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Riassunto libro "La Chimera", Sintesi del corso di Italiano

La chimera è un romanzo storico di Sebastiano Vassalli ambientato nel Piemonte del Seicento. Tratto da una storia vera, racconta della strega di Zardino.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 25/03/2023

cecilia-mastronardi
cecilia-mastronardi 🇮🇹

4.7

(3)

22 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto libro "La Chimera" e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! La Chimera Primo Capitolo – Antonia La storia inizia a Novara, città abbandonata a partire dal 1550 a causa del comportamento prepotente degli spagnoli. Nel 1590 Antonia, la protagonista, viene lasciata davanti a un convento nel paese di San Michele: ha occhi e capelli scurissimi ed è molto bella. In convento spiccano due figure: suor Clelia, una sognatrice, e suor Leonarda, molto severa e rigorosa. La prima andava sempre in giro con un quadernetto e le esposte la prendevano in giro chiedendole di raccontare loro delle storie per farsi beffe di lei. Antonia veniva presa in giro e molestata dalle sue compagne in dormitorio. Secondo capitolo – L’uovo Antonia cresce e inizia a essere sempre più bella. È una ragazza molto tranquilla che spesso si apparta per i fatti suoi e curiosa per il convento. La ragazza inizia ad avvicinarsi a suor Livia, proveniente da Napoli, e le confida il rapporto con le sue compagne. La donna era addetta alle pulizie, ma tutti la trattavano da serva. Una tappa fissa delle sue passeggiate era la cuccia di Diana, il cane del convento. Un giorno viene annunciato l’arrivo del vescovo di Novara Carlo Bascapè. Le suore decidono di far recitare ad Antonia la poesia del ricevimento, maltrattandola nei giorni prima dell’esibizione. Arriva il giorno atteso, la folla è molto contenta dell’arrivo dell’uomo, confidano nella sua benedizione. La ragazza non riesce a recitare la poesia, ma nonostante ciò il vescovo la benedice. Terzo capitolo – Rosalina Un giorno suor Livia viene ritrovata morta dopo essersi impiccata: Antonia è molto curiosa e vorrebbe saperne di più. Tenta di scappare dal convento, ma viene rinchiusa nello stanzino del digiuno. Qui conosce Rosalina, un’esposta molto più anziana di lei, che le spiega come si riproducono gli esseri umani e le dà il suo punto di vista sulla società dell’epoca, ma Antonia non vuole crederle, inizia a picchiarla e scappa dalla stanza del digiuno. Quarto capitolo – La bassa Spesso le esposte venivano adottate, e nel 1600 capitò ad Antonia: un giorno arrivarono il signor Bartolo Nidasio e sua moglie Francesca da Zardino, che appena videro Antonia decisero di adottarla. La ragazza non era contenta di questa scelta, poiché tutti adottavano ragazze brutte che non potessero creare problemi con gli uomini e fossero abili al lavoro. Si domandava perché proprio lei, ma i due coniugi la rassicurarono dicendole che l’avrebbero trattata come una vera figlia. La caricarono su un carro e attraversarono diversi paesi. Antonia durante il viaggio scoprì nuovi paesaggi mai visti fino a quel momento perché era sempre stata chiusa in convento. Seduta tra due sacchi sul carro, le pareva di essere in un sogno. Quinto capitolo – Don Michele Antonia inizia ad avere un buon rapporto con Francesca e a conoscere gli abitanti di Zardino, come le gemelle Borghesini e le figlie dei Barbero, i vicini di casa, Anna Chiara e Teresina. Un giorno Don Michele, il prete di Zardino, fa visita ad Antonia, e fa alcune previsioni sul corso della sua vita: crescerà sana, graziosa, buona e generosa, anche se un po’ capricciosa; la linea della vita è lunga e netta, ma con un’interruzione sui vent’anni; sposerà un forestiero da cui avrà un figlio; avrà sette dolori come la Vergine Maria e morirà per una fatalità, forse un incendio. A questo punto tutti si riuniscono per mangiare delle frittelle fatte per Antonia da Consolata, la mamma di Anna Chiara e Teresina. Sesto capitolo – I fratelli cristiani Dopo Pasqua a Zardino arrivarono i risaroli, e come ogni anno vennero messi sul mercato in piazza. Antonia è intimorita da quella scena e vorrebbe salvarli dalla schiavitù. Teresina la allontana, portandola in una chiesa, con la scusa di farle vedere i ritratti dei fratelli cristiani, che proteggono il paese dai malintenzionati. Vengono presentati alcuni personaggi legati al paese: le Madri, la Melusia, i dossi e Pietro Maffiolo, il camparo di Zardino. Settimo capitolo – Zardino In questo capitolo viene descritto il paese di Zardino e i principali personaggi. Inoltre si parla anche della posizione di potere della Chiesa nel Seicento. Ottavo capitolo – Gente di risaia Arriva la primavera e Antonia inizia a farsi un’idea delle persone che popolano quel paese: le chiama Macchine da lavoro. Prova pietà per i risaroli che i suoi genitori adottivi avevano comprato, e porta loro del cibo mentre lavoravano. Questi cantavano molto, forse perché era l’unica cosa che li faceva sentire vivi. Un’altra Macchina da lavoro era senza dubbio Giuseppe Barbero, il marito di Consolata. I due avevano molti figli, nessuno ne teneva il conto. Antonia iniziò ad avere un amico: Biagio. Era un ragazzo giovane, analfabeta e nipote delle gemelle Borghesini, che lo trattavano come un servo. Quando il ragazzo crebbe Antonia gli insegnò a parlare, con precauzioni, perché se le gemelle l’avessero scoperta avrebbero accusato i coniugi Nidasio di voler rubare loro il nipote. La ragazza conobbe anche il camparo, Mffiolo, anche detto il Fuente, poiché era un anziano soldato che camminava tutto impettito. Quest’uomo rifiutava tutte le spasimanti, e per questo le donne dicevano su di lui che era innamorato della sua mula e la trattava come una moglie. L’uomo prese Antonia come una nipotina e iniziò a raccontare delle sue avventure in Spagna. Nono capitolo – La tigre Nel 1601 Antonia va in pellegrinaggio a Biandrate, un paese vicino a Zardino, con Francesca, Consolata, le sue tre figlie (Luigia, Anna Chiara e Teresina) e il figlio Irnerio. Si dirigono lì per vedere una tigre impagliata. Partono all’alba, la prima alba che Antonia vide e di cui si ricorderà per sempre. Alla Fonte di Badia non videro più le Madri e si chiesero che fine avessero fatto. Arrivarono al borgo, molto affollato, e fecero un giro del mercato, dove vi era di tutto: dagli esibizionisti ai giocatori d’azzardo, dalle acque miracolose alle stampe dei Santi, dalle Reliquie ai crocefissi. A questo punto arrivano a vedere una chiesa, dove vi erano dei missionari gesuiti con molti animali impagliati. Della tigre nessuna traccia ma, finalmente, entrando in Chiesa, poterono osservarla: aveva un taglio sul fianco, e Antonia pensò che da lì fosse esalata la sua anima. Antonia provò odio per i preti, pensò che non avessero il diritto di far girare il mondo a loro piacimento. avrebbe più potuto entrare in chiesa finchè il vescovo o il papa non glielo avessero concesso. Diciottesimo capitolo – L’ultimo inverno L’ultimo inverno della vita di Antonia fu molto freddo. In quello stesso anno, nel 1609, venne decapitato il Caccetta, avvenimento che suscitò grande felicità tra coloro che assistettero alla sua esecuzione, anche se qualcuno non era così contento della sua morte. Antonia venne accusata di avere diversi amanti e di trattarli male, di sciuparli. Inoltre rifiuta un uomo molto potente, Pier Luigi Caroelli, un nobile strano ma molto ricco e padrone di buona parte di Zardino. Questi in realtà non si stupisce di essere stato rifiutato. Diciannovesimo capitolo – Il processo Nel 1610 si inizia a parlare della presenza di una bestia nella pianura, che compie uccisioni e mette paura agli abitanti. Ci viene descritta come un animale con un verso a metà tra un latrato di un cane e un grugnito di un maiale, poco più grande di un vitello, paurosa e con gli occhi rossi come quelli del Diavolo. Si pensava alla presenza di una strega, viste le diverse sciagure che stavano capitando agli abitanti di Zardino. Ciò viene utilizzato nel processo contro Antonia (accusa, 12 aprile 1610 – sentenza, 20 agosto 1610). Gli abitanti del paese si rivolgono al prete, che consiglia a tutti di pregare. Egli denunciò la ragazza all’inquisitore Manini, facendo avviare un processo dalla durata di cinque mesi. Teresio parlò male di Antonia, sosteneva che incitasse i suoi compaesani a disobbedire alla Chiesa, avesse commesso atti eretici come essersi fatta dipingere come la Madonna, ballato con i lanzi e spesso essersi fatta vedere di notte vicino al dosso dell’albera e in mezzo ai campi, luoghi prescelti dalle streghe. Don Teresio chiede quindi all’inquisitore di allontanare la ragazza dai suoi fedeli. Ventesimo capitolo – I testimoni Durante il processo tre persone (Agostino Cucchi, Andrea Falcotti e Nicolò Barbero) testimoniarono contro Antonia, dicendo di averla vista incontrarsi con il Diavolo per ben quattro volte nei luoghi tra il borgo e il dosso dell’albera. Questi però non seppero descrivere il Diavolo. Questi tre erano i fratelli cristiani, e a loro seguirono le confessioni delle comare, che riportarono i fatti misteriosi avvenuti a Zardino. A loro seguì la testimonianza di Teresina, che non accusò l’amica, e difese la sua causa dicendo che Antonia, essendo innamorata di Tosetto, un risarolo, si recava in quei luoghi per incontrarlo. Le parole della ragazza non vengono molto prese in considerazione dall’inquisitore. Si presenta davanti all’inquisitore un mungitore che non dormiva mai, chiamato Pirin Panchet, che affermava di aver visto il Diavolo e fornisce una descrizione. Ventunesimo capitolo – La sposa A maggio del 1610 Antonia si recò dall’inquisitore, vestita di tutto punto da Francesca (sembrava una sposa, da qui il nome del capitolo), la quale le consiglia di dichiararsi non colpevole a qualsiasi capo d’accusa. Durante il viaggio Bartolo ricordò il giorno in cui Antonia era arrivata a Zardino. Arrivata al tribunale di Novara, la ragazza venne interrogata e negò di aver incontrato il Diavolo, smentendo tutto ciò che era stato detto contro di lei e affermando di essere credente. Disse che dei tre che l’avevano accusata, uno era nemico dei Nidasio da tempo, mentre gli altri due l’avevano molestata più volte, prendendola per una prostituta. Ammise però di aver fatto delle uscite notturne, in compagnia di un moroso. Intanto Francesca incontrò un uomo strano di nome Taddeo, il quale dichiarò di metterla al corrente dell’esito dell’interrogatorio non appena avesse saputo qualcosa. Ventiduesimo capitolo – Il camminante In questo capitolo si parla dell’incontro tra Tosetto e Antonia. L’uomo viene descritto come un uomo singolare ed enigmatico, che aveva usi e costumi appariscenti e volgari; non aveva amici. Da piccolo era stato abbandonato, quindi era salito su una nave e, dopo aver avuto una tresca terminata con la morte di un uomo, si era diretto nella bassa. Nel 1609 i due si incontrarono e iniziarono a frequentarsi. Si parla di una notte che i due hanno trascorso insieme, durante la quale Tosetto aveva promesso ad Antonia che si sarebbero sposati e sarebbero andati a vivere insieme. Ventitreesimo capitolo – I due inquisitori Prima dell’arrivo dell’inquisitore Manini, aveva il suo posto l’inquisitore Buelli, un uomo basso, calvo, grasso, ambizioso, studente di teologia e megalomane. Dopo l’arrivo del vescovo Bascapè, non fece più niente di eclatante, e nel 1603 morì di infarto. Il successore (Manini) era tutto il contrario, un uomo curato, con una buona conoscenza lessicale, elegante e di bell’aspetto. Egli riteneva che la realtà fosse un’illusione, e che il Diavolo preferisse tentare la donna piuttosto che l’uomo. Scrisse un libro il cui tema principale erano le streghe. Ventiquattresimo capitolo – La tortura Antonia si recò nuovamente in tribunale, questa volta non era in perfette condizioni come la precedente. Manini entra nella stanza a metà tra un tribunale, una palestra e una sagrestia e inizia a descrivere alcuni strumenti di tortura utilizzati contro gli eretici. Ad Antonia vennero mostrati degli oggetti che pensavano avesse utilizzato per compiere atti malefici, ma in realtà erano dei semplici unguenti. Nessuno le credette e la torturarono per estrapolarle la verità. Stanca della tortura la ragazza iniziò ad ammettere ciò che l’inquisitore vuole sentirsi dire, quindi venne riportata nella sua cella. Venticinquesimo capitolo – Il porco Francesca e Bartolo vennero accusato di non aver adempito correttamente al loro compito di genitori adottivi, permettendo ad Antonia di avvicinarsi al Diavolo. Ammettono di non aver mai sentito parlare di Tosetto se non fino a poco tempo prima. Bartolo provò a corrompere Manini offrendogli un porco, ma l’inquisitore rifiutò, cacciando marito e moglie. Un giorno di luglio anche Maffiolo giunse a Novara per testimoniare a favore della ragazza e affermò che una notte aveva visto Antonia con un uomo in circostanze del tutto normali. L’inquisitore non gli credette e lo cacciò dall’aula. Ventiseiesimo capitolo – La prigione Il carcere per Antonia fu invivibile: era pieno di ratti che le facevano orrore e la infastidivano. Si lamentò di questo con lo strabico Bernardo e con Taddeo, due guardie. Venne sottoposta a una visita medica, durante la quale le trafissero i nei con degli aghi: i corpi abitati dal Diavolo presentano spesso zone torpide, come nel caso di Antonia. I medici chiedono all’inquisitore di cercare di estirpare il Diavolo dalla ragazza prima di condannarla. Ecco che viene sottoposta a un altro interrogatorio, durante il quale ammette di aver conosciuto il Diavolo, essendo stata obbligata a dichiarare il falso poiché sotto tortura. Venne torturata a lungo in diversi modi. Venne processata e accusata di essere posseduta dal Diavolo poiché riusciva a resistere alle torture, anche se in realtà aveva sofferto molto. Manini partì per le vacanze. Vennero interrogati due uomini a proposito di Tosetto, ma questi non aiutarono il camminante di fronte al Tribunale. Ventisettesimo capitolo – L’ultimo viaggio Bascapè comprese la verità e si accorse della corruzione e incorrettezza della Chiesa, pensando a Roma. Decise di fuggire: una mattina fece preparare un carro e partì. Don Delfino, un giovane prete, andò a parlare con alcune persone nel convento che gli risposero che la malattia lo avesse fatto diventare pazzo. Ventottesimo capitolo – La sentenza Il 20 agosto si tenne l’ultimo atto del processo contro Antonia, al quale parteciparono diverse figure rilevanti per l’epoca. A questi Manini offre un sorbetto, dato il gran caldo di quel periodo. Si accennò all’inizio dell’epidemia di peste, e Antonia venne definita la causa di questa, siccome era una strega. Molti pensarono che bruciandola avrebbero posto fine a tutte quelle pene. Venne deciso di farla bruciare usando come legno quello del dosso. Vollero che quante più persone possibili assistessero alla sua esecuzione. Venne molestata da Bernardo e Taddeo. Ventinovesimo capitolo – I Paratici Nel settembre venne tagliato l’albero da cui si sarebbe presa poi la legna per il rogo della strega. I suoi averi vennero bruciati e anche i luoghi che si riteneva avesse “contaminato”. Nella torre dei Paratici Antonia incontra Rosalina, ormai mal ridotta, e le comunica di aver sentito che un boia stava arrivando in città per bruciare la strega. Arrivò quindi a Zardino mastro Bernardo per compiere l’esecuzione (anche se le esecuzioni più importanti solitamente si svolgevano a Milano). Bernardo era un uomo di mezza età, proveniente da una famiglia di boia. Trentesimo capitolo – La festa Gli abitanti di Novara avrebbero voluto bruciare loro stessi Antonia, che però venne caricata su un carro e portata a Zardino. La folla esultava per la sua morte, e il frate che era seduto di fianco a lei le chiese di pregare un’ultima volta. Il carro ebbe qualche problema per la strada dissestata e causò un ritardo. La folla a Zardino era entusiasta e festeggiava per l’imminente morte della strega. Il boia si scusò con Antonia per quello che le stava per accadere, le dà un
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