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Riassunto “La pelle giusta” P. Tabet, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto per capitoli del libro “La pelle giusta” di Paola Tabet

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 29/01/2021

gaia-picchi
gaia-picchi 🇮🇹

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Scarica Riassunto “La pelle giusta” P. Tabet e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! La pelle giusta INTRODUZIONE Un sistema di lunga costruzione Il sistema del pensiero razzista, come un motore di un’automobile consuma informazioni, materiali, vite. Con l’arrivo in Italia degli immigrati del terzo mondo (’80) questo sistema accelera in maniera esorbitante, diviene costante. Il discorso razzista diventa quotidiano, circola tra gli adulti e tra i bambini. Questo fenomeno però nasce prima, con il colonialismo (Africa,America,Asia) e con il processo di unificazione del mondo da parte dell’Europa. A metà ‘800 viene elaborata la TEORIA DELLA RAZZA, secondo la quale esistono differenze tra gruppi umani e, di conseguenza, una gerarchia tra questi. All’elaborazione del concetto di razza ha contribuito anche l’Italia con Lombroso e Niceforo. Inoltre, in merito al colonialismo italiano è stato creato una sorta di mito. Definito “ colonialismo all’acqua di rose” fu caratterizzato da: una politica di segregazione razziale da parte dell’Italia fascista, accompagnata da azioni violente come l’uso di gas nervini proibiti, durante la guerra in Etiopia e in Libia, deportazioni di massa, campi di concentramento. I criminali (Badoglio e Graziani) non sono mai stati processati. Tutti questi fatti restano poco noti e non fanno parte della consapevolezza generale sulla storia recente. Come possiamo ben notare, si nota una grande ignoranza per quanto riguarda il colonialismo italiano ed una scarsa conoscenza delle realtà locali. Dunque non è vero che i neri non li avevamo mai conosciuti, ma al contrario, c’è una storia dietro agli stereotipi attuali su di questi. Latenza Tuttavia il razzismo, nonostante la perdita delle colonie e la caduta del fascismo, è rimasto latente. All’inizio degli anni 80’, il razzismo nei confronti degli extraeuropei, nonostante azioni razziste gravi, non ha risonanza e non fa notizia. Mentre invece, tra la fine del 1987 e l’inizio del 1988, il razzismo “fora il tetto della cronaca”. Il salto: una società di ordinario razzismo A partire dagli anni 80’, l’Italia è passata dall’esportazione di forza lavoro all’importazione di forza lavoro straniera. Gli ex colonizzati migrano nei paesi più ricchi in cerca di lavoro. Nel bel mezzo del seguente scenario, il motore razzista è ripartito, soprattutto è stato recuperato l’immaginario sui neri. Il razzismo torna a definire la collocazione dei gruppi nei rapporti economici: l’importante è che i neri non pretendono esattamente quello che pretendono i bianchi. La maggior parte dei lavoratori immigrati riceveva salari bassi e precari. Successivamente il fenomeno dell’immigrazione verrà interpretato come una condizione di minori diritti ed opportunità per gli stranieri, rispetto agli italiani, ed inoltre sarà accompagnato da forme di ghettizzazione. A peggiorare tale situazione, sono stati anche gli stessi media, i quali diffondevano un’immagine distorta dell’immigrato: un miserabile ambulante, maschio, africano di religione musulmana e senza istruzione. In conclusione, il razzismo, servendosi di vecchi e nuovi stereotipi ha travolto l‘intera società, investendo il sistema di pensiero, in modo pervasivo, adulti e bambini. La ricerca Questo libro mostra molteplici aspetti del pensiero razzista, percepito dai bambini fra i 7 ed i 13 anni, grazie ad una raccolta di testi di alunni di tutta Italia, scritti in merito a temi specifici, presentati dalle insegnanti. La seguente ricerca si è svolta tra il 1991 e il 1997. Con l’aiuto di diversi docenti, furono proposti temi inerenti al razzismo, quello che riscosse maggiore successo fu “se i miei genitori fossero neri”. Da tali testi emerse la presenza del discorso quotidiano e dei media sugli immigrati neri, risultava dunque essere lo specchio dei processi razzisti e discriminatori, nella società. Oltre a ciò, furono assegnati anche temi di controllo, ovvero “ se i miei genitori fossero americani” e “ se miei genitori fossero neri e ricchi”, per distogliere dalla rappresentazione dei neri come miserabili. Ad altre classi furono proposti temi che ponevano maggiore distanza tra sé e gli altri: “la mia vita e la vita della gente in un paese dell’Africa”, “Viene ad abitare vicino a me una famiglia africana” . Ed infine furono assegnati temi con formulazioni tali che i bambini potessero esprimere le proprie idee liberamente, poiché messe in bocca ad altri : “arrivano gli extraterrestri sulla terra. Immagina come descriverebbero i neri”. Il seguente progetto si tratta di un’analisi qualitativa della costruzione dell’idea di “razza”, nella mentalità dei bambini, indagando se e con quali modalità si manifesti a questa età tale visione razzista. IL COMPITO IMPOSSIBILE Paura La simbologia cattolica del nero come diavolo, le storie infantili sul cosiddetto “uomo nero” che porta via il bambino cattivo e gli stereotipi comuni sui neri, considerati delinquenti, miserabili e violenti, hanno contribuito a fomentare il sentimento della paura, nei confronti dei neri, dei bambini. Tale sentimento è riscontrabile nei temi raccolti, si tratta spesso però di una paura imposta e costruita socialmente. Recenti studi di psicologia hanno rilevato che i bambini imparano ciò che è considerata “razza”, dal linguaggio e non dalla percezione visiva. I bambini, già nella scuola dell’infanzia, hanno un’idea di cosa e quali sono le “razze” e, addirittura, possono provare verso di loro antipatia, paura e tutto ciò che gli viene trasmesso dall’ambiente in cui sono immersi. In realtà è il gruppo dominante che decide la collocazione sociale di persone e gruppi, di conseguenza i temi dei bambini non fanno che rispecchiare tale classificazione sociale. La definizione di “nero”precede la paura, indotta dalla costruzione di un’immagine negativa “dall’altro”, che i bambini interiorizzano, poiché completamente diffusa nell’immaginario comune. Schifo, vergogna , rifiuto Alla paura, nei temi, si mescola lo schifo. Questo sentimento non può essere considerato soggettivo ed istintivo, ma è tipico di rapporti sociali tra gruppi caratterizzati da diseguaglianze, ed è quindi costruito culturalmente. I bambini, ad esempio, attraverso la pressione esercitata dagli adulti nel far si che imparino le norme igieniche, interiorizzano queste ultime a tal punto da provare disgusto, nei confronti di tutto ciò che non soddisfi tali regole. Il disgusto e lo schifo creano distanza, gli altri vengono definiti “repellenti”, quindi hanno una precisa funzione: costruire una barriera sociale di discriminazione. Gli altri sono quasi definiti animali e questo processo di disumanizzazione giustifica qualsiasi tipo di azione contro gli altri, il diverso. Oltre alla paura, dunque, nei temi compare anche il disgusto verso i neri, il quale è susseguito poi anche una tremenda vergogna: “se i miei genitori fossero neri, io penso che mi sarei rinchiusa dentro casa”. Si ha infine il rifiuto diretto e dichiarato: “io non li vorrei perché sono neri e sono dell’Africa”. L’immagine dell’Africa Chi sono i neri nei temi dei bambini? I neri, nei temi, si trovano o nella “terra dei neri”,l’Africa, o in Italia. Ma l’immagine che hanno dell’Africa non nasce spontaneamente nella testa dei bambini. Questa è stata costruita negli anni del dominio coloniale, ed appare come una sorta di paradiso ecologico abitato da primitivi (“la vita degli africani è una vita selvaggia”). Secondo i bambini, gli africani su nutrono di insetti, cacciano, pescano, oziano e danzano. Si vestono con stracci, vestiti fatti di pelle di animale o paglia, vivono in capanne, muoiono di sete e si lavano poco. L’istruzione si pensa quasi che non ci sia ed in generale viene descritta una situazione di grave arretratezza, fame e sporcizia. Si ha quindi una rappresentazione forte dell’inferiorità degli “altri” ed un’ostentazione delle ricchezza di cui “noi” possiamo godere. In tale scenario di arretratezza, subentra il paternalismo, in cui il bianco è l’eroe civilizzatore. Ai ragazzi, quindi, manca la minima informazione sulle diverse culture dell’Africa. disgusto verso cose o fenomeni. All’idea di avere genitori, oggetto di disgusto e disprezzo, i bambini provano un forte senso di vergogna. Ø “Se fossi nata nera e i miei genitori fossero nei tutti facevamo schifo e io mi sentivo sporca. o Se i miei genitori fossero neri sarebbero sporchi mentre io mi sento molto pulita.” Ø “ Non li abbraccerei, non mi farei accompagnare a scuola per mano. Non mi faccio dare da mangiare con quelle mani nere. Non li farei sedere nemmeno sul divano e sul letto. Mi allontanerei subito da loro.” Ø “Li odierei perché quando passano lasciano odore sgradevole. Hanno i denti gialli perché non sanno cosa vuole dire dentifricio o spazzolino.” Ø “ Se mio padre fosse nero lo amerei ma lo farei passare per un nostro amico che è venuto ad abitare a casa nostra.” Ø “Se fossi negra mi sentirei distrutta e catturata dagli altri bambini. Mi vergognerei a venire negra a scuola. Mi darei subito la cipria bianca per fare andare via il nero.” CAPITOLO 4 Rifiuto Un’ideologia razzista pervasiva induce al rifiuto, il quale assume forme differenti nei bambini, come possiamo notare dai loro temi. Si va dal rifiuto dichiarato esplicitamente in maniera violenta ad una quasi dispiacere per la sofferenza a cui andrebbero incontro i loro stessi genitori, nel diventare neri. Ø “Se i miei genitori fossero neri io non li vorrei perché sono neri e perché sono dell’Africa.” Ø “Io non vorrei che i miei genitori fossero neri perché soffrirebbero di tante cose.” Ø “Fossi nero mi ammazzerei.” Ø “Se io avessi questo papà nero mi butterei dal terzo piano.” CAPITOLO 5 La rappresentazione dell’altro Un’Africa primitiva tra natura e disgusto L’Africa viene generalmente idealizzata solo come natura selvaggia ed incontaminata, nonché “terra dei neri e degli indigeni”. È considerata come una sorta di Eden, ma non per i suoi abitanti, poiché secondo la visione europea questi vivono tutti in una condizione di primitività, arretratezza ed ignoranza. Questi ultimi non avrebbero vestiti da indossare, bambini ed adulti beerebbero acqua sporca, non avrebbero cibo a sufficienza, poiché vivrebbero solo di caccia e raccolta. Ciò che fa maggiormente riflettere è proprio la generalizzazione assoluta di questa situazione catastrofica, come se l’Africa sia sempre e solo questo. Si pensa addirittura che i neri non conoscano la civiltà (palazzi, case, macchine, strade, elettrodomestici, ecc), il buon cibo, i vestiti fatti di stoffa. Pervade la gran parte dei temi un senso di superiorità, arroganza ed avversione verso gli africani, visti solo come dei selvaggi, facendo così scomparire la loro storia di grandi tradizioni culturali. Resta così immutata la concezione coloniale: ritenere “l’altro” inferiore legittima la superiorità europea nei confronti di questo. Questa ottusa concezione dell’Africa è stata assorbita completamente dai bambini, poiché è diventata parte integrante della cultura comune e dei discorsi quotidiani. Ø “Se i miei genitori fossero negri io e la mia famiglia vivremmo in Africa. Io mi divertirei molto salendo sugli alberi e a correre per tutta la foresta incontrando giraffe, leoni, tigri, pantere, elefanti ecc” Ø “Mi farei una capanna con i legni e le foglie, accenderei il fuoco per arrostire gli animali, andrei a cercare funghi e verdure selvatiche.” Ø “Sarei povero e invece di andare con i vestiti invece hanno una specie di costume.” Ø “Loro sono abituati a camminare scalzi ed essere senza vestiti.” Ø “Però bisognerebbe educarli e dar loro una vita un po’ migliore.” Ø “Se la mia mamma marocchina lavorasse con l’aspirapolvere in casa, non sarebbe neanche capace di collegare il filo della corrente alla presa.” CAPITOLO 6 La rappresentazione dell’altro “Li chiamavano extracomunitari” La disinformazione riguardo all’Africa, si ritrova anche riguardo alla vita dei neri in Italia. Malvagità e criminalità sono gli attributi che gli vengono maggiormente associati, essi quindi sarebbero visti come delinquenti, violenti e brutali nei riguardi dei bambini. Nessuna capacità e nessuno strumento culturale gli permetterebbe di potersi costruire una vita decente, la misera è qualcosa di congenito in loro, di conseguenza non potranno che ricevere aiuti più o meno paternalistici. Essi devono essere educati e aiutati dai bianchi, senza prendere minimamente in considerazione che i livelli di istruzioni di alcuni gruppi sono abbastanza elevati. Lo stereotipo si avvicina sempre di più, in alcune descrizioni, alla bestialità: i neri che frugano nell’immondizia, sporchi e attanagliati dalla miseria. Di conseguenza pensare di avere genitori neri, si trasforma in un incubo, soprattutto se questa povertà è affiancata da un’esaltazione del benessere, da parte dei bianchi. Ø “Viveva da mendicante vestito di stracci e a vendere oggetti per guadagnarsi il pane per vivere, ma non vendeva quasi mai e dormiva per la strada con qualche straccetto per coperta.” Ø “Saremo poveri, il cibo andremo a cercarlo nei cestini d’immondezza perché non abbiamo soldi.” Ø “Se io fossi nera non avrei più gli astucci di valore. A mio papà non piacerebbe vivere per niente la vita del povero perché non avrebbe: la Croma, la tv per le partite, il divano letto per riposare. Quando torna a casa stanco da lavoro” Ø “Io se fossi nero: ruberei, farei di tutto con malvagità.” Ø “Io ho un po’ paura dei negri perché potrebbero essere drogati quindi se mio padre e mia madre fossero negri io gli starei lontano perché avrei paura che mi attaccassero la droga.” Ø “Mio papà mi ha sempre detto che gli uomini sono tutti uguali sia che siano bianchi, sia che siano neri però la televisione mi fa capire che i neri uccidono.” CAPITOLO 7 Come evitare i genitori neri. Soluzioni Gli stereotipi e le rappresentazioni viste fino ad adesso, diventano qui il movente che spinge i bambini a disfarsi dei genitori neri, attraverso vere e porre azioni. 1. La fuga: Ø “Io sarò capace di scappare di casa andare lontano e non ritornare mai più a casa.” Ø “Se fossero negri i miei genitori, scapperei da casa e andrei a casa di mia nonna, perché i negri non mi piacciono.” 2. Cacciarli: Ø “Se i miei genitori fossero negri, se fossimo a casa mia le prenderei le chiavi della porta e li manderei via.” Ø “Se i miei genitori fossero neri li butterei fuori da casa a calci nel culo perché sono neri.” 3. Nascondendoli: Ø “I miei genitori con la paura e la vergogna di essere neri, non uscirebbero mai.” 4. Imbiancarli: Ø “se i miei genitori fossero neri io proverei a dipingerli con un colore chiaro come il rosa e almeno diventerebbero di pelle italiana.” Ø Se i miei genitori fossero neri io Andre nelle gelaterie a prendere tutti i gelati e li spalmerei sulla loro pelle.” Ø “Se i miei genitori fossero neri Andre in bagno, prenderei la crema e metterla tutta doso loro e riandare a letto; cosi la mattina, quando si alzavano, si trovano bianchi anche loro.” 5. Ucciderli: Ø “Avevo i genitori neri, una sera di luna piena mi svegliai e decisi di vedere il loro sangue, presi un pugnale lentamente e senza fare rumore gli tagliai la testa.” Ø “Se i miei genitori erano neri li avrei fatti arrestare dai carabinieri, e farli frustare e poi fatti ucciderli.” CAPITOLO 7 Prospettiva apartheid Nero con nero, bianco con bianco L’ideologia razzista appare come ordine del mondo, in questa sezione. Appaiono, di fatti, espressioni concentrate sulla concezione della razza basata sulla separazione totale tra bianchi e neri. In questa percezione, la comunicazione e l’intesa tra questi due gruppi, risulta impossibile. A tratti somatici diversi, corrisponderebbe una differenza caratteriale, intellettiva e culturale tra neri e bianchi. I simili, quindi, sono coloro che possiedono lo stesso colore di pelle e che dunque, dovrebbero vivere insieme, escludendo tutti coloro che non possono essere definiti tali (i neri con i neri ed i bianchi con i bianchi). Da questa visione, consegue che non vi sia altra soluzione che l’eliminazione o la scomparsa di una delle due parti. Di fatti, i bambini, nei loro testi, adottano strategie diverse per conseguire tale obiettivo e per esprimere il loro rifiuto. Oltre a ciò, spesso compaiono temi di bambini, i quali tenderebbero a condannare l’odio ed il disgusto, ma nonostante ciò l’ideologia razzista tende a rimanere ancorata ad essi. Ø “Gli altri genitori neri troverebbero un bambino o una bambina del loro colore e vivrebbero felici, anch’io vivrei felice.” Ø “Vorrei avere solo genitori bianchi, io vorrei avere tutta la famiglia bianca.” Ø “Se i miei genitori fossero neri io non le capirei le loro parole.” Ø “ Se i miei genitori fossero di un’altra razza non li rispetterei come i genitori di carnagione uguale alla mia.” CAPITOLO 8 Ma di che colore è un nero? Il colore della pelle non definirebbe i neri, anche i bianchi possono essere definiti neri o negri. Per i bambini, ma non solo per questi, le persone nere sono soprattutto zingari e poveri, i quali non vengono solo dall’Africa. L’Africa diviene il luogo sociale dove trionfa la povertà. Il colore della pelle indica la povertà e la povertà produce il colore della pelle, di conseguenza l’unica “pelle giusta” è quella di chi in un modo o nell’altro detiene il potere, di chi può fissare le regole, ovvero quella del gruppo dominante. Ø “I negri nascono in Sud America, Iran, Marocco, Albania, ecc.” Ø “I negri nascono di tre razze di pelle nera, gialla e bianca.” Ø “Le persone nere sono soprattutto dei zingari o dei poveri. I neri sono anche dei killer.” CAPITOLO 9 La rappresentazione di sé “Noi” i civilizzatori: “Gli insegnerei la vita degli esseri umani” I genitori neri sono considerati dei primitivi del tutto incapaci di vivere in una società, per questo dobbiamo “addomesticarli”. Questo può avvenire solo perché solo noi, gruppo dominante, ci consideriamo geneticamente civili.
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