Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Frase Semplice: Storia e Classificazione - Prof. Geymonat, Sintesi del corso di Storia della lingua italiana

La storia e la classificazione della frase semplice nella grammatica italiana, dalla sua origine latina fino alle teorie moderno-novecentesche. Della distinzione tra frase e proposizione, la ricezione delle teorie della frase semplice nelle grammatiche italiane, i tipi di frase e l'analisi grammaticale e logica delle loro componenti. Il testo illustra come la comprensione della frase semplice ha evoluto attraverso i secoli, con una particolare attenzione alla terminologia e alle distinzioni tra le varie nozioni grammaticali.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 31/01/2024

gabriele-casalis
gabriele-casalis 🇮🇹

5 documenti

1 / 6

Toggle sidebar

Anteprima parziale del testo

Scarica La Frase Semplice: Storia e Classificazione - Prof. Geymonat e più Sintesi del corso in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! LA FRASE SEMPLICE, di E. De Roberto 1. Questioni preliminari La frase semplice o nucleare può essere osservata nella sua complessità, oppure nell’articolazione delle sue singole componenti: nella grammaticografia italiana ha dominato a lungo la seconda. La fenomenologia della frase semplice e meno esposta alla variazione diatopica. In questo campo, si dà un taglio normativo, più che teorico. Le grammatiche italiane non trattano molto approfonditamente la sintassi. La tradizione grammaticale occidentale non ha sempre riconosciuto nella frase semplice un concetto rilevante per le sue teorie. Il concetto di frase, anche oggi, non è considerato in termini puramente sintattici. In molte correnti della linguistica, essa è concepita come un atto comunicativo elementare che realizza una predicazione. La frase è quindi un’entità pluridimensionale, in cui si incrociano diversi livelli di analisi. 2. Metalinguaggio La tradizione grammaticale italiana deriva molta della sua terminologia dal latino. Solo a partire dall’800 si afferma il termine ‘frase’ e si stabilizza ‘proposizione’ come ‘unita sintattica che costituisce una frase minima’. Fino all’800, il termine ‘frase’ non individua una nozione grammaticale, ma rimanda a espressioni d’autore. In genere è usato con accezione retorico-stilistica o idiomatica. Si ha la distinzione tra frase, dotata di completezza semantica, e proposizione, unione di soggetto e predicato. A fine ’800, frase si affianca a periodo, termine usato soprattutto in riferimento a un’unita prosodica. Si afferma anche la distinzione tra frase semplice, una proposizione autosufficiente, e frase complessa, formata da più proposizioni. 3. Ricezione delle teorie della frase semplice nelle grammatiche italiane Nel Medioevo si distingue tra grammatica prescrittiva, con fini didattici o esegetici, e grammatica speculativa, volta a svelare i meccanismi e le cause del linguaggio. È nelle seconde che appare per la prima volta una teoria della struttura della frase, che spiega i fatti sintattici. I “donati” (seguaci di Donato) compongono le prime grammatiche latino-volgari, tentando di ricondurre le strutture volgari a quelle del latino. Ma sono più attenti a questioni morfologiche che sintattiche. Anche nelle prime grammatiche del volgare non ci sono trattazioni specifiche della frase semplice. Nella Grammatichetta di Alberti prevale l’analisi morfologica. In queste grammatiche la frase è il punto di arrivo dell’analisi delle singole parti che la compongono, ma non costituisce l’oggetto di indagine. In Bembo, la terza sezione delle Prose si fonda però sul concetto sintattico di reggenza: evita una definizione semantico-referenziale delle categorie grammaticali e adotta una prospettiva sintattico-funzionale. Il nome è definito in base ai suoi caratteri formali e alla sua autonomia di reggenza nel sintagma; l’aggettivo è individuato per la sua necessità di reggenza da un nome. Parallelamente, emergono orientamenti innovativi nelle grammatiche latine, che iniziano a dedicare più spazio alla sintassi. Un esempio è la De emendata structura latini sermonis di Linacre. La grammatica italiana più orientata all’analisi della sintassi sono le Regole del Giambullari, che si ispira a Linacre. Si distingue la frase in parlare perfetto (dotato di senso compiuto) e imperfetto. Divide tra genus iustum (costruzione intera) e genus figuratum (costruzione figurata): l’idea dell’esistenza di due tipi di sintassi rimarrà a lungo nella tradizione grammaticale. La costruzione intera è divisa in due specie: quella che dipende dalla persona e quella che è priva di persona. Solo nel XVIII sec., con le teorie razionaliste, ci si concentra veramente sul livello frasale, più che sui rapporti tra le parti. Le grammatiche di ’7-’800 individuano nel rapporto tra soggetto, predicato e attributo il fondamento della frase: la relazione tra sogg. e attributo e data dal verbo. La promozione della frase semplice a oggetto di studio attraversa una lunga fase di assestamento. Nella grammatica del Fornaciari, il funzionamento della proposizione non è più descritto frammentariamente: la sintassi si divide in tre parti: una che considera le parti del discorso e il loro uso separatamente; una studia le diverse parti delle proposizioni e il loro accoppiamento; una studia l’ordine con cui si collocano le parole nella frase. 4. Tipi di frase Ci sono 2 tipi di classificazione della frase: uno formale e uno semantico/pragmatico (tipo di informazione e scopo della frase). 4.1 La forma Le classificazioni formali guardano al numero dei costituenti e all’estensione della frase. L’orazione perfetta è costituita da componenti esplicitamente rappresentati; l’orazione imperfetta è caratterizzata da fenomeni di ellissi, pur essendo semanticamente autonoma. All’orazione imperfetta si legano le frasi monorematiche (formate da un solo elemento): se composte solo dal verbo, avendo il soggetto sottinteso, sono comunque legittime. Il principio di concordanza tra le varie parti della frase e già teorizzato in Alberti e negli autori del ’500. C’è la concordanza a senso, tra soggetti rappresentati da nomi generici o collettivi e il verbo. Talvolta si concede l’accordo tra verbo singolare e soggetto plurale (è già molt’anni). Il punto di crisi si ha nell’accordo del participio nelle forme composte del verbo: il participio legato a essere si accorda al soggetto; il participio legato ad avere si accorda all’oggetto. Talvolta, sull’esempio degli autori antichi, si legittimano usi difficilmente motivabili. Tra ’7-’800, la sintassi di concordanza diventa parte obbligata della descrizione sintattica. Fornaciari aggiunge due questioni importanti: l’accordo dei verbi impersonali e di quelli costruiti con il si passivante. La riflessione sull’accordo si sviluppa nel corso dei secoli intorno a questioni specifiche, segno che sul piano generale il fenomeno non pare presentare particolari asperità. 7. L’ordine delle parole Per secoli l’ordine delle parole nella frase si regola in base a ordo naturalis e ordo artificialis, che con Prisciano diventano concetti linguistici: si individua così una recta ordinatio, che prevede l’anteposizione della sostanza (nome o pronome) al verbo. Nel Medioevo, l’ordine delle parole è trattato da 2 prospettive: nella riflessione retorica diventa una questione di stile; a livello empirico e in una prospettiva didattica si introduce il nuovo ordine SVO dei volgari italoromanzi (in latino SOV). Nelle grammatiche del ’500 ci sono elenchi di figure retoriche (iperbato, anastrofe…) capaci di alterare la disposizione delle parole per spostamento o inserzione di altro materiale. Esiste un ordo naturalis SVO, la cui deroga più frequente si ha nelle frasi passive. Gli autori elencano tutte le varie eccezioni, distinguendo tra costruzione naturale e figurata, distinzione che rimarra valida anche nei secoli successivi. Secondo Soave, l’ordine SVO riflette il naturale andamento dell’umano raziocinio, mentre l’inversione è il prodotto dell’intervento su di esso di qualche elemento perturbatore. Romani distingue 3 tipi di costruzione: regolare (ordine naturale), irregolare (ordine non naturale) e figurata (con ellissi). Sia lui che Soave osservano che l’ordine irregolare, qualora non comprometta la chiarezza del discorso, consente di evitare la monotonia che risulterebbe se si avesse sempre lo stesso ordine delle parole. Fornaciari dedica molto spazio all’ordine delle parole: individua l’ordine regolare nella sequenza SVO, ma promuove alcune particolarità del sistema. La posposizione del soggetto gli sembra in certi casi una soluzione più spontanea. L’oggetto diretto, naturalmente posto dopo il verbo, se in altra posizione può aumentare la naturalezza della frase. In Fornaciari, l’attenzione a fattori psicologici determina maggiore consapevolezza nel trattamento delle frasi segmentate.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved