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Storia dell'Europa: Società, Potere e Religione (1500-1750), Schemi e mappe concettuali di Storia Moderna

Questo testo tratta del periodo 1500-1750 in Europa, durante il quale si svilupparono compagnie privilegiate, corporazioni di mercanti e società per azioni. Il rapporto tra ceti sociali e nobiliari variò da repubbliche aristocratiche a sovranità assolute e gestite dalla nobiltà. anche della cooptazione nella nobiltà, provvedimenti presi contro la popolazione, lo Stato per ceti, la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino e le conseguenze politiche e sociali che ne seguirono.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 15/05/2022

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Scarica Storia dell'Europa: Società, Potere e Religione (1500-1750) e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! CAPITOLO 1 La popolazione e le strutture familiari: A partire dal XIX secolo gli studi sulle popolazioni si sono sviluppati; le ricerche di Thomas Robert Malthus (1766-1834) mettono in luce la differente crescita tra popolazione (cresce geometricamente, ex 1 a 2,4, 8) e risorse (crescita aritmetica da 1 a 2, 3, 4). Questa crescita viene bloccata dai Freni repressivi (Malthus), quali carestie, epidemie, guerre, che ristabiliscono l’equilibrio temporaneamente. I primi censimenti risalgono al XVIII-XIX secolo, ma in precedenza troviamo il Domesday Book (1066 ca.) in Inghilterra dopo l'invasione normanna. Un’altro esempio è il catasto fiorentino (1427) preciso e ricco di dati. Tra le fonti ecclesiastiche troviamo le status animarum, registrate dalle chiese con norme precise dal 1614; i movimenti della popolazione (documenti di battesimo, matrimonio e sepoltura) risalgono a prima del concilio di Trento (1545-1563) dove furono poi rese obbligatorie. La Ricostruzione nominativa delle famiglie, consistente nella trascrizione di eventi demografici; questo metodo si è dimostrato poco effettivo (le schede familiari complete erano sempre in minor numero). Popolazione europea nell’età moderna: Tra 1400-1800 i paesi che alla fine dell’età moderna hanno triplicato la loro popolazione ci sono Europa e Asia, mentre Africa e America hanno subito peggioramenti e fasi di stallo. Questa crescita rallentata era dovuta da crisi demografiche (malattie, epidemie, clima estremo, cattivi raccolti, che moltiplicavano l ‘indice di mortalità) e anche dalla vicinanza, usuale nell’Antico Regime, tra tasso di natalità e di mortalità. La storia della famiglia :Nei documenti ecclesiastici possiamo riconoscere ben cinque tipi di aggregati domestici. Secondo la teoria del gruppo di Cambridge diretto da Laslett, questi sono: - la famiglia nucleare (composta dai due coniugi e dai figli - la famiglia estesa (si aggiunge alla famiglia nucleare almeno un altro componente) - la famiglia multipla (composta da almeno due nuclei) - famiglia senza struttura (vedova con figlia nubile, fratelli celibi) - solitari Lo studio dell’economia aiuta a capire queste variabili: la famiglia era unità di produzione più che di consumo. C’era un rapporto tra fondo coltivato e aggregato domestico che non dipendeva dalle dimensioni (in tempi di abbassamento demografico erano favoriti gruppi familiari numerosi, con un aumento della popolazione no). Per i nobili, la conservazione della ricchezza era un problema. Tra XVI e XVII secolo adottarono metodi giuridici, come il fedecommesso (chi è istituito erede ha l’obbligo di conservare l’eredità e trasmetterla) e la primogenitura (o maggiorasco, conferisce al primogenito la maggior parte dell’eredità). Il matrimonio veniva inoltre limitato ad un maschio per generazione (patriziato veneziano), stessa cosa per la dote, destinata ad una sola figlia e commisurata alla ricchezza di entrambe le famiglie, fungeva da eredità anticipata. L’approccio ai sentimenti è cambiato con il tempo (Michael Anderson). Per Philippe Ariès, amore coniugale e considerazione dell’infanzia sono maturati nell’età moderna come risultato della scolarizzazione; Lawrence Stone ritrovò nell’età moderna tre tipi di aggregato domestico: Famiglia a lignaggio aperto (1450-1630), famiglia patriarcale ristretta (1550- 1700) e famiglia nucleare domestica chiusa (1620-1800). Edward Shorter ha invece avanzato l’ipotesi che l’affettività materna e l’eroticità di coppia siano nati con il capitalismo e l'industrializzazione. CAPITOLO 2 L’agricoltura: Nei secoli che seguono l’anno mille vi furono una serie di innovazioni in campo agricolo: aratro pesante, rotazione triennale (1 anno frumento, l’altro orzo o avena e un anno riposo)... queste innovazioni si svilupparono largamente nell’Europa settentrionale (Paesi Bassi e Inghilterra) e in maniera minore nel meridione, dove rimase la rotazione biennale. Tra 1450-1750 non ci furono innovazioni e la popolazione aumentò in numero. Alla crescente domanda di viveri si ebbero due risposte: estensiva e intensiva. Risposta estensiva: fu prevalente nel Cinquecento e consisteva nell’allargamento dei terreni coltivati (tramite bonifiche, come in Veneto con i Provveditori sopra i beni inculti, o la bonifica del XVII dei fens inglesi e delle zone marittime, dell’olandese Cornelius Ver muyden). I terreni non erano atti alla coltivazione in tutti i casi e l’estensione andava a ridursi notevolmente. Risposta intensiva: accresceva la quantità del prodotto per unità di superficie. Il regime fondiario dell’Europa centro-occidentale: Nel basso Medioevo avvenne una disgregazione della feudalità ed un’erosione dei poteri signorili nelle campagne a causa di: crisi demografica, tendenza dei signori a monetizzare le prestazioni e le rivolte contadine tra Trecento e Cinquecento. La feudalità non scomparve del tutto. Rimaneva l’obbligo del censo annuo (in monete) al quale si aggiungeva una quota del raccolto (champart). Il signore aveva altri laudemi (diritti): sulla caccia, la pesca, il pane, il monopolio delle strade. Non mancavano abusi da parte del signore (estorsioni etc). I coltivatori erano liberi di trasferirsi, sposarsi, usare la terra. Le corvées duravano pochi giorni l’anno; il terreno signorile era poi tenuto da famiglie coloniche, a piccolo affitto o alla mezzadria. La stratificazione sociale era più complessa nel Terzo stato, dove il “ceto” distingueva i vari gruppi tramite la nascita, il ruolo nella vita pubblica, il prestigio e i privilegi. Questi ceti erano divisi in scala gerarchica. Charles Loyseau (1610) giustificava queste disuguaglianze con l’idea di una gerarchia naturale voluta dalla Provvidenza divina che distingueva tutto l’universo e le sue creature. Pierre de Dampmartin nel 1585 paragonava i vari ceti ai quattro elementi dell’universo: il popolo minuto alla terra; mercanti e finanzieri all’acqua; i nobili all’aria; il clero al fuoco. Era radicata l’idea che la sovversione di questo ordine avrebbe generato caos (Shakespeare in Troilo e Cressida). Anche Oliver Cromwell (inglese) distingueva la società in lord, gentiluomo e coltivatore; ma la tradizione portava anche all’egualitarismo, professato da Dante nel Convivio (non c’è nobiltà di sangue) e che portò a rivolte popolari nel basso Medioevo. Sia clero che nobiltà avevano delle ulteriori divisioni. Nel caso della nobiltà, che significa ricchezza o agiatezza basata sulla proprietà di un terreno e il potere esercitato su di esso, non si può dare una definizione generale (i nobili variano di potere, nome e posizione a seconda dello stato e della storia). Si deve anche distinguere tra nobiltà nell'Europa centro- occidentale, dove i nobili vivevano di rendita pagata dai coltivatori, e orientale, dove i nobili sfruttavano il lavoro gratuito dei contadini. Il rapporto tra ceti sociali e potere nobiliare era vario: c’erano repubbliche aristocratiche (Venezia, Genova etc), sovranità assolute come la Francia di Luigi XIV, sovranità gestita dalla nobiltà come in Polonia o in accordo con la classe dirigente, in Inghilterra. Dal XV al XVII, con un rafforzamento degli apparati statali nacque una crisi dei ceti nobiliari, che portò alla ricerca ossessiva di legittimità della nobiltà, tramite legami di sangue e stirpe. Devyver dimostra che tra 1560-1720, la nobiltà si era convinta di una superiorità biologica, in contrasto con la perdita e l’acquisto del titolo nobiliare che avveniva in quegli anni. Si poteva diventare nobili tramite un sistema di cooptazione (Nord Italia), basato sull’antica residenza in una città, ricchezza e astensione dal lavoro manuale per più generazioni oppure, per decisione del monarca (Francia, Inghilterra..) sia dopo aver svolto compiti importanti o per aver pagato. Seicento e Settecento sono i periodi d’oro dell’aristocrazia europea. Gutton analizzò i ceti inferiori dell’Antico Regime, identificando due tipi di povertà: - poveri strutturali, del tutto dipendenti dall’elemosina per sopravvivere, erano malati, vedove, vecchi inabili - poveri congiunturali, che riuscivano a sostenersi del proprio lavoro ma erano soggetti a cadere nell’indigenza per disoccupazione o perché malati. L’immagine del popolo passò dapprima (Medioevo) come immagine di Cristo ad essere una minaccia, un delinquente contro il quale andavano prese misure (età moderna), cambiamento dato dal mutare dei valori (Rinascimento e Riforma protestante). Nei confronti di questa parte di popolazione vennero presi dei provvedimenti nella prima metà del XVI: prima delle città e poi della nazione, come in Inghilterra (1597-1598 e 1601), in Francia, con l’editto regio del 1662 furono istituiti ospizi per correggere e insegnare i valori cristiani; o nel 1670, dove nacquero ospizi per zingari, prostitute e protestanti. Il gruppo sociale più vasto e discriminato era quello delle donne, il cui ruolo centrale era quello della cura dei figli e della casa e le posizioni da loro ricoperte erano quelle di madre e di sposa, che non lasciavano spazio ad altre funzioni. L’inferiorità e subalternità era ripresa da teologi e scienziati riguardo il loro organismo debole, la loro mentalità debole e i passi biblici (nascita di Eva dalla costola di Abramo e peccato originario). Le donne erano considerate minori e passavano dall’autorità paterna a quella del marito, potevano svolgere lavori umili e mal pagati la maggior parte die casi (cucitrici, filatrici, lavandaie e anche coltivatrici e allevatrici in aiuto del marito). In minoranza i casi di donne letterate ed emancipate, che diverranno un fenomeno più noto con la nascita dei salons, da loro tenuti, nel XVII. CAPITOLO 4 Stato e stato moderno: Nell’Europa tra XIII e XIX il potere era individuato nello Stato sia individuale (monarchia) che di un ceto ristretto (rep. aristocratiche). Dal XV-XVI secolo il monarca ha indipendenza esterna e si occupa della funzione legislativa (Jean Bodin, 1576: la maestà sovrana da legge senza il consenso dei sudditi e la legge è l’esercizio del suo potere; Charles Loyseau e plenitudo potestatis). Wolfgang Reinhard, definizione di Stato moderno comprende: 1) territorio di dominio; 2) un popolo legato da un sentimento di appartenenza; 3) un potere sovrano che a) all’interno significa monopolio di forza fisica, b) all’esterno ha indipendenza giuridica da altre istanze. Questo Stato è dei secoli XVIII e XIX, sempre secondo Reinhard. Prima di allora erano presenti nello Stato istituzioni statali e poteri diffusi. Il sovrano, per Bodin, aveva i suoi limiti (potestà assoluta e non illimitata): primo limite era il rispetto della legge divina e le leggi naturali che conseguono, come mantenimento di patti e rispetto dei territori; secondo limite era il rispetto delle leggi fondamentali, come l’ ordine di successione. Il potere sovrano nell’età moderna non si sostituiva alle strutture di autorità ma le tutelava. Ständestaat (Stato per ceti) definiva le formazioni politiche del XIII-XIV secolo dove al principe si contrappongono assemblee (Diete, Stati generali, Cortes, Parlamenti) composte da tre camere rappresentanti clero, nobiltà e le città (potevano essere due, come in Inghilterra, o quattro, come in Germania). Lo Stato è premessa della Nazione, che viene preceduta da esso: in Inghilterra questo sentimento nascerà a partire dal XVIII secolo, mentre nel continente europeo saranno la Rivoluzione francese e il Romanticismo a costituire gli Stati nazionali. Il potere statale (polizia,istruzione, sanità) era esercitato dalle comunità locali, Chiesa, famiglia e mestieri, lo Stato si occupava di proteggere il territorio e mantenere l’ordine. Un modello di civiltà era la corte: Luigi XIV nel 1680 portò a Versailles più di 10.000 persone, tra le quali la nobiltà a lui fedele. Tra XVI e XVII la corte divenne anche luogo di ritrovo ed espansione culturale, oltre che territorio dove la fedeltà al re era garantita. Il re era sempre assistito da segretari e consiglieri (odierni ministri). Un problema era il rapporto tra il potere statale e i territori autonomi o il riscontro di privilegi su determinate zone, normalmente collegati a istituzioni locali, Diete o Stati che erano o radicati da tempo oppure lontani dalla centralità monarchica (Cortes spagnole e Cortes catalane). Non mancavano a tenere il contatto con questi territori dei commissari regi, che si occupavano dei tributi e delle finanze. CAPITOLO 5 Religione e Magia :Nell’Europa preindustriale la parrocchia rappresentava l’unità della popolazione e il curato era il tramite con il mondo esterno. Lo spazio e il tempo erano scanditi dai riti e dal simbolismo cristiano; erano i santuari in Europa, visitati in pellegrinaggio durante i giubilei, primo dei quali quello di Bonifacio VIII nel 1300. La devozione per Gesù e le figure dei Santi era accompagnata anche da una vera ossessione per la morte e la vita ultraterrena: questa preoccupazione portò nel crede alla vendita delle indulgenze, utili alla remissione totale o parziale (indulgenza plenaria). Il confine tra religione e magia era labile: la figura del prete era spesso vista come magica, così come alcuni simboli, reliquie e riti cristiani. Streghe e stregoni erano per l’uomo medievale fedeli del diavolo, che volavano durante la notte per partecipare ai sabba (convegni). Il clero divenne meno tollerante verso i residue di paganesimo, bandendo feste come il carnevale e indicendo eventi come la caccia alle streghe. Cultura orale e cultura scritta : Tra XVII e XVIII la Chiesa si preoccupa del disciplinamento sociale. Oltre all’ulteriore cristianizzazione delle masse vi furono la diminuzione di violenze e crimini e la crescita dell’alfabetizzazione. Fu solo a partire dall’età dei Lumi che lo Stato iniziò a preoccuparsi di educare il popolo, che si distingue tra gli abili a leggere e a scrivere, non sempre due correlati. La cultura popolare rimase perlopiù orale per tutto l’Antico Regime, rendendone difficile lo studio. Per Claude Lévi-Strauss la classe subalterna è un popolo muto, che è esistito ma la cui storia rimane sconosciuta. Per Raul Merzario invece i documenti di questa classe ci sono: l’autobiografia di un vetraio parigino letterato, verbali dei processi (Ginzburg) e addirittura manufatti (utensili,mobili) e anche tradizioni e riti folcloristici, proverbi, fiabe,canzoni. Rivoluzione della guerra, causa ed effetto di un cambiamento sociale ed economico: cambiano le mura (“all’italiana” per contrastare l’artiglieria pesante) e si passa dalla concezione di cavaliere nobile, della classe sociale dei milites e con un ethos, ad un sentimento di onore al quale la nobiltà veniva dopo, condiviso anche tra mercenari e militari di estrazione popolare. Guerre d’Italia: : Pace di Lodi (1454) dura fino al 1492, quando Italia perde Lorenzo de Medici e papa Innocenzo VIII, che davano stabilità alla politica interna italiana, minacciata dalla Repubblica di Venezia e dal signore di Milano, Ludovico Sforza. Con il pontefice invoca l’aiuto della Francia. Carlo VIII riesce a conquistare il Regno di Napoli di Ferrante d’Aragona (1458-1494) accolto come un liberatore dai nobili che presto si accorgono del pericolo: viene istituita una Lega antifrancese (Venezia, Milano, Firenze, Stato pontificio,Spagna e Impero), che riesce a spingere Carlo VIII indietro al passo della Cisa. Firenze: dopo l’impresa della Lega il clima è instabile: Pisa rifiuta il dominio fiorentino fino al 1509 e a Firenze il clima ostile sembra aprire una guerra civile. Il frate Girolamo Savonarola predica contro la corruzione della Chiesa e i suoi seguaci (i piagnoni) impongono l’adozione di un governo popolare, formato da un Gran consiglio, con lo scontento delle classi elevate e del papa, che scomunica Savonarola, più tardi imprigionato. Venezia: mira all’espansione, nel 1498 conclude un trattato con Luigi XII di Francia per le terre di Cremona e Chiara d’Adda in cambio dell’appoggio per la presa del Ducato di Milano. Regno di Napoli: come Sardegna e Sicilia divenne nel 1503 unicamente spagnolo (non diviso con la Francia). Giulio II (1503-1512) succede Alessandro VI e vuole restaurare il potere temporale della Chiesa, partendo dal riprendere i territori di Cesare Borgia (figlio di Alessandro VI). La Rep. di Venezia rifiuta il lascito dei territori e il papa dà iniziativa alla Lega antiveneziana di Cambrai (1508). Nel 1509 sconfissero la Rep, di Venezia ad Agnadello, dove i nobili aprirono le porte della città. Allora il papa tolse la scomunica contro la Repubblica e creò un’altra Lega santa, stavolta antifrancese. Nel 1515 Francesco I (francese) prepara una spedizione per conquistare il Ducato di Milano. Vince la battaglia di Melegnano (1515) e stipula un trattato di pace con la Spagna, il trattato di Noyon (1516). Carlo V: il 27 giugno 1519 fu eletto Imperatore unanimemente dalla Dieta e vincendo contro Francesco I (sostenuto dal papa). L’idea imperiale di Carlo V era quella di guidare la cristianità e mantenerla unita (Mercurino di Gattinara). Negli anni 1517-1520 Carlo V aveva scontentato la nobiltà spagnola, distribuendo cariche ecclesiastiche ai fiamminghi e chiedendo più tasse per l’incoronazione: questo portò ad una rivolta nata come coalizione di città. Capito l’errore, Carlo V passa più tempo in Spagna e sposa l’infanta del Portogallo, come era di tradizione per i castigliani, che sopportarono maggiormente il peso finanziario durante le guerre di Carlo, ma trassero grandi benefici. Asburgo e Valois: la Germania aveva accerchiato la Francia (papa Adriano VI era precettore di Carlo V) e dal 1520 cercò di riprendere le guerre in Italia. Francesco I viene sconfitto e catturato nel 1524 a Pavia. Con il trattato di Madrid viene liberato, ma deve cedere Milano e la Borgogna, rifiutandosi. Crea la Lega di Cognac per contrastare la Germania, ma con il sacco di Roma del 1527 il papa Clemente V (parte della Lega) è sotto assedio. Anche Firenze approfitta della situazione per cacciare i Medici e istituire la Repubblica. L’esercito francese prova a prendere Napoli, ma il voltafaccia di Andrea Doria (armatore) rende la missione un fallimento che porterà poi alla stipulazione della pace di Barcellona nel giugno del 1529, dove Francesco I rinuncia a Milano ma tiene la Borgona. Carlo V viene incoronato a Bologna. Impero Ottomano: dalla dinastia di Osman I (1299-1326) conosce grande espansione. Nel 1453 Costantinopoli diventa Istanbul sotto il dominio di Maometto II. A oriente si scontrano con l’Impero persiano (sciita) , contro il quale vincono nel 1514 con il sultano Selim I (sunnita). Il sultano di Costantinopoli era riconosciuto come capo dell’Islam sunnita ed era autoritario e dispotico: chi faceva parte del Divan (consiglio) era uno schiavo o liberto. Nel 1529 l’Impero arriva fino a Vienna fallendo l’offensiva che porta alla pace con Ferdinando (fratello di Carlo V). CAPITOLO 8 Nel primo Rinascimento le conoscenze geografiche erano vaghe e imprecise: si sapeva che la Terra fosse di forma sferica, ma non si conosceva altro se non Europa, Africa e Asia. Africa: raggiungeva una popolazione di 40-50 milioni sparsi per il continente. Economicamente, le popolazioni del Centro-Sud praticavano caccia e raccolta dei frutti, altrove c’erano agricoltura, allevamento, lavorazione dei tessuti e dei materiali. Tra XIV e XVI c’erano formazioni statali complesse: il Mali, il Songhai, il Kanem-Boro , l’Impero etiopico, Timbuctù (contava 100k abitanti ed era una città ricchissima). Civiltà dell’America: si svilupparono sulle Ande (catena montuosa dell’America) e praticavano agricoltura (tuberi, mais e altre verdure) e poco allevamento (lama, alpaca e tacchini), non conoscevano la ruota ma avevano attività artigianali. All’arrivo degli spagnoli era in declino da tempo la civiltà Maya (tra Guatemala e Yucatan) la cui eredità passò agli Aztechi (mexica) che tra XV e XVI fondarono la capitale Mexico- Tenochtitlan e iniziarono ad espandersi. Nel 1519 (anno invasione spagnola) contavano 25 milioni di abitanti. Importante era per loro la religione, che richiedeva sacrifici umani periodici per alimentare il potere del dio Sole Huitzilopochtli, che combatteva contro le forze avverse. Anche la popolazione dell’Impero Inca (lungo la cordigliera delle Ande) presentava una società ben organizzata e una religione che richiede,anche se con meno importanza, sacrifici umani. Le esplorazioni: il Portogallo iniziò con i viaggi di esplorazione: per l’interesse di Enrico il Navigatore (1394.1460), le nuove invenzioni (caravelle) e le abilità nautiche. Il Mediterraneo era conosciuto, ma l’Atlantico era ben più vasto; si utilizzavano portolani per orientarsi. Le prime conquiste portoghesi furono Ceuta, Madera e le Azzorre, le isole di Capo Verde e il Golfo di Guinea, che diedero inizio ad un traffico di schiavi ed oro. Fu a Giovanni II che si presentò Colombo (1451-1506), che in Portogallo aveva maturato il progetto di voler raggiungere l’Oriente circumnavigando la Terra verso occidente, seguendo i calcoli errati di Paolo dal Pozzo Toscanelli. I portoghesi decisero di non finanziare la spedizione e Colombo chiese il sostegno alla Spagna che, conclusa la Riconquista di Granada, accettò il progetto di Colombo (capitolazioni di Santa Fé). Il 3 agosto del 1492 le imbarcazioni di Colombo salparono e quasi un anno più tardi tornò con oro, indigeni e pappagalli così da convincere la regina Isabella. Furono organizzate altre spedizioni negli anni seguenti (1498-1500 e 1502-1504). Fu Amerigo Vespucci a comprendere che le terre scoperte da Colombo erano le Americhe (portano il suo nome). Dopo il viaggio di Colombo, Spagna e Portogallo decisero di spartirsi i territori con il Trattato di Tordesillas (7 giugno 1494), che stabilì il Brasile come proprietà portoghese più avanti, nel 1500 con la flotta di Pedro Alvares Cabral, che riuscì a completare il viaggio di Vasco da Gama (1497) e arrivare in India. Un’altra ardua impresa fu quella di Magellano che, nel 10 agosto del 1519 partì con cinque navi per circumnavigare il globo. Morì durante il suo viaggio dopo aver preso possesso delle Filippine. Il viaggio terminò con solo 2 navi e 20 membri dell’equipaggio rimasti, tra i quali Pigafetta. L'impero marittimo portoghese: il viaggio per arrivare in Oriente era lungo (1 anno e ½ ) e difficile e la colonizzazione portoghese era impensabile (pochi coloni). I portoghesi decisero quindi di costruire fortezze e feitorias (empori commerciali) e stringere accordi con i sovrani locali: solo il sovran mamelucco d’Egitto e il sultano di Gujarat si opposero, ma furono sconfitti. I commerci in Oriente erano regolati dalla corona tramite la Casa da India (teneva il 30% dei guadagni, il resto andava ai finanziatori). I conquistadores: l’esplorazione dei territori interni in America iniziò nel 1517. Nel 1519 Cortés, un hidalgo istruito, arrivò nel cuore della capitale azteca dove il sovrano Montezuma II vide in lui la reincarnazione di Quetzalcoatl. Cortés lo imprigionò chiedendo un forte riscatto. Dopo un'animata rivolta e ricevuti i rinforzi Cortés ritornò a Mexico- Tenochtitlan e la distrusse, conquistando velocemente tutto l’Impero azteco. L’opera di Pizarro e Almagro (1531) di conquistare il futuro vicereame spagnolo del Perù fu ugualmente un successo. La battaglia contro la popolazione inca di Atahualpa fu una vittoria nonostante il piccolo numero di soldati. Uccisero il sovrano ed edificarono quella che è l’attuale capitale del Perù, Lima. Colonizzazione e ripercussioni in Europa: nel 500 l’estensione delle colonie spagnole andava dal Centro America fino alla foresta Amazzonica: durante il XVI erano 220.000 gli immigrati nel Nuovo Mondo, gestito tramite le città e l’encomienda (a un conquistador o attribuita a Edoardo I, figlio di Enrico VIII. A succedere, Maria Tudor (la Sanguinaria) provò a reprimere i protestanti, ma in vano. In Scozia alla fine degli anni Cinquanta si diffuse il protestantesimo, mentre nei Paesi scandinavi (Norvegia, Svezia e Danimarca) dopo il distacco dell’Unione di Kalmar e l’elezione di Gustavo vasa, nel 1544 la Svezia era ufficialmente luterana. CAPITOLO 10 Il termine Controriforma indica le iniziative cattoliche in risposta alla riforma luterana. Hubert Jedin: - Riforma cattolica: esame di coscienza della Chiesa cattolica. Controriforma: Chiesa in lotta col protestantesimo. O’Malley e il cattolicesimo moderno Speranze di rinnovo religioso nell’Italia del 500, ma cosa stimola il rinnovamento? - idee di Erasmo da Rotterdam già circolavano in Italia - predicazioni infervorate (Girolamo Savonarola) - sofferenza e rovina portate dalla guerra - anticlericalismo da colti a popolani - l'influenza degli opponenti delle correnti riformatrici. Paolo III (1534-1549) nomina cardinali e esponenti delle correnti riformatrici e convoca un concilio dal quale abbiamo il Consilium de emendanda Ecclesia. Nascono nuovi ordini religiosi: i cappuccini (1528) parte dell’ordine dei francescani; le orsoline (1535). L’ordine che segna l’età della Riforma è quello di Ignazio Loyola. Concilio di Trento: finisce la speranza di una Chiesa unificata. 1540: Paolo III approva la regola della Compagnia di Gesù (nuovo ordine). 1542: a Roma viene creata l’Inquisizione (Congregazione del Sant’Uffizio), ne sarà parte papa Paolo IV. In Europa si deve scegliere tra nicodemismo (professare una fede pubblicamente ma credere in altro) o l’esilio volontario. Si organizza il Concilio che prenderà luogo solo nel 13 dicembre del 1545 a causa delle dispute territoriali di Francia e Germania. Il concilio viene trasferito a Bologna nel 1547 per paura della peste, verrà rimandato per altri 10 anni. Paolo IV nel 1559 crea l’Indice dei libri proibiti. 1561: Papa Pio IV indice nuovamente il Concilio Tridentino, dal quale si evince: - il carattere monarchico dello Stato della Chiesa Cattolica. - tradizione della chiesa e della Sacra Scrittura. - i sacramenti sono 7, eucaristia e sacerdozio sono fondamentali. - viene ribadita l’esistenza del Purgatorio, la validità delle indulgenze e il rito dei Santi. Chiesa e Stato Pontificio: gli effetti del Concilio sono visibili con Papa Pio IV (1566-1572) con il massacro di duemila valdesi in Calabria (1561). Nel 1568 la bolla In Coena Domini afferma la supremazia del Papa sul potere temporale. Nel 1570 viene scomunicata la regina d’Inghilterra Elisabetta I. Gregorio XIII (1572-1585) e Sisto V continuano l’opera di Papa Pio IV, Sisto V dà l'impulso missionario in Europa (soprattutto in Polonia) e lotta contro il brigantaggio, come Clemente VIII. Nel 1598 Ferrara diventa parte dello Stato della Chiesa con l’estinzione degli Este. 1565: Borromeo diventa Vescovo di Milano, si impegna nella ferrea disciplina dei fedeli e gli anni della peste (1565-1577) rafforzano la sua fama, mentre gli ordini regolari appena formati portano il cattolicesimo nelle campagne, dove la fede è sentita ma amorale e intrisa di magia. Egemonia Spagnola in Italia: la Spagna controlla metà dei territori in Italia ed è alleata con lo Stato Pontificio. Dopo la sua vittoria in Italia c’è una forte ripresa demografica. In Spagna si riconosce la suprema autorità del monarca (riscuote i beni), ma le leggi vengono applicate dai governi locali. A Napoli c'è il Consiglio collaterale del viceré, a Milano il Tribunale supremo, il Senato; entrambi sono composti da togati, laureati in giurisprudenza opposti al baronaggio (in Parlamento). Nel Cinquecento il governo Spagnolo ridimensiona il potere dei feudi nel Meridione. Toscana: nel 1530 ritornano i Medici, che nel 1569 sono granduchi di Toscana, accentrano il potere grazie a Cosimo I nel 1557, annettendo anche Siena. Stato Sabaudo: viene ricostituito e sposta la sua capitale a Torino con Emanuele Filiberto, avviene un miglioramento economico. Carlo Emanuele I riuscirà ad annettere il marchesato di Saluzzo. Genova e venezia: situazione simile, si formano i patriziati (nobiltà in base alla ricchezza). CAPITOLO 11 1555-1556: Carlo V abdica e divide il trono tra il figlio Filippo II e il fratello Ferdinando I; con questa divisione Enrico II (Re di Francia) prova un attacco ma viene sconfitto. Filippo II: ha gli stessi valori governativi del padre, ma con un'eredità castigliana. Tra 1558- 1560 rafforza l’Inquisizione, impone l’ortodossia religiosa iniziando 10 anni dopo la repressione dei moriscos, cacciati definitivamente nel 1607 dopo una ribellione. Non era docile alla Santa Sede, l’unità religiosa era vista come unità politica. Da metà Cinquecento a metà Seicento: secolo d’oro per gli intellettuali spagnoli (Cervantes). Dal 1559 Filippo II non lascia quasi mai Castiglia, sposta la corte a Madrid (centro della Spagna) e costruisce la sua nuova residenza: negli altri Stati la situazione rimane invariata come con il padre Carlo V. Viene migliorato però il sistema dei Consigli (composti da giuristi e ecclesiastici di origini modeste) e le magistrature degli altri Stati restano valide. Nel 1580 Filippo diventa re di Portogallo dopo la morte dell’ultimo erede, ma la politica resta invariata anche nel Paese vicino; rimane anche il separatismo aragonese, considerato pericolo dalla vicinanza della Francia. La popolarità del re è messa a dura prova dai sacrifici della popolazione, la cui classe lavoratrice è costretta a pagare la maggior parte delle tasse che servono ad arricchire altri paesi. Battaglia di Lepanto: Nel 1565 gli ottomani tentano di prendere Malta, falliscono e nel 1570 attaccano Cipro, avamposto veneziano. Papa Pio V (1566-1572) forma nel 1571 la Lega santa, che si scontrerà con gli ottomani nei pressi di Lepanto (ora Nafpaktos) il 7 ottobre 1571. Fu l’ultima guerra combattuta con navi a remi e la tecnica dell’abbordaggio. Venezia (parte della Lega) firma una pace separata nel 1573 e rinuncia a Cipro come avamposto, mentre Spagna e Impero Ottomano firmano un accordo di pace nel 1578 destinato a durare fino a fine secolo. Il Mediterranio rimane un crocevia di scambi e traffici commerciali, tormentato dalle guerre di corsa (guerre economiche legali) legate alla pirateria e che nel XVI vedranno l’arrivo dell’Olanda e dell’Inghilterra, molto più avanti a livello nautico di altri paesi. Rivolta dei Paesi Bassi: negli anni 60 del Cinquecento Filippo II cerca di sedare le rivolte nei Paesi Bassi, che finirà solo nel 1648 con la Pace di Vestfalia. Tre i fattori scatenanti: - Fattore religioso: i Paesi Bassi vengono repressi di Filippo II perché aderiscono al calvinismo. - Fattore politico: al governo dei Paesi Bassi c’era Margherita (sorellastra di Filippo) affiancata dal cardinale Granvelle, che rafforzò l’Inquisizione senza rispettare le organizzazioni provinciali, scontentando i nobili. - Fattore economico: ad Anversa le forti devastazioni dei calvinisti portano all’uso della forza da parte di Filippo e dal duca d’Alba, reprimendo il popolo con condanne a morte (1567). Una nuova rivolta nasce nel 1569 con l'innalzamento delle tasse. Guglielmo d’Orange , grande aristocratico, con il disordine riuscì a farsi proclamare statolder dopo l’invasione delle province settentrionali. Nel 1575 Filippo II fa bancarotta: non potendo pagare e mantenere i soldati, questi procedono a saccheggiare la città di Anversa, mettendo fine alla sua prosperità. Si formava tra cattolici e olandesi un accordo con l’oppressore spagnolo. Nel 1579 avviene la completa scissione dei Paesi Bassi e, nel 1584, muore Guglielmo d’Orange, ma la situazione rimane in stallo. Età elisabettiana: Elisabetta Tudor (figlia illegittima di Anna Bolena e Enrico VIII) nasce nel 1533 e sale al trono nel 1558 (fino al 1603) alla morte di Maria Tudor. Si ritrova subito a fare i conti con il problema religioso: organizza la Chiesa anglicana, riaffermando la supremazia del monarca in materia religiosa, mantenendo l’episcopato e imponendo il Libro delle preghiere comuni (Atto di uniformità, 1559). Il compromesso non aveva soddisfatto i puritani, che diventeranno un’opposizione politica in futuro. Francia, Enrico IV e Richelieu: con Enrico IV di Borbone la Francia guadagna potere ed impone ai nobili un governo intimidatorio e di favori ( dal 1604, carica ereditaria in uffici venali). Nel 1601 con il Trattato di Lione ottiene dei territori, quando stava per entrare in conflitto con gli Asburgo viene assassinato da un frate (1610). L’erede Luigi XIII (1610-1643) ha 9 anni, la reggenza passò a Maria de Medici, con una politica filo-spagnola e affiancata da Concino; gli stranieri a corte inaspriscono i nobili. Nel 1616 il governo passa a Concino, assassinato poi per il giovane re, stanco della reggenza materna. Mediatore tra i due è il giovane vescovo Richelieu, che diverrà parte del consiglio della Corona. In politica, due linee di condotta possibili: appoggio alla restaurazione cattolica degli Asburgo di Spagna e d’Austria, che avrebbe aiutato le finanze Francesi; confrontare gli Asburgo e lasciare in secondo piano la politica interna (opzione seguita). In Francia si elimina l’opposizione al re (serviva una politica unita); pace con i protestanti in Francia. La guerra porta pressione fiscale, ma i sudditi restano fedeli al re e indirizzano il loro odio verso gli esattori delle tasse. Spagna, da Filippo III al duca d’Olivares: con Filippo III (1598-1621) si inaugura l’epoca dei privados e dei validos, dove i compiti del monarca vengono delegati ai favoriti, in questo caso Francisco Gomez, Duca di Lerma, che stipula una Pace con l’Inghilterra (1604) e la tregua di 12 anni con le Province Unite. Compie però un errore, espellere i moriscos (arabi), che erano importanti per la manodopera. Con Filippo IV (1621-1665) il favorito è il Conte d’Olivares, che pone fine alla tregua con i Paesi Bassi (1621) e appoggia i cattolici; nel 1626 idea la Uniòn de las armas, ogni provincia doveva armare 140k soldati. La guerra in Olanda andava bene, fino all’aprirsi di un fronte in Italia, al quale seguono il tracollo delle finanze e l’opposizione dell’Unione delle armi. Impero Germanico e l’ascesa della Svezia: Nel 1576 al trono c’è Rodolfo II, che affronta la diffusione di calvinismo e luteranesimo; risiede a Praga. Nel 1609 viene costretto a firmare la Lettera di Maestà, che concedeva libertà religiosa. Viene sostituito dal fratello Mattia il 1611. In Germania la debolezza dell’imperatore porta maggiore presenza di luterani e calvinisti, che nel 1608 si alleano nell’Unione Evangelica, contrapposta alla Lega Cattolica. A fine Cinquecento la Polonia-Lituania era molto estesa. Nel 1592 Sigismondo Vasa (re di Polonia) eredita la Corona di Svezia; viene opposto da Carlo Vasa, che diventa re nel 1604 (Carlo IX). Le mire espansionistiche di Carlo IX aprono la via al figlio Gustavo Adolfo (1611-1632), che sfruttando rame e ferro presenti in Svezia impone la sua supremazia; politica migliore per la presenza dei contadini liberi nella Dieta (Riksdag) e buoni rapporti tra aristocrazia e Monarchia. Prime fasi della Guerra dei Trent’anni (1618-1629): Nel 1617 Ferdinando è re di Boemia e Ungheria, prende subito misure a favore del cattolicesimo, indignando i boemi. Il 23 maggio è la data della defenestrazione di Praga (viene invaso il palazzo reale e vengono buttati dalla finestra due reggenti e il segretario); fù firmato un governo provvisorio in preparazione alla Guerra contro gli Asburgo. Ferdinando succede a Mattia nel 1619; i ceti boemi però conferiscono la corona al calvinista Federico V, elettore del Palatinato. L’Imperatore chiede aiuto alla Spagna e alla Lega cattolica tedesca; riuscendo a spingere i boemi su un’altura attorno a Praga nella Battaglia della Montagna Bianca (1620). Federico del Palatinato è privo dei suoi domini, i calvinisti vengono espulsi e in Boemia si reagisce alla cattolicizzazione con una costituzione (1627) che sanciva una corona ereditaria per gli Asburgo e limitava i ceti. Nel 1621 si riaprono le ostilità tra Spagna e Francia (prima neutrale) che ora sostiene i protestanti. Fallisce la spedizione francese in Valtellina (causa guerra interna con gli ugonotti). Il generale ceco Wallenstein (1538-1634), cattolico e al servizio degli Asburgo da giovane, costituisce un dominio territoriale a Nord della Boemia con le terre confiscate ai protestanti (Ducato di Friedland). dove organizza delle truppe per invadere delle terre; Cristiano IV dovette chiedere la pace (Pace di Lubecca) firmata nel 1629, anno della pubblicazione dell’Editto di Restituzione (Ferdinando II ordinava la restituzione dei beni ecclesiastici). Guerra di Mantova- Pace di Vestfalia: tra 1628-1630 l’Italia settentrionale è centro politico d’Europa. Nel 1627 muore il duca di Mantova e gli Asburgo rivendicano il ducato, mandano un esercito per impadronirsene. I problemi di Richelieu e Olivares e la grave epidemia di peste in Nord Italia portano al trattato di pace di Cherasco, nel 1631, quando anche Gustavo Adolfo entra in guerra volendo difendere la causa protestante, sostenuto dalla Francia. Vince a Breitenfeld (1631) e invade la Baviera. Wallestein aiuta l’Imperatore, affrontando gli svedesi, che vincono, ma Gustavo Adolfo perde la vita in battaglia. Wallestein viene ucciso poi per trattazioni con i nemici. Gli svedesi vengono cacciati con l’aiuto degli spagnoli, ma la Francia interviene contro gli Asburgo, di cui Richelieu vuole evitare il rafforzamento. Gli olandesi vincono contro gli spagnoli alle Dune (21 ottobre 1639). Pace di Vestfalia, 19 maggio 1643: le Province Unite sono riconosciute indipendenti, alla Francia vanno delle terre dell'Impero è ammesso il calvinismo e i principi possono allearsi e fare guerre, ma non contro l'imperatore. Francia e Spagna saranno in guerra fino al 1659. CAPITOLO 13 Rivoluzioni e rivolte: Giacomo I Stuart (1603-1625), re di Scozia, succede a Elisabetta, nubile e priva di eredi. I due Paesi mantengono i parlamenti separati fino al 1707. Il nuovo re deve gestire questioni religiose e finanziarie. Nel 1605 viene scoperta la Congiura delle Polveri (volevano dare fuoco al Parlamento), che ispira la legislazione anticattolica; i puritani non sono soddisfatti, che si trovano a contrastare una dinastia che puntava ad un’alleanza con le corti cattoliche (alleanze matrimoniali con la Spagna). Nel 1625 Carlo I (figlio del re) sposa Enrichetta Maria di Borbone (sorella di Luigi XIII). Nel XVII il puritanesimo si diffonde nella gentry e nei ceti mercantili. I costi della guerra avevano creato una situazione finanziaria difficile, che non si allevia neanche con la pace del 1604; le imposte fondiarie erano insufficienti (molti terreni erano stati venduti con i Tudor); c’è un incremento demografico non accompagnato da uno sviluppo produttivo, con produzione di pannilani dimezzata e cattive annate agricole. I quattro Parlamenti convocati da Giacomo I (1604-1610/ 1614/1621/1624) non soddisfano le richieste finanziarie ed il problema diventa di tipo politico. Carlo I, scontro tra Corona e Parlamento: il malcontento in Parlamento accresce con il favoritismo del duca di Buckingham e la politica remissiva verso la Spagna. A Carlo I Stuart viene negato il vitalizio dei dazi doganali; per guadagnare sostegno dichiara guerra alla Spagna e in sostegno degli ugonotti a La Rochelle (entrambe le operazioni falliscono). Nel Parlamento del 1628 il re firma la Petizione di diritto (divisa in 4 punti: erano illegali le tasse imposte senza consenso del Parlamento; gli arresti arbitrari; la legge marziale e l’acquirimento di soldati), ma lo stesso anno il duca di Buckingham viene ucciso e il re lo scioglie. Fino al 1640 il Parlamento non si riunisce; in questi anni avvengono riforme atte a diminuire gli sprechi e migliorare l’economia (ship money); importante fu la pace con Spagna e Francia per contenere le spese. William Laud, arcivescovo di Canterbury, di dottrina arminiana, riorganizza la Chiesa d’Inghilterra. Si tenta di creare un regime assolutistico come in Francia o Spagna, ma l’Inghilterra non aveva un suo esercito, e l’apparato burocratico e finanziario erano fragili, c’era bisogno del consenso di aristocrazia e gentry. Laud prova ad imporre l’anglicanesimo alla Chiesa di Scozia, suscitando una rivolta che vede la convocazione nel 1640 di un nuovo Parlamento, assemblea chiamata “Breve Parlamento” per la sua durata di poche settimane. Carlo I organizza un esercito e perde contro gli scozzesi. Riapre un’assemblea nello stesso anno, il Lungo Parlamento, in carica fino al 1653: i Comuni intimidivano la Camera dei lord, fecero imprigionare e uccidere Laud e Strafford per tradimento, cade la libertà di stampa e diventa impossibile una riconciliazione politica. ù Nel 1641 una nuova insurrezione in Irlanda e il Parlamento vuole il controllo delle forze armate. Lo Stuart prova ad arrestare i capi dell’opposizione, ma riuscirono a mettersi in salvo. Guerra civile, Cromwell e la vittoria del Parlamento: la guerra civile inizia nel 1642; in un primo momento a favore del re, poi, per motivi finanziari e l’alleanza con gli scozzesi, primeggia il Parlamento. Primo successo nel 1644, la cavalleria del calvinista Oliver Cromwell (1599-1658), che crea il New Model Army, basato sul merito e sul battersi per una giusta causa. Carlo I si arrende dopo le vittorie di Cromwell a Nesby e Langport e va in Scozia; viene portato al parlamento di Londra, senza smettere le sue trattative. Molti erano favorevoli a riappacificarsi con il re, ma l’Inghilterra non era più unanime. Rivolte in Italia Meridionale e insulare: I decenni centrali del Seicento sono segnati da rivolte. A Palermo il fermento popolare nasce dal fiscalismo spagnolo unito ad una carestia, nel maggio del 1647 avvengono vari saccheggi; nello stesso anno a Napoli, un’imposta sulla frutta dà vita alla rivolta del 7 luglio 1647. Il movimento è diretto da Masaniello (mosso da borghesi con interessi diretti alla modifica degli ordinamenti) che viene ucciso dopo 10 giorni dall’inizio della sommossa. L’ottobre di quello stesso anno i ribelli dichiarano al Repubblica e chiedono aiuto alla Francia; Mazzarino appoggia il Duca di Guisa ad impadronirsi del territorio. La Real Repubblica capitola nel 1648, seguendo il fallimento della rivolta antispagnola, che peggiora la situazione economica con la pestilenza del 1666. I cambiamenti si vedono: i viceré contengono gli abusi del baronaggio e promuovono il ceto civile. In Sardegna i contrasti culminano con l’assassinio del viceré di Camarana (1668). In Sicilia invece Messina, rivale di Palermo per il primato siciliano, chiede soccorso a Luigi XIV, che manda una flotta ad impossessarsi della città; il resto dell’isola rimane fedele alla Spagna. Principati indigeni, il Ducato di Sabaudia e il Granducato di Toscana: Carlo Emanuele I (1580-1630) aveva mire espansionistiche che riuscirono a rafforzare lo Stato. Con il trattato di Lione (1601) cede alla Francia delle terre; gli interessi dello Stato Sabaudo erano Monferrato, per il quale perde una guerra nel 1614-1615, mentre vince la seconda nel 1628- 1630: lo Stato è alleato della spagna contro i francesi. Con il Trattato di Cherasco del 1631 del duca Vittorio Amedeo I viene sancita l’acquisizione di alcune terre di Monferrato. Dopo un periodo di crisi, la ripresa avverrà con Carlo Emanuele II (1663-1664). Nel Granducato di Toscana si arrestano i progressi avvenuti con Cosimo I. Repubbliche oligarchiche e Stato Pontificio: La Repubblica di Venezia entra in contrasto con lo Stato dell Chiesa; nel 1666 Papa Paolo V scomunica i governanti e vieta le funzioni ecclesiastiche, ma il popolo si ribella e ne esce vincitore con un compromesso. Con la Guerra di Gradisca (1615-1617) gli Asburgo d'Austria non danno più protezione ai pirati slavi dell'Atlantico; tra 1645.1669 la Guerra di Candia costringe i veneziani a lasciare l’isola di Creta. Venezia perde peso demografico ed economico; rimane un porto, famoso per l’artigianato. Lo Stato Pontificio controlla più saldamente le province: dopo Ferrara, nel 1631 viene annesso il Ducato di Urbino. A Nord dell’Appennino domina la Mezzadria, mentre nel Lazio erano estesi i latifondi, con i quali contrastava lo splendore architettonico e artistico di Roma. Nella seconda metà del Seicento inizia il declino del prestigio internazionale della Chiesa, rendendone evidenti i difetti governativi. CAPITOLO 16 Luigi XIV: Il suo lungo regno inizia nel 1643 all’età di cinque anni; assume il potere nel 1661 alla morte di Mazzarino e regnerà fino al 1715. Il primato politico della Francia fu una possibilità durante il suo regno, che rimase conosciuto anche come modello culturale. La reggia di Versailles diventa modello delle dinastie regnanti. L’educazione del Re Sole non era curata; consisteva negli insegnamenti politici di Mazzarino e letture dei teorici del diritto divino. Luigi XIV voleva governare senza l’aiuto di nessuno. Si servì di ministri dalle modeste origini. Le finanze furono affidate al Ministro degli affari interni, Jean-Baptiste Colbert, a partire dal 1661. Il Consiglio assume un ruolo importante ed è articolato in diverse parti (quello delle province, delle finanze, giuridico..etc). Durante il regno di Luigi XIV gli intendenti rafforzano il proprio potere: sono la cinghia di trasmissione della volontà reale e i portavoce degli interessi locali; la loro posizione è revocabile dal re. Gli officiers (detentori di uffici venali) erano numerosi e si differenziavano dai funzionari poiché potevano registrare gli editti regi, ricoprivano un ruolo importante, con una certa autonomia dalla monarchia, era necessario per il monarca assicurarsi la loro fedeltà. Il limite dell’assolutismo era l’amministrazione della giustizia nelle campagne, affidata a giudici nominati dai signori feudali, mentre i giudici regi erano proprietari della loro funzione. Le norme erano applicate diversamente a seconda del luogo. Gli Stati provinciali conservavano i loro poteri (contrattare con la Corona, riscuotere le tasse). La corte e il Paese: dagli anni Ottanta la corte si trasferisce a Versailles, che ospitava quasi diecimila persone. La vita lì era regolata da una rigida etichetta e ruotava attorno al Re, la cui vicinanza era ambita. La corte di Versailles fu centro e ispirazione della letteratura del tempo. Il soggiorno a Versailles era visto dai nobili come una prigionia dorata: sempre sotto gli occhi del re, la loro indipendenza era ridotta, ma l’anarchia militare fu abolita durante il regno di Luigi XIV. Il costo della vita sfarzosa gravava sulle spalle di 20 mln di francesi: le tecniche agricole erano variate nel medioevo, ma la produttività era scarsa, con i contadini che oltre a lavorare la propria terra si dedicavano alla mezzadria. I prelievi erano molti e i contadini, che già vivevano di stenti, erano soggetti alle carestie (1661-1662; 1693-1694; 1709-1710). Direzione dell’economia: Colbert vuole rimediare al dissesto dei conti pubblici e rilanciare l’economia francese. Il risanamento finanziario riesce: indaga sugli illeciti arricchimenti nati dallo sfruttamento delle guerre e tramite le multe riesce a ripagare il debito pubblico. Per Colbert un risanamento finanziario forniva i mezzi per un intervento statale in economia: l’agricoltura doveva produrre a basso costo così che la manodopera avrebbe fatto lo stesso. Lo sforzo era concentrato nelle manifatture per il commercio con l’estero. Colbert quindi: 1) controlla la qualità dei prodotti, introduce regolamenti, ispezioni, marchi; 2) controlla la manodopera con una rigorosa disciplina; 3) concede sovvenzioni e privilegi ai nuovi imprenditori e a chi investe nell’industria; 4) procede con il protezionismo doganale, impostando dazi altissimi su prodotti stranieri; 5) istituisce compagnie privilegiate per il commercio; 6) sviluppa la marina mercantile; Gli effetti di queste azioni saranno a lungo termine, visibili maggiormente durante il regno di Luigi XV. La direzione delle coscienze: L’ubbidienza del popolo era fondamentale, Luigi XIV si trovava ad affrontare tre problemi: 1) diffusione di ambienti ecclesiastici e laici giansenisti, 2) contrasti con Roma; 3) la questione ugonotta. I giansenisti seguivano Sant’Agostino e credevano nella grazia come unica salvezza; la loro roccaforte era il monastero di Port-Royal, dove trovò rifugio il filosofo Blaise Pascal (1623- 1662). Questo movimento viene condannato solo nel 1711 con la Bolla Unigenitus; si schiera con la monarchia contro la Santa Sede a proposito delle regale (diritto regio) che permetteva di percepire le rendite dei seggi vescovili vacanti e di conferire benefici ecclesiastici fino all’arrivo di un successore. Questo diritto viene esteso nel 1673, e nel 1682 si afferma la superiorità del concilio sul Pontefice. In Francia i protestanti erano molti, ma nel 1685 viene emanato l’editto di Fontainebleau che obbligava i sudditi a praticare la religione cattolica. Gloria militare di Luigi XIV: Ingenti somme sono spese per un’alleanza con principi tedeschi, degli Stati baltici e con Carlo II Stuart. Con Luigi XIV viene riorganizzato l’esercito: la coscrizione era parzialmente obbligatoria (sorteggio) per i celibi dal 1688. I soldati del Re Sole erano ben armati, avevano la divisa e potevano affidarsi ad un buon sistema logistico; furono migliorate le fortificazioni con Vauban. La politica estera si occupò maggiormente delle Fiandre e dell’Olanda, che aveva alzato i prezzi dopo i dazi imposti dalla Francia. La prima guerra per mettersi alla prova fu quella di Devoluzione, contro la Spagna, che con la pace di Aquisgrana (1668) cede territori delle Fiandre alla Francia. Le ostilità contro l’Olanda riprendono nel 1672: Francia, Svezia ed Inghilterra dichiarano guerra alle Province unite, che per opporsi aprono le dighe e rendono l’Olanda inaccessibile. Dopo la pace di Nimega (1678), la politica di espansione Francese riprende verso l’Impero. Nel luglio 1686 venne stipulata la Lega di Augusta (Spagna, Impero, Svezia e Olanda), alla quale nel 1689 aderisce anche l’Inghilterra. Famose le battaglie di Boyne (1690) e La Hougue (1692). Nel 1696 Luigi XIV stipula una pace con il Duca di Savoia (cede il Pinerolo), poi la pace generale a Ryswick un anno dopo ristabilisce la situazione iniziale. Tramonto del Re Sole: Il peso della guerra divenne intollerabile con l’istituzione di nuove imposte; nel 1695 la capitazione (tassa sull’individuo), nel 1710 il decimo (prelievo in percentuale sul reddito). Al malessere generale contribuirono la morte della regina Maria Teresa (1683) e il matrimonio morganatico (non si davano diritti di successione alla moglie) del Re con Madame Francois d'Aubagne de Maintenon nel 1684. Gli ultimi anni di Luigi XIV furono segnati da gravi lutti familiari: prima quello del Gran Delfino (1711) e poi quello del nipote. Il 1° settembre 1715 muore anche lui, Luigi XIV, al quale succede Luigi d’Angiò. CAPITOLO 17 Nel Mediterranio ripresero i traffici, ma quelli principali erano nell’Oceano Atlantico e Indiano. Un’altra crescita importante fu quella della colonizzazione in America, divisa al Sud tra Spagna e Portogallo. La concentrazione di proprietà terriera in poche mani in seguito alla diminuzione della popolazione indigena, favorì la formazione di grandi latifondi, dove la manodopera era riservata agli indios, non più schiavi ma vincolati da datori di lavoro. Buenos Aires (Argentina) diventa in questi anni importantissima per il commercio con la Spagna, mentre i portoghesi si avventurarono nelle terre interne del Brasile (bandeiras) in cerca di altre comunità indios da schiavizzare. Caratteri originali della Rivoluzione industriale: Si definisce “Rivoluzione industriale” l’insieme di trasformazioni della produzione (diffusione di macchine azionate ad energia inanimata, concentrazione del lavoro in fabbrica, rapido aumento della produzione, allargamento del mercato e dei consumi) che avvenne in Inghilterra tra 1780-1830. Wrigley ne osserva il triplicare della popolazione e l’abbassamento dei lavoratori agricoli; furono i progressi dell’agricoltura dal XVII al XVIII il motore di sviluppo di questo cambiamento. Gli elementi che rappresentavano questa svolta sono: il carbon fossile, utilizzato per riscaldare la casa, come combustibile per la produzione di ferro, era l’essenza della Rivoluzione stessa; la macchina a vapore, che rende possibile la trasformazione da energia termica a energia meccanica; fertilizzanti, pesticidi e macchine nell’agricoltura. La manifattura era prima a domicilio, aumentare la produzione voleva dire, per un mercante, assumere il rischio di subire furti. In questo periodo si temeva lo squilibrio tra numero della popolazione e risorse alimentari. Dall’età del cotone all’età del ferro: La produzione della lana rappresentava nel primi del Settecento la produzione più importante, il cotone subentra negli anni seguenti. Il cotone costava poco,era più facile da lavorare e i tessuti erano leggeri ed economici; creò il sistema di fabbrica che va ad estendersi alle altre lavorazioni. Le innovazioni accrescono la produttività: viene introdotta la spoletta volante (John Kay 1733) per aumentare la filatura; nel 1769 si diffonde il filatoio meccanico, azionato a forza idraulica/vapore. Un solo operaio poteva produrre come 200 filatori e la qualità era migliore. L’esigenza tessile determina i passi avanti negli altri campi; il carbon fossile, largamente usato come combustibile, era utilizzato nelle industrie della lavorazione della birra alla vetreria. Non si prestava alla fusione di metalli perché li indeboliva. La legna era scarsa e costosa in Inghilterra (veniva importata da Svezia e Russia). L’utilizzo del coke (carbone fossile raffinato) era un successo, ma difficile da ottenere per le elevate temperature di produzione; Henry Cort introduce un processo meccanico che ne elimina le scorie e lo rende più facile da lavorare. L’Inghilterra diventa primo esportatore di ferro, data la larga produzione. Nei secoli precedenti si era tentato l’utilizzo della forza vapore, messo a punto da James Watt con la macchina a vapore nel 1769. Ripercussioni sociali dell’industrializzazione: I mutamenti industriali non furono eccessivamente veloci; sviluppati di più erano le regioni centro-settentrionali, con maggior numero di fiumi e di cadute d’acqua, facilmente collegate con i porti e manodopera maggiore. I risultati della Rivoluzione industriale diedero più impulso all’urbanesimo, dove le città erano agglomerati informi, con pochi servizi. La manodopera era estesa anche a donne e bambini che ricevevano salari più bassi ed erano più docili e remissivi; solo nel 1820 vengono introdotte leggi a tutela di queste categorie. I ritmi di fabbrica erano difficili: 13 o 14 ore al giorno per sei giorni settimanali, senza pause o distrazioni, erano previste multe e licenziamenti per le infrazioni. Viene diffuso il metodismo (nuova setta evangelica) nei distretti minerari; il nascente proletariato inglese reagisce allo sfruttamento lavorativo. La nascita di sindacati era difficile per le leggi proibitive di quegli anni, ma la formazione di movimenti anche distruttivi come il luddismo (da Ned Ludd) continuò, fermandosi solo davanti all'inasprirsi delle repressioni. Nonostante le paghe degli operai fossero più elevate di quelle degli agricoltori, le loro condizioni di sfruttamento erano estreme. CAPITOLO 19 La civiltà dei Lumi: La definizione è data da Kant, “l’Illuminismo è un’’uscita dell’uomo dallo stato di minorità e incapacità di servirsi dell’intelletto”; si apre un’epoca di rifiuto verso il principio di autorità. L’unica verità è la philosphe, intesa come osservazione dei fatti; criterio che dal XVII veniva applicato solo alla religione, alla demolizione di leggende e superstizioni. In Olanda e Inghilterra si sviluppò la critica della religione tradizionale, dei miracoli e dei dogmi. Nasce la corrente del deismo, che negava l’esistenza di un Dio creatore, ma sostenevano che a tali conclusioni si poteva arrivare con la sola ragione. Il venir meno delle certezze antiche e le nuove teorie scientifiche e filosofiche furono alla base di una crisi della coscienza europea. Si forma quello che è chiamato dagli storici moderni Illuminismo radicale, con un razionalismo seicentesco e temi della cultura libertina. L’uomo e la natura: Per Jean-Baptiste Albert tutte le nostre idee provengono da sensazioni, ricollegandosi alla teoria della coscienza di John Locke. Possiamo riflettere mettendo a confronto le varie sensazioni e ricavare idee semplici e complesse. Il sensismo, altra filosofia, fu elaborata compiutamente da Condillac a partire dall'empirismo di Locke; per questa strada alcuni filosofi si spinsero per un materialismo integrale, alla riduzione di tutto ciò che esiste. David Hume sviluppa l'empirismo di Locke diversamente: nega il concetto di conoscenza, quindi l’uomo non conosce le cose reali, ma le nostre sensazioni a riguardo. Con empirismo e sensismo si collega l’utilitarismo: il bene non può essere oggettivo o astratto ma coincide con cose che colpiscono gradevolmente i sensi; il perseguimento del piacere distruggerebbe il vivere sociale e va quindi costituita una morale. A svilupparsi in questo secolo furono soprattutto le scienze: la fisica grazie ad Isaac Newton, le cui teorie diventano simbolo e paradigma dell’Illuminismo. La pubblica felicità: Politicamente non si può parlare di Illuminismo unitario, ma in comune gli Illuministi vedono la fine della ragion di Stato e del diritto divino del re; il potere deve essere esercitato per il bene comune dei sudditi. Ci sono tre orientamenti: Montesquieu, vuole scoprire i meccanismi che regolano i tre ordinamenti fondamentali, quindi despotismo (che va esercitato su grandi popolazioni); monarchia (su popolazioni intermedie) e democrazia (piccole popolazioni), si Ispira al modello Inglese come modello migliore; Voltaire, ammiratore della Cina , di Luigi XIV e Carlo XII di Svezia, si accosta all’assolutismo illuminato; Rousseau, vedeva il passaggio dell’uomo dallo Stato di Natura a quello Sociale come una degenerazione e l’unica via era quella di rifondare una società dove la sovranità era del popolo. L’economia: nasce in questi anni questa nuova scienza, prima ricondotta generalmente al mercantilismo; nel Settecento prende forma una concezione di economia, con un sistema di rapporti regolato da leggi naturali. I presupposti di questa filosofia fisiocratica sono che 1) l’agricoltura è l’unica produttrice di ricchezza e 2) il surplus derivato dall’agricoltura è ciò che i fittavoli devono ai proprietari del suolo. Secondo questa teoria i governi non potevano imporre tasse esagerate sui prodotti agricoli. Adam Smith pesa inoltre che un fattore importante sia la divisione di un lavoro; se un operaio imparava a fare un solo lavoro ma bene, l'avrebbe fatto più velocemente. Circolazione delle idee e socialità: l’opinione delle persone illuminate si forma tramite la lettura dei libri e giornali, la conversazione, scambi epistolari. Le università mantengono la loro divisione tripartita in giurisprudenza, medicina e teologia; l’alfabetizzazione fa progressi notevoli; si moltiplicano accanto alle gazzette i giornali letterari; si creano nuovi centri di aggregazione sociale, come i salotti e le accademie. CAPITOLO 20 La Francia dalla Reggenza al ministero di Fleury: Per due secoli Francia e Inghilterra sono paesi rivali; l’Inghilterra cercava i propri alleati nel continente mentre la Francia non seppe contrapporre in maniera efficace. Alla morte di Luigi XIV la reggenza passa al nipote Filippo d’Orleans, che reintegrò subito l’aristocrazia di toga e di spada all’interno degli affari politici. Un’inclusione che non durò molto, già nel 1718 ritornarono i segretari di Stato. Il primo e più grande problema affrontato da Filippo fu quello economico: affidandosi allo scozzere John Law e il suo sistema (l’aumento della massa dei mezzi di pagamento avrebbe stimolato la circolazione del denaro), che crollò nel 1720, quando l’economista fu costretto a fuggire dal Paese. La reggenza termina nel 1723, Filippo diventa Primo Ministro e Luigi XV ha raggiunto la giusta età per governare; al suo fianco c'è Fleury (1652-1743), che assicura alla Francia un lungo periodo di Pace ed un’economia in espansione, con un governo fermo e prudente. imposte, ma furono compensati con la preferenza accordata del conferimento delle cariche militari e civili. Le riforme economiche diedero i loro frutti in quindici anni, Maria Teresa voleva accentrare il potere amministrativo e finanziario, ma finalizzava l’organizzazione dello Stato al benessere dei sudditi. Kaunitz è nominato cancelliere di corte e di Stato nel 1753, impone l’istituzione del Consiglio di Stato nel 1760 a coordinare i dicasteri. Nel 1765 muore il marito di Maria Teresa e imperatore del Sacro Romano Impero, Francesco I; sale come cooreggente il figlio Giuseppe II, accanto alla madre e Kaunitz. Alla morte della madre nel 1780, il governo di Giuseppe II diventa più dispotico ed intransigente; nel suo orientamento politico confluivano le istanze di riforme interne alla Chiesa cattolica ma anche la volontà di affermare lo Stato sul clero nazionale (giuseppinismo). Nel 1781 con la patente di tolleranza rende le professioni protestanti legittime ed elimina la discriminazione verso gli ebrei; intanto lo Stato incamera i beni degli ordini regolari ed introduce una formazione al culto del buon parroco, guida della comunità. Vengono introdotti interventi per una devozione regolata (proibiti alcuni riti e diminuite delle feste). Nel 1774 una legge introduce l’obbligo scolastico e l’apertura di una scuola in ogni parrocchia. Si dedicò attenzione anche agli studi superiori, ma soprattutto all’economia: si tentò un unificazione del mercato interno abolendo i dazi; si diede sostegno alle manifatture ed impulso all’agricoltura, con i rapporti tra feudatari e lavoratori che migliorarono. Giuseppe II provò a favorire una più equa distribuzione delle imposte e ad eliminare la servitù personale, ma morì prima di riuscirci. Nel 1787 viene promulgato il Codice penale che rendeva tutti uguali davanti alla legge, senza differenza di nascita. Molte di queste riforme suscitarono malcontento tra i nobili e soprattutto in Belgio ed Ungheria, dove ci furono violente riforme e insurrezioni. Alla morte di Giuseppe II (1790) gli succedette Leopoldo II, il cui governo durò 2 anni prima di passare a Francesco II, con il quale si chiude l’epoca dell’assolutismo illuminato. La Russia di Caterina II: Principessa tedesca e moglie di Pietro III contro il quale esegue un colpo di Stato. Il suo regno (1762-1796) era al pari di quello di Federico II di Prussia; la zarina era amica dei philosophes e voleva l’influenza della cultura europea: i nobili non avevano l’obbligo di servizio dello Stato e fino al 1790 c’era molta libertà di espressione. Le prime riforme sono attuate verso la Chiesa ortodossa e i suoi beni: nel 1764 le proprietà ecclesiastiche vengono confiscate e i contadini passano al demanio regio. Nel 1767 viene convocata una commissione legislativa che aveva il compito di elaborare delle nuove leggi: l’Istruzione fu redatta da Caterina stessa e indicava gli obiettivi della legislazione quali pubblica felicità, tolleranza, libertà etc.. Ma alla fine del 1768 Caterina sciolse la commissione a causa delle dispute e della guerra con L’ Impero Ottomano. Con la guerra le condizioni fiscali e i peggioramenti dei raccolti tra 1771-1772 portano a una rivolta. Guidati da Pugacev (cosacco che si spacciava per Pietro III) fu domata solamente nel 1774, e il rivoltoso fu giustiziato nel 1775. Il timore dell’anarchia fece abbandonare ogni intervento e rese le condizioni dei contadini più dure. Vengono comunque riformate le amministrazioni locali e l’istruzione pubblica. In politica estera, Caterina II ottenne successi: nel 1768 inizia la guerra contro l’Impero Ottomano che si concluse con il trattato del 1774 dove la Russia ottenne accesso al Mar Nero. La spartizione della Polonia aveva fruttato l'annessione della Bielorussia, poi la Crimea nel 1783 con la guerra turco-russa. Spartizioni della Polonia e riforme in Scandinavia: La grande guerra del Nord (1700- 1721) aveva indebolito la Polonia; alla morte di Augusto III la Russia appoggia l’elezione di Stanislao, educato in Francia ed Illuminista. Stanislao cerca di attuare delle riforme, quali anche l’eliminazione del liberum veto nobiliare. Ma nel 1772 le grandi potenze dividono la Polonia spartendosi i territori: seppur indebolito, Stanislao non abbandona la sua politica; approva nel 1791 una Costituzione che rendeva la monarchia elettiva e sopprimeva il liberum veto. Nel 1793 Caterina II invade il paese provocando la seconda sparizione. Con la spartizione del 1795 non rimase nulla dei territori polacchi. Intanto la Svezia viveva un periodo di libertà (1720-1772) con a capo il principe Federico I d’Assia-Kassel, che aveva poteri limitati grazie ad una Costituzione. Nel 1772 il re Gustavo III (1771-1792) riesce, con un colpo di Stato, ad annullare la Costituzione e privare i nobili di molti dei loro diritti. La Danimarca era uno Stato assolutista; ne dipendevano Groenlandia e Norvegia. Crisi del papato e Regni iberici: Le politiche riformatrici nei vari stati portavano ad uno scontro con la Chiesa di Roma, alla quale gli ecclesiastici erano obbedienti. Le immunità ecclesiastiche (quella personale del clero, le esentare dalla tassazione) erano sotto l’attacco dei governi cattolici. Intanto all’interno della Chiesa c’erano correnti rinnovatrici, che contestavano l’autorità assoluta del pontefice sui vescovi e lo riconoscevano come un primato onorifico. Con Clemente XII e Benedetto XIV si arriva a dei compromessi di un cristianesimo ragionevole, con un disciplinare della tassazione del clero; ma con Clemente XIII i rapporti tra Roma e le potenze cattoliche peggiorano; la battaglia contro i gesuiti riunì illuministi, giansenisti e sovrani riformatori. Tra 1759-1768 furono espulsi da diversi paesi. Seguirono misure che ridimensionano la potenza economica della Chiesa, come soppressioni di conventi, limitazioni.. Spagna e Portogallo erano in prima fila a limitare il potere della Chiesa: di questi, il secondo era arretrato in campo culturale e vide miglioramenti con il regno di Giuseppe I e il marchese di Pombal. La Spagna c’era stata una svolta con Filippo V e la dinastia dei Borbone. CAPITOLO 22 Mutamenti politici e riforme in Piemonte: Le guerre di Successione avevano cambiato il panorama politico italiano. Dal 1706-1707 i domini spagnoli passarono agli Asburgo di Vienna, che diedero con la Pace di Rastatt la Sicilia ai Savoia e imposero lo scambio con la Sardegna. La guerra di Successione polacca porta all’occupazione di Milano da parte di Carlo Emanuele III. Sia la monarchia spagnola che la Chiesa erano indebolite e l’anticurialismo divenne terreno d’incontro tra la monarchia austriaca e il Mezzogiorno, più avanzato culturalmente. I decenni tra Sei e Settecento segnarono una ripresa degli scambi culturali; all’interno di questo clima ebbe conseguenze l’equilibrio tra gli Stati. Il Piemonte sabaudo si espande con Amedeo II re di Sardegna; anche lui riforma i censimenti e rende più equa la distribuzione dell’imposta, limitando i poteri degli ecclesiastici (anche in campo giurisdizionale). L’accentramento del potere riduce le autonomie locali e si scontra con gli organi centrali del governo. Con Carlo Emanuele III si rafforza l’assolutismo. I regni di Napoli e Sicilia sotto i Borbone: Con un re proprio, Carlo di Borbone (1734), si favorisce un’innovazione: si limita il potere baronale, si riformano gli studi dell’Università di Napoli; i progetti si trascinarono a lungo senza miglioramenti. Napoli resta un centro culturale attivo, soprattutto riguardo alla scienza, l’economia e la statistica. La classe intellettuale rivolge la sua attenzione alle necessità delle province, dove le condizioni sono tragiche e primitive. Bisognava liberarsi della feudalità. Carlo di Borbone diventa re di Spagna e Tanucci diventa una figura autorevole, difensore dei diritti dello Stato ma alieno alle economiche riforme radicali. Ferdinando IV, successore di Carlo, sposa la figlia di Maria Teresa, Carolina; licenza Tanucci nel 1776 e dà un'impronta austriaca al governo. In Sicilia le riforme ci sono con DOmenico Caracciolo, che non apporta fondamentali cambiamenti. Illuminismo e riforme nella Lombardia austriaca: gli Asburgo possedevano delle terre in Italia (parte del ducato di Milano, di Mantova e di Modena, con un matrimonio combinato) e riformarono anche questi Stati. Il risanamento finanziario si ottiene tramite la Ferma generale, ovvero la concentrazione degli appalti dei dazi. Il risultato più importante è quello del nuovo catasto a opera della Giunta regia di Pompeo Neri. La diffusione dei Lumi avviene in Italia con l’Accademia dei Pugni, un gruppo di giovani nobili che si raccoglie intorno a Pietro Verri a partire dal 1762. L’impulso del cambiamento viene soprattutto da Vienna. La ristrutturazione delle magistrature culmina in Italia nel 1771, quando vengono separati affari giudiziari e amministrativi tra Senato e Magistrato camerale. Il Senato viene soppresso con Giuseppe II, che istituisce un sistema moderno articolato in tre istanze. Toscana della Reggenza e Pietro Leopoldo: Francesco Stefano, marito di Maria Teresa e imperatore, era anche il granduca di Toscana. A Firenze si faceva rappresentare da un Consiglio di Reggenza e si assicurava le entrate del proprio dominio, che portava interventi sul settore finanziario. Pompeo Neri viene chiamato nel Consiglio nel 1758 e da un indirizzo liberista per contrastare gli scarsi raccolti; questo andamento si afferma pienamente con Pietro Leopoldo, terzogenito di Maria Teresa, riesce a far adottare alla Toscana un andamento fisiocratico. Altre sue iniziative sono le bonifiche in Valdichiana e Maremma e la concessione di terre a livello (divisione e pagamento di un canone annuo). La coltura del cotone diede molto impulso all’economia americana; gli scambi con la Gran Bretagna si mantenevano quindi liberi per l’interesse dei commercianti americani. Il primo presidente fu Washington, eletto nel 1789; dovette istituire dazi e imposte su tutta la popolazione, ma la sua popolarità rendeva meno dure questi provvedimenti. L’accentramento di potere e promozione di interessi industriali e finanziari del Nord da vita ad un’opposizione dal 1791, il partito repubblicano, contrapposto al federalista. Il più autorevole rappresentante dei repubblicani fu Thomas Jefferson; eletto presidente nel 1800 ridusse le spese burocratiche. I buoni rapporti con la Francia di Napoleone nel 1800 portano all’acquisto della Louisiana. CAPITOLO 24 La Rivoluzione francese, dall’Antico Regime alla monarchia costituzionale: Durante il regno di Luigi XVI inizia un periodo di difficoltà che interrompe la crescita. I punti deboli nello sviluppo erano la scarsità di carbone, la poca meccanizzazione dell’industria tessile, agricoltura arretrata. Alle porte della Rivoluzione, i contadini possedevano il 30-40% delle terre, ma solo una piccola minoranza riusciva a vivere del ricavato dei propri campi, tutti gli altri dovevano coltivare come mezzadri la terra d’altri. Nel XVIII come in altri paesi, anche in Francia si registra l’aumento dei prezzi agricoli; il livello di vita delle classi popolari peggiora, mentre le classe agiate vivono nella prosperità. Vengono poi ripristinati dei diritti feudali, aumentate le imposte e diminuito l’uso collettivo del suolo; nascono sommosse ai provvedimenti di Turgot. Con la crescente alfabetizzazione, la scristianizzazione dovuta al crollo delle vocazioni e le idee illuministe inizia a perdersi il rispetto per le gerarchie. Tra gli strati superiori non esisteva una vera distinzione: borghesia e nobiltà erano simili, essendo la prima una categoria troppo eterogenea, che accoglie idee illuministe dalla frustrazione di non poter essere nobile. Crisi finanziaria e politica della monarchia: tra 1754 e 1789 si succedono 19 controllori delle finanze; l’instabilità e dovuta dalle fallite soluzioni ai problemi, quali l’insufficienza delle entrate, le spese eccessive e il gravare di tutto questo sui contadini. Si adottano due strategie: 1) spostare il peso delle imposte sulla proprietà terriera e puntare su un incremento delle entrate naturale, 2) ridurre spese e sprechi, via di Necker posto al timone il 1776, abolì molti uffici e ridusse le spese a corte, evitò di inasprire le tasse con la Guerra di Indipendenza degli USA. Venne licenziato nel 1781 dopo la pubblicazione del bilancio della monarchia. A seguire, il controllore da Colonne immette una nuova imposta fondiaria, libera il commercio ed elimina le dogane interne; per aggirare le opposizioni si convoca un'assemblea di notabili, sperando di ottenere il consenso. La reazione è diversa da quella sperata e Calonne viene sostituito da Loménie de Brienne, le cui proposte furono rifiutate dal Parlamento dopo lo sciogliersi dell’assemblea di notabili. Il 1° maggio 1788 si riuniscono gli Stati Generali; il Parlamento ribadisce le prese di posizione del 1614 e provoca una spaccatura, alimentata dalle testate giornalistiche. Di rilievo le rivendicazioni dell’abate Sieyès, “Che cos'è il Terzo Stato”. Rivoluzione in marcia, 1789: Il 24 gennaio c’è un raddoppio della rappresentanza del Terzo Stato, per pervenire al trono le richieste i francesi dovevano redigere un elenco. Queste azioni ebbero un effetto di grande mobilitazione tra marzo e aprile, che coincideva con una carestia, in una situazione economica difficile; diminuì la manodopera, spingendo per le strade un gran numero di mendicanti. In questo clima si riuniscono a Versailles gli Stati Generali, 1665 persone (metà era il TS, l’altra metà tra nobili ,tra cui il liberale La Fayette, e clero). Su proposta di Sieyès, il 17 giugno il TS prende il nome di Assemblea nazionale e tre giorni dopo giurano di “non separarsi finché ci sarà bisogno” nel salone della pallacorda. Il 9 luglio l’Assemblea nazionale si intitolò costituente; aveva il proposito di preparare un colpo di forza con reggimenti di mercenari. Il popolo minuto si mosse però per conto proprio, attaccando i caselli di dazio. Il 14 luglio una folla si presentò alla Bastiglia, usata come prigione dei rei di Stato; il governatore Lunay di fronte alla minaccia ordinò di aprire il fuoco, ma finì con la resa. In tutta la Francia, dopo la ritirata dei reggimenti, si costituirono nuovi organismi municipali fedeli all’Assemblea nazionale. A questi disordini se ne aggiunsero altri nelle campagne, chiamati Grande paura. I contadini, radunati e armati, si dirigevano contro i castelli; l’agitazione assumeva un significato antifeudale; questo regime (feudale) venne abolito il 4 agosto con gli annessi privilegi, diritti e la servitù personale. Il 26 agosto viene approvata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che vede tutti uguali alla legge (Olympe de Gouges fa la stessa cosa ma per le donne). I decreti avevano comunque bisogno della sanzione del re, che non era disposto a cederla; l’atteggiamento di Luigi XVI convince i patrioti che era necessaria un’altra prova di forza; tra 5-6 ottobre una folla prevalente di donne marcia a Versailles chiedendo pane; Luigi decise allora di dare la propria approvazione e di spostarsi a Parigi con l’Assemblea. Ricostruzione dell’unità nazionale: a far fallire la nuova monarchia è lo stesso re, dal carattere debole e ambiguo di fronte all’Assemblea, nella quale prevalse l'influenza di nobili liberali (La Fayette) che allontanava la possibilità di un compromesso all’inglese. Alla sinistra dello schieramento c’erano i radicali (come Robespierre). Le questioni politiche erano diventate proprie anche del popolo, che le dibatteva nel club (dei giacobini e dei cordiglieri) che divennero popolari con la proclamazione della Repubblica (1792). Nel 1790 la capitale viene divisa in 48 sezioni, dando forma ai club popolari e alla figura del sanculotto (vestito dell’aristocrazia); i popolani parigini erano ferocemente attaccati all’eguaglianza. Il territorio nazionale viene invece diviso in 83 dipartimenti, dove vi erano consigli elettivi e autorità esecutive ristrette. Dal rinnovamento delle municipalità si ha la festa della federazione (14 luglio 1790). Dopo la soppressione degli aspetti inumani dell’Antico Regime il popolo era chiamato, in ogni cantone, ad eleggere giudici di pace e un tribunale civile, mettendo fine alla venalità delle cariche. Vengono poi confiscati i beni della Chiesa (2 novembre 1789) con l'emissione di assegnati, che divennero presto una moneta; l’inflazione che ne derivò fu un danno alle classi lavoratrici. Caduta della monarchia: la famiglia reale aveva preso contatto all’estero per una fuga, tentata il 21 luglio; il re viene scoperto a Varennes e viene ricondotto sotto scorta a le Tuileries. Questa fuga introduce una nuova divisione: la sinistra vuole il re deposto, mentre il resto dell’Assemblea lo credeva “rapito”. Una grande manifestazione chiede la Repubblica il 17 luglio, ma vengono brutalmente repressi dalla Guardia nazionale (strage del Campo di Marte). Intanto, nel 1791, la Costituzione giunge a compimento e divide i cittadini tra attivi (potevano votare) e passivi; concedeva quindi il suffragio a 4 mln di francesi. Inoltre la Costituzione manteneva il potere esecutivo monarchico, anche se molto limitato in politica estera e non validi senza il voto dell’Assemblea. La sinistra riesce a imporre la sua egemonia sull’Assemblea, poiché meglio organizzata. Il raccolto del 1791 fu poco soddisfacente e portò ad un aumento del carovita, che vide le rivolte degli agitatori, detti arrabbiati. Luigi XVI riesce a convincere l’Assemblea di brissottini, nel 1792, di condurre una guerra contro le forze austro-ungariche: il fallimento porta ad un malcontento generale; la folla obbliga il re ad indossare il berretto dei rivoluzionari e a brindare per la nazione. La giornata del 10 agosto rimane significativa: viene creata una nuova municipalità e il monarca viene deposto, riconoscendo il Comune e un Consiglio esecutivo. La nuova Costituzione viene già abrogata. CAPITOLO 25 La lotta politica all’interno della Convenzione: dopo il 10 agosto le pressione popolare continua e l’Assemblea dovette adottare misure di rigore, arrestando i sospetti, sequestrando beni agli emigrati, requisendo grani per approvvigionamento e imponendo leve. Il clima di paura porta ai massacri di settembre dei sanculotti ai detenuti delle carceri, senza ripercussioni dal ministro della Giustizia. Si svolsero le elezioni per la Convenzione, ma a votare fu solo il 10% degli aventi diritto. Intanto la Prussia avanzava in Francia e l’esercito rivoluzionario riuscì a vincere, impadronendosi dei territori a sinistra del Reno. Intanto nella Convenzione la sinistra aveva l’egemonia. Nasce una nuova contrapposizione tra girondini (brissottini) e montagnardi(dalla parte dei sanculotti). Andava deciso il fato del re, che si concluse con una condanna a morte il 21 gennaio. Il 1° febbraio la Convenzione dichiara guerra all’Inghilterra e all’Olanda, poi alla Spagna, quasi tutti gli Stati tedeschi e italiani si uniscono. Le sconfitti militari subite si aggravano con le agitazioni del popolo per il carovita, inasprite dagli arrabbiati. La rivolta di vandea fu un altro motivo di preoccupazione, nata dalla leva militare. Lo scontro più aspro fu quello economico: l’assemblea non voleva restrizioni di libertà commerciali, ma i montagnardi erano disposti ad arrivare a dei compromessi con i sanculotti per il loro appoggio. Vengono introdotte le calmiere. In questo clima di tensione i sanculotti fecero votare sotto le armi una mozione che prevedeva all’arresto di 29 deputati: nei dipartimenti occidentali e meridionali l’insofferenza per il radicalismo si palesò con delle insurrezioni. Dal consolato all’Impero: I successi in politica estera servono a giustificare la nomina di Napoleone nel 1804 di imperatore dei francesi, con l’impegno a servire la libertà; si delineava un dispotismo con caratteri dell’Antico Regime e della Rivoluzione. Nel 1805 intanto si forma la terza coalizione antifrancese (Inghilterra, Austria, Russia, Svezia e Regno di Napoli), i francesi si alleano con gli spagnoli. Mentre la flotta di questi ultimi viene sconfitta, l’esercito di terra di Napoleone sembrava quasi imbattibile; Vienna dovette chiedere la Pace di Presburgo. Nel 1806 sul trono di Napoli sale Giuseppe Bonaparte, fratello dell’Imperatore; lo stesso anno nasce la Confederazion del Reno, che prende possess di alcuni territori germanici, allarmando la Federico Guglielmo III di Prussia, che crea la quarta coalizione. La Prussia pagò le spese di questo scontro, venendo privata dei territori. La strategia di Napoleone era forte sia della capacità dello stesso, che dei grandi numeri di soldati utilizzati tramite anche la leva obbligatoria. Il blocco continentale e la quinta coalizione: L’Inghilterra continuava la guerra contro la Francia e Napoleone decide di colpirla economicamente; con il blocco continentale mette uno stop ai commerci con l’Inghilterra e sarà poi seguito da Russia, Prussia, Danimarca e Spagna. L’Inghilterra regge il duro colpo; la situazione migliora con l’insurrezione della Spagna contro la Francia. Bonaparte riesce ad impadronirsi della Spagna nel 1808, ponendo suo fratello al trono; nascono insurrezioni in Spagna. Nel gennaio 1808 le truppe francesi riescono ad impadronirsi dello Stato Pontificio e Pio VII, che aveva scomunicato Napoleone, viene imprigionato. Nonostante l’intervento in Spagna la guerriglia continua tra le sue atrocità (Goya). L’Austria intanto, desiderosa di rivendicare la propria umiliazione, si allea con l’Inghilterra nella quinta coalizione: viene sconfitta a Wagram nel 1809 e costretta a firmare la pace di Vienna. Per ammorbidire il vincitore però, il cancelliere austriaco offrì in sposa a Napoleone la figlia di Federico I; il matrimonio viene celebrato il 1° aprile del 1810 e un anno dopo nasce l’erede di Napoleone, che diverrà re di Roma. Società francese e apogeo dell’Impero: Con le nuove annessioni territoriali la Francia raggiunge la sua massima estensione. Al vertice della società c’era la Legion d’onore del 1802, seguita dalla nobiltà imperiale: i nobili erano ora distinti per censo e proprietà terriere e davano il loro consenso a Napoleone, che continuò ad esercitare il potere eliminando qualsiasi tipo di opposizione (asserve la stampa e migliora l’istruzione). Anche la religione era diventata uno strumento di regno, serviva a venerare il sovrano (catechismo imperiale). La crisi economica servì a far perdere a Napoleone la sua popolarità, con le pubbliche finanze in una situazione critica. Riorganizzazione politico territoriale dell’Italia: L’Impero di Napoleone si divideva tra territori direttamente annessi, Stati separati ma sottoposti alla sovranità napoleonica e Stati vassalli affidati ai membri della sua famiglia. Napoleone decise di imporre i codici delle strutture amministrative francesi e la subordinazione agli interessi economici della Francia. In Italia si contrapponevano Regno d’Italia e Regno di Napoli, mentre rimanevano fuori dal sistema napoleonico la Sardegna e la Sicilia. La Repubblica Cisalpina fu trasformata in Repubblica Italiana, con una nuova Costituzione di Lione nel 1802 e la cui presidenza fu assunta da Napoleone stesso, con vicepresidente Francesco Melzi d’Eril. Si attuano le stesse riforme che c’erano state in Francia: vengono introdotti i prefetti, migliorate le scuole e il cattolicesimo diventa religione di Stato pur mantenendo la libertà. Nel 1805 la Repubblica divenne Regno d’Italia; Napoleone si fa presentare a Milano col titolo di viceré. Nonostante la riduzione della libertà ci fu un ammodernamento in molti campi: si adotta il Codice Napoleone, viene ristrutturato il sistema giudiziario…etc. L’agricoltura rimaneva la principale occupazione, stimolata dalle richieste alimentari per l’esercito; il resto dell’economia vedeva un peggioramento nei porti e nell’industria serica ed un miglioramento nella produzione laniera. La vita dei ceti popolari non era cambiata significativamente, come quella dei ceti medio superiori che ora si integravano meglio. L’incidenza era più forte nel Regno di Napoli, che rimaneva arretrato. Nel 1808 divenne sovrano Gioacchino Murat, marito di Carolina Bonaparte, che piacque subito ai napoletani. Furono messi in vendita i beni nazionali, ma invece di essere spartiti tra i più poveri ne avevano ricavato i ricchi. Nasce il fenomeno del brigantaggio, più diffuso ed incoraggiato in Calabria e per il quale fu necessario l’impiego di un esercito. Europa centro-settentrionale: Le regioni dell’area tedesca subiscono l’Influenza francese; il Sacro Romano Impero venne sciolto nel 1806, dopo la costituzione della Confederazione del Reno sotto la protezione dell’Imperatore francese che ne dirigeva la politica estera. Dopo il 1807 mantenevano l’indipendenza l’Impero austriaco e il Regno di Prussia. Il primo trova nel principe Metternich un abile ministro degli esteri che si mantenne alleato fedele della Francia, ma non sviluppò la politica interna. La situazione della Prussia era diversa: Federico Guglielmo III decise di ristrutturare gli organi centrali, sopprimere la servitù della gleba e democratizzare l’esercito. Alla rinascita della Prussia diedero impulso gli intellettuali; il Regno di Prussia si accingeva a respingere l’egemonia francese e proporsi come guida della Germania. La Polonia diventa con Napoleone Granducato di Varsavia; l’impulso nazionale polacco ispirerà la rivolta nel 1831 contro i russi. L’enumerazione degli Stati vassalli della Francia è completata nel 1803 con la Confederazione elvetica. Danimarca e Svezia gravitavano nell’orbita politica francese. Il dominio napoleonico aveva portato ordine in Francia, mentre nel resto di Europa c’era stato uno sconvolgimento che aveva dato impulso al sentimento nazionale. Dalla Campagna russa al crollo del Grande Impero: Lo zar Alessandro I aveva dimostrato tendenze riformatrici, volendo rafforzare i poteri del Senato, e dare impulso all’istruzione pubblica, ma molti propositi rimasero inattuati, Dal 1809 in politica estera conquista la Finlandia e annette la Bessarabia. Nel 1812 Alessandro I si allea con la Svezia; di fronte al tradimento, Napoleone si risolse con la guerra. Il 24 giugno Napoleone varca il fiume di Niemen, ma i generali russi si ritirarono, distruggendo i raccolti mentre andavano via e lasciando l’esercito di Napoleone senza approvvigionamenti. La battaglia vera e propria avvenne a Borodino, dove la Grande armata vinse. Il 19 ottobre Napoleone deve dichiarare la ritirata per le difficili condizioni, ma l’esercito russo gli blocca la strada trasformando la ritirata in un calvario, peggiorato dall’inverno precoce. Tornato a Parigi, Napoleone trova l’Europa in subbuglio. Federico Guglielmo III aveva stretto un’alleanza con lo zar e proclamò la guerra di liberazione, Metternich divenne segretamente parte della sesta coalizione, Gli inglesi avevano reso possibili le insurrezioni nella penisola iberica e nel Regno di Sicilia, utilizzando l’arma ideologica di Napoleone contro lo stesso. Napoleone nella primavera del 1813 riesce a riarmare un milione di uomini: la battaglia decisiva si svolse a Lipsia (16-19 ottobre) ma Napoleone non ricevette rinforzi e fu abbandonato. Sconfitto, ripiega sul Reno mentre Germania, Olanda e Svizzera si sollevano contro di lui. Napoleone subì una sconfitta decisiva il 20 marzo 1814 ad Arcis-sur-Aube e il 3 aprile il senato dichiara la decadenza dell’Imperatore. Napoleone abdica senza condizioni, ma con l’impegno della sovranità dell’isola d’Elba. Il senato invita Luigi XVIII ad occupare il trono sul modello inglese, ma il re promulga una Costituzione diversa, riportando i confini della Francia al 1789. Si erano decise anche le sorti d’Italia: il Regno finisce e il viceré diventa padrone di Lombardia e del Veneto; al tentativo di ripresa viene linciato a Milano. Papa Pio VII ritorna al suo Regno, come Vittorio Emanuele I in Sardegna. Napoleone decise di tentare un'ultima volta: abbandona l’Isola e sbarcò nei pressi di Cannes. Entrato a Parigi nel 20 marzo sferra il suo attacco, ma non riesce a impedire la congiunzione di prussiani e inglesi, venne sconfitto e abdicò una seconda volta. L’ex imperatore viene portato a Sant’Elena, dove morì in solitudine il 15 maggio 1821. Intanto anche Murat tenta di impadronirsi del Regno di Napoli, muovendo guerra all’Austria nella speranza di riuscire a sollecitare il nazionalismo del popolo, ma i risultati non sono quelli sperati, e l’ex sovrano muore fucilato dopo che fu sancito il ritorno di Ferdinando IV di Borbone.
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