Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto le banche di investimento effetti della crisi, Sintesi del corso di Finanza Aziendale

effetti sulle grandi banche d'investimento

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 18/04/2016

rosyym91
rosyym91 🇮🇹

5

(1)

3 documenti

1 / 5

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto le banche di investimento effetti della crisi e più Sintesi del corso in PDF di Finanza Aziendale solo su Docsity! Scenario competitivo degli anni 2000 Le banche di investimento sono state profondamente coinvolte nella crisi globale scoppiata nel 2007-2008 in parte hanno contribuito ad innescarla e amplificarla, ma hanno anche subito le conseguenze con effetti anche drammatici per la loro sopravvivenza e la loro posizione nella finanza e nell'economia. Tra i fattori alla base della profonda trasformazione che ha caratterizzato il mercato globale dei servizi di investment banking, in particolare negli Stati Uniti, se ne possono analizzare alcuni: • la debolezza competitiva verso le grandi banche commerciali dopo l’abrogazione del Glass-Steagall Act ; • la deregolamentazione ; • incentivi per il management troppo rivolti all’ ”appetito per il rischio “; • la degenerazione del mercato della securitisation • lo spostamento del modello di banca verso lo schema Originate-to-Distribute. Questo insieme di fattori ha determinato un contesto instabile. • In particolare un fattore da considerare in termini di riposizionamenti competitivi è costituito dall'abrogazione nel 1999 del Glass Steagall Act negli Stati Uniti. Questa decisione ha comportato l'eliminazione della separazione allora esistente tra commercial e IB, l’obiettivo di questa separazione era porre un argine alla possibilità delle banche commerciali di entrare a pieno titolo in attività di advisory and underwriting nel mercato corporate. La deregolamentazione è stata subita soprattutto dalle investment bank messe di fronte alla competizione delle banche commerciali in uno dei loro campi elettivi senza poter applicare una contromossa nel campo avversario. In questo confronto competitivo i principali fattori distintivi delle banche di investimento sono costituiti da: reputazione accumulata, patrimonio di risorse tacite sviluppate tempo e capacità di networking; le banche commerciali, quindi, sono più deboli da questo punto di vista. Tuttavia è stato notato che il vantaggio competitivo delle banche d'investimento non era poi così facilmente difendibile, per esempio: la mobilità delle risorse umane è abbastanza alta. Dall’altro lato le grandi banche commerciali potevano mettere in campo uno strumento di attacco al mercato dei servizi di IB: la loro capacità di vendita “combinata” dei servizi stessi con il credito. • Un altro fattore che ha modificato in modo significativo l'ambiente competitivo è stato la progressiva crescita del private equity . Alcuni dei principali attori di questo settore attraverso le leve di fondi tradizionali e fondi hedge sono riusciti ad avere un ruolo rilevante nell’offerta dei servizi, non solo per la parte equity in senso stretto ma anche per l’advisory. Se è vero che il private equity è stato una delle aree di sviluppo alternativo delle investment bank è anche vero che i grandissimi fondi sono diventati così forti nel presidio del mercato e nella dotazione di risorse e competenze di advisory da diventare veri e propri competitor delle banche. La considerazione di questi fattori di cambiamento dello scenario competitivo dell’IB è utile per capire un problema che le banche hanno affrontato in questi anni : come mantenere e migliorare la creazione di valore per gli azionisti in un mercato statico (nelle aree funzionali) e di fronte al progressivo accerchiamento di nuovi competitor temibili come le maggiori banche commerciali e i grandi fondi di private equity. La regolamentazione : cosa non ha funzionato La regolamentazione e sistemi di corporate governance hanno contribuito ,in parte, alla formazione delle condizioni di base che hanno alimentato la crisi. È importante soffermarsi su un tema: le norme relative alla capitalizzazione delle investment bank e si fa riferimento al gruppo delle grandi independent investment bank cioè Goldman Sachs, Morgan Stanley Lehman Brothers,Merrill Lynch,Bear Stearns. • Queste banche sono state oggetto di un intervento di deregolamentazione da parte della SEC (Security and Exchange Commission ) nel corso del 2004 e cioè all'inizio della fase in cui si sono formate le condizioni di base della crisi. Nel 2004 la SEC pone in atto la procedura cosiddetta Consolidated Supervised Entity (CSE) dedicata alle maggiori banche d’investimento; queste cinque banche furono le sole ad essere ammesse alla procedura da parte della SEC, aspetto chiave nello schema CSE era di consentire l'esenzione dal regime di capitalizzazione (sotto forma di tetto massimo del rapporto tra debito e capitale proprio). Tutte e cinque le banche trovarono conveniente sfruttare questa maggiore libertà di manovra e i rapporti di leverage furono portati a livelli molto alti, mentre nel 2003 i rapporti erano in due casi sotto 20 e in altri due sotto 25 ,nel 2007 vi furono 4 casi sopra sopra 30. La misura del leverage indica quante unità di asset sono coperte da un’unità di capitale, il suo aumento rappresenta una maggiore esposizione al rischio. Con un leverage pari a 30, una minusvalenza del 3,3% sugli asset azzera completamente il capitale proprio. Il secondo tema di regolamentazione legato agli sviluppi nella crisi è quello dell’applicazione dello schema di Basilea II. L'adozione delle schema non viene messo in discussione ma vi sono delle deformazioni che esso ha generato nei processi di risk management ,in particolare nelle grandi banche di investimento . L'impostazione di Basilea II lascia molto spazio alla definizione di modelli interni con cui misurare l'esposizione al rischio e quindi la dotazione di capitale necessaria. La stima dei modelli e analisi dei dati storici su cui la misurazione si basa hanno margini di discrezionalità che possono essere sfruttati per abbassare il livello delle attività ponderate per il rischio e per giustificare un leverage più alto (debito/ capitale). • Molta importanza viene anche attribuita alla dimensione dei conflitti di interesse in cui si muovono i manager delle banche d'investimento. Questi conflitti portano il management a compiere scelte che ,in buona fede ,non possono essere ritenute nell'interesse della società e degli azionisti. Una delle manifestazioni evidenti è l’azzardo che caratterizza la scelta di continuare a stare nel mercato dei sub-prime a lungo, anche dopo che i segnali di rottura della fase di crescita erano diventati diffusi e ripetuti. In alcuni casi l’azzardo si è trasformato in una vera e propria manipolazione del mercato. Nonostante i segnali di allarme (l'insostenibilità del livello raggiunto dei prezzi nel mercato immobiliare) le investment bank continuano a strutturare le operazioni di securitisation dei mutui sub-prime e a fare l’underwriting delle emissioni. Anzi, l'interesse delle stesse banche ad allargare sempre più questo business è molto forte. Una parte delle investment bank ha operato in modo tale da manipolare il mercato. In pratica, esse hanno assunto posizioni tali da produrre profitti in una fase di discesa dei prezzi dei titoli, cioè nelle condizioni che generano perdite per gli investitori ai quali la stessa banca ha raccomandato l’acquisto. Bisogna tener presente che un altro gruppo di investment bank ha continuato ad assumere rischi in modo aggressivo sul redditizio mercato dei sub prime, senza coprirsi dai relativi rischi. Sono state effettuate quindi delle scelte azzardate perché: sono state assunte posizioni non etiche, addirittura illegali oppure perché l'azzardo morale è altissimo e spiegabile solo da una consapevole scommessa che ha come posta la massimizzazione dei compensi del management. La securitisation e lo schema “Originate-to-distribute” L'intermediazione creditizia è passata in un paio di decenni dallo schema tradizionale basato su bilancio bancario (passivo con depositi e attivo sotto forma di crediti tenuti fino alla scadenza contrattuale) a un modello che disintermedia le banche. Nel primo caso si parla di schema Originate-to-hold(OtH) cioè il credito viene concesso per essere gestito in termini finanziari, amministrativi e di rischio fino alla scadenza; la banca presidia per intero la catena del valore del prodotto “credito ”. Mentre nel secondo caso si fa usa il termine Originate-to-distribute, per indicare il fatto che la banca che ha concesso il credito procede poi a venderlo sul mercato o comunque a trasferirne i rischi ad altri soggetti. Questa trasformazione ha diverse implicazioni ed alcune sono importanti per capire la crisi finanziaria e il ruolo delle banche d'investimento.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved