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Riassunto le Anime morte e L'ispettore Generale di Ivan Gogol, Appunti di Letteratura Russa

Riassunto di due opere di Gogol

Tipologia: Appunti

2016/2017
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Caricato il 18/05/2017

noemibelotti
noemibelotti 🇮🇹

4.6

(10)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto le Anime morte e L'ispettore Generale di Ivan Gogol e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! Le anime morte - Gogol Si tratta, di un "poema" in prosa: costituisce l'opera principale di Gogol' e uno dei capolavori della letteratura universale. La sua composizione fu laboriosa. In origine Gogol' aveva in mente di scrivere un'opera suddivisa in tre parti, di cui la prima avrebbe dovuto rappresentare la situazione contemporanea della Russia, con tutti i suoi elementi negativi, la seconda parte rappresentare personaggi positivi, cioè esprimere lo sforzo verso una Russia migliore, la terza parte, infine, la Russia ideale. Tuttavia Gogol' ci ha lasciato solo la prima parte. L'idea delle Anime morte gli fu suggerita in un'altra forma, da Puskin. Gogol' lavorò alla prima parte per cinque anni. L'idea dell'opera è la seguente: un avventuriero, Čičikov, decide di acquistare delle "anime morte", vale a dire dei contadini-servi della gleba (anime) defunti, ma risultanti ancora nei registri dei loro proprietari. Questi registri venivano mutati dopo ogni censimento, quindi dopo diversi anni. Nel periodo anteriore al censimento i proprietari terrieri dovevano far figurare tutti i servi che risultavano nel censimento precedente, anche quelli morti e scappati e per essi dovevano pagare le tasse. Per questo, pensava Čičikov, gli sarebbe stato facile farsi cedere gratis o almeno a poco prezzo quei "servi" (cioè stipulare un fittizio contratto di vendita dei servi). Il piano di Čičikov era ben congegnato: con un nutrito elenco di servi della gleba, sarebbe andato dalle autorità competenti e, con la garanzia di quell'atto giuridico che testimoniava la sua proprietà, si sarebbe fatto dare una notevole somma di denaro con il pretesto di trasferire i suoi servi al sud; esistevano infatti disposizioni atte a favorire i proprietari che intendevano contribuire allo sviluppo agricolo delle terre meridionali. Naturalmente, ottenuti i soldi, se la sarebbe squagliata. Questa trama serve come pretesto a Gogol' per presentare una galleria di personaggi, sia lo stesso Čičikov, sia i possidenti che incontra nel suo viaggio d'affari, specialmente i cinque possidenti con i quali stipula o cerca di stipulare il contratto di vendita e cioè Manilov, Nozdrjov, la Korobočka, Sobakèvič e Pljuskin, nel romanzo, ciascuno di questi personaggi è dotato di una "vitalità poetica" eccezionale. Attraverso questi personaggi sono rappresentati gli aspetti tipici della società russa del tempo, con le caratteristiche, per così dire, di caratteri assoluti. L'accurata descrizione della vita e dei costumi dei possidenti di provincia permette a Gogol' di evocare in modo straordinario questa società. Da una parte c'è la presenza dei possidenti, dall'altra la situazione dei servi, considerati merce di scambio. Il fatto che nel caso specifico si commercino schiavi morti, rende inquietante e assurda la situazione: ma c'è una segreta e profonda verità in questo, che i servi vivi equivalevano, dal punto di vista umano, ai servi morti. Questi naturalmente non producevano lavoro e quindi poteva essere utile servirsi del misterioso Čičikov. Chi è Čičikov, infatti? Solo un avventuriero? Solo un imbroglione di provincia, fra l'altro sfortunato perchè il suo affare va a monte? Non potrebbe essere come pensa la superstiziosa Korobočka un diavolo? La galleria dei "ritratti" delle Anime morte si apre con Manilov. Per sua natura Manilov è gentile, buono, accondiscendente: ma tutto questo assume in lui forme grottesche. Egli non è mai stato di aiuto a nessuno, la sua vita è occupata solo da sciocchezze. E' sentimentale fino alla retorica, stucchevole, lezioso, considera idilliaci i rapporti tra gli uomini, come se si fosse sempre in giorno di festa, senza mai nessun conflitto. La realtà è sostituita in lui dalla vuota fantasia, dal gioco della sua pallida immaginazione. Dopo Manilov, Gogol' rappresenta la Korobočka: da lei difatti si reca Čičikov concluso senza difficoltà l'affare con Manilov. La Korobočka (tradotto, questo cognome vuol dire "scatoletta") è una tipa avara e sospettosa. E' come dice l'autore, una di quelle vecchiette che piangono sempre sul cattivo raccolto, sulle perdite, su tutto, e intanto accumulano ricchezze. Il suo pensiero fisso sono i soldi, il reddito della sua azienda agricola. E' priva di qualsiasi sentimento umano. I contadini-servi sono per lei solo merce, per cui non distingue i vivi dai morti. Ha solo paura di essere imbrogliata, e ha anche paura del diavolo. Da alcuni segni, Čičikov le sembra un po' inquietante. Lui che capisce il tipo, la tratta duramente e ottiene prezzi di favore. L'altro possidente è l'estroverso Nozdrjov: a lui piace abbandonarsi alla crapula e alle bevute, gli piace l'allegria rissosa, giocare a carte. Dovunque compaia, suscita sempre qualche scandalo, qualche tumulto. Ama le vanterie, la menzogna per la menzogna. E' sfacciato e violento. Proprio Nozdrjov sarà la rovina di Čičikov: difatti è troppo chiacchierone per star zitto su una circostanza così curiosa, quanto la compravendita di morti, e, spargendo la voce ai quattro venti, con opportune e fantasiose modifiche, finirà con l'attrarre l'attenzione delle autorità sulla truffa. Il quarto personaggio è Sobakèvič: il cognome è canino (da sobaka che significa "cane"), l'uomo è ursino, tozzo di corpo ma avido di denaro e astuto quando si tratta di concludere affari. Non ha grilli per il capo: testardo e duro, sa trarre il massimo vantaggio da tutto. Così non si stupisce quando Čičikov gli propone la vendita delle anime morte, e spara prezzi altissimi. Čičikov protesta e Sobakèvič spiega "Se voi li volete comperare, vuol dire che pensate di tirar fuori da essi un guadagno. E per questo io ve li vendo, ma al prezzo che ritengo vantaggioso per me". L'interesse di Sobakèvič è l'interesse personale: tutto è centrato su questo. Sobakevič è un furbo furfante che giudica tutti in base a se stesso, e per questo condanna tutti. La trattativa fra Sobakèvič e Čičikov assume un carattere di grottesco cinismo e appare come una satira amara dell'ordine sociale che ammetteva il commercio degli schiavi. Il carattere di Sobakèvič si manifesta sia nel dialogo con Čičikov, sia nel suo aspetto esteriore, sia nell'arredamento della sua casa e nel suo stile di vita. Egli è simile a un orso di media taglia, l'arredamento della sua casa è rozzo: il tavolo, le poltrone, le seggiole hanno qualcosa di tozzo, di goffo, di pesante, come se ogni oggetto dicesse: "Anch'io sono un Sobakèvič!". Questa straordinaria galleria di personaggi tipici ed eccezionali nello stesso tempo è chiusa da Pljuskin, una delle più fantastiche incarnazioni della figura dell’avaro", degna di stare accanto a quella di Molière. La meschinità, la nullità, la volgarità raggiungono in Pljuskin il limite estremo. L'avarizia, la passione per l'accumulare denaro hanno privato Pljuskin di ogni sentimento umano, lo hanno trasformato in un essere grottesco e mostruoso. Vedendo negli altri soltanto possibili rapinatori delle sue ricchezze, si è separato da ogni rapporto con il prossimo, non vuole più vedere nemmeno sua figlia, ha maledetto il figlio, non accoglie ospiti, non frequenta nessuno. Naturalmente, si può immaginare in quali condizioni vivano i suoi servi: del resto tutta l'azienda è una specie di grande raccolta di stracci. Il simbolo di Pljuskin è la sua vecchia bottiglia di rosolio, con la polvere dei secoli e le mosche. L'eroe principale del "poema" è dunque Čičikov. Nobiluccio in miseria, tende a essere un possidente: è questo l'ideale che vuole perseguire, da quell'uomo industrioso che è, con i trucchi più vari. E' stato definito un cavaliere errante del denaro, diavolo, "forza impura, portatore del verme e verme lui stesso che striscia nel fango". E' in realtà, un piccolo uomo oppresso, in cui non c'è nulla di demoniaco: la sua disonestà è diversa da quella degli altri, perché è fantasiosa e sfortunata: al povero Čičikov, non ne va bene una. La sua aspirazione è umana e borghese: vuole racimolare una bella somma e farsi una famiglia. E' un piccolo uomo oppresso che per mezzo dell'imbroglio e della disonestà tenta di sopravvivere in una società fondata sulla maledetta distinzione tra uomini liberi e avidi e uomini-servi, i servi della gleba; in un mondo di lupi, di orsi, di avide volpi, di imbecilli pasciuti. Nel capitolo XI, “La biografia di Čičikov”, Gogol' ci dà gli elementi per capire il
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