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Riassunto "La radio nella rete" di Giorgio Zanchini, Sintesi del corso di Giornalismo radiofonico e televisivo

Riassunto del libro "La radio nella rete" di Giorgio Zanchini per l'esame di Comunicazione Radiofonica

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 27/11/2019

itsaraugg
itsaraugg 🇮🇹

4.5

(94)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto "La radio nella rete" di Giorgio Zanchini e più Sintesi del corso in PDF di Giornalismo radiofonico e televisivo solo su Docsity! LA RADIO NELLA RETE CHE COSA STA ACCADENDO ALLA RADIO? Oggi la radio è nella rete, una rete dove gli scambi e i cosiddetti “prestiti mediali” sono continui e dove si trova bene. La rivoluzione digitale è stata ed è per la radio una sfida radicale e per ora la risposta è stata all’altezza. Si sono moltiplicati gli strumenti che ci permettono di ascoltarla, si è ibridata con i social media, … La radio è un medium che si è rivelato molto adatto alla conversazione approfondita, allo scambio di idee, al confronto, … Questa è l’epoca della distrazione: i dispositivi mobili si connettono a un universo di informazioni, piaceri, saperi e cambiano il modo con cui si sta al mondo e attraverso il quale ci si relaziona. È entrato nel nostro lessico il termine “economia dell’attenzione” per indicare quanto è diventata complessa l’organizzazione del tempo nell’era della rete, dei social media e dello smartphone. NUMERI, TENDENZE, PREVISIONI Cos’ha di diverso in concreto la radio di oggi rispetto a quella che si ascoltava una generazione fa? Dopo l’oggettiva crisi dettata dall’avvento della televisione, la radio è riuscita a ritrovare una solida tenuta e a recuperare ascolti a partire dalla metà degli anni ’80. Seppur più lentamente che in altri paesi il modo di ascoltare la radio segue i mutamenti generali del sistema mediatico. Ad esempio, i giornali radio sono la terza fonte usata in Italia per informarsi, dopo i telegiornali e Facebook. Come numero e percentuale di ascoltatori siamo dietro agli altri paesi europei. Le trasmissioni “serie” da noi non occupano mai i primi posti delle classifiche di ascolto e le radio di contenuto sembrano arretrare rispetto a quelle di accompagnamento. L’italiano è un uomo disattento ai fatti, alieno della serietà tragica. C’è una correlazione stretta tra regimi politici e modello pubblico-privato. Nei paesi di debole libertà politica la radio è spesso centralizzata e controllata dai governi. Il web sta comunque ridefinendo il quadro anche al di fuori dell’Occidente perché le generazioni più giovani hanno stili di vita che le avvicinano a quelle occidentali. L’ingresso della radio nell’ecosistema internet ha portato a un grande cambiamento a partire dagli anni ’90. L’incontro con la rete è spesso ambivalente, ma per ora è fruttuoso. Un medium nuovo non cancello il vecchio, ma ci convive. Come è accaduto alla radio con l’avvento della televisione, ora accade anche con la rete. All’interno di questo cambiamento, il broadcasting (semina larga) è un termine che definisce la trasmissione circolare via etere di contenuti di interesse generale non indirizzati a un destinatario particolare ma a tutti gli apparecchi che si trovano nell’area di ricezione. Si supera quindi l’”era della scarsità”, caratterizzata da un’offerta limitata di canali, e si passa all’”era dell’abbondanza mediale”. Il passaggio dall’era analogica a quella digitale cambia le cose. Nel mondo digitale ogni funzione viene virtualizzata all’interno di sistemi operativi che permettono di gestire quantità illimitate di dati. Digitale e internet hanno contribuito ad arricchire le piattaforme attraverso le quali si può ascoltare la radio. Ricordiamo i podcast, sistemi che permettono di scaricare su qualsiasi dispositivo i contenuti audio delle trasmissioni e di ascoltarli quando si desidera. Non si sa se questa tecnologia resisterà o sarà superata. La radio va dove sta il pubblico e il pubblico sta sulla rete. Le percentuali di ascolto in macchina sono mutevoli ma restano alte. Sono sempre di più però le macchina dotate di apparecchi di nuova generazione che fanno diminuire l’ascolto della radio. La digitalizzazione ha moltiplicato l’offerta in tutto l’audiovisivo. Pensiamo a quello che è successo col digitale terrestre in tv, ma per la radio il fenomeno è ancora più evidente. Non tanto per la trasmissione e ricezione via digitale, ma per la trasmissione via web. Fare una web radio è semplice. La rete offre straordinarie opportunità alla radio, ma pone anche delle sfide difficili. Ad esempio quella del pubblico giovanile, che usa YouTube, Deezer, Spotify, … L’ASCOLTO nell’epoca della disattenzione La radio resiste e resisterà perché il suono senza l’immagine corrisponde a un bisogno umano e a un bisogno di sentirsi connessi, non isolati. Prima della scrittura, della televisione, della rete, … c’era l’oralità, il racconto. Una dimensione leggera che non prende tutta la tua vita, ma ti permette di fare altro aiutandoti allo stesso tempo a stare dentro al tempo quotidiano. La radio è quindi un mezzo puramente acustico, che parla all’orecchio e non ha corporeità. Impegnare solo uno dei cinque sensi significa che la mente deve ricostruire ciò che l’orecchio ascolta. Ma tutto questo oggi in un modo di flusso? In un mondo dove non si riesce a stare 10 minuti senza guardare lo smartphone o un altro dispositivo? Sì, perché la radio è adatta ai nuovi territori, è agile, leggera, ubiqua. Inoltre grazie al podcast e allo streaming la pratica del consumo radiofonico è diventata ancora più elastica poiché svincolata dal palinsesto. Ma è ancora possibile l’ascolto concentrato? Sherry Turkle in “La Conversazione È Necessaria” spiega il prezzo che paghiamo in termini di costruzione del sé, di diminuita capacità di introspezione, di calo della capacità di relazionarsi col prossimo, … Il rischio oggi è proprio quello di una vita in cui si sfugge alla conversazione con i nostri simili per rivolgersi all’intelligenza artificiale dei social. connessioni di ieri e di oggi L’effetto più evidente dell’incontro tra radio rete, riguarda il rapporto tra chi parla e chi ascolta. I social rendono molto più interattivo il rapporto tra chi fa la radio e chi ne fruisce. Attraverso i nuovi media il rapporto è ancora meno unilaterale di quanto già non fosse con il vecchio telefono. Gli ascoltatori non solo hanno molti più strumenti per intervenire, ma possono proseguire le loro conversazioni su altre piattaforme. 12 ascolto e partecipazione Esempio 1: Radio Anch’io Radio Anch’io nasce nel 1978 con Biasich. È uno dei format più antichi della nostra radio pubblica di dibattito radiofonico sull’attualità. Partecipano i protagonisti della vita pubblica nazionale, a confronto con le domande e le testimonianze degli ascoltatori. Il suo pubblico ha un’età medio-alta, è in maggioranza maschile, ha un’istruzione media e politicamente non apprezza il Movimento 5 Stelle. Esempio 2: Tutta La Città Ne Parla Tutta La Città Ne Parla nasce nel 2010. È una trasmissione che prende le mosse da una o più telefonate di Prima Pagina e ha quindi l’intento di mettere in circolo le idee e le domande degli ascoltatori. È una riflessione sull’attualità di taglio diverso da quello di Radio Anch’io perché non vengono invitati politici, ma esperti. Il pubblico è anch’esso di età medio-alta, ma più istruito, e ci sono molti insegnanti. Politicamente guardano con interesse il Movimento 5 Stelle. Tra le osservazioni c’è quella sui numeri. Il numero degli sms ha mantenuto una sua costanza. I WhatsApp sono invece aumentati. A Radio Anch’io è diminuito il numero delle mail, che sono invece cresciute per Tutta La Città. C’è anche un blog di Tutta La Città. Il dibattito che si apre su Facebook durante e dopo la trasmissione ha una stretta correlazione con il numero di sms, WhatsApp e e-mail che si ricevono. Nel complesso la pagina di Tutta La Città è più partecipata di quella di Radio Anch’io, nonostante abbia meno pubblico. conversazioni Che cosa si intende per conversazione alla radio? Storicamente per conversazione si intendeva un genere radiofonico caratterizzato dalla presenza al microfono di un solo oratore. Oggi per conversazione intendiamo un colloquio / discussione tra due o più persone, non un monologo. Una conversazione radiofonica è quindi la stessa cosa di un dibattito, una discussione, un talk show? Forse no, ma occorre accettare l’idea che usare la parola “conversazione radiofonica” significa usare un’espressione ombrello che indica appunto due o più persone che conversano su un argomento. Usare la parola conversazione ha poi un’altra utilità che è quella di permetterci di prendere in considerazione la retorica, che c’entra molto con la radio poiché alla base di ogni conversazione ci sono regole e trucchi. Ad esempio, non ci si può affidare solo all’improvvisazione, ma occorre conoscere il mondo; è importante saper intuire la personalità di colui che si vuole intrattenere per entrare in sintonia con lui, incoraggiarlo e consentirgli di dare il meglio di sé; sono importanti anche il tono, la modulazione, il tono della voce. le regole della conduzione radiofonica A guidare la conversazione alla radio c’è il conduttore. Cosa si chiede a un conduttore? Cosa deve fare un conduttore? Esistono decine di elenchi di regole. Ma le regole di ieri sono ancora valide? Molto dipende dal contesto, dal registro, dal tipo di pubblico, … Alcune regole si applicano solo a quelli che vengono definiti gli speaker-intrattenitori e non ai giornalisti, altre alla conduzione solitaria e non a due o tre, altre ancora alle conduzioni musicali e non a un approfondimento sull’elezione del presidente della Repubblica. Testo 1: Parla come mangi Sorridi mentre parli Parla poco, massimo due minuti, non essere prolisso Non impostare la voce, concentrati su contenuti Pensa alle conseguenze di quello che dici Attenzione alle pronunce straniere Dai il giusto peso alle parole, non enfatizzare troppo Mai nominare radio concorrenti Non parlarti addosso, non parlare troppo di te stesso Scandisci bene le parole Testo 2: Parla in modo che l’ascoltatore possa immaginare. Usa dettagli. Descrivi i particolari in modo che ti ascolta possa vedere quello di cui stai parlando. Comincia sempre la trasmissione con qualcosa di interessante. Dovrebbe essere una cosa ovvia, ma spesso non lo è. Dì la verità. Gli ascoltatori si accorgono quando non lo fai. Non essere mai noioso. Se sei annoiato lo sarà anche chi ti ascolta. Se accade qualcosa di grosso e importante parlane. Può essere fastidioso cambiare tutto il programma e ripensare agli ospiti, ma ne vale la pena. Ascolta la radio dove lavori anche quando non sei in onda e controlla i contenuti on-line. Rendi significativo il tuo programma. Usa la tua esperienza come metro. Chiediti sempre perché questa cosa sta andando in onda e perché qualcuno dovrebbe ascoltarla. Seppellisci i morti. Se è un tema vecchio lascialo perdere. Se sei in diretta tutto va bene. I registrati, i pezzi montati devono essere invece perfetti. Va bene parlare del tuo programma, se è roba buona promuovila. E va bene parlare dei programmi dei colleghi. Se un altro conduttore ha fatto qualcosa di notevole parlane. Se non sai qualcosa va bene ammetterlo. Gli ascoltatori apprezzano che il conduttore sia simile a loro. Lancia con attenzione e curiosità i programmi degli altri. Alla radio sii quello che sei. Rischia. Sperimenta. Osa in grande. Testo 3: Per il radioascolto i termini dovuti sono: accessibilità fisica e intellettiva della radiotrasmissione. La sopportabilità massima del parlato in Italia è di 15 minuti. All’atto di redigere il testo di un parlato radiofonico si dovrà dunque evitare in ogni modo che nel radioascoltatore si manifesti il cosiddetto “complesso di inferiorità culturale” e cioè quello stato di ansia che coglie chiunque si senta condannare come ignorante dalla consapevolezza e dalla sapienza altrui. Ecco le regole generali assolute per la stesura del testo radiofonico, valide per qualunque tipo di testo radiofonico: Costruire il testo con periodi brevi Procedere per figurazioni paratattiche, coordinate, anziché per figurazioni ipotattiche, subordinate Il tono gnomico che può risultare da un siffatto incanalamento e governo della piena non dovrà sgomentare preventivamente il radio collaboratore e ogni tumultuosa di un affollamento di idee nel periodo sintattico conduce al vuoto radiofonico Sono da evitare le parentesi, gli incisi, le sospensioni sintattiche, poiché nel parlato abituale non si aprono parentesi Curare i passaggi di pensiero e i conseguenti passaggi di tono mediante energica scelta di congiunzioni o particelle appropriate Evitare le negazioni delle negazioni 12 Evitare ogni infelice ricorso a poco aggiudicabili pronomi determinativi o disgiuntivi o numerali o indefiniti a derivati o desunti dal pronome o dal numero (quello-questo l’uno-l’altro il primo-il secondo essa chi ognuno il quale …) Evitare le rime involontarie Evitare le allitterazioni involontarie Evitare i modi nuovi o sconosciuti Evitare le forme poco usate Testo 4: • Mai dare del tu agli intervistati • Mai fare domande più lunghe delle risposte • Mai fare domande la cui risposta è sì, certo, o simili • Ma interloquire con dei sì, certo, assolutamente, come no, o simili • Mai lasciare un’incertezza sull’identità dell’interlocutore (+ note che sono state aggiunte) Tutte queste regole e indicazioni che cosa ci dicono? Innanzitutto che alcune regole sono valide per tutti. Poi ogni radio pensa al proprio pubblico di riferimento. I primi 2 testi riguardano poi un tipo di pubblico diverso rispetto agli altri 2 testi. la conduzione oggi: generi e modelli Le classificazioni aiutano a fare ordine. Ce n’è una americana che distingue la radio di palinsesto e la radio di flusso. La prima è più generalista e costruita su una griglia di programmi pensati per un pubblico dai gusti indifferenziati. La seconda è basata su un flusso costruito su un sistema di elementi fissi, ripetitivi e riconoscibili (musica, parlato, informazione, jingle, meteo, traffico, …), ovvero il clock che può variare dal quarto d’ora alle due ore. Format: caratteristiche della programmazione dell’emittente – parola che si usa anche in relazione ai singoli programmi Genere: insieme di tratti distintivi che consentono al pubblico di orientare le sue attese nei confronti di un testo o di uno spettacolo, ricollegandoli a precedenti esperienze e di adattare le sue attività di fruizione in modo da venire incontro alle specifiche regole comunicative che si ritengono proprie di quella categoria di testi o di spettacoli – ogni medium ha un proprio specifico sistema di generi – i confini del genere mutano continuamente e la rete ha accentuato la caduta dei confini chiari Un’altra classificazione è tra parlato di accompagnamento e parlato di contenuto. Il primo è stata la forma tipica delle radio commerciali. Il secondo delle radio pubbliche. Questa distinzione si è sfumata nel tempo. Tutto può sempre dipendere dal contesto: ci sono programmi leggeri di grandissima qualità e programmi seri dallo scarso contributo culturale. dai modelli alla realta’: cosa fanno i conduttori Come ci si prepara? Dipende dal tipo di intervista. Se è un’intervista su un fatto appena venuto si fa una rapida ricerca su Internet e ci si butta. Se si ha più tempo la ricerca sarà più lunga e potrà essere approfondita con archivi dei giornali, delle agenzie, libri, … Così come servono sempre un po’ di numeri e di statistiche perché colpiscono gli ascoltatori e sono un appoggio in caso di contestazioni da parte di ospiti o ascoltatori. Poi in generale: • Essere o almeno sembrare spontanei • Essere gentili, formali, ma non ossequiosi • Non è scandaloso che ci si accordi prima sui temi di cui discutere, ma se vengono posti troppi limiti all’interno dei temi non vale più la pena di fare l’intervista Tutto ciò vale per le interviste in diretta, altra cosa quando si registra. In questo secondo caso posso montare, tagliare dove voglio, rifare la domanda, risultare migliore. Qualsiasi trasmissione radiofonica ha un formato, una struttura. Le strutture possono essere gabbie, ma di una struttura c’è bisogno, anche perché aiuta molto il conduttore. diventare conduttori I conduttori si costruiscono. Ma è più facile condurre da soli o in coppia o perfino in tre o quattro? Risposta non semplice. Dipende dal tipo di trasmissione e dal carattere dei conduttori. Per Cirri la radio moderna è di coppia: due conduttori, una conversazione. In due ci si muove meglio. È la bellezza della conversazione, il colloquio. Ma ci deve essere da parte di entrambi generosità e buona disposizione a non strafare. La voce conta. Molto è biologia, ma molto è società. Le voci alla radio si sono evolute assecondando quello che accadeva al medium e quindi alla società esterna. Ma non avere una voce radiofonica è come non saper scrivere per un giornalista? Nei fatti non è cosi. Lavorare sul ritmo è importante. Il ritmo è tutto. Alla radio è un elemento decisivo. Ma cos’è il ritmo? Il ritmo non è la velocità dell’eloquio, ma la dinamica dell’eloquio, e quindi un gioco di toni. Nel ritmo c’è anche un po’ di spettacolarità perché bisogna interessare il pubblico. Connessa al ritmo e l’espressività che potremmo descrivere come la forza, l’intensità, l’efficacia con le quali si dicono le cose. L’intonazione. La parola è tutto. Cosa significa? Che alla radio l’eloquenza conta e conta soprattutto nella radio in diretta in cui si improvvisa e in quelle di contenuto. Che tipo di parola vuole la radio, che tipo di lessico, che tipo di lingua? Dipende da contesto. Il conduttore deve essere informato, deve essere colto? A questa domanda è difficile rispondere con un secco “certo”, perché la realtà, il successo, le carriere smentirebbero subito. Il conduttore deve conoscere il mondo. Gli anglosassoni sono maestri nel fare radio. esperienze 12 Leggere o improvvisare è un dilemma. Arnheim scriveva che nella comunicazione radiofonica la cosa più naturale non è quella di leggere da un foglio di carta un testo già compiuto. Il presentatore dovrebbe piuttosto comunicare ciò che gli viene in mente o che prova attualmente, oppure dovrebbe esprimere con parole nel momento in cui comunica i fatti le idee, le esperienze che il suo pensiero gli suggerisce. In questo senso parlare significherebbe improvvisare e non riprodurre. Ha ragione? Dipende. Se parliamo di notiziari, leggere è quasi indispensabile. I conduttori potrebbero trovarsi a improvvisare nel caso della notizia che arriva mentre sono in onda in diretta. Ha quindi parziale ragione se ci riferiamo alle trasmissioni in diretta. L’improvvisazione costeggia trappole e rischi: le interiezioni (ehm, eh, mmmh, ah, beh, …) e i riempitivi (diciamo, allora, insomma, certo, …). Al posto delle prime meglio una pausa. Ai riempitivi bisogna pensare e provare a evitarli. L’emozione gioca pessimi scherzi, ma l’esperienza paga. Più si va in onda, più situazioni complicate si vivono, e più si saprà gestire ogni situazione. Ogni tanto occorre ricapitolare, premettendo sempre quello che si sa con certezza e ciò che è in dubbio. I social media non aiutano. In realtà possono anche aiutare perché sono i mille occhi in più che raccontano i fatti in diretta. Ma vanno presi con le molle poiché non tutto può essere veritiero. Quanto alle interviste, una questione sono i politici, altra gli esperti, altra ancora i testimoni protagonisti di un evento. Bisognerebbe cercare di avere lo stesso rispetto e la stessa mancanza di soggezione con tutti. Bisognerebbe saper interrompere con formule formali e educate. Quando si può dire che una trasmissione riuscita? Una trasmissione è un’alchimia. I fattori che determinano un buon risultato sono tanti e non sempre controllabili solo dal conduttore e dalla redazione. Contano moltissimo gli ospiti e soprattutto il primo ospite, perché la prima parte della trasmissione è decisiva, è lì che si cattura chi sta ascoltando. Un altro contributo lo danno gli ascoltatori. condurre nel tempo della disattenzione Qual è la difficoltà che vedo per la radio? Per la radio di contenuto serio? Che oggi, oltre a inseguire la concorrenza della radio di intrattenimento, chi fa quel tipo di radio deve tararsi su un essere umano che ha una soglia dell’attenzione bassissima e che è continuamente distratto dalle notifiche dello smartphone, che è disabituato ad ascoltare una conversazione con un minimo di complessità. Se questo è un rischio generale poi ce n’è un italiano. Abbiamo detto più volte che la radio resiste, è ascoltata. Ma cosa e ascoltato? Da noi in Italia i contenitori di intrattenimento e musica. Soltanto la mattina presto l’informazione compete con l’intrattenimento. Questo varia da paese a paese. Ad esempio, in Gran Bretagna la BBC è molto ascoltata. Perché? Perché la radio ascoltata è in linea con il resto dei consumi culturali del paese.
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