Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto libro "Erranza educativa e bambini di strada", Sintesi del corso di Pedagogia

- discorso sull'erranza umana e sul rapporto tra gli uomini e i destini delle singole vite - problemi educativi dei bambini di strada con analisi della realtà di emarginazione-limite delle baraccopoli di Nairobi

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 04/07/2020

francesca-12588
francesca-12588 🇮🇹

4.1

(27)

22 documenti

1 / 12

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto libro "Erranza educativa e bambini di strada" e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! INTRODUZIONE L'Erranza è una particolarità dell'essere umano e dell'educabilità della persona; quando è relativa o la associamo alla condizione dei bambini di strada, ci permette di osservare meglio e di dare speranza a una realtà che si sta sempre più aggravando e che aggrava povertà invisibili e visibili. Vico spiega che Rousseau era un grande errante e osservava che gli adulti, soprattutto educatori e maestri, non conoscevano il fanciullo e facevano poco o niente per conoscerlo ed educarlo al meglio. Ma questo riscontro è pieno di spunti educativi e può mettere barriere all'ipocrisia pedagogica, insegnandoci a ritrovare la pazienza, la voglia di condividere e ritornare a partecipare. Rousseau dice Vico, sosteneva il bisogno di perdere tempo per guadagnarne. Oggi invece cerchiamo di aver pazienza ma siamo sempre di corsa. I bambini di strada, insegnano a ripartire e ad apprendere la fatica di riappriopriarsi di se stessi. Quando si smette di conoscere e fare esperienza, anche l'errare e l'errore non si incontra e quindi non ci si perfeziona. La strada ha un accezione negativa, vista con distacco ma ci stimola anche curiosità a volte e si pensa a colmare il fossato, la distanza. Non va fatto ma bisogna cercare di comprenderli di più perchè la strada può aiutare a rigenerarsi e si può andare ognuno per la sua, ma essa serve anche a incontrarsi e dare significato agli scambi. L'erranza e i bambini di strada sono i maggiori pilastri dell'educazione informale e se avessimo maggiore consapevolezza di questi e della strada come tempo e luogo formativo avremmo degli spunti educativo didattici e degli orientamenti di pedagogia innovativi. La scuola dovrebbe essere in armonia con i problemi dell'informali e dovrebbe smussarli un po' formalizzandoli. Come può fare per continuare ad avere valenza educativa di apprendimento? non bisogna emarginare nessuno, dovrebbe permetterci di comprendere che l'altro sono io. Se lo scopo è relazionarmi con gli altri, lo scopo da raggiungere ha a che fare con gli altri. Serve però scegliere a quale scopo stare dietro e questa è la forma di egoismo presente in educazione che si traduce nella non disponibilità di stare dietro all'imprevisto e all'originalità, essenziali per la formazione completa dell'individuo. Spesso si integrano questi imprevisti in un ordine già prestabilito, non si coglie il cambiamento e il problema dall'alto. La cultura invece dovrebbe condurre individuo incompiuto a una personalità ricca e ben definita, un progetto che dev'essere portato a compimento. Educatore può prendere la realtà di strada e coglierla come un evento grazie a cui si può camminare con l'altro e per l'altro PEDAGOGIA DELL'ERRANZA E DELL'EDUCAZIONE ITINERANTE: 1. C'E' SEMPRE UNA PRIMA VOLTA: In questo capitolo Vico parla di come George, un amico incontrato a Nairobi, il quale lo ha aspettato in aereoporto l'ha portato alla Shalom House di padre .....; mentre stanno andanco questo ragazzo gli racconta un po' di sè e gli ricorda di osservarsi. Vico si rende conto del perchè e' volato in Kenia: perchè vari itinerari, dal centro alla periferia e viceversa, puoi scoprire povertà, immobilità da cui si può trarre delle conclusioni. Il ragazzo gli consiglia di scambiare riflessioni e pensieri soprattutto sui problemi educativi. Vico in un primo momento comincia quindi a riflettere guardando dei gabbiani, perchè sembra volino a caso ma in realtà il loro volo ha un senso. Che è ben diverso dalla motivazione del perchè le persone vivono in quel territorio lì, perchè c'è silenzio e nota come non sia possibile vivere senza educazione e come emergano dentro di lui tante nuove consapevolezze, capitale umano accumulato, come sta viaggiando anche se è fermo, come riesce a cogliere dimensioni mai colte prima. Fa altre due riflessioni: siamo molto abituati a permanere in condizioni statiche, non siamo abituati al susseguirsi degli eventi, a tempi imprevisti. Dopo 2000 anni è cambiato veramente poco e ci sono sempre ostacoli e condizonamenti percchè l'uomo possa esprimere i propri talenti e provare felicità quotidiana in una comunità e comunicazione temporale e mezzi come l'aereo, vanno ad accentuare l'inerzialità di certi luoghi e la povertà di certi luoghi se non continenti. In questo luogo si può notare come l'uomo si sia accanito sulla natura, svuotandola e agendo a danno di altri uomini e istituzioni, le quali poi vedono queste senza potere e spirito di comunità assottigliarsi. A questo punto Vico decide di iniziare a fare qualcosa di concreto per il miglioramento: va verso una parrocchia, un istituzione con una missione ben precisa, per conoscerla e farsi conoscere. Ha desiderio di toccare con mano, il che ha già funzione educativa e a questo punto parla di erranza e di come per noi ha assunto all'apparenza, il significato di chi si sposta senza avere meta precisa ma casuale, chi insomma vagabonda, alla ricerca di qualcosa che non sa se può trovare. Un viaggio che immaginiamo essere incerto, inquieto e quindi richiama in noi sentimenti forti. 2. L'ERRANZA Errante è colui che si allontana dal vero, dal bene, dal giusto e dal bello e procede con indecisione e in modo vago. L'errore convive con l'uomo e la sua possibilità ci fa capire che errare significa anche uscire dall'ordine stabilito di ciò che ci è stato detto essere vero, per prendere decisioni, confondere apparenza verità con quella pura, significa anche vivere e vedere in modo errato le istituzioni e le loro manifestazioni nel gestire la verità e la libertà. Non cogliere il giusto senso del rapporto con il controllo sociale che serve per rigenerare e innovare isitutuziini per portare cambiamenti, con cui l'uomo e la comunità hanno sempre a che fare. Significa anche incorrere nella devianza...infatti l'uomo errante fatica a trovare la propria strada in mezzo a obiettivi indefiniti e si sente a disagio. Dare vita a una società educante è difficile e infatti durante la storia ci sono stati molti momenti in cui il popolo povero ha sopportato le sue condizioni senza avere grandi possibilità di riscatto culturale o poter prendere posizione nei confronti di responsabilità altrui, quindi finisce per errare senza esiti gratificanti e rimane in superficie senza che l'erranza sia costruittiva. Riguardo la verità ieri si diceva che si potesse scoprire ed era la parte emergente dell'essere; oggi si dice che si può costruire ed è un occasione per viaggiare e sbagliare. Mounier parla di 3 dimensioni della persona umana: - verso il basso - verso l'altro - verso il largo - tensione a comprendere e condividere dimensione povertà dell'uomo Questa è una questione per capire rapporto uomo-natura-cultura e simmetria potenziale umano originario e influsso cultura moderna che può condizionare uomo 8. L'ESPERIENZA DEL DESERTO Ha tanti significati, ad esempio ascolto estremo, senz'altro anche paura, terrore, ansia, il fatto di vagare senza una meta, sostare e fermarsi sperando di scorgere qualcuno. Lo spazio ha un importanza perchè l'uomo può guardare distante, può nascondersi, fermarsi a osservare altre direzioni prese, aspettandoqualcosa che venga in suo soccorso. E' anche luogo di morte, infatti nella Bibbia c'è l'iniziazione in cui una massa di schiavi attraversando il deserto diventa popolo di Dio, quidi anche luogo di rinascita; poi può essere anche cammino e la profezia invita a continuare senza fermarsi. Lo spazio può essere ostile per raggiungere la terra promessa ma è un esercizio di conoscenza di sè e si formano abitudini virtuose. La persona mentre cammina potrebbe però maledire il suo maestro, provare a sfidarlo, sarà tentanto di tornare indietro, preferire sicurezza schiavitù egiziana invece di rischio e salvezza. Libertà è qua infatti. Il cammino è fatto di processi ed insegna l'essenziale, l'essere spogliati di tutto, leggeri. Non a caso il bambino di strada, e va a cercare sostituti di ciò per ritrovarsi. Il cammino è anche tempo di lotta, di prova, di sofferenza, di pellegrinaggio e ricerca di un fine di senso. 9. DAI POVERI A DIO O DIO AI POVERI? Il Cristiano sa che il tempo và verso l'eternità e che questo è il fine delle nostre vite. Non ci si può inoltre tirare via dall'esperienza del tempo e ogni dono meriterebbe di essere aperto per vederne il contenuto. Il dono è un invito ad avere coscienza del presente e del progetto che si delinea strada facendo e prende vita. La perdita di una memoria del dono porta tutti i vincoli a sfaldarsi e invece dovrebbe consistere nella consapevolezza di essere stati cercati. L'educazione fondamentalmente è infatti la consapevolezza di avere un fine. E' come se chi ci da il dono della vita fosse in attesa già risposte e ci attendesse nelle nostre esperienze in ogni luogo e circostanza. Nelle grandi baraccopoli la povertà è essenziale, senza la quale la realtà non avrebbe un senso ed i poveri però solleictano soluzioni e hanno delle identità e tengono a degli spazi..sono protagonisti. Perciò beate quelle persone che vogliono formarsi nella povertà di spirito, perchè hanno capito l'essenza della vita, ascoltando, condividere e prendersi cura e servire le povertà e sofferenze quotidiane. Per cura delle istituzioni si intende anche proprio delle situazioni piccole, il che significa testimoniare che si può vivere, ci si può guardare in faccia e vedere cosa provoca la diseducazione e come si può migliorare la situazione. Noi dobbiamo saper condividere, progettare in posizioni diverse e con distanze enormi, ma l'importante è che l'evento educativo attecchisca, che si arrivi a capire che la vita non è una corsa, nè una gara. Ci sarà sempre chi arriva dopo. In ogni fine c'è un nuovo inizio se tu lo cerchi. E poi quando si inizia con coraggio, le catene fanno male, ma meglio il dolore che la rassegnazione e l'appiattimento totale. Cosa dovrebbe fare l'educatore quando ha la tentazione di abbandonare tutto? Deve recuperare la forza e la virtù, e pensare all'intero della conquista, del fine educativo. Il perchè. 10. STUPORE PER L'EDUCAZIONE La povertà educativa si nota anche nei paesi ricchi col relativismo del nostro tempo con crisi dell'immagine di noi stessi, con caduta maschere ossia funzioni sulla nostra identità, stiamo mistificando l'etica e non riusciamo più a distinguere fra giusto e sbagliato. L'educazione come progetto interiore incontra e provoca rotture e salti di qualità attrraverso fasi di continuità e discontinuità si alternano nel cercare nuovi equilibri e l'educatore è in mezzo a questo altalenarsi. L'educazione incrocia le fasi di crescita della persona Non è pensabile pensare all'educazione e all'educabilità senza testimoniare. Può anche essere vissuta dal credente che testimonia appunto il messaggio di dio e il quale può trovare nei comandamenti di dio la libertà e della razionalità umana su cui investire. Poi è molto importante la dimensione della gratuità e del servizio in educazione e in contesti informali formandosi un comune sentire. Importante la competenza e la profondità in cui attingere contenuti non espressi e utilizzandoli per ascoltare, accompagnare e condividere nel rigenerare l'altro. Importante condivisione e dono, la condivisione di miseria e di grandezze perchè comunque per poter capire una persona devi provare anche del dolore. Importante la contemplazione, educare alla profondità perche da valore allo spazio e al tempo e ti da la garanzia che ciò che accade può mantenere la carica espressiva a lungo termine. Bisogna educare al dialogo interiore, perchè così puoi incontrare valori, ideali e itinerari comuni e avere abilità personali e di gruppo ed educare alla ricerca del silenzio. 11. L'ERRANZA COME TESTIMONIANZA ALTA E PROFONDA Si educa anche ascoltando, interpretando ed elaborando le testimonianze che riceviamo. In questo significa dimostrare fiducia a tutti e a ciascuno. Gli esiti educativi sono imprevedibili e pagano a lungo termine e indiretto. La ricompensa è quella della formazione dell'altro, visibile e invisibile e di solito si rivela nei tempi lunghi, in modo insolito e quando l'adulto non ricorda.. L'educatore deve vedere in profondità il futuro dell'identità di quella persona, la libertà che potrebbe raggiungere; ovviamente ciò è anche risultato del vissuto e dei cammini mancati della persone e occorre dare un senso ai surrogati dell'educazione. E attendere che l'altro faccia la sua strada incontrando altre persone competenti e sensibili che cerchino in loro talento e formazione. Limitare danni scoraggiamento difronte a crisi e fallimento. Ci sono fatti imprevedibili connessi alla crescita e in questo senso educatore è circondato da altri servizi ma non può neanche sempre pensare a ricco e povero come paragone e pensare che l'educazione trascende ciò e si impone dove c'è la volontà dei protagonisti dell'educazione. I gruppi informali hanno un senso se si condivide qualcosa e c'è un significato che scorre. Perchè si sceglie la strada? Perchè è un segno di ribellione, è prendere posizione oltre ogni cosa. L'educatore deve far si che il bambino anche per strada attinga a quel minimo di felicit quotidiana di cui ha bisogno, rigenerandosi dalle narrazione giorno, conflitti superati, racconti che ha ascoltato. Cosa li spinge sulla strada? E' la via più semplice, anche di incontro. Può interpretare una parte attiva con persone che si prendono a cuore i suoi problemi. Ci sono parole nuove, risonanze emotive, che va messo in ordine onde arrivare a dispersione vissuti. Poi c'è il filo simbolico che collega la strada all'ambiente di provenienza, si può andare e tornarci, lo si fa per sottrarsi alla violenza in famiglia e all'insignificanza esistenziale; è un riscatto. Poi c'è l'opportunità di essere trovati da educatori e chi propone nuovi modi vivere, di relazionarti e costruire qualche punto fermo. Puoi anche stupirti di quel che si vive nel bene e nel male. 12. SIMMETRIA E ASIMMETRIA L'erranza vive su questo rapporto e per sua natura si attua nell'informale e in contesti delicati e difficili. Gli snodi pedagogici dell'educatore errante e che quindi si dona e rischia: - spirito di educazione e quindi la pratica educativa che gira intorno alla persona e consente all'educando di vedere e vedersi dall'alto e poter ripartire - stile profetico educatore che cura sè, l'altro e le istituzioni e quindi un disegno più grande e in virù del quale intende il senso più autentico dell'educazione integrale di ogni uomo a prescindere - atmosfera progettuale verso la persone e quindi l'educazione viene coltivata con speranza e innovazione. - attenzione a singolarità - convivere nel processo complesso di promozione il che significa aiutarlo a prendere posizione, elaborare e proporre progetti, porta a condivivere bene comune e le idee altrui Il che è molto delicato quando non si conosce la strada e deve prendere dimestichezza elaborando questi vissuti e lo studio dei contesti culturali, economici, linguistici e antropologici del luogo in cui opera e sufficiente distacco mentale da condizionamenti negativi. 13. SPUNTI ESSENZIALI PER PEDAGOGIA ITINERANTE Nella simmetria il maestro ha più esperienza, che ha autorevolezza, punto di riferimento, testimonianza, e sa scendere a patti metodologici e didattici con l'allievo che può vivere il vissuto maestro come suo e può trarne spunto, vede tensione verso piena umanizzazione e maestro fa si che l'allievo di liberi di lui. L'educatore e l'educando creano narrazioni molto belle nella complessità e anche se non vengono creduti innovano pedagogia piccole cose quotidiane e rischiano quando credono troppo in utopie, ma è anche giusto sognare qualcosa di più vasto. E la strada permette di svelare talenti personali, di rigenerare vissuti, risposte generali e personalizzate a questi. Si dice che ogni povero è un'opera d'arte, deve sempre ricominciare, riconosce di avere un dono e vuole donare. Don Bosco parlava della pedagogia della presenza e i giovani devono essere amati per le cose che essi amano. Paulo Freire ha sempre parlato di pedagogia degli oppressi come umanizzazione di tutti, parola che crea qualcosa di comune, educazione che libera. Erranza, è connessa a educazione itinerante perchè può essere compesso eventi e processi con un fine e può avvenire tramite decondizionamento, rigenerazione, percorso assieme e le persone diventano più sensibili. Libera E' un evento che è pesante, conflittuale, ci si può smarrire ma è bello., unica via per non mollare, rimanere aperti e volersi migliorare. Consente di ripercorrere dei vissuti e cercare di portare in luce abitudini, talenti personali 14. SOGNI, STUPORE E FATTIBILITà EDUCATIVA L'educazione itinerante è un percoso con una meta definita ed è lo strumento stesso per questo fine. Entra in relazione con l'erranza e permette di partire dall'essenza delle cose, di identificare natura eventi che si sono vissuti in modo di tramutarli in un progetto di educabilità fattibile. Però non deve intraprendere percosi solo teorici o al di fuori della realtà del vissuto, deve saper fare bilancio educativo per capire se si sta lavorando su un illusione o sullo stumore, sul desiderio, sulla speranza. e il sentirsi crescere. Servono percorsi adeguati e da intraprendere con intenzionalità educativa tenendo contro dell'integrità formativa della persona e dai condizionamenti economici e culturali Dov'è infatti l'educazione nella povertà più assoluta? Come si può dire che la persona è sempre arbitro di se stessa anche in condizioni limite? Se ci si sente impotenti in questi condizioni a risolvere problemi quotidiani. E quindi ci si abbandona a un esistenza senza prospettive perchè non vede ricadute nè di responsabilità neè sull'identità. A Nairobi le bande sono divise per fascia d'età: 7-12, 14-18, 18-22 e sono territoriali, con aree precise; hanno struttura gerarchica all'interno in base all'età e abilità e riti di passaggio, per ragazze subire abusi sessuali, mentre per i maschi prove di forza e abilità. Si dedicano a qualsiasi cosa che permetta loro di guadagnare, quindi riciclo di materiale da rivendere, trasporto merci, furto, accattonaggio e si identificano molto con la strada che è difficile tirarli fuori. Vita sessuale attiva per questioni di piacere, hanno bisogno di relazioni di potere per cui sono sia abusatori che abusati. E' una rete di interazione forzata a cui sentono di appartenere ma da cui dipendono anche. Rispondono molto impulsivamente alle proposte di riabilitazione, rifuggono le costrizioni, le retate della polizia, gli internamenti. Queste sono le situazioni in cui ci si rende conto di quanto la globalizzazione sia responsabile. Il problema del capitalismo è infatti che coesiste e necessita di queste nuove forme di schiavitù e quindi bisognerebbe studiare i rapporti di produzione. 7. I TALENTI SI MANIFESTANO Il talento principale qual'è: quello di prendere consapevolezza del fine dell'educazione cioè dicosa significa diventare uomo, sempre di più, di cosa voglia dire riscattarsi con le proprie caratteristiche. Per quanto riguarda i ragazzi di strada, Ricoeur parla dell'importanza che essi colgano il senso del dialogo, della condivisione del cammino con qualcuno. Infatti quando si è ricevuto poi si vuole gratificare a propria volta. Quindi ha poi luogo una cura di sè ed altrui,in sinergia, e in istituzioni adatte. Nessuno si salva da solo ecco. Ognuno dovrebbe conservare il diritto di volersi bene, perchè questa libertà ci guida poi a una buona azione. Ogni giorno nelle baraccopoli non è tutto uguale, c'è più sofferenza e solitudine Questi bambini dice Manuel, sono l'80% del mondo che tiene la mano tesa al 20% che ha tutto e non riescono a passare dalla sussistenza allo sviluppo, vivono alla giornata e cercano di smuovere ogni giorno qualcosa, di millimetro in millimetro con pazienza. Hanno a che fare con cultura dominante che si è autodefinita e sarà già un grosso risultato se non ci saranno fra 10 anni lotte fra baraccopoli. Si teme chi promette sapenso che non riuscirà a mantenere la promessa e si preferiscono quelle persone che condividono povertà e poche speranze e poca fede che ciascuno può avere. Questi ragazzi non vanno trattati come oggetti di carità, bisogna prendersene cura condividendo le sue povertà, le sue difficoltà, aiutandoli a liberare talenti, con azioni di singoli e piccole comunità che riconoscano l'identità della strada. Devi conoscere e amare la strada in cui vivono per riuscire ad avvicinarsene, perchè loro sono scettici e indifferenti. Perchè scelgono la strada: fattori come povertà, famiglie disgregate, violenza, scomparsa dei genitori o uno solo, fughe, castighi e punizioni. Poi ci sono fattori come bisogno di autonomia, guadagno, gruppo, libertà, compensazione affettiva. Inoltre occorre tener conto che non sempre sono abbandonati, non vanno a cercare avventure per sfuggire a vincoli sociali, non necessariamente sono delinquenti o si drogano, quando rubano lo fanno solitamente per nutrirsi, scelgono la strada per sfuggire al degrado economico, affettivo e morale della famiglia. Hanno competenze psicosociali non indifferenti quando hanno opportunità di istruzione e di educazione e in genere si distinguono in bambini sulla strada, che tornano alla strada la sera e di strada cioè che non hanno continuativamente rapporti col la famiglia e che hanno trovato un "lavoro" e la sussistenza è migliore di ciò che troverebbero a casa. 8 QUANDO CAMBIERANNO LE COSE? Può essere utile dice Manuel a Giuspeppe, avere qualche proposta concreta, che faccia sentire i ragazzi come ancora collegati con le caratteristiche della vita di strada; infatti bisogna tener conto di questo vissuto e ridimensionare magari le nostre idee educative e presentare delle cose utili piuttosto che rincorrere utopie. Esempio ragazzo di strada che giunge in una comunità di missionari, sta appartato senza essere triste e alla domanda sul perchè non comunicasse molto lui rispose "voi non vi rendete conto che io ho un camion a rimorchio di vita pregressa, una pesantezza che voi non potete capire e non ho tempo per fare quello che voi vorreste. Intuisco quello che voi mi volete far osservare ma ho bisogno di alleggerirmi; datemi quindi un mangianastri, un pennello per dipingere e io tramite l'arte cercherò di entrare nel vostro mondo". Questo ragazzo è diventato un bravo educatore ed è un esempio di ciò che vivono questi ragazzi. Giuseppe allora chiede a Manuel: non pensi che quindi la cultura sui ragazzi di strada sia un po' poco creativa e diffusa? Siamo solitamente abituati a commiserarli, li raccontiamo in modo retorico e sensazionale, mentre dovremmo pensare alla loro storia, alla presenza del bambino di strada nella storia e nella natura. Poi ci si chiede anche come si faccia a osservare, a seguire, correggere, aiutare un bambino attratto dalla strada e che ne ha bisogno, quando siamo i primi a sentire spesso il bisogno di fuga dalla vita. E' un paradosso. Manuel sostiene che questo sia la lotta dell'uomo con se stesso e con gli altri. E secondo lui è comune per alcuni adulti collegare tutto ciò allo sterminio, alla violenza, alla negazione dei diritti dell'infanzia. Cosa che è sempre esistita nei secoli. Solo che, Manuel dice, abbiamo questa abitudine di affrettarci a costruire la nostra storia quotidiana, percependo le notizie odierne come più sensazionali rispetto a quelle di ieri. Viviamo senza dilatare la mente guardando al passato, senza cercare di interpretare la storia e questo è negativo sul piano educativo perchè non ti permette di fare una valutazione equilibrata. Oggi abbiamo informazione ridotta a gara a chi è più superficiale degli altri e occorre ridimensionare i luoghi comuni e porre l'accento sulla complessità della vita e sul significato che ha per questi ragazzi ed essere colui che gli resta vicino. 9. FAME DI PANE E FAME DI PATRIA: In Madagascar Giuspeppe conosce alcuni bambini di strada e gli viene raccontano che c'è un ragazzo il quale, quando viene in questa comunità, dopo lunghe settimane di astinenza e digiuni, alza il viso verso il cielo e comincia e comincia a ingoiare il cibo anche senza masticarlo. Questo perchè sono abituati a mangiare talmente raramente e male che hai bisogno di saziarti in breve tempo e in quantità smisurata. Invece alla Shalom House di Nairobi, la fame è di tipo diverso nel senso che c'è nostalgia per la propria terra, per i propri riferimenti culturali, gli amici, le cose, i vissuti lasciati per un ordine o per una fuga non messa in preventivo, fame di libri e di cultura da parte di gruppi dal Burundi, dal Congo, dal Sudan, cacciate e fuggite senza nulla e che intendono però riacquistare i propri diritti violati e i rifugiati, un'altra realtà molto vasta, tanto che è difficile trovare soluzioni e lui li ha incontrati a Nairobi e scriveva delle loro richieste e doveva però spiegare le loro le difficoltà nel reperire libri e soldi e queste persone erano talmente assuefatte a vivere di poco, che dai loro occhi lo capivi. Lui si vergognava di vivere in un mondo del genere, ingiusto. Sono 150 milioni le persone in condizioni di sfruttamento minorile, lavorativo, sessuale. Poi c'è la crescita demografica, l'urbanizzazione, analfabetismo e mancata scolarizzazione, fame e sete e rifugio in sostitutivi delle vere droghe. Queste sono le pre- condizioni culturali e in 50 anni ci sarà un impennata della popolazione mondiale che si riverserà nelle periferie urbane e questi ragazzi nel frattempo vivono nella povertà culturale e spirituale, svuotamento storico di interi popoli e continenti, lo sfruttamento economico esistente dei poveri viene posto in modo defilato in modo da non sollevare problemi di coscienza, ed è molto difficile trovare argomentazioni e progettare quando c'è un ricorso alle armi in questi paesi più poveri per imporre la volontà del più forte sul più debole; difficile fare educazione quando il fucile spara alla prima persona che cerca di promuovere istruzione e formazione. Nonostante questo nelle baraccopoli ci sono alte testimonianze di educazione.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved