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riassunto libro “esperienza ed educazione john dewey”, Appunti di Pedagogia

riassunto del libro dal capitolo 1 all’8

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 10/01/2024

chiara-lentinio-1
chiara-lentinio-1 🇮🇹

5 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica riassunto libro “esperienza ed educazione john dewey” e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! 1 CAPITOLO: educazione tradizionale e educazione progressiva. All'umanità piace pensare per estremi opposti, senza poter scorgere possibilità intermedie. ovviamente anche la storia della teoria dell'educazione è caratterizzata da un’opposizione Ad assumere la forma di contrasto tra l'educazione tradizionale e quella progressiva: il modello tradizionalista evidenzia quanto sia differente l'ambiente scolastico da quello familiare. il sistema tradizionale consiste in un'imposizione dall'alto, Esso impone enorme programmi e metodi di adulti ad individui che si avviano solo lentamente alla maturità punto il distacco È così evidente che il programma e i modi di apprendere e di comportarsi che si esigono sono molto distanti dalle capacità effettive dell'alunno. Tutto questo impedisce una partecipazione molto attiva dagli alunni a ciò che viene loro insegnato, imparare con il modello tradizionalista significa acquisire ciò che è incorporato nei libri nelle teste degli adulti a queste imposizioni dall'alto si oppongono la cultura delle individualità e la prendere attraverso l'esperienza. L'educazione progressiva: Come una forma di rivoluzione contro l'educazione tradizionale, a cui vengono opposti: l'espressione e la cultura dell’individualità; si impara non più molto da libri, ma piuttosto facendo esperienza. Le attività sono più libere, portano all'acquisizione di abilità e tecniche come mezzi per soddisfare le esigenze vitali; il massimo sfruttamento delle possibilità della vita del presente. L'educazione progressiva pone però un problema: definiti i principi guidi per la scuola del futuro, Il problema è tradurli in pratica in maniera efficace. Ad esempio la vecchia scuola era tutta centrata su una certa idea di organizzazione, gerarchia, centrata sull'autorità; la scuola nuova non dovrà respingere l'idea di organizzazione vi dico ma dovrà porre il problema di come si possa costruire una buona ed efficiente organizzazione scolastica partendo non dal principio di autorità, Ma dalla concreta esperienza perché è solo attraverso Quest'ultimo che si impara. Dobbiamo quindi accertare in che modo la conoscenza del passato può essere trasformata in un potente strumento per agire effettivamente sul futuro. 2 CAPITOLO: bisogno di una teoria dell’esperienza Dewey decide di analizzare alcuni problemi educativi ed indicarne le vie maestre per la loro risoluzione. Egli parte dal presupposto che ci sia un nesso tra educazione e esperienza personale, ovvero che la nuova filosofia dell'educazione si innesta su qualche tipo di filosofia empirica e sperimentale; Tuttavia, per conoscere il significato degli empirismo dobbiamo prima comprendere cos'è l'esperienza. Credere però che ogni educazione autentica proviene dall'esperienza non significa che tutte le esperienze siano educative. ci sono Infatti delle esperienze diseducative, è diseducativa Ogni esperienza che ha l'aspetto di arrestare lo svolgimento dell'esperienza ulteriore, e diminuisce la sensibilità e la capacità di reagire, oppure un'esperienza che aumenta l'abilità automatica di una persona e tuttavia cambia restringere la sua richiesta di movimento o ancora esperienze che sono così sconnesse tra di loro che non costituiscono un tutt'uno ben saldo così da far disperdere l'attenzione e l'energia. l'educazione tradizionale offre una moltitudine di esperienze di questo tipo,Il problema però non è l'assenza di esperienza (Quanto è un grande errore credere che l'aula tradizionale non fosse un luogo dove gli alunni facessero esperienze), Ma il carattere erroneo è difettivo di esse. tutto dipende dalla QUALITA’ dell’esperienza che si fa la qualità dell'esperienza ha due aspetti: - essere immediatamente gradevole o sgradevole - esercita la sua influenza sulle esperienze ulteriori Il primo è facile da cogliere, ma l'effetto di un’esperienza però non lo si conosce da subito; pone un problema all’educatore, che deve disporre le cose in modo che le esperienze ne promuovano delle altre in futuro. il problema centrale di un'educazione basata sull'esperienza è dunque quello di scegliere il tipo di esperienze presenti che vivranno fecondamente e creativamente nelle esperienze che seguiranno, assicurando la continuità dell'esperienza o continuum sperimentale ( principio implicito in ogni tentativo di distinguere le esperienze che hanno un valore educativo da quelle che non lo hanno). Secondo Dewey, la nuova educazione è più semplice dell'antica in quanto è in armonia con i principi della crescita, mentre c'era molto artificio dell'antica scelta e sistemazione delle materie di studio e dei metodi, e l'artificio conduce sempre a una complessità non necessaria; Tuttavia, non dobbiamo sottrarci all'organizzazione, che troppo spesso purtroppo rimanda esclusivamente all'idea della scuola antica, ma dobbiamo intenderla come un'organizzazione su base empirica e sentimentale. 3 CAPITOLO: i criteri dell’esperienza. Affinchè l’educazione possa essere diretta intelligentemente sulla base dell’esperienza, è chiaro che bisogna enunciare i principi più importanti di questa teoria: - Il continuum sperimentale o principio della continuità: ci permette di capire se l’esperienza ha un valore educativo o meno. L’educazione progressiva si afferma per coerenza con gli ideali democraticitipici della società e per metodi più umani. Preferiamo modelli democratici perchè ci è stato insegnato che la democrazia è la migliore istituzione sociale e che promuove una qualità migliore di esperienza umana. L’educazione nuova è stata favorita dalla discriminazione di valori che riguardano certe esperienze, il principio della continuità dell’esperienza è stao un criterio discriminante, che poggia sull’abitudine; dove ogni esperienza fatta o subita modifica chi agisceo subisce e questo influisce sulla qualità delle esperienze future. L’educatore non può certo decidere se un’esperienza avrà continuità ma sicuramente può porre buone basi perché essa sia un'esperienza di qualità. Il beneficio più importante di questo principio è che questo può operare in modo da arrestare un individuo su un basso - creare un piano in base ai bisogni e alle inclinazioni degli alunni, che deve contenere le nozioni della materia di studio e le esperienze che permettano loro di evolversi e sviluppare le loro capacità Gli studenti devono sentirsi liberi di esprimere il loro pensiero indipendente, senza essere rinchiusi in un piano didattico che non prevede come obiettivo la collaborazione di un progetto comune. Dewey ritiene che l'educazione è un processo sociale, poiché lo sviluppo di esperienze avviene attraverso l'interazione, gestita dall'insegnante. Nella scuola tradizionale, l'insegnante aveva la sola funzione esterna di controllo, ovvero di autorità; l'educazione come processo sociale considera l'insegnante come un direttore che organizza l'attività di gruppo. Dewey analizza le convenzioni sociali, che si presentano in ogni contesto sociale e che variano a seconda delle parti del mondo. Nel processo di apprendimento è importante comprendere questi concetti relazionali, perché fanno parte di un importante bagaglio di esperienze utili allo studente per adattarsi alla realtà che lo circonda. Per esempio, è importante che l'alunno comprenda il valore di chiedere scusa quando si urta accidentalmente una persona. Secondo Dewey, l'apprendimento di queste convenzioni sociali avviene principalmente attraverso la comunicazione e il contatto con gli altri. 5 CAPITOLO: la natura della libertà L'altro lato del problema de controllo sociale e la natura della liberta La sola che ha durevole importanza è la libertà dell'intelligenza ovvero la libertà di osservare e di giudicare, esercitata nei riguardi di piani che hanno un valore intrinseco, ovvero guardano all'importanza dei fattori interni. Quindi non si tratta della semplice libertà di movimento, in quanto il lato esterno e fisico non può essere separato dal lato interno. Queste due libertà devono viaggiare di pari passo e devono essere entrambe presenti in quanto si influenzano l'un l'altra. E' anche vero però che una maggiore libertà di movimento è sempre un mezzo e non un fine poiché il problema educativo non si risolve una volta ottenuta questa forma di libertà. Tutto dipende da ciò che si fa con questa maggiore libertà. Senza la libertà esterna è impossibile che un insegnante impari a conoscere l'individuo con cui ha a che fare; la calma e l'obbedienza imposte impediscono agli allievi di rivelare la loro natura. Esse rafforzano l'uniformità artificiale; sacrificano l'essere all'apparire nonostante le tendenze individuali continuano ad avere libero corso sotto forma di attività clandestine. in questo senso appare il carattere non sociale della scuola tradizionale poiché premia il silenzio, la passività e l'immobilità fisica. La libertà di movimento è dunque importante come mezzo per mantenere la normale salute fisica e mentale. Tuttavia, la libertà di azione esterna è un mezzo in vista della libertà di giudizio e del potere di eseguire fini deliberatamente scelti. La quantità di libertà esterna necessaria varia da individuo a individuo. La quantità e la qualità di questo genere di libera attività come mezzo di crescita è un problema che deve esser presente al pensiero dell' educatore in ogni stadio di svolgimento. Non ci può essere però più grande errore che considerare tale libertà come un fine in sé poiché fa della libertà, che dovrebbe essere positiva, qualcosa di negativo. Gli impulsi e i desideri naturali costituiscono in ogni caso il punto di partenza; ma non c'è crescita intellettuale senza qualche ricostruzione, qualche rifacimento degli impulsi e dei desideri, nella forma in cui si manifestarono la prima volta; e inevitabilmente man mano che cresciamo pensiamo alle nostre azioni e il pensare è arresto dell’immediata manifestazione dell’impulso, fino a che si sia formato un piano di attività più comprensivo e coerente. La meta ideale dell'educazione è la creazione del potere di autocontrollo; tuttavia, la mera rimozione del controllo esterno non basta a far nascere l'autocontrollo. Gli impulsi e i desideri che non sono disciplinati dall'intelligenza sono sotto il controllo di circostanze accidentali; abbandonati all'impero della stravaganza e del capriccio immediato, cioè alla mercé di impulsi nella cui forma non è entrato il giudizio dell'intelletto; si e diretti da forze che non si riesce a governare. 6 CAPITOLO : il significato del proposito La libertà che ha il potere di concepire propositi e di portarli a compimento è identica all’autocontrollo, poiché la formazione di propositi è opera dell’intelligenza. Un autentico proposito trova sempre il suo punto di partenza in un impulso: l'impedimento all'immediato appagamento di un impulso lo converte in un desiderio; tuttavia, né impulso né desiderio sono in sé un proposito. Il proposito è la visione di un fine, e la previsione delle conseguenze implica l'attività dell'intelligenza. Essa richiede in primo luogo osservazione delle condizioni e delle circostanze obiettive. L'esercizio dell'osservazione è una condizione della trasformazione dell'impulso in proposito; tuttavia, l'osservazione sola non basta; dobbiamo comprendere il significato di cio che vediamo, udiamo e tocchiamo. Questo significato risulta dalle conseguenze dell'azione che si intraprende. Possiamo essere avvertiti dalle conseguenze soltanto in base alle esperienze anteriori; ma in casi straordinari, è difficile dire con precisione quali potranno essere le conseguenze delle condizioni osservate, a meno che non si richiamano alla memoria esperienze passate che giudichiamo simili alle presenti e, grazie a ciò, si formula un giudizio su ciò che ci si può attendere nella situazione presente. La formazione di propositi è dunque un'operazione piuttosto complessa; essa implica: - Osservazione delle condizioni circostanti - Conoscenza di ciò che è accaduto in passato in situazioni analoghe; - Conoscenza ottenuta in parte da ricordo o in parte con informazione situazioni accadute ad altri); - Giudizio che raccoglie Insieme i tre elementi citati sopra Un proposito differisce da un impulso e da un desiderio originale, per il fatto di venire tradotto in un piano e metodo d’azione basato sulla previsione delle conseguenze dell’operare sotto certe condizioni, date in un certo modo. Il desiderio di qualcosa può essere intenso, tanto forte da impedire un’esatta valutazione delle conseguenze che derivano dalla soddisfazione di esso. Il problema cruciale dell’educazione è quello di ottenere che l’azione non segua immediatamente il desiderio, ma sia preceduta dall’osservazione e dal giudizio. Tuttavia l’idea delle conseguenze deve mescolarsi al desiderio e all’impulso per acquistre forza propulsiva. I desideri sono le vere spinte dell’azione, poichè l’intensità del desiderio misura l’intensità dello sforzo che sarà fatto. L’educazione tradizionale tendeva a ignorare l’importanza dell’impulso e del desiderio personale. Il compito dell’insegnante è quello di vigilare che sia colta l’occasione per formare un proposito e un metodo di attività, per realizzare i desideri. l’insegnante aiuta la libertà, non la limita; la sua via è rendersi conto delle capacit, dei bisogni e delle esperienze passate degli alunni. Il piano, in altre parole, è un’ impresa cooperativa e non un’imposizione: lo svolgimento del piano si compie attraverso un reciproco “dare e ricevere” e anche l’insegnante è coinvolto in questa reciprocità. 7 CAPITOLO: organizzazione progressiva della materia di studio Quando l'educazione è concepita in termini di esperienza, una considerazione deve dominare chiaramente tutte le altre. Tutto ciò che può essere chiamato materia di studio deve essere tratto da materiale che rientra nell'ambito dell'ordinaria esperienza quotidiana. Il primo passo è quindi trovare il materiale per l'insegnamento entro l'esperienza, in un secondo momento, ciò che è stato sperimentato deve progressivamente assumere una forma più piena e ricca e meglio organizzata, una forma che gradualmente si avvicini a quella in cui la materia del sapere si presenta a una persona competente e matura (questa operazione si compie fuori dalla scuola e di quelli che si è soliti chiamare educazione) E' un precetto della nuova scuola, che gli inizi dell'istruzione si colleghino all'esperienza che gli educandi già posseggono e che questa esperienza fornisca il punto da cui deve muovere tutto il sapere posteriore E difficile capire precisamente come si potrà dirigere il sapere già contenuto nell'esperienza presente verso orizzonti e forme più organizzati. E' essenziale che i nuovi oggetti ed eventi siano intellettualmente riferiti a quelli delle esperienze precedenti, il che significa che ci deve essere qualche progresso nella consapevole articolazione di fatti e idee. Il compito dell' educatore diventa quello di discernere quelle cose che contengono la promessa e la possibilità di presentare nuovi problemi, i quali, con lo stimolare nuove vie d'osservazione e di giudizio, allargheranno il campo dell'esperienza futura. Egli deve costantemente considerare quello che è già acquisito non come un possesso statico ma come un mezzo e uno strumento per aprire nuovi campi, i quali esigono nuovi sforzi dall'osservazione e dalla memoria. Più di qualsiasi altra attività, l'educazione esige che si guardi lontano. L'educatore, per la stessa natura della sua attività, è costretto a considerare il suo compito attuale in funzione di
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