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La distinzione tra linguaggio umano e comunicazione animale: una prospettiva darwiniana, Appunti di Filosofia del Linguaggio

Sulla distinzione tra linguaggio umano e comunicazione animale, basandosi sui lavori di cartesio, chomsky e darwin. La differenza tra pensiero e linguaggio, la complessità del linguaggio umano e la teoria della grammatica universale. Viene anche discusso il tentativo di insegnare il linguaggio a scimmie e la ricerca di sue savage-rumbaugh.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 12/04/2024

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rebecca-di-bello 🇮🇹

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Scarica La distinzione tra linguaggio umano e comunicazione animale: una prospettiva darwiniana e più Appunti in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! Dalla comunicazione al linguaggio, scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana: cap. 1 scimmie: parlare in senso proprio è mettere in connessione il linguaggio con il pensiero. L’opinione comune è che gli animali riproducono soltanto la meccanica del suono ma non il significato che tali suoni rappresentano perché per avere significati nella testa occorre essere in grado di pensare. Nel 1891 Wiliam von Osten diede inizio a delle esibizioni pubbliche con il suo cavallo mostrando che Hans era in grado di eseguire calcoli aritmetici, riconoscere l’ora, mantenere traccia del calendario e nominare le persone. Da un’analisi emerse che le risposte del cavallo erano dipendenti dal fatto che von Osten conoscesse la risposta. Hans non comprendeva le domande che gli venivano fatte. L’idea della netta distinzione tra linguaggio umano e comunicazione animale è stato sottoposto alle ricerche comunicative di Alex un pappagallo allevato da Irene Pepperberg. La questione se Alex padroneggiasse in senso proprio le espressioni che preferiva ha rappresentato la sfida concettuale con cui Pepperberg ha dovuto confrontarsi nel corso degli anni. Come sappiamo che qualcuno pensa realmente ciò che dice? Non avendo accesso ai suoi stati mentali interni, tutto ciò su cui possiamo contare come interpreti sono i suoi comportamenti esterni: il fatto che egli dica di volere dell’uva è l’unica prova che egli vuole realmente dell’uva. Non pensa dunque non parla: la tradizione cartesiana: in una lettera Cartesio presenta una questione di grande rilievo: l’idea che gli esseri umani siano diversi da tutti gli altri animali a causa di una differenza qualitativa dovuta al possesso dell’anima razionale. Secondo Cartesio la parola è l’unico segno certo del pensiero nascosto nel corpo e di essa si servono tutti gli uomini, anche i più stupidi e insensati, persino quelli che sono privi della lingua e dell’organo della voce, ma non le bestie. Cartesio aveva in mente il problema delle altre menti, la questione di come poter riconoscere se qualcuno che è in tutto e per tutto uguale a noi rispetto al suo corpo, possa essere umano come noi. Nel discorso sul metodo Cartesio sostiene che se ci fossero macchine con la forma esteriore di una scimmia non avremmo alcun mezzo per distinguerle, al contrario se fossero macchine in tutto e per tutto simili agli esseri umani ci sarebbero due mezzi per distinguerle da noi: queste macchine non potrebbero usare le parole per comunicare i nostri pensieri, esse non agiscono per conoscenza, ma per disposizione dei loro organi. Cartesio afferma che la differenza tra umani, macchine-animali dipende dalla relazione tra pensiero e linguaggio. Cartesio oggi: in uno dei saggi più famosi Chomsky espone la sua idea di linguaggio, fa riferimento a Cartesio e alla base c’è l’uso creativo del linguaggio: la possibilità degli umani di parlare in modo appropriato indipendente da stimoli esterni e interni. Questo grado di indipendenza da stimoli esterni e interni da al linguaggio libertà e creatività. Negli animali la comunicazione è totalmente sotto il controllo degli stimoli. La comunicazione animale da questo punto di vista è uguale a quella di una macchina. Quando Chomsky sostiene che non esiste la mente di un animale è perché per lui gli animali sono delle macchine, egli sta preparando il terreno per giustificare l’idea che il linguaggio umano sia interpretabile solo ammettendo uno scarto qualitativo tra gli umani e gli animali. La complessità del linguaggio: il modello del linguaggio di Chomsky non si presenta ad essere spiegato nei termini di modificazioni numerose, successive e lievi che costituiscono la teoria della selezione naturale. A dispetto di quello che crede Chomsky il sussidio tra Darwin e Wallace è da riferirsi a due modi diversi di intendere la natura umana per Darwin gli umani sono animali tra gli altri animali e tutte le proprietà che li riguardano devono essere analizzate in termini di selezione naturale; per Wallace l’evoluzione umana deve fare riferimento a forze e influenza non ancora verificate dalla scienza. La difficoltà di Chomsky dipende dal fatto che il suo modello del linguaggio, fondato sulla differenza qualitativa, non si accorda con le modificazioni numerose, successive e lievi che costituiscono la teoria darwiniana. Il primato della grammatica: l’idea di Chomsky è che la competenza linguistica umana sia retta dai principi della grammatica universale. L’idea che il linguaggio risponda a un complesso piano di gerarchie è alla base del carattere creativo delle produzioni verbali. Due aspetti sono alla base di questa idea: la infinita produttività e la connessione tra pensiero e linguaggio. Questi due aspetti del linguaggio sono connessi tra loro. L’uso creativo del linguaggio implica un dispositivo di produzione-comprensione delle espressioni verbali guidato dalla sintassi. Chomsky enuncia il principio di dipendenza dalla struttura. L’argomento della povertà dello stimolo, cioè l’idea che lo stimolo ambientale sia povero e che il linguaggio non provenga dall’esperienza, trova nel principio di dipendenza dalla struttura uno dei punti di maggior forza. Per Chomsky per capire i processi che servono alla formazione delle interrogative bisogna fare riferimento a operazioni che rispettano la dipendenza dalla struttura della frase. Se il principio di dipendenza dalla struttura non è derivabile dall’esperienza allora deve essere un principio innato della facoltà del linguaggio. Pensiero come linguaggio: Chomsky: è per il suo essere uno strumento di espressione dei pensieri, che il linguaggio deve avere una grammatica. L’idea di Fodor è che i pensieri siano rappresentati nelle strutture proposizionali del linguaggio del pensiero e che il linguaggio possa esprimere i pensieri per il fatto che pensiero e linguaggio condividono una forma comune. Chomsky e Pinker sostengono che le ricerche sulla comunicazione animale rappresentino una perdita di tempo quando si intende studiare la natura del linguaggio umano. Dall’altra parte della barricata: la Mettrie riconosce a Cartesio il merito di aver considerato gli animali come macchine. Pur avendo più intelligenza dei pappagalli, le scimmie non parlano perché non hanno gli organi adeguati per farlo, un difetto del genere non è grave al punto da rendere questi animali del tutto inabili al linguaggio. Per Darwin la differenza tra umani e animali deve essere interpretata in termini quantitativi e non qualitativi. Nell’origine dell’uomo Darwin fa riferimento alle scimmie e dice due cose importanti: la prima che il linguaggio umano deve la sua origine alle imitazioni e alla modificazione aiutata dai gesti, dei vari suoni naturali, delle voci degli altri animali, e dalle grida istintive dell’uomo; la seconda è che l’avvento del linguaggio è strettamente connesso ai sistemi cognitivi di cui dispongono questi animali. L’idea di Darwin è che il fatto che il linguaggio sia tipico degli esseri umani, non esclude che altri animali avrebbero potuto svilupparlo se le spinte selettive li avessero portati a dover comunicare in maniera più efficace. Le grandi scimmie possono apprendere il linguaggio? Il tentativo infruttuoso di insegnare agli scimpanzé il linguaggio verbale è stato a lungo considerato la prova definitiva dell’impossibilità degli scimpanzé di varcare la soglia della natura umana. La produzione dei suoni tipici del linguaggio verbale non può essere riproducibile dalle grandi scimmie perché loro non hanno l’apparato fonatorio. Corballis sostiene la tesi dell’origine gestuale del linguaggio. Nella metà degli anni sessanta del novecento, Allen e Beatrix Gardner provarono a inserire una versione semplificata dell’ASL a una scimpanzé di un anno di nome Washoe. Quando aveva 5 anni ed era in grado di usare correttamente 132 di segni e di capire molti altri, Washoe cominciò a fare il tipo di cose che Chomsky considerava il tratto specifico della competenza linguistica umana. Fouts: uno scimpanzé è in grado di capire la differenza di significato dovute a una regola grammaticale. Un’idea di questo tipo spinge l’analisi verso modelli del linguaggio alternativi alla grammatica universale. Per sostenere che sono in grado di costruire frasi gli scimpanzé devono dimostrare di essere in grado di applicare correttamente un certo numero di regole grammaticali. I dati raccolti secondo Terrace erano una solida base per mostrare che uno scimpanzé è in grado di creare una frase. La revisione dei filmati portò Terrace a riconoscere che le sequenze prodotte da Nim non potevano essere paragonate alle frasi prodotte dagli esseri umani. La revisione dei filmati di Nim mise in evidenza che le risposte della scimmia erano dipendenti dalla sequenza di segni utilizzate dallo sperimentatore nella formulazione delle domande. Questo costrinse Terrace a dire che le scimmie non potevano produrre frasi in senso proprio e porta Chomsky a dire che lo studio sulla comunicazione animale è una perdita di tempo. Mettere da parte la grammatica: a dare una svolta agli studi sul linguaggio delle grandi scimmie è la ricerca aperta da Sue Savage-Rumbaugh. Savage-Rumbaugh entrò a far parte del Lana project: un progetto iniziato allo scopo di studiare le capacità linguistiche degli scimpanzé alle prese con un codice artificiale di lessigrammi denominato Yerkish. La tesi di Savage-Rumbaugh era che Lana era competente sul piano della ricezione. L’idea alla base della sua proposta era che fosse necessario spostare l’attenzione dalle frasi alle parole. Protosimboli i simboli in senso proprio? I cercopitechi usano richiami d’allarme acusticamente differenti per segnalare la presenza di diversi tipi di predatori. Questi animali producono richiami diversi a seconda che si riferiscano a leopardi, aquile o serpenti. La cosa interessante è che ogni richiamo è associato a un tipo di comportamento: quando produce il segnale per il leopardo i cercopitechi cercano riparo correndo tra gli alberi; al segnale per l’aquila le scimmie guardano verso l’alto; il richiamo per il serpente induce gli animali ad alzarsi sulle zampe posteriori e guardarsi in giro. Secondo Deacon i richiami delle grandi scimmie possono essere considerati in analogia con le parole del linguaggio umano. Sostenere che i richiami dei cercopitechi corrispondono ai nomi dei predatori è per Deacon un grande errore fondato su una somiglianza di superficie che non coglie l’aspetto essenziale della capacità simbolica. A rendere simboliche le espressioni umane sono due fattori: uno interno e uno esterno alla mente. Per quanto riguarda il primo Deacon chiama in causa la nozione di interpretante per sostenere che le parole non sono semplici suoni,
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