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Riassunto la radio nella rete, Sintesi del corso di Radiocomunicazioni

Riassunto la radio nella rete 1^anno cmp IULM

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 27/09/2019

giada-alessio
giada-alessio 🇮🇹

4

(2)

20 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto la radio nella rete e più Sintesi del corso in PDF di Radiocomunicazioni solo su Docsity! Fare radio _____________________________________________________________________________________________ Che cosa sta accadendo alla radio ? Oggi la radio è nella rete, è in una rete dove gli scambi e i cosiddetti <prestiti mediali> sono continui, e in questa rete sta bene, anzi può persino prosperare. La rivoluzione digitale è stata ed è per la radio una sfida radicale, e per ora la risposta è stata all'altezza: si sono moltiplicati gli strumenti che ci permettono di ascoltarla, è diventata ancora più interstiziale, si è ibridata con i social media, si è adottata ai tempi febbrili e distratti della contemporaneità. La radio è un medium che si è rivelato molto adatto alla conversazione approfondita e raziocinante, allo scambio delle idee, al confronto senza strepiti e spettacolarità eccessivi. Questa è l'epoca della distrazione e della disattenzione: i dispositivi mobili, in primis lo smartphone, si connettono a un universo di informazioni, saperi piaceri infinito, e scambiano il modo in cui sta al mondo; attraverso il quale ci si relaziona, con il quale si usano i media. Il tempo di concentrazione, di attenzione, di attesa si è ridotto, è cambiato. E' entrato nel nostro lessico l'espressione <economia dell'attenzione>,a dire quanto è diventata complessa l'organizzazione del tempo nell'era della rete, dei social media e del loro strumento principale, lo smartphone. Ancor più della conversazione la conduzione è un'arte del difficile inquadramento. Entrano in gioco dimensioni spesso impalpabili, competenze e saperi sfuggenti, non riguardante qualificabile. E contano molto la voce, il ritmo, l'espressività e le capacità empatiche, talenti non sempre replicabili e trasmissibili. Parlare di conduttori significa inglobare in un'unica categoria mestieri diversi: giornalisti, programmisti, artisti, attori, musicisti , o persone che si distinguono solo, e non sempre, per l'uso disinvolto della parola. Numeri, tendenze, previsioni La tecnologia ha mutato e sta ancora mutando i modi e i termini della relazione tra chi sta dietro al microfono e chi ascolta, ha cambiato il modo in cui si partecipa, ha inserito il medium, radio in un campo cross mediale, ibrido. La radio gode di buona salute, la radio è coerente con l'innovazione tecnologica. La radio è riuscita a ritrovare se non centralità una sua solita tenuta, e a partire dalla metà degli anni 80 a recuperare ascolti. Il modo di ascoltare la radio segue i mutamenti generali del sistema mediatico. Negli ultimi 10 anni la crescita complessiva dell'utenza radio da smartphone è stata del 15.5%. I giornali radio sono la 3^ fonte utilizzata dagli italiani per informarsi, dopo telegiornali e Facebook. Oggi ci sono circa 2500 connessioni a trasmettere, di cui 14 nazionali. Le fonti di finanziamento oggi si basano o su sostegno interamente pubblico, o su sistemi misti – sostegno pubblico, abbonamenti e raccolta pubblicitaria – o ancora su base solo commerciale, tramite ricavi pubblicitari o finanziamenti privati. In Italia è il governo ad accordare le licenze di trasmissione terrestre e via cavo, mentre è l'Agcom a concederle per i canali satellitari. Restiamo comunque un paese dell'etere molto confuso e affollato. La radio occupa un posto abbastanza subalterno nel sistema dei media italiano, nel mercato dei media. Che già di suo ha un mercato più piccolo di quello degli altri grandi paesi europei, e all'interno di quel mercato la radio ha una percentuale di investimenti, tra pubblicità, canone e stanziamenti statali, che è in leggera crescita ma resta complessivamente bassa. La televisione per almeno un trentennio è stata il centro e il cuore dell'immaginario delle masse, marginalizzando il ruolo che la radio aveva invece avuto nel trentennio precedente. Non estranea a questi esiti è stata peraltro la scelta della Rai di puntare il grosso dei propri investimenti sulla televisione, al contrario di quello che hanno fatto paesi come il Regno Unito, la Germania, la Francia, la Danimarca. Nel Regno Unito l'89,3% della popolazione ascolta la radio ogni settimana. Il cittadino medio ascolta 21,2 ore di radio a settimana, negli Stati Uniti gli ascoltatori dei radio show continuano a crescere. C'è una correlazione stretta tra regimi politici e modello politico-privato. Nei paesi di debole libertà politica la radio è spesso centralizzata e controllata dai governi, gli esempi più evidenti sono le autocrazie asiatiche. In Sud America e Nord Africa si sta assistendo un progressivo sviluppo delle radio commerciali. E' cambiato molto anche il modo di produrre e ricevere informazioni: oggi c'è la possibilità di essere informati in modi differenti, usando media differenti. All'interno di questo campo in mutazione il broadcasting – letteralmente <semina larga> e conosce dei cambiamenti specifici. Anzitutto il definitivo superamento della cosidetta età della scarsità, e cioè quella fase caratterizzata da un'offerta limitata di canali e prodotti destinati a un pubblico di massa. L'espressione usata dagli studiosi è <età dell'abbondanza mediale>. L'applicazione della matematica binaria e l'introduzione dei microprocessori a tutti i fenomeni governati da funzioni logiche hanno consentito di superare i limiti fisici dei materiali. Digitale e internet hanno contribuito poi ad arricchire le piattaforma attraverso le quali si può ascoltare la radio. Tecnicamente gli strumenti attraverso i quali è possibile l'ascolto sarebbe 18, indichiamo qui i principali: FM, onde medie, onde lunghe, onde corte, digitale, televisione digitale, titti i tipi di telefoni mobili, satellite, web, social network. Tra i portati di maggior rilevanza della rivoluzione digitale c'è senz'altro il podcast- che è una parola figlia della fusione tra i termini iPod e broadcasting, e che indica il sistema che permette di scaricare su qualsiasi dispositivo i contenuti audio delle trasmissioni, e di ascoltarli quando si desidera. Chi ascolta podcast ogni giorno tende a usare il podcast come principale modo di ascolto, ed è un numero in aumento. Anche i numeri della pubblicità sui podcast cominciano ad essere gradevoli. I grandi giornali, le grandi riviste offrono ormai sui loro siti, sulle loro newsletter, programmi audio, via podcast, molti di grande qualità e dinamicità. Anche diverse celebrities influenzano molto la vita della rete, stanno scegliendo questo strumento per far sentire la loro voce. La radio andrà dove sta il pubblico, e il pubblico sta sempre di più sulla rete. Le percentuali di ascolto in macchina sono mutevoli ma restano alte. Grazie ai nuovi media, grazie all'insieme delle tecnologie per comunicare e a dispositivi sempre più diffusi. Diventa parte molto più attiva del processo di costruzione delle comunicazioni e dell'infrazione, diventa generatore di contenuti, compartecipe degli scambi. La condivisione è l'essenza stessa dei media digitale, è diventata una delle cifre della società contemporanea, sta incidendo sulla struttura delle comunità e delle apparenze e sta anche rafforzando una tendenza più controversa, di essere soggetti attivi di qualsiasi processo comunicativo, di riuscire a personalizzare i flussi dell'informazione. L'ascolto nell'epoca della disattenzione Forse quando qualcuno parla alla radio, lo ascoltiamo parlare. Risuona la storia universale dell'umanità, risuonano le nostre radici, donne e uomini attorno a un fuoco. Ognuno di noi avrà ricordi indelebili di ascolti che l'hanno segnato, o almeno colpito, di suoni, voci, conversazioni. La radio è un mezzo puramente acustico, è l'unico medium dove c'è soltanto un senso, è il medium che parla all'orecchio e si distingue per l'assenza di corporeità. Impegnare uno solo dei 5 sensi significa che la mente deve ricostruire, arricchire, completare ciò che l'orecchio ascolta. Ci lascia liberi, liberi di fare anche altro, <la radio non satura tutto il mio essere. Ne prende un po, lascia aperto il resto>. La radio è stato il primo medium broadcast portatile, grazie all'invenzione del transistor, alla metà degli anni 50m che ha eliminato le valvole e permesso di ridurre la dimensione dell'apparecchio, è diventato uno strumento da portare con sé, che ci accompagna, che ci è <vicino>, un medium personale, dove sento la <mia> musica, i miei linguaggi, i miei amici. Oggi l'ascolto è molto individualizzato, <privatizzato>, si parla di arrowcasting. In molti paesi, quelli con un livello di istruzione alto, le trasmissioni di contenuto non occupano i primi posti delle graduatorie di ascolto ma resistono. Tra i programmi più scaricati, in Europa, negli Stati Uniti, anche in Italia , ci sono proprio quelli di natura culturale, di approfondimento, di trasmissione dei saperi. Connessioni di ieri e di oggi L'effetto più evidente dell'incontro tra radio e rete, riguarda tra chi parla e chi ascolta. La socializzazione, la partecipazione, la condivisione. La social radio. Facebook, Twitter, Instagram, Telegram, WhatsApp, YouTube, sms, mail rendono molto di più interattivo il rapporto tra chi fa la radio, tra il produttore, o il conduttore, e chi ne fruisce. I networked listeners, sono gli ascoltatori connessi in rete. Ieri la connessione era in gran parte unidirezionale, nel senso che gli ascoltatori si limitavano ad ascoltare quello che veniva mandato in onda. Al massimo commentavano, protestavano, chiedevano chiarimenti attraverso lettere, attraverso la tradizionale posta novecentesca e più tardi attraverso telefonate alle redazioni. Oggi essere connessi significa entrare in un contesto multimediale che permette relazioni continue e multiple inimmaginabili qualche decennio fa, essere dentro un vero e proprio ecosistema comunicativo. La capacità di connessione con eventi e persone al di fuori della nostra normale portata è una delle caratteristiche più tipiche e straordinarie della radio. La prima rivoluzione fu l'ingresso delle telefonate in radio, a partire dagli anni 60, quello che è stato definito l'avvento dell'oralità di massa, figlia dell'incontro tra la radio e il telefono. Chi ha vissuto quella stagione ricorderà bene l'impatto sociale dell'intervento degli ascoltatori all'interno delle trasmissioni delle radio libere e poi della Rai, con Chiamate Roma 3131, nel 1969, e poi una manciata di anni dopo con Prima Pagina, Radio Anch'io, Sala F. L'arrivo del cellulare p stato un cambiamento non da poco, perchè ha permesso una partecipazione molto più ampia di ospiti e pubblico, raggiungibili ovunque. Partecipare e condividere alla radio Oggi l'utente può avere un valore, un profilo, essere parte attiva del processo di costruzione del programma, del fare radio. Conduttori e autori delle radio private ma in parte anche delle radio pubbliche lavorano molto, anche attraverso i video, a svelare i dietro le quinte, a dare volti alle voci. In molte trasmissioni, ci sono dei blocchi dedicati alle telefonate, e quindi il conduttore è già psicologicamente predisposto a ri-ordinare il programma sulla base di ciò che verrà detto. Ancora oggi ci sono tante trasmissioni che scelgono una via per così dire antica, sono trasmissioni di conversazione, approfondimento, in cui non è previsto l'intervento degli ascoltatori in nessuna forma. Vivere la trasformazione dietro al microfono Una trasmissione con Fine Secolo. Il conduttore arriva in studio con una scaletta cartacea e un progetto in testa, con appunti che erano frutto delle letture e delle riflessioni, e sviluppava un ragionamento assieme agli ospiti che non era magari un percorso lineare da un punto A a un punto Z, ma quasi. Il complesso si sarebbe ascoltata con conversazione abbastanza impermeabile al mondo esterno. Il rapporto con gli ascoltatori era molto labile, gli unici strumenti di contatto erano le lettere e i messaggi che potevano essere lasciati sulla segreteria telefonica. Nel caso di Radio Anch'io sia con la loro diretta partecipazione alla trasmissione sia attraverso la voce del conduttore, che legge o quantomeno tiene conto delle cose che gli ascoltatori scrivono durante la diretta. Il programma diventa una sorta di racconto corale, nazionale, appunto, perchè molto di radio gli ospiti non tengono contro di ciò che scrivono e dicono gli ascoltatori. Il conduttore deve non solo rivolgere le domande agli ospiti e cercare di seguire se non un percorso quando meno una bozza di ragionamento, ma al contempo deve tenere presenti i consigli che arrivano dalla regia e dalla redazione, e deve leggere parte di questa messe di impulsi che arriva attraverso i social. Oggi che conduce, deve in teoria essere molto più flessibile di qualche anno fa, più veloce, più agile, più sveglio. Gli strumenti per partecipare Del telefono tradizionale si è detto, della fine del numero verde, e dell'importanza del cellulare per collegare ospiti e ascoltatori. Il cellulare ha reso tutto più facile. La mail, orlai quasi uno strumento antico, storicizzato, varia molto a seconda delle trasmissioni, lo spazio più disteso; in una mail, ha possibilità di esprimere un concetto quasi compiuto, di scrivere dieci o più righe di commento, di valutazione, di testimonianza. Resistono gli sms, che restano un modo veloce, diretto, spontaneo, icastico, per dire il più simultaneamente possibile la propria opinione su quello che si sta ascoltando. Stessa cosa su WhatsApp, strumento più usato, gratuito e anche audio. I WhatsApp audio sono un mezzo felice per sentire in fretta come la pensano gli ascoltatori. E poi c'è Facebook, <il pilastro della social radio>. Tutte le radio hanno un profilo, mentre la presenza di un profilo dei programmi dipende dalla natura della radio, nelle radio di programma, non c'è di solito in quelle di flusso, che si concentrano sulla casa madre e sui conduttori. In un mercato in cui crescono la concentrazione e la concorrenza, il conduttore diventa uno strumento del marketing. Il pubblico è un'audience che si muove in un ambiente multipiattaforme e che si deve cercare di sedurre.
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