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Riassunto la Storia di Elsa Morante, Sintesi del corso di Lingue e letterature classiche

Riassunto su dei capitoli di La Storia di Elsa Morante

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 11/01/2024

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tommaso-ceccarini 🇮🇹

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Scarica Riassunto la Storia di Elsa Morante e più Sintesi del corso in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! CAPITOLO 3: Ninareddù per quanto ancora mezzo bambino, trovò il modo di farsi accogliere in un battaglione di camicie nere. Il suo addio con Blitz era stato un crepacuore. In una delle mattine successive alla partenza di Nino, la zona di Roma dove Ida assieme a Giuseppe vivevano era stata bombardata. Dopo essersi resi conto che la loro abitazione era stata completamente distrutta e, che Blitz non c’era più trovarono rifugio all’interno di un’osteria. All’interno di quest’ultima una signora, sulla settantina, cercò di consolare Giuseppe dicendogli che Blitz era volato in cielo. La mattina seguente ripartirono per andare verso una zona che era stata preparata per accogliere i sfollati. CAPITOLO 4: Passarono ancora circa due mesi e mezzo, durante gli avvenimenti del 25 luglio e dell’8 settembre, erano rimasti a dimorare sui margini del territorio di Pietralata, nella zona dedicata ai sfollati (dimore create dal regime fascista). In queta zona venne a dimorare, in maniera fissa, anche Cucchiarelli Giuseppe (colui che aiutò Ida portando Giuseppe nel carro durante il viaggio), e una famiglia metà romana e metà napoletana (soprannominata i mille, di cui Giuseppe conosceva tutti i nomi). Da allora, l’esistenza in quell’unico stanzone comune, che fu per Ida un supplizio quotidiano, Per Useppe fu una grande Baldoria. Useppe sembrava essere innamorato di tutti. In quello stanzone l’unica istruita era Ida, ma essa era anche la più povera e questo la rendeva la più timida e spaurita. Infatti si sentiva inferiore a chiunque e aveva la costante paura di disturbare gli altri. CAPITOLO 5: All’inizio dell’autunno un uomo bussò alla porta della stanza comune. SI trattava di Vivaldi Carlo, quest’ultimo dimostra circa vent’anni ma raggiunse la stanza comune con un aspetto molto trasandato. Desiderava soltanto dormire. Aveva un atteggiamento scorbutico e non fece caso all’accoglirnza che gli era stata rivolta. Dopo essersi addormentato cominciò ad avre una frebbe tanto alta che òlo portò a parlare nel sonno. Il suo obbiettivo era quello di ripatire per Napoli ma attese i fratelli di Carulina, per due/ tre giorni, che anch’essi diretti a Napoli lo avrebbero accompagnato. Provenendo dal nord era abituato a mangiare molta carne e in quel luogo riusciva a procurarsela dalla famiglia soprannominata “i mille”. Il giorno del suo compleanno ricevette una lettera e pagò da bere a tutti. La sera del suo compleanno i fratelli di Carulina riportarono la notizia certa che Napoli era stata sgombrata dalle truppe tedesche. Sempre più frequentemente avvistavano nei dintorni qualche uniforme del Reich o del Fascio, se questo accadeva tutti i presenti correvano nel corridoio verso la scaletta interna che portava al tetto, dal quale in caso di allarme riuscivano a scappare per i campi. CAPITOLO 6: A pochi giorni di distanza dall’arrivo di Vivaldi Carlo un nuovo avvenimento segnò quelle serate d’autunno. Fu una sorpresa sensazionale. Pioveva a dirotto quando Useppe, che pretendeva di manovrare il grammofono scattò verso l’uscio della porta. Sembrava impazzito. Fece ritorno dopo molto tempo Nino assieme ad un suo amico da lui nominato “Quattropunte”. Appena mise piede nello stanzone buttò a terra l’impermeabile e tirò fuori uno straccio rosso in segno di sfida. Dopo alcune domande da parte della madre a cui lui non rispose chiese subito di Blitz. Ida gli disse, con un tono molto calmo, che Blitz non c’era più in quanto la loro casa era andata distrutta. A Nino però non interessava nulla della casa ma soltanto del suo adorabile vecchio cane. Pareva sul punto di piangere, si sedette rabbioso e annunciò: “Siamo partigiani domani mattina torniamo alla base perché vogliamo da mangiare e vogliamo dormire.”. Con un gesto di strafottenza mostrò a tutti che sotto il suo giubbotto nascondeva una pistola. Ad un certo punto il suo occhio assunse uno strano atteggiamento che Ida non ricordava di avergli mai visto. Ma fu appena un attimo perché tornò quasi subito il suo umore allegro. I ragazzi che vivevano nella stanza comune gli correvano dietro come tanti corteggiatori. Ad Ida nel frattempo le trapassò nel cervello una voce di ragazzo che le diceva “carina, carina”. Si trattava della stessa voce del ragazzo, che nel gennaio del 1941 gli rivolse quelle stesse parole. Le salì una domanda. Nelle file evocate da Nino avrebbe potuto esserci anche quel biondo ? (non sapendo che in verità era già morto). Useppe gli stava sempre accanto. Ad un certo punto Giuseppe Secondo gridò “evviva la rivoluzione proletaria” e di conseguenza Nino gridò “Evviva la Rivoluzione, la vittoria è nostra”. Vivaldi Carlo non si era fatto ancora vedere, Nino spalancando la sua tenda chiese chi era. Dopo che seppe il suo nome gli chiese se era uno dei loro. Carlo rispose dicendo che era un Anarchico. Nino dopo qualche secondo di silenzio disse “ A me l’anarchia piace”. Vista l’occasione speciale la cena venne all’estita al centro della stanza e coronata con la consumazione di un vino offerto da Giuseppe Secondo. Nino era preso dall’osservare Carlo Vivaldi, il quale non guardava nessuno. Dopo una serie di domande Carlo rivelò, a differenza di quello che aveva detto agli altri, che era scappato da un convoglio di deportati in viaggio su un treno verso la frontiera orientale, aggiungendo che era un clandestino che faceva propaganda politica e che qualcuno lo avesse denunciato. Ad un certo punto Carlo chiese a Nino se sapesse cosa erano le celle dette “aticamera della morte”. Carlo spiegò che si trattava di depositi singoli, i quali avevano una piccola fessura verso l’esterno. Ne erano stati costruiti una quindicina, uno accosto all’altro, uniti ad un forno crematorio. Affermò che le persone ci venivano rinchiuse dopo un interrogatorio in attesa di una nuova destinazione. Aveva questo nome particolare perché di la dentro le persone vi uscivano solo per essere giustiziate. Carlo rimase la dentro per 72 ore, periodo di tempo che lui passò contando. Nino gli chiese come avesse fatto a scappare. Carlo gli disse che si era buttato giù ad una sosta, Cerano due morti nel vagone da scaricare…. Non ne volse più parlare. Nel corso della serata però affermò anche che lui era una anarchico la cui idea rifiuta la VIOLENZA. Ovviamente la maggior parte delle persone lì presenti non condividevano la sua idea. Nino e il suo amico dormirono nel materasso di Giuseppe Secondo, il quale glielo concesse molto volentieri. La mattina seguente Nino e il suo amico ripartirono. Nel vedere questi ragazzi partire Giuseppe Secondo si decise a ritornare nelle “file”. Mentre se ne andava Nino promise a suo fratello Useppe che un giorno sarebbe andato a prenderlo per portarlo con se. CAPITOLO 7: Non ci fu giorno in cui Useppe non uscì dalla porta per vedere se il fratello mantenesse la promessa. Trascorsero però parecchi giorni, tempo in cui si susseguirono molti avvenimenti. Ci fu la partenza di Giuseppe Secondo. Quest’ultimo prima di partire salutò tutti affermando che sarebbe tornato a prendere le sue cose, in caso contrario avrebbe lasciato tutto ciò che era lì presenti ad Ida e a suo figlio Useppe. Non potè salutare la sua gatta Rossella in quanto si trovava a caccia. Quando quest’ultima fece ritorno non si curò neanche dell’assenza del suo padrone. Prima di partire definitamente Giuseppe Secondo disse ad Ida due cose: una che da oggi lui assumeva il nominativo di Mosca e come seconda cosa che per ogni domanda si sarebbe dovuta rivolgere a Remo. Quando Giuseppe Secondo partì ad Ida salì un sentimento di tristezza. In quella settimana Mosca si fece rivedere un paio di volte portando anche notizie positive per quanto riguardava Nino e il suo amico. Una domenica Tore (fratello di Crulì), unico meno analfabeta della sua famiglia, disse ad Ida che sul giornale era presente la notizia che le scuole sarbbero riaperte l’8 novembre. Tore notò anche che sul messaggero non veniva riportata la notizia che invece circolava per tutta Roma ovvero che, i giudii di Roma erano stati razziati all’alba dai Germani e che erani stati caricati su un camion con destinazione ignota. Fu così che il venivano distribuite all’aria aperta. Ida era incredula, nonostante l’aria positiva essa era sempre restia ad uscire e teneva nascondi il suo Useppe. Una vera e propria festa popolare, che peró si risolse in un’altra amara frustrazione. I tedeschi riuscirono a contenere lo sbarco e inchiodarono gli Alleati sulla spiaggia di Anzio. Iniziarono nuovamente una serie di bombardamenti, di giorno e di notte. Questo sbarco ad Anzio non era uno di quelli vanificati. La guerra non era finita. Sulla fine di gennaio Ida ebbe la visita di Remo che la chiamó in disparte e le comunicó notizie urgenti di suo figlio Nino. Stava bene di salute e le mandava saluti e abbracci per suo fratello Useppe. Peró le ultime vicende di guerra , le distruzioni dei paesi e i rastrellamenti tedeschi, avevano portato La Libera a sciogliersi, alcuni componenti erano morti. Giuseppe Secondo e Quattro erano due di quelli. Remo di Giuseppe chiamato Mosca riportó un messaggio, ad ida esso aveva rilasciato in eredità degli oggetti nascosti dentro il suo materasso di lana( vino, soldi ecc). Non gli raccontó i minimi particolari della sua morte ma nel 21 gennaio nella città di Marino il suo corpo era esposto in mezzo alla strada dove i tedeschi proibivano di smuoverlo. Il suo corpo era ancora più piccolo e la sua faccia gonfia dai maltrattamenti. Prima di fucilarlo i tedeschi gli avevano strappato parti del proprio corpo tra cui denti e unghia. Poco dopo tra il 25 e il 26 gennaio morì Mosca, nel periodo in cui i tedeschi arrivarono ad Anzio. I compagni della Libera volevano partecipare a questa battaglia finale, così nella tarda sera quando i tedeschi rientravano , Quattro insieme ai suoi due compagni iniziarono a sparare chiodi( fatti da quattro stesso, poiché il fabbro da cui li ordinava era stato deportato) alle camionette dei tedeschi. Durante queste sparatorie purtroppo Quattro fu colpito al petto e nel mentre scappava insieme ai suoi due compagni esso sentì mancarsi l’aria e cadde a terra ormai lontano dai suoi compagni. Due tedeschi lo trovarono e lo portarono lungo la strada, dove successivamente fu calpestato dalle camionette che rientravano alla base. Un altro personaggio che non venne risparmiato in questo periodo fu Maria, l’amante di Ninuzzo, insieme a sua madre. Una sera un gruppo di tedeschi arrivarono nella loro abitazione, chiesero del vino, ma marietta con fare dispettoso disse che non ne avevano, così i tedeschi iniziarono a perquisire la casa e trovarono bombe a mano, armamenti. Vennero accusate di avere contatti con dei partigiani. I tedeschi trovarono il vino e fecero ubriacare la ragazza. La madre imploró marietta di parlare e dire tutto quello che sapeva, ma essa disse di non sapere nulla. Così con fare minaccioso gli puntarono una pistola e così sopraffatta dalla paura riveló quello che sapeva, ovvero il minimo indispensabile). Finita la confessione Maria e la madre vennero gettate a terra e violentate a turno dagli ospiti. Questa violenza fu accompagnata da altre bevute. Appena rimesse in piedi esse furono portate fuori e portarono i soldati nel luogo in cui si rifugiavano i componenti della Libera. Arrivate al casolare, dopo numerosi controlli i soldati non trovarono nulla, se non frasi anti-fasciste contro i tedeschi. Due giorni dopo dentro a questo casolare, vennero ritrovati i corpi senz’anima di mariulina e di sua madre. Entrambi massacrati dai proiettili. Sfratti fino al le membra più interne e con tagli di coltello in faccia, nelle mammelle e per tutto il corpo. Furono seppellite nella stessa buca intorno a quella casupola. CAPITOLO 2 Dopo la visita da Remo, Ida nella sua tenda scuse il pezzo di materassino di Mosca e trova il regalo lasciato in eredità. In quel momento ripensa ai momenti passati insieme ai mille e al Matto, momenti che solo adesso li rimpiange. Le nuove persone con cui condivide il rifugio non sono affidabili e di casa quanto invece lo fossero i precedenti. Anche Useppe non è considerato moltissimo. Successivamente alla Cassa Stipendi Ida incontra una sua Ex collega che possiede in affitto una stanzetta appartenente a suo figlio partito in guerra anni fa. Ida decide di trasferirsi in questa stanzetta, portando quindi ad un cambiamento vero e proprio per lei e per Useppe. Traslocando portano con sè tutto ció che Giuseppe secondo le ha lasciato. Inizia una così nuova “vita”. Questa casa era molto vicina al ghetto che venne rastrellato ed il passaggio dei tedeschi in quella zona era molto piú frequente. Osservando il ponte che portava al ghetto essa ripensa a come si sia conclusa la situazione del treno con gli ebrei e che fine abbia fatto Celeste di Segni. Lei non lo sa ma di quel treno solamente 15 ne tornarono vivi. 850 persone arrivate al campo di concentramento vennero subito portate nelle camere a gas, tra cui Celeste con suo marito ed i suoi nipoti. Ida quindi vive nella convinzione che aver svelato di essere Ebrea a Celeste sia stata una mossa meschina poiché si era esposta al pericolo da sola. Ma conoscendo il finale di Celeste sappiamo che ció non accadrà. Nella casa in cui vivevano Ida e Useppe erano presenti marito e moglie Marrocco, la nuora Annita con suo Nonno, ed un laboratorio di cucito nella casa frequentato da molte donne altre alla proprietaria Filomena (moglie di TOMMASO Marrocco). All’interno di questo laboratorio in particolare ricordiamo Sabrina, che leggeva le carte, annita e Filomena con il suo arrivo la riempivano di domande per avere notizie di Giovannino ovvero il figlio di cui tanto si parlava (marito di Annita). Santina gli ripeteva sempre le stesse cose, che stava bene e che affianco a lui vedeva un ricco generale. Le due povere donne credevano più alle parole di questa cartomante che alle parole di un generale ufficiale che riferiva “giovannino disperso”. Non accettavano brutte notizie. Annita gelosa delle lettere che gli mandava giovannino non permetteva a nessuno di leggerle, fin quando una sera, chiese ad Ida di leggergliele e decifrarle (Annita era analfabeta). In questa lettera si raccomanda con sua moglie, che nei suoi pensieri ha solo lei e che gli manca. Non vede l’ora di rivederla. Finita di leggere Annita riprese le lettere e se ne andó. Purtroppo in questa casa per Useppe le attenzioni erano veramente poche. Le donne erano tutte intente nel loro lavoro, l’unico che si degnava della sua presenza era il nonno di Annita. Un uomo burbero (con catarro) che non rivolgeva moltissima attenzione a Useppe . Il capitolo si conclude con Useppe che chiede al nonno perchè sputa così tanto. CAPITOLO 3: Negli ultimi mesi dell’occupazione tedesca su Roma cadde un tendone di pestilenza e di terremoto. Il comandante, che si faceva chiamare Re di Roma era un mangione è un bevone (in quanto l’alcool eccitava). Tutti i giorni poteva succedere di vedere la polizia fermarsi alla caccia di qualcuno segnato con nome e cognome su un pezzo di carta. Senza preavviso poteva succedere che venivano razziati i maschi dai 16 ai 60 anni per deportarli ai lavori forzati. Ultimamente erano presenti bandi che obbligavano agli uomini validi di presentarsi al lavoro obbligatorio. La popolazione era ammutolita. In ogni luogo si respirava un sapore funebre e carcerario. Il miraggio della Liberazione si andava riducendo. Si diceva che i tedeschi prima di abbandonare la città l’avrebbero fatta saltare per aria. Sempre più spesso la VERA PADRONA ERA LA FAME. L’eredità del matto era terminata prima del previsto, le rimanevano poche patate e un po’ di pasta. QUEST’UNICA ESIGENZA QUOTIDIANA DI DAR DA MAGIARE A USEPPE LA RESE INSENSIBILE AD OGNI ALTRO STIMOLO. Durante il mese di maggio visse con poca acqua e un po’ d’erba perché OGNI SUO BOCCONE LE PAREVA SPRECATO PERCHÉ SOTTRATTO A USEPPE. In questo periodo i sogni di Ida erano regolari e vuoti di sogni nonostante i rumori della guerra. Si era fatta incapace di pensare al futuro. Che Roma fosse tutta minata la lasciava indifferente. Sentiva compassione per i suoi scolaretti. USEPPE fin da bambino aveva sempre dovuto arrangiarsi per mettere su un po’ di grasso. Ida faceva la fila per le minestre economiche distribuite dal Vaticano. Sempre più frequentemente era solita commettere dei piccoli furti. Rubó un uovo da una proprietà privata e riuscì a rubare anche una lattina da un camioncino fermo scortato. Una mattina assieme a delle donne riuscì a procurarsi un po’ di farina assalendo un camion custodito da un militare il quale impotente andò a chiamare rinforzi. Ida riuscì a scappare anche se la paura fu tanta. Era il primo giugno, la fatica accumulata nel mese di maggio gli crollò addosso. La sua mente era distrutta. Sedendosi in un angolo sentì parlare di un nuovo bombardamento, iniziò a correre portando con se USEPPE. Il quartiere si era riempito di un polverone opaco. Solo giunta a metà di Ponti Garibaldi fu consapevole d’essere incamminata al ghetto. Ida sapeva che il piccolo quartiere adesso era di nuovo sgombro di tutta la sua popolazione. Si rendeva conto vagamente d’esser venuta qui per consegnare ad un certo Efrati il messaggio raccolto giù dal treno il 18 ottobre. Le prese un’ansia di andarsene da questo luogo. Aveva lasciato il messaggio in un angolo di una casa della quale trovò il portone aperto. Questa casa era caratterizzata da molteplici scritte tra cui una targhetta in una porta che riportava il nome Efrati. Nel ritornare a casa per strada scambiò la sua farina con una coscia è una parte di spalla di un capretto. Tornó a casa molto tardi quella notte ebbe un sogno in bianco e nero. La mattina seguente non c’è la fece ad alzarsi. Filomena la convinse a mangiare un po’ di pettola e anche USEPPE fece lo stesso. LA SERA DEL 4 GIUGNO GLI ALLEATI ENTRARONO A ROMA ( ERANO ARRIVATI GLI AMERICANI). Tutti erano agitati tranne Ida che dopo aver saputo la notizia tornó a dormire CAPITOLO 4 dopo l’assalto al carico della farina Ida non si credeva più capace di tornare al quartiere San Lorenzo. Due settimane dopo la riapertura delle strade si avventurò fino all’osteria di Remo dove apprese che Nino era stato a Roma nei primi di giugno ed era passato a visitare l’oste che gli aveva fornito l’indirizzo della madre. Nino aveva anche portato notizie di Carlo-piotr, E che attualmente abitava presso dei parenti. questo era tutto quello che l’oste aveva ottenuto da Nino Che si trovava su una gip militare con due sotto ufficiali americani. Ida non seppe più niente di Nino fino ad agosto quando gli arrivo una cartolina col timbro Capri, fra le numerose firme Nino aveva scritto see you soon. arrivo l’autunno, durante l’inverno Nino era stato a Roma più di una volta, capitatoci però sempre di passaggio. Anita aveva trovato un mezzo di trasporto in aereo approfittato per una visita su alla montagna dalla famiglia, I suoceri Lino minavano diverse località ma lei scuoteva il capo dicendo Che non si vedeva altro che è un polverone. poi morì il nonno, il vecchio si era calato giù dalla branda in cucina e si era coricato sul pavimento, forse per il troppo caldo, a trovarlo è stato giuseppe che gli ha offerto il carino per sputare, il vino, la seria ma lui borbottava solamente, fu trasferito in ospedale e poi direttamente al camposanto. Giuseppe chiedeva dove fosse andato e annita gli disse che era tornato in montagna e dal quel momento non domando più di lui. A the dalla cassa aveva ripreso a pagare gli stipendi in biglietti di banca di tipo nuovo detti am-lire, ma nonostante ciò era difficile rimediare i pasti ogni giorno, ma per lei era escluso rubare. L’edificio della sua vecchia scuola era requisito già dalle truppe erano era stato occupato da un reparto di sudafricani.per mezzo di Tommaso Ida trovo lì un lavoro, cioè insegnare italiano ad un reparto. Ida era la prima volta che insegnava gli adulti, si aspettava un uomo di color nero invece si trovò di fronte un uomo di pelle bianca biondo e lentigginoso il quale parlava pochissimo. Ida riceve in cambio sacchetti di zuppa in polvere, scatolette di carne congelata… L’impegno cessò nella tarda estate con lo spostamento del sudafricano verso Firenze. “partigiano”. Nella seconda foto invece un uomo vecchio appiccato per i piedi e le braccia spalancate. Nella rivista più in alto invece una donna calva con imbraccio un bambino in mezzo ad una folla di gente che ridevano di lei. Useppe scrutava queste immagini senza capire finchè Ida lo richiamó e quelle immagini scomparvero dalla sua mente subito dopo. Arrivati a casa Useppe trovó un giornale e la cosa a cui pensava potesse servire era crearci un cappello da carabiniere, se lo mise in testa e lo fece provare alle persone nella stanza. Credeva che l’unica cosa interessante che poteva essere di quei giornali era proprio questo. Successivamente un giorno nella tavola Useppe trovó un giornale che avvolgeva la frutta, viola con scritti pettegolezzi solitamente, ma questa volta invece erano rappresentate 6 immagini dei campi di concentramento, una con prigionieri assassinati, 2) scarpe ammucchiate appartenenti alle vittime,3) gruppo di prigionieri ancora vivi, 4) la scala della morte, 5) un condannato in ginocchio vicino alla sua fissa accerchiato da tedeschi, 6) una serie di fotogrammi che presentano le fasi di un esperimento in camera di decompressione su una cavia umana. Useppe era molto dubbioso, non capiva cosa potessero significare, ida notando la situazione, cerca di spiegare come è solito fare ai bambini dicendo “gettala via è brutta!” Così la buttó e prese per vero ció che le disse la mamma. I giorni seguirono e tornó ninuzzo che lo portó a prendere un gelato. Nella strada di ritorno nino si fermó nella famosa edicola e Useppe gli gridava di tornare indietro perchè lì c’erano quelle immagini brutte e lui le considerava come pericolo. Nino non capendo lo riprese e gli chiese un bacetto. Ci furono altre sue visite di ninuzzo durante la quale faceva ridere Useppe e ida, e annunció che sarebbe diventato proprietario di una moto di marca estera. Nel mentre ad agosto fu lanciata la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Il Giappone firmó la resa totale. Di queste due città ormai non ce n’era più traccia. Questo fungo trasformato in tornadi e piogge atomiche distrusse tutto, comprese 80000 vittime. La seconda guerra mondiale era conclusa, (1945) capitolo 2: La pace portò a nuovi avvenimenti. I primi a tornare da auschwitz furono gli ebrei, i sopravvissuti erano 15 (tutta gente povera). all’ arrivo in italia furono ricevuti da un comitato di assistenza. il più vecchio di loro (46 anni) si era rinchiuso per diversi giorni a piangere nella sua casa. Con il tempo i sopravvissuti capirono che nessuno voleva ascoltare i loro racconti, la gente voleva rimuoverli dalle loro giornate. Molto spesso isa e useppe incontrano un uomo frequentatore di un bar. era uno dei sopravvissuti a cui ida chiese se incontrò mai CELESTE DI SEGNI. verso la fine di novembre tornò dalla Russia Clemente (fratello di consolata), era partito da roma sano e intero e tornò senza le dita di un piede e senza tre dita della mano destra. (falegname) Di giovannino non riportò alcuna notizia. L’ultima volta che lo aveva visto era stato durante la ritirata dal fiume don. Clemente andava verso i 30 anni. Il suo colorito era diventato giallastro per colpa della malaria. Anche se da giovane era sempre stato pigro (però con forza di volontà) adesso nemmeno la volontà gli bastava in quanto anche un minimo sforzo lo affatica. Un ulteriore motivo di umiliazione era quello di non poter bere più come una volta. il vino per lui era sempre stato un piacere (anche un motivo per socializzare) ma adesso il gusto del vino gli sapeva amaro. In questo capitolo vengono riferite anche le ultime ore di giovannino. mentre clemente prosegue la fuga senza di lui giovannino stava in ginocchio sul margine della strada. Resiste alla voglia di mettersi disteso ma non è capace di rimettersi in piedi. Tenta di gesticolare. Per prima passa una slitta la quale però non si ferma, successivamente vede passare una carretta, ma neanche quest'ultima si ferma. successivamente un alpino passa davanti a lui ma non lo prende in considerazione. La febbre gli stava salendo . vedendo passare un carro altissimo ascolta gli ordini di un generale e comprende che per raggiungere l'italia deve andare avanti in direzione dell’ occidente. Camminando nota sul fondo della strada la capanna di famiglia. Dalla capanna esce il nonno che lo minaccia perché ha lasciato indietro la capretta nuova. Per questo scivola in una frana, alzando gli occhi si accorge che su un ramo è impiccato il suo cane toma. Giovannino pieno di paura chiama sua madre, la quale uscendo incita giovannino ad andarsene. Giovannino vuole solo dormire. Il capitolo si chiude dicendo che al buio si è tutti uguali, buonanotte biondino. (1946) Capitolo 1 verso i primi di gennaio i marocco seppero che un loro parente era tornato dalla russia e che si trovava attualmente al sanatoria forlanini di roma. Quest’ultimo di giovannino sapeva ancora meno di clemente. Filomena e annita si facevano ripetere le avventure da questo loro parente indagando sui particolari. Un giorno le carte di santina avevano risposto che giovannino era per la via, mentre la piccina sosteneva di averlo incontrato. Queste ultime due pensavano che giovannino non tornasse in quanto la sua cameretta era occupata da Ida e da Useppe. Ida infatti riuscì a contrattare per trasferirsi in una nuova casa. Useppe ultimamente era pallido e non voleva mai andare a dormire, quando si addormentava Ida sentiva Useppe lamentarsi, svegliarsi di soprassalto, gridare o chiamare Ida. Così sua madre un giorno si decise a portarlo da una dottoressa la quale dichiarò di non trovare in Useppe nessuna malattia organica. Gli venne prescritto soltanto un leggero calmante per la notte grazie al quale riuscirono a notare i primi miglioramenti. CAPITOLO 2 Seppur con ritardo ninuzzo mantenne la promessa è tornó con la moto tanto desiderata la “Triumph”. Talmente orgoglioso che non la lasció sola nemmeno sulla strada. Arrivato davanti casa dei Marocco urló “Useppe” suonando il clacson. Giuseppe come si affacció e vide suo fratello con questo veicolo cominció a fremere dalla contentezza e immediatamente scese le scale, sua mamma ida dovette rincorrerlo per mettergli un giacchetto, la sciarpa e il cappellino. Era inverno ma il tempo era uguale ai primi giorni primaverili. Senza chiedere nemmeno il permesso salì in braccio e saltó in sella. Tutti i ragazzini del posto che ammiravano quella splendida moto e Ninuzzo tutto fiero di sè, la vantava. La partenza di ninuzzo e Useppe fu strepitosa. Viaggiarono per molte vie che il fratello minore non aveva mai visto. Ovunque passavano le persone si affacciavano per vedere chi fosse a fare così tanto rumore. Useppe guardando verso l’altro notava tantissimi dettagli paesaggistici, che lo portavano a provare un piacere dell’avventura . Quando tornarono a casa, Useppe lo imploró nuovamente di fare un altro giro, senza nemmeno mettere il piede a terra ninuzzo ripartì . Dopo la terza scarrozzata Useppe a destinazione chiese di rifarne un altro, ninuzzo peró questa volta fece finta di non ascoltarlo. Gli diede un bacetto aspettó che Useppe rientrasse in casa e se ne andó in una meta sconosciuta perfino alla madre Ida. Dopo la riapparizione di ninuzzo nella Roma liberata, non parló più di Stalin o della rivoluzione comunista. L’argomento tornó solamente il giorno in cui si presentò a casa marrocco con l’oste Remo. Lasciarono la moto custodita al guardiano dell’appartamento e mentre salirono le scale aprirono un dibattito acceso sul partito comunista e Stalin. Ninuzzo attraverso questo confronto ci fa capire di aver cambiato nuovamente pensiero, e ciò che lui vuole è la libertá, lui vuole vivere e andare in America. Ida e Useppe successivamente si trasferirono in una nuova casa solamente loro due.a pochissima distanza da questa casa c’era la scuola di Ida in cui il programma era stato ripristinato e lei con l’inizio di settembre avrebbe riiniziato a lavorare lì. Questa casa in cui si trovavano ad ida ricordava molto la sua cara vecchia casa, quella di San Lorenzo, arredata con i minimi e indispensabili mobili. Nel frattempo ninuzzo continuava le sue visite in moto, nella ultime volte peró con sè portó una ragazza chiamata Patrizia e che aveva paura della velocità della moto, tant’è che a volte gli urlava “assassino” in modo scherzoso. Esclamazioni di questo tipo era solita dirle anche nel prato in cui andavano ogni volta che organizzavano queste piccole gite. Esclamazioni che peró concludevano in esclamazioni di piacere, poichè in quel prato Patrizia si concedeva a ninuzzo, inizialmente vergognosa di fronte a Useppe, ma poi capì che Useppe a queste cose non faceva caso. Sotto questo punto di vista amoroso Useppe non provava fastidio, perchè era abituato a vedere queste scene nella casa comune dalla famiglia dei mille in cui negli ultimi giorni di tensione non facevano altro che accoppiarsi. Perció era molto tranquillo per lui era normale. Al ritorno della seconda gita Patrizia svela a nino che le piace il suo piccolo fratello Useppe e nino gli spiegherá che non sono nati dallo stesso padre. Ninuzzo non sà effettivamente che veritá ci sia nell’origine di Useppe. Da dove ida abbia preso Useppe, sa solo che è suo fratello. CAPITOLO 3 Davide Segre si trovava da qualche mese a Mantova nella sua casa paterna. Della sua famiglia nessuno era sopravvissuto, nonna era morta durante il viaggio, i nonni e i genitori nella camera gas di Auschwitz e la sorella era morta nello stesso campo. la casa doveva essere occupata da qualche estraneo perché devi Ceva trovato certe vignette che non c’erano mai state prima. la maggior parte dei nobili famiglie erano stati portati via ma la bambola della sorella era sempre nello scaffale in alto, nella stessa posizione di sempre. adesso nella stanza che era formata da cinque stanze abitava solamente lui. era tornato un suo zio in città, però lo riteneva un estraneo. ancora studente le medie Davide comincio a sfuggire dalla famiglia, quando era in casa si chiudeva in camera. Le vacanze le passava da solo, ma scriveva lunghe lettere per la famiglia che lo stimava. quando le leggi razziali esclusero gli ebrei dalle scuole di Stato, lui decise che tanto della scuola non avrebbe più bisogno e avrebbe continuato gli studi da solo. quando i suoi genitori lo volevano mandare oltre oceano con altri ragazzi ebrei, lui rifiutò dicendo che era nato in Italia, come se avesse un grande compito da svolgere. Aveva interrotto ogni attività politica e non frequentava nessuno. Delle sue conoscenze di mantova l’unica che aveva cercato una ragazza, che lui nelle sue lettere a nino indicava con l’iniziale G. Lei era ebrea, non battezzata è più grande di lui di 2 anni. Ma lei lo aveva tradito con un fascista e poi faceva l amore con i tedeschi . lui racconta anche la sua gioventù. ci dice che amava viaggiare in quanto amava la solitudine. successivamente ci dice che diventa un operaio ed era maltrattato. questo maltrattamento degli operai lui lo vuole raccontare attraverso il suo corpo e non attraverso gli scritti. Ci racconta la prima settimana del suo lavoro e ci dice che non aveva faticato molto in quanto durante questa prima settimana lui si faceva dei “film mentali" nei quali viaggiava. questa cosa non era apprezzata dal datore di lavoro il quale lo minaccia di licenziarlo. lui non risponde al datore in quanto non voleva essere licenziato (ma vorrebbe). quando torna a casa ha sempre la nausea e prurito alla testa come se avesse i pidocchi. Gia dalla prima asttimana di lavoro Davide inizio a cercare Nino ma senza trovarlo. ad un certo punto sentì una voce chiamarlo, era Giuseppe che gli stava andando incontro con un cane bianco e gli diede la brutta notizia che nono era partito. nonostante avesse ormai compiuti cinque anni Giuseppe ancora storpiava le consonanti. da oggi non ho più motivo di trattenerti e si diresse verso il portone. L’unica conoscenza che aveva a parte Nino era quella di Santina, si diresse verso casa di lei, Ma si accorse che lei non abita più lì. Davide aveva sete e voleva riposarsi all’ombra, quindi decise di andare sono osteria che si trovava nelle vicinanze. All’interno del locale c’era un nuovo cameriere, al quale, Davide decise di chiedere informazioni sulla signora Santina. il cameriere e un cliente che si trovava lì dietro la brutta notizia a Davide sulla fine di Santina. alla notizia Davide non risentì nessun emozione particolare infatti continua a bere e mangiare. Davide domando ai presenti si conoscevano un posto per dormire, loro gli proposero di andare nella camera di Santina. questa volta la porta della casa di Santina era chiusa e all’interno c’erano ancora delle proprietà personali di lei, che erano rimaste in eredità alla padrona. sulle pareti le tracce del sangue erano nascoste sotto le macchie bianche di calcina, mentre sulla poltrona si confondevano nello sporco. di sera quando non ritirare la propria valigie presso la stazione di termini invia una lettera a Nino per fargli sapere il proprio indirizzo. CAPITOLO 5: Adesso Nino per annunciare il proprio arrivo a Useppe gli bastava suonare il clacson o semplicemente il rumore del suo motore. Ma un giorno si udì dal basso del cortile la voce di Nino chiamare Useppe accompagnato da un grande abbaio. Useppe si infilò i sandali e si precipitò di corsa per le scale dove perse un sandalo. All’altezza del terzo pianerottolo si scontrò con un gigante cane bianco il quale rapì Useppe in una grande festa. Il cane volò su per le scale a riprendere i sandali che Useppe aveva perso. Era una femmina. Nino l’aveva vista per la prima volta a Napoli in braccio ad un suo socio d’affari il quale si vantava per il grande acquisto che aveva fatto, in quanto aveva acquistato questo cane da un ragazzetto in cambio di alcuni pacchetti di Camel. Nino provò subito ad offrirgliene di più ma Antonio non accettò l’offerta fatta da Nino. Nel luglio del 1946 Antonio fu sorpreso in una rapina a mano armata e fu arrestato. Da quel momento Bella era diventata il suo cane. Useppe fin dal primo momento riconobbe una straordinaria parentela con Blitz soprattutto nell’atteggiamento festoso che la contraddistingueva. Bella era un pastore maremmano, aveva un aspetto campagnolo un pelo tutto bianco, un pò arruffato e soprattutto una faccia allegra e buona con un naso moro (aveva due anni). Nella sua convivenza col precedente Antonio aveva fatto una vita da strada e si era accoppiata due volte (la prima volta con un cane nero da cui ebbe 7 cagnolini che però Antonio uccise, la seconda volta rimase incinta di un’altro cane ma nel momento del parte rischiò di morire tant’è che fu operata e da quel momento non potè avere più figli). Da quando possedeva Bella Nino rinunciava ad andare nei luoghi dove era proibito l’accesso ai cani. Un giorno entrarono in un bar e Bella mangiò una pasta che era in esposizione, vomitando quasi subito perché non fu di suo gradimento. Il barista si arrabbiò e Nino dopo aver lasciato 500 lire per pagare i danni se ne andò assieme al cane. Il più grande sacrificio che Nino fece per Bella fu quello di RINUNCIARE ALLA SUA MOTO meditando invece di comprarsi un’auto che avesse spazio per entrambi. Talvolta anteponeva Bella persino alle ragazze. Le gite che Nino faceva assieme a Useppe e Bella stavano cominciando a diminuire. Verso la fine di Agosto Nino tornato a Roma a causa di Bella ebbe un diverbio con le persone che lo ospitavano e andò a cercare rifugio da Ida, la quale si affrettò per sistemargli la stanza. Che Nino lavorasse era una cosa certa (in quanto guadagnava dei soldi) però Ida non sapeva di che lavoro si trattasse. Solitamente poco dopo mezzogiorno qualcuno lo chiamava con gran voce giù dal cortile e Nino assieme a Bella si precipitava ad uscire di casa. La notte rincasava molto tardi. Tutto ciò ebbe la durata di cinque giorni. Ida cercò di proporre a Nino di riprendere e terminare gli studi. Ovviamente la risposta di Nino non fu positiva. Anzi affermava “Noi siamo la generazione della violenza”. Ad Ida aveva spaventato il fatto che Nino parlasse così vivacemente delle armi. Quest’ultima sapeva che dopo la liberazione di Roma era stato emanato l’ordine di riconsegnare le armi. Ida aveva paura che Nino non l’avesse fatto, tant’è che quando lui non era presente frugò tra le sue cose non trovando fortunatamente niente. Il quinto giorno Nino annunciò che il giorno seguente sarebbe dovuto partire in aereo e che quindi avrebbe lasciato Bella a loro. Inoltre lasciò ad Ida del denaro per coprire le spese del cane. Dopo quasi due settimane tornò a riprendersela dicendo che era riuscito a trovare un alloggio per lui e per bella facendo rimanere però l’indirizzo sconosciuto ad Ida e Useppe. Se ne andò salutando Useppe. ERA IL 22, O 23 SETTEMBRE. CAPITOLO 6: Arrivó ottobre e la scuola dove insegnava ida riaprì. Ad ida toccava la prima classe e non sapendo a chi lasciare Useppe decise di portarselo con sè. Per iscriversi a scuola ad Useppe mancava ancora un anno, nonostante ida credesse che fosse già pronto.invece fin dai primi giorni Ida dovette ricredersi, davanti ai numeri e alle lettere Useppe si mostrava ancora più immaturo di quanto lo fosse da più piccolo. La maggior parte del tempo assumeva una condotta pessima e la sua socievolezza di sempre, a scuola scompariva. Tutte le norme di scuola, banco, lezione, non facevano per lui. Ad ogni suono della campanella chiedeva a sua madre se potessero andare a casa, come se ci fosse qualcuno ad aspettarlo. Infatti ogni volta che tornavano il piccolo guardava sempre le strade vicine per capire se ci fosse nino con bella ad aspettarlo.ne risentiva l’assenza più che mai . Vedendo che l’età per lo sto studio non era arrivata allora rinunciò a portarselo in classe e decise di affidarlo ad un asilo infantile situato nell’edificio vicino alla scuola. Ogni giorno al suono della campanella isa correva a prenderlo, ma questa prova riuscì più fallimentare dell’altra. Come se ci fosse un nuovo Useppe, fuggiva dalla presenza di bambini, si isolava dagli altri come se fosse in punizione, se gli altri lo invitavano a giocare lui rifiutava , andava in un angolo a piagnucolare.aveva un umore altalenante. Mentre la maestra parlava del suo atteggiamento con ida esso sembrava tirarle la veste per tornare a casa. La maestra rassicura la madre dicendo che questo atteggiamento sarà per i primi giorni, poi passerà, invece di il contrario perchè man mano che i giorni passavano Useppe peggiorava , infatti iniziò a scappare dall’asilo, arrivando ad andare in paese vicino casa sua e fu ritrovato dalla portinaia che lo riportò subito a scuola. Quando rientrò, la maestra prese il provvedimento e parlò con la madre affermando che Useppe non fosse ancora pronto. Ida si chiede cosa porta Useppe a reagire cosí, ma non vuole chiedergli nulla a riguardo per non portargli malumore . Così le mattine le passerà da solo in casa con la sorveglianza (ogni tanto) della portinaia o della nipote della portinaia, la quale farà amicizia con Useppe (lena-lena ovvero Maddalena). Le notti tornarono ad essere inquiete per Useppe infatti tornarono le convulsioni di cui una preoccupante che neanche la cura prescritta pareva funzionare. Perciò tornarono dalla dottoressa ed essa osservò che il piccolo cresceva poco che era troppo magro e gli spiegò l’esistenza della fata dei denti perciò Useppe non vedrà l’ora che i denti gli cadranno per la fatina. Nel mentre Useppe nei giorni passati a casa ascoltava attraverso il fonografo dei dischi comprati da sua madre ma se prima essi erano fatti di gran entusiasmo e movimento, ultimamente essi erano fatti solamente di giravolte su se stesso e nulla più. In quel momento una brutta convulsione si presentò nel corpo di Useppe e ruppe il disco comprato da mamma, si accorse del suo gesto e quasi provò vergogna. Successivamente i giorni dopo ida cerca di farlo stare all’aria aperta in modo tale da rispettare ciò che il medico ha prescritto, ma anche in questa occasione ida vede che Useppe non è integrato con gli altri ragazzini, si isola,ida è ancora preoccupata. Giorni dopo ida prova a proporgli di comprare un cane ma lui dice di no perchè ha paura che possa fare la stessa fine di blitz. Ida lo rassicura eil giorno seguente lo porta al mercato di porta protese dove comprano un Giacchetto Capitolo 7 Useppe continuava ad essere turbato e inquieto la notte. Dopo la visita dalla dottoresse lui prendeva tutte le medicine che gli erano state prescritte come se fosse avido di guarigione, ma non avevano effetto su di lui. Per due notti balzò dritto nel letto con respiri accelerati, sudore e occhi sbarrati. Dopo meno di un minuto tornò normale e come sempre si dimenticò di quello che era successo. 15 e 16 novembre episodio lucido: Useppe ordina fieramente a Ida di andare a dormire, poi si mise a piangere disperatamente chiedendosi se Nino fosse andato in America senza di lui. Questo perché Nino aveva promesso a Useppe di portarlo in America. Ida riesce a consolarlo e si addormenta accanto a lei. (Dopo il saluto di Settembre, Ninnuzzo non diede più notizie a casa, ma per lui arrivarono due cartoline: una di Antonio l'ex proprietario di Bella e l'altra con scrittura da elementari diceva "Si può sapere almeno dove te la spassi? Non dico altro -P. Tra le altre notizie Annita riferì che sua suocera aveva incontrato Davide Segre il quale si era visto con Nino a Roma …bla bla bla sto pezzo non l'ho capito rip.) Mattina 16 Novembre Ida mentre va prendere un caffè sente un urlo di orrore provenire dalla stanza da letto. Useppe aveva avuto un attacco epilettico (penso). Ida lo va a soccorrere e quando si riprende lo mette a letto, dove dormì tutto il giorno. Quando si svegliò chiese a sua madre di non dire ciò che era successo a Nino, Ida fa cenno di si con la testa sapendo però che non sarebbe mai tornato, a maggio avrebbe dovuto compiere 21 anni. Al mattino presto si presenta un agente in casa sua dicendogli che Mancuso Antonio era rimasto ferito in un camion che era andato fuori strada e che era stato portato al pronto soccorso. Andò in ospedale e gli furono messe davanti due barelle con due corpi ricoperti da lenzuoli. Levato il primo lenzuolo Ida riconosce che non si tratta di Nino, ma il secondo è proprio lui. Non aveva molte ferite solo un po di sangue. Aveva un espressione ingenua che sembrava chiedersi "Cosa mi sta succedendo?", perché sapeva che stava accadendo qualcosa che non aveva mai provato prima. Ida dopo aver visto il corpo di Nino rivive i ricordi del suo parto che fu molto difficile diversamente da quello di Useppe. Ida non riesce a parlare per il dolore e per la strada del ritorno a casa, dove Useppe l'aspetta ancora addormentato, è come se vedesse tutto ciò che è intorno a lei deformarsi e distorcersi. Riesce a ritornare a casa dove si può lasciarsi cadere come in polvere. Dopo l'uscita dei giornali, vennero a suonare alla porta Filomena e Annita Marocco che le proposero di portare via un po' Useppe per distrarlo, ma Ida rifiutò e aggiunse che il bambino non doveva sapere niente del fratello. Ida fu convocata in questura per certe informazioni ma il commissario a vederla ne ebbe pietà e la lascio andare senza insistere. Non voleva sapere troppi dettagli dell'infortunio. Sul camion erano in tre: il conducente morì prima dell'arrivo dei soccorsi, Nino morto in ospedale e il terzo con le gambe spezzate giaceva in su una barella piantando dalla polizia. Il camion era sospetto di trasportare armi non autorizzate per una presunta combutta dei partigiani. Nell'incidente morì anche il cane che li accompagnava . 😭 Quei giorni peró Useppe era più pensieroso del solito e ripeteva molto spesso “pecchè?” Ida non riusciva a capire il motivo o cosa intendesse, probabilmente rimase un dubbio senza risposta. CAPITOLO 2 Ida, sotto consiglio della dottoressa, prenotò una visita dal dottor Marchionne per far fare degli esami a USEPPE. Per non farlo spaventare Ida gli disse che questi esami li avrebbero fatti tutti i bambini. Per recarsi all’ospedale presero un taxi, per la prima parte del viaggio. USEPPE era entusiasto, tant’è che fece tantissime domande al guidatore relative alle caratteristiche dell’auto. Una volta arrivati all’ospedale il dottore mandò USEPPE in giardino così da poter parlare solo con Ida. All’interno del giardino era presente una gabbia con all’interno un piccolo animale. USEPPE si era deciso di farlo uscire per liberarlo, ma la sua azione fu interrotta dall’arrivo del dottore il quale lo prese per portarlo a fare gli esami. USEPPE non voleva andare e cominciò a lamentarsi. Il dottore così chiamò una sua assistente per dargli una cosa zuccherata che però il bambino sputò. Ida aveva paura che potesse prendergli un’altra crisi ma fortunatamente non successe. Una volta fatto gli esami Ida tornó nei giorni successivi senza la presenza di USEPPE. Il dottore gli disse che USEPPE non era affetto da nessuna malattia grave e gli prescrisse una medicina definendo però il ragazzo un “malato”. Da quel giorno in poi Ida ebbe sempre paura dei dottori. Tornando a casa e passando per la farmacia Ida si rese conto di non aver chiesto al dottore se USEPPE potesse uscire liberamente. Ida così decise di farlo uscire senza nessun problema soprattutto durante l’estate. Forse Ida in cuor suo già sapeva che sarebbe stata una delle ultime estati di USEPPE. CAPITOLO 3 La primavera del 47 dopo la visita medica di caratterizzata dalle uscite di Useppe e bella in giro per le vie vicino casa. Finché un giorno presi dall’entusiasmo superarono le solite vie fino ad arrivare a via (Tevere credo poi controllo meglio). Arrivando lì, dove altrove sembrava non esserci più nulla se non baracche consumate, i due amici si fermarono ad osservare il magnifico posto, scoprendo cose nuove per Useppe e ricordando eventi passati per bella, infatti per essa sembrava rivivere i tempi dell’India. Arrivarono in una tenuta (una specie di giardino enorme) dove ammirarono la bellezza del verde degli alberi che circondavano questo grandissimo giardino. Fatta la solita ora bella e Useppe tornarono a casa e lì caddero in un silenzio, dovuto un po ' anche alla stanchezza. Lì bella provó un pó nostalgia dei vecchi tempi, dei suoi cuccioli ecc, Useppe invece non capiva il silenzio. Sentirono un cinguettio che ricordó ad Useppe i tempi dei canarini di Giuseppe secondo ai tempi dei mille. Useppe si giró verso bella e gli chiede sussurrando se conoscesse questa canzone, bella lo guarda ed alza le orecchie come per dirgli che ovvio che la conoscesse.i due ascoltano questa canzoncina dell’uccellino fin quando alla fine di essa , torna il silenzio e useppe inizia a sentire in esso il caos, frasi e ricordi tutti mischiati, era un sintomo della sua malattia, il dottore aveva detto così ad Ida. Dall’esterno si vedeva solamente un bambino Moro con gli occhietti azzurri che fissava il vuoto mentre all’interno Useppe era nel pieno delle sue “allucinazioni” dovute alla sua malattia. CAPITOLO 4: Un giorno Useppe e Bella rincontrarono Davide Segre. Bella avendolo riconosciuto immediatamente si slanciò verso di lui, ma quest’ultimo dopo averli riconosciuti fu sul punto di spaventarsi. L’unica sua volontà in quel momento era di stare da solo infatti, se ne andò quasi immediatamente rivolgendo a Useppe e a Bella un saluto veloce promettendogli che si sarebbero rivisti. In realtà Davide correva verso una medicina che era solito assumere durante giornate difficili, come faceva con l’alccool. Questa medicina era riusicto a trovarla durante uno dei suoi viaggi a Napoli, nella casa di un dottore giovane appena laureato. Questo dottore però aveva capito che Davide era andato lì in cerca di aiuto, in particolare in cerca di una medicina forte perché altrimenti sarebbe impazzito. In un momento di irrequietezza il dottore per riuscire a calmarlo gli somministrò una dose di morfina. Davide si vergognò di aver assunto questa sostanza in quanto fin da piccolo era sempre stato restio alle droghe. Quando parlava di queste sostanze gli veniva in mente la figura di sua zia, la quale per colpa di queste sostanze morì. Era questa immagine che gli dava la forza di resistere, tranne in quei giorni in cui non ne poteva proprio fare a meno. Davide viveva di rendita. Si limitava a concedersi qualche bevuta e qualche pasto alla pizzeria (dove lui mangiava in piedi e senza l’utilizzo delle posate). Dopo le prime settimane iniziò a sostituire gli oppiacei con sostanze diverse, quali gli ipnotici. (ovviamente aveva sempre con se la sua prima medicina, ovvero quella che lui aveva reperito a Napoli). Il giorno in cui Useppe e Bella incontrarono Davide era un giorno di maggio estivo. Quel giorno dopo essersi incontrati Bella si diresse verso casa di Davide. Arrivati di fronte casa sua Bella abbaiò e Davide successivamente li accolse nella sua casa, la quale ricordava lo stanzone all’interno del quale vivevano assieme ai Mille. Il corpo di Davide era allungato sul letto e mostrava il suo dimagrimento terribile. Davide disse ad Useppe che quest’ultimo e suo fratello, nonostante fossero così differenti, avevano una cosa in comune, ovvero la felicità. La felicità di Nino era la felicità di esistere mentre la felicità di useppe era una felicità che riguardava tutto. Dopodiché Davide disse ad Useppe che anche lui da ragazzo ricercava costantemente la felicità. Dopo questi dialoghi ad Useppe era salita l’idea di informare Davide sull’incontro che aveva avuto con quel tipo di animale cantante, però si limitò a chiedergli se aveva mai visto un animale senza coda, una specie di topo. Successivamente Davide affermò che era arrivato il tempo per lui di riprendere a lavorare, ammetendo di aver sentito che Useppe componeva poesie (Useppe controbattè dicendo che le pensava solo). Dopo essersi scambiati delle idee diverse sul mondo delle poesie, a Davide sorse l’esigenza di dormire infatti Useppe e Bella se ne andarono. Il giorno seguente Davide non si trovava a casa sua. Rintentarono il giorno ancora seguente, ma questa volta non era solo infatti non lasciò entrare ne Useppe ne Bella. Il capitolo si chiude con Davide che promette ad Useppe che sarebbe andato a pranzo a casa sua, ma non mantenne la promessa. CAPITOLO 5: Il capitolo si apre con i continui viaggi di Useppe e Bella, soprattutto iniziarono a frequentare sempre di più la tenda d’alberi. Useppe voleva che qualcuno visitasse la loro dimora, ma per ora solo lui e Bella per ora avevano avuto questo privilegio, ma si era promesso che l’avrebbe fatta vedere a Davide segre prima o poi. Quando andavano lì bella ne approfittava ogni volta per fare un bagno, Useppe era desideroso di fare anche lui un bel bagno ma purtroppo non sapeva nuotare e dunque cercava di starne alla larga. Una volta peró si tuffó e Bella corse subito in suo aiuto facendogli capire che ciò che aveva appena fatto era sbagliato. Perció usciti fecero un pisolino al sole. Quando si svegliarono andarono all’avventura e poco distante dalla loro dimora trovarono un’altra capanna di frasche, come se ci abitasse qualcuno, infatti essa era fornita di materasso e piccole forniture di cibo, inoltre una medaglia che attiró l’attenzione di Useppe, prima di andare via , bella senza farsi vedere mangió le scorte nascoste e poi tornarono a casa. Il giorno dopo essi tornarono lì, come ormai da abitudine , ma questa volta Useppe si arrampicó su un albero, in modo tale da poter vedere l’ambiente intorno a lui da una prospettiva diversa. Ma osservando attentamente notó la presenza di un puntino in movimento all’interno del fiume, era una ragazzino. Scese di corsa dall’albero per avvertire bella ed essa balzó è corse verso questa nuova figura. Era un ragazzino molto magrolino e forse non rispettava le giuste proporzioni fisiche per la sua età. All’altezza gli si potevano dare otto anni al massimo nove ma in realtà ne aveva 12, anni che per lui erano un vanto di anzianità. Da qui i tre ebbero modo di conversare, e di conoscersi molto, questo ragazzo si chiamava scimó Pietro, aveva dodici anni quasi tredici e stava scappando per non tornare in riformatorio, a causa di furti che aveva attuato insieme alla sua banda. Infatti durante la conversazione scimó avrá modo di vantarsi della sua “carriera” da grande e del suo passato ma allo stesso tempo chiede di non dire nulla della sua presenza, per evitare di essere ripreso. I due dunque si presentano e Useppe cerca argomenti per far vedere che anche lui avesse qualcosa di entusiasmante e eroico da raccontare,ma ciò non avvenne, perchè ogni volta che provava a dire qualcosa si bloccava perché non sapeva cosa dire, quindi si limitava ad ascoltare meravigliato. Successivamente nel giorno successivo scimó così si faceva chiamare (per cognome) fece visitare la sua capanna a Useppe e bella, lui non sapeva che l’avessero già visitata, perció fiero gli presenta anche la medaglia che il giorno precedente Useppe aveva notato. Questa medaglia era di Bartali, ne era molto orgoglioso. Dopo il tour della sua casa Scipó raccontó della sua famiglia e di quante relazioni intraciniugali erano presenti. Una particolarità è che peró qualsiasi cosa preziosa avesse addosso le era stata regalata dai “froci” così affermava ogni volta. Soggetti con cui aveva appuntamenti prefissati durante la giornata, per esempio l’ultima volta che Useppe lo vide fu quando doveva andare al cinema per incontrare questi “froci”, l’ultima volta perché quel giorno venne ritrovato è riportato al riformatorio. Useppe e bella quindi tornarono ad essere gli unici “abitanti” di quel posticino. Useppe in questi momenti ebbe di nuovo un attacco epilettico ma questa volta per porre fine a questa sua sofferenza di buttó in acqua bella capendo la situazione si tuffó immediatamente e lo salvó, passati quei momenti terribili per Il piccolo, si addormentarono al sole e Useppe fece un sogno, sognó la neve , Roma ricoperta di essa. Nel mentre che Useppe e bella percorrevano la solita strada per andare in questo posto particolare, incontrarono alla fermata dell’autobus una ragazza con in braccio una bimba, questa chiamó calorosamente Useppe e lui si avvicinó ad essa per capire chi fosse, lei gli spiegó che era Patrizia e che quella che teneva in mano era ninuzza ovvero sua nipote, dunque la figlia di nino. Useppe un po’ scossò perchè non riusciva a capire annuiva e rimase perlopiu in silenzio. I due compagni di una vita ormai, ebbero modo di conversare sulla bellezza dei padroni avuti da Bella. Bella con il suo abbagliare gli spiegava che gli voleva molto bene anche a lui e ad Ida. Useppe ride soddisfatto e intrapresero la strada per tornare a casa, nella strada di ritorno Useppe vide il luna park e la sua tentazione di andare a vedere era tanta, ma si giró e disse a Bella “Vvavide “ voleva andare da Davide , perciò partirono e andarono verso la sua abitazione, ma lo trovarono in un’osteria in cui Useppe andava sempre con Anita Marrocco. Sentiva Davide parlare di guerre e storia, così Useppe entró sulla soglia del locale e scorro Davide gli disse “AOH”. Facendogli il gesto del saluto. CAPITOLO 6: C’era una tavolata di avventori, povera gente, uomini piuttosto anziani, un gruppo dei quali stava giocando a carte, e un altro gruppo li stava guardando. Di questi faceva parte Davide, prima stava da solo su un tavolino a bere e ad un tratto giró la sua sedia, nonostante non fosse stato invitato da nessuno. Ad un certo punto entrarono Bella e Useppe, Davide li salutò e fu molto felice di vederli, lo fece mettere seduti vicino a lui e riprese subito dopo il suo sguardo serioso, Bella e Useppe si sentivano comunque felici, soddisfatti della loro presente situazione. Egli, fra i presenti, riconobbe Clemente, il fratello di Consolata. piattaforma di cemento e ride in continuazione. Davide avrebbe varie informazioni da chiedergli, ma si sente come uno scolaro e riesce solamente a dirgli un” perché “con voce eccessivamente gridata. risponde a tutt’altro e continua ridere in faccia a Davide. Sotto Davide c’è un prato freschissimo, e proprio davanti a lui si leva un albero umido di rugiada. Si sente poco lontano un rumore d’acqua di voci di uccelli e Davide crede che adesso non stesse sognando. decide quindi di lasciare sotto ladri una delle sue scarpe, così al risveglio trovandosi con un piede nudo, avrò la certezza che qui non stava sognando. ad un certo punto ha sentito delle voci di ragazzetti urlare Davide e si svegliò di soprassalto. Le voci erano immaginarie e nessuno lo stava chiamando. la lampada rimasta accesa, lui si trovava disteso nel letto, come prima e ai piedi aveva entrambe le scarpe.Faceva sempre notte fonda, ma lui non poteva sapere che ora precisa fosse perché aveva dimenticato di ricaricare l’orologio.Gli sembrava che il suo sogno fosse durato molto, in realtà non era durato più di 3 minuti.Iniziò poi una un’altra fase della sua notte interminabile, ma questa volta non vedeva astrazioni o cose simili, ma il suo cervello lavorava a lunghe meditazioni.Lui non riusciva a capire se stesse sognando oppure stesse dormendo, si ritrovava a fare ragionamenti su problemi di alta filosofia, che in realtà si trattava di conti della spesa…Davide rifletteva sulla distinzione di fra intelletto e sostanza, che il cervello di Davide attribuiva a hegel e a Marx.D’un tratto davide accusava ninuzzo di aver affrettato la propria morte.Ricordava di aver letto da qualche parte che in futuro gli scienziati riusciranno a far sopravvivere un cervello umano anche se separato dal corpo. La parola umiliazione d’ un tratto gli ricordava il suono più orribile fra quanti ne avesse uditi, il pianto del giovane tedesco mentre lui gli pestava la faccia con lo stivale. Quel suono tornava a perseguitarlo di giorno e di notte. Durante questa notte che sembrava non terminare più Davide continua ad avere tutti questi incubi uno dietro l’altro, essi non gli permettevano di capire cosa fosse realtà e cosa no, soprattutto non riusciva a capire se stesse dormendo oppure fosse sveglio. Alla fine di questa nottata infinita si svegliò dopo la scena in sogno della ragazzina adolescente che veniva stuprata, e come rimedio per riuscire a dormire si masturbò ripetutamente fino al sangue, ma ciò non portò a nessun miglioramento. Nella sua testa l’unica parola che ritornava a battere era ORDALIA. cerca di capirne il significato e a sua interpretazione è come se fosse un giudizio divino. E questo suo giudizio era quello di smettere di drogarsi e rinunciare all’alcool ed accettare il privilegio terribile della ragione. Dopo un po’ si alza e si dirige alla valigetta dove conserva una la sua provvista di droghe. Ci sono sonniferi, siringhe, laccetti, un kif ed altri tipi. Negli ultimi tempi sembrava volesse trasformarsi in una cavia umana e provare tutte queste droghe.in questa valigetta però c’erano anche tante sue poesie relativamente recenti, prova a rileggerle ma le lettere gli ballano davanti agli occhi. Si ritrova a porre tutte queste cose, ovatta fiammiferi siringa ed ecc sulla sedia con le mani tremanti. L’ordalia è cominciata, per resistere alla tentazione inizia a scrivere poesie, ma ciò dura relativamente poco perché poi al pensiero di uscire fuori gli fa venire la nausea e lo porterà a coricarsi nel divano e cercare di dormire per rimettersi in sesto, ma così facendo ricomincia ad avere gli incubi , ripensa all’uccisione di sua madre e continua ad essere tormentato da incubi. Una soluzione per porre fine a questa situazione ci sarebbe e sarebbero le droghe ma resiste. Nel frattempo la sua salute va peggiorando. Useppe è bella avendo come appuntamento l’incontro con Davide il lunedì, prendono il fiaschetto di vino e lo portano a casa di Davide, fermandosi in un forno e comprandogli alcuni biscotti” brutti ma buoni” con i pochi soldi che gli aveva dato Ida. Si dirigono nella casetta, ma dopo le varie chiamate di Useppe alla porta non rispose nessuno, così si affacció alla finestra e Davide infastidito lo caccia via aggressivamente. Useppe rimane stupito , lasciò il vino nell’ uscio della porta e andò via insieme a bella. Tornarono a casa e appena vide ida corse a rifugiarsi nella sua sottana ma aveva un aspetto davvero strano dallo sguardo. Anche a casa tendeva ad isolarsi e ad assumere un comportamento tipico dei suoi attacchi. Infatti durante la notte purtroppo venne tormentato da un nuovo attacco epilettico questa volta molto più lungo e resistente. Se ne accorse bella per prima. La notte si concluse con il sonno tranquillo di Useppe. Di Davide non ebbe più notizie, questo perché il giorno stesso che lo andiede a trovare fu l’ultimo giorno di vita. Infatti fu trovato il giorno dopo steso sul divano in agonia, dai suoi vicini di casa. Come li presero in braccio per alzarlo smise di respirare. CAPITOLO 8: Useppe da quel giorno non fece più il nome di Davide e Ida rispettò questo silenzio. Da quei giorni però Useppe non mostrò più nessuna voglia di uscire, non sembrava più lo stesso di prima. Useppe aveva iniziato a respingere i rimedi che Ida cercava di somministrargli camuffandoli con dolci e bevande. Tornare al policlinico le incuteva spavento, però quello stesso giovedì andarono a ripresentarsi dalla dottoressa. Quest’ultima brontolò Ida per non aver rispettato le cure. Nonostante ciò consigliò a Ida di diminuire le dose dei farmaci e dopodichè Useppe sarebbe stato sottoposto ad un EEG. La dottoressa inoltre chiese ad Ida se lo avesse portato al mare, ma quest’ultima espresse la sua volontà nel fargli una sorpresa riguardo questo argomento. In particolare la dottoressa consigliò ad Ida di portarlo in collina. Il sabato la dottoressa ricevette ancora una telefonata da Ida, la quale gli disse che dopo aver assunto i farmaci Useppe si era notevolmente innervosito. Le consigliò di frazionare ancora più le dosi e gli disse che li avrebbe accompagnati al policlinico. Di fatto però gli occhi di Useppe dicevano a tutti “Addio”. La restante vita di Useppe non durò più di due giorni. Ida in quelle giornate si recava puntualmente al lavoro, ma Useppe nel contempo non poteva più fare le sue gite assieme a Bella, la quale usciva tre volte al giorno mentre Useppe l’aspettava affacciato alla finestra. La domenica mattina prese i suoi i fogli e le sue matite e si mise a disegnare. Lo scocco di mezzogiorno Useppe turbò Useppe che corse da sua madre. Dopo pranzo Ida andò a stendersi sul letto e nel frattempo Useppe scappò assieme a Bella per una delle sue ultime avventure. Decisero di dirigersi verso la tenda d’alberi, in quanto in quei luoghi avevano un appuntamento con Scimò. Camminando Useppe riudì nella memoria la promessa di Scimò ovvero quella di imparargli a nuotare. Ad un certo punto si avvicinarono alla capanna. All’interno di essa ad Useppe sorse il dubbio che Scimò non abitasse più qui da tanto tempo, però Bella lo rassicurò del contrario (questa volta però non aveva ragione). Successivamente i due se ne andarono alla tenda d’alberi. Durante il cammino gli occhi di Useppe videro in lontananza una compagnia di giganti. (in verità erano soltanto una barca di bulletti), i quali scesero e fecero il bagno. Ad un certo punto Useppe vide le loro sagome andare verso di lui. Si nascose dietro un cumulo di sassi e cominciò a tirarglieli. I bulli, nonostante la presenza di Bella, lo sbatacchiarono. Useppe cadde all’indietro e un filo di sangue gli uscì tra i denti. I bulli scapparono. Fortunatamente Useppe si risvegliò e si incamminò verso casa. Per la strada si riaddormentò cadendo questa volta in un sonno profondo. Nello stesso momento Ida si risvegliò e non trovando in casa Useppe cominciò a cercarlo. Quest’ultima si incamminò verso la foresta. Bella decise di andarla a chiamare e incontrandola per la via gli fece strada. Nel momento in cui arrivarono videro Useppe in piedi e si diressero verso casa. La mattina seguente Ida andò al lavoro. Durante la sua mansione però sentiva nella sua testa tantissime grida frequenti. Infatti quando tornò a casa vide Useppe sdraiato davanti l’uscio della porta. Non c’era più niente da fare. Ida cominciò a gridare per la strada. La notizia venne riportata pure sui giornali. Ida fu ricoverata. Il suo decesso è segnato per l’11 dicembre 1956 per colpa di una complicazione polmonare a seguito di un attacco di febbre. SU RAI PLAY SCENEGGIATO DI LUIGI COMENCINI INSPIRATO ALLA STORIA FILE NEL REGISTRO
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