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riassunto La presenza degli dei, Cattaneo, Sintesi del corso di Filosofia

riassunto del manuale che contiene tutti gli snodi fondamentali trattati

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 25/03/2021

Stella0608
Stella0608 🇮🇹

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Scarica riassunto La presenza degli dei, Cattaneo e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! Friedrich Nietzsche Capitolo 1 Nietzsche scrive autobiografie intellettuali dove egli fa un bilancio spirituale. Amava il suo cervello. Ecce homo come forma compiuta di autobiografia intellettuale. Frammento: Nietzsche si pone il problema di come descrivere il carattere dell’uomo -> analogia con il paesaggio: nei suoi tratti più evidenti è plasmato dalla natura inorganica, esaminandolo più da vicino considerando la natura organica emergono le specificità. Allo stesso modo il carattere di una persona non deve essere colto solo basandosi sugli aspetti che saltano per primi all’occhio Familiarità col cristianesimo grazie alla quale ha potuto scrivere Così parlò Zarathustra (il quinto vangelo): la parodia presuppone la conoscenza dell’argomento. Distacco dalla fede cristiana, incontro filologico con la cultura greca, lettura di Schopenhauer e rapporto con Wagner: costituiscono il terreno fertile da cui nasce la Nascita della tragedia. In quest’opera Nietzsche è un riformatore e critico della cultura: indica una via per trasformare la cultura tedesca, questa trasformazione passa attraverso una riflessione sulla cultura greca. Prolusione Omero e la filologia classica 1869 università di Basilea: qui spiega la filologia, disciplina con un carattere composito che manca di unità concettuale  Storia: analisi avalutativa del passato  Scienza naturale: riguarda l’istinto linguistico  Estetica: definisce l’antichità classica con la pretesa di riportarla alla luce Divorzio tra filologi e artisti: perseguono entrambi lo scopo di accrescere la passione per l’antichità classica. Ci si aspetta che siano alleati contro i nemici della filologia (i realisti) che ritengono l’inutilità della filologia. Ma gli artisti nutrono un sospetto verso i filologi per quanto riguarda i mezzi impiegati. Scienza e arte colgono le cose quotidiane come sempre nuove e attraenti, ma la meraviglia è diversa  La vita secondo l’arte è degna di essere vissuta  La vita secondo la scienza è degna di essere conosciuta Indicibile semplicità e nobile dignità dei greci -> riferimento a Winckelmann “nobile semplicità e quieta grandezza” come tratti principali dell’arte greca. Conferenze Sull’avvenire delle nostre scuole: autori tedeschi (schiller, goethe..) come antidoto al degrado della pedagogia del liceo. L’unico modo per intraprendere la strada della cultura greca è l’assuefazione alla lingua materna per accedere al segreto della forma. Autori neoclassici visti quindi come rimedio all’alleanza tra erudizione e barbarie del gusto. Chiude la prolusione invertendo una frase di Seneca “la filosofia è fatta di ciò che un tempo fu la filologia” -> quello di cui si occupa la filologia può essere accessibile solo con l’interrogazione filosofica. La filosofia perfeziona la filologia e la libera da pregiudizi. Filosofia come unica chance di far risorgere il mondo antico nella sua specificità e per progettare la riforma della cultura. Operazione inattuale di Nietzsche che esige la filologia, ma questa a sua volta esige la filosofia. Capitolo 2 Ammirazione per Schopenhauer grazie alla lettura del Mondo come volontà e rappresentazione. Necessario per cogliere l’alterità della cultura greca che va colta per via estetica. Prefazione per Wagner dove intende l’arte come il compito più alto e l’attività propriamente metafisica di questa vita. Sileno: figlio di Pan e di una ninfa, viene catturato da Mida, il quale gli chiede qual è il bene supremo per l’uomo. Sileno risponde definendo l’uomo come “misera stirpe caduca figlia del caos e dei tormenti”, il bene più grande per l’uomo è morire presto. Sileno come prova del pessimismo greco -> pessimismo al centro dell’esistenza e della cultura greca. Si getta così un ponte verso Schopenhauer. Nel capitolo 4 viene esposta l’ipotesi metafisica: volontà concepita come principio della realtà (uno originario), alla quale si contrappone il molteplice sensibile ovvero l’apparenza. Realtà in cui viviamo intesa come rappresentazione prodotta dall’uno originario (apparenza di 1 grado) e sogno come apparenza dell’apparenza (apparenza di 2 grado). Uno originario = artista originario del mondo; arte = complemento e completamento dell’esistenza che seduce alla vita. Scopo da raggiungere per la volontà consiste nella propria glorificazione -> i greci si trasfigurano in una sfera superiore, quella degli dei. Ingenuità greca deriva da una pessimistica esperienza di vita e consiste nella capacità di abbandonarsi alle illusioni senza smettere di avvertirne il carattere illusorio. Vittoria della volontà ellenica: aver restituito alla realtà cupa il suo incanto attraverso le figure divine. Le belle parvenze apollinee sono un velo sulla sofferenza e sull’abissalità dell’uno originario. Dei olimpici come risposta all’esigenza di rendere l’esistenza sopportabile e desiderabile (sono presentati quindi come creazioni artistiche umane). Fanno una trasfigurazione dell’orrore della natura. Apollo come rappresentante della logica del mondo olimpico: rende plasticamente evidente l’impulso da cui esso è nato -> ritenuto così il padre di quel mondo. Apollo come figura del principium individuationis. Dei olimpici ≠ dio cristiano: i primi non sono un rimprovero nei confronti della vita, non impongono una visione morale, ma giustificano la vita degli uomini vivendola essi stessi -> unica teodicea in grado di soddisfarci. Teodicea, termine coniato da Leibniz, giustificazione dell’operato di Dio poiché la sua creazione presenta tratti problematici (presenza del male nel mondo). Questo è un problema per i cristiani: perché se dio è onnipotente c’è il male? La risposta viene data Politeismo: permette di vedere al di fuori e al di sopra di sé, una pluralità di norme. Il monoteismo implica la dottrina di un unico uomo senza la presenza di falsi dei bugiardi VS politeismo dove sono presenti libertà e pluralità di spirito dell’uomo -> sancisce quindi un pluralità di prospettive e orizzonti. Il politeismo celebra la vita nella sua multiformità. Così parlò Zarathustra: è una poesia filosofica. Nietzsche non assegna alla poesia una funzione rivelativa, ma dice che i poeti mentono e, in quanto poeta, mente anche lui stesso -> paradosso di Epimenide (i cretesi sono sempre bugiardi). Zarathustra vuole far emergere la consapevolezza della finzione. Si può comprendere la forma poetica dell’opera solo se la si mette in rapporto con la religione. La lingua dei poeti ha inventato gli dei e deve fare parodia di se stessa per mettere in luce la propria falsità. Nietzsche vuole mirare la tradizione che vede il poeta come privilegiato poiché comunica con la divinità, ma gli dei non sono altro che invenzioni dell’uomo -> culmine dell’autocritica: prende le distanze dal Dio – artista della Nascita della tragedia. Gli dei greci non sono un’intuizione religiosa autentica, ma visto che sono stati inventati dai poeti a partire dalla natura e dall’uomo, divinizzano l’esistenza. Nel tentativo di autocritica del 1886 viene ribadita la centralità del dionisiaco per la comprensione dei greci, questi rimarranno sconosciuti fino a quando non avranno risposto alla domanda “cos’è dionisiaco?”. La comprensione dei greci passa attraverso i misteri dionisiaci attraverso i quali essi si garantivano la vita eterna, il trionfante sì alla vita. Nella dottrina dei misteri il dolore è santificato: tutto ciò che sia garanzia di avvenire implica dolore e affinché esista il piacere e la volontà di vita deve esserci anche il tormento della partoriente. Walter F. Otto Capitolo 1 Otto lascia lo Stift evangelico per iscriversi all’università statale, filologia classica. Docenti: Crusius e Schmid. Su consiglio di quest’ultimo Otto va a Bonn nel ’94. Usener glottologo esperto di onomastica latina, otto si addottora con una tesi sui nomi propri romani. Nel 1905 ottiene l’abilitazione all’insegnamento sotto la guida di Crusius. Otto viene influenzato dal clima di Monaco. 1905-1910 Otto tiene lezioni da privatdozen e poi viene nominato professore straordinario. 1911 cattedra latina a Vienna, 1913 a Basilea, 1914 Francoforte dove trascorre gli anni accademici più fecondi. 1924 si impegna per far trasferire Leo Frobenius (viene da lui influenzato per quanto riguarda il concetto di paideuma e di ergriffenheit). Con l’avvento del nazionalsocialismo si trasferisce a Konigsberg e dopo la guerra va a Tubinga con la cattedra di letteratura greca. Pubblica le opere che lo hanno reso celebre quando ormai era anziano. In De mea vita dichiara di studiare i fondamenti e le forme delle cose divine. A Monaco ha appreso la scienza della religione e si interessa all’antropologia culturale, l’etnologia e il folclore. In una lettera dice di star abbandonando l’erudizione per un punto di vista filosofico e che vuole dedicarsi allo studio di qualcosa che sia utile all’uomo, che illumini la sua vita in punto per quanto piccolo questo possa essere -> individua qui le direttrici del suo lavoro Emerge una vocazione filosofica che tende a manifestarsi in riferimento all’esperienza del divino. La logica filosofica dell’illuminazione si sostituisce a quella erudita dell’accumulo. Capitolo 2 1956 Theophania, lo spirito della religione greca antica. Compendio di una lunga ricerca sulla religione greca e il mito. Teofania = fenomeno originario, tutto ciò che riguarda l’esistenza dell’uomo deriva dalla manifestazione divina. Prima che l’uomo potesse guardare se stesso, la figura divina si è posta davanti a lui e la sua immagine ha preceduto quella umana. L’uomo troppo a lungo a tentato di far derivare ciò che è operante da ciò che è impotente, nessuna cosa al mondo ha fecondità come quella divina. Apparizione del dio come evento primario nella storia di ogni popolo, a ogni umanità si è manifestata una qualità del divino. La cultura di un popolo non può essere compresa escludendo l’aspetto dell’incontro col divino. Otto si muove su un piano generale o formale: sta individuando gli elementi strutturali di fondo (formali) che caratterizzano l’incontro con il divino e la conseguente nascita delle civiltà. Le religioni non si valutano in un’ottica dicotomica di vero o falso, Otto non aderisce ad una confessione ad esclusione delle altre, fa un’impresa filosofica. Quando paragone diverse configurazioni del divino lo fa per cogliere meglio le fisionomie di ciascuna. Rispetto per ogni primigenio fenomeno religioso. Otto come debitore di Nietzsche: nella polemica contro il giudeo – cristianesimo e nell’approfondimento dell’essenza della religione greca. Nietzsche non viene citato esplicitamente, il vero protagonista esplicito è Goethe. In Spirito classico e mondo cristiano Otto esprime un giudizio positivo sul cristianesimo originario che ha restituito forza alla dimensione religiosa dell’ideale, per farlo ha trasferito i valori del mondo antico nella sfera di un dio supremo. Il vero bersaglio di Otto diventa la svolta dogmatica del cristianesimo che viene attribuita a san Paolo. La sua dottrina ha ridotto il dio ebraico a un ideale di debolezza: l’uomo non è chiamato a grandi gesta, ma all’asservimento. Ha insegnato all’uomo a diffidare della natura anziché venerarla. “cosa negò cristo? Tutto quello che oggi viene definito cristiano”. Omero (“bibbia degli elleni”) non voleva insegnare nulla agli uomini: i greci, rapiti dal suo canto, riconoscevano il proprio essere. Cristianesimo come vittoria dell’elemento religioso sull’uomo. Oggi l’unico possesso spirituale è il nichilismo: divinizzazione della natura e fuga dell’uomo da sé. Per combattere il nichilismo bisogna fare una rimeditazione della cultura classica. In Dioniso mito e culto smentisce l’antropomorfismo ingenuo secondo cui l’uomo ha attribuito la sua immagine alla divinità. In realtà se la divinità ha carattere antropomorfico è perché i tratti umani che assume sono quelli che essa ha conferito all’uomo -> l’apparizione consente all’uomo di guardare se stesso e riconoscersi. Immagine del volto divino del mondo che afferra i popoli. Ergriffenheit = afferra - mento. È un concetto che assume significato in una prospettiva in cui il divino non è inteso come qualcosa che sta alla disponibilità dell’uomo; il divino precede l’uomo. Dio, uomo, mondo = triade inscindibile. Nel concetto di Ergriffenheit confluiscono:  fonti classiche  demonismo di Goethe (esseri che intervengono nella vita dell’uomo)  indagini della scienza della religione/antropologia culturale  Leo Frobenius Frobenius: sviluppa prima la dottrina degli ambiti culturali, evoluta poi nella Kulturmorphologie. Questa pone l’attenzione sull’immagine del mondo. Teoria esposta in Paideuma che presenta una visione organicistica: manifestazioni culturali come forme espressive di un organismo, il quale è la civiltà. La civiltà non è prodotta dall’uomo, ma vive presso l’uomo. Sostituisce la parola civiltà con paideuma: significato più ampio e profondo che dà importanza all’elemento spirituale della civiltà. Paideuma = forza che plasma la civiltà (in quanto terzo ambito), accanto alla natura organica e inorganica. Paideuma dell’individuo: si manifesta per gradi 1. Forma intuitiva nel contesto demonico – creativo dell’infanzia 2. Forma idealistica nel mondo ideale della gioventù 3. Forma meccanicistica nel mondo dei fatti dell’età adulta I tre gradi presentano tre stili di vita (demonico –creativo, ideal – entusiastico, realistico) e tre specifiche espressioni (forza creativa, individualismo, coscienza intellettuale finalizzata). Il carattere demonico –creativo trova espressione nell’arte e nel linguaggio. La civiltà non va concepita evoluzionisticamente (da cultura primitiva a mentalità razionale). Le culture hanno origine dalla commozione dell’arte quindi non possono essere indagate per via razionale, ma per via intuitiva. Merito di Frobenius: aver messo in risalto la questione del processo creativo nella storia della civiltà. In Theophania Otto dice che gli dei non possono essere immaginati, ma solo esperiti. La teofania ha a che fare con l’esperienza, in primis quella di essere afferrati dal dio. La teofania non può essere oggetto di dimostrazione, ma ciò non significa decretare la sua irrazionalità -> non è l’opposto della ragione. Teofania = manifestazione a partire da cui è possibile intuire la pienezza -> da qui il carattere divino della parola e del canto. Canto = qualcosa che dà forma. La musa annuncia la verità nel modo più elevato.  Epos = voce, parola come sonorità vocale  Logos = parola, nel senso di ciò che è pensato  Mythos = parola vera, ciò che è dato come fatto La parola mitica pone in essere la cosa, linguaggio come forma rivelata in parola della verità mitica. Muse che rappresentano la miracolosa nascita dell’arte. Il poeta che si dedica al canto e alla parola viene afferrato dalle muse, egli ne è il servitore. Il canto del poeta è ripetizione di quello della musa -> è un medium, colui che ascolta. Il canto non trasmette la volontà di un creatore, ma deve solo celebrare e testimoniare la presenza del divino. Il canto, essendo divino, quando si rivolge celebrando il divino, celebra anche se stesso -> celebrandosi si compie. Gli uomini non agiscono mai da soli, sono sempre accompagnati dalla divinità. L’operato dell’uomo è determinato dalla cooperazione con gli dei, anche se non si conosce il grado di compartecipazione dell’uomo. Questo rapporto non va inteso in senso personale come nel cristianesimo. Il concetto di libertà e illibertà perde di significato. L’uomo sa di non essere l’unica causa dell’accaduto. Tutto questo non implica che la divinità si imponga sull’uomo, ma è a partire dalla presenza divina che l’uomo acquista la certezza della propria forza. Le conseguenze delle azioni dell’uomo ricadono su di lui, ma dall’altro lato non si tormenta per esse. È un mondo in cui ci si fa carico del peccato. Configurazioni divine: 1. Simultaneità di lontananza e vicinanza 2. Incrociarsi di eternità e tempo: il divino è sempre in divenire, la verità come figura divina appare in un istante. L’esistenza suprema è solo un istante 3. Dio come unitario e molteplice: molteplicità di diverse figure divine che solo insieme costituiscono la totalità del divino -> questa è la forma più ricca di spirito del monoteismo, non è suo opposto. Il principio di unificazione del politeismo è Zeus (l’unità del regno sotto Zeus è diversa da quella dell’assolutismo monoteistico). Zeus e figura come le altre e al contempo la figura. Moira: destino, legge che sta al di sopra della vita e definisce le sorti di ognuno. Anche gli dei vi devono sottostare. Essa non è persona, rappresenta il negativo nella vita mentre il divino è il positivo. Gli dei di Omero abitano l’etere, lasciano le profondità delle divinità arcaiche -> per questo sono i Celesti. Si tratta di un regno della luce dove le divinità rappresentano la libertà dello spirito. Triade dello splendore celeste: Zeus, Atena e Apollo. Quarta parte degli dei della Grecia: omero dice che c’è una linea insuperabile tra la vita e la morte, si occupa del culto dei defunti. I morti sono ombre con una larvata esistenza -> il loro è l’essere di ciò che è stato. Divinità come Ade e Persefone sono messe in secondo piano rispetto gli altri. Dioniso: in lui si è continuato ad onorare il mondo notturno. In che modo questo dio anomale si colloca accanto agli altri dei olimpici? Tre chiavi ermeneutiche per intendere Dioniso: 1. Dioniso è alieno nell’ambito olimpico: Omero lo nomina a stento 2. Dioniso considerato da Otto come divinità pienamente greca 3. Dioniso interpretato da Otto scollegato dai miti eleusini e orfici Per Nietzsche Dioniso Zagreo è una chiave interpretativa a partire dal retroterra orfico, Otto invece non lo mette in relazione con l’orfismo. Otto smarca Dioniso dall’aspetto orientale e orfico – misterico. Dioniso rimane lontano dai pensieri di Omero, nonostante lui conosca la divinità, poiché è di natura troppo diversa dalle altre divinità olimpiche. Il dio si distingue perché fu partorito due volte, la seconda dal corpo di Zeus -> è un dio più angusto e completo. In quanto divinità completa comprende in sé un mondo completo. Ma è separato dagli altri per via della sua natura terrestre, perché è legato alla morte. Il mondo che dischiude essendo divinità, è un mondo visto secondo la duplicità. Questa è rappresentata dalla maschera = simbolo dell’ambivalenza, è caratterizzata dalla frontalità e da occhi fissi sbarrati. Non ha nulla dietro di sé. In Dioniso l’essere incontra il non essere: la manifestazione incontra l’oscurità e La figura l’informe. Dioniso è testimone delle profondità abissali dalle quali sono emersi gli dei olimpici. Otto colloca la sua indagine nel mondo della vita dei personaggi omerici, questo mondo è la sfera di tutte le esperienze. Solo nell’esperienza del mondo della vita entriamo in contatto con ciò che è divino. Capitolo 4 Ciò che accomuna Nietzsche e Otto è voler trovare un accesso al mondo greco. La Nascita della tragedia è la prima configurazione del tentativo di Nietzsche; opera che verrà presa in analisi nel corso del tempo facendo emergere le criticità: nel Tentativo di autocritica (1886) egli rileva di essere stato troppo poco inattuale poiché troppo debitore del suo tempo. Non ha trovato un suo personale linguaggio,ma ha tentato di spiegare con formule kantiane e schopenhaueriane concetti a loro estranei. Ha quindi danneggiato il problema greco mischiandovi le questioni moderne. Tra queste rientra la fiducia data alla musica di Wagner. Inoltre riconosce nella sua opera un ripugnante odore hegeliano: processo dialettico che porta al conflitto apollineo e dionisiaco. Il dionisiaco ora viene presentato in termini estetico – psicologici e estetico – fisiologici. Otto dice che la tragedia ha distrutto l’apparenza tramite la verità e definisce l’epoca greca come l’epoca più creativa e le sue creazioni non sorsero dal nulla del pessimismo. Il solo fatto che gli dei sono eleva la più dolora esperienza allo splendore. Theophania: la bellezza perfetta fu per i greci il segno caratteristico del divino. Dioniso per Nietzsche: riceve l’impronta di pessimismo del filosofo, si differenzia da quello di Otto. Nietzsche fa appello a Dioniso nei misteri in quanto allegoria del dolore che può giustificare la vita. Questo dionisiaco (VS belle parvenze apollinee) lacera il principium individuationis. Il patto di fratellanza tra Apollo e Dioniso assume le forme della tragedia. Dioniso per Otto: non è un’allegoria, ma una sostanzialità. Concetto di volontà che differenzia Nietzsche e Otto: per Otto sta alla base della fondazione moderna del soggetto e diviene centrale nella filosofia tedesca e asse portante nella filosofia di Schopenhauer e Nietzsche. Consente di stabilire discontinuità tra l’etica greca e quella successiva. L’uomo greco è libero di agire ma non conosce la volontà -> differenza tra lui e l’uomo romano: quest’ultimo stabilisce distanza nei confronti della natura e del mondo. Mondo statico greco VS mondo dinamico romano dove l’uomo si chiude in se stesso. Otto tiene una conferenza in occasione del novantesimo anniversario della nascita di Nietzsche. Stabilisce continuità tra l’esperienza di Nietzsche e quelle di Winckelmann/ Goethe/ Schiller/ Holderlin. Dice che secondo Nietzsche solo i classici tedeschi potevano educare gli uomini i moderni ai greci. Fondamentale il rapporto con Wagner, in lui ha incontrato l’arte nel suo concreto darsi. Gli dei olimpici di Otto non sono solo figure, ma archetipi, simboli di un eterno presente -> quest’ultimo come risposta al nichilismo. Superamento del nichilismo = ritorno all’indietro che riconosce nella bellezza della forma l’esperienza dell’essere.
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