa, all’atteggiamento tecnico-professionale della forza lavoro e persino a un cambiamento degli stili di vita nella società in generale. 
 
 
 
 Tecnologia e automazione L’automazione è stata fondamentale sia per l’avvento della modernità sia per il suo progresso. Il ritratto della società capitalistica moderna che viene offerto è inversamente 7 Duemila hanno visto la progressiva fusione della globalizzazione con le innovazioni tecnologiche e internet è stata fondamentale per l’avvento di quella che alcuni commentatori hanno chiamato “new economy”. La globalizzazione preannunciava un nuovo ethos veramente cosmopolita. Questo ottimismo globalista, però, ha avuto vita breve. Con gli attentati terroristici dell’11 settembre l’ottimismo si è rapidamente trasformato in pessimismo culturale. Questo slittamento nell’approccio alle complessità della globalizzazione è stato ulteriormente accentuato dalla crisi finanziaria del 2008. 
 Gli effetti della globalizzazione hanno generato una seconda nuova sfida per la società: la pratica della delocalizzazione. Ha coinvolto aziende che hanno trasferito determinate mansioni lavorative in Paesi dove il nostro del lavoro è più basso. I progressi tecnologici hanno reso possibile una crescente delocalizzazione di servizi tecnici, informativi e amministrativi in Paesi e regioni con un basso costo del lavoro. Per effetto della delocalizzazione nel suo combinarsi con la globalizzazione, posti di lavoro e sicurezza occupazionale si sono trovati esposti a rischi senza precedenti. Con il dispiegarsi della delocalizzazione è apparso sempre più evidente che anche i lavoratori più specializzati e istruiti hanno risentito della concorrenza di lavoratori residenti all’estero. La delocalizzazione aveva implicazioni sociali profondissime che nel frattempo si sono intensificate in correlazione diretta con gli sviluppo dell’automazione avanzata. 
 Alla delocalizzazione finisce per subentrare la rilocalizzazione della produzione manifatturiera, oltre che delle attività economiche di certi settori dei servizi. 
 L’innovazione tecnologica continuerà probabilmente ad aprire nuove strade nell’ambito dell’economia globale e a generare imprevedibili rivolgimenti e fenomeni in controtendenza. Benché la robotica e l’automazione costituiscano una sfida importante per la delocalizzazione, questo modello economico e produttivo è ben lungi dal collasso. La digitalizzazione favorisce la diversificazione delle localizzazioni e la dispersione di catene di distribuzione che in precedenza erano concentrare in un’unica sede economica. 
 E’ improbabile che le tecnologie digitali soppiantino o sostituiscano i processi economici di delocalizzazione, ma possono promuovere un livello di dinamismo completamente diverso nei flussi di forza lavoro, beni, prodotti e servizi che attraversano i confini nazionali. Le tecnologie digitali stravolgono l’idea secondo cui l’occupazione richiederebbe la presenza fisica del dipendente sul luogo di lavoro. 
 L’aspetto cruciale, qui, è che la robotica e la delocalizzazione si intrecciano. L’avvento dell’occupazione da remoto è parte integrante di un mondo fatto di robot controllati a distanza e di digitalizzazione intensiva. 
 
 Robotica e posti di laboro: il punto della situazione La robotica e l’intelligenza artificiale si intrecciano con i processi della globalizzazione e della delocalizzazione in modi complicati e trasversali. Tale convergenza è particolarmente rilevante su due piani. Il primo riguarda la quantità di posti di lavoro cancellati dall’avvento dei robot e la possibilità che l’innovazione tecnologica ne crei in proporzione di nuovi a livello globale. Il secondo attiene ai tipi di competenze digitali, emotivi e sociali favorite dai progressi della robotica e nell’IA. 
 Dati recenti mostrano come la robotica e l’IA stiano avendo un impatto pesante 10 sull’economia, distruggendo posti di lavoro che prevedono una manodopera non qualificata ed erodendo sempre di più anche ambiti occupazionali a più alta specializzazione. Il luogo di lavoro del futuro, fondato sull’IA e su tecnologie digitali sempre più veloci, arriverà molto prima di quanto previsto da numerosi analisti. 
 L’economia digitale globale sta generando più monopoli e sta dando luogo a crescenti divari di reddito tra ricchi e poveri, con numerosi lavoratori che restano disoccupati e molti professionisti specializzati che al contrario vedono crescere la loro ricchezza. 
 La cultura dell’IA, della robotica avanzata e dell’automazione accelerata comporta una consistente perdita di posti di lavoro e radicali mutamenti nel campo dell’occupazione e questi mutamenti hanno un’origine relativamente recente. 
 I lavoratori più colpiti dalla strabiliante crescita dell’automazione sono quelli impiegati in mansioni ripetitive, prevedibili, che richiedono bassi o moderati livelli di competenza. Dati recenti dimostrano, significativamente, che per ogni robot impiegato nei luoghi di lavoro si perdono sei posti. Al momento, gli scompensi più dirompenti si sono avuti nei settori automobilistico e manifatturiero. 
 L’idea di un futuro senza lavoro e di futuri sociali in cui i robot “de-popoleranno” le società è oggi molto più diffusa rispetto a qualche anno fa. 
 1. Una ragione risiede nel fatto che le macchine stanno rapidamente prendendo piede, e la grande massa dei dati disponibili indica che l’IA continuerà a eliminare posti di lavoro mediante l’automazione tecnologica. 
 2. Un’altra ragione sta nel fatto che l’opinione pubblica propende in generale per l’idea che i robot sostituiscono i lavoratori umano piuttosto che sviluppare le competenze dei lavoratori per permettere loro di svolgere nuove e più complesse mansioni. 
 3 La terza ragione è chiamata “illusione del nuovo individualismo”. Nell’era dell’IA e delle tecnologie digitali pervasive, il lavoro diventa sempre più intercambiabile e sfaccettato. Le conseguenze stanno nel fatto che le nuove occupazioni richiedono competenze diverse da quelle necessarie nel recente passato e molti lavoratori impegnati in mansioni di routine e ripetitive ne sono privi. 
 
 Capitolo 3 - La vita digitale e il sé La dipendenza compulsiva da internet, di cui molte persone soffrono, comporta la dissoluzione dei confini simbolici tra il mondo della fantasia e quella della realtà. La Digital Agenda for Europe della Commissione Europea sottolinea che il tempo trascorso online è indispensabile ai giovani per sviluppare le competenze digitali rischiaste a un normale cittadino dell’era in cui viviamo. I rischi presenti online vengono presi seriamente in considerazione della Commissione, ma ciò non toglie che l’importanza delle competenze sociali e tecnologhe legate alla rete è imprescindibile per gli Stati membri dell’Unione Europea. 
 L’avvento del sé digitale non può essere adeguatamente compreso solo in termini di confini tra mondo online e mondo reale: le tecnologie digitali e le innovazioni dell’IA stanno infatti radicalmente mutando il senso stesso della formazione individuale e dell’esperienza del sé. 
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 Il sé come sistema fondato sull’informazione Si può dire che la tecnologia tocca il tessuto stesso dell’esperienza vissuta e dea vita personale. Secondo questa prospettiva, l’identità si trasforma di pari passo con il dispiegarsi dell’innovazione tecnologica. L’identità dell’individuo si ridisegna a immagine e somiglianza del digitale. Se le tecnologie digitali sono inestricabilmente legate al funzionamento della nostra identità, queste interconnessioni sono di un complessità straordinaria e includono identità online, personalità aumentata, soggettività virtuale e forme automatizzate e robotiche di ricostruzione dell’identità. Le tecnologie digitali vendono anche vissute nei modi più intimi e personali da chi le utilizza. L’aspetto fondamentale a questo riguardo è quello che viene chiamato elemento umano delle tecnologie digitali. 
 Il nocciolo della questione, per Freud, è che gli umani sono doppiamente frustrati: da un lato c’è la frustrazione dei bisogni, dall’altro c’è la frustrazione di dover trattare con il mondo esterno delle persone e degli oggetti. A suo parere, ciò che permette agli esseri umani di gestire la frustrazione è la capacità di pensare. 
 La capacità di sopportare le nostre frustrazioni dipende in larga misura dalle nostre relazioni con gli altri. Parti del sé vengono continuamente proiettate all’esterno o introiettate e questi meccanismi psichici stanno alla base della relazione del soggetto individuale con il prossimo e con il mondo esterno. 
 Se si vuole osservare nel concreto l’impatto culturale delle tecnologie digitali, occorre vedere il loro radicarsi nelle relazioni sociali. Di importanza cruciale a questo riguardo è il passaggio su vasta scala dall’interazione vis-a-vis a quella digitalmente mediata. 
 La robotica e l’IA si sono propagate per tutta la vista sociale, riorganizzando le dinamiche dell’identità e del sé. Sono spuntate nuove concezioni culturali del sé, nuovi modi di essere noi stessi nel mondo degli altri. La psicoanalisi si rivela utilissima per comprendere le tecnologie digitali, perché descrive il sé come una specie di sistema per l’elaborazione dell’informazione. Dobbiamo imparare a costruire la nostra vista come identità portatile in movimento nella società come se il sé fosse un processore di informazioni. 
 
 Turkle: narcisismo e nuova solitudine Il sé nella società moderna è il prodotto della simulazione, dell’attività sui social network, della connettività, del gioco online e dell’intelligenza automatica. Nel suo libro Insieme ma soli, Sherry Turkle pone esplicitamente in relazione l’avvento delle tecnologie digitali con l’impoverimento della nostra vita emotiva. Le nuove tecnologie sono diventate un elemento così centrale nella vita sociale di tutti i giorni che nessuno pensare più al paradosso di condividere le proprie faccende più intime mediante dispositivi mobili in spazi pubblici, rimanendo totalmente indifferenti alla possibilità che altre persone, intorno, stiano ascoltando la conversazione. Le persone sono in cerca di soddisfazione emotiva vivendo una cita che si svolge in larga misura su uno schermo. 
 Turkle ha sviluppato una crescente preoccupazione per le patologie del sé simulato. La sempre maggiore intrusione della tecnologia digitale nell’organizzazione emotiva del sé è diventata il suo tema chiave. 
 12 opportunità di esplorare la propria fantasia e forme simboliche tali da porre la vita personale in una nuova luce. 
 La profusione di tecnologie digitali, la robotica e l’IA possono avere effetti perturbanti non trascurabili, sia per l’identità personale sia nella vita pubblica. Dove gli individui sono incapaci di fare un uso creativo delle tecnologie digitali emergeranno probabilmente depressioni croniche e patologie associate. Invece di trovare nelle tecnologie digitali uno strumento per portare alla luce aspetti di noi stessi, si ha l’impressione opprimente che la vita digitale ci sopraffaccia e non sia sana. 
 Il dato significativo è che il culto dell’esibizionismo digitale è rapidamente diventato un fenomeno globale. Molti commentatori sono giunti a giudicare vana e narcisistica la cultura del selfie, patologia legata a disturbi da dimorfismo corporeo. 
 Dobbiamo riconoscere che il genere dei selfie è molto vasto, includendo immagini altamente sessualizzate o molto glam, selfie da fan o scherzosi, selfie di critica politica e di argomento sportivo, selfie di persone malate e selfie delinquenziali. 
 Tutti i selfie sono, in un certo senso, un’esplorazione di sé. La cultura del selfie costituisce una ricca e multiforme risorsa digitale per l’esplorazione e l’arricchimento di sé. Il selfie funziona come oggetto di ripetitiva intossicazione con cui l’individuo mette in atto comportamenti compulsivi. 
 Si verifica una sorta di corruzione psichica de sé per effetto dell’immersione nel fenomeno dei selfie. La cultura dei selfie ipersemplifica il sé: questo induce le persone a vendicarsi sulla propria identità per l’incapacità di sopportare o tollerare la propria complessità. Vivere in un mondo di tecnologie digitali comporta nuovi modi di generare esperienza, insieme a una varietà di forme inedite per esplorare il desiderio e la vita emotiva. La vita digitale è organizzata per mezzo di complesse reti tecnologiche di connessione e disconnessione, in cui l’ansia emotiva e il suo contenimento emergono come elemento fondamentale. 
 Capitolo 4 - Tecnologie digitali e interazione sociale Le tecnologie digitali svolgono un ruolo fondamentale, ai fine del coordinamento delle comunicazioni online e delle connessioni informatiche a livello planetario basate su software. La nostra assuefazione alle nuove tecnologie ci allontana dalle forme tradizionali di comunicazione vis a vis. 
 La tesi di Bajarin è che la nostra società ad alta tecnologia ci allontana dall’interazione faccia a faccia conducendoci per una comunicazione totalmente mediata. Siamo culturalmente più inclini a scrivere messaggi che a parlare. In quest’epoca della distrazione, i dispositivi digitali stanno distruggendo la nostra concentrazione e la nostra memoria. Questa trasformazione è profondamente connessa all’infusione dell’IA e delle tecnologie digitali nel flusso sanguigno della società, al punto che la vita digitale diventa una seconda natura. 
 
 L’organizzazione dell’interazione sociale: i cornici dell’agire vis a vis e digitalmente mediato
 L’identità individuale appare in larga misura passiva di fronte alle tecnologie digitali. Una 15 descrizione adeguata delle interazioni sociali in rapporto alle trasformazioni globali della comunicazione digitale deve includere i seguenti tre punti: 
 Deve riconoscere che: 
 - Per via della crescente importanza delle tecnologie digitali e dei connessi sviluppo nell’IA, la comunicazione digitale interviene sempre più spesso a supporto della comunicazione faccia a faccia e vocale
 - L’avvento delle comunicazioni digitali non si verifica necessariamente a spese dell’iterazione faccia a faccia e vocale e la vita sociale contemporanea vede dispiegarsi una varietà di tipi di interazione sul piano dell’organizzazione sociale della comunicazione
 - L’uso delle tecnologie digitali , con il supporto dell’IA, sta avendo un impatto profondo su varie forme preesistenti di interazione sociale. 
 Può essere utile ricordare che esistono tipi diversi di comunicazione: conversazioni personali, chiacchiere in occasione di piccoli ritrovi, lettere e cartoline, sms, messaggi sui social media. Un modo semplice per comprendere questi tipi di comunicazione consiste nel distinguere tra l’interazione a due (come lettera privata), quella da uno a molti (televisione) e quelle da molti a molti (social media). L’avvento delle tecnologie digitali ha creato nuove forme di interazione digitale e nuovi stili di vita just in time e relazioni sociali a distanza. Le tecnologie digitali hanno trasformato in modo strabiliante l’organizzazione sociale dello spazio e del tempo. Questo cambiamento va compreso sullo sfondo del più ampio contesto istituzionale della globalizzazione. Con la sempre più intensa globalizzazione del capitalismo i rapporti sociali sono progressivamente migrati da un’interazione interpersonale convenzionale, fissa, verso interazioni digitali più mobili e in rete. 
 Il digitale non ha reso obsoleta la pratica quotidiana del parlare e l’incessante opera di autopresentazione legata all’interazione dialogica, bensì le ha rilanciate. La sfera del digitale facilita gli incontri con certe persone particolari: interazione digitale e dialogo vis a vis non sono necessariamente così distanti come certi critici presumevano. 
 Goffman è un osservatore acuto delle interazioni faccia a faccia e ha svelato una specie di dimensione invisibile della vita sociale, in cui le persone ricorrono a varie procedure per svolgere le proprie attività sociali. Una distinzione cruciale proposta da Goffman per comprendere ciò che accade nell’interazione sociale è quella fra ribalta e retroscena. L’agire e il comportamento della ribalta impone generalmente agli individui di impegnarsi in un monitoraggio rigorosissimo. Necessaria un’attenzione ai segnali sociali e alle risposte degli altri. Un retroscena implica spesso un agire e un comportamento che potrebbero anche inficiare l’impressione che una persona vorrebbe dare negli incontri che avvengono nella ribalta. Nei retroscena gli individui tendono ad agire in modi che sono liberi dagli stress e dalle tensioni. Goffman considerava essenziali essenziali le demarcazioni tra questi due spazi per l’interazione sociale e la gestione dell’impressione da parte dell’individuo. 
 L’assoluta centralità dei mezzi di comunicazione nella ridefinizione del processo di autoformazione e del carattere mutevole delle relazioni sociali è stata ben documentata in svariati studi. La comunicazione di massa, la mercificazione e la crescita dell’industria dei media sono andate di pari passo con lo sviluppo di nuovi tipi di interazione sociale 16 mediata. 
 Thompson si rifà a Goffman per sottolineare come i partecipanti all’interazione siano sempre impegnati a dispiegare varie abilità e risorse a disposizione per produrre le loro performance. La tesi di Thompson ha il grande merito di sottolineare il più ampio significato sociale e politico dello sviluppo dei mezzi di comunicazione rispetto al carattere mutevole dell’interazione sociale. 
 La complessità dei sistemi digitali risiede nella relazione non lineare tra il virtuale e il reale. Per Knorr Cetina e Bruegger le tecnologie digitali dell’informazione e la velocità dei segnali di trasmissione, avvicinano geograficamente territori lontanissimi come se fossero compresenti. Knorr Cetina e Bruegger ci aiutano a comprende che la digitalizzazione implica “configurazioni sociali distanziate” in cui le cornici dell’interagire vendono reciprocamente rappresentate agli individui coinvolti in una situazione globale. 
 La distinzione tra interazione faccia a faccia e interazione digitalmente mediata è strutturale e comporta cornici dell’agire complesse e di ampio respiro che richiedono agli individui un continuo adattamento del proprio comportamento a confini sempre mobili. La comunicazione digitalmente mediata comporta coordinate spazio temporali diverse che vengono fuse dai partecipanti con l’impiego delle tecnologie digitali. Queste fusioni producono organizzazioni di un ambiente spaziotemporale trasformato in cui il significato del luogo subisce una rapida mutazione. Nel panorama della vita digitale si è avuta una moltiplicazione delle cornici interattive che ridistribuiscono le relazioni tra i due spazi. In alcuni casi i retroscena dell’interazione digitalmente mediata possono semplicemente collocarsi ai margini degli incontri che avvengono nella ribalta. 
 
 Bot, dialogo e co-presenza Gli attuali cambiamenti nella vita professionale e personale derivano dalla diffusione delle comunicazioni a distanza e dall’uso estensivo delle nuove tecnologie al fine di supportare la co-presenza vis a vis. App mobili, sistemi di messaggistica e bot si sovrappongono sempre più spesso alle interazioni faccia a faccia e che rendono possibili nuove attività che coinvolgono gli ambiti della comunicazione, del digitale e del virtuale. 
 I bot per la messaggistica sono una forma di interfaccia per messaggi, un insieme di righe di codice. Esiste già una straordinaria verità di bot capaci di gestire le conversazioni, le transazioni o i flussi di lavoro. 
 Una parte consistente degli sviluppatori di app si è spostata verso il mercato dei bot. Un problema centrale, per l’intelligenza artificiale, per le scienze dell’informazione e anche per quelle sociali nel loro insieme, sta nella misura in cui questi programmi possono essere considerati creativi in senso generativo. La società tecnologica cerca individui infinitamente duttili, adattabili e creativi. I chatbot potrebbero essere considerati un punto di rottura fra la concezione tradizionale e quella post tradizionale della creatività. I chatbot seguono un insieme di codici relativamente fissi. 
 L’ondata dei bot vocali è in arrivo. Gli assistenti vocali sono capaci di dialogare in un modo per certi versi simile alla conversazione umana. 
 I tecno-ottimisti sostengono che i chatbot ci conosceranno meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Nel dialogo faccia a faccia si presuppone una reciproca 17 un ruolo in tantissime interconnessioni tecniche e sistemiche con altre tecnologie. Con i veicoli a guida autonoma ci sarà un significativo incremento della capacità di carico delle strade esistenti. Ci saranno un flusso più regolare del traffico, l’eliminazione di ingorghi agli svincoli, minore congestione e relativi miglioramenti dell’efficienza per le compagnie di trasporti e per i servizi logistici. 
 2. Grande miglioramento sul piano della sicurezza stradale. I benefici sociali di queste tecnologie comportano più benessere e sicurezza per i cittadini. Con l’automazione dell’automobile si possono prevenire milioni di incidenti stradali. I veicoli automatizzati grazie alla percezione aumentata giungono ad una più efficace capacità decisionale e a una migliore tecnica di guida
 3. L’automobilità automatizzata è un’innovazione dirompente che minaccia molti settori industriali. Un aumento della sicurezza stradale avviene per effetto dei veicoli automatizzati, ma non si verifica senza conseguenze a livello sociale. Oltre ai problemi e significativi cambiamenti nei campi assicurativo e sanitario, verrà meno l’utilità dei controlli stradali e delle relative multe. Con le automobili a guida autonoma si risolverà il problema dei posteggi nelle città, dato che i veicoli automatizzati potranno essere parcheggiati anche ontano quando non servono. 
 4. I veicoli a guida autonoma sono destinati a trasformare radicalmente quello che le persone faranno sulla strada. Lavorare, leggere, studiare, parlare con le altre persone a bordo e comunicare via telefono cellulare sono attività diffuse tra chi viaggia sia per lavoro sia per piacere. 
 L’automobile a guida autonoma, liberando il conducente dal suo ruolo e trasformandolo in passeggero, potrà diventare un nuovo modo di abitare, privato e professionale. L’automobile diventerà, in primo luogo, uno “spazio abitativo”. 
 5. L’emergente automazione dell’automobiltà promette di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di determinare significativi vantaggi per l’ambiente. Inoltre, le innovazioni nei motori hanno fatto registrare un considerevole incremento dell’efficienza nei trasporti. Le automobili a guida autonoma favoriscono anche una significativa riduzione delle emissioni di anidride carbonica grazie all’aumento della portata di strada, tunnel e ponti determinato dalla creazione di convogli. 
 
 Nuove guerre, droni e robot killer I progressi dell’intelligenza artificiale riguardano anche la guerra, il terrorismo e la gestione ordinaria del crimine che sorregge e plasma la nostra società. PackBot, robot miliare ampiamente usato in operazioni militari e antiterroristiche. Manovrato a distanza e in grado di salire scale, di muoversi sulle rocce e di infilarsi in tunnel tortuosi, il PackBot è stato usato per scavare fra i detriti dopo il crollo dell’11 settembre 2001 e anche per valutare i danni nella centrale nucleare di Fukushima in seguito allo tsunami del 2011. In ambito bellico è stato utilizzato perlopiù come carroarmato robotico. 
 La versione più recente e aggiornata del PackBot è una macchina per uccidere semiautonoma chiamata Warrior. PackBot e Warrior sono prodotti da IRobot, azienda high tech statunitense. L’uso di questa tecnologia si sta estendendo per esempio verso la sorveglianza in occasione di eventi sportivi. 
 20 Esistono anche robot che puliscono i pavimenti, ormai conosciuti in tutto il mondo. I più noti sono prodotti sempre da IRobot che divide la sua produzione tra casalinghi e forze armate. 
 Thirift sostiene che guerra e intrattenimento stiano, in un certo senso, diventando sinonimi. L’industria militare e quella dell’intrattenimento si sono progressivamente integrate a livello di obiettivi, procedure, protocolli e principi operativi. La consapevolezza pubblica in materia di nuove tecnologie e guerra è scarsa. 
 Tre sono i fattori decisivi che hanno trasformato l’ordine militare internazionale: la globalizzazione, le comunicazioni e la rivoluzione digitale e i sistemi robotici. 
 Gran parte delle abituali attività militari e di sicurezza vendono appaltate ad agenzie private. Questa privatizzazione va inserita nel contesto di di una crescita del crimine organizzato e di una diffusione si gruppi paramilitari, che comportano gravi violazioni dei diritti umani. 
 Negli ultimi decenni, la guerra è stata spesso riorganizzata in chiave high tech. Nuove forme di tecnologia incentrate sulla rete sono diventate sempre più spesso strumento di guerra e sono state impiegate per la prima vola nella guerra del Golfo nel 1991. I satelliti sono stati usati sia come sofisticati sistemi di sorveglianza sia come sistemi per l’uccisione a distanza. 
 La sbalorditiva spesa militare complessiva per i veicoli terrestri senza equipaggio, per i sistemi d’arma autonomi e per i droni killer consente interessanti riflessioni sui cambiamenti politici e sociali determinati dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale. I droni armati, secondo un accreditato studio del 2015, sono più di dieci i Paesi che attualmente utilizzano. 
 Il carattere politi della sorveglianza e dell’uccisione a distanza per mezzo dei droni armati è il risultato di svariati fattori tecnologici e informativi. Un aspetto centrale dell’impiego militare dei droni è il fatto che la raccolta e l’organizzazione dell informazioni mediante algoritmi è ormai in tutto e per tutto uno strumento bellico. Numerosi team militati e tecnici specializzati labora fianco a Fiano nella gestione dei droni che attaccano i nemici per mezzo di schermi, satelliti, software e big data. 
 Nel passaggio dall’età industriale a quella dell’informazione, i campi del digitale. E dell’IA ridefiniscono in profondità lo sviluppo degli armamenti più sofisticati e dei mezzi per condurre le guerre. Gli algoritmi e la programmazione hanno riconfigurato il rapporto tra determinismo e caso in ambito militare, con l’adozione di un linguaggio strategico e operativo fatto di bombardamenti di precisione, logica mirata, analisi predittiva, conoscenza della zona operativa e con l’emergere di un sistema dei sistemi che definisce i parametri istituzionali della guerra da quando il dipartimento della Difesa statunitense ha lanciato la rivoluzione delle tecnologie informatiche negli affari militari. 
 L’applicazione dell’intelligenza artificiale e dei big data all’uccisione preventiva mirata in guerra si è di solito rivelata incapace di produrre singolo effetti circoscritti e in molti casi i droni hanno tolto la vita a civili innocenti. Nei sistemi dell’IA e della tecnologia usata a fini bellici regna una sorta di “disordine ordinato”. La complessità dei sistemi dinamici fa sì che spesso si verifichino degli effetti inattesi. 
 I droni sono anche illegali in molti Paesi, soprattutto a causa degli sconvolgenti massacri 21 collaterali di civili e disamini che possono provocare. 
 Gli aeromobili a pilotaggio remoto saranno molto importanti per il futuro della guerra perché sono caratterizzati da tre qualità fondamentali: digitalizzazione, mobilità e miniaturizzazione. Gli armamenti miniaturizzati e semiautonomi di recente innovazione vendono inoltre sempre più spesso visti come lo strumento automatizzato dalla guerra. Microdroni senza equipaggio capaci di comunicare tra loro, operano come una sorta di organismo collettivo, muovendosi in ambienti prestabiliti senza essere individuati o attaccati. 
 Uno degli aspetti più inquietanti della diffusione delle tecnologie IA sta nello sviluppo di armi del tipo “robot killer”, basate sull’intelligenza artificiale e capaci di selezionare autonomamente, mirare e colpire potenziali nemici senza l’intervento umano. Questi robot killer stanno già proliferando nell’industria bellica più avanzata. E’ uno sviluppo che affida direttamente il controllo degli strumenti della violenza organizzare ad algoritmi, software e computer. 
 I sistemi militare di difesa automatici sono in grado di identificare e abbattere missili, razzi, fuoco d’artiglieria, velivoli e natanti di superficie. La tecno-industrializzazione automatizzata della guerra crea rischi gravissimi senza precedenti per l’umanità. L’effetto globale dei sistemi d’arma autonomi potrebbe essere immediato e catastrofico, le conseguenze sociali, politiche economiche e ambientali potrebbero risultare non meno disastrose. 
 Una teoria sociale sensibile ai gravi rischi determinati dalla guerra basata sull’IA deve esplorare le possibili conseguenze dei futuri sociali dell’IA. 
 
 
 Capitolo 6 - Intelligenza artificiale e futuri sociali Le tecnologie più innovative di oggi promettono strabilianti opportunità e nuove libertà personali, da un lato, mentre prefigurano, dall’altro, un aumento della disoccupazione tecnologica e delle disuguaglianze globali. 
 E’ fondamentale capire che l’IA, la robotica e le tecnologie digitali vino collocate nel contesto di un’analisi di svariate e numerose pratiche quotidiane, istituzioni sociali e forze globalizzanti. 
 E’ inevitabile che si verifichino dei grossi cambiamenti nelle strutture organizzative, nelle pratiche sociali, nelle relazioni interpersonali e nelle prospettive individuali. E’ fondamentale concentrare l’attenzione sulla concreta risposta della gente: come affronta l’IA, l’intelligenza automatica e la robotica. 
 Secondo l’informatico Ray Kurzweil gli attuali tassi di cambiamento tecnologico sono esponenziali e produrranno una “singolarità”, cioè il momento storico in cui l’intelligenza non biologica supererà l’intelligenza biologica. La singolarità cancellerà le distinzioni tra umani e macchine e l’intelligenza computerizzata e artificiale entrerà in una fase di ipersviluppo che supererà la capacità intellettiva della collettività umana. Sistemi complessi come la robotica e innovazioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico sono caratterizzati da imprevedibilità, incertezza, andamenti oscillanti e fluttuanti. 
 22 - Endoscopio ingeribile, una specie di microrobot che i medici possono manovrare dall’esterno 
 - Softbot fatti di gelatina commestibile e di materiali glicerici. Essendo biodegradabili, vengono scomposti e digeriti dall’organismo del paziente. 
 Molti di questi cambiamenti in ambito sanitario e numerose fra le attuali tecnologie mediche non hanno precedenti nella storia e di conseguenza nella società, nella cultura e nella politica e dunque determinano nuove opportunità e nuovi rischi. 
 Kurzweil ha esaminato nel dettaglio le implicazioni della bio medicina contemporanea e la possibilità di un potenziamento o di un’ottimizzazione del corpo umano grazie all’intelligenza artificiale e ai nanobot. Kurzweil intende sostenere che molto spesso biotecnologia e invecchiamento saranno superati da tecnologie dell’informazione non biologiche. Sostiene anche che l’intelligenza artificiale e gli interventi nanoclinici nell’ambito della salute biologia trasformeranno radicalmente i corpi umani in “omologhi 2.0”. E’ importante sviluppare una prospettiva critica per affrontare la biomedicina e le attuali tecnologie di ottimizzazione. 
 Rose, sociologi della medicina, ha articolato le proprie idee sullo sfondo teorico del poststrutturalismo. Egli sottolinea che le biotecnologie sono fondamentalmente avviate verso un’ottimizzazione del corpo umano e dell’identità individuale. Rose sostiene che la biomedicina e le biotecnologie contemporanee hanno introdotto nuove regole nelle relazioni sociali ridisegnando i confini del mondo organico e riconfigurando quindi i contorni della vita umana. Secondo Rose il futuro della biomedicina e delle biotecnologie costituisce un’elevazione della biologia al quadrato. Secondo lui, l’intelligenza artificiale e le nuove biotecnologie potenziano la salute, bloccano l’invecchiamento e trasformano l’identità individuale, ma soprattutto alterano il dominio della biologia. 
 Non ci sono garanzie che l’introduzione e la circolazione di nanorobot nell’apparato circolatorio preannunciate da Kurzweil si realizzeranno tanto presto. 
 
 La democrazia oltre l’intelligenza
 La rivoluzione digitale pone grandi sfide alla democrazia e alla politica democratica. Il sociologo Castells ha affermato che oggi la democrazia viene negoziata secondo due modelli. Il primo è quello della democrazia rappresentativa: i tratti istituzionali fondamentali sono lo Stato-nazione, la politica locale o regionale e le economie industrializzate. Le deliberazioni e i negoziati politici della democrazia rappresentativa procedono lentamente. Il secondo modello è quello delle tecnologie digitali o della polizza orientata dei dati. Le caratteristiche fondamentali di questo modello sono internet, l’extraterritorialità, la globalizzazione, il decentramento e le reti di dati. La politica ha una natura istantanea. 
 Attualmente la produzione di dati raddoppia ogni anno e è destinata a esplodere. Oggi è diffusa l’opinione che la democrazia sia minacciata, opinione alimentata da campagne di influenza straniere e crisi elettoriali, ma anche da casi sempre più frequenti di ingerenza da parte dei governi e delle aziende nella vita privata delle persone. 
 Si intende sottolineare l’importanza della democrazia rappresentativa liberale per comprendere alcuni aspetti della struttura delle nazioni, delle economie e delle società 25 moderne. Un filone della tradizione liberale pone in primo piano la libertà di manifestazione del pensiero quale condizione essenziale per la società democratica. 
 Benché questa storia liberale sia stata sviluppata in modi differenti, i suoi contorni di base definiscono la libertà di esprimere pubblicamente i propri pensieri e le proprie opinioni come un tratto costitutivo della società democratica moderna. 
 La principale forza trasformativa ai fini della diffusione della politica democratica era burla delle libertà individuali, della libertà di espressione e della partecipazione dei cittadini al dibattito democratico sui diritti civili e politici. Il filosofo e sociologo Habermas ha affrontato il tema avvento dei mass media e ha sostenuto che nel corso del XX secolo la sfera pubblica è entrata in una fase di brusco declino. La sfera pubblica secondo Habermas si è ristretta nella misura in cui la corrosiva logica burocratica della società capitalistica ha finito per intaccare i centri di iniziativa pratica e civica della vita di tutti i giorni. Secondo Thompson la trasformazione delle industri dei media in gigantesche Corporation e la rapida globalizzazione delle comunicazioni hanno profondamente alterato le caratteristiche e i contorni della vista pubblica e della politica democratica. 
 Il concetto di libertà individuale quale elemento fondamentale della libertà d’espressione nella società democratica moderna non può più essere dato per scontato anche a causa delle recenti trasformazioni tecnologiche e dei progressi scientifici attuali. 
 Il confine fra le istituzioni della democrazia rappresentativa e la digitalizzazione della vita pubblica e della politica si fa sempre più sfumato. Un ulteriore sviluppo dell’IA ha implicazioni anche più inquietanti. L’intelligenza artificiale predittiva, gli algoritmi smart e i big data, in altre parole, sono stati impiegati dallo Stato come strumenti per la raccolta di informazioni su ciò che fanno e pensiamo i cittadini e addirittura sul loro umore. 
 “The New York Times” ha scoperto alcune delle principali procedure seguite per influenzare l’opinione pubblica, con particolare riguardo verso il ruolo dell’intelligenza artificiale e dei bot sui social media. Se è vero che i bot possono rappresentare un progresso per il processo democratico, il loro utilizzo nei social media per condizionare l’opinione politica negli Stati Uniti ha inferto un gravissimo colpo al processo democratico. Lo sviluppo dei softbot ha creato condizioni in cui la sicurezza, le libertà e i processi democratici delle società avanzate vengono sottoposti a pressioni inedite. 
 Le elezioni americane del 2016 e l’impatto dell’interferenza russa nella politica americana restano punti nevralgici quando si riflette sui rischi dell’intelligenza artificiale, gli algoritmi, l’automazione e l’apprendimento automatico comportano per la democrazia. 
 I problemi che la politica democratica deve affrontare per l’accento dell’intelligenza artificiale e dei big data sono enormi. L’intrusione dell’IA e big data nella politica e nei processi elettorali moderni pongono nuove domande su come proteggere le pratiche democratiche nella nostra nuova età dell’informazione. 
 La questione di come conciliare tecnologie e democrazia è assai controversa, ed è perciò importante sottolineare l’enorme impatto della rivoluzione digitale sulle forme di governo democratiche. 
 La democrazia è stata a lungo considerata sinonimo di “poliarchia”, cioè governo dei molti, che implica sistemi e procedure pluralistici per la promozione di dibattiti e di altre espressioni delle preferenze al fine di contrastare l’uso arbitrario del potere. Con la 26 “politica dei dati” l’aggregazione di molteplici flussi di dati e la crescete portata della sorveglianza digitale, alcuni dei diritti delle prerogative fondamentali della democrazia liberale risultano gravemente minacciati. 
 Le affermazioni semplicistiche sulla fine della democrazia con l’avvento dell’intelligenza artificiale offrono una rappresentazione distorta delle sfide e dei rischi attuali. In altri campi gli innovatori hanno caldeggiato un approccio “attivistico” all’impiego delle nuove tecnologie per rafforzare la democrazia. E’ corretto affermare che l’opposizione democratica è stata alla base dell’approccio del pubblico all’intelligenza artificiale, ma non che il progresso dell’IA abbia totalmente indebolito la democrazia. 
 A questo punto ripensare in modo innovativo la relazione tra democrazia e rivoluzione digitale. La democrazia e la digitalizzazione hanno interrelazioni e legami profondi. 
 Le identità sociali in quanto collegate all’IA, alle piattaforme degli algoritmi automatizzati e all’apprendimento automatico avanzato, non possono costituire un rifugio dalla disinformazione e dalla comunicazione distorta né un punto di resistenza da cui lanciare una nostalgica riaffermazione dei diritti dell’”individuo autonomo”. 
 Oggi i dibattiti sull’”acceso ai dati”, sulla “libertà dei dati” e sul “data play” stanno sempre più invadendo gli ambiti di discussione accademici e pubblici. Troppo spesso prevale una logica dell’aut aut. Alcuni recenti appelli per la democratizzazione dell’IA implicano che le persone possano impadronirsi facilmente del sapere e del potere insiti negli algoritmi o nei big data per consentire l’emergere di un’alternativa politica. 
 La nostra epoca ad alto livello di IA ben lungi dall’erodere la privacy, ne rafforza invece l’elemento “privato”. Per Bauman le persone oggigiorno sono estremamente concentrare sulla loro limitata libertà di manovra in un modo che si trova in una fase di sconcertante trasformazione globale. Le conseguenze di un mondo ampiamente e diffusamente basato sull’IA consistono in una radicale riconfigurazione della vita privata e delle persone. 
 
 I futuri dell’intelligenza artificiale e le politiche pubbliche
 1. L’acquisizione di strumenti digitali da parte di una cittadinanza attiva e impegnata è il primo dei possibili futuri per l’IA. Alla base di questo approccio c’è il concetto di cittadinanza digitale. In gioco c’è lo sviluppo dell’alfabetizzazione digitale. Tra le misure adottate in vari Paesi per promuoverla figurano l’insegnamento dei fondamenti dell’alfabetizzazione meditativa, le competenze informatiche di base, la sicurezza online, la promozione di ambienti online responsabili, la gestione delle informazioni digitali, la lotta contro il cyberbullismo e la comprensione di come le tecnologie digitali influiscano sulla vita delle persone sul piano dei diritti e delle responsabilità democratiche. 
 La “comprensione digitale”, definita da Lane-Fox, è più ampia della semplice alfabetizzazione digitale e include sia la capacità di usare la tecnologia sia quella fi comprendere l’impatto che questa ha sulla nostra vita. 
 2. La seconda strategia è quella delle politiche pubbliche che i governi dovrebbero adottare in merito all’IA. Le reazioni da parte delle politiche pubbliche alle sfide poste dall’intelligenza artificiale e dai big data verranno notevolmente e sono spesso in disaccordo per quanto riguarda cosa dovrebbero essere la vita pubblica e la protezione delle norme democratiche. Alcuni governi si sono domandati se non servirebbero un 27
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