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Riassunto la passione di perpetua e felicita, Sintesi del corso di Letteratura Classica

Breve riassunto del libro la passione di perpetua e felicita

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 14/06/2021

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arthelp-arts 🇮🇹

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Scarica Riassunto la passione di perpetua e felicita e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Classica solo su Docsity! RIASSUNTO LA PASSIONE DI PERPETUA E FELICITA La passione di Perpetua e Felicita narra la storia della carcerazione e poi del seguente Martiriodi un gruppo di giovani catacumeni, probabilmente a Cartagine il 7 Marzo del 203 dall’imperatore Geco. Oltre a Perpetua e Felicita c’erano altri 4 uomini : Revocato, Saturo, Saturnino e Secondolo, essi furono condannati perché poiché cristiani non potevano adorare come Dio l’imperatore. (Come ricordiamo prima dell’editto di Costantino e la Costituzione di Teodosio ci furono molte feroci persecuzioni contro i Cristiani). Evento: Una giovane donna, Vibia Perpetua, viene messa a morte nell’anfiteatro di Cartagine, come momento culminante di uno spettacolo, il quale festeggia il compleanno di Geta, figlio dell’imperatore Settimio Severo. Il motivo della condanna sta nel fatto che alla ragazza, ed ad altri compagni ( la schiava Felicita, e quattro uomini: Revocato, Saturnino, Secondolo e Saturo, guida spirituale nella preparazione al battesimo) era stato chiesto di sacrificare in nome dell’imperatore, azione da loro rifiutata in quanto cristiani. Di conseguenza questi ultimi vengono condannati ad bestias, ossia ad essere divorati vivi dalle belve. Importanza dell’opera: La storia di Perpetua ci racconta di una donna, la quale rinuncia alla propria vita per restare fedele al suo credo, cosa già successa in passato e che continuerà ad accadere. La novità sta nel fatto che Perpetua, nel corso della sua esperienza, ne racconta fatti e sensazioni in un diario, a partire dal momento in cui viene arrestata. Ella ci descrive l’arrivo in carcere, i rapporti con i carcerieri, gli incontri con i familiari, le visioni che accompagnano i suoi giorni e le sue notti, i suoi stati d’animo. Diversi sono i motivi che rendono quest’opera così importante: - in primo luogo esso è uno dei pochissimi testi latini di mano femminile e uno dei pochi in cui ci è dato modo di conoscere i sentimenti e il carattere di chi li ha scritti; - in secondo luogo, essendo il racconto di una donna cristiana che affronta volontariamente la morte, esso è stato argomento di studio anche di psicologi e sociologi. Sulpicia: Il diario di Perpetua, anche se scritto con intenti differenti, può essere avvicinato alle poesie di Sulpicia, poetessa romana, la quale scrisse delle elegie. L’elemento che unisce le due donne è che sono le uniche il cui carattere e i cui sentimenti non ci vengono raccontati da mano maschile, ed ambedue sono nel loro particolar modo due ribelli. Sulpicia, nonostante la disapprovazione del suo tutore, porta avanti la relazione con l’uomo che ama, Cerinto; Perpetua rinuncia alla vita, nonostante il volere del padre, che la prega di piegarsi al potere. Stato di famiglia di Perpetua: Perpetua apparteneva a una buona famiglia, residente in una cittadina a 50 km da Cartagine. Ella aveva vent’anni, aveva un padre, una madre e due fratelli, aveva da poco partorito un bambino, che stava allattando al momento dell’arresto. Il padre del bambino non viene mai citato e ciò che ci sembra strano è che, anche ipotizzando una loro separazione, il bambino sia stato affidato alla madre e non alla patria potestas. Tale dubbio è stato risolto supponendo che Perpetua e il marito fossero non solo separati, ma divorziati, e che il marito abbia probabilmente rinunciato ufficialmente ai diritti sul bambino. Esecuzioni femminili: Spettacolarizzare la morte era ormai consuetudine. Rispettare la dignità dei condannati non era preoccupazione di nessuno, ed il circo era il luogo preferito e perfetto per trasformare la morte in uno spettacolo. Le esecuzioni venivano trasformate nella rappresentazione di scene mitologiche, nel corso delle quali il condannato a morte impersonava in diretta l’eroe o il dio destinato a morire. Il tentativo di spettacolarizzare Perpetua appare, a prima vista, meno crudele: prima di gettarla nell’arena le si ordinò di cambiare le vesti con quelle di una sacerdotessa di Cerere, una delle divinità pagane, il cui culto era particolarmente celebrato nel nord africa. Quanto ai suoi compagni si sarebbero vestiti come sacerdoti di Saturno. Tale travestimento era stato accuratamente studiato per trasformare la loro esecuzione in uno dei sacrifici umani tenuti in onore di Saturno, trasformando dunque la loro testimonianza di fede in uno spettacolo blasfemo. Tale progetto però fallì: la compostezza di Perpetua indusse il tribuno militare incaricato all’esecuzione a rinunciarvi. A Perpetua e Felicita venne comunque imposto di indossare la rete trasparente con cui venivano generalmente punite le donne, anche se non cristiane, pena accessoria legata alla loro sola appartenenza sessuale. Ma la visione del latte che ancora stillava dal seno di Perpetua inorridì gli spettatori, che richiesero di rivestire le due donne. Composizione e struttura: la questione dell’autore La prima peculiarità del testo che possiamo notare è la sua polifonia, la quale ci permette di osservare la martire da più punti di vista. La vicenda dei martiri viene infatti narrata da tre voci. L’opera si apre con un’introduzione a carattere dottrinario dallo stile più ricercato a cura di un anonimo redattore, nel quale è stato visto un probabile seguace dell’eresia montanista. Egli introduce poi in maniera quasi brusca l’arresto del gruppo dei martiri, a cui segue una brevissima descrizione di questi ultimi. Lo stile di questa prima parte e molto semplice e asciutto, fatto di paratassi e vocaboli tratti sia dall’ambito popolare che dal mondo greco. La parte contenente il diario della martire va dal terzo al decimo capitolo, alla fine del quale riprende il discorso il redattore, per introdurre la visione di Saturo. Anche in questo caso viene sottolineato che è Saturo stesso a scrivere il racconto della sua visione, che dura fino al capitolo XIII, facendoci comprendere come sia lui il co-protagonista dell’opera, diversamente da come ci suggerisce il titolo. Dal capitolo XIV in poi il redattore riassume il controllo della narrazione sino alla fine, raccontandoci del parto di Felicita, dell’ultima cena dei martiri e della loro esecuzione. Al termine il redattore riprende in modo brevissimo gli argomenti del preambolo e conclude con un’invocazione alla trinità. La lingua: Per quanto concerne la lingua originale dell’opera l’unico modo per affrontare la questione è l’analisi dello stile. La maggior parte degli studiosi è incline a credere originale il testo latino. L’opera sarebbe infatti stata molto più omogenea se scritta in greco. Resta però il dubbio su se Saturo e Perpetua abbiano scritto in greco e poi il tutto sia stato tradotto in latino dal redattore: Bremmer sostiene che anche queste sezioni siano state scritte in latino, traendo l’informazione dallo stesso testo di Saturo, in cui lui fa riferimento a una conversazione di Perpetua con il vescovo Optato e il prete Aspasio, in cui Saturo sottolinea che la lingua da loro utilizzata per conversare era il greco, annotazione ambigua nel caso in cui egli stesse già scrivendo in tale lingua. L’autore: In passato è stato supposto che l’autore potesse essere Tertulliano, supposizione basata sull’influenza del credo montanista presente nel capitolo iniziale. Nessuno sembra più credere però a tale versione, essendo lo stile composito ben distante da quello tertullianeo. Per alcuni il dubbio su se Perpetua abbia scritto la sua parte sembra non reggere, visto che molte donne erano letterate nell’antichità e che in carcere ella aveva diritto per qualche ora a recarsi in uno spazio più gradevole, dove probabilmente si dedicò alla scrittura. Nonostante ciò diversi sono stati gli argomenti a minare questa tesi, come il fatto che non venga raccontato il ritrovamento del diario e che manchino riferimenti temporali precisi nel succedersi degli eventi, il che sembra opporsi all’immediatezza dello stile diaristico. E’ importante poi notare come la parte della narrazione attribuita a Perpetua contenga quasi unicamente elementi maschili: il padre, il figlio, il fratello, il gladiatore che la affronta, ma soprattutto il fatto che la porzione di testo presentata come il diario intimo di Perpetua è attorniata dalla figura maschile del redattore, che lo contiene.
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