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Riassunto libro “il giornalismo tra televisione e web”, Sintesi del corso di Teoria Dell'informazione

Riassunto del libro “il giornalismo tra televisione e web” di Bolzetta e Romeo

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 18/03/2020

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Scarica Riassunto libro “il giornalismo tra televisione e web” e più Sintesi del corso in PDF di Teoria Dell'informazione solo su Docsity! Riassunto del libro “Il giornalismo tra televisione e web” di Fabio Bolzetta e Angelo Romeo PARTE I. GIORNALISMO E MUTAMENTI MEDIALI 1. SOCIOLOGIA E NEWSMAKING: la notizia e l’avvento delle fake news La sociologia dei media ha sviluppato teorie sull’idea di notizia a partire dagli anni Trenta e si potrebbe pensare che oggi questi studi siano ormai superati, obsoleti. È sempre più ricorrente infatti la dicitura “digital media”, al posto di “nuovi media”, per definire la comunicazione via rete. Infatti, ci si potrebbe chiedere cosa sia rimasto di nuovo in un momento storico in cui i media tradizionali e i media digitali si incontrano e si scontrano nella gestione della comunicazione e l’agenda viene gestita dalla rete (che di nuovo ormai ha ben poco). Infatti la rete negli ultimi anni ha ridefinito tanto l’informazione giornalistica, quanto la professione del giornalista, del fotografo etc. La velocità della rete immerge il giornalista in un campo d’azione che deve fare i conti, da un lato con la “notizia” in quanto oggetto della sua professione, dall’altro con la ricerca e l’utilizzo di fonti alternative. Il web ha infatti ridefinito alcune tappe della professione giornalistica, sempre più influenzata da internet e dai cittadini su internet, che spesso si sostituiscono alla figura del giornalista (ad es. facendo filmati). La notizia diventa tale nella misura in cui l’evento preso in considerazione ha una sua rilevanza sul vivere quotidiano. Alla procedura di notiziabilità, sono seguiti, negli anni, un dibattito scientifico e una letteratura che hanno definito le “news value”(valori notizia) come un tassello importante del procedimento della notizia. I criteri del valore notizia sono relativi: - All’evento; - Al prodotto; - Al mezzo; - Al pubblico; - Alla concorrenza. Sono considerati ormai i “classici” punti di riferimento del processo di notiziabilità a cui il mondo dell’informazione fa riferimento. Denis McQuail in un modello teorico rappresenta l’organizzazione dei media in forma piramidale: Oggi però i media tradizionali e i media digitali si incontrano, ma si scontrano nella selezione delle notizie e nella gestione delle fonti. Potremmo analizzare, quasi capovolgendo la piramide e guardando i media tradizionali e la rete sullo stesso piano. Il digitale ha imposto un mutamento al tradizionale “potere” dei media di massa. Riferirsi ai media digitali definendoli “nuovi” è incorretto ed è un’idea ormai superata. Questa prima analisi introduce un discorso centrale nel rapporto tra giornalismo e nuove tecnologie: le fake news. Prima però è importante fare un riferimento al concetto di “distorsione involontaria”, una distorsione quindi non voluta direttamente, verificata in condizioni particolari. Una prospettiva diversa si ha però nel momento in cui si ha a che fare con notizie che non sono veritiere. Ogni giorno siamo immersi nel web dove in continuazione si susseguono immagini, contenuti, pezzi di società da cui si rischia di essere assorbiti facendo fatica a scindere la notizia 1 dalla bufala: le notizie corrono più velocemente di quanto ci possiamo aspettare sui nostri dispositivi a macchia virale. Questo clima di accessibilità e libertà, frutto della struttura attraverso cui il web ha dato una sua impronta alla vita sociale di ogni individuo, ha al tempo stesso aperto una strada meno controllata a chi, per certi aspetti, non interessa la mera diffusione informativa, ma l’esclusiva propagazione di notizie che attraggono il popolo della rete e che spesso vengono riprese senza attestarne la veridicità dalla maggioranza della gente. Accessibilità e velocità nella gestione dei contenuti si uniscono il più delle volte a una mancanza di controllo adeguata. Un altro punto che favorisce la diffusione di fake news riguarda la produzione e la diffusione d’informazioni attraverso l’utilizzo di dispositivi tecnologici cui ogni comune cittadino si serve quotidianamente. Più volte può succedere che un comune cittadino possa riprendere alcune immagini riguardanti un determinato fatto di cui lui stesso è testimone, il quale, se condiviso in rete o utilizzato da terzi, può subire un’interpretazione che lo trasformi in un fake. Altra situazione si verifica invece quando di per sé una notizia è già fake alla nascita, comportando imbarazzo nel caso di argomenti poco influenti, difficoltà, paure, richieste di conferma per eventi più tragici. Nell’epoca digitale il fake diventa quasi consuetudine. Appare sempre più normale, dunque accettabile, avere a che fare con notizie false, profili falsi sui social etc. 2. LE FONTI AI TEMPI DEL CITIZEN JOURNALISM La fonte è una delle componenti fondamentali del processo comunicativo e lo è sempre stata nello specifico all’interno delle dinamiche del giornalismo. Tuttavia, l’avvento delle nuove tecnologie digitali ha determinato una questione aperta sulla credibilità. Nel linguaggio comune spesso si confonde o si mette sullo stesso piano fonti e agenzie. Di fatto le agenzie vanno configurate come vere proprie industrie specializzate; le fonti, invece, vanno in tese come tutti quegli individui con i quali il giornalista viene a contatto, che quindi intervista, osserva fornisce loro alcuni elementi di base che poi andrà ad approfondire. Nel linguaggio giornalistico è prassi dividere le fonti in primarie e secondarie. Questa classificazione è legata sia al contenuto dell’informazione che all’autorevolezza della persona o dell’istituzione che l’ha fornita. Un’altra classificazione tra le notizie è quella delle notizie off the record e on the record. Questa classificazione richiama l’attenzione su come la professione giornalistica abbia un corpus di regole che ha rappresentato tanto per la stampa, quanto per la televisione, un presupposto indispensabile per salvaguardare la notizia dalla diffusione di bufale. La riflessione su come le fonti di informazione si trovino ad essere riconsiderate è il risultato di mutamenti culturali che modificano l’assetto e il ruolo delle fonti di informazioni stesse. Tali mutamenti influenzano le relazioni tra gli individui e le relazioni con i media, determinando la proliferazione di nuove professioni attraverso l’ampliamento degli spazi comunicativi. Al reporter sul campo spesso si suole sostituire il cittadino contemporaneo che è parte del Citizen Journalism ed è presente al momento giusto e nel posto giusto, battendo la presenza del giornalista in campo. Se da un lato l’utilizzo della tecnologia ha migliorato, semplificato e velocizzato il lavoro del giornalista, dall’altro è come se si fossero incrementate una competizione e una concorrenza che non fanno i conti con i colleghi quanto piuttosto con i pubblici. 3. L’AGENDA SETTING: LE TEORIE TRADIZIONALI A CONFRONTO E IL WEB L’ipotesi di agenda setting parte dall’assunto che i politici tendono a considerare importanti quegli argomenti che i media selezionano per loro. L’assunto principale di questa teoria è che buona parte della realtà mutuata dai media. Nella maggior parte delle situazioni, la realtà quotidiana non è resa conoscibile al pubblico attraverso la sua presenza diretta, ma solo mediante il filtro del giornalista. 2 PARTE II. DALLA TEORIA AL CAMPO D’AZIONE: IL GIORNALISTA TRA TRADIZIONE E TRASFORMAZIONI CULTURALI 1. GIORNALISMO E NUOVE TECNOLOGIE La professione giornalistica da sempre si è confrontata con le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Ma il cambiamento in corso è soltanto di natura tecnica? Il mondo digitale finisce per modificare la consistenza dell’inchiostro di un servizio giornalistico? Se il pubblico matura insieme al mezzo, in un tale contesto la professione del giornalista “richiede un significativo sforzo di riposizionamento”. È possibile mettere a fuoco tre opportunità condizionanti: accesso, tempi e diffusione. In primo luogo, la moltiplicazione dell’accesso alle fonti, grazie al web e alla massiccia presenza sui social da parte dei soggetti protagonisti della vita pubblica e istituzionale, infatti, ha indubbiamente favorito il reperimento diretto di dichiarazioni e informazioni. Un metodo che agevola il quotidiano reperimento di “voci” utili ad arricchire un servizio ma che, pone un limite: la crescente prassi da parte di soggetti situazionali di scegliere ambienti protetti di disintermediazione esclude, per definizione, la mediazione giornalistica, poiché azzera ogni possibilità di domanda offrendo risposte preconfezionate. In secondo luogo c’è l’evoluzione dei sistemi di trasmissione: 1)Spazi di diretta televisiva possibili oggi non più esclusivamente attraverso costosi ponti satellitari 2)Invio attraverso sistemi di messaggistica come WhatsApp o la pubblicazione in diretta sui social media come Twitter, Instagram o Facebook. La lavorazione si avvicina sempre di più all’immediatezza, resa possibile dei nuovi media. In terzo luogo, i cambiamenti del mondo di chi fa informazione dovuti all’aumento degli strumenti di diffusione. Un servizio non è più destinato soltanto la messa in onda in tv, radio o alla pubblicazione sulla carta stampata. Ogni editore investe anche sulla presenza della testata su Internet. Una potenziale rivoluzione nella misurazione degli ascolti dei programmi televisivi e la recente introduzione della total audience, la rilevazione estesa anche ai device digitali (ad esempio in Italia il pubblico riguarda programmi sulle piattaforme tv on demand è aumentato dall’11,1% al 17,9%). La rete è diventata uno spazio interattivo dove è possibile pubblicare contenuti e la ricerca sul giornalismo ha studiato gli effetti di tale interazione sulle conseguenze che la moglie di commenti, per esempio, ha sulle pratiche di chi produce quotidianamente informazione. Con le piattaforme di condivisione e pubblicazione, gruppi di persone si aggregano in modo nuovo. Se il documento scritto ha impiegato secoli per raggiungere un pubblico di massa, la televisione l’ha fatto in una generazione, mentre a Internet sono bastati pochi decenni. Gli elementi del servizio televisivo Il servizio giornalistico televisivo è un racconto montato di immagini-girate espressamente o di repertorio-e accompagnato, quasi sempre, da un testo in voce del giornalista o di uno speaker e da suoni del girato o musica come sottofondo oppure in primo piano. Viene preparato e chiuso precedentemente alla messa in onda. Su uno stesso tema, i servizi sono potenzialmente sempre diversi tra loro. Sono infinite le combinazioni possibili perché molteplici gli elementi a disposizione. Gli elementi principali un servizio giornalistico televisivo sono tre: immagini; parole; suoni. 5 1)IMMAGINI Le immagini sono indispensabili, costituiscono per definizione il mezzo televisivo e rivestono il racconto. Avere l’opportunità di far registrare le immagini espressamente per il servizio richiesto rappresenta la scelta ideale con immagini “fresche” a disposizione e realizzate in funzione del pezzo che è stato assegnato. Il giornalista può fornire al cameraman indicazioni precise su cosa riprendere e sul tipo di inquadratura. 2)PAROLE Quando il tema richiede una spiegazione complessa o la citazione di numeri si può agevolare la comprensione del telespettatore attraverso la composizione dei cartelli grafici, che vengono preparati dal grafico al quale vanno inviati per tempo. Un titolo e la citazione della fonte a margine completano ogni cartello. L’autore del servizio giornalistico legge il testo che ho scritto, si tratta dell’over Voice, ovvero il parlare sopra riferito alle immagini. La stesura del testo può seguire il modello dei tre stadi: pianificazione, stesura e revisione. Particolare cura va segnata al lead del servizio. L’attacco deve catturare l’attenzione. Evitare frasi fatte, luoghi comuni, aggettivi e parole superflue o ripetitive. Alla “chiusa“ del servizio, la frase finale deve lasciare il telespettatore soddisfatto delle informazioni ricevute e del modo in cui gli sono state comunicate. L’audio viene registrato in una cabina insonorizzata in sala montaggio o al microfono in uno spazio silenzioso o poco rumoroso. Una lettura senza inflessioni, voce pulita e un ritmo sostenuto, veloce ma comprensibile. Il giornalista può scegliere se apparire nelle immagini montate, oppure attraverso la formula registrata dello stand up, un breve intervento di racconto guardando direttamente in camera. Una o più interviste arricchiscono il servizio giornalistico oppure lo compongono del tutto. Secondo la BBC esistono tre tipi basilari di intervista: - hard exposure, che indaga su un argomento - informational, l’intervista che offre un quadro di insieme al telespettatore - emotional, che intende rivelare lo stato d’animo dell’intervistato. 3)SUONO Se ogni frame di un girato ha un suono, montare l’immagine insieme all’audio ambientale come sottofondo consente un coinvolgimento maggiore nel telespettatore. Una presenza naturale che va tenuta sul immagini anche durante lo speech del giornalista. La completa assenza di audio sulle immagini può apparire come una neutralizzazione sonora che trasmette un ambiente asettico e distante. La musica può accompagnare la sigla di una rubrica all’interno del telegiornale o “fare da tappeto” al servizio televisivo. Nel linguaggio audiovisivo contemporaneo, su temi di costume, eventi storici, musicali e testimonianze emozionali è spesso presente come sottofondo o in primo piano. 2. IL DECALOGO DELLA PRE-PRODUZIONE 10 regole del giornalista: 1. PREPARAZIONE È l’insieme dei temi che è una testata affronta ogni giorno, come ad esempio cronaca, politica, esteri, chiesa, economia, cultura, costume, sport, spesso nelle realtà più piccole o meno specializzate, porta il giornalista a dover lavorare su fronti sempre diversi. Approfondire il tema che viene assegnato è fondamentale per capire e far capire. Mettere a fuoco i risvolti meno noti, illuminare gli aspetti più interessanti e intercettare le lacune del racconto da colmare sul campo. Affrontare inoltre un’intervista su un tema che ci estraneo o che non abbiamo sviscerato a 6 sufficienza non solo ci pone in cattiva luce con l’interlocutore ed il pubblico, ma soprattutto ci porterà a costruire l’intervista in maniera superficiale e poco incisiva. 2. RICONOSCERE Una volta arrivati sul campo è importante, a seconda dei contesti, conoscere o quantomeno riconoscere le persone o personalità coinvolte per un confronto, approfondimento e la richiesta di un’intervista, che può essere concordato in precedenza. Per quanto riguarda l’intervista, soprattutto se singola, una volta che è stata individuata la persona da intervistare, il giornalista deve informarsi sul suo incarico attuale e la corretta qualifica da inserire nel “sottopancia“ del servizio, i precedenti impegni e le sue dichiarazioni, così da selezionare domande utili e pertinenti. 3. PER COSA? Conoscere la destinazione del servizio girato è fondamentale. A seconda della messa in onda in un’edizione del telegiornale, all’interno di una rubrica o in un programma di approfondimento a cura della testata giornalistica. Ogni programma a un suo “taglio“ di ritmo e di linguaggio, non sempre saperlo in anticipo è possibile, può anche capitare che il lavoro per il servizio di un Tg venga poi destinato ad un altro spazio televisivo. Avere materiale sufficiente mette a riparo da tale eventualità, che spesso è condivisa, e apre alla storia appena girata nuove opportunità. 4. FARSI UNA DOMANDA E DARSI UNA RISPOSTA Scrivere le domande per un’intervista e immaginare quali risposte potrebbero suscitare aiuta ad immaginare una scaletta tematica e a suggerire punti interrogativi forse meno scontati 5. TUTTO PUÒ CAMBIARE Dopo essere stati assegnati a un servizio può accadere che una notizia “mangi“ l’altra notizia. Questo accade quando, ad esempio, durante un evento istituzionale una nota di colore catturi a tal punto la pensione da stravolgere il servizio. Ad esempio, durante un’intervista può arrivare una notizia pronunciata di fronte alla telecamera: potremmo dunque trovarci a stravolgere completamente il servizio perché è sempre la notizia il magnete che orienta la bussola del lavoro giornalistico. 6. ULTIM’ORA Controllare gli aggiornamenti e le voluzione del fatto che si sta seguendo sino all’ultimo secondo. Prima o magari durante un collegamento in diretta o un’intervista possono giungere cambiamenti o nove elementi utili a racconto e da sottoporre e far commentare all’interlocutore. 7. IL CONTESTO Al fine di contestualizzare l’intervistato: un medico ripreso in esterna con il cappotto ha un altro effetto se sugli stessi temi parla in camice nel suo studio. Proporre una location diventa così un opportunità per rafforzare il racconto e devo care anche visivamente autorevolezza, affidabilità o competenza. 8. È PERMESSO? Esistono molti casi in cui per accedere con le telecamere un determinato luogo, perlopiù istituzionale, è necessario un accredito. Si tratta di una richiesta formale, avanzata di norma dalla segreteria di redazione su impulso del giornalista, Da sottoporre in anticipo all’autorità di competenza per poter firmare, registrare, trasmettere immagini o realizzare interviste. 9. ALLA TROUPE NON È MAI TROPPO La troupe composta da giornalista, operatore e, in alcuni casi, dall’assistente di ripresa, deve lavorare sempre in squadra. Non è mai troppo chiedere un’inquadratura che si ritiene utile al “racconto per immagini” o la ripresa di un dettaglio o riferimento, evocato durante l’intervista. 7
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