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Riassunto libro "Il Mondo in Questione" - Jedlowski, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto COMPLETO del libro, tutti i capitoli

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 26/02/2020

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Scarica Riassunto libro "Il Mondo in Questione" - Jedlowski e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! IL MONDO IN QUESTIONE – JEDLOWSKI Capitolo 1 – Le origini del pensiero sociologico La sociologia è un costrutto concettuale del mondo moderno. L’inizio della modernità viene fatta risalire, secondo i sociologi alla prima rivoluzione industriale (seconda metà 1700) e alla Rivoluzione francese (fine 1700). Percependo questo ambiente di forte cambiamento e accelerazione delle trasformazioni sociali e materiali, nasce il desiderio di studiare le forme della vita sociale. Un altro elemento fondamentale per la nascita della sociologia è lo sviluppo della scienza. Momento di svolta perché rappresenta il passaggio dalla concezione secondo cui il vero e proprio sapere non è conoscibile (in quanto assoluto, eterno e posseduto solo da Dio) ed è ben distinto dal mondo sensibile e osservabile. Galileo afferma che la natura è il più grande libro creato da Dio e quindi, conoscendo la natura, si può accedere al sapere. La scienza è quindi un sapere del vero basato sull’esperienza. Rivoluzione industriale e Rivoluzione francese Con rivoluzione industriale (Inghilterra) si intende il processo di industrializzazione, reso possibile dalla disponibilità di materie prime a buon prezzo, del controllo delle vie commerciali. Il processo di industrializzazione permise di far crescere con regolarità la produzione (che porterà poi allo svilupparsi del surplus economico). La rivoluzione industriale è quindi di tipo economico-tecnologico. La Rivoluzione francese invece è un cambiamento di tipo politico-istituzionale. La base sta nel processo di delegittimazione del potere feudale e il potere viene fondato sul consenso della società civile. Si hanno di conseguenza la nascita degli uguali diritti per tutti gli uomini e il diritto di partecipare al governo eleggendo i propri rappresentanti. Quest’ultima è un’idea totalmente moderna. Illuminismo La sociologia osserva la società la quale mutando ha distrutto il sistema feudale e in quel periodo storico, è una società priva dei propri fondamenti basati sulla tradizione: la comprensione della società non è più ovvia. Lo sviluppo economico-industriale della rivoluzione industriale e quello politico della Rivoluzione francese costituiscono il contesto in cui la sociologia è chiamata a svolgere la propria funzione di capire e padroneggiare e osservare il mutamento della società. L’origine culturale della sociologia, invece, va cercata nel movimento culturale dell’illuminismo (XVIII Secolo). Idea di base dell’illuminismo (età dei lumi): illuminare la mente degli uomini e toglierla dalla condizione di ignoranza che è valsa fino a quel momento. Si avvale dell’uso della ragione, della critica e dell’apporto razionale derivante dalla scienza. - Critica dell’ordine feudale nel nome della ragione: nulla è legittimo se non ciò che è motivato razionalmente. Gli illuministi criticano fortemente il sistema feudale poiché sostengono che i valori della tradizione e la pretesa della chiesa di rappresentare i voleri di Dio non sono motivati razionalmente. - Il mondo è storico e volto al progresso: il progresso coincide con il concetto del lume che rischiara le idee degli uomini riguardo alle umane vicende. - Apporto scientifico: la natura è osservabile e descrivibile razionalmente. Di conseguenza se lo è la natura lo sono anche gli oggetti fisici e pure la società. La società viene vista come una micronatura dotata delle proprie leggi. - A proposito delle leggi, gli illuministi sostengono l’idea che il governo non debba essere prerogativa del sovrano, ma deve appartenere in egual modo alla collettività: ognuno deve avere la propria libertà di critica e di discussione libera. (la discussione/il dialogo come mezzo per usare la ragione). Il primo ad utilizzare il termine sociologia: Comte. Eppure, non è stato lui il primo a trattare di sociologia: gli sono preceduti autori (sempre del periodo dell’illuminismo) come Durkheim, Rousseau, Montesquieu. Quest’ultimo infatti mostra le proprie riflessioni su usi, costumi, leggi di diverse società. In “Lo spirito delle leggi” avvia un discorso comparativo delle leggi di diverse società > è un discorso puramente osservazionale, riporta la varietà di istituzioni esistenti. “Lettere Persiane” , invece, è un romanzo epistolare. Il protagonista è un principe persiano in viaggio per l’Europa che nelle lettere racconta dei costumi europei e del suo stupore a riguardo. L’obiettivo del romanzo è mostrare (illuminare) come gli usi e costumi a cui una società è abituata possano essere tanto particolari per uno straniero che vi ci si approccia. Di conseguenza bisognerebbe osservare la propria realtà da un punto di vista relativo e non assoluto. L’empirismo inglese Un altro movimento cruciale per la nascita della sociologia (sempre XVIII sec.). L’empirismo si distanzia dall’illuminismo rispetto al concetto che la ragione è l’unico mezzo che permette di venire a capo della realtà. Ad ogni modo condivide l’idea di dover osservare e analizzare in maniera scettica e razionale la realtà umana, i sistemi di credenze e di abitudini e così via. Ferguson: la conoscenza dei fatti ha la priorità su quella dei principi. Egli afferma che il mondo sociale è il prodotto dell’attività degli uomini, come risultato dell’interazione di tutti (e non è la realizzazione di un qualche disegno naturale già esistente). Ma se la società è l’insieme dell’interazione, come può avere una struttura così regolare? > risposta di Adam Smith: il mercato. La ricchezza di una nazione è correlata alla sua capacità di produzione che, a sua volta, si fonda sulla capacità di divisione del lavoro. Nella divisione, ogni individuo è specializzato rispetto ad un ambito ma dipende dagli altri membri della società (dipendenza e coesione). A sua volta è il mercato che regola la quantità e la tipologia di merci da produrre, di modo da evitare una qualsiasi eccedenza o carenza. Naturalmente questa struttura ideata da Smith non si attua effettivamente nella realtà ma, è stata di rilevante importanza per la sociologia per partire ad indagare la struttura del tessuto sociale. Capitolo 2 – Sociologia e Positivismo Come già detto, la sociologia nasce in un mondo in forte mutamento. In primo luogo, per via della rivoluzione industriale (nuovi strumenti e luoghi di lavoro, nuove fonti di energia ecc), politicamente invece si ha Rivoluzione francese, guerre napoleoniche e l’instaurazione della prima repubblica francese (si ha la caduta della monarchia, la stipulazione dei primi codici di diritto e la caduta del sistema feudale). Inizia in questo modo il XIX secolo che, culturalmente, vede l’affermarsi del positivismo come corrente di pensiero dominante. Atteggiamento laico, orientato verso il progresso e fortemente scientista. Il termine ha duplice significato: - Andare oltre ciò che è illusorio volendo aderire all’osservazione dei fatti. - Volontà di superare la dimensione principalmente critica e negativa tipica dell’illuminismo. Il positivismo quindi vuole organizzare le conoscenze con oggettività scientifica e allo stesso tempo valorizzarle. Saint – Simon Fu allievo di Comte. Parabola (1819): chiede al lettore di immaginare la Francia priva delle sue figure intellettuali > sarebbe un “corpo senz’anima”. Poi chiede di immaginare la Francia priva degli uomini politici come il re e i suoi ufficiali > i francesi sarebbero di certo dispiaciuti ma non cadrebbe di certo l’anima dello stato: Quindi egli afferma che il vero cuore della cultura è quindi il fondamento scientifico / culturale. Riconosce che la società si stava ricostruendo sopra le rovine del mondo feudale ormai decaduto > progresso. Auguste Comte Fu il primo ad utilizzare il termine sociologia, sullo sfondo di quel cambiamento radicale che andava “il capitale consta di materie prime… che vengono impiegati per la produzione di nuove materie prime, di nuovi strumenti di lavoro, di nuovi mezzi di sussistenza. … Il capitale è lavoro accumulato che serve come mezzo per una nuova produzione”. Per Marx la definizione di capitale viene data in modo sarcastico: è quella corretta data dagli economisti, ma che dimentica l’essenziale ossia spiegare cosa rende il lavoro accumulato capitale. Per Marx questo fattore di trasformazione è dato da specifiche condizioni dei rapporti sociali. I rapporti seguono uno schema: 1. Relazione tra proprietari dei mezzi di produzione (il capitalista) e gli uomini che possiedono forza- lavoro, ossia capacità di lavorare (proletari). 2. Il rapporto tra i due è mediato dal denaro: la forza lavoro dei secondi si presenta come una merce che viene venduta ai primi ad un certo prezzo. Questo prezzo si chiama salario. I salariati acquistano poi i beni di loro necessità attraverso il salario. Il salario corrisponde a una quota del loro tempo, per il resto del tempo sono uomini liberi e questo li contraddistingue dagli schaivi. 3. I beni economici prodotti sono merci. Una merce ha valore d’uso (utilità) e valore di scambio (denaro necessario per comprarla). Il valore di scambio, per Marx, coincide con la quantità media di lavoro necessaria per produrre la merce. 4. Il lavoro accumulato si presenta come capitale quando viene utilizzato nella produzione, assieme al lavoro vivo dei salariati per ottenere profitto da parte del capitalista. Ad ogni modo il capitalismo non è uno scambio di mercato normale. Ha la caratteristica che, alla fine, il capitalista ha di più di ciò che aveva all’inizio secondo lo schema D-M-D’. D’ è un ammontare di denaro superiore a quello iniziale. Secondo gli economisti, D’ è il risarcimento dell’impegno del capitalista, il quale risarcisce il costo che è connesso all’investire. Marx non concorda. Spiega che la forza lavoro che il capitalista compra è una merce particolare e il suo valore d’uso consiste nella capacità di produrre valore. Quando il capitalista compra la forza lavoro, compra e dà all’operaio il costo dei beni necessari alla sussistenza dell’operaio (riferita alle condizioni storiche). Però il lavoro dell’operaio, oltre che a trasformare le materie prime in merci, produce più del valore di scambio corrispondente al prezzo della forza lavorativa. Lo schema a---b---c infatti: - Ab: tempo in cui l’operaio produce le merci di valore corrispondente al proprio salario - Bc: pluslavoro (lavoro in aggiunta al necessario). Questo crea plusvalore. Il plusvalore diventa per il capitalista il profitto. Quindi il profitto nasce dallo sfruttamento dell’operaio. Ciò che quindi è il punto di critica di Marx all’economia politica, è la scoperta del rapporto di sfruttamento dell’operaio che si nasconde dietro i rapporti di produzione. L’economia a cui si riferisce Marx è quindi ideologica: quell’economia descrive i rapporti sociali di produzione come universali e in una condizione eterna (occultando però i lati negativi dei rapporti di produzione). Invece i rapporti andrebbero indagati nella loro storicità. La nozione di classe Inizialmente definita come un insieme di individui che si trovano nella medesima posizione all’interno dei rapporti di produzione tipici di un modo di produzione dato. Le classi sono sempre in conflitto e così è stato per tutte le società storicamente esistite. Nella società di tipo capitalistico le classi principali sono - Borghesia  capitalisti  interesse nello sfruttare il più liberamente possibile la forza-lavoro. - Proletariato  lavoratori salariati  interesse nel liberarsi dallo sfruttamento. Tutte le altre classi spingono a unirsi a fianco di una di queste due classi principali. Gli interessi delle classi in generale e a maggior ragione di quelle della società capitalistica sono in conflitto. La classe operaia, però, dovrebbe acquisire una coscienza di classe (ossia una consapevolezza chiara a tutta la classe). Essa si forma nel corso delle lotte con l’altra classe e con la creazione di organizzazioni entro cui gli operai possono organizzare la loro visione coscienziosa. Quindi, è vero che prima di tutto la classe viene definita dalla posizione nei rapporti di produzione, ma deve anche prevedere coscienza con il fine di sviluppare un’attivazione collettiva. La definizione completa è quindi: un soggetto collettivo capace di intraprendere azioni congruenti con i propri interessi. La teoria marxiana del mutamento Marx è interessato alle condizioni di movimento che porteranno al superamento della società capitalistica. Tutte le teorie esposte prima, sono volte ad unificarsi per spiegare il mutamento della società. La storia, per Marx, è dialettica: in ogni formazione sociale ci sono contraddizioni tra forze produttive e rapporti di produzione esistenti che portano al superamento di quell’assetto sociale. Essendo l’economia la base della struttura di una società, il cambiamento economico porta a sconvolgere l’intera sovrastruttura. Con l’estinzione del capitalismo, per Marx, si uscirà dalla preistoria della società umana e avverrà presumibilmente per via della borghesia. Perché? L’interesse del capitalista è massimizzare il suo profitto e ha due vie per farlo: - Aumentare le ore del lavoro dell’operaio (già fatto storicamente e ha avuto come conseguenza la rivoluzione industriale) - Rendere il lavoro dell’operaio più produttivo Come?  organizzazione del lavoro più efficiente e introduzione di macchinari.  per produrre la stessa merce serve meno tempo  maggiore pluslavoro nelle stesse ore di giornata lavorativa. Si innesca qui quella che Marx descrive come la caduta tendenziale del saggio di profitto. Innanzitutto, il capitalismo genera di per sé mutamento: il capitalista investe  produzione di più merci  espansione verso nuovi mercati = mutamento. Ma questo processo di modificazione ha anche altri risvolti. Più merci  vendita a minor prezzo  maggior possibilità di consumo della gente  espansione dei mercati MA soprattutto la classe operaia ha maggior potere d’acquisto e diventa pian piano più consapevole della propria forza e del proprio ruolo nella produzione  la classe operaia può organizzarsi per rivoluzionare i rapporti sociali esistenti  rivoluzione della classe operaia contro il capitalista e in generale ponendosi come antagonista al capitalismo. Il superamento può avvenire solo quando si passerà a una forma di rapporti sociali che elimina lo sfruttamento, ossia, secondo Marx, il comunismo: i produttori, liberamente associati, si approprieranno collettivamente del frutto del loro lavoro. Individuo e società L’uomo è un essere sociale e le società sono diverse per via delle loro diverse strutture. In generale una società può essere vista come unione di individui. “L’individuo ci appare non autonomo ma parte di un insieme più grande”. Senza il rapporto di un essere umano con un altro e con la natura, l’umanità non è pensabile né tantomeno lo è la società. I modi di queste relazioni tuttavia mutano nel tempo. L’uomo in società produce anche sé stesso: modificando la natura circostante, i rapporti con altri, le forme di pensiero e la propria coscienza di sé  la coscienza è prodotta dall’interazione sociale. Idem è il linguaggio, comune e condiviso. Quando i rapporti sociali però si fanno più complessi, l’individuo e la società tendono a diventare diametralmente opposti: la divisione del lavoro sociale così complessa impone che le persone (ad esempio nel mercato) si relazionino sulla base di leggi impersonali e i rapporti passano attraverso le merci. Essendo la divisione così articolata, ognuno si ritrova confinato in un ruolo portando così all’alienazione dell’individuo (ossia allontanamento dalla possibilità di utilizzare a pieno le proprie risorse senza poter godere dei rapporti con altri uomini e con la natura). Anche se Marx non lo esplicita chiaramente, la società utopica e ideale è quella dove gli uomini siano parzialmente liberi dalle necessità, di modo da dispiegare la propria natura umana e di rapportarsi liberamente con i simili e con la natura di cui fanno parte. Raggiunto questo stadio avrà fine la preistoria e inizio la storia. ÈMILE DURKHEIM 1890-1910  istituzionalizzazione della sociologia. Durkheim fu uno dei primi a ottenere una cattedra universitaria di sociologia e fonda l’Annèe Sociologique. Il suo scopo era proprio fondare una sociologia. Riprende e si trova in contrasto con Spencer: - Spencer: la società si basa su una sorta di “contratto” stabilito tra uomini che seguono il proprio utile. - Durkehim: la società non è comprensibile muovendosi dal comportamento del singolo. La società è ciò che precede e rende possibile ogni contratto. La vita collettiva precede quella del singolo. Il problema di fondo  coesione della società  la morale Morale, norme, fatti sociali Morale: insieme di valori e credenze che si esprimono in norme (regole di comportamento). Le norme possono vincolare l’individuo dall’esterno (infrangere una norma provoca reazioni che puniscono chi lo fa) o dall’interno (l’individuo avverte da dentro di sé una spinta al rispetto delle norme). Allo stesso modo possono essere esplicite (leggi) oppure implicite. L’esistenza di una morale comune (di norme condivise) è ciò che fonda la solidarietà che lega tra loro i membri di una società. La morale comune consiste nell’istituzionalizzazione delle credenze religiose. Seppur in ogni società siano diverse, nessuna società può fare a meno di appoggiarvicisi. Le norme vengono definite come fatti sociali con le seguenti caratteristiche: - Sono create dall’uomo ma esistono al di fuori di lui  le si trova “già fatte” dalla nascita - Esistenza al di fuori delle coscienze individuali ma interagiscono con esse - Funzionano ed esistono indipendentemente dall’uso che ne faccio - Hanno potere imperativo e coercitivo (senza che l’uomo dia il consenso a ciò) - Se non ci si conforma alle norme, esse agiranno e reagiranno contro chi lo ha fatto. Esempio: se non tengo conto degli usi di abbigliamento della mia classe sociale, sarò deriso e questa derisione è a tutti gli effetti una pena. “Sono un ordine di fatti che presentano caratteri molto specifici: consistono in modi di agire, pensare, sentire esterni all’individuo e dotati di un potere di coercizione in virtù del quale si impongono su di lui. Ad essi viene riservata la qualifica di sociali.” Esempio: il linguaggio. Non è stato creato da alcun singolo poiché è il risultato di interazione di uomini in un lungo tempo che ricercavano un modo per comunicare. È un qualcosa che attraversa ogni individuo e che alla nascita si trova già “pronto”. Il linguaggio è quindi un fatto sociale. Non lo si può spiegare partendo dal singolo ma dalla società (cfr. Spencer). La sociologia è la scienza dei fatti sociali. Approccio funzionalista Società come realtà sui generis (ossia particolarizzata). La società è un’unità di alto livello che non si può spiegare restando al livello di ciò che la compone. Durkheim usa una metafora organicista (società come un corpo i cui organi collaborano e cooperano. Si sforza di spiegare ogni elemento tentando di riconoscere che funzione possa avere  religione (codificare le norme morali), diritto (sancire la violazione delle norme) e così via. È quindi una spiegazione funzionalista ed è possibile dopo aver esaminato i nessi causali che legano i fenomeni sociali. Ad ogni modo ogni fenomeno non deve necessariamente coincidere con una funzione. - INTELLETTO  facoltà logico-combinatoria orientata al calcolo. Prescinde dalle differenze qualitative dei fenomeni. - Economia monetaria: le metropoli ne sono la sede si ha molteplicità e concentrazione di scambio economico. Ha in comune con l’intelletto l’atteggiamento della neutralità con cui si trattano uomini e cose. Uomo intellettuale  indifferente a tutto ciò che è individuale. Idem il denaro riduce le qualità e specificità alla qualità misurabile in denaro  indifferente alla qualità dei beni. Il denaro è equivalente universale e mezzo di scambio. Uomo blasè: figura della metropoli  cittadino disincantato e annoiato, si comporta come se avesse già visto tutto. Sensibilità attenuata. I rapporti tra persone: anonimi, sia per la quantità di persone nella metropoli sia per l’indifferenza generale che vige. Però queste caratteristiche non sono universali e hanno la loro controparte: l’anonimità relazionale porta a relazioni fortemente personalizzate quali l’amicizia. Tema della differenziazione sociale Più una società è poco numerosa, meno individualizzati sono i contenuti della coscienza del singolo e viceversa. Metropoli come sede dell’individualità per eccellenza. Ad ogni modo l’uomo è dipendente dagli apparati che lo sovrastano  meno autosufficienza  divaricazione tra i contenuti di spirito soggettivo e oggettivo. - Oggettivo  cultura oggettivata nei prodotti dell’uomo  cultura depositata in encicopedie e biblioteche ecc. - Soggettivo  cultura di un soggetto. Questa dipende da quella oggettiva (facendo propri i suoi contenuti). I due sono per Simmel sproporzionati. Le cose diventano sempre più intellettuali e colte e l’uomo sempre meno perché non può abbracciare tale cultura. Dissidio tra singolo e società - La società chiede al singolo di cooperare e coordinarsi con gli altri individui per la sopravvivenza della società. - Il singolo invece vuole sviluppare sé stesso e realizzare degli obiettivi. La moda Con una densità così forte nella metropoli, rende difficile agli individui vivere il proprio individualismo qualitativo. Si cercano caratteri distintivi e nuovi rispetto agli altri come tentativo di costruzione di un’individualità  la moda. Essa è composta da distinzione dagli altri e contemporaneamente di imitazione dell’altro. La moda promuove il distinguersi dagli altri ma allo stesso modo invita gli altri a assomigliare a coloro che sono i rappresentanti di una moda. In questo mondo metropolitano la differenziazione non si afferma per nascita ma in virtù della capacità del singolo di farsi valere. MAX WEBER 1860-1920 - Associazione tedesca di sociologia - Etica protestante e lo spirito del capitalismo, sociologia delle religioni, economia e società (postumo) - Interesse verso la politica - Tende a riprendere e integrare le opere di Marx Sociologia come scienza comprendente Sociologia  scienza che si propone di spiegare l’agire sociale nel suo corso e nei suoi effetti. - Verstehen  comprendere  comprendere e interpretare l’agire sociale  scienza comprendente - la spiegazione viene dopo il procedimento interpretativo  intenderne il senso che ha agli occhi della persona che lo compie Il comprendere può essere soggettivo cioè che io spieghi il senso della mia azione. Questo è un punto di frattura con tutta la sociologia precedente che veniva considerata da studiare al pari delle scienze naturali (in modo completamente oggettivo). Weber dissente affermando che nelle scienze naturali i fenomeni non sono compiuti da soggetti che danno alle azioni un significato, cosa che avviene nelle scienze dell’uomo. Capire il senso dei gesti e la stessa azione può avere sensi diversi. Le discipline hanno comunque delle differenze: - storia si occupa delle singolarità degli eventi - sociologia orientata alla generalità ossia le azioni sociali tipiche degli uomini  la sociologia deve astrarre da azioni singolari delle caratteristiche comuni e produrre tipologie di fenomeni ossia tipi ideali (vedi dopo). - Weber vuole dare anche una spiegazione causale dei fenomeni umani. Però una spiegazione causale per i fenomeni umani non è mai esaustiva  troppa molteplicità di fattori che contribuiscono. Quindi per Weber dare una spiegazione causale significa rintracciare i fattori e le condizioni sempre presenti quando il fenomeno si manifesta. Infatti, Weber preferisce parlare di insiemi di fattori rispetto che di cause. Idealtipo e i fondamenti dell’agire sociale Non tutto l’agire è sociale: lo è solo quello rivolto verso atteggiamenti altrui. Se piove e apro l’ombrello è agire, se sono un insegnante il mio agire di insegnare è un agire sociale perché è rivolto ad altri e mi baso nel mio agire su supposizioni che riguardano le aspettative dei miei studenti e della comunità degli insegnanti su di me. Vi sono dei diversi tipi di agire sociale o idealtipi. È una costruzione del pensiero, di cui lo scienziato si dota per capire il senso delle azioni. Il tipo ideale è una sintesi per ridurre l’infinita varietà di fenomeni a delle categorie maneggevoli e lo si costruisce a partire dalle analisi concrete. Sono tipologie schematizzate di agire. Non sono sempre distinguibili nettamente perché le diverse tipologie si mescolano. 4 tipi di agire sociale 1. Agire razionale rispetto allo scopo =azione in vista di un fine determinato e si calcolano gli sforzi in modo razionale per raggiungere tale scopo. L’azione serve a conseguire lo scopo utilizzando un calcolo  predominante nel mondo moderno  azioni degli uomini sempre più strumentali  corrisponde allo sviluppo di un processo di razionalizzazione (predominio di forme di agire orientate razionalmente). 2. Agire razionale rispetto al valore = l’agire non rimanda a uno scopo ma risiede nel valore dell’agire stesso. Es: comportamento religioso. Viene compiuto a prescindere dalle conseguenze. 3. Agire affettivo = agire legato a uno stato d’animo del soggetto. Azioni determinate dalle emozioni. 4. Agire tradizionale = agire dettato da un’abitudine. Azione sulla base di una consuetudine. Il concetto di capitalismo Atto economico di capitalismo: atto basato sull’aspettativa di guadagno derivante dallo sfruttare lo scambio”. Aspettative di guadagno pacifiche (no rapina), disciplinate razionalmente e reiterate nel tempo. caratteristica peculiare del capitalismo è l’essere orientato all’aumento del capitale. Il tipico soggetto è il proprietario dell’impresa capitalistica. L’impresa capitalistica però è diversa dal capitalismo occidentale moderno. Quest’ultimo è l’organizzazione rzionale del lavoro formalmente libero.  sistema di imprese collegate tra loro tramite il mercato. Ogni impresa agisce in modo calcolato e razionale usando il lavoro formalmente libero. A differenza di Marx per lui lo sfruttamento è una critica morale al sistema capitalistico che non ha a che vedere con la definizione di capitalismo. Però Weber mette in luce l’organizzazione formale dell’organizzazione del lavoro con il fine dell’aumento di capitale. Il capitalismo è agire razionale rispetto allo scopo. Il capitalismo si è sviluppato grazie a questi fattori: disponibilità di lavoro formalmente ibero, sviluppo di mercati aperti, separazione di famiglia e impresa e sviluppo di un diritto formalmente statuito a favore dell’agire capitalistico. Spirito del capitalismo e le sue origini nell’etica protestante Pluralità di fattori alla base della nascita del capitalismo tra cui l’attitudine razionalistica che caratterizza la civiltà moderna  agire economico di tipo capitalistico = diritto e calcolo. 1517 pubblicazione 95 tesi  rifiuto autorità papale, accento sull’individuo come interprete diretto della parola di dio e attenzione alla vita mondana. - Vita mondana - Predestinazione: imperscrutabilità del valore divino e totale indipendenza dalle azioni degli uomini. Il credente non ha potere sulla propria salvazione. Ma egli scruta ogni segno che possa portarlo a conoscenza del proprio destino. La pressione psicologica esercitata da questi concetti porta al compimento con successo del proprio dovere professionale  condotta di vita metodica. Ascesi intramondana: rinuncia al godimento del mondo e presenza attiva in essa.  simile al presupposto del capitalismo: dedicarsi in modo sistematico e razionale alla professione economica rinunciando al godere del denaro acquisito ma reinvestendolo. L’etica protestante calvinista favorisce lo sviluppo della mentalità capitalistica. Lo sviluppo del capitalismo tende a perdere nel suo corso i fondamenti culturali legati all’etica protestante. Avalutatività delle scienze sociali I valori sono orientamenti culturali di fondo che motivano le nostre condotte. - Riferimento ad un valore  riferirsi soggettivo nella propria condotta a certi valori. - Giudizio di valore  affermazione che dichiara se un fenomeno è bene o è male. La sociologia deve saper cogliere i valori per poter comprendere il senso delle cose. Dall’altro lato lo scienziato sociale si riferisce a dei valori perchè non può farne a meno. I suoi interessi di ricerca asaranno spinti dall’interesse verso qualcosa per lui rilevante. Però lo scienziato evita di emettere giudizi di valore verso ciò che studia dando vita così ad una disciplina avalutativa. Relazione sociale (subito dopo la nozione di agire sociale)  ricorda Tönnies Il senso dell’azione di ciascuno si riferisce all’atteggiamento dell’altro in un modo tale che le azioni sono reciprocamente orientate tra loro. Individui in relazione costante possono costituire comunità e società. - Comunità  l’agire sociale poggia su una comune appartenenza sentita soggettivamente da parte degli individui che vi partecipano. - Società  la disposizione dell’agire sociale poggia verso una convergenza di interessi. Entrambe sono tipi ideali di relazioni sociali. Sono idealtipici: nella realtà si attuano entrambi spesso in contemporanea. La lotta invece è una relazione sociale mirata alla sopraffazione dell’altro. Infine le relazioni sociali possono essere - Aperte  chiunque può prendervi parte - Chiuse  la partecipazione è dettata da ordinamenti che limitano l’accesso. Legittimazione del potere Potere  capacità do un soggetto di produrre effetti ossia intervenire sulla realtà con efficacia. Potere sociale  ha come oggetto altri esseri umani  produrre effetti sugli altri Potere politico  sottospecie di potere sociale  potere di governo in un raggruppamento politico. Ha potenza (chi subisce è costretto a seguire la volontà di colui che ha il potere) e potere (qualcuno obbedisce perché ritiene legittimo il potere da cui arriva il comando).  cosa rende legittimo un potere? - Carattere tradizionale  poggia sulla credenza nel carattere sacro di tradizioni da sempre ritenute valide. - Carattere carismatico  poggiato sulla forza esemplare / eroica di un personaggio. Generano obbedienza tipica dei profeti o grandi condottieri. nasce anche il concetto di capro espiatorio. Chi è autoritario è incline ad essere irrazionale nei confronti della realtà e in particolare dei fattori che possono creare disagio nell’individuo: non capendoli scarica la colpa del proprio disagio su gruppi minoritari. Non prendendosi le proprie responsabilità queste persone tendono ad affidarsi a leader carismatici che perseguano per loro i propri obiettivi. In questo modo si spiega la presa di potere crescente di leader. Adorno e Horkheimer lo inseriscono in altro modo: si combina con la critica della razionalità Critica della razionalizzazione Razionalizzazione per Weber  razionalità strumentale. Simmel  Verstand  razionalizzazione è sviluppo dell’intelletto. Dialettica dell’illuminismo  radicalizzazione del pensiero di Weber Critica all’illuminismo come concetto di rischiaramento totale  nega qualsiasi cosa che non possa essere spiegata razionalmente e si esprime in una logica di dominio sulla natura. Con illuminismo non si intende iù il movimento culturale ma ci si riferisce a tutta la civiltà occidentale. - Il pensiero magico e religioso riconosce qualcosa che il pensiero razionale non riconosce più  non tutto è dominabile dalla ragione - Ragione e logica del dominio  razionalizzazione come progetto di padroneggiamento del mondo ossia di comprenderlo per dominarlo, piegare la natura alle manipolazioni dell’uomo. Esempio di ulisse che per conoscere il canto delle sirene si fa legare  si reprime. La ragione comprende il mondo solo al prezzo di trasformarlo in oggetto di dominio. Illuminismo come contraddittorio e unilaterale. Industria culturale  interesse verso i mezzi di comunicazione di massa  adorno e horkheimer dedicano una delle tre sezioni della dialettica dell’illuminismo. Offrire uno svago ai lavoratori come compensazione temporanea al loro lavoro. Ma dopo lo svago sanno che li attende nuovamente la solita routine. L’industria culturale porta la cultura alle masse ma allo stesso tempo si nasconde uno svuotamento nella nozione di cultura e un progetto di manipolazione. I mezzi di cultura di massa non sono democratici: tutti hanno sì le stesse conoscenze ma non c’è bidirezionalità nel messaggio (il ricevente non può anche essere emittente). Analoga alla produzione di massa  mezzi standardizzati e come le merci finiscono per somigliarsi tra loro. La cultura si riduce essa stessa a merce. Crisi dell’esprienza e semicultura È principalmente Löwenthal che sviluppa la critica della cultura di massa. Egli studia molto la letteratura di grande consumo. Benjamin si avvicina tardi alla scuola. Benjamin afferma la perdita di aura di unicità di un’opera: con fotografia e magnetofono chiunque può vedere/ascoltare qualsiasi cosa e dovunque e a ripetizione. Benjamin elabora anche una teoria dell’esperienza  si ricollega a Simmel e alla sua teoria che nella metropolitana, il singolo è sottoposto continuament ea stimoli. Benjamn osserva che più la coscienza fa questo lavoro di difesa, meno le impressioni lasciate passare entrano nell’esperienza  crisi esperienziale. È causata dalla vita moderna che ci costringe a mantenere la maggior parte degli stimoli ai margini della vita psichica. Come conseguenza, il singolo riesce meno a percepire la continuità delle proprie esperienze. Adorno, tornerà su questi concetti chiamando la cultura contemporanea una “semicultura”  cultura che ha perso le sue informazioni e che non ha più l’antica funzione di illuminare il singolo. HABERMAS Autore principale della seconda generazione. Sfera pubblica: luogo di discorsi e pratiche discorsive in cui le persone si trovano e si confrontano. In questo spazio nasce l’opinione pubblica. Con i mezzi di comunicazione di massa, la sfera pubblica perde la sua funzione perché invasa da interessi economici e politici. Per il resto, Habermas si distanza dalla scuola di Francoforte. Affronta il tema della lingua e della volontà degli uomini di comprendersi a vicenda: la riproduzione della vita sociale avviene grazie al linguaggio.  svolta linguistica che caratterizza le scienze umane nella seconda metà del secolo. Dato che il linguaggio è così fondamentale, l’analisi della società non può basarsi solo sul lavoro ma deve considerare anche le pratiche dell’interazione sociale (teoria dell’agire comunicativo). Riprende parte della teoria dell’azione di Weber: razionalità strumentale e razionalità comunicativa (lavoro e comunicazione). A riguardo, contraddizione della società moderna: ha prodotto le condizioni per un così elevato sviluppo comunicativo e allo stesso tempo lo ha limitato con la creazione dei mezzi di comunicazione di massa (tramite l’agire strumentale). Sociologia americana dopo Chicago Anni 30-60  domina la figura di Parsons. In America: i Lynd pubblicano ritorno a Middletown  studio su una cittadina americana media analizzando fenomeni quali stratificazione sociale, stili di vita e comportamenti sociali. Si osserva che attorno a ogni organizzazione formale (es il lavoro) se ne forma una informale (gruppo di colleghi). Parsons Insegnò ad Harward. Approccio struttural-funzionalista: struttura intesa come l’insieme di relazioni che collegano tra loro i diversi elementi della società di modo che il singolo elemento non possa essere compreso singolarmente. Dà molto peso al concetto di azione: l’azione ha un attore, un fine, una situazione ed un orientamento normativo. Questa definizione risulta importante perché all’epoca si trovava nel contesto della psicologia comportamentista americana (quindi l’uomo risponde meccanicamente ad uno stimolo)  Parsons vuole far capire l’importanza del ruolo della volontà e della capacità libera di scelta dell’essere umano. Ad ogni modo nel decidere ci basiamo sulle norme (regole di origine sociale : sono un insieme di valori con significato normativo). Un sistema per sopravvivere deve saper svolgere 4 funzioni: - Adattarsi all’ambiente  economico - Definire i propri obiettivi  politico - Conservare la propria organizzazione  educativo - Garantire l’integrazione  giuridico Ogni sotto funzione viene garantita da un sottosistema Introduce anche i ruoli  modelli di comportamento e il sistema sociale è un insieme di ruoli. Continuo feedback tra le parti del sistema. Il processo di interiorizzazione delle norme  socializzazione che si realizza in infanzia grazie alla famiglia. L’evoluzione sociale comprende: differenziazione (processo di moltiplicazione dei ruoli che un sistema sociale permette  ruoli rapportati a compiti sempre più circoscritti (specializzazione)  aumenta la complessità del sistema sociale. Da un lato la famiglia perde alcune delle funzioni tradizionali e al contempo diventa fondamentale per impartire la socializzazione nell’individuo. Nella società moderna anche la famiglia si specializza in ruoli  madre casalinga e padre leader. Le due figure sono complementari. Tutti questi termini sono stati rielaborati e ridefiniti da Parsons e sono ancora di uso comune oggi. Variabili strutturali Scelte binarie riguardando atteggiamenti culturali di fondo. Sono secondo Parsons riscontrabili in ogni società (in realtà non è vero). - Particolarismo e universalismo  comportamento di un amico da quello del giudice di tribunale. Il primo è ispirato a ciò che si fa per una persona particolare, il secondo invece fa valere la stessa regola per tutti. - Diffusione e specificità  azione orientata ad una pluralità di aspetti contro azione orientata verso un solo aspetto - Ascrizione e acquisizione - Affettività e neutralità affettiva  gratificazione affettiva dell’azione contro nessuna gratificazione. - Interessi collettivi e interessi privati
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