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Riassunto libro con integrazione appunti per Storia delle Dottrine Politiche, Sintesi del corso di Storia Delle Dottrine Politiche

Riassunto libro con integrazione appunti per Storia delle Dottrine Politiche comprendente il programma dei primi due parziali. Risultato esame 30 e lode

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 31/05/2023

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Scarica Riassunto libro con integrazione appunti per Storia delle Dottrine Politiche e più Sintesi del corso in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! LA POLITICA E GLI STATI MACHIAVELLI BIOGRAFIA • Niccolò Machiavelli nacque a Firenze nel 1469, fu nominato nel 1498 capo della seconda Cancelleria della Repubblica e restò in carica fino al 1512, quando i Medici posero fine all’esperienza repubblicana, morì nel 1527. • Tra il 1512 ed il 1527 scrisse le sue opere maggiori: il De principatibus (il Principe pubbl. 1532), Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1531), Arte della guerra, Istorie fiorentine. • Visione materialistica e pessimistica della vicenda umana • Patriota ante-litteram → lamenta il controllo dell’Italia da parte delle dinastie estere PROBLEMI INTERPRETATIVI Due filoni interpretativi, che privilegiano il messaggio di una delle due grandi opere di M., svalutando l’altra • Filone obliquo o repubblicano → no interpretazione letterale ma considerare il Principe come la descrizione dei mezzi efferati usati dal principe (premessa nell’edizione di Bernardo Giunta); il vero pensiero di M. è contenuto nei Discorsi → solo la Repubblica può garantire la libertà dei cittadini • Filone letterale → vede Macchiavelli come il precursore della Ragione di Stato e lo paragona come hanno fatto diversi autori (Reginald Pole) ad un “maestro del male” - Old Nick - Ugonotti francesi M. in entrambe le opere pone al centro il problema della Salvezza dello Stato: - nel Principe viene analizzato il mantenimento del potere sotto la forma del principato in circostanze di estremo pericolo - Nei Discorsi il mantenimento del potere si esercita in circostanze normali ed ordinarie In entrambe le opere M. scrive in volgare fiorentino, nonostante il latino fosse la lingua dei dotti, poiché vuole raggiungere un pubblico più ampio possibile ANTROPOLOGIA NEGATIVA E REALISMO POLITICO L’antropologia di M. non presenta dunque caratteri metafisici, ma si concentra sulla realtà effettuale della cosa (non su ciò che dovrebbe essere, ma su ciò che è), per questo è possibile parlare in questo autore di REALISMO POLITICO, che si manifesta anche nella trattazione delle qualità che il principe nuovo deve possedere, differente rispetto alla tradizione classica (cfr. Cicerone e Agostino) → ORIGINALITA’- cap XV M. ritiene che la politica sia radicata nella natura umana, quest’ultima, come il mondo, rimane sempre invariata nel suo egoismo e nella sua malvagità, e per questo può essere soggetta a previsioni e può permettersi d’imitare l’esempio dei grandi del passato. L’uomo è un essere mosso da un’insaziabile brama e cupidigia di potere che lo porta sempre a compiere il male e ciò innesca una dialettica dell’ordine e del disordine che non ha mai fine e tende sempre verso il secondo polo; allo stesso modo ogni ordine politico presenta la suo interno un disordine latente che tende a riemergere, cui il principe deve far fronte per garantire la SOPRAVVIVENZA DELLO STATO. ➔ Questo disordine, strettamente collegato alla natura umana, si manifesta nella violenza, nella guerra e nella morte ➔ Per Machiavelli il politico è un ambito conflittuale, quindi anche se l’ordine prevale esso è sempre precario e incline a smembrarsi → l’uomo politico è sempre reo, malvagio ➔ Visione pessimistica della natura umana → fare politica significa entrare nel male → i principi sono obbligati ad agire in un modo per raggiungere l’ordine; se non si è disposti ad entrare nel male, è meglio non fare il principe (Discorsi cap 1 – Principe cap 18) La politica studia i mezzi che permettono all’uomo politico di conquistare e preservare lo Stato dal disordine, in quanto senza lo Stato, la struttura portante, null’altro può essere garantito (morale, vita) In virtù di questo fine il Principe è legittimato ad usare la forza, l’imperio, per garantire che tutti i sudditi rispettino la legge, altro strumento di controllo. → VERGA e LEGGE I PRECETTI PER IL PRINCIPE Macchiavelli fornisce un catalogo di precetti e consigli al Principe nuovo, distante dalla tradizione classica e da quella cristiana, in accordo con l’ideale per cui fare politica significa “entrare nel male”, adottando mezzi “malvagi” per perseguire uno scopo buono (salvare lo stato – vincere il disordine) . • Entrare nel male = essere disposti a campiere azioni efficaci politicamente, ma disconosciute dalla morale comune Il segretario fiorentino è, infatti, uno dei primi pensatori a distinguere tra la morale del principe, quindi dell’uomo politico, e quella delle altre persone, rispetto cui la prima si eleva, rendendo la politica autonoma dagli altri ambiti • Platone e Aristotele consideravano l’uomo politico, un essere virtuoso in ogni ambito della sua vita • Nella politica, secondo Machiavelli, conta solo L’EFFICACIA nel conquistare e mantenere l’ordine, questo valore viene infatti assunto come unico metro di valutazione dell’azione del politico ➔ Quindi i valori morali rimangono per il resto delle persone, ma chi fa politica adotta una morale politica, che non si giudica in base a moralità privata o precetti evangelici, ma in base all’EFFICIACIA → saper creare e mantenere ordine ➔ La moralità del principe (fondata sull’utilità) è fondamentale perché crea un ordine che permette agli altri di essere buoni cristiani, di comportarsi secondo la morale ➔ La politica, dunque, rappresenta la dimensione della necessità, in quanto dall’ordine che essa è in grado di stabilire, dipende la stabilità di ogni altra cosa COME DEV’ESSERE IL PRINCIPE Principato ereditario → il più facile da conseguire e da mantenere → per l’abitudine consolidata dei sudditi Principato nuovo → nasce dalle conquista e dal mantenimento del potere (this is arte della politica) • È quello in cui si sviluppa meglio la concezione di Machiavelli → il principe nuovo pone fine al disordine imponendo un nuovo ordine e tenta di salvaguardare tale ordine dalle minacce → DIALETTICA ORDINE- DISORDINE • M. si augura che un nuovo principato possa unificare l’Italia ➔ L’uomo è un essere fortemente passionale, quindi il principe necessita la forza per controllare gli altri → inoltre la forza serve per dominare le passioni che caratterizzano la politica • Uomo = misto tra uomo e animale → dev’essere dominato con verga e legge → quando non basta legge serve la forza • Il principe deve saper usare il governo delle bestie e dell’uomo → il governo della bestia deve mediare tra la volpe (astuzia) e il leone (forza) → la potenza dev’essere sempre accompagnata dalla furbizia • La politica dagli statu per Machiavelli è caratterizzata dalla guerra → ogni stato dev’essere sempre pronto a combattere → non solo minaccia del disordine interno, ma anche esterno • Necessità di un buon esercito • Il principe non dev’essere eccessivamente liberale, anzi deve rifuggire dai vizi (Principe XVII) o Una politica più dispendiosa avrebbe richiesto un aumento delle tasse • Meglio essere temuto che amato (Principe XVII) → l’amore viene rotto ogni volta che l’amore non risulta utile, il timore è retto da una paura di pena che non abbandona mai l’uomo • Il Principe non è tenuto a mantenere la parola data, perciò non dev’essere sincero, pietoso, religioso, basta che LO SEMBRI agli occhi dei sudditi, incapaci di discernere ciò che appare da ciò che è realmente o Il principe deve saper essere un bravo dissimulatore (cap. 18) → colui che inganna trova sempre chi si lascerà ingannare o Se i cittadini rispettano la morale religiosa avvantaggiano l’operato del principe, che potrà mantenere più facilmente il potere se si mostra falsamente un buon cristiano SUPERAMENTO DEL LOGOS TRIPOLITIKOS Tutti gli stati e tutti i domini che hanno avuto o hanno imperio sugli uomini o sono repubbliche o sono principati - Il Principe I • Per i greci le forme di governo erano divise secondo un sistema tripartito (democrazia, monarchia, aristocrazia) CONTESTO STORICO • Guerre di religione 1517 -1684 nate dalla Riforma luterana che lacera l’Europa tra XVI e XVII secolo o Lutero nel 1517 pubblica, contro il mondo corrotto della Chiesa (cfr. vendita indulgenze), sulla porta della Cattedrale Wittenberg le 95 tesi che porteranno allo scisma ▪ Papa emana la bolla ex urge domine chiede di ritirare le tesi → Lutero viene scomunicato → comincia lo scisma ▪ Lutero considera la violenza del re uno strumento di Dio per mantenere l’ordine nel mondo degli uomini → legittimazione monarchia assoluto o Scisma cristianesimo → guerra intestina tra sette (Germania, Francia, Paesi Bassi) • Pace di Augusta 1555 cuius regio eius religio (religione determinata dal monarca)→ Pace di Westaflia 1684 → fine guerre di religione • In Francia, dominata da monarchia debole, le dottrine della riforma si diffondono molto rapidamente, soprattutto tra i ranghi della nobiltà, che si schiera col calvinismo o Calvinisti capeggiati dai Borbone o Cattolici capeggiati dai Guisa o Entrambe le famiglie imparentate con i Valois, famiglia della corona • 1559 morte di Enrico II → Caterina dei Medici, la madre, diventa reggente • 1572 Notte di San Bartolomeo → 3.000 ugonotti giungono a Parigi per matrimonio tra Enrico di Bobone (Enrico IV) e Margherita di Valois (cattolica), venendo trucidati su indicazione di Caterina dei Medici • Enrico di Borbone diventa pretendente legittimo della Corona Francese → si converte al cattolicesimo (Parigi val bene una messa) → Editto di Nantes (1598): accorda ai calvinisti la libertà di culto e la parità di diritti → fini delle guerre religiose in Francia • MONARCHIA DEBOLE: Borbone, Guisa e Politic • Jean Bodin I 6 libri della repubblica 1976 → Cerca strumenti politici che permettano di sperare guerre di religione • Considerato il contesto storico e in particolare la debolezza della corona francese e il prolificare di confessioni e fedi diverse, Bodi NON intende limitare potere monarchico → vuole rafforzare la monarchia contro ogni altra fazione presente. • Lo Stato diviene l’unico attore che centralizza fedeltà dei sudditi → Bisogna togliere la religione dalla politica → garantire libertà di culto a patto che venga rispettato l’ordine pubblico • Argomento centrale è la SOVRANITA’ “il potere assoluto e perpetuo che è proprio dello stato” (République cap VIII) → Bodin teorico della sovranità → solo il potere dello stato è in grado di garantire la stabilità contro le fazioni • Riforma del rapporto politico = OBBLIGAZIONE POLITICA = rapporto tra comando e obbedienza • Riforma a partire dalla SOVRANITA’ ASSOLUTA → potere che è sciolto da ogni forma di vincolo e non riconosce nulla sopra di se GENESI DELLO STATO • La comunità politica si genera attraverso processo evolutivo: famiglia = primo nucleo di politicità → gruppi parentali → gruppi gentilizi → tribù → città → STATI o Eredità aristotelica o Lo stato non si fonda un contratto (≠ Hobbes, Locke, Rousseau) • STATO = il governo giusto che si esercita con potere sovrano su diverse famiglie e su ciò che queste hanno in comune • La definizione di Bodin contiene al suo interno elementi di modernità ed elementi che si rifanno alla tradizione medioevale o Famiglia = nucleo di politicità (cfr. Aristotele) o Governo giusto → deve far prevalere la giustizia ≠ da Principe di Machiavelli → Se non fosse giusto il re sarebbe un corrotto, non diverso da un ladro → Non deve essere solo efficace La giustizia deve fare riferimento al diritto divino e naturale → la legge del sovrano deve rispecchiare quella di Dio e della Natura Contrariamente a Machiavelli, Bodin pone al centro della sua indagine politologica la nozione di interesse pubblico e ne sancisce la superiorità rispetto a qualsiasi interesse privato → per cui secondo Bodin nell’attività politica “utile” e “onesto” coincidono o Ciò che hanno in comune = usi, consumi, città, leggi, città, strade, … In relazione alla sovranità Bodin distingue la sfera pubblica, su cui il sovrano ha potestà, e la sfera privata, esente dal suo controllo o Potere sovrano → il potere assoluto e perpetuo che è proprio dello stato → non riconosce nulla al di sopra di se (solo Dio) ▪ Rispetto al medioevo, in cui il potere si manifestava attraverso la consuetudine, il carattere innovativo che Bodin attribuisce al potere è la sua capacità di manifestarsi attraverso la creazione e la modifica delle leggi, che caratterizzano il POSITIVISMO GIURIDICO → La legge del sovrano è superiore a tutte le altre fonti del diritto ▪ La sovranità si esercita nella sfera pubblica ma non in quella privata → DISTINZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO ▪ Il potere assoluto prevede l’assoluta POTESTA’ LEGISLATIVA → dichiarare guerra o stipulare pace, nominare o destituire burocrazia, imporre tributi, stabilire il valore legare delle monete. ▪ Oltre al potere legislativo, le altre prerogative inalienabili della sovranità chiamate les vrayes marques dela souveraineté (Rep. Cap 10) sono: • Potere di dichiarare guerra e di stabilire la pace • Di mettere in discussione i giudizi dei magistrati • Di nominare o destituire gli ufficiali • D’imporre o eliminare tasse • Di concedere la grazia TEORIA DELLASOVRANITA’ e FORMA DI STATO E DI GOVERNO • La sovranità è o ASSOLUTA → non condizionata o PERPETUA → non è limitata nel tempo o INDIVISBILE → non ammette un governo misto → unità dei poteri o INTRASFERIBILE/INALIENABILE o IMPRESCRITTIBILE → se viene meno viene meno lo stato • Tuttavia, per fuggire le accuse di assolutismo, Bodin individua alcuni limiti al potere sovrano: o Diritto divino → il re ne è interprete o Diritto naturale di origine divina -- o Leges imperii, le leggi fondamentali del regno (ex: donna non può diventare regina) o Proprietà privata → il re non può normalmente privare il suddito della propria proprietà se non in virtù di casi molto rari consentiti dalla legge o Gli impegni assunti con patti e giuramenti • Riguardo al carattere dell’indivisibilità Bodin, secondo la teoria classica del logos tripolitikos, ammette che la sovranità possa essere esercitata o dal monarca, o dalle assemblee aristocratiche o dalle assemblee popolari, ma proprio perché indivisibile il potere assoluto non contempla una forma di Stato misto o Dove c’è governo misto o si arriva a distruzione stato, o in realtà un potere si eleva sugli altri • L’ideale dello stato misto nasce dall’equivoco, contestato ai pensatori passati e contemporanei, tra forma di stato (status civitatis) e forma di governo (ratio gubernandi); la prima è determinata dall’organo che detiene il potere legislativo (re, assemblea aristocratica o popolare), mentre la seconda riguarda l’esercizio da parte di un numero più o meno ampio di magistrati del potere delegato di applicare la legge ed eseguire le ordinanze. • Anche le forme di governo seguono il modello tripartito della tradizione classica e possono darsi in maniera diversa da stato a stato a seconda del numero di magistrati • La miglior forma di stato secondo Bodin è LA MONARCHIA ASSOLUTA, in grado di garantire efficienza, durata e concordia, in particolare quando essa è unita ad una forma di governo armonica (o mista), che prevede la compartecipazione nella gestione della cosa pubblica sia dei nobili che della plebe, affidando ai primi le cariche prestigiose non remunerate, mentre ai secondi le cariche remunerate SAPERE UMANISTICO, DIRITTO, STORIA, POLITICA Nell’Oratio de instituenda in republica juventute composta a Tolosa, Bodin sottolinea la necessità di affiancare alla formazione umanistica della gioventù e l’acquisizione di un solido sapere giuridico-politico, allo scopo di formare un efficiente classe di burocrati e magistrati per il futuro. Nel Methodus ad facilem historiarum cognitionem Bodin, nel tentativo di redigere un trattato che affronti i caratteri generali e universali del diritto, attua un’analisi storica delle diverse esperienze giuridiche, mettendo a confronto leggi e istituzioni di tutti i popoli. L’esigenza di comparare un così grande numero di fonti storiche, lo porta tuttavia a concentrare la sua indagine sulla politica, elevata a nucleo fondamentale della storia ed elemento cardine per la conservazione di ogni società. LA SCIENZA POLITICA Anche la politica per Bodin deve essere affrontata con metodo scientifico, definendone l’oggetto, i fini e gli strumenti a sua disposizione. Nel Methodus Bodin introduce il tema della scienza politica, la civilis disciplina, che ha per oggetto l’imperium dello Stato, ovvero la summa ratio del comandare e del proibire, e secondo la gerarchi aristotelica rappresenta la più alta fra le scienze in quanto regola l’agire umano Nel Methodus inoltre dedica una parte alla classificazione dei regimi, di come gli Stati inevitabilmente nascano e muoiano , concentrandosi su come perpetuare gli aspetti che permettono a questi di durare ed evitare i fattori che ne determinano la decadenza e la fine. LA COMUNITÀ DEI POPOLI, LA GUERRA, LA PACE Bodin crede nell’universalismo politico ed etico, secondo cui tutti i popoli sono accomunati dalla sovranità su di essi di un Dio, privo di connotazione confessionale, e dalla soggezione alla legge divina e alla legge naturale, universalmente riconosciute e valide. Proprio in base a questo jus gentium i diversi popoli del mondo sono in grado di regolare i propri rapporti a delle norme comuni, facenti riferimento ad un unico diritto, in grado di garantire la pace e l’amicizia, valori fondamentali della concezione politica di Bodin. Da questa concezione dipende anche una visione egualitaria di tutti i popoli, che come affermato nel IX capitolo del Methodus sono consanguinei e per questo interdipendenti. La guerra è per Bodin inevitabile, in quanto nasce dalla facoltà dell’uomo di deviare dalla retta ragione e di abbandonarsi a quella natura inferiore in comune con gli animali, ed è il peggiore dei modi attraverso il quale regolare i rapporti. Nonostante ciò essa deve sottostare alle norme consuetudinarie del diritto delle genti, ad evitarla ed abbreviarla Bodin raccomanda l’istituto dell’arbitrato, ed è da lui giustificata solo in casi estremi, rendendo comunque necessario che lo Stato disponga di un apparato militare efficiente e proporzionato → unico vantaggio della guerra è liberare la società dagli individui peggiori. Il più potente strumento attraverso il quale sviluppare l’amicizia fra i popoli è per Bodin il commercio, libero, aperto e promosso dallo Stato, e da questo limitato solo in minimi aspetti. Le alleanze sono considerate estremamente necessarie e la sicurezza di esse, soprattutto quelle più strette, offensive e difensive, è legata alla condizione che esse siano concluse su un piano di effettiva parità ed equità, e che contengano una precisa definizione dei diritti e doveri reciproci. THOMAS HOBBES (1588-1679) BIOGRAFIA • nasce nel 1588 in Inghilterra • dal 1640 si trasferisce poi per undici anni a Parigi negli anni della detronizzazione di Carlo I a seguito della Rivoluzione inglese iniziata nel 1640. Torna poi nel 1651 • L’esperienza delle guerre civili di religione e di quella inglese segna la filosofia politica hobbesiana → tenta di dare una risposta alla rottura dell’ordine politico medievale attraverso una scienza politica (filosofia razionalista) fondata sulla comprensione del contesto di ogni individuo • Elementi di legge naturale e politica, Elementi filosofici sul cittadino, De Chive • Leviatano LOCKE (1632 -1704) BIOGRAFIA • John Locke nasce in Inghilterra nel 1632 • nel 1681 Locke si rifugia in Olanda, dove probabilmente partecipa ai preparativi della “gloriosa rivoluzione” che porterà al trono Guglielmo d’Orange, per poi morire nel 1704 a Oates. • Saggio sull’intelletto umano • I Due trattati sul governo o il primo ha come obiettivo polemico il Patriarca di Robert Filmer → sovranità del re di origine divina, proveniente da Adamo patriarca → vuole confutare le teorie secondo cui il potere si fonda sul consenso popolare e supportare il potere assoluto del sovrano LA TOLLRANZA • Secondo Locke fra i diritti inalienabili dell’uomo vi è anche quello della totale libertà di professare pubblicamente il proprio culto. • Il valore della tolleranza religiosa deve costituire un fondamento della società civile e politica • Stato e Chiesa rappresentano due istituzioni distinte che non si devono influenzare vicendevolmente o Per Hobbes il pluralismo religioso genera guerra civile ≠ Per Locke pluralismo e tolleranza sono garanti di pace e concordia dei cittadini o Ogni cittadino è libero di professare verità ideologiche o religiose e nessuno può intervenire in questo ambito PRIVATO/INDIVIDUALE • La libertà di professione ideologica o religiosa implica che il potere politico non possa intervenire nella sfera privata della coscienza, dove domina la sovranità dell’individuo; i magistrati, infatti, si occupano di quanto riguarda la sfera pubblica • La religione è condizione necessaria per la moralità dei cittadini • Libertà di associazione per il culto nello spazio comune, in maniera tale da generare un contesto plurale che garantisca pace e armonia ≠ Hobbes → il culto negli spazi pubblici creerebbe le premesse per la guerra civile → no pluralismo in ambito pubblico • Locke paga un tributo allo spirito dei suoi tempi esplicitando i limiti di questa libertà religiosa; sono esclusi dalla tolleranza: 1. gli atei, coloro che negano esistenza divinità → al tempo ogni patto era sanzionato dal giramento sulla Bibbia, quindi ogni ateo era uno spergiuro 2. i papisti/cristiani → il Papa era un capo di Stato → avere tanti cattolici presenti in uno stato significava avere tante colonne dello stato pontificio in territorio Inglese (Locke era protestante) LO STATO DI NATURA • Premesse simili a quelle Hobbesiane o Individualismo o Contatto sociale • Per Locke l’uomo nello stato di natura è caratterizzato da perfetta libertà e uguaglianza, vivendo con gli altri uomini come con-suddito, e sottostà alla legge di natura, che coincide con la sua ragione, secondo cui gli uomini essendo tutti uguali e liberi non devono arrecare danno alla vita, alla salute, alla libertà o ai possessi altrui. o Per Hobbes la legge di natura era inefficace, in quanto mancava un potere che ne garantisse il rispetto attraverso l’impiego della forza o Per Locke gli uomini rispettano autonomamente la legge di natura • Vita, salute, libertà e possedimenti sono considerati, quindi, diritti inalienabili e rientrano nel concetto lockiano di property • La proprietà rappresenta un diritto inalienabile per Locke, poiché è proprio in essa che attraverso il lavoro si esprimono la libertà e l’autonomia dell’uomo; il lavoro è, infatti, la condizione primaria per cui da una terra tutti, ciascuno determina la propria proprietà lavorando su di essa. Lo sviluppo della ricchezza privata è per Locke un motore di sviluppo comunitario, ed essendo la disponibilità di terra più che sufficiente per soddisfare tutti, l’accumulo del singolo secondo i limiti è visto in maniera positiva. Se nello stato di natura, tuttavia, regna un condizione di uguaglianza, il lavoro e l’accumulo spropositato di terra, determinato dall’introduzione della moneta, generano una condizione di disuguaglianza, e quest’ultima contribuisce ad alimentare i contrasti e i litigi, rendendo precaria la condizione dello stato di natura • In questa condizione a ciascuno spetta eseguire la legge di natura, quindi pretenderne il rispetto e punire o respingere eventuali violazioni della propria property. Chi subisce una violazione può, dunque, punire arbitrariamente chi ha violato il suo diritto. Tuttavia, il fatto che ciascuno sia giudice di se stesso rappresenta un rischio, in quanto l’esecuzione della legge di natura può avvenire in maniera tutt’altro che giusta e proporzionata, mutandosi in vendetta • Lo Stato di natura rischia continuamente di diventare uno stato di guerra come quello prefigurato da Hobbes LA CREAZIONE DELLO STATO • Per evitare che ciò accada è necessaria la creazione di un’autorità al di sopra delle parti che renda inviolabile la legge e amministri la giustizia (un GIUDICE che regoli le controversie). La creazione dello Stato risulta quindi come il frutto di un contratto basato sul consenso dei cittadini, che per vedere tutelati e garantiti i propri diritti inalienabili di property, rinunciano ad alcuni diritti naturali quali il diritto d’interpretare la legge, di giudicarne le eventuali violazioni e, in questo caso, di applicare una punizione. • Nel contratto lockiano Pactum unionis e Pactum subiectionis sono due momenti distinti: il primo è già nello stato di natura, uno stato di pace, benevolenza, assistenza e conservazione reciproca in cui tutti sono con- sudditi, mentre il secondo si ha quando si sceglie di stabilire un potere sovrano che governi su tutti al fine di tutelare la property • Gli elementi fondamentali dello Stato lockiano, che permettono garantire la conservazione della società e la tutela dei diritti sono: o Una LEGGE FISSA e PROMULGATA (potere legislativo) o Un giudice competente e imparziale che applichi la legge (potere giudiziario) o Una forza coercitiva che esegua sentenze e sanzioni (potere esecutivo) • Essendo il frutto di un contratto in cui non vi è una cessione totale dei diritti da parte dei soggetti coinvolti, lo Stato per Locke non è assoluto, quindi sciolto da ogni vincolo, come per Hobbes, ma deve svolgere il compito per cui è stato creato, sempre nell’interesse del pubblico bene, altrimenti il popolo è legittimato a revocare il proprio consenso e a destituire il potere o In Hobbes il consenso è dato una volta e basta e il potere politico non deve agire nell’interesse della comunità, deve semplicemente garantirne la sopravvivenza attraverso azioni che vengono riconosciute dai sudditi come frutto della loro volontà • All’interno dello Stato si distinguono per Locke 3 poteri: o Il potere legislativo, il potere supremo, che consiste nella formulazione di leggi che garantiscano la sopravvivenza della società e la tutela dei diritti inalienabili di property attraverso leggi generali, astratte e valide per tuti; esso può essere esercitato direttamente dal popolo o attraverso dei rappresentati, l’importante è che agisca sempre nell’interesse del bene pubblico. Le decisioni vengono prese sulla base del principio di maggioranza (legge dell’esecuzione conservatrice) che impone a chi fa parte della minoranza di sottostare a tali leggi, attribuendo al consenso maggioritario il valore di una decisione unanime. o Il potere esecutivo è subordinato a quello legislativo e consiste nell’applicazione delle leggi, a cui il suo operato è vincolato. Questo potere non può essere esercitato dallo stesso corpo che emana le leggi, poiché sorgerebbe il rischio di anteporre nell’applicazione il proprio interesse a quello della comunità e inoltre al contrario del potere legislativo questo dev’essere sempre in funzione o Il potere federativo riguarda l’applicazione delle leggi all’esterno, comprendendo prerogative come quella di dichiarare guerra e pace o stipulare alleanze e negoziati con altre comunità. È bene che questo potere, assieme all’esecutivo, venga affidato ad un sovrano (sempre vincolato alla legge e all’interesse popolare), che garantisca unità e rapidità del comando • Nonostante il potere esecutivo sia subordinato al legislativo, in circostanze del tutto eccezionali esso può andare contro la legge o sostituirsi ad essa se a richiederlo è l’utilità pubblica, secondo la cosiddetta prerogativa L’APPELLO AL CIELO o Se il potere politico non tutela i diritti per cui è stato istituito, compiendo sistematiche violazioni dei diritti inalienabili, che violano il trust alla base del contratto, il popolo, non potendosi appellare ad alcun giudice in terra, è legittimato ad appellarsi al cielo, il che implica fare ricorso alle armi destituendo il potere politico. o Nonostante Locke prosegua sul filone della modernità cominciato da Hobbes, che pone al centro l’individuo e attribuisce la creazione dello stato ad una scelta di carattere funzionale, mantiene elementi legati all’epoca pre-moderna, come il concetto di governo giusto (cfr. Bodin), nel senso di governo che deve garantire ai cittadini la tutela dei loro diritti, perseguendo il bene comune → il bene comune è la somma del bene degli individui o la teoria di locke è quella di un governo fondato sul consenso, che dev’essere moderato nella gestione del potere MONTESQUIEU (1689 - 1755) • Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu, fu magistrato e occupò la carica del presidente del Parlamento di Bordeaux per anni • Nasce nel 1689, anno della rivoluzione Gloriosa e dei 2 Trattati sul Governo o Anni del dominio del re Sole Luigi XIV che muore nel 1715 • Si schiera contro il governo assoluto o Nelle Lettere Persiane, prendono di mira l’assolutismo della Francia di Luigi XI Lo Spirito delle Leggi (1748) • Partendo dal problema della decadenza della monarchia francese con la conseguente perdita della libertà, Montesquieu, attraverso un metodo storico e comparativo, intraprende un’analisi dello spirito che anima le leggi dei popoli → l’insieme delle relazioni storiche, sociali, geografiche che caratterizza ogni nazione a cui le leggi si conformano o LEGGI = rapporti necessari derivanti dalla natura delle cose • Da ciò dipende una visione relativistica del diritto, per cui ciascun popolo possiede un corpo di leggi che nasce in conformità con il popolo stesso e non è dunque applicabile ad altri popoli • Montesquieu divide le leggi in 3 tipi: Leggi divine, Leggi naturali e Leggi positive • Le leggi positive si possono dividere a loro volta in: o Diritto delle genti → rapporti tra Stati o Diritto politico → rapporti tra governanti e governati o Diritto civile/privato → rapporti tra civili • Attraverso l’analisi del diritto politico Montesquieu formula la sua teoria delle forme di governo, fondata sul principio che ogni governo è conforme alla natura solo quando concorda con la disposizione del popolo per cui è stato creato; ciò implica un rapporto molto stretto fra le leggi civili e politiche e il popolo cui sono destinate → le leggi di un popolo non vanno bene per un altro • La teoria delle forme di governo di Montesquieu non si limita a prendere in considerazione aspetti quantitativi, come il numero di persone cui spettano le decisioni, ma include diversi aspetti qualitativi riassumibili nel concetto di spirito di un popolo ravvisabili in quello che M. chiama principio della forma di governo. • Ciascuna forma di governo è infatti caratterizzata da una natura e un principio o La natura di un governo è la sua struttura particolare, la forma costituzionale “ciò che lo fa essere tale” o Il principio è costituito dalle passioni umane che fanno muovere/agire il governo, permettendone la sopravvivenza prosperità, e a cui le leggi di ciascuno stato si devono uniformare • Le 3 forme di governo individuate sono: o Governo repubblicano (aristocratico o democratico) in cui il potere sovrano è esercitato da tutto il popolo o da una parte di esso ▪ La natura della repubblica democratica consiste nella sovranità del popolo che esercita il potere legislativo e contemporaneamente è soggetto alle proprie leggi; il principio invece è la virtù intesa ROUSSEAU (1712-1778) • il Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini, nel quale ricerca le origini delle aporie della società moderna e dell’angoscia esistenziale dell’uomo, • il Contratto sociale, nel quale delinea i termini di uno Stato che permetta all’uomo una vita autentica, libera da qualsiasi scissione fra uomo e cittadino, fra pubblico e privato. o Nella prima opera descrive lo stadio presociale, fino alle premesse di un’organizzazione del potere, reputata diffusa ed ingiusta, e nella seconda riprende le relazioni naturali degli uomini, negli aspetti puri e positivi, e le sviluppa sulla base di convenzioni giuste. • Il sistema politico di Rousseau intende superare l’individualismo e inserire l’uomo in una vera e propria comunità, senza la quale egli non potrebbe essere libero. DISCORSO SULL’ORIGINE E I FONDAMENTI DELL’INEGUAGLIANZA FRA GLI UOMINI • Su consiglio di Diderot partecipa ad una concorso che chiedeva se il processo di sviluppo delle arti o delle scienze avesse contribuito allo sviluppo o alla decadenza dei costumi → la sua risposta, in contrasto con la volgata illuminista, sottolineava la correlazione tra il progresso delle arti e delle scienze, l'amore per gli agi e per il lusso, e la conseguente corruzione dei costumi con la perdita dei valori fondamentali (Patriottismo, Virtù militari, Virtù civiche) • La divulgazione scientifica L’Enciclopedie ha determinato al diffusione del nozionismo e della convinzione che la conoscenza fosse alla portata di tutti • Per ricostruire il processo evolutivo dell’uomo naturale, Rousseau si avvale del concetto di stato di natura, inteso come ipotesi razionale, e non fase storica, dello sviluppo dell’uomo e come termine di paragone • lo stato originario è caratterizzato da libertà e uguaglianza: gli uomini sono cioè liberi, poiché dipendenti solo dalla natura, senza avere alcuna dipendenza da altri uomini, e sono uguali, poiché le uniche differenze riguardano le ineguaglianze naturali o fisiche, le quali non rappresentano alcun male. • Il problema consiste nella trasformazione delle ineguaglianze naturali in ineguaglianze innaturali o artificiali, dette morali o politiche → quando le qualità individuali vengono valorizzate dall’avvento del progresso, divengono causa di differenziazioni sociali e relazioni conflittuali, spingendo chi è privo di tali qualità a simularle, generando una scissione tra la propria essenza e la propria apparenza, che per Rousseau corrisponde alla perdita di libertà • Questo processo avviene gradualmente: o le prime qualità della natura umana erano l’amore di sé, che permetteva la sopravvivenza, e la pietà, amore per l’umanità e per i propri simili, passione che mitiga la prima e “collabora alla mutua conservazione dell’intera specie”. o L’uomo sviluppa poi la perfettibilità, che lo spinge al progresso incrementando la disuguaglianza politica (o morale), e la ragione, che affievolisce la compassione e rafforza l’egoismo o Abbandonata la solidarietà nasce l’amor proprio, amore egoistico e interessato, generato dalla ragione e dalla cultura, che porto l’uomo ad allontanarsi sempre di più dalla bontà originaria e dal suo essere autentico, portandolo sempre di più ad identificarsi con il ruolo che gioca nella società • Con lo sviluppo della società, inoltre, l’uomo scopre la proprietà privata e la divisione del lavoro, ulteriori fattori di disuguaglianza, e gli uomini più dotati per cristallizzare la distanza che li separa dai meno dotati, istituiscono la legge ed il diritto di proprietà, e poi le magistrature, stabilendo un potere arbitrario. ➔ Il diritto positivo cristallizza la disuguaglianza, in contrasto con l’uguaglianza sancita dalla legge di natura ➔ La proprietà per Rousseau, se distribuita in maniera limitata garantisce un certo livellamento economico, ma rappresenta soprattutto un fattore degenerativo, in quanto contribuisce a generare un ordine politico fondato sulle distinzioni sociali • Egli denuncia tutte quelle società e leggi fondate sull’ineguaglianza morale, che già nello stato di natura spinge tutti coloro che si trovano in una posizione privilegiata a legittimare tale disparità fino a renderla politicamente stabile con un patto iniquo, una patto fra diseguali. • viene creata istituzione politica che garantisce che alcuni siano sempre poveri e altri sempre ricchi DISCORSO SULL’ECONOMIA POLITICA Introduce elementi importanti sviluppati poi nel Contratto sociale, in particolare quello di volontà generale • Rousseau postula l’esistenza di un corpo politico, secondo una visione organicistica, per cui la comunità vale di più rispetto alle singole parti che la compongono e necessita di un io comune che renda possibile la corrispondenza tra le parti – l’io comune è la volontà generale • La volontà generale Questo corpo ha uan volontà propria (volontà generale) che detta leggi in vista della propria slavaguardia Il bene della comunità dev’essere perseguito da tutti Cfr. VIRTU’ come principio della Repubblica democratica di Montesquieu Rousseau dice che è possibile creare uno STATO se i cittadini sono sbordinati alla comunità e agiscano solo in virtù della comunità Uomini devono essere liberi → adeguare i comportamenti a quelli che la società contempla Libertà di fusione nella propria comunità IL CONTRASTO SOCIALE • Nel Contratto sociale Rousseau parla di un patto equo, non realizzabile nelle società già fondate sulle diseguaglianze (storia senza ritorno e corruzione irreversibile), ma possibile per le popolazioni ancora non corrotte e libere, che possono scegliere di basarsi sulle qualità positive dell’essere umano: la pietà, l’amore di sé, la solidarietà e l’interesse comune. • Attraverso questo patto fra uguali è possibile creare uno Stato inteso non semplicemente come aggregazione fra individui, ma come una vera e propria unione, in cui ripristinare la libertà e l’uguaglianza. o Il patto sociale equo è l’atto volontario deciso all’unanimità con lo scopo di “trovare una forma di associazione che difenda e protegga la persona e i beni di ciascun associato e per la quale ciascuno non obbedisca tuttavia che a se stesso, e resti libero” o Questo patto assume la forma di un “contratto” nel quale “ciascuno mette in comune la sua persona ed ogni potere sotto la direzione della volontà generale, ricevendo in quanto corpo ciascun membro come parte indivisibile del tutto”. • Attraverso l’alienazione totale di ciascun associato con tutti i suoi diritti all’intera comunità, si realizza sia la libertà, intesa come condizione uguale per tutti, che l’uguaglianza civili, (dandosi a tutti, il singolo non si dà a nessuno) • L’unione genera una vera persona pubblica chiamata repubblica o corpo politico, con nome diversi a seconda delle circostanze (stato, corpo sovrano) così come il nome dei membri del popolo (cittadini, sudditi). • La persona pubblica ha una propria volontà, detta volontà generale (Discorso sull’economia politca), con la quale, nel fare le leggi, persegue l’interesse comune; esistono anche la volontà particolare, con cui il singolo individuo cerca il suo personale interesse, e la volontà di tutti, cioè l’insieme delle volontà particolari, ma solo la volontà generale deve prevalere. • Il principio di unanimità viene richiesto solo nella costituzione del contratto sociale, per praticità in seguito si fa riferimento al principio di maggioranza. La decisione della maggioranza coincide infatti con la volontà generale e ciò implica che la minoranza non possa ribellarsi, ma debba riconoscere di aver perseguito il bene individuale invece che quello collettivo, facendo ammenda → ciò garantisce la sopravvivenza dello Stato • Lo Stato descritto da Rousseau, denominato repubblica, è una democrazia diretta, in cui il popolo sovrano si riunisce in assemblea per esercitare direttamente il potere legislativo, e alla sovranità popolare vengono da lui attribuiti i caratteri di inalienabilità, indivisibilità e infallibilità, come una sorta di democrazia assoluta • La sovranità/volontà popolare si esplicita nelle leggi, che devono essere generali e astratte, e i singoli a cui sono rivolte che sono a loro volta liberi in quanto si sottomettono solo a leggi che esprimono la loro volontà e che loro stessi hanno contribuito a creare. • Non essendo presente negli uomini allo stato di natura una maturità che permette di comprendere la possibilità di unirsi in un popolo, Rousseau postula l’esistenza di un legislatore, che grazie alla sua superiorità morale si fa interprete della volontà generale, e ispira la gente a stipulare il contratto sociale, fornendo il modello statale, che può essere poi accettato mediante la votazione del popolo ➔ la sua azione permette di denaturalizzare gli uomini, rendendoli membri di un tutto politico e morale • Il legislatore è una figura storica, che si può ravvisare in diverse personalità (Mosé, Licurgo, Calvino) • Rousseau, similmente a Montesquieu, afferma che le leggi istitutive di una comunità devono necessariamente accordarsi con il carattere specifico di quella società, e l’esistenza della diversità fa sì che non tutti i popoli siano adatti ai sistemi repubblicani • Tuttavia, proprio in vigore della diversità riconosciuta dall’autore, nel Contratto sociale Rousseau presenta un modello flessibile, che si declina in pluralità di soluzioni particolari e di adattamenti alle diversità fra i popoli, soprattutto grazie alla presenza di “principi universali”, quali la libertà ed uguaglianza, e di “rapporti naturali”, ossia il complesso di condizioni particolari proprie di un popolo, vere e proprie leggi. Le più importanti sono: - Leggi politiche o fondamentali - Leggi civili - Leggi criminali - (Costumi) L’uomo è libero e ovunque è in catene Come uscire da questa condizone? • È l’uomo stesso che si pone queste catene IL GOVERNO E LA COSERVAZIONE DELLO STATO • Come già Bodin aveva fatto, Rousseau distingue la FORMA di STATO, il potere legislativo, sempre democratica e fondata sulla sovranità del popolo, dalla FORMA di GOVERNO, il potere esecutivo necessariamente distinto dal primo, che applica la legge • Il governo è “il corpo intermediario istituito tra i sudditi e il corpo sovrano per la loro reciproca corrispondenza, incaricato dall’esecuzione delle leggi e dal mantenimento della libertà sia civile che politica” ed è chiamato principe, mentre i singoli governatori vengono chiamati magistrati o re • Esso può assumere diverse forme • Democratico • Aristocratico (ereditario o eletto) • Monarchico • Misto • Rousseau predilige l’aristocrazia elettiva, in quanto è la più conforme alla natura delle cose, secondo cui è normale che i più saggi governino sulla maggioranza • Il problema principale riguarda il rapporto fra esecutivo e legislativo, poiché il governo tende naturalmente ad abusare del proprio potere → Rousseau introduce dei meccanismi giuridici atti a frenare la brama di potere e ad evitare tale pericolo: • Regolari assemblee del popolo • La sospensione del governo durante le riunioni del corpo sovrano • L’abolizione della capitale e la conseguente rotazione delle città come sedi del governo • Il popolo si unisce di rado solo per le cose veramente essenziali → le leggi devono essere poche • Per Rousseau è fondamentale religione civile, che compete al popolo sovrano (che ne fissa gli articoli → pochi e chiari) • Una divinità onnipotente, benefica, previdente • Deve essere posta a fondamento delle istituzioni politiche • No pluralismo religioso • Necessario indentificare con la religione civile → patria cosa più importante • Nel pensiero di Rousseau il rapporto fra gli stati è poco sviluppato. Egli auspica alle repubbliche, vale a dire agli Stati liberi, evitino di dare impulso al progresso delle scienze e delle arti e allo sfoggio del lusso e della ricerca, promovendo piuttosto i costumi semplici in un sistema economico in cui la proprietà non si sviluppi fino all’estrema ineguaglianza, presentando dunque i vantaggi dell’autarchia, attraverso la quale i popoli si mantengono puri ed estranei ai contatti con gli stranieri. Egli vede negli scambi culturali e commerciali fra nazioni pericolose vie della corruzione e del decadimento dei costumi. La soluzione di Rousseau non è infine il superamento della società del suo tempo, ma piuttosto il ripiegamento nella tradizione e nei costumi e la prevenzione dello sviluppo della società moderna, rivelando uno spirito conservatore. LA RIVOLUZIONE FRANCESE – SIEYES • nacque nel 1748 • fu un sacerdote che supportò le idee rivoluzionarie circolanti in Francia e fu eletto agli Stati generali, iniziando una lunga carriera politica, che si concluse con l’esilio dopo la caduta di Napoleone. LA NAZIONE COSTITUENTE • La rivoluzione francese è dominata da un intento rifondativo, come testimonia ad esempio la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che si proponeva di stabilire principi astratti, senza considerare la complessità del popolo a cui si riferiva Burke anticipa gli sviluppi della rivoluzione francese, prefigurando in qualche modo la dittatura napoleonica • Una rivoluzione che aveva cancellato ogni cosa in mezzo al popolo e al potere, lasciava intatto solo l’esercito → un giorno un capo dell’esercito avrebbe preso il potere → poi Napoleone guidando l’esercito prenderà il potere o Girondini e giacobini repubblicani e progressisti di sinistra → dopo la decapitazione del Re sorge conflitto tra radicali di Robespierre e moderati della Gironda o I Giacobini ritenevano necessario un potere centrale molto forte o Girondini erano federalisti sul modello dei rivoluzionari americani − Il partito più di sinistra aveva fatto una rivoluzione anti-aristocratica (abolita l’aristocrazia, che costituiva un contropotere alla monarchia) portando a termine un processo di accentramento − Nell’interpretazione dei posteri la rivoluzione porta a termine il processo di accentramento politico cominciato dai monarchi che volevano eliminare il potere degli aristocratici per stabilire il proprio potere assoluto − Con Robespierre prima e con Napoleone poi si arriva ad un accentramento totale ➢ Napoleone crea un esercito di popolo, frutto della coercizione obbligatoria – prima gli eserciti dipendevano dall’accordo del sovrano con i nobili di zona ➢ Napoleone manda nelle provincie i PREFETTI, che rappresentavano il centro in periferia → viene meno l’autonomia (l’autorità teorizzata da Bodin giunge a compimento dopo un evento come la rivoluzione francese) IL FEDERALSITA (1788) • 4 luglio 1776 Jefferson firma la Dichiarazione d’indipendenza degli USA • Raccolta di 85 articoli e saggi scritti da Hamilton, Jay e Madison, per sostenere la ratifica della costituzione degli Stati Uniti d'America nello stato di New York. o Hamilton si era formato sul pensiero di Locke e di giusnaturalismo, unitamente alla psicologia di Hume. Scrisse 51 saggi in autonomia, 3 con Madison e 3 con Jay o Jay, scrisse 5 saggi di politica internazionale, e sosteneva la necessità di avere un forte governo centralizzato firmò il trattato di Parigi del 1783, con il quale la Gran Bretagna riconosceva l'indipendenza delle colonie americane. o Madison, sui principi dell’Illuminismo, scrisse 14 saggi • Pensiero politico americano ha origine con il documento la dichiarazione di indipendenza, in cui è presente una forte idea di Locke, presa dal secondo trattato sul governo. Gli autori del federalista avevano la medesima formazione culturale: Locke, Montesquieu, ma anche il loro pensiero politico classico e segnatamente Aristotele e Cicerone. • Loro sostengono che il Federalista sostengono che sia necessario dotare un metodo scientifico in politica fondata sull'esperienza, su di una concezione realista dell'essere umano e sull'effettivo comportamento degli uomini. Influenza di Locke ravvisabile nei principi di sovranità popolare, che può modificare la forma di governo, e nell’uguaglianza e la libertà di tutti gli uomini, che possiedono dei diritti naturali e inalienabili, tra cui compare in maniera originale anche il diritto alla ricerca della felicità (Aristotele) • Convenzione di Philadelphia 1787, viene approvata la Costituzione • FEDERALISTA N.1 La decisione di ratificare la costituzione mostra che è un popolo può dotarsi di un buon regime politico, se nel prendere le scelte assume un atteggiamento realista, deliberando in base all’esperienza FEDERALISTA N.6 Mostra un approccio realista alla natura umana, Hamilton descrive l’uomo come ambizioso, vendicativo e rapace e in base a questo profilo afferma che la guerra tra Stati non dipende dal tipo di forma di governo, rompendo l’ideale secondo cui la repubblica era portatrice di pace, ma dalla natura stessa degli uomini → ANARCHIA INTERNAZIONALE Hamilton sostiene che la legge di potenza regola la politica estera degli Stati e la guerra non è provocata dalla sempre dalla scelta di una nazione. SAGGIO N. 9 Sostiene anche che il progresso della scienza politica a rivelato come il miglior regime politico sia costituito dalla forma di governo repubblicana, nella quale vi è un sistema di pesi e contrappesi, per cui ogni potere bilancia e controllo agli altri: legislativo e esecutivo si controllano a vicenda, il presidente potere di veto sulle leggi proposte la sua firma, il congresso con mettere il presidente in stato di accusa per alcuni reati gravi. ➔ Separazione dei poteri = garanzia di libertà FEDERALISTA N.10 Contro la proposta di democrazia diretta di Rousseau, e per tenere a bada l’ingerenza delle fazioni Madison propone un modello politico che non sia la democrazia, che prevede la deliberazione di tutto il popolo, ma la repubblica che implica una sistema di rappresentanza Hamilton—> importanza di avere un forte potere esecutivo centrale e la necessità di ratificare la forma di costituzione federale superando la confederazione esistente. Sostiene la necessità di un governo forte per l'inefficienza e la debolezza del governo. Tasse per conservare una confederazione di Stati, nascerebbero dei problemi: sorgerebbero dispute territoriali tra gli Stati, la suddivisione del debito federale diventerebbe un problema e ogni Stato potrebbe fare trattati con potenze straniere. Senza un governo forte federale, i rapporti tra gli Stati della confederazione dovrebbero essere affidati a trattati. Se non si ha un governo forte, le leggi si ridurrebbero a mere raccomandazioni. Autori del federalista esaminano attentamente anche il ruolo del potere giudiziario e affermano la necessità di avere un tribunale supremo in modo che vi siano sentenze definitive valide in tutti gli Stati. Essi sono quindi a favore di una corte suprema che abbia il potere di appello che giudichi anche i casi riguardanti stati e questioni internazionali. KANT (1764 - 1804) • Da un punto di vista antropologico, come esposto da Kant nell’Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, l’uomo, le cui azioni sono dettate da leggi universali, presenta una forte ambivalenza. Da un lato è predisposto ad associarsi coi suoi simili, in quanto solo nella sfera generale le sue disposizioni naturali (la ragione) possono dispiegarsi completamente (seconda tesi), dall’altro egli è caratterizzato da un egoismo antisociale o Proprio attraverso questo antagonismo, che Kant chiama insocievole socievolezza, l’uomo può sviluppare a pieno le proprie disposizioni e porre le basi per costruire un ordine sociale fondato su una società civile che garantisca la libertà di tutti e faccia valere universalmente il diritto. Allo stesso modo questo antagonismo, che a livello internazionale genera i mali della guerra, spingerà gli Stati a costituire una Lega dei Popoli (Volkerbund)  REALISMO KANTIANO • Se lo sviluppo dell’umanità dipende dal conflitto tra individui sorge la necessità di un ente che regoli questi conflitti, che renda possibile la convivenza dei diversi arbitri individuali o Il diritto, come spiegato nello scritto Sul detto comune, si pone come scopo quello di limitare la libertà di ogni individuo alla condizione dell’accordo di questa con la libertà altrui, attraverso una legge universale • La convivenza delle libertà individuali è dunque possibile solo all’interno dello Stato civile che opera attraverso leggi coattive legittimate dal contratto sociale, che non rappresenta un fatto storico, bensì un un’idea della ragione, secondo cui il legislatore deve legiferare come se le leggi nascessero dalla volontà dell’intero popolo. Il pactum non cerca di spiegare l’origine dello Stato, ma di definire un criterio di giustizia delle leggi La legge giusta è quella che garantisce il diritto alla libertà di ogni uomo, e ciò può avvenire solo se essa è formulata come se fosse espressione della volontà unità di un intero popolo o Inoltre ciascun uomo deve agire secondo un imperativo categorico, per la massima della propria volontà possa valere come principio di legge universale (libertà interna = oggetto della morale) • Nello Stato civile vige uno Stato di diritto che garantisce la giustizia della legge e si fonda su 3 principi a priori del diritto o Libertà in quanto uomini → Ciascuno deve poter cercare la propria libertà per la via che gli sembra migliore, purché non limiti la libertà altrui ▪ Uomo libero di seguire i propri gusti, manifestare le proprie opinioni, di adottare il proprio stile di vita ▪ Se si afferma una legge paternalistica che ci dice come essere liberi e felici allora quella legge è ingiusta → Il governo paternalistico tratta sudditi come figli, che devono comportarsi in modo passivo o Uguaglianza in quanto sudditi → Ciascuno dev’essere eguale di fronte alla legge ▪ ogni membro dello stato deve poter pervenire in essa quel grado diposizione sociale a cui possono elevarlo le sue abilità → attacco verso l’aristocrazia ▪ La nascita non può essere un privilegio o Indipendenza in quanto cittadini → Non tutti devono partecipare alla vita activa – per partecipare bisogna essere sui iuris (padroni di sé), bisogna avere indipendenza economica (sistema censitario) ▪ Indipendenza dei cittadini da p.v. economico ▪ Chi fa le leggi deve comportarsi come se le leggi fossero fatte da tutti i cittadini → una legge è giusta se tratta l’uomo in quanto libero, il suddito in quanto uguale e il cittadino in quanto indipendente • Se la legge fosse ingiusta il popolo è costretto comunque ad obbedire → ogni rivolta è il delitto più grande ed esecrabile che si possa commettere in uno stato, in quanto ne distrugge le fondamenta → si ritorna allo stato di natura in qui non c’è convivenza tra i diversi arbitri • Non ci si può ribellare in quanto una ribellione simboleggerebbe l’anteposizione dell’interesse individuale a quello pubblico, distruggendo lo stato che è ciò che permette la libertà, l’uguaglianza e l’indipendenza • Tuttavia l’uomo è dotato di diritti inalienabili come la libertà di penna, che corrisponde all’uso pubblico della ragione, e che gli permette di esprimersi contro la volontà del potere pubblico o uso pubblico della ragione – uso che ne fa lo studioso davanti al pubblico dei lettori → dev’essere massimo o uso privato della ragione – uso che se ne fa quando si svolge un preciso impiego → bisogna rispettare il proprio superiore • Kant distingue due FORME DI STATO (repubblicana o dispotica) o Forma di stato repubblicana fondata su principio di separazione dei poteri (sul modello di Montesquieu) e di rappresentanza o Forma di stato dispotica non vi è separazione potere e l’esecuzione delle leggi è arbitraria o La volontà pubblica coincide con la volontà del sovrano • Come forme di governo individua: o Monarchia o Democrazia → La democrazia (diretta) è sempre forma di governo dispotica → prevede che assemblee legiferino e governino contemporaneamente → dispotismo → la repubblica democratica non può esistere o Aristocrazia • La repubblica può essere aristocratica o monarchica LA RIVOLUZIONE FRANCESE • Ha un giudizio ambivalente riguardo la rivoluzione francese: o Non ammette la disobbedienza civile → condanna rivoluzione e uccisione del re “abisso che inghiotte tutto e non restituisce nulla” (= suicidio dello Stato) o La rivoluzione francese è anti-aristocratica e si batte per la separazione dei poteri, che tiene fede al principio censitario di partecipazione – principi riconosciuti da Kant • Egli inoltre individua in questo avvenimento un segno del progresso dell’uomo verso il meglio, basandosi anche nell’entusiasmo che la Rivoluzione ha suscitato in tutta Europa. Da un punto di vista ideologico, infatti, essa ha manifestato il potere costituente di un popolo e la creazione di una costituzione repubblicana • Per quanto riguarda l’estensione del potere Rousseau sosteneva la totale alienazione di ogni associato con i suoi diritti alla società, in maniera tale da vedersi riconosciuti tali diritti in veste da cittadini • Constant invece ritiene necessario porre dei limiti all’esercizio del potere, poiché esso potrebbe intraprendere un’azione liberticida sia a livello personale, cancellando la singola volontà a favore di quella generale, sia a livello comunitario privando la società della libertà ➔ Quando la sovranità estende la propria competenza a materia che sono al di fuori del suo ambito diventa illegittima e usurpatrice • Questi limiti sono di natura materiale, sancendo la distinzione fra le materie che la legge può disciplinare e non, e stabilendo le finalità per cui lo Stato nasce; da ciò deriva la definizione dello stato minimo di Constant, a cui, nell’ottica di garantire la sicurezza interna ed esterna degli individui, esercita il potere di punire i crimini, difendere i confini e imporre tasse per finanziare il proprio operato • Un altro limite all’autorità è costituito dai diritti inalienabili dei singoli, tra cui figurano: la libertà d’azione, la libertà religiosa, la libertà d’opinione e stampa e le garanzie giudiziarie (libertà di non essere perseguiti se non in virtù d una legge → padre del garantismo) o Constant non è un liberista di totale aderenza → nella sua genealogia dei diritti la PROPRIETA’ risulta un diritto derivato/sociale (contrario di Locke), non anteriore alla società, ma dipendente dal modo in cui una società decide di organizzarsi o Tuttavia unna società in cui non era garantita la libertà economica era disdicevole • I limiti imposti allo Stato possono essere anche di natura formale: per tutelare la libertà individuale risulta, infatti, attuare una divisione dei poteri tale da costruire una sistema di pesi e contrappesi Cambia la concezione per cui la minaccia alla libertà siano gli altri, la minaccia della libertà secondo la moderna concezione è lo STATO che attraverso le leggi liberticide può limitare la libertà di tutti CRITICA A MONTESQUEIU • Nel definire la propria teoria sulla suddivisione dei poteri Constant parte dalla critica del sistema montesquieuiano, una critica nata da una probabile mal interpretazione del suo pensiero C. temeva che il sistema di M. potesse generare una forma di assolutismo, ma la distinzione di M. non teneva in conto solo le funzioni dei poteri, ma anche degli interessi delle classi che esercitavano tali poteri, che non potendo mai coincidere prevenivano ogni deriva assolutistica • Constant in quanto padre del costituzionalismo pretendeva che la sovranità fosse distribuita, equilibrata e limitata e pensava che ciò potesse accadere tanto in una repubblica che in una monarchia, entrambe in grado di garantire la tutela della libertà a patto che il potere sovrano fosse limita • I tre canonici poteri individuati da Montesquieu: o Il potere legislativo esercitato da una Camera bassa e una Camera alta ereditaria, la cui ereditarietà garantisce contemporaneamente la stabilità del potere e la difesa dal potere sovrano, da cui è indipendente o Il potere esecutivo nominato e destituito dal re, ma indipendente e responsabile delle proprie decisioni o Il potere giudiziario esercitato da un corpo di giudici indipendenti • A questi 3 poteri se ne aggiungono altri due o Il potere neutro o preservatore, che rappresenta il nucleo del costituzionalismo, in quanto non costituisce un potere attivo, ma esercita una serie di prerogative volte a dirimere i conflitti e le ostilità tra i diversi poteri. Nella monarchia questo potere è affidato al monarca che ponendosi al di sopra di essi tanta di far agire gli altri poteri di concerto: nomina e destituisce l’esecutivo, concede la grazia, pone il veto alle proposte di legge, scioglie la camera elettiva, nominare nuovi pari per cambiare la camere durevole o Il potere municipale detenuto da istituzioni locali, che svolgono ruoli amministrativi, allo scopo di impedire l’accentramento del potere ▪ Constant appoggia l’ideale girondino del federalismo, che attraverso le autonomie locali costituiva un limite all’accentramento del potere e al rischio di massificazione e uniformismo LA LIBERTA’ DEGLI ANTICHI E DEI MODERNI Constant 1819 Ateneo Reale di Parigi Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni 1918 • La degenerazione della Riv. Francese viene attribuita da Constant al tentativo dei giacobini di applicare alla Francia un modello di libertà anacronistico, egli infatti distingue la libertà degli antichi da quella dei moderni • LA LIBERTA’ PER GLI ANTICHI era “tutto ciò che assicurava ai cittadini la più ampia partecipazione possibile all’esercizio del potere sociale”; questa concezione dipendeva da diversi fattori o Le realtà repubblicane antiche erano di piccole dimensioni, dando a tutti la possibilità di esercitare diritti politici in maniera diretta; ciò attribuiva alla legge competenza in ogni aspetto della vita o Per evitare l’assoggettamento alla volontà generale era necessario parteciparvi attivamente o Lo sfruttamento della schiavitù permetteva alle persone di dedicare totalmente il proprio tempo alla vita activa o La sopravvivenza della polis era legata alla guerra che generava negli uomini un forte spirito bellicoso • Le condizioni sopra descritte non sussistevano più in epoca moderna e ciò determinò una nuova concezione di LIBERTA’ PER I MODERNI “tutto ciò che garantisce l’indipendenza dei cittadini dal potere” o Le realtà moderne non permettono una democrazia diretta e i cittadini non aspirano più al continuo esercizio dei diritti politici, bensì al godimento della libertà individuale o La schiavitù viene generalmente ripudiata e gli individui trovano nel lavoro il perseguimento dei loro progetti privati, che diventa il principale obbiettivo di vita o Lo spirito bellicoso degli antichi ha lasciato lo spazio ad un diffuso pacifismo, che ha permesso di adottare una nuova forma di rapporto tra stati, il commercio ▪ In quest’ottica le guerre di conquista di Napoleone risultano anacronistiche • I moderni dunque non sono più disposti ad alienare una parte della loro libertà, con la loro sfera di diritti inalienabili, in favore dell’autorità sociale, ma ciò non rende la libertà politica meno importante. Questa tanto quanto la libertà civile rischia di portare una degenerazione: la prima un’eccessiva politicizzazione della vita che rende il potere assoluto, la seconda un totale disinteresse dei cittadini per la cosa pubblica che rimuove ogni controllo del potere • Per questo è necessario integrare le due libertà, rendendo la libertà politica garanzia di quella civile, a patto che la prima venga impiegata non come esercizio diretto del potere, ma come controllo e limitazione di esso ▪ Madame de Sthel, Kant, Constant sono liberali che ripongono grande fede nel PROGRESSO → motore di sviluppo della società, dei diritti, dell’affermazione della libertà o Visione positiva dell’opinione pubblica, che frena tendenze dispotiche, addolcisce potere politico o Opinione pubblica intesa come una minoranza autocosciente (le persone dotte) o Favorisce magnifiche sorti e progressive (manzoni o leopardi?) ALEXIS DE TOCQUEVILLE • Figlio di un’importante famiglia nobiliare francese (imparentata col sovrano) • All’inizio del XIX secolo con la rivoluzione di luglio 1830 (dai Borbone agli Orleans) la famiglia di Tocqueville perse tutti i propri privilegi o Il nuovo regime pretende che chi svolge ruolo pubblico presti giuramento al nuovo regime → Tocqueville doveva diventare magistrato penitenziale o Si reca dunque negli USA per visitare il sistema carcerario statunitense (1831) o In America Tocqueville scrive la Democrazia in America LA DEMOCRAZIA IN AMERICA • La prima parte pubblicata nel 1835, la seconda nel ‘40 • Punto di vista di un aristocratico che si trova davanti ad una società in cui non esistevano i privilegi aristocratici tipici dell’ancient regime e dell’Europa in generale o Cariche aperte a tutti, senza privilegi, ma per merito o “Osservo la realtà americana con terrore religioso” • Secondo Tocqueville la grande rivoluzione democratica cominciata in Europa ed esportata negli USA rappresenta un processo inarrestabile ed ineluttabile che si afferma gradualmente con la diffusione dell’uguaglianza delle condizioni. Essa è considerata una forza generatrice da cui dipendono tutti gli altri aspetti; ad esempio l’uguaglianza di stima permette a tutti l’accesso alle cariche pubbliche • La democrazia, tuttavia, non costituisce per Tocqueville solo una forma politica, ma una struttura sociale, caratterizzata dalla tendenza all’uguaglianza delle condizioni, attraverso una legge di livellamento, e dalla mobilità sociale o Le barriere di ceto e il sistema di privilegi che caratterizzava l’Ancient Regime sta scomparendo in tutta Europa minando alle fondamenta delle antiche società aristocratiche • Nonostante l’obbiettivo della rivoluzione secondo T. sia uno Stato democratico in cui ciascuno veda riconosciuti e tutelati i propri diritti, la democrazia non è scevra di rischi e di possibili degenerazioni → riulta quindi necessaria una nuova scienza politica che sia in grado di educarla per moderarne gli effetti deteriori, impedendo l’affermazione di aspetti negativi e liberticidi • Quello statunitense non è l’unico modello democratico, ma può servire ai paesi europei per evitare alcuni errori/aspetti negativi • In America uno degli aspetti principali è l’eguaglianza di condizioni una categoria socio-politica che comprende caratteri di diversa natura – essa domina la società civile e lo Stato (che garantisce la prima) sia i cittadini governati che governanti • L’uguaglianza di condizioni è un elemento presente fin dalla nascita degli USA o Inizialmente grande libertà di terre → non si forma aristocrazia terriera o I dissidenti religiosi inglesi giunti lì creano un contesto tollerante e pluralistico → uguaglianza o Tutto è frutto dell’elezione del popolo – alla sovranità popolare • Tuttavia la società statunitense presenta diversi difetti o La sovranità popolare, tipica della democrazia, è dominata dagli istinti passeggieri, invece che da programmi a lungo termine (tipici di regimi immutabili cfr. aristocrazia) e ciò determina che le leggi siano difettose, in quanto vengono sempre promulgate sulla base di esigenze momentanee o Spesso i ruoli politici vengono attribuiti a persone di scarsa cultura, in quanto il sistema di elezione diretta porta a votare persone simili a sé, invece che scegliere i migliori. Un esempio antitetico è costituito dal Senato americano, in cui il livello di competenza dei membri è garantito da elezioni di secondo grado, nel Congresso, invece, i cui membri venendo eletti ogni due anni, questi tentano di cavalcare le passioni momentanee • Nelle democrazie vi è il rischio che si affermi l’onnipotenza della maggioranza fondata sull’idea che ci sia più saggezza nel numero che nella qualità (Teoria dell’uguaglianza applicata all’intelligenza). Questa forma di dominio rappresenta un pericolo più insidioso di ogni altra forma dispotica precedente, in quanto essa è in grado di esercitare in impero morale spingendo i cittadini al conformismo sociale, che assorbe ogni particolarismo e lo fa scomparire o Kant e Constant erano convinti che l’opinione pubblica fosse sempre composto da gente competente o Tocqueville invece aveva un’opinione negativa dell’opinione pubblica che colpisce i costumi esteriori, e agisce anche su volontà e forza morale → impedire esistenza libertà e anticonformismo • La libertà rappresenta il valore fondamentale secondo cui bisogna agire per salvare la democrazia ed evitare che essa si trasformi in una tirannide democratica o dispotismo democratico • Tocqueville non riesce ad individuare un corpo politico cui il singolo si possa rivolgere in caso di ingiustizia da parte della maggioranza, perché ogni organo è legato ad essa • La tirannia democratica vuole impedire che si formi una libertà → costringe gli individui non solo nella sfera pubblica, ma anche nella sfera privata • Rende la condizione di dissidente causa di esclusione assoluta non solo dalla politica, ma da ogni aspetto della vita sociale e in questo modo, rendendo indesiderabile ogni forma di anticonformismo, impedisce alla minoranza di essere tale • Il dispotismo è favorito inoltre dal crescente individualismo che assieme al conformismo rende gli individui una folla di uomini simili e uguali che non fanno altro che ruotare su se stessi per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Al di sopra di questa massa si erge un potere immenso e tutelari • Tocqueville, tuttavia, individua nella società americana degli anticorpi che impediscono l’affermazione delle degenerazioni dispotiche, rintracciabili nella libertà politica e in alcuni principi cardine della società statunitense o Le autonomie locali → Decentramento amministrativo → il governo centrale (rappresenta maggioranza) per eseguire le proprie scelte deve scendere a patti con istituzioni su più livelli, che spingono gli individui a prendere parte attiva nelle decisioni, stimolando l’impegno politico LA DEMOCRAZIA TRA RAPPRESENTANZA E COMPETENZA • Considerazioni sul governo rappresentativo (1861) secondo Mill la vera democrazia è costituita da un governo competente che agisca per il bene della collettività sotto il controllo dei rappresentanti dell’intera cittadinanza • In quest’ottica, inserendosi nel dibattito britannico sull’allargamento del suffragio, (1867 Reform Act), Mill sostiene la prospettiva del suffragio universale, per far progredire la cultura e la moralità civica, e l’introduzione di un sistema elettorale proporzionale affinché e istanze di tutti vengano portate in parlamento o La partecipazione sollecita le capacità intellettuali e morali degli uomini • Nonostante quest’ottica, per vedere tutelata la rappresentanza paritaria delle minoranze, Mill prevede alcune restrizioni all’universalità del voto, purché queste siano temporanee e motivate da ragioni positive . Non potevano votare: gli analfabeti, la cui istruzione doveva essere promossa dallo Stato, coloro che vivevano grazie ai sussidi dello Stato, e i cittadini colpevoli di evasione fiscale e di frode • Mill considerava il voto un DOVERE che dovesse essere portato sempre a termine in relazione ad un oggettivo bene comune → il relativismo postulato nel saggio sulla Libertà viene contraddetto dal concetto di bene comune oggettivo che doveva guidare tanto le scelte dei politici che degli elettori • Mill inoltre sosteneva la necessità di un governo dei più competenti, raggiungibile attraverso l’introduzione di un voto plurimo ai cittadini intellettualmente più dotati → le persone intellettualmente superiori deve valere più volte quello delle persone normali o Laureati, intellettuali, dirigenti d’azienda (colore che superano esami pubblici che attestano capacità intellettuali) o Negazione del suffragio universale • Non ha senso una camera ereditaria (cfr. Lords) → assemblee parlamentari hanno ruolo di controllo verso il governo o Ruolo d’indirizzo e di controllo verso il governo o La codificazione delle leggi è affidata ad esperti • La prima camera è quella popolare, la seconda dovrebbe essere una camera che rappresenta il merito personale (coloro che hanno ricoperto ruoli pubblici nel passato) Cfr potere conservatore di Constant – nella sua fase repubblicana aveva teorizzato che il potere conservatore venisse esercitato da un’assemblea di ex uomini politici di spicco SAGGI SULL’ECONOMIA POLITICA (1848) • Il principio di giustizia permette di eliminare le disuguaglianze politiche e sociali → sembra affine all’idea socialista che voleva eliminare disuguaglianze sociali, ma critica il comunismo (anche il capitalismo) • Per ridurre disuguaglianze era necessario far leva su due elementi o Istruzione universale → doveva permettere l’emancipazione delle diverse classi o Evitare la sovrappopolazione che genera la concorrenza sul mercato di lavoro, consentendo ai datori di lavoro di decidere le condizioni • Vede nel comunismo un forte pericolo per la libertà individuale in quanto lo Stato domina su tutto o Non porta ad un completo sistema economico (mancanza d’incentivi a rendere e produrre) o Weber anti-comunista → ha il monopolio di tutti e 3 i poteri • Favorevole ad interventi che generino integrazione politica e sociale • È uno dei primi teorici del sistema cooperativo, in cui i lavoratori diventano proprietari delle imprese in cui lavorano KARL MARX • Teorico socialismo scientifico • Considera quello di Mill un socialismo utopico che non avrebbe mai condotto all’emancipazione del proletariato; ➔ Il socialismo doveva abbandonare la sfera sentimentale; • (Marx elogia il ruolo rivoluzionario della borghesia;) • Il proletariato, che sarà sempre la componente maggioritaria, si erigerà a classe consapevole di sé conquistando il potere e attuando una rivoluzione proletaria. —>La rivoluzione proletaria è diversa da quelle del passato, fatte da minoranze per minoranze; la rivoluzione proletaria sarà fatta dall’immensa maggioranza a vantaggio di tutti —> si risolverà con la soppressione del capitalismo e della classe sociali. NB: La rivoluzione non finirà con la presa del potere da parte della classe proletaria, poiché le leggi del rapporto sociale capitalistico sono PIU’ DURATURE delle sue forme immediatamente politiche ➔ la dittatura del proletariato dovrebbe accompagnare un processo democratico di costituzione che sopprime le condizioni di possibilità di un regime capitalistico. • Tutto questo processo sarà causato dal capitalismo stesso, che svilupperà sempre più le contraddizioni in sé; • La rivoluzione proletaria si verificherà quando le contraddizioni del capitalismo arriveranno la massimo sviluppo: i capitalisti sottoposti a concorrenza spietata aumentano i mezzi di produzione aumentano la condizione di povertà dei proletaria ➔ Pauperizzazione dei proletari; • Marx teneva in conto i gruppi intermedi tra capitalisti e proletari, ma la sua teoria si basava sulla polarizzazione in 2 classi e alla cristallizzazione dei rapporti tra di esse; ➔ Classi intermedie devono essere superate, perché non hanno dinamismo sociale • Quando i proletari assumeranno il potere il carattere antagonistico di tutte le società precedenti scomparirà; o Non più gerarchie; o Non più oppressi e oppressori (antagonismi di classe); o Il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti; • Quando le differenze di classe saranno scomparse e la produzione sarà in mano ad uomini associati, il potere perderà il suo carattere politico e pubblico; o Il potere pubblico è solo una sovrastruttura, mentre l’economia è la struttura che determina ogni altra cosa; o POTERE POLITICO = potere della classe economicamente più sviluppata che lo esercita sulle classi subalterne; o La classe dominante lo usa per mantenere e rafforzare il proprio dominio; • Pensa che la storia andrà verso l’estinzione dello stato e del capitalismo; • Ciò non è solo una visione storica, ma anche sociologica→l’ideologia marxiana; pensa di aver scoperto la chiave di volta della storia, ma contemporaneamente è una visione di propaganda ideologica. • Il Manifesto del partito comunista mostra il carattere antagonistico della società capitalistica; o Che la lotta di classe tende alla polarizzazione in due classi; o Che la società capitalistica è destinata all’autodistruzione; o Che infine giungerà una rivoluzione proletaria che metterà fine al carattere antagonistico della società; • Critica dell’economia politica 1859 – introduzione al capitale o Postula l’esistenza di una struttura e di una sovrastruttura: o La struttura è costituita dai mezzi e dai rapporti di produzione o tutto il resto (coscienza, politica, morale, ...) è sovrastruttura • Una forma sociale non perisce finché non si sono sviluppate tutte le forze produttive che poteva generare→il processo per M. è lineare→le contraddizioni si sviluppano maggiormente laddove il capitalismo è più sviluppato o Conflitto ideologico nelle due Internazionali: la rivoluzione bolscevica avviene in uno stato poco sviluppo da un punto di vista capitalistico o Marx immaginava come nucleo rivoluzionario la GB FONDAMENTA DEL PENSIERO SCIENTIFICO; 1. Gli uomini sono mossi da rapporti determinati→per capire la storia bisogna partire dalla struttura economica della società 2. La struttura economica è costituita dai rapporti e dai mezzi di produzione La sovrastruttura è ciò che serve per giustificare il dominio della classe dominante; 3. La molla del movimento storico è la contraddizione tra le forze e i rapporti di produzione: le prime si sviluppano più velocemente (quanto la società produce), le seconde invece più lentamente (distribuzione della proprietà e del reddito)→aumento della ricchezza e contemporaneamente della pauperizzazione 4. LOTTA DI CLASSE: nella rivoluzione la classe attaccata agli antichi strumenti e rapporti di produzione permette lo sviluppo di una classe antagonista, rappresentante di un nuovo tipo di società • TEORIA DELLE RIVOLUZIONE: non è mai un evento storico fortuito o casuale, ma è l’espressione concreta e reale di una necessità storica. o Quando i rapporti di produzione capitalistici si sono sviluppati in seno alla società feudale hanno distrutto i rapporti di produzione della società feudale. o la stessa cosa accadrà con i proletaria nella società capitalistica. • In funzione di questa teoria della rivoluzione l’SPD spingeva per un atteggiamento passivo→aspettare che nascessero le contraddizioni in seno alla società capitalistica LE TAPPE DELLA STORIA • Modo produzione asiatico: o Tutti i lavoratori sono subordinati allo stato; o Sfruttamento di tutta la società da parte dello Stato; • Modo di produzione antico→sfruttamento dei servi • Modo produzione feudale—> servitù della gleba; • Modo di produzione borghese—> capitalismo; • Rispetto ai tre precedenti il modo di produzione proletario non sfrutterà l’asservimento IL CAPITALE • Scambio capitalista → D – M – D’ • In uno contesto di baratto non c’è surplus—> il concetto di surplus è legato alla definizione di “lavoro necessario” che sono le ore di lavoro effettivamente necessarie alla percezione dello stipendio, il surplus è generato dalle ore presenti all’interno della giornata lavorativa dalle quali l’operaio non trae salario per sè, ma genera ricchezza per il capitalista. Queste ore sono chiamate pluslavoro, e il usata fino che si genera dalle suddette è appunto il PLUSVALORE. • La merce che genera denaro porta al plusvalore. —> IL CAPITALE NON È’ UNA COSA, MA UN RAPPORTO SOCIALE FRA LE PERSONE MEDIATO DA COSE; • La fine del capitalismo→diminuzione del numero di capitalisti e aumento della massa della miseria e della ribellione della classe operaia—> per sottrarsi alla schiavitù i proletari devono unirsi rompendo l’isolamento reciproco (l’alienazione) in cui il sistema capitalistico li ha posti; • Meccanismo storico che tende necessariamente alla distruzione del sistema per leggi necessarie ed intrinseche al funzionamento del sistema (capitalistico) • Originalità di Marx: il suo schema della storia analizza scientificamente il funzionamento del sistema capitalistico→l’analisi ha come fine l’inevitabile distruzione del sistema stesso BERNSTEIN • Esponente partito social-democratico tedesco • Contesta la dottrina marxiana a partire dall’osservazione storica: la pauperizzazione e l’inasprimento dei rapporti sociali non si è verificato o I ceti medi non sono spariti, anzi sono aumentati → no polarizzazione nei blocchi proletariato- capitalisti o I privilegi della borghesia avevano ceduto il passo a istituzioni più democratiche (sindacati e partiti socialisti) → gli operai grazie alla democratizzazione partecipano più attivamente nelle istituzioni o Rifiuta catastrofismo dei partiti rivoluzionari • Assegna all’SPD il compito di organizzare gli operai all’interno delle istituzioni lottando per migliorare la propria condizione attraverso riforme, che avrebbero dovuto sollevare la loro condizione, rendendo lo Stato più ospitale verso le classi subalterne o Delinea un processo sempre più riformista per cui il partito avrebbe dovuto abbandonare l’ideologia rivoluzionaria • Kautski “il rinnegato” di fronte alla rivoluzione bolscevica critica il partito bolscevico per aver tradito la dottrina marxiana, secondo cui la rivoluzione proletaria sarebbe dovuta scoppiare in un paese all’apice del suo viluppo capitalistico, in cui le contraddizioni si fossero pienamente sviluppate, invece loro hanno agito in Russia, un paese industrialmente molto arretrato • Essi avevano, inoltre, costruito una tirannia della maggioranza che aveva costretto i lavoratori ad un sistema peggiore del capitalismo o Democrazia plebiscitaria rappresenta una “specie di potere carismatico che si cela sotto la forma di una legittimità derivante dalla volontà dei sudditi” in cui in realtà il detentore del potere esercita tale potere in virtù dell’attaccamento del seguito politico alla sua persona in quanto tale o Leader uomo dotato di passione, lungimiranza • In una democrazia di massa “plebiscitaria” il capo dev’essere un demagogo, traendo una forte legittimazione popolare con cui opporsi alla razionalità della burocrazia • Il parlamento nell’epoca dei partiti di nobilitato era il luogo principale in cui si faceva politica o partiti di notabilato, di forma ristretta, composti da coloro che considerano l’attività politica come occasionale, nascono quando si attivano i meccanismi della rappresentanza politica e del ciclo elettorale e quando la borghesia inizia ad affermarsi come soggetto politico ▪ il notabile faceva politica come attività secondaria o Nell’epoca dei partiti di massa, la politica diventa un esercizio professionale, diretto a conquistare il consenso popolare e, attraverso di esso, il potere; il ruolo dei partiti politici di massa non è più, dunque, momentaneo e legato al fine delle elezioni, bensì essi diventano i soggetti fondamentali dell’agire politico perdendo il loro carattere di associazioni occasionali, subordinandosi alla figura di un leader che li guidi, e mettendo fine alla centralità dei parlamenti → la politica diventa un’attività extraparlamentare. Ciò comporta l’avvento della democrazia plebiscitaria, ovvero la forma di democrazia assunta nel periodo del suffragio universale e dei partiti politici di massa, strutturati come macchine al servizio di un leader legittimato dal consenso popolare, per tenere a bada la potenza del moderno funzionario burocratico → per raggiungere tale scopo erano però necessarie due condizioni, una è appunto il suffragio universale, l’altra l’adozione di meccanismi istituzionali che consentissero a chi conquistava la maggioranza dei voti di accedere realmente al potere. • Critica di Weber al socialismo DISTINZIONE DEI DUE TIPI DIVERSI DI ETICA • L’agire politico può essere orientato secondo due tipi di etica, che rappresentano due tipi ideali astratti: o ETICA DELLA CONVINZIONE → orientamento di fondo di chi segue sempre nel suo agire principi astratti e ideali a prescindere dalle conseguenze che questi possano generare ▪ Parte da considerazione di carattere morale o ideologico ▪ Pacifista assoluto, crede nell’immoralità di ogni metodo violento, accetta di vivere schiavo di fronte alla violenza → ▪ Sindacalista o ETICA DELLA RESPONSABILITA’ → orientamento di fondo del leader politico che valuta attentamente le conseguenze prevedibili del proprio agire, organizzando tutti i mezzi per raggiungere un determinato scopo ▪ Può essere disposto anche ad usare mezzi che la moralità comune disconosce ▪ Etica di chi si preoccupa dell’efficacia dell’azione politica → Chi porta all’estremo le conseguenze questo atteggiamento etico ignora totalmente la morale • Il buon leader politico dovrebbe essere in grado di coniugare i due atteggiamenti MOSCA • Nella “Teorica dei governi” Mosca mette in rilievo il punto centrale del suo lavoro, ovvero la teoria della classe politica, regola secondo la quale vi è sempre una minoranza organizzata che governa una maggioranza disorganizzata. • Il primo problema che emerge è il problema della formazione della classe politica, ovvero in che modo la minoranza deve potersi distinguere dalla massa di governati, o per qualità in base alle quali può affermare la propria superiorità morale, intellettuale o materiale: o Valore militare o Ricchezza o Nascita o Merito personale, nelle società molto civili e con un alto grado di maturità o (Appartenenza alla casta sacerdotale) • Il secondo problema è quello della formula politica, ovvero della legittimazione del potere e delle tecniche di consenso, necessario sia per giustificare la classe al potere che per creare coesione sociale. Ciò può avvenire attraverso l’utilizzo delle idee e convinzioni prevalenti nella società, attraverso le formule politiche più convenienti, quella soprannaturale o all’apparenza razionale. • Infine l’accento è posto sui processi di istituzionalizzazione del dominio e sull’esistenza di una duplice struttura del potere, elementi che insieme portano ad una doppia connotazione di “classe politica”: o Coloro che esercitano il potere formale o Coloro che esercitano la direzione politica sostanziale di un paese GLI “ELEMENTI DI SCIENZA POLITICA”: DIFESA GIURIDICA E SISTEMA RAPPRESENTATIVO. PER UNA POLITICA SCIENTIFICA In “Elementi di scienza politica” Mosca fa alcune considerazione sulla struttura della classe politica: • Durata delle classi politiche: - Vi è una tendenza alla perpetuazione, tipica della classe aristocratica, che consiste nello stabilizzare il potere della classe che lo detiene - Oppure la tendenza al rinnovamento, democratica, che consiste nello spostamento delle forze verso forze nuove Le rivoluzioni avvengono quando vi è una porte disarmonia fra idee e costumi del popolo e la sua organizzazione politica, che tiene in una condizione di subordinazione molti elementi che sarebbero atti alla partecipazione attiva alla politica. • Organizzazione delle classi politiche: - principio autocratico, dall’alto verso il basso della scala politica e sociale - principio liberale, dal basso verso l’alto della scala politica e sociale Questi due principi si trovano tendenzialmente intrecciati nei differenti sistemi politici. SCHMITT • Nel ’33 aderisce al regime nazista, diventandone uno dei massimi giuristi • Legato alle correnti controrivoluzionarie (contro gli ideali sanciti nella Rivoluzione Francese) • Si oppone alla dottrina liberalista e a quella individualista o È convinto che l’individuo non sia l’attore/il centro della politica e che quest’ultima non abbia come fine ultimo la tutela della libertà individuale (contro la modernità) o Ripudia il normativismo kelseniano, secondo cui la politica si fonda in ultima istanza sulle leggi e lo Stato coincide con l’ordinamento giuridico • Egli ritiene che all’origine del diritto e della politica vi sia la decisione, un atto concreto e determinato, che spesso da una situazione critica di disordine tenta di ristabilire l’ordine (cfr. Machiavelli) o Un tentativo che non riesce mai del tutto a creare l’ordine dal disordine attraverso la decisione di un singolo, di una rivoluzione o di un potere costituente o L’ordine costituito è sempre precario, in quanto la politica si manifesta sempre come lotta tra amico e nemico • L’ambito politico è sempre un ambito conflittuale caratterizzato dalla distinzione tra amico e nemico o Se venisse meno il nemico verrebbe meno la politica stessa → il nemico infatti può essere eliminato temporaneamente, ma mai definitivamente • Tutti i concetti pregnanti della scienza politica sono dei concetti teologici secolarizzati (Teologia politica) o Dio onnipotente → Stato assoluto o legislatore assoluto • Nel saggio Teologia politica definisce la sovranità e il sovrano come colui che definisce il suo stato d’eccezione → il sovrano è chi in un momento di emergenza prende una decisione che crea un ordinamento (decisionismo) o La sovranità si manifesta nei momenti eccezionali e la sua decisione nasce dal nulla e crea un nuovo ordine, che tuttavia rischia sempre di ricadere nel disordine o Il sovrano è fuori dall’ordinamento giuridico o La vera logica dell’autorità politica si manifesta nei momenti di crisi, il caso conflittuale per antonomasia o La politica è frutto di un atto creativo, la decisione politica che crea ordine dal nulla (disordine) o La decisione usa mezzi eccezionali • Alla base di ogni norma politica vi è una decisione → le norme non possono prescindere dalla decisione • Nel saggio sulla Dittatura egli prefigura due tipi di dittature o La dittatura commissaria: la dittatura tipica del mondo romano, in cui il dictator nominato dai due consoli, deteneva poteri straordinari ma con una durata precisa, allo scopo di ristabilire l’ordine previsto dall’ordinamento (rafforzamento del potere costituito) ▪ Dittatura costituzionale o La dittatura sovrana: è una dittatura che mira a rimuovere l’ordinamento vigente e a sostituirlo con un nuovo potere (sostituzione del potere costituito); si richiama ad una nuova costituzione ▪ È un tipo di dittatura che rispecchia il suo ideale di sovranità in quanto attraverso una decisione stabilisce un nuovo ordine IL CONCETTO DEL POLITICO (1927) • Il concetto di Stato presuppone il concetto di politico → il politico non si esaurisce nello Stato, che è una delle tante rappresentazioni del politico • C’è qualcosa al di sotto dello stato che costituisce il politico → il politico è caratterizzato dalla distinzione amico- nemico → per capire se si è di fronte ad uno scontro politico bisogna guardare il grado d’intensità del conflitto o Affinché vi sia un conflitto politico è necessario che un gruppo di uomini si uniscano in amici e lottino contro un gruppo di nemici, prevedendo l’uccisione fisica del nemico • Dove ciò manca ci sono altri tipi di conflitti → solo all’estremo grado di conflittualità si ha il conflitto politico • Distingue tra Politico e Politica o Politico è la ragion d’essere dello Stato, il conflitto tra nemici e amici che sta alla base ▪ Lo stato moderno ha risolto il conflitto interno, ponendo fine alle guerre civili (l’apice della conflittualità), creando un ordine abbastanza solido proiettando all’esterno la conflittualità → guerra fra Stati • L’organizzazione politica degli amici deve evitare la creazione di un nemico interno • Ha proposto la tolleranza per evitare conflitti religiosi o Politica è l’architettura istituzionale che nasce con l’eliminazione del nemico interno ▪ Il politico è l’origine della politica • Schmitt ripudia il liberalismo democratico in quanto esso tenta di eliminare i nemici e quindi il conflitto → eliminando il conflitto e quindi il politico, non si può pensare di avere la politica • L’ordine interno si mantiene solo attraverso il conflitto, che impone una continua vigilanza ed esclusione del nemico interno • Secondo lui ogni sana e vera teoria politica si fonda sul pessimismo antropologico (cfr. Hobbes, Machiavelli, Cortes), quindi non quelle dei liberali, che non contemplavano antropologia negativa • Un mondo assolutamente pacificato è irrealizzabile, senza politica → dove non c’è conflitto amico/nemico non vi è politica PENSIERO INTERNAZIONALE • Il mondo politico internazionale viene concepito da Schmitt non come un universum, bensì come un pluriversum, per cui egli non ammette l’esistenza di un unico Stato mondiale, che annullerebbe l’esistenza del nemico, quindi del conflitto, ma propende per un pluralismo di Stati che si riconoscono vicendevolmente • La sua visione rispecchia lo ius publicum europeaum stabilito nella Pace di Vestfalia del 1648, secondo cui gli Stati dovevano riconoscersi come eguali fra loro e la guerra si configurava come un duello, che non ammetteva l’annientamento dell’altro e si concludeva con un compromesso, sotto forma di trattato di pace, attuabile solo tra pari • Al contrario le nuove guerre condotte in nome dell’umanità rappresentano uno strumento ideologico attraverso cui gli Stati discriminano il nemico, che non è più uno iustus hostis, ma viene privato della stessa qualità di uomo dichiarandolo nemico dell’umanità (hostis generis humanis) e giustificando in questo modo l’estremo atto dell’annientamento • La concezione vestfaliana della guerra rappresentava essa stessa una limitazione del conflitto, in quanto il nemico e le sue ragioni dovevano essere comunque riconosciuti; al contrario la guerra in nome di una iusta causa si configura maggiormente come un atto di polizia internazionale fondato sulla criminalizzazione e sull’annientamento dell’altro → DA GUERRA LIMITATA A GUERRA TOTALE
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