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Riassunto libro antologia della letteratura spagnola, Sintesi del corso di Letteratura Spagnola

Riassunto libro antologia della letteratura spagnola

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 24/11/2021

dian3
dian3 🇮🇹

4.5

(4)

8 documenti

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Scarica Riassunto libro antologia della letteratura spagnola e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Jornada III > la reja è uno spartiacque tra due opposti, le sicure mura domestiche e il fuori irto di intrighi e tranelli. La coppia d’ora in poi verrà spinta fuori dalla propria sfera d’appartenenza. In questa scena viene ripresa un’antica copla (strofa), lo stile canzonieresco viene omaggiato e la vicenda si struttura intorno all’antitesi vita-morte. L’andare e il venire del cavaliere rappresenta il suo animo tormentato, durante questo cammino verso Olmedo, appare la sombra (spirito) che viene inteso come avvenimento salvifico ma allo stesso tempo anche come prefigurazione di morte. Avviene quindi questa conversazione con il suo doppio, alla quale seguirà una meditazione, dove il cavaliere si immerge in un soliloquio introspettivo dove vengono sottolineati aspetti del suo carattere come la sua natura ancipite (doppia). “La sombra del cavaliere de Olmedo” è l’unico tra i testi di Lope dove non si vuole rappresentare l’oltre mondo religioso. Lo spirito è la rappresentazione del soprasensibile, è portatore di un enigmatico annuncio di cui è lecito dubitare: lo spettatore è libero di pensare che sia un inganno della Fabia o un sintomo della tristezza e del tormento del cavaliere. (una credenza medica del tempo credeva che chi avesse problemi depressivi fosse portato a vedere spiriti). La fine del monologo sottolineano le cause che lo porteranno alla sua fine: la sopravvalutazione del codice d’onore, che verrà spezzato da Rodrigo. FIN Durante il suo ultimo viaggio a Olmedo, il silenzio è rotto dalla canzone di un labrador, che ha la funzione di rivitalizzare l’innesto del dramma (gala- flor), il cantare inoltre, insinua l’idea dello splendore fugace, della brevità della vita. Nei quattro versi della seguidillas, si intersecano passato, presente e futuro, il passato imprime un’orma indelebile, Alonso è una figura già fissata, senza speranza. Nella seconda parte, troviamo la glossa del villancico che rimanda la sombra alla Fabia e trasporta la seguidilla nella sfera del magico. Incapace di discernere l’origine dell’avviso, Alonso viene poi attaccato dai suoi assalitori che scelgono l’arma dell’infamia, l’arma da fuoco. Il cavallo di Tello porta il corpo esanime del cavaliere a Olmedo, a palazzo dove Juan II aveva appena dato il consenso per il matrimonio. Qui si vede come Lope, con estrema maestria riesce a fondere ironia e tragedia, un momento di gioia viene spazzato via dalla morte. La seguidilla finisce con un elogio al ricordo collettivo del cavaliere sventurato. I malfattori vengono giustiziati. “LO FINGIDO VERDADERO” In questo periodo, Lope compone “Arte nuevo de hacer comedias en este tiempo” che rispecchia i caratteri innovati di quest'opera. La commedia drammatica lopiana, viene rivitalizzata nonostante si tratti di una comedia de santos , l’intreccio è caratterizzato da policentrismo e si accostano argomenti diversi tra loro. L'impiego della materia agiografica è riservato al terzo atto dove si affronta il discorso sulla metafora teatrale lopiana sulla dialettica vero/falso. La scena si questa giornata appartiene al secondo atto, Diocleziano, imperatore dei Romani interpella Ginés affinché gli venga dedicato uno spettacolo degno della sua gloria. Il colloquio tra i due è arricchito da dichiarazioni teatrali, l’imperatore desidera un nueva fabula cui requisiti si rifanno a dei passi di Arte nueva: trama ingegnosa e avvincente, verosimiglianza ma soprattutto rifiuto delle regole. Nella conversazione l’autore propone diverse commedie (gongorine: iperboli vacue, lirica ma teatralmente debole / greche: assecondano il pubblico a discapito della forma), utilizza un tono provocatorio quando le propone nonostante sarà lui stesso a creare l’equazione justo=gusto (norma alla quale il drammaturgo si doveva attenere per soddisfare il pubblico). Si accantona l’idea della tragedia in quanto sia una ricorrenza festiva, si opta per una storia d’amore, scritta dallo stesso Ginés. L’amor cortese è una tematica molto apprezzata da Lope che ne sottolinea l’importanza nella maggior parte delle sue produzioni> “l’eccezionalità dell’amore si pone al di sopra e al di fuori di tutto”. L’intreccio lopiano si costruisce su un triangolo amoroso tra Octavio, Marcela e lo stesso Ginés, con sorprendenti risvolti. Jornada II> si rappresenta la commedia amorosa proposta da Ginés: Marcela e Octavio fuggono, il dramma subisce dunque un’accelerazione dalla quale deriva una duplicazione delle trame sommata a un rimescolamento dei ruoli; Ginés sperimenta lui stesso “el engano” che viene condiviso con Rufino (quasi marito). Le scene sono incatenate perfettamente tra loro e gli spettatori assistono a uno spettacolo nello spettacolo, il meta-spettatore, Diocleziano, diviene lui stesso attore e complice della finzione così come Ginés che non sarà più capace di discernere la finzione dalla realtà. Il teatro spagnolo del ‘600 vede come cardine tematico la polarità tra vero e falso, tutto si mette in discussione, perfino la realtà. dal sogno. Dopo ore di attesa, Clotaldo svela il sotterfugio, venendo accusato di tradimento dal principe. Il giovane, sconcertato mantiene la sua natura regale mentre il palazzo sembra volerlo allontanare nuovamente. Il servitore difende Clotaldo sovvertendo le leggi etico-sociali, unico suo sostenitore è Clarin. vv. 1500-1617> avvengono due fatti importanti: Sigismundo fronteggia il padre e poi corteggia Rosaura. Il contrasto tra i piani linguistici simboleggia la sua duplice natura di hombre-fiera. Il colloquio con il padre è carico di rancore, rivendica la sua libertà ma soprattutto il suo status da principe erede. Le parole del padre non hanno presa su di lui, la sua attenzione si sposta poi sul criado che gli domanda che cosa lo avesse più colpito uscito dalla torre: la bellezza femminile, viene ripreso il rapporto hombre:mujer=tierra:cielo che indica la compensazione delle mancanze dell’uomo attraverso il matrimonio con la donna. Rosaura nei panni di Astrea, infelice dama di Estrella, ha come il protagonista un doppio ruolo, una doppia identità se pur entrambi serbano la coscienza del proprio passato. Gli apprezzamenti di Sigismundo sono arricchiti dalla fineza cortesana, utilizza sapientemente il linguaggio di corte ricoprendo a tutti gli effetti la figura del galan. Jornada II vv. 2082-2187 il secondo atto si chiude con nuovi capovolgimenti a confermare il dinamismo della vicenda caledoniana. Non parla più il principe ma il prigioniero, si ritrova nuovamente nella torre, spogliato dei suoi averi e delle sue certezze, Sigismundo non accetta la versione offertagli da Clotaldo, lui è convinto di ciò che ha vissuto, i ricordi sono nitidi così come il sentimento provato per Rosaura. La figura dell'aquila innesca una serie di ricordi, l’ultimo prima di risvegliarsi nella torre. Sicuro del proprio vissuto, Sigismundo si abbandona a una profonda riflessione che coinvolgerà il pubblico. La metamorfosi consequenziale all'esperienza onirica o potremmo anche chiamarla, angosciosa comunanza tra vita e morte, sono tematiche ricorrenti nella produzione calderoniana. Il monologo si conclude con l'associazione della vanificazione del reale attraverso il sogno con il teatro, vita come fatto scenico. (Gran teatro del mundo) Jornada III vv. 2266-2386+ il criado Clarin, nelle ultime scene interpreta il gracioso e diviene la controfigura parodica di Sigismundo, condividono la prigionia. I jeu de mots di Clarin sono di notevole impatto sul pubblico. La ribellione che porterà Sigismundo alla libertà, è più una rivolta, con tratti xenofobi, contro l’ascesa al trono dello straniero Astolfo. E’ riluttante, non vuole guidare la rivolta fin quando un soldato dichiara che secondo lui, sia tutto frutto di un sogno profetico, Sigismundo decide così di combattere la sua lotta, quella tra fato e libero arbitrio, va incontro al suo destino. vv. 2690-2731/ 2876-3019> questa ultima parte è caratterizzata da travestimenti; l’incontro tra Rosaura e il protagonista è speculare: lui compare vestito di pelli, ostentando la sua dualità hombre-fiera, mentre lei si paragona a un mostro androgino. Il colloquio tra i due si svolge sul campo di battaglia, Rosaura racconta gli episodi della sua vita che l’hanno portata a questa infelicità (tipica delle eroine calderoniane), chiede aiuto a Sigismundo per restaurare il suo onore, in cambio offre la sua spada. Entrambi i personaggi vivono incatenati ai loro demoni del passato, non riuscendo ad esorcizzarli, tutto assume un tono drammatico, che si intensifica e, ancora una volta, il divario tra sogno e realtà si fa più ampio, l’incertezza è estrema e l’eroe pensa di abbandonarsi al piacere. Il cedimento è passeggero è agisce con regalità, divenendo da subito un monarca sabio. Allontana Rosaura, rinunciando ai suoi sentimenti e caricando ancor più la scena del dramma. vv. 3042-3135> gli eserciti si schierano e Clarin assume ruolo di spettatore, si nasconde ma viene colpito da una pallottola vagante. Nei suoi ultimi istanti pronuncia parole che cambieranno il monarca prima di morire ai piedi di Basilio. Il gracioso se ne va sottolineando l’impotenza dell’uomo di fronte al fato, al potere divino. Le sue parole, anticipano la morte di Basilio, che prima di andarsene, intuisce le proprie colpe e va incontro alla tirannia del destino; rifiuta l’ignobile fuga proposta da Astolfo e affronta la sorte. “Sin duda lo que està de Dios se cumple, pero el hombre puede encarar la ocasion”. “EL GRAN TEATRO DEL MUNDO” *Mundo=teatro Autor=Dios Hombres=personajes vv. 26-98> Pubblicato nel 1655 ma composto intorno al 1635, si inserisce tra gli autos sacramentales (drammi religiosi) calderoniani. Il mondo viene ridotto e messo in scena, ognuno rappresenta sé stesso nella “farsa de la vida”. Il regista, il capocomico divino intitola l’opera: “Obrar bien, que Dios es Dios”, questa fitta trama è costellata di parallelismi fra senso referenziale e metaforico; si compie il viaggio dalla culla alla sepoltura, i due soggetti principali subiscono una sottile evoluzione. Dio non è solo l’autore ma anche l’ideatore e lo spettatore. Il mondo rappresenta l’aspetto materiale del teatro dove gli uomini sono attori della compagnia divina. In questi versi iniziali si riprendono gli aspetti della tecnica teatrale del tempo attribuendogli una significazione simbolica; il sipario, obbligatorio nel teatro palatino, indica il momento in cui veniamo alla luce mentre la suddivisione in tre atti si riferisce alle tre tappe della vita umana. vv. 289-439> entità incorporee prendono vita sul palcoscenico, nel momento in cui il creatore dà loro anima e sentimenti. La brevità dell’atto scenico riprende la fugacità della vita; qui vengono rappresentate categorie ideali come il Re, il Ricco, la Discrezione, la Bellezza, il Povero e il Contadino, vengono selezionati secondo i loro destini ultraterreni: l’inferno per il ricco, il purgatorio per il re, la bella donna e il contadino ed infine il paradiso, ricompensa per il povero. La morte livellatrice è accompagnata dal motivo della salvezza salvifica, mentre il titolo “Obrar bien, que Dios es Dios”, si oppone alla teologia protestante, le opere determinano il nostro destino. vv. 1255-1388 i personaggi vengono spogliati dei loro vestiti e ornamenti, il loro cammino si conclude e si dirigono verso la soglia della porta, simboleggiante la sepoltura, ritornano alle loro origini: polvo. I simboli che li hanno contraddistinti in vita ora hanno tutti lo stesso valore, tranne la bellezza che non ha più nulla (fugace ed effimera, non lascia nulla). Il mondo saluta le sue dramatis personae che abbandonano il mondo, il teatro delle finzioni, per addentrarsi nel teatro de las verdades. “AI teatro pasad de las verdades, que éste es el teatro de las ficciones” 1) Rey 4)Rico 7)Discreccion 2) Hermosura 5)Pobre 3) Labrador 6)Nino “FORTUNAS DE ANDROMEDA Y PERSEO” Quest’opera è giunta a noi grazie ad un manoscritto destinato all’ Imperatore Ferdinando III d’ Austria, si trova ad Harvard, ed oltre a contenere la totalità del testo, vi sono disegni, partiture musicali, tutti questi elementi rendono possibile una ricostruzione fedele. Calderon scrive questa pièce, per celebrare la gioia in onore della guarigione della regina Marianna d’ Austria, riprende dunque la leggenda di Perseo, storia nota ma carica di suspense. Il prologo si apre con la ninfa della Musica che annunciata da un coro di strumenti, si incarica di decifrare l'affissione sul proscenio. Con gli aggettivi grocero y cortes indicano la diversa natura dell’infermità che ha colpito i sovrani: la regina è troppo bella per stare male, il re, d’altro canto, viene colpito sul piano sentimentale, non
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