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Riassunto Letteratura italiana, da Tasso a fine Ottocento, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto dell'intero libro molto sintetico con evidenziati autori chiave e opere connesse.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 11/01/2019

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Scarica Riassunto Letteratura italiana, da Tasso a fine Ottocento e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! RINASCIMENTO Fine del rinascimento : morte di Tasso 1595. Nonostante molti tendano ad associare la fine del Rinascimento con il Concilio di Trento è opportuno identificare l’anno di riferimento come quello della morte di Tasso. Gli ultimi decenni del 1500 sono importanti anche perché vengono definiti sotto ‘Età del Manierismo’. Tasso è il poeta che meglio rappresenta questo periodo riguardo la vivacità e la sperimentazione filosofica e letteraria di questo periodo. Nonostante le stampe non autorizzate e l’incompiutezza di alcuni poemi con Tasso possiamo osservare il comportamento tipico dell’epoca, caratterizzata dalla crisi delle corti italiane, le preoccupazioni religiose ma soprattutto la crisi sul ruolo della Poesia denunciato anche da Ariosto. Guarini è definito la persona di riferimento per una nuova generazione di poeti che vedrà primeggiare Marino. Questa generazione è caratterizzata da frequenti problemi con l’Inquisizione e la messa a bando delle proprie opere che finiscono spesso e volentieri nell’indice dei libri proibiti, ad esempio l’Adone di Marino farà questa fine. Non solo autori di poesie o comunque di opere letterarie si scontreranno con l’Inquisizione, l’esempio portante è quello di Galieo Galilei con le sue teorie scientifiche. L’opera ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo ’ di Galilei, finito nel 1633 nell’Indice segna la conclusione di una prima stagione del Barocco italiano, dopo questa fase, gli autori saranno molto più prudenti a tal punto che Torquato Tasso scriverà un libretto riguardo i comportamenti adatti racchiudendo il concetto della ‘dissimulazione onesta ’ sancendo quindi l’effettivo occultamento dei principi morali e concettuali tipico della seconda era del barocco. Autori come Barberini presteranno una attenta selezione dei contenuti e sperimenteranno molto meno riprendendo in parte i classici come Orazio. Intorno a Barberini si formerà un gruppo chiamato ‘classicismo barberiniano ’ totalmente opposto ad autori più vivaci come Achillini, caratterizzato da una ricerca metaforica estrema. Questa eterogeneità è caratterizzante per il Seicento non solo in ambito letterario ma anche geografico, Venezia difatti, rimarrà uno dei poli più liberi della letteratura. Va ricordato inoltre che non tutto il ‘600 è barocco. TORQUATO TASSO 1544-1595 Tasso vuole sia educare i lettori che perseguire una poesia eloquente che racconti le verità filosofiche. Quindi si rivolge anche a due tipi di lettore diversi, nella prima fase il senso è più inclusivo, mentre nella seconda più esclusivo perché per poter cogliere certi riferimenti o fare dei ragionamenti è necessario che il lettore abbia una certa cultura di fondo che non tutti all’epoca possedevano. Tasso si è dedicato molto allo studio del pensiero aristotelico ed esordisce molto presto (grazie anche alla vena poetica del padre e dei continui spostamenti di corte in corte) con un romanzo cavalleresco: ‘Rinaldo’ che è un romanzo di formazione dell’eroe sia sul fronte militare quanto sentimentale. In questa opera rivendica il diletto quale elemento fondamentale del discorso letterario, sceglie inoltre di ridurre al massimo la presenza esplicita del narratore (differenza da Ariosto). Ultimo punto di innovazione, sceglie il racconto di un’unica vicenda narrativa senza lasciare quindi la proliferazione di storie parallele (altra differenza da Ariosto). Anche nelle opere seguenti, come ‘Discorsi dell’arte poetica’ Tasso continuerà a cercare il favore del pubblico e crede che uno dei modi sia quello della verosimiglianza. È proprio qui che sta la bravura del poeta secondo lui, nel rendere interessante qualcosa che magari sarebbe pesante senza l’addolcimento di uno scrittore dotato. Continuando sulla linea della fede, molto importante per lui, decide di attaccare al concetto del verosimile anche la religione, creando, nel giro di molti anni ‘Gerusalemme liberata’, il suo capolavoro. Prima di arrivare alla pubblicazione della GL compone ‘Aminta, favola pastorale ispirata all’ambiente della corte di Ferrara. L’unione tra rinnovamento della tradizione, più ortodosse coordinate aristoteliche e un gioco di riferimenti intertestuali col mondo letterario antico crea scene comiche e drammatiche allo stesso tempo; nasce così lo stile della tragicommedia. Gerusalemme liberata è di base un poema epico, temporalmente situato al tempo della prima crociata. Il soggetto del poema è la lotta tra bene e male in tutte le loro forme. Continua qui il suo ideale di unità narrativa aggiungendo però varietà e ampliando la dimensione multiforme del reale per creare dinamicità. La fonte di ispirazione è una Musa celeste, non pagana, invocata perché compare il tema del sacro. L’amore è presente nel tema ma come forza negativa, che trascina giù coloro che ne sono tormentati. Ci sono interventi soprannaturali, che rappresentano i vari punti di svolta del poema. Lo stile è ricercato, il narratore anche qui compare raramente e che racconta fondamentalmente emozioni dei personaggi senza mai operare. Durante la carcerazione forzata a opera di Alfonso II, GL viene pubblicata senza il suo consenso così come altre opere. Quando uscirà dall’ospedale cambierà il titolo e pubblicherà Gerusalemme Conquistata. In questo periodo di reclusione (7 anni) le sue opere parleranno della sua necessità di trovare una via d’uscita, il poeta ne sarà molto influenzato. L’autore non ha modificato il soggetto del poema ( da GL a GC) ma ha agito sulla struttura narrativa, ampliando alcuni passaggi, talvolta anche vistosamente. Inoltre aumentano i dettagli e la puntualità delle fonti storiche. La vicenda narrata diventa sempre più strettamente metafisica. La parte più interessante rimane però quella del autocommento del poema. Nella vasta gamma di pubblicazioni abbiamo anche poemetti sacri, rime e poemi eroici. BATTISTA GUARINI 1538-1612 Guarini rappresenta la rottura della reciproca solidarietà tra cortigiano/segretario subordinato e principe. Accolto presso la corte di Alfonso II d’Este si sente come sotto schiavitù e inizia a cercare altre corti che lo possano ospitare in cui sentirsi più apprezzato. Grazie alla morte di Pigna, autore amato all’epoca e alla carcerazione di Tasso diventa lo scrittore per eccellenza del secolo, ciò però non diminuisce l’insofferenza per il servizio cortigiano. Scrive ‘Il pastor fido’ che è una tragicommedia pastorale in cinque atti in competizione con l’Aminta di Tasso. La sua tragicommedia è perfettamente intrecciata con assoluto rigore geometrico e attenzione per i dettagli, inoltre presta una particolare attenzione per la drammatica lacerazione tra libertà e legge. I codice biblico-religioso innerva tutto l’intreccio del dramma a tal punto che non sembra una favola pastorale. Prima ancora di venire pubblicata viene reputata al di fuori dell’etichetta ‘tragicommedia’ e della ‘favola pastorale. L’autore si difende così in varie lettere legittimandosi con ciò che viene chiamato ‘terzo genere’ ovvero un ibrido tra commedia e dramma, tra elementi comici e tragici. Nel frattempo il suo compito si riduce sempre più a scrivere lettere, diventa quindi un segretario. Scrive così contro il suo duca a Venezia. Entra poi nell’accademia degli Umoristi poco prima della sua morte. FILIPPO BRUNO 1548-1592 La sua vita sarà caratterizzata dal vagabondaggio derivato dalla sua irrequietezza e dal suo stile poco consono della scrittura che lo porterà alla morte. La sua prima opera, ‘il Candelaio’ sancisce un rifiuto della tradizione sia per la forma che per la sostanza. La lingua Bruniana vuole rappresentare la realtà in tutta la sua concretezza usando anche dialetti o vocaboli dialettali. Viaggia non solo in Italia ma anche in Europa come per esempio a Londra dove rimarrà per qualche tempo. Nel frattempo la sua filosofia si amplia, ora per lui la materia rappresenta la fonte generativa della vita. I soggetto è finito e l’universo infinito. La sua ricerca filosofica sta nel capire attraverso quali vie l’uomo possa giungere a intravvedere l’infinito. Nelle sue opere utilizza statue mnemoniche, e per lui è vitale il nesso tra parola immagine . L’evoluzione del pensiero lo porta ad affermare nell’ultimo dei dialoghi di Londra a dire che l’uomo può raggiungere questo infinito attraverso l’eroico furore. Ovvero tramite la forza della volontà e alla potenza della fantasia. Bruno verrà catturato a Venezia sotto trappola della stessa persona che si era proposta di ospitarlo, dopo sette anni di processo viene arso al rogo. TOMMASO CAMPANELLA 1568-1639 Campanella fin da giovane entra nell’ordine dominicano ma non per questo non aderisce alla filosofia tesiana. Infatti l’autore, trasferitosi a Napoli, sviluppa gli aspetti più innovativi del suo naturalismo. Il mondo, imago Dei secondo Campanella si trova in uno spazio incorporeo e omogeneo che è percorso da una forza di attrazione che lo spinge a rifuggire il vuoto. Su questo scrive molto. Crede che negli organismi animali la scintilla di calore vivificante si chiami spiritus e che si trovi nel cervello, crede che sia un vapore caldo e mobile. Trattando di temi come la magia naturale viene preso di mira dall’Inquisizione e, dopo aver conosciuto Galilei, le sue opere sono sempre più convinte, a tal punto che verrà incarcerato varie volte, e, dopo una congiura mancata contro il governo spagnolo, finirà in carcere, per evitare la pena capitale si finse pazzo, ma subì atroci sofferenze. Quando uscì dalla prigione portò con sé la vasta gamma di riscritture provenienti dagli anni passati in carcere. Un nucleo importante per lui è che le parole devono pulsare della realtà della vita. Le parole devono quindi riflettere le proprietà delle cose, e perciò il poeta può ricorrere ai dialetti. La metrica deve essere conforme al battito del polso e al ritmo dello spirito, si ha così il ritorno della metrica quantitativa. Il poeta, infine, deve essere portatore delle tre primalità: sapienza, amore e potenza. Campanella ci vede come parte di qualcosa più grande, dice che tutti portiamo maschere. La discrasia tra ciò che mostriamo e ciò che siamo sarà risolta il giorno del giudizio universale. GIOVAN BATTISTA MARINO 1569-1632 al contesto politico culturale dominante, e a quella che viene definita prima stagione del Barocco, si ritaglia una posizione autonoma, lontana dagli sperimentatori che seguono le orme di Marino, per esempio. Le sue opere si collocano in una linea di deciso rinnovamento delle pratiche letterarie: la formula del dialogo e ripresa del volgare segnano il punto più alto della prosa scientifica italiana e rappresentano un modello che poi sarà ripreso da Leopardi. Galileo nasce a Pisa, ha i primi contatti con la scienza di impostazione aristotelica. Galileo ottiene l’insegnamento di matematica a Pisa e qui le ricerche di matematica e fisica assumono il centro del suo percorso, conservando sempre un interesse profondo per le questioni letterarie. Scrive ‘Considerazioni sul Tasso ’ in cui traccia una distinzione tra il Furioso di Ariosto e Liberata di Tasso. Ammettendo di apprezzare più il Furioso della Liberata, definendola un procedimento tutto artificioso e manieristico. Qualche tempo dopo si sposta a Padova, continuando con la cattedra in matematica. Nel 1604 grazie all’apparizione di una nova nei cieli avverte i limiti del sistema aristotelico. Da qui migliora il cannocchiale, già inventato nell’EU del Nord. Scrive un libretto in cui racconta le sue scoperte e la sua adesione alla teoria copernicana, questo, nonostante sia piccolo, viene ristampato e fa sold out nel giro di una settimana. Tornato in Toscana la sua fama è enorme. Dirigendosi a Roma entra in contatto con gli ambienti dei gesuiti e partecipa a varie discussioni con loro, entra anche a far parte dell’Accademia dei Lincei. Scrive poi le ‘lettere copernicane’ che non potevano essere denunciate perché di natura, teoricamente, privata. Nel 1616 viene promulgato il ‘salutifero editto’ col quale si sancisce la condanna della teoria di Copernico. Nonostante questo lui pubblica altri libri in materia spacciandoli per ‘ipotesi matematiche’. Nel 1618 il passaggio di alcune comete riaccende la sua passione e scrive un'altra opera, sotto pseudonimo. Altro fatto importante è che il Papa di allora, Urbano VIII era nell’accademia quindi era favorevole alle sue opere. Almeno all’inizio. Scrive poi ‘Dialogo del flusso e riflusso del mare ’ in cui confronta i due sistemi di Tolomeo e Copernico. Testo fondamentale tanto quanto l’Adone e la Secchia Rapita. Dopo la stampa di quest’ultima opera iniziano i problemi con l’Inquisizione, perde la protezione del papa ed è costretto alla pubblica abiura. Verrà chiuso in una dimora isolata dove comunicherà solo tramite lettere. Morirà cieco a poco più di settant’anni in una condizione di miseria e isolamento. GIOVAN BATTISTA BASILE 1572-1632 Nasce a Napoli, dopo alcuni spostamenti nel paese giunge a Venezia dove si stabilisce a Candia, partecipando all’Accademia degli Stravaganti. Dal 1615 a poco prima di more sarà governatore di varie località meridionali. Basile è uno scrittore che fa uso della lingua letteraria tradizionale ma anche del dialetto. Pubblica così ‘Muse napolitane’, opera il dialetto, sotto pseudonimo. ‘Lo cunto dei cunti’ è ancora più celebre, ed è una raccolta di 50 fiabe, divise in cinque giorni e raccontate da dieci vecchie, stile Decameron. Le fiabe sono immerse in un’atmosfera meravigliosa al di fuori del tempo. NARRAZIONE DEI SEICENTO Romanzo è il nuovo genere narrativo in prosa che meglio offre la possibilità di esprimere la mutevolezza e la complessità del presente andando anche incontro alle esigenze del pubblico. La produzione del romanzo in IT è circoscrivibile nel periodo tra 1625-1675. Aspetti specifici contraddistinguono in genere romanzesco ovvero l’ampia estensione narrativa, i temi vari e un pubblico non necessariamente composto da letterati. Giovanni Ambrosio Marino coniuga in maniera equilibrata vicende cavalleresche e sentimentali. ‘Il Calloandro’ rappresenta a pieno secondo la critica il romanzo 700sco. Brusoni invece racconta le vicende amorose offrendo un affresco fedele della società veneta contemporanea, stanca, vuota e destinata a decadere. Frugoni d’altro canto idea un romanzo che ha come oggetto la storia contemporanea, inoltre scrive ‘il Cane di Diogene’ edito postumo ed è un romanzo che può essere considerato come una lunga satira nei confronti del mondo letterario contro i costumi moderni. La Novella decade per colpa del romanzo perché ormai inquadrato come genere irregolare, soggetto a continue metamorfosi e contaminazioni con produzione coeva, come plagi. Le novelle rimangono maggiormente in Liguria e Veneto. All’inizio dei 600 le espressioni letterarie in dialetto trovano forme più compiute in varie aree geografiche a opera di autori che provengono da differenti estrazioni sociali. La scrittura in dialetto è a volte simbolo di rivolta contro il primato della lingua toscana. Cesare Croce, nei suoi testi prevalentemente di carattere burlesco e all’insegna della dimensione carnevalesca parla della classi più umili, della vita di città e dell’alimentazione, scrive anche opere di teatro. Già nel 500 ci sono esperienze di scrittura dialettale ma nel 600 con Cortese la cosa rasenta il suo apice. Scrittore che narra in napoletano, Cortese è costretto a vivere come letterato cortigiano fra frustrazioni e difficoltà economiche a Napoli, Firenze o in Spagna. VERSO IL SETTECENTO Un gruppo di letterati si unisce per fondare l’Accademia dell’Arcadia, seguendo una serie articolata di spinte e di interessi : • Reazione alla stagione barocca • Necessità di individuale e difendere una tradizione letteraria italiana di valore • Stimolo per la creazione di una ree di letterati in IT La poesia degli Arcadi è una poesia che presta un estrema attenzione all’aspetto formale, la ricerca di un’eleganza e raffinatezza. Nel frattempo due schieramenti si erano formati in EU, dalla parte della FR contro Tasso e la sua poetica e l’altro in suo favore. in questo quadro matura la figura di Metastasio che, nonostante facesse parte dell’Arcadia ha scelto di affidarsi al nuovo genere del melodramma. Si inserisce così nel tentativo di riforma del genere che muove dalle prove di Apostolo Zeno. I melodrammi di Metastasio hanno uno spessore culturale molto elevato. un altro aspetto caratterizzante la cultura di inizio 600 è rappresentato dall’intreccio tra una ricerca accurata volta al passato e le istanze di riforma che animano il presente. Un esempio ne è Muratori che vede nel riformismo il miglioramento della vita. Altri personaggi importanti sono Giannone, che discute alcuni cardini della struttura politica italiana e il potere della chiesa; e Vico che è a favore di un indagine mirata all’antica sapienza depositata nei testi poetici, nelle narrazioni e nella mitologia. avviene anche una riflessione sul teatro e sulla sua funzione con l’artista Carlo Goldoni. Fra le varie corti la più moderna è quella di Milano che fra l’accademia dei trasformati e quella dei pugni rappresenta uno scenario interessante, ad esempio qui avviene la pubblicazione de ‘Il Caffè’ , qui Beccaria pubblicherà ‘Dei delitti e delle Pene’ nello stesso periodo in cui Parini affermerà l’intervento civile della poesia. ARCADIA La fine del Seicento l’Italia diventa teatro di un massiccio lavoro culturale di ricezione e divulgazione dei nuovi indirizzi filosofici e scientifici, sia locali che europei. Una nuova corrente di pensiero rifiuta dogmi e autoritarismi tradizionali in favore di un ripensamento generale della figura dell’intellettuale, in particolar modo alla luce delle opere di Galileo Galilei (1564-1642), Cartesio (1596-1650), Pierre Gassendi (1592-1655) e Spinoza (1632-1677). All’interno del gruppo (e, più in generale, nel clima intellettuale di quegli anni) l’indagine filosofico-scientifica viene presto affiancata da quella letteraria, che vede da un lato un generale rifiuto del Barocco (e di quella poetica dell’eccesso formalistico tipica, ad esempio, delle opere di Giovan Battista Marino) e che dall’altro recupera, in ottica classicista, il modello di Petrarca e del Canzoniere inteso come un modello, oltre che di poesia, di ordine, razionalità e chiarezza, che diventano le parole d’ordine dell’espressione letteraria e del rapporto tra l’uomo e il mondo. A caratterizzare questa evoluzione del gusto e della pratica letterarie è anche una considerevole attività teorica, che sviluppa - in figure come quelle di Gian Vincenzo Gravina (1664-1718), Giovanni Crescimbeni (1663-1728) e Ludovico Muratori (1672-1750) e non senza aspri confronti interni - le premesse ideologiche che anticipano la costituzione dell’Accademia dell’Arcadia. Apostolo Zeno, parte dell’Arcadia, riformula la struttura dei drammi per musica, sacri e profani, secondo norme classiche e gusto arcadico: semplicità, organicità, funzione educatrice della poesia. Unità di tempo e d’azione, tempo e spazio sono riproposte più o meno, il numero di personaggi viene ridotto e limitato ai soli caratteri seri. PIETRO METASTASIO 1698-1782 Pietro si può definire come riformatore dell’irriformabile dramma per musica, poeta sensibile degli affetti e del loro controllo, precettore d’elites amatissimo dal ‘popolo’. Contro gli eccessi del Barocco ma anche contro gli anatemi arcadici ‘prosegue il tentativo di riforma di Apostolo Zeno. Metastasio si dedica al teatro per musica optando per un dramma logo centrico ed antropocentrico. La poesia è guida di tutte le arti per lui. Riuscirà sempre a mantenersi abbastanza indipendente. La tragedia punta a una drammaturgia della felicità sia per diletto che per procura, sia per l’utile che propone mettendo in scena modelli positivi ed educativi. Il suo vero nome è Pietro Trapassi, il nome arcadico ‘Metastasio’ gli viene dato dal suo maestro Gravina. La sua educazione è razionalista. Dopo la morte del maestro si inserisce nell’Arcadia col nome di Artino Corasio ma si allontanerà da Roma poco dopo. A Napoli intreccia relazioni con la nobiltà filoasburgica. Scriverà così diverse opere destinate a spettacoli privati, scrive poi per teatri a pagamento, a tema eroico e amoroso principalmente. Poi si installerà nella corta austriaca, ma per l’irrequietezza del tempo perderà un po’ i suoi valori finendo per scrivere sempre meno drammi e quelli che scriverà saranno semplificati. Per lui il coinvolgimento dello spettatore è segno di successo ma la commozione del poeta è un errore. I suoi personaggi finiranno sempre col dirigersi verso Dio in cerca di speranza. Negli ultimi anni della sua vita scriverà alcune teorie teoriche che gli consentiranno di giustificare la sua opera di drammaturgo a posteriori e di enunciare una serie di convinzioni. Per lui i suoi drammi sono tragedie come quelle antiche ma riformulate, perché il finale è felice. LA CRITICA DEL PRIMO SETTECENTO L’elaborazione culturale della prima metà del 700 si fonda sulla ricerca storica e sull’erudizione, strumenti necessari alla ricerca della verità e alla ricostruzione del passano. Si sviluppano il diritto, le istituzioni, i costumi e le forme poetiche. Hanno influenza su ciò la teoria cartesiana e l’opposta riflessione dell’empirismo inglese culminante nelle inaudite scoperte scientifiche newtoniane. Muratori. Sacerdote, bibliotecario, precettore, storico ed erudito. Nelle sue opere i principi del razionalismo di fine 600 e inizio 700 sono posti al servizio di una riforma rivolta essenzialmente alla cultura italiana da una parte e alla fede cattolica dall’altra. Il buon gusto è importante per lui perché la cultura promuove e migliora le condizioni degli uomini. Compie ricerche storiche importanti. Si converte allo studio del Medioevo. Riformismo religioso e politico si intrecciano nel pensiero di Muratori in vista di un miglioramento delle condizioni sociali, soprattutto delle classi più povere. Vico. Si dedica allo studio della filosofia antica e moderna, dei classici latini e volgari. Membro dell’Accademia degli Uniti con il nome di ‘Raccolto’, si dedica principalmente alla poesia italiana, ora però in forme arcadiche, e latina, prediligendo, in accordo con Gravina, versi che uniscano classicismo formale e contenuti morali e filosofici. In “La scienza nuova” l’autore tratta per la prima volta la Storia perché per lui ci sono leggi eterne nel comune divenire storico di tutti i popoli gentili. Il metodo è vitale per lui al fine di risalire alle verità originarie dell’uomo. Conti. Lui è un punto di riferimento della seconda metà del secolo. Si interessa principalemte di filosofia, matematica e scienza. Sviluppa un idea di cultura transdisciplinare e antipedantesca che segna anche la sua critica estetico letterari. Per Conti la poesia ha un ruolo cruciale nell’educazione. Quadrio. Diverso dai precedenti autori, è il più importante erudito e storico della prima metà del secolo per la sua opera “Storia e ragione d’ogni poesia” in cui raccoglie la storia universale della poesia, dall’antichità ebraica e greco latina ai suoi contemporanei. L’ERUDIZIONE DI SECONDO SETTECENTO Rispetto alla prima metà del secolo la critica letteraria del secondo 700 tende a distinguersi per la scelta di modalità espressive più veloci, brillanti e meno strutturate: al trattato succedono saggi, articoli e lettere. L’estetica del secondo 700 si apre sempre più all’individualità dell’autore e del lettore, alle loro passioni. Anche al critico è così richiesta non soltanto la conoscenza della tradizione e l’orecchio, ma sensibilità. Algarotti . Gentiluomo, divulgatore di scienza, intenditore di pittura, teorico militare, saggista e viaggiatore. Algarotti interviene nel dibattito sul melodramma, difendendo il primato della poesia nella costruzione di uno spettacolo che dev’essere ispirato ai principi di naturalezza e organicità. Tiraboschi. La sua attività culturale, rivolta anche alla letteratura contemporanea si esplica anche nella redazione del ‘Nuovo Giornale de’ letterati d’Italia’ che ha fra i suoi obiettivi anche la diffusione di una moderna e letteraria prosa scientifica, utile alla comunicazione fra studiosi. Adotta una ripartizione cronologica, e non per generi o biografie: l’esame per secoli dello svolgimento della cultura italiana consente di evidenziare i momenti di decadenza e quelli di progresso. LA STAGIONE DELL’ILLUMINISMO TRA VENETO E NAPOLI Lo straordinario movimento dell’illuminismo si dimostra fecondo anche in altre zone della penisola, oltre l’epicentro rappresentato da Milano. Il pensiero illuminista viene applicato a vari ambiti: politica, religione, filosofia, economia e sua ripresa della classicità in ambito soprattutto pittorico e scultoreo nei termini di un algida e nobile compostezza. Il romanticismo invece, guarda al passato ma a quello inesplorato delle saghe medievali, interpretato con originalità dall’artista. Madame de Stael sollecita intanto gli autori italiani a tradurre le opere straniere e viceversa, e da qui nasce un dibattito, Pietro Giordani ad esempio interviene, come fautore di un classicismo linguistico e letterario declinato in chiave progressista. Alfieri. Sperimenta il Grand Tour. La cosa più importante è la narrazione autobiografica di ‘Vita scritta da esso’ in cui l’autore si rivela a sé stesso e agli altri in quanto individuo borghese che trova la propria realizzazione agendo il proprio ruolo all’interno di una rinnovata società civile. Monti, Foscolo e Pindemonte sono autori neoclassici. Viene ridiscusso anche il codice linguistico nazionale. Nasce il movimento purista, che vuole inserire nuovi termini per allargare il vocabolario italiano ma senza servirsi di termini stranieri ma andando a ripescare i termini trecenteschi. VITTORIO AMEDEO ALFIERI 1749-1803 Aristocratico e viaggiatore come prevede la sua posizione sociale, drammaturgo, poeta e autobiografo d’eccezione. Vittorio Alfieri riassume un secolo, il 700, che vede compiersi l’ultimo atto delle società di antico regime e il prologo di un era nuova, l’era borghese. Alfieri vive e descrive tutto questo dalla posizione privilegiata di un nobile. Conosce durante i suoi studi il teatro in musica a Torino dove in teatro è anche teatro di parola. Arruolatosi nell’esercito come alfiere, gira l’IT e non solo. Da qui sviluppa il concetto dell’anti tirannia che coltiverà fino alla fine. Nel 1772 diventa caposcuola fi una sorta di accademia culturale formata da alcuni vecchi compagni di collegio, informale e eterogenea, e scrive la parodia filosofico-libertina, satira dedicata ai pochi del collegio. Inizia a scrivere drammi come ‘Antonio e Cleopatra’ sul tema universale del potere tirannico. Dopo anni avviene ciò che lui chiama ‘conversione letteraria e politica’. Infatti arcuisce le sue capacità lessicali e la sua conoscenza del toscano disprezzando il francese e le lingue straniere. Crea il metodo di lavoro dei tre respiri: ideare, stendere, verseggiare. Così inizia a riscrivere qualsiasi cosa avesse scritto in francese. Continua a scrivere opere teatrali fregiandosi di aver ottenuto una maggiore essenzialità nella costruzione dei rapporti tra i personaggi, ridotti al minimo indispensabile. La fase successiva vede la stesura di opere più complesse dal punto di vista della trama. Entra poi a far parte dell’Arcadia a Roma. Scrive tragedie classiche in cui la mitografia e la storiografia greco-latine sono sottoposte alle leggi del testo teatrale e quindi possono essere modificate e adattate alle ragioni interne allo sviluppo drammatico e alla dimensione performativa. La sua riforma del teatro tragico consta soprattutto nella semplificazione dell’impalcatura drammaturgica, nell’eliminazione della figura del confidente a favore del monologo, nell’assenza del coro, nella riduzione dei personaggi e nel rispetto delle tre unità aristoteliche. Per un periodo poi sostiene la rivolta popolare al fine di rovesciare una tirannide, idea che cambierà qualche anno dopo. Scrive poi le ‘Rime’ e ‘La Vita scritta da esso’ in cui l’autoanalisi sta nel ‘costruirsi’. L’opera è divisa in 4 epoche. Scrive poi 17 Satire in cui prende di mira cicisbei, monarchia, classe nobiliare ecc. VINCENZO MONTI 1754-1828 Vincenzo Monti, poeta ufficiale del regime napoleonico nel 1805, si presenta come un autore eclettico e raffinato, pronto ad accogliere influssi dai diversi movimenti dell’epoca: al Neoclassicismo appartengono le odi Prosopepea di Pericle (1779) e Al signor di Montgolfier (1784), al Romanticismo i Pensieri d’amore del 1783; mentre le sue opere teatrali uniscono aspetti delle due poetiche, come l’Aristodemo del 1786. Opera incompiuta, ma significativa dell’autore è il poema in endecasillabi Prometeo (1797), in cui sono presenti suggestioni classiche unite a immagini del mondo contemporaneo. Con questo poema Monti inaugura la stagione poetica napoleonica, che raggiunge l’apice nel decennio 1804-1814, con il poema Il Bardo della Selva Nera, celebrazione della battaglia di Austerlitz. Appoggia il purismo. In La proposta riconosce il valore dei vocaboli come universale e da qui si può riconoscere la sua figura come anti municipalista. Inoltre nel libro vengono riportati lemmi inesistenti o erronei della lingua italiana. CLASSICISMO E ROMANTICISMO Melchiorre Cesarotti . Importante traduttore anti purista che traduce opere straniere e scrive le Poesie di Ossian, antico poeta celtico, riscuotendo un grande successo vista la diversità dell’opera rispetto al classicismo tipico del 700. Include molti termini anglosassoni così che il lettore ne rimane piacevolmente sorpreso durante le digressioni descrittive molto frequenti. Scrive anche un saggio sulla lingua italiana in cui presenta otto punti di ordine teorico filosofico sul mutamento linguistico, il punto per lui è che nessuna lingua è pura quindi si è autorizzati a ricorrere al neologismo e al prelievo da altre lingue. Intanto in IT lo spazio della polemica è prevalentemente quello messo a disposizione da due riviste milanesi: la Biblioteca Italiana con Pietro Giordani e Il Conciliatore. L’IT se posta a confronto con le altre potenze europee è in ritardo sia col romanticismo che col culto tedesco del sublime. Per ridurre il divario gli italiani dovrebbero tradurre le opere straniere, cosa suggerita dalla de Stael. Gli italiani però, cultori del classicismo e quindi dell’imitazione non vogliono spostarsi all’invenzione, parola chiave del romanticismo. Il dibattito così continua. Pietro Giordani si scaglia contro la de Stael e contro l’uso del dialetto perché non ritenuta una vera e propria lingua. Sostiene che i testi classici e del 300 siano abbastanza per rendere migliore una persona. Con Il Conciliatore invece, nasce, oltre alla propaganda nazionalista contro il regime austriaco, l’ideale di una classe borghese dirigente emancipata, educata sia nei diversi settori della società che nel campo del teatro e del romanzo. Il giornale smetterà di ricevere fondi e verrà chiuso. Berchet, traduttore bilingue, che era parte del giornale inizierà a fare parte poi della Carboneria. Lui sosteneva che il target a cui deve mirare lo scrittore è la terza classe, scrivere quindi per il popolo. Altro personaggio del giornale è Silvio Pellico, che scriverà Le mie prigioni, narrazione memorialistica concentrate sull’esperienza carceraria sia in termini di prigionia e reclusione interiore così come esteriore, visto che sarà rinchiuso per 15 anni, ritroverà la salvezza grazie alla fede cattolica. Con la seconda edizione dei Promessi Sposi, il romanticismo avrà superato il classicismo, almeno a Milano. EPOCA 9 INTRODUZIONE Tra la fine del XVIII secolo e i primi 15 anni del XIX i sommovimenti politici che sconvolgono l’IT del nord, con la calata di Napoleone e la costituzione delle due repubbliche, la Cisalpina 1797-02 e poi la ‘Italiana’ 1802-05, fino al Regno d’Italia che seguirà la parabola napoleonica fino alla sconfitta di Waterloo, non sono solo una quinta di sfondo agli avvenimenti letterari ma ne sono il teatro. “Dio me l’ha data guai a chi me la tocca”, frase riferita alla corona, è i segno di una figura che incarna, per le generazioni degli scrittori nati negli anni ’70 e ’80 un vero e proprio mito classico, tradotto in forme estetiche neoclassiche, che tarderanno a perdere attrattiva. Si riprendono i dibattiti sull’unità italiana, sulla lingua e sulla cultura europea. UGO FOSCOLO 1778-1827 Nasce a Zante ma con la morte del padre si sposta a Venezia con la madre e i fratelli matura in adolescenza già il primo progetto poetico, una silloge manoscritta. Poi decide di affidarsi a Cesarotti identificandolo come poeta della nazione, per seguire il traduttore di Ossian e dell’Iliade frequenta l’ateneo patavino. Col le prime turbolenze politiche scrive la sua prima tragedia ‘Tieste’ che verrà rappresentata a VE. In quest’opera riprende un po’ la struttura di Alfieri. Decide poi di arruolarsi a Bologna come cacciatore a cavallo della Repubblica Cispadana. Correlativi poetici di quest’entusiasmo politico sono le odi in onore di Napoleone ad esempio. La firma del Trattato di Campoformio rovina tutto però visto che Napoleone cede VE tra Austria, Francia e Rep. Cisalpina. Foscolo ne rimarrà molto deluso. Spostandosi poi a Milano frequenta il Circolo Costituzionale e bell’avvio della collaborazione con il democratico ‘Monitore Italiano’. Dopo la chiusura con quest’ultimo, apertamente critico contro il direttorio cisalpino, Foscolo continua le sue attività a Bologna. Qui collaborando con dei giornali esprime la sua idea politica. Propone una serie di modifiche alla costituzione repubblicana al fine di ottenere maggiore autonomia nazionale e libertà individuale. Lavora poi sulla Ultime lettere di Jacopo Ortis fino ad essere interrotto dalla presa di servizio della Guardia Nazionale. Poi torna a MI e gli viene commissionato dal governo cisalpino un testo celebrativo di Napoleone. Traduce poi opere di classici. La prima edizione delle Lettere di JO viene pubblicata mentre è in servizio da Marsigli, dopo aver chiesto ad un altro autore di completarle. Quando rimette le mani sull’Ortis ne cambia la trama. I capisaldi del romanzo epistolare sono di origine europea come Rosseau, Richardson e Goethe. L’Ortis a differenza del Werter è un romanzo politico oltre che essere espressione della decadenza del tempo. Si tratta di impotenza politica derivante dalla mancanza di una patria occupata dagli stranieri, tema che ritroveremo poi nell’Ortis. Foscolo scriverà anche tre edizioni di poesie in cui rifiuta le sue precedenti pubblicazioni a marcare l’esaurimento dell’illusione del classicismo repubblicano e delle sue forme, affidandosi implicitamente al metro tradizionale e di Petrarca per eccellenza, il sonetto. (Alla Sera ad esempio). Il libro di odi si chiude con l’amara constatazione della chiusura di uns ecolo, che si porta via con sé le speranze in un avvenire realmente democratico e libertario. De Sepolcri infine è la sua opera più importante, di ispirazione europea, prima nel suo genere in italia in cui riprende i principi della legge di Saint Cloud (lo stesso che fece finire Parini nella fossa comune) il diritto di essere ricordati, la paura dell’oblio e l’importanza della poesia che rende il sepolcro migliore. Dopo altri spostamenti in giro per l’IT e dopo opere che hanno suscitato risentimenti sia dai Milanesi che dai Liberali Foscolo decide di auto esiliarsi piuttosto che stare in un ambiente contrario. Poco prima di morire scrive un opera sulla lingua italiana, in cui da un interpretazione politica della condizione italiana a lui contemporanea. ALESSANDRO MANZONI 1785-1873 Scrittore simbolo della letteratura dell’IT unita è riuscito a dare temi e forme condivise a un sentire popolare attraverso un genere letterario completamente nuovo, il romanzo, mettendo la letteratura italiana, per riflessioni e risultati artistici, al pari di quella europea. Lui riesce a innestare sia le idee dell’illuminismo che quelle del romanticismo. La sua letteratura ha 3 elementi cardine: vero, utile, bello. ‘vero per oggetto, utile per scopo, interessante per mezzo’. Si può considerare l’erede di Parini nell’accademia dei Pugni e nel Caffè. La realtà per Manzoni è un dato oggettivo, e il cristianesimo è la via alla verità più in sintonia con essa. Manzoni indica alla letteratura della nazione una strada diversa, recuperando una tradizione realistica che potremmo far risalire alla letteratura di cose dei fratelli Verri, al civismo pariniano, e più indietro alla dialettica mondo-teatro dell’esperienza goldoniana, fino alla vivace e variegata realtà delle novelle del Decameron. In gioventù per Manzoni la rivoluzione è un mito positivo, cresce infatti anticlericale per l’ambiente in cui era stato costretto a stare nei collegi. Trascorre un periodo a VE dove Monti, per salvarlo dal circolo vizioso che il gioco d’azzardo aveva insinuato nella sua vita lo porta con sé. Segue il modello pariniano anche nei Sermoni, opere satiriche. Dopo un riavvicinamento alla madre Giulia a Parigi, il suo stile cambia. Nuova fase della sua produzione lirica. Smette di copiare Alfieri e Parini. Si insinua nel circolo degli illuminati dove scoprirà il metodo scientifico appoggiando il metodo storico-scientifico di Vico. Scrive un carme su Carlo Imbonati. Dopo la morte del padre e il matrimonio con Enrichetta si converte al cristianesimo. Da li sostituisce gli ideologues con l’abate giansenista Degola. Scrive gli Inni Sacri in onore della fede ritrovata ma con un metro innovativo così che sia disponibile e raggiungibile dal popolo. Manzoni è anche romantico per l’impegno nella politica, nel dibattito sulla lingua e nell’unità che dovrebbe assumere l’IT. Come espressione nazionalista scrive Adelchi. L’impegno civile si denota da Aprile 1814 e Il Proclama di Rimini su modello petrarchista (canzoni). Riforma inoltre il teatro riconoscendo l’inutilità delle unità aristoteliche. Ritiene che l’analisi debba essere spassionata per non condizionare il vulgo con le passioni che dovrebbero restare interne alla vita coniugale. Inoltre il poeta non deve intervenire se non nel suo cantuccio: il coro. Il medioevo è visto come momento fondamentale per la creazione delle nazioni, da qui l’ispirazione per Adelchi. Scrive Marzo 1821 e il 5 Maggio ode a Napoleone, morto. Si impegna poi nella produzione dei Promessi Sposi, e nelle successive modifiche ad esso. Continua intanto ad essere in contatto con autori stranieri come Goethe. Dopo il successo viene chiamato a far parte dell’assemblea per unificare la lingua italiana, poco dopo però si dimette. GIACOMO LEOPARDI 1798-1837 Il poeta usa l’inesistita giovinezza come innesco di una poesia costruita sul potere immaginativo della memoria, la malattia come formidabile strumento conoscitivo e l’isolamento geografico e politico di un retrivo borgo dello Stato della Chiesa come punto di vista privilegiato per riflettere su di sé e sul mondo. Nonostante sia al riparo dalle mode delle nuove c0orrenti romantiche e abbia sempre dichiarato un’anacronistica fedeltà ai classici, Leopardi consegna all’800 un modello di poesia patriottica e civile che animerà il Risorgimento, da Carducci al Pascoli politico e affranca il 900 da una lingua sclerotizzata nei modelli cruscanti, nei generi letterari, negli schemi metrici, rinnovando, nel segno di un petrarchismo esistenziale, la grammatica lirica della tradizione italiana. Nasce a Recanati, il padre Monaldo lo obbliga fin da piccolo allo studio degli autori classici e latini della tradizione letteraria, così la sua salute verrà irrimediabilmente sciupata. Passando molto tempo nella biblioteca familiare, un po’ per farsi volere bene dal padre, interiorizza i precetti educativi paterni e, giovanissimo pubblica Dissertazioni filosofiche, che inaugurano i sette anni di studio matto e disperatissimo che aggravano ulteriormente le sue condizioni di salute. Traduce poi autori classici come Orazio. Il discorso di Mme. De Stael sull’arretratezza della cultura italiana in confronto all’EU per un eccesso di classicismo, riceve risposta quando Leopardi scrive il Dialogo di un italiano intorno alla poesia romantica. Qui mette a fuoco alcuni capisaldi del suo pensiero, a partire dalle ragioni e dalle possibilità di esistenza della poesia in un’età sommamente impoetica come quella settecentesca, dominata da un orientamento razionalistico che mina alla base il sistema di poesia immaginativa, attivo, come aveva sostenuto Vico dalla nascita della poesia stessa. Sono già operative le categorie vichiane, il poeta infatti afferma che non ci si può comportare come se la scoperta del vero non avesse rappresentato un vero e proprio attentato alla poesia. “non è del poeta ma del filosofo il guardare all’utile e al vero”. Ne discenderà la necessità di non potere più comporre poesia immaginativa ma SOLO poesia sentimentale, condizione tuttavia che, Leopardi non pratica direttamente, anzi, condanna come uno dei frutti dello spirito romantico. Ci sono 2 modi per l’uomo di rimanere vicino alla poesia della natura: uno è l’illusione poetica e l’invenzione di figure, personaggi, moduli espressivi che pur non essendo antichi agiscono come tali; due, lo stato che più si avvicina a quella stupefazione dell’antichità è, per ciascun individuo, il tempo dell’infanzia, solo attraverso la poesia della memoria si può ricreare quella condizione. Leopardi è anche patriottico, si scambia infatti lettere con Pietro Giordani. Scrive poi
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