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Riassunto La passione e la ragione, Giovanni de luna, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto del libro "La passione e la ragione. Fonti e metodi dello storico contemporaneo," di Giovanni de Luna

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015
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30 Punti
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Caricato il 11/06/2015

Silvia.Vinci
Silvia.Vinci 🇮🇹

4

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Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto La passione e la ragione, Giovanni de luna e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Giovanni De Luna La passione e la ragione. Fonti e metodi dello storico contemporaneo, 1. Il testo di Giovanni De Luna è la prima opera dei "Nuovi Orchi", nuova Collana - diretta da De Luna stesso - de La Nuova Italia, che si propone di essere una "manualistica d'autore", intesa ad indagare il Novecento (secolo che ha visto l'ingresso attivo delle masse nella storia e secolo dei nuovi media) con metodi e strumenti inediti, attraverso l'analisi della documentazione che più gli è propria: la fotografia, il cinema, la televisione, la musica, Internet e gli archivi digitali. Giovanni De Luna anticipa subito i motivi di una riflessione sulle fonti ed i metodi dello storico contemporaneo: i segnali di profonda inquietudine che affiorano dalla storia contemporanea e da chi la studia, e la necessità di raccogliere una sfida che investe oggi la storia e che ha fatto parlare della sua fine o, per lo meno, di una sua crisi gravissima. Il testo presenta la costruzione e l'impostazione sistematica tipica del manuale: individua e definisce l'oggetto (la storia contemporanea), i soggetti (gli storici), il come si studia (le fonti ed i metodi), il come si racconta, ricordando che lo storico della contemporaneità è ormai chiamato "ad alimentare saperi, a trasmettere conoscenze, a confrontarsi - possibilmente senza essere sconfitto - con gli altri mille tipi di racconto storico che i media trasmettono con la loro straripante potenza" (p. XI). Alcuni di questi temi sono già stati motivo di riflessione ed oggetto di studio dell'autore: ne L'occhio e l'orecchio dello storico. Le fonti audiovisive nella ricerca e nella didattica della storia (1993) - di cui questo testo è in gran parte un rifacimento -, De Luna tratta del nuovo ruolo dei media nell'uso pubblico della storia, ponendoli già "dentro" lo statuto scientifico della ricerca e riconoscendo loro il merito di aver reso possibile cogliere risultati storiografici di rilievo ed impensabili senza il loro ausilio; nel testo Insegnare gli ultimi 50 anni. Riflessioni su identità e metodi della storia contemporanea (1992) - da lui curato - l'attenzione invece è posta più sulla scuola e sulla didattica da adottare alla luce dell'importanza ormai assunta dai media. E' proprio dalla necessità di confrontarsi con altri mezzi e modi di raccontare la storia, con i media, ma anche con le semplificazioni estreme, a volte con gli stereotipi delle vulgate, che nasce il disagio e l'inquietudine che emergono dagli storici della contemporaneità. Venuto meno il processo di compenetrazione tra memoria storica collettiva e forma-partito, dopo la crisi dei partiti della Prima Repubblica, De Luna ricorda infatti come si debba riflettere sul nuovo uso pubblico della storia, sulle sue nuove priorità ed esigenze. La storia contemporanea studia oggi i comportamenti collettivi di un'umanità per lo più massificata, di cui si devono penetrare gli aspetti politici ed istituzionali, ma anche l'esperienza quotidiana, il complesso di sentimenti, emozioni ed abitudini della massa e del singolo. 2. Da qui e dal "confronto" con i media, nuovi veicoli della conoscenza storica, nasce per gli storici "una sfida epistemologica tremendamente insidiosa, che investe lo statuto scientifico della loro disciplina" (p. IX) e che diventa anche "una partita di grande impegno civile" (p. XII). Una sfida che investe l'oggetto, le fonti, i metodi della storia contemporanea, i suoi rapporti con le altre discipline sociali, gli stessi storici, che può essere sostenuta e vinta solo con il ritorno alle fonti e con l'uso di metodi di indagine originali. Una rinnovata critica della documentazione tradizionale ed uno sguardo attento a nuove fonti (documenti artistici, luoghi e mezzi di produzione della mentalità, i sogni,...), ed alle fonti sonore, visive e multimediali permetteranno allo storico una scrittura della storia rispondente alle esigenze del presente, evitando il rischio di una ricostruzione del passato che disdegna "le prove", lontana dal rigore scientifico che impone una lettura storica basata sulle fonti. Nella prima parte, la sezione del testo più metodologica, De Luna tratta dell'oggetto, dei soggetti, dell'uso pubblico della storia, delle fonti e dei corpi del Novecento; nella seconda analizza "la sfida", il rapporto tra media e storia contemporanea. L'autore dipana la sua analisi strutturando il testo in capitoli e paragrafi tematici, intervallati da esempi chiarificatori e da brevi, ma acute citazioni di storici autorevoli (da Bloch a Hobsbawm, da Carr a Pocock, solo per citarne alcuni) che permettono al lettore una lettura chiara e attenta di un racconto vivace, che a tratti si allontana dal rigore scientifico del manuale e che, per alcune tematiche, acquista i caratteri della monografia. Seguiamo allora l'analisi di De Luna. L'oggetto: l'ambito cronologico della storia contemporanea è il Novecento. L'autore sposa la definizione di Hobsbawm di un Novecento "breve" (dalla prima guerra mondiale e dalla Rivoluzione bolscevica al crollo dell'Urss e del blocco comunista), che permette allo storico di studiare il secolo scorso come un ciclo esaurito. Premettendo che il passato con cui si lavora è solo quello le cui tracce possono essere scoperte nel presente, questa periodizzazione permette di "partire dal presente per conoscere il passato alla luce dei suoi esiti finali" (p. 5) e permette di ripristinare "l'intero continuum passato-presente-futuro sul quale si sono modellati i fondamenti epistemologici della storia" (p. 7). De Luna spiega poi quali sono state le varie definizioni date dagli storici sul Novecento (secolo dei totalitarismi, secolo delle ciminiere, secolo del fordismo, secolo dei consumi, secolo delle guerre, ecc. ), concludendo che "qualunque indicatore venga scelto - la politica, l'ideologia, le strutture economiche, la comunicazione -, avremmo sempre declinato diverse accezioni di un unico concetto guida: il Novecento è stato plasmato nei suoi caratteri più profondi dall'ingresso attivo delle masse nella storia" (p. 31). Dunque, il Novecento secolo delle masse, secolo dei macrosistemi e delle reti (in ambito economico, politico, delle comunicazioni): questo l'oggetto di studio dello storico dell'età contemporanea. 3. I soggetti: gli storici, che De Luna definisce come coloro "che ci consentono di conoscere il passato, assimilandolo al presente per avvicinarci alla previsione del futuro" (p. 41). L'autore delinea i vari "tipi" di storico avvicendatisi nel corso del secolo scorso, sulla base del rapporto che hanno avuto con lo spazio e con il tempo e dei diversi "sentimenti del passato" da cui sono stati animati: storico-vampiro, storico- cerusico,storico-cacciatore, storico-antropofago, storico-antiquario, storico giudice, investigatore, cronista,chierichetto, iconoclasta. Quello che sembra il maggior intento dell'autore è però quello di rifiutare la visione positivista dello storico ideale: una tabula rasa, su cui si iscrivono i fatti puri sulla base di una rigorosa ricerca documentaria, riportata nel testo storiografico tanto meticolosamente, quanto con la volontà di affidare allo storico solo un ruolo tecnico, con il tentativo di azzerare la sua dimensione soggettiva. Lo storico del Novecento è chiamato invece all'esatto contrario, assumendosi compiti e responsabilità diverse: "crea le fonti, crea il fatto storico, si propone come un intellettuale che contribuisce a creare identità collettive" (p. 44). Da parte dello storico vi deve essere la scelta consapevole di assumere la propria personalità ed il proprio vissuto come parte integrante del proprio progetto intellettuale di ricerca. Una scelta di cui De Luna sottolinea più volte l'importanza ed il carico di responsabilità a cui sottopone, che comporta l'attento uso delle fonti per garantire la scientificità della ricerca, concludendo che la sua soggettività ed il suo vissuto, insieme alle sue fonti ed alle sue ipotesi interpretative "sono i tre elementi che lo storico deve offrire a chi giudica la coerenza scientifica e l'efficacia delle sue argomentazioni" (p. 46). Il complesso della sua esperienza biografica accompagna dunque lo storico nei suoi studi, tanto che poi la sua soggettività copre un ruolo fondamentale nel momento della creazione intellettuale, nel momento in cui il suo lavoro di ricerca si fa racconto. De Luna considera la narrazione il modello esclusivo per l'esposizione dei risultati di una ricerca e si sofferma ad indagare il particolare rapporto tra scrittura creativa e scrittura critica, accennando anche alle questioni epistemologiche sorte intorno alla storia come narrazione. Pur garantendo che non vi siano travisamenti ed adulterazioni, proprio nell'esposizione dei risultati del suo lavoro devono emergere la capacità dello storico di farsi narratore, le sue doti soggettive, la sua capacità di "raccontare" efficacemente: "è proprio nella storia che si fa racconto che si annida il rischio della frigidità intellettuale dello storico, della sua incapacità di creare i personaggi dopo aver creato i fatti e le fonti" (p. 51). L'autore sottolinea giustamente come far storia vuol dire intervenire attivamente nella costruzione dei fatti di cui è intessuta la realtà storica che si studia. Oltre all'impossibilità di rispecchiare passivamente i fatti, il tentativo di farlo non garantisce neanche che rimanga esclusa la soggettività dello storico. La sua responsabilità intellettuale entra già in gioco quando sceglie i fatti storici da studiare, escludendone altri. La scelta individuale, soggettiva dello storico è quindi alla base della sua ricerca. Un fatto diventa importante perché tale sembra allo storico, perché diventa oggetto del suo studio. Difficile dunque relegare il soggetto ad un ruolo puramente tecnico. Un fatto lo si conosce non come è realmente accaduto, ma così come è stato studiato ed interpretato: un concetto questo che è quasi diventato un assioma, si potrebbe dire, per coloro che studiano o fanno storia e su cui non serve soffermarsi. 4. Una volta sottolineata l'importanza della soggettività degli storici, De Luna precisa comunque che "il nocciolo duro del loro lavoro resta, alla fine, sempre quello di stabilire, attraverso l'analisi dei documenti, quale sia la storia vera, o più verosimile, e di raccontarla attraverso un resoconto fedele" (p. 60). Il ritorno alle fonti allora, ma non alle "certezze scientifiche" della storiografia positivista. L'autore conclude dunque che così, con una storia che fonda la sua conoscenza sulle fonti e sui metodi per indagarle, si pongono dei vincoli epistemologici che garantiscono sulle intenzioni dello storico di "ricercare la verità" (espressione
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