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Riassunto libro “Luca Maria Patella disvelato”, Appunti di Storia Dell'arte

Riassunto libro “Luca Maria Patella disvelato” Di Elio Grazioli

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 27/01/2023

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Scarica Riassunto libro “Luca Maria Patella disvelato” e più Appunti in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Elio Grazioli Luca Maria Patella disvelato Luca Maria Patella nasce a Roma nel 1934. Percepito come un artista singolare, inclassificabile perché proveniente da un percorso formativo sia scientifico sia psicologico. Interdisciplinare persino, per l’uso di tecniche inconsuete, chiamando in gioco più discipline. Patella non indulge in spiegazioni didascaliche della propria opera e del proprio comportamento, ma li rimette continuamente in gioco anche nella formulazione, nei testi e nelle interviste. Patella ha inteso l’arte come modalità particolare di rapporto con il mondo e di conoscenza di sé in quell’intreccio con la vita che si intende inestricabile. Suo nonno paterno era un medico di una certa fama, il padre un ingegnere ma allo stesso tempo coltivava interessi in astronomia e possedeva una cultura classica. Era anche un provetto bricoleur e inventore, ideatore di architetture e altro. Di lui Luca recupererà diversi materiali che integrerà nella propria opera. La madre, parlava lingua francese e la insegnò a Luca, scriveva molto senza aver mai pubblicato. Famiglia molto colta, cosmopolita e creativa. Un contesto pieno di esempi e stimolante, già da piccolo Luca dipinge e realizza libri anche illustrandoli. Ha una sorella, 5 anni più grande, cresce circondato da donne. Frequentò a Milano la scuola S. Leone Magno, ma lo scoppio della guerra costringono la famiglia a lasciare la città. Si rifugiano a Montepulciano, vicino alla villa della nonna materna. Lì frequenta le scuole medie e il ginnasio. Finita la guerra la famiglia si trasferisce a Roma, Luca studia Liceo Classico Virgilio, si laurea in Chimica e seguì il padre in Uruguay per via del lavoro del padre. Prese a studiare Chimica Strutturale all’Università, come assistente nelle ricerche di Eugen Nobel Linus Pauling sulla risonanza elettronica, tema che Patella porterà all’interno della sua ricerca artistica. Non smetteva di disegnare e dipingere anche all’aperto, studia per proprio conto l’arte italiana e le avanguardie presso L’istituto di Cultura al Museo di Joaquìn Torres Garcia. Solitario e indipendente, avventuroso, in sistemazioni provvisorie e disagiate. Vive il dilemma della separazione tra arte e scienza, la scienza da sola non possa essere né fornire le soluzioni e si convince che l’arte possa e debba essere la pratica che coniuga e articola la varietà dei saperi necessari per una conoscenza complessa della realtà e di sé. Pratica disegno, pittura, incisione. Si costruisce un torchio a stampa su suo progetto e frequenta le scuole libere di nudo, frequenta le gallerie, consoce artisti e intellettuali di vari ambiti. Nei suoi riferimenti spazia dunque dall’antico al modenro, con particolare attenzione per il “segno”. Patella ha scelto fin da subito il campo incisorio come terreno privilegiato della sua ricerca artistica che muove verso altre finalità, rispetto a quelle dominanti in quel periodo (illustrative e tecniche), sceglie un segno deciso, netto, quasi primitivo rude, per ottenere il riconoscimento di individualità portata in superficie. Immagini di paesaggi, scenette di bambini e signorine, prostitute e cameriere, presi dal vivo. Espone in diverse gallerie, soprattutto a Roma, iniziò a conquistare una certa notorietà. Dopo il rientro dall’america del sud prende contatti con Ernst Bernhard , padre dello junghismo italiano. Seppur la sua formazione è stata junghiana, percepiva il limite culturale e il rischio dello sprofondamento in sé, il pericolo per un introverso è di perdersi in Jung. Conosce molti artisti tra cui Giulio Carlo Argan e Maurizio Clavesi. Siamo tra la fine degli anni ‘50 e continua il suo lavoro artistico sempre in ambito grafico. La situazione artistica a Roma è delle più viviaci, si esauriscono gli echi dell’espressionismo astratto americano e dell’informale europeo, a Milano c’è stato lo Spazialismo e poi Azimuth con Enrico Castellani e Piero Manzoni, mentre a Roma le gallerie di riferimento sono La Salita di Gian Tomaso Liverani e La Tartaruga di Plinio de Mariis, dove nella diatriba tra figurativo e astratto vince ancora quest’ultima tendenza, Alberto Burri e Cy Twombly estende la sua influenza,mentre si stanno preparando la pop art e il nouveau realisme, di cui ci sono già senatori a Roma nei decollages di Mimmo Rotella e nelle esperienze ancora variegate di quella che sarà chiamata Scuola di Piazza del Popolo. Patella eprà persegue la sua strada a margine di tutti questi movimenti, nei cui confronti è critico, teso invece a inventare qualcosa autonomamente. Lavora a Parigi grazie ad una borsa di studio presso l’Atelier 17 di Stanley William Hayter, all’avanguardia nei metodi di stampa. Per l’uso dei colori simultanei, per la velocità e la sorpresa degli esiti della stampa e per i suoi studi scientifici. Era un atelier frequentato da numerosi artisti importanti di generazioni diverse. Da Andrè Masson agli americani Arshile Gorky , Mark Rothko, Robert Motherwell. Si sente l’influenza dell’Espressionismo astratto nelle sue opere di quell’anno, perfino dell’Action Painting, come in Ritmo Totale (tempera del 1962), che riprende un rimando a Pollock, ma pur sempre nella scia del suo segno particolare. Comincia anche ad appassionarsi di Semiotica, e aderiva anche alla politica, idee progressiste e libertarie. Torna a Roma, lavora alla Clacografia Nazionale, uno spazio di lavoro ma immaginario luogo alchemico, tiene dei corsi conseguendo poi un titolo per insegnamenti in materie artistiche che gli permette di insegnare in altre scuole. Incontra la sua futura compagna Rosa Foschi, collaboratrice e musa per la vitta. Visita a Milano la galleria Schwarz Omaggio a Marcel Duchamp, artista a cui rimanderà nella sua carriera. Lo colpiscono due aspetti di Duchamp, il tema del movimento come passaggio, come complessità delle interazioni tra figura e sfondo ambiente e quello legato ai giochi di specchio tra le forme e simmetrie. Appunto il suo progetto MUT/TUM. Patella guarda Duchamp analizzandolo e usandolo a sua volta per analizzare se stesso e la propria opera. I titoli delle sue opere sono espliciti e indicativi: Passa muro, sguardo passante, luna che corre, viaggio veloce ecc Il tema è appunto il movimento, per le sue novità teciche come quella del colore simultaneo, cioè della stampa di più colori su un unica lastra, e quella dell’introduzione della fotografia. E quella dell’introduzione della fotografia, sono le acquforti fotografiche a colori simultanei intecciata al disegno. Tutto si muove e si compenetra.come le opere: c’è il movimento a struscio (strusciante 1964), segno-traccia oggettiva di un moviemnto, quello filato (Passaggio filato, 1964), realizzato attraverso la ripresa con fotocamera in movimento, quello simulato nel riflesso in una vetrina (riflesso passante pseudofilato, 1965) quello al contrario in cui è l’oggetto a muoversi (soggetto mosso, 1965) infine quello determinato dal come non sovrapponibile a quello che vede negli altri intorno a sé è un rigore analitico che gli viene dalla formazione scientifica e dalla disciplina di studio, non formale, ne formalista ne estetizzante. Rivendica una originalita della ricerca concettuale italiana, che non conosce o sa poco di cio che si sta eventualmente facendo nello stesso senso all’estero, e che invece attinge a esperienze della propria storia. Concettuale comportamentale e landartisstica. Termini facevano parte del vocabolario di patella, Un modo di fare analitico e rigoroso. Anche le immagini fotografiche oggettive e complesse, in particolare basate sulle sovrapposizioni di piani e di strati, che sia attraverso la riflessione in vetrine o altre superfici, o sui rispecchiamenti o sul moviemtno, o giochi di suprfici come nelle GOCCE (1966) fotografie di gocce d’acqua su superfici diverse. L’idea della complessità espressa attraverso l’integrazione dei livelli l’uno sull’altro e nell’altro, è cioè la presenza di sé, dunque per rispecchiamento o per firma, dentro al scena rappresentata, come in scienza si definisce la complessità come l’effetto della presenz ao ingluenza inevitabile dell’osservatore dentro l’osservazione. (L’OCCHIO NEL PAESAGGIO 1965) l’occhio è nella scena anche la scena è dentro l’occhio. Era un film del 66 tutto girato dentro una pupilla di un occhio, in cui si vedono l’occhio, me stesso, nell’atto di filmare i il paesaggio riflesso alle mie spalle, il tutto ottenuto con piccoli spostamenti all’interno della minima profondità di campo. È un mondo complesso, oggettivo , l’occhio è l’estremo limite dell’immagine e della visione. È una prima visione dell’autofoto. La posizione di Patella nei confronti dei mezzi usati nel corso degli anni è analitica. Patella non si è limitato a studiare i media studiandone le diverse peculiarità, ma ah usato gli stessi linguaggi sulla propria persona. L’indagine sugli strumenti viene così ad essere doppiata ed amplificata nell’analisi dell’operatore che sta usando quello strumento. L’immagine fotografica come Patella afferma immagine ritrovata e ricerca di sé, due livelli che si ritrovano condensati al massimo nei MARI FIRMATI , il mare e la sua immagine fotografica sono gli oggetti trovati , la firma è il sé. Ma si può dire anche in altro modo, ad altro livello: oggi la distinzione tra image e picture, dove la seconda è il supporto-corpo dell’immagine, l’oggetto fotografia, mentre la prima è la sua entità immateriale, quella che può passare da una sua occorrenza fisica all’altra. Il mare firmato è un primo spunto in immagine nella realtà, di una proto-land-art che di lì a poco diventerà propriamente tale nelle TERRE ANIMATE, basta immaginare che la firma sia davvero, o simuli di esere sul mare. La via che prende Patella è quella del fish eye e del comportamento. COMPORTAMENTO: perché comportamentO? IL TERMine in arte è usato in senso lato, riguardante lo spostamento dell’attenzione dal soggettivismo da un lato e dal formalismo linguistico dall’altro. Nonché dall’oggetto neo-realistico e dal concettualismo analitico, ma per Patella questi non sono che aspetti di un unica questione che consiste nel non arroccarsi nella posizione di uno solo di essi. Comportamento per Patella significa analisi delle situaizoni, del coinvolgimento dell’individuo in esse, cioè del legame interconnesso tra soggetto e contesto. Il fish eye allarga l’interno e l’esterno, l’inquadratura sull0ambiente e contemporaneamente le da la forma o la de forma dell occhio, cortocircuitando in maniera singolare il ridlesso e il riflettente, il centro e il paesaggio. È il naturale proseguimento dell’occhio nel paesaggio, la sua estensione estroflessione, al tempo stesso l’allargamento all’ambiente è controbilanciato da una spinta opposta verso l’interno, ma non quello dell’interiorità del soggetto, bens’ quello della forma del medium e del linguaggio. Patella dapprima fotografa oggetti in primo piano su sfondo di strade e piazze, come la spugna di Piazza di Spugna 1966 con evidente gioco di parole che dice appunto la spugna nella piazza e d altro canto la piazza di spagna nella spugna. Il biglietto d’autobus di BIGLIETTO D’AUTOBUS 1966 che il titolo tutto dello stesso anno di una delle prime scritte fotografate puramente grafiche che insieme ad altre confluiranno nell’ambiente proiettivo animato di due anni dopo. Altre scritte e siamo nel filone strutturale senza fish eye, sono riprese su fondi contestuali come pioffia su sfondo di vetro bagnato o contro la razionalizzazione nevrotico adolescente, entrambe sempre di quell’anno, su un fondo stradale. Il rimando alla nevrosi adolescenziale è una stoccata analitica psico-sociologica che patella mette a segno per distinguere il proprio lavoro da quello che gli assomiglia ma che egli giudica appunto solo razionalizzante, il tipo di arte concettuale diciamo Kosuthiana, basata sulla limguistica analitica, e perciò incompleta nevrotica. A questo concettuale risponde anche con immagini DICE A in cui unisce immagine un volto di donna di profilo con la bocca aperta, parola e la lettera a, tautologia a funzionamento visivo, basata sull’associazione bocca piu lettera, la bocca pronuncia quella lettera. Patella chiama queste immagini oggettive rimandando alla fistinzione semiotica tra icona, indice e simbolo in Peirce: immaigni che dicono, a loro volta, ciò che mostrano. La tautologia è dell’insieme, non della parola sulla parola o dell’immagine sull’immagine. Oggettivo rimanda al non soggettivo al fare, al comportamento, le fotografie stesse di qusta serie sono comportamentali ovvero performative. Patella ha un esplosione creativa, usa tutti i medium a sua disposizione alcuni dei quali, come il film e la tela emulsionata, allora poco in uso tra gli artisti italiami , fino a inventarne altri come la proiezione di diapositive e lìambiente video e altro ancora, complicando di molto la ricostruzione del suo percorso perché non lineare bensì aperto su piu fronti intrecciati tra loro. Prima di passare al comportamento vero e proprio nel 1967 con delle anticipazioni che aveva provate due anni prima, realizza il ciclo della TERRA ANIMATA , film e tele fotografiche. Due attori coinvolti, uomo e donna, compiono gesti e amneggiano un nastro bianco che usano per fornire le coordiante della terra arata su cui si trovano. Le inquadrature sono inframmentate da brevi interventi di animazione razionalizzante e ironica, focalizzata su piccoli oggetti. Uno dei due personaggi femminili indossa un apposito vestito specchiante e teso, in cui si riflette l’ambiente costellato di zolle arate, nonché l’artista stesso che si avvicina con la cinepresa. Il film riprende di fatto tutti i temi e modi precedenti e li rielabora in materiale nuovo, l’animazione della terra, la sua moviemntazione spazio-temporale attraverso un nastro che i personaggi gestiscono tra loro. È una delle opere piu note di Patella, di Land Art ante litteram, ma una land art tutta sui generis anche, che tutto vuole comprendere, come mostra la dichiarazione dell’artista, le riprese sono volutamente molto moviemtnate, spezzate, circolari, ripetitive, spesso sono sovraesposte con la luce del sole che accende la scena, sbianca la pellicola, le stampe fotografiche e tele emulsionate poi sono virate nei tre colori primari, trattamento simbolico che inserisce l’animazione, della terra, dell’immagine dell’opera. Terra animata sintetizza al meglio e rilascia nella sua essenzialità in forama nuova il nucleo di pensiero di patella: nel momento del contatto con la terra, con la materia primordiale e primaria, materna, segno e colore si intreccaino all’interno della dinamica di conscio ei inconscio, maschile e femminile, interno e esterno , scena e ripresa, attore e autore. Arriva la mostra alla galleria l’attico di Fabio Sargentini nel 1968 in cui viene riproposto CAMMINARE! A cui è aggiunto STARE AL BAR, in cui sempre Carlo Cecchi sta seduto davanti a un tavolino da bar e sullo sfondo è proiettato il film PIOVE! Con le sue gocce macroscopiche. È interessante notare che CAMMINARE! Titolo che peraltro è ribadito scritto in rosso all’inizio del percorso è un imperativo, rende il verbo performativo indicando cioè un’azione da svolgere, STARE AL BAR invece è un infinito che significa un azione statica, quasi l’opposto di agire, un non fare. Nella stessa mostra viene presentato il primo ambiente proiettivo animato, realizzato con proiezione di ben 400 diapositive a tutta parete, attraverso un dia dix proiettore di invenzione dell artista perché patella reinventa anche le strumentazioni per adattarle ai suoi scopi, riportanti immagini e scritte in complessi analitico evolutivi che riprendono tutti gli elementi della sua ricerca e si integrano con le due azioni in mostra, per cui il complesso delle immagini strutturali e sopratutto le scrutte concetti connotano dialetticamente il comportamento stesso, rispecchianndone continuamente il processo mentale e ideologico, immaginativo e razionale. Galleria L’attico ambiente artistico piu avanzato dell avanguardia romana , nazionale e internazionale, ambiente che contestualizza il suo lavoro diversamente dal precedente, tuttavia non si troava a suo agio perché sente le differenze che gli pesano. Il film SKMP2 del 1968 è composto da 4 sequenze con azioni di Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Pino Pascali e Patella stesso. Il film è un film d’autore che ha performance d altri e sua ocme materiale. Pascali vi esegue un operazione sulla spiaggia con la sabbia , mattiacci gioca con enormi pneumatici in galleria per strada , kounellis intinge tessuti e patella sposta nuvole e pattina sui prati con bandierine navali. Il film viene proiettato all’inaugurazione della nuova sede della galleria di Fabio Sergentini, il famoso garafe, segnale eclatante della svolta decisiva nell’ambito delle gallerie e del dibattito sull’arte. L’idea di fare una galleria in un garage è in corrispondenza un confronto nuovo dell’arte con la politica nell’ambito delle avanguardie del periodo. Artisti di punta del momento, ma anche per l’impostazione che considerava la galleria uno spazio non solo espositivo ma anche critico e piu ampiamente culturale attraverso il coinvolgimento dei critici d’arte piu impegnati e dibattiti sugli argomenti piu urgenti. Lo si vede nella rivista che la galleria pubblica, intitolata cartabianca che sostituisce il piu diffuso catalogo puramente documentativo e pubblicitario e orpita invece testi di ampiezza e rilievo maggiori, non dedicati esclusivamente alle mostre della galliera, Usciranno 5 numeri nel giro di 1 anno, Patella è presenta fin dal primo numero con la riproduzione di un momento di STARE AL BAR ed è partecipe di tutto il travaglio interno a gfalleria e rivista.siamo nel contesto politico del 68.il dibattito verteva sul rapporto tra arte e politica sulla possibile autonomia dell arte rispetto alla politica, sui pericoli della sua subordinazione. Il sessantotto portava a ad una struttura che a primo livello di lettura, si dava anche come narrazione. La figura in quest’analisi si pone a livello proiettivo come test a cui reagire a livello psicologico, extraculturale. La prima presentazione di questo progetto avviene agli Incontri Internazionali d’arte a roma, nel 1972. Parteciparono intellettuali come Argan e Moravia. All’evento è presente anche Andy Warhol, che si limita a scattare polaroid. Nel frattempo esce una sua pubblicazione “Gazzetta ufficiale di Luca Patella” dove da quel momento deposita in forma d’opera riflessioni materiali e progetti. Autodocumentazione. Documentazione della propria opera, documentazione del se e del proprio pensiero in azione ma anche di autoanalisi. Il lavoro di scrittura e fabbricazioni di libri arriva e si impegna sempre piu patella, e si lega ogni volta alle mostre negli anni seuenti fino al 1974. costituite da proiezioni luminose ma anche perché indagano il meccanismo della proiezione psicologica e interpersonale. Il primo momento è contraddistinto dall impegno di uno strumento specifico come la foto o il film, lìoggetto della ricerca è un comportamento rappresentativo, cioè “Terra animata (1967) “Camminare” e “stare al bar”(1967) Nella sua seconda fase patella comincia a spostare a sua attenzione da un linguaggio specifico ad una pluralità di linguaggi coordinati, che trovano ilk loro fulcro in un ambiente, in uno spazio che si propone di animare. In questa fase, alla pluralità dei linguaggi e degli strumenti flessibili come lo sono appunto dei test e dei reattivi mentali, ed è questo il momento che vede impegnato il ricercatore nel suo work in progress, lo vede ricercatore del suo lavoro, un libro romanzo sperimentale “io sono qui”. Alla fine nella ricerca di patella sono emersi in prima persona sia la figura del ricercatore che la figura dell esaminato, oggetto cavia della ricerca. Patella moltiplica e dissemina, definisce il proprio lavoro concettuale mediante medai, espressione tanto piu interessante perché con media non si intendono qui solo le tecniche gli stumenti ma anche i modi, i generi, tutti gli elementi coinvolti nell’oper-azione. Dunque ecco che elabora i libri interdisciplinari totali, gli apparenti personaggi oltre che compiere un avventura in particolari luoghi rappresentano elemneti semantici linguistici, psicosociologici o politici, e come tali sono analizzati. I libri composti di testi, immagini e grafici mentalsinergici sono lavori creativi e scientifici, leggibili quindi a molteplici livelli di lettura integrati . Di “io sono qui” nel testo introduttivo Renato Barilli lo definisce spiritosamente quella specie di spogliarello psicanalitico, formula che tornerà appena variata in Spogliarello Psichico, un’istallazione con performance che Patella realizzerà nell’anno di uscita del libro 1975. è infatti come assistere a una autoanalisi, spiega cogliendo proprio l’aspetto performativo del libro. Nel compesso assistiamo a una sorta di rito in cui la scrittura viene riportata ai primordi, a un carattere di performance orale-manuale, da consumarsi in pubblico, senza piu il filtro della stampa. Forse a questo modo un operatore visivo addita una possibilità di riscossa agli operatori eltterari, che da tempo sono mortificati sotto il peso della galassia di Gutenberg, cioè della tipografia anonima, impersonale. Barilli esalta nel libro di Patella il ruolo della visività nella dialettica tra parola e immagine, e in particolare quella degli schemi e grafici i quali permettono di amterializzare e di localizzare veramente spazialmente, i comportamenti dei personafgi del romanzo, restituendoli dalla rappresentazione alla realtà. Vi si evidenzia l elemento originale dell uso di quel tipo di immagini sui generis che sono appunto gli schemi e i grafici, i diagrammi, come sono anche chiamati, che fanno parte di quel tipo di immagini che non sono rappresentazioni bensì rimandano ad altri funzionamenti semiotici, quelli performativi appunto, e per questo usati in ambito di arte concettuale, l’altro aspetto importante è che vi coglie la volontà di evidenziare un forte legame, di restituzione, con la realtà che in Patella ha caratteri del tutto originali rispetto al richiamo diretto dell arte povera o dell arte che esige un contenuto politico dirimente. Siamo nei primi anni 70 quando l impegno politico in arte è ancora pressante. Patella è intransigente e di conseguenza duro nel suo giudizio e rivendica l’assoluta necessità dell analisi e della totalità. Non c’è analisi della società senza analisi dell’io Non c’è realtà senza vita: l’arte per Patella è l’esercizio di questo legame. L’aspetto più forte resta perciò quello proiettivo, che coniuga proprio nel suo significato l’aspetto psicologico con quello tecnico: Patella cioè sembra in questa fase trasferire l’idea di proiezione che prende dalla psicologia su quella della proiezione filmica e filmico- ambientale che aveva usato fin lì. La proiezione è un meccanismo psicologico fondamentale, quello per cui ogni nostro gesto, comportamento, pensiero, analisi, emozione comporta sempre una parte o una componente che riflette inconsciamente, automaticamente, la nostra interiorità, sull’oggetto, o sull idea. Questo naturalmente comporta una visione dialettica sia dell’io che della realtà, sia della soggettività che dell oggettività. La proiezione evidenzia anche concretamente , per così dire, lo stretto legame tra teoria e pratica, nelle installazioni – performance-mostre-azioni che l’artista chiama non per niente “analisi proiettive” o “ambienti proiettivi animati” con rimando alle “terre animate”, rivendicate dunque come anticipazioni sotto la stessa rubrica. Con l’uso in particolare della lavagna luminosa, anzi di piu lavagne, Patella si inserisce nella stagione incentrata su performance e happening che interpreta in maniera del tutto originale, anticipando le performance-conferenze degli anni ‘90 e seguenti. Agendo egli stesso in presenza del pubblico proietta in particolare schemi e diagrammi invece che sequenze di fotografie e testi come nelle precedenti proiezioni, coinvolgendo direttamnte il pubblico in test o di seguito in dibattiti su quanto esposto. Si parte così con POLVERE DI PROIEZIONE IPERCONNOTATIVA agli Incontri Internazionali d’Arte a Roma nel 1972. vera e propria dimostrazione di quanto appena descritto, con proiezioni di immagini testi e schemi, che confluiranno appunto in IO SONO QUI, posti all insegna di una significativa polverizzazione, che è quella dell’interdisciplinarità e insieme della multimedialità. Si prosegue l anno seguente all’Attico con Test Luscher dei colori, predisposto in un altro libro d artista realizzato ad hoc e usato come strumento performativo. Il testi di Luscher è basato sui colori a cui è attribuito un significato psicologico e simbolico: arancione, che è trasformativo e pensatorio, giallo che è intuizione, vinaccia o viola che è ambiguità, ma anche mistico, perché composto da rosso e blu. Terra che è maternità o riposo, blu che è razionale ed extraterrestre. Verde respira e vanifica, il nero che è inconscio e il grigio che è gioia e noia. La mostra-performance vede Patella sottoporre le tavole dei colori ai visitatori, uno per volta commentare e discutere le loro reazioni. Seguiranno anche anni dopo altre installazioni-performance basate su proiezioni, ma intanto prosegue ogni aspetto della ricerca di Patella, da quella fotografica a quella video a quella di scrittura. Patella ha sempre scritto anche poesie e prose,che chiama “Romanzine” testi opere e libri. Molte sono le fotografie che realizza nel 1972, sulla fotografia peraltro scrive una sintesi per uno dei volumi de L’ARTE MODERNA DEI FRATELLI FABBRI EDITORI, nel 1975. Semiologie grafiche e fotografiche sperimentali titolo. Spaziando dalla tecnica allas toria, fino a esempi recenti come Sol le witt E L’ARTE CONCETTUALE. Alla teoria con rimandi alla teoria della comunciazione , alla semiotica e alla psicanalisi lacaniana. Molti sono gli autoscatti, autoforo, e molte le fotografie realizzate con fish eye. Realizza una nuova serie che sarà al centro di una mostra a venezia nel 1974 intitolata con uno dei suoi numerosi giochi sul proprio nome, LU CAPA TELLA, in cui appare per la prima volta la Patella, cehe significava mostra per esempio sulle dita delle sue mani aperte ch eraddoppiano l apertura delle valve che contengono il mollusco marino, d altro canto i rimandi alla luce qui dal nome luca hanno pure esiti ulteriori, come il SOLSTIZIO ancehq questa come la precedente in riva al mare, in cui il sole appare al culmine della testa dell’artista, in un solstizio, dunque in Patella. Un’altra serie di fotografie del 1974 lo ritrae in viaggio in treno che guarda dal finestrino, ma il titolo lo rovescia in dentro: Viaggia’n te, viaggio dunque in te, a sua volta in senso ambivalente. In te Patella, in te spettatore, in te immagine, ecc in alcune fotografie in cui il sole sbianca tutta l immagine del finestrino, e dall’altro canto una variante porta come titolo Foto Viaggiante, quindi è la fotografia che viaggia, e in effetti il treno, com’è stato scritto, è già di per sé una sorta di macchina fotografica mobile. IN quello stesso periodo patella sta lavorando al libro Vi aggio, sbronzi , in Luca, una romanzina che uscirà nel 2003, contiene numerose di quelle fotografie. L’immagine di apertura è una dichiarazione ex post: una mano tiene un foglio su cui sono riportati i due emisferi del Mysterium Coniunctionis, con al centro in uno il volto di luca e nell’altro quello di Rosa, sullo sfondo di rotaie. Il viaggio dunque è cosmico e iniziatico. Nel libro si racconta di situazioni quotidiane e lavorative di Luca, intrecciate di ogni genere di materiali che spaziano nel tempo, saltando e viaggiando, da Roma, a Montefolle, al mare per poi tornare a Roma. Tutto chiosato, con spunti teorici, riflessioni , schemi disegni e fotografie, il libro è imbullonato come quello famoso di Depero, appunto di ironica ma non solo , futuristica memoria. Importante vi è il tema del sogno, non solo per quelli raccontati, ma per l’atmosfera onirica, e sbronza, costante. Il sogno è autoanalisi e psicoviaggio, ovvero anche psicanalisi e autoviaggio. Ma i temi sono molti, quelli dell’opus di Patella, tutti intrecciati. Il lavoro sulla scrittura che spezza le parole, le lega, le altera, gioca in tutti i modi possibili, è lavoro di dilatazione e disseminazione del senso, che si espande e al tempo stesso lega tutto. Anche la struttura del racconto è basata su una divisione dei tempi che va ricomposta: n B A C n. Del resto i numeroso inserti posteriori in parte evidenti in altri casi non riconoscibili, sconvolgono i tempi del 1974. Patella inserisce un nuovo tema che lega proprio al viaggio e al libro, che avrà una ripercussione importante sui prossimi lavori: la dissolvenza. Viaggio dis solvente, opera dello stesso anno del libro, riporta un testo ripetutto tre volte una sotto l’altra in dimensioni sempre più piccole, la terza scritta a mano, e colorazione sempre più chiara. La scissione della parola “dis solvente” rimanda al solvente, legando la tecnica al contenuto, d’altro canto dissolve in te indica che la dissolvenza è un passaggio anche da me a te, dell’opera, ma anche dell’autore che si compie nello spettatore. Intanto Patella è ritornato all’acquaforte, l’arte del bulino e dei solventi appunto. Ma sperimenta con la scrittura speculare, giocando naturalmente sul doppio senso della parola intendere intenda. A roma presenta ID E AZIONE, con un enorme falce e martello rossa direttamnte dipinta su una parete e su quella di fronte, sotto la scritta a muro del titolo, con id in rosa e azione in azzurro, un foglio incorniciato su fondo rosa, appeso storto, con l intestazione diventata ufficiale composta da un ovale che contiene i dati di patella, sotto la quale ha scritto un breve testo. Il messaggio è chiaro, non c’è azione né politica senza Id, inconscio, altrimenti diventano settoriali e settarie. Scrive Patella sempre quell’anno nel catalogo della mostra alla Pinacoteca di Bari: è dogmatismo, paranoia, credere che esista un filone dialettico di cultura moderna , necessaria? O al contrario avere con il lavoro e l informazione, raggiunta questa convinzione, ci mette al riparo dalla noia o peggio della realtà priva di idee, degli squallidi filoni traffichini, mezzani del potere economico e psicologico storico e borghese? A cui fa seguire una disamina della situazione dall arte concettuale alla psicanalisi , linguistica, semiologica, scienze, politica. Alla mostra seguente, l anno dopo, rincara la dose della protesta, il gioco di parole del titolo è infatti pesante PORCI IN ALTO NON è IL CASO! Di mostra zione, alla galleria G7 di Bologna, Patella non è tipo facile né accomodante, anzi ingombrante e scomodo m non sta nei gruppi ne nelle riconoscibilità diffuse, non sta ne in alto ne si accomoda in basso, come prenderlo? E che pretese ha! Rimporverano a lui di essere altezzoso, di porsi in alto, patella risponde non è il caso, in quest ultima battuta si sente ancora dell altro: il caso di duchampiana e neoavanguardista memoria è elemento che va integrato sena sottolineature, non va posto in alto, ma all interno del complesso della mostra-azione. Incontra Duchamp, Warhol, Breton, Sollesrs eccetera nEl 1977 è l’anno di una mostra antologica all’Università di Parma. Riprende con nuove idee, nuovi soggetti, nuove metafore il lavoro grafico. La novità e particolarità è che lavora su immagini di artisit del passato. Citazionismo? Patella reinterpreta e ricontestualizza , rielabora sia l iconografia, sia la tecnica, sia in alcuni casi la matrice originale. Patella non ha mai citato direttamnte, ocme pratica formale di citazione, certamente però ha ripreso, ha fatto rimandi iconografici, tematici, questa volta è diretto , lavora su incisori storici, le cui lastra sono in quello che è stato il suo primo antro, come si ricorderà la calcografia nazionale. Tornano con esso i riferimenti alchemici, rilanciati secondo le nuvoe tematiche e invenzioni che ha raccolto nel tempo. Partiamo allora dalle piu esplicite in questo senso, che perl si presentano anche come l opposto della citazione , perché si dichiarano come rovescio della lastra, è una sorta di miniserie che ha per titolo rovescio del folo rottura del vetro. Le stampe si presentano come sfondi a dissolvenza dal rosso rame all’ocra dorato, percorsi da segni bianchi di incrinature di vetro rotto. Il giovanni folo a cui si fa riferimento nel titolo è un artista della seconda meta del settecento, grande incisore, di cui qui perl non si vede niente. Ilv etro, che patella scrive iniziale con la maiuscola, rimanda naturalemnte a quello duchampiano , incidentato e lasciato con le incrinature. La trasformazione senza rottura. Altro che rovescio dunque, questo è il vero davanti, il dietro che svela , che è la ragione del davanti manifesto, questo è il tema principale che unisce le nuove serie di incisioni, non c’è opposizione , c’è spaltung, come dirà riprendendo un termine chiave di lacan. Poi, sia di nuovo attraverso Folo sia attraverso altri, vengono figure e forme che riprendono i temi già suoi, ma in soggetto mitologico,come Eco (1977) e Narciso, che rimodulano le questioni della riflessione, che si fa anche riverbero, ripetizione, espansione, del volo, che a sua volta con Fetonte si rovescia in caduta o viceversa? Come del resto con le cascate, e torna Duchamp, enlle Cascate di Tivoli 1977. Non citazione, si diceva , ma allora che cosa? Interpretazione delle motivazioni profonde, risponde Patella, accompagnando alcune di queste incisioni con fogli riportanti schemi di analisi dettagliata e scrivendolo per esteso nel titolo le motivazioni profonde della caduta di fetonte del piranesi. Motivazioni profonde di cosa? Di tutto questo in quanto legato inscindibilmente e altro ancora, cioè anche di se insiste l artista, che non ammette ne forma ne tecnica senza motivazione profonda analisi e autoanalisi, cosi l incisione in questione si presenta su due lastre accostate, su cui sono scritte, rispettivamente, sotto quella di sinistra UNBEWUSSTSEIN o IMAGINAIRE e sotto quella di destra BUWESSTSEIN o SYMBOLIQUE mentre in alto al centro è scritto SPALTUNG o FENTE, riprendendo i termini in tedesco o in francese resi noti in particolare da laca. L a spaltung fente fessura, frattura, rottura, è la scissione originaria, segnata con la barra su S, che divide il soggetto tra inconscio e conscio, visualizzata qui dal bianco che separa le due lastre. Ma la tempo stesso cio che divide apre una fenditura, che diventa , puo diventare la porta, la soglia del passaggio, della trasformazione. Allora le due lastre accostate costituiscono di fatto la ricostruzione dell insieme, allo stesso modo in cui i riflessi si completano a vicenda, e nello schema analitico di tale ricostruzione patella aggiunge indicazioni come incendio e trasformazione dove ci sono delle fiamme, caduta crisi svelando appunto ce la cadutta è allegoria della crisi, dove c’è un carro che cade dal dirupo e ancora edificio del se temonos dell io, e cosi via in corrispondenza di altre figure. Le motivazioni profonde sono il nuov ocruccio di patella molto psicanalitico nei termini ma per ragioni che andremo a vedere fra poco, ovvero che l opera è consciamente o inconsciamente una autoproiezione, come sta elaborando in quello che sarà il suo secondo capitolo teorico fondamentale. AUTOFONO E AUTOPROIEZIONE Nel 1978 Patella ha una grande mostra personale alla casa del mantegna a mantova, intitolata la fotografia di luca patella in cui ricostruisce il alvoro fatto con quel medium dal 1964. La necessità di uno scontro incontro dialettico con la prassi rappresenta lo scoglio e la sfida delle culture. In quest ordine di idee, un altro aspetto significativo del problema è che la esigenza di concrete conoscenze, di approfondimenti specifici il piu possibile vasti e complessi possono essere nel nostro caso, la struttura del campo fotografico per fare un altro esempio, l autentica consapevolezza delle sistenza di una dimensione psicologica per non parlare qui delle realtà sociopolitiche, non è in rapporto di contraddizione tout court ma di necessità dialettica con una concezione ch enon voglia ridursi a problemi e consocenze specifiche, faendo cosi fioco di poteri e micropoteri. Tale concezione azione cerca al contrario enll inter e extradisciplinarità un movimento dialettico. Si torna dunque alla questione politica che patella continua a sentire pressante e su cui non transige ma specifica ad ogni occasione, perfono come qui, a livello di singolo medium. Ma d’altra parte è anche una sorta di sfogo pubblico rispetto al grande lavoro che facendo a livello per cosi dire privato ovvero costantemente di personale riflessione globale. In quesgli stessi anni infatti patella sta raccogliendo materiale per ben tre libri fitti di riflessioni teoriche. Naturalmente sono libri d’artista, definizioni a parte di questa cateforia ovvero completamente curati dall artista ed effettivamente sempre originali per impianto e ideazione. Il primo ade ssere pubblicato è prolegomeni all atlante speciale di patella, per le edizioni della galleria martano di torino, nell aprile del 1978. si presenta dunque come un atlante ovvero come raccolta di mappe del pensiero e del lavoro dell artista, ancora una volta per restituirne la globalita. Il libro si presenta diviso in due parte dette emisferi, che sono stampate cpovolte l una rispetto all altra e introdotte ognuna da una copertina che è dunque doppia, una con la vista dalla finetra della casa di montefolle di notte l altra di giorno con la mano dell artista che indica il cielo. L interno si apre da entrambi i lati con mappe degli emisferi stellari con al centro i profili di rosa in un o e di luca nell altro. Questo dittico, che abbiamo gia visto e risale al 1974 tornerà in varie forme anche piu avanti ed è il richiamo costante alla cosmicità che deve essere della visione e dell azione cosi come all interezza che compone maschile e femminile , conscio e inconscio. L’introduzione intitolata CHE COSA è L’ATLANTE? È ripetuta per entrambi gli emisferi. Vi si dichiaara di chiara azione, scandisce patella il libro come luogo e medium operativo e che il lavoro ell artista non puo essere che dialetticamente critico e creativo ovvero lavoro come scrittura , semiologia in atto, analitico strutturale e autoanalitico. L’emisfero sud è detto piu o meno della documentazione, e riporta effettivamente dati bui e bibliografci, antologia di testi, filmografia e altre informazioni, ma preceduti significativamente, e scanditi al contrario, cioè come sezioni C e A, da una analisi del rapporto interpersonale, riprova delle culture e delle politiche, che non possono muovere, se non dalla consapevolezza del rapporto umano, e non possono arrivare, se non alla trasformazione del rapporto umano, che prosegue nella sezione seguente intitolata bilukazioni e bieditorie, previe e pervie. Che riprende le motivazioni del farsi critico e bi editore . L emisfero nord, molto piu ampio è detto dell id e azione, seconod una formula che già conosiamo, e riprende e rielabora il lavoro fin li svolto, anche qui viaggiando a ritroso, si aper immagini che per argomenti, concetti e fatti. I due libri seguenti sono differenti, piu specifici. Il primo, uscito nel 1980 ma scritto tra il 1975 e il 1979, si intitolata DAN, DEN, PIR, DUCJ dante diderot piranesi duchampo in quattro fondamentali autoproiezioni. Come con le incisioni d epoca, anche qui c è un laoro su figure storiche, dante e duchamp,da semore neipensieri di patella, piu piranese, di cui abbiamo visto la ripresa nelle grafiche, e diderot, nuovo oggetto di studio che diventerà centralenel libro seguente e poi in numerose opere, vengono reinterpretati secondo la chiave dell autoproieione e con essa l incrocio delle tematich proprie dell autore, il cielo la terra l acqua i fatti i colori ecc. il libro si apre conuna introduzione intitolata fuori porta e seguita da quattro sezioni, ognuna anticipata da una fotografia che fa da frontespizio rappresentate appunto una porrta. Di dante viene interpretata la vita nuova come bio mitica e paradigmatica dell intellettuale storico, di diderot viene riletto jacques le fataliste, che sarà l argoemnto del libro seguente, di piranesi viene ripresa la lettura svolta nelle incisioni sulle sue motivazioni profonde, di duchamp vengono analizzate in particolare le opere su vetro. In parallelo Patella porta dunque a termine anche un particolare testom che non è come gli altri incentrato su di se e sul proprio lavoro, artistico e teorico, m aun vero e proprio saggio,si tratta di JACQUES LE FATALISE di Diderot che esce nel 1985 uno srudio apputno sul famoso testo interpretato in dettaglio secondo la chiave autoanalitica autoproiettiva, ovvero dell oepra come proiezione, incoscia, ma l tempo stesso autoanalisi, consapevole, di se e delle apropria opera svolt ain un momento critico del proprio percorso sia personale che artistico.per patella didetot diventa una sorta di precedente della psicanalisi. Il romanzo come si ricorderà racconta dei viaggi e delle avventure in cui si imbatttono jacques e il suo padrone. Durante tali viaggi i due si intrattengono in discorsi di piu un fuori possibile, ne un opposizione l avanguardia ppunto ne quella che viene stigmatizzata come finta ingenuità e colpevole inconsapevolezza o romantica rinuncia. Certo patella da parte sua non risparmia critiche e ironie su tale situazione e pensiero diffuso, ma da un certo suo punto di vista non è che l’esito di un ambiente e di comportmaneti che sta denunciando da tempo. Contina dunque sulla propria strada, non senza lanciare altre critiche e altre riflessioni lungo il percorso, ma senza deviare dal proprio percorso. Ribadisce la propria posizione, che è quella sintetizzabile ancora in Montefolle, luogo emblematico reale e allegorico insieme. Così nel 1985 scrive, anzi compone il testo ha la forma di un calice, una sorta di parabola, Matite oniriche e slari che pubblica sulla rivista Fotologia, in sile come al suo solito misto tra narrazione e dichiarazione e riflessione, chiama Montefolle in una serie di modi che ne disegnano di nuovo il mondo e il significato: Paese fuori dal tempo, lab oratorium ed eremo, luogo arcaico dai cieli risonanti, luogo isolato ma da cui giorno e notte scruta dalle alte finestre, nella valle sconfinata in cui rilucono gli specchi di tre laghi. Il Mysterium coniunctionis è un opera o meglio un opus al quale l’artista ha lavorato per vari anni, che implica la ricostruzione di rappresentazioni astronomiche e mito celesti, realizzate dal cosmografo della serenissima repubblica di venezia, per il re sole nel 1673, e dedicate all anno futuro 1700 l intervento di patella non è volto alla costituzione del tradizionale globo celeste, anche due grandi tele con le rose degli emisgeri celesti. Il tutto realizzato con i cieli aperti, ideati dal padre luigi patella, cosmografo umanista. Su due colonne gemelle sono disposti i due vasa physio nomica un esame attento dello stagliarsi di questi vasi classici contro il fondo bianco del muro o anche orsservazione delle rispettive ombre farà scoprire che essi sono esattamnete ricavati dai profili fisionomici di luca e rosa, la compagna dell artista. Altri elementi completano l insieme quali gli azzurri cieli forsforescenti in cui, al buio brillano gli astri liberati dai legami delle costellazioni. Il piccolo sacellum del tempus templum che nelle sue antine di elgno racchiude e apre la totalità di un altro cielo secentesco, un rotundum aureau, ed alcune parole cosmiche. A cosa mira la coniunctio e quale è il mysterium? La congiunzione è prima di tutto quella degli opposti, questo è ormai chiaro, ma in questo caso particolare è quella tra la pscihe e i cieli, la psyche scritta nella lavagna dei cieli, il mistero è multiplo, perché non è risolvibile secondo una razionalità deduttiva e argomentativa perché va affrontato come una chiave e non come una soluzione, perché è un rito, il vaso rimanda anche alla patera, piccolo vaso sacrificale, una scena, una oper-azione e non può essere altrimenti, perché infine ha qualocsa di magico ovvero di non comletamente afferrabile o esprimibile per intero, vi si è dentro anche quando se ne esce, come si ricorderà non è individuale s enon perché qualcosa di esso è tramandato e depositato in ciascuno.In occasione della msotra Patella pubblica un libretto intitolato maniere de montrer les in cui ogni parte è illustrata e desritta dopo di che viene il racconto, definito astronomia poetica, del cielo degli astri, delle costellazioni, delle figure mitiche e mitologiche che queste raffigurano dei loro significati simbolici e psicologici. Alla fine Patella così descrive l’installazione, legando proprio il Mysterium con Montefolle: questo complesso relazionato , con la sua densità mitica: è una messa in scena, circolabile di fatti e immagini, che agiscono nel senso autoproiettivo della Mitocosmobiografia. Come il Mondo di Montefolle, il Mysterium Coniunctionis parla di molte cose, dai contenuti personali sconfinano nei vasti miti storici: Mundus Archetypus, tempo senza templum. Mitocosmobiografia è il modo di Patella di legare vita e tutto, proprio perché niente ne resti escluso, il mistero è quello di come si legano conscio e inconscio, come l’uno crede di sapere e l’altro sa ma non può tradursi tutto in coscienza, lo stesso vale per il rapporto tra la vita e il resto, ch epur ne fa parte, ma di cui essa pure è parte. Il mistero, è quello della congiunzione stessa. In concomitanza di una msotra a San Benedetto del Tronto Patella nel 2003 raccoglierà in una pubblicazione i lavori che ha voluto indicare come legati a montefolle, intitolata Montefolle, sottotitolo in luminis oras / Loca nullius ante. È una sorta di sintesi del lavoro che si riferisce a quel ciclo. Michel Baudson coglie bene nel suo testo introduttivo come tutto il lavcoro di Patella possa e debba, essere messo all insegna di montefolle, per il suo aspetto insieme paradossale e proiettivo, nonché per quello onirico, e imposta il suo testo come racconto di una arrampicata ideale, o virtuale, dice introducendo opportunamente questo tema, al monte. Lungo il percorso incontra gli alberi parlanti il dito dell artista che indica quindi la direzione, il cammino della luce, come in diverse sue fotografie, e un gatto miagolante con gli occhi che riflettono il tramonto, non senza immaginare che il cammino sinuoso possa disegnare un profilo fisiognomico. Giunto in cima, ecco come definisce Montefolle, luogo di creazione e di sintesi dell’opera opus: il cammino percorso mi porta infine il quel luogo ove eravate prima di entrarvi e sarete ancora quando ne uscirete. Quanto ai vasi fisiognomici, che avranno spesso un ruolo nodale nelle installazioni, sono una nuova invenzione ancora una volta basata su specularità e rovesciamento, tra il vuoto e il pieno: la forma del vaso nasce dalla sagoma di un profilo di persona fatta ruotare a 360 gradi. Ne verranno realizzati nei materiali più diversi, a seconda del significato simbolico che assumono in rapporto alla persona ritratta e al contesto dell’insieme espositivo. Physio- nomicum unisce physis, natura, pulsione inconscio e nomos norma cultura coscienza, è dunque già in sé una coniunctio. Patella ha caricato il vaso dei significati più ampi, a partire da quello già visto, ovvero di nuovo è noto come il vas, alchemicamente rimandi alla testa, il luogo delle trasformazioni e del compimento dell opus, fra esistenza e pensiero. Ma inoltre in modo sottile, fa questo essendo una presenza che si delinea nel vuoto, dell assenza ma allo stesso tempo un profilo o ritratto millimetricamente esatto e rispondente al modello. Il profilo ribadiamolo va visto come Spaltung, come linea che separa e contemporaneamente determina vuoto e pieno, il loro farsi figura, il loro acquistare senso, è il profilarsi del senso fra inconscio e coscienza. La sua precisione indica che il suo proprietario può è invitato a entrarvi, materialmente oltre che simbolicamente: l’invasato intestatario potrà sprofondarvi col naso e con la bocca. Se oltre al vaso possiede ironia. Coosì esso indica l iniziazione proprio per come è fatto nella sua forma. PAT-dis-enameled Nel 1988 Patella pubblica un nuovo libro che è naturalemtne al centro di un nuovo progetto, si chiama DEN & DUCH dis-enameled, con riferimento a una particolare opera di Duchamp, Apolinere enameled, del 1916, che gioca con il nome del poeta apollinaire, dichairato smaltato, e consiste in una pubblicità metallica dei colori sapolin con l’immagine ritoccata di una bambina che dipinge il proprio letto. Siamo di nuovo a duchamp e diderot, e di nuovo ai casi di autoanalisi e autoproiezione, ma le novità sono molte. Nella sua prefazione Bruno Corà ricostruisce come l’anno prima Patella avesse esposto per la prima volta in pubblico , agli incontri internazionali d’arte , i risultati e i frutti di un insieme nato da scoperte critiche e relative ideazioni artistiche,a venti come denominatore comune certo lavoro di Duchamp. Mentre poi si concentra sulla scrittura di patella, che definisce vivente, mostrata in atto piuttosto che presentata come un risultato fissato, è Gloria Moure a cercare di analizzare il rapporto delle opere di Patella con la fonte, che definisce di ridondanza, ovvero operazione di un artista molto intellettualizzato e allo stesso tempo interessato alla redenzione dell’opera d’arte dall’ordito della contaminazione culturale. Il procedimento che segue per estirparsi da questo intreccio contaminante è la congiunzione di forze simboliche e archetipiche, che formano dunque ridondanza piuttosto che prelievo, citazione o altro legami di derivazione dall opera di riferimento. Patella in effetti non trae ispirazione ne si appella al senso o all autorevolezza della fonte, ma scopre e reinventa, fa proprio l opera. Patella presenta così il suo progetto: Una complessa opera-opus che circola, procede, sorprene ed analizza creativamente le profonde equivalenti autoproiezioni psicologiche di Denis Diderot & Marcel Duchamp, questo insieme è dunque conseguente all’elaborazione del metodo di analisi autoproiettiva messa a punto nelle riflesioni teoriche precedenti e attraverso la quale Patella fa ora altre scoperte davvero originali e in parte sconcertanti, perché sotto gli occhi di tutti ma mai notate. Viene ribadito il legame tra diderot e duchamp: la chiave sta in due giochi di parole che sintetizzano per Patella quegli ossimori che per lui come si è appena visto, stanno per coniunctiones ovvero catastrophe heureuse & abces opulent, catastrofe felice e ascesso opulento. Il primo rinvia a Diderot, da Jacques le fataliste, dove si parla di una catastrofe temuta e auspicata, per tutto un romanzo viaggio, il secondo si riferisce a Duchamp, da un aforisma del suo alter ego Rrose Selavy, che patella lega alla sua riottisità a scoppiare e drenare o risolversi con la sua ricchezza di promesse. Patella aveva già realizzato opere che rimandavano a Duchamp, di cui vale la pena ricordare che nel 1982 aveva eseguito un gruppo di scritture enantiodromiche ovvero formate da due testi, già uno di diderot e uno di duchamp, incisi su specchio in forme di due spirali avvitate tra loro. Enantiodromia è appunto una corsa degli opposti o nelle direzioni opposte, un concetto derivante da Eraclito – altro pensatore di riferimento di Patella – per indicare un divenire non semplicemente lineare ma appunto di passaggio di ciascun elemento nel suo opposto, una corsa dei contrari per centrare uno spazio, dice Patella. Il riferimento duchampiano naturalmente p alle spirali degli Rotorilievi 1925, e del film Anemic cinema 1926. Qui lo specchio proietta i testi come su un asuperficie sospesa, mentre integra lo stettatore nell’opera, invitandolo a farsi implicare, a interrogarsi, a sentirsi parte il testo finisce con l’essere visto su di lui, sopra la sua immagine. Nel già menzionato MUT/TUM lo specchio è invece di quelli che riflettono e completano una scritta ma se guardate bene smebra che ci sia un vetro in realtà è uno specchio, una coppia di specchi che riflettono ma di mostrano che MUT è l’inverso linguistico di TUM. Duchamp oltre a rovesciare l’orinatoio è diventato fontana, forse a rovesciato il mut che è diventato l anno dopo 1718 un Tum. Duchamp però non dice niente di tutto questo, è una delle scoeprte di Patella a proposito di Duchamp, cioè la specularità tra pseudonimo usato per firmare Fountain l’orinatoio ready made del 1917, e il titolo del cosiddetto ultimo dipinto tu m’ del 1918 mai prima rilevata da nessuno. Ora un’altra opera di duchamp è al centro di altre scoperte inattese, quella a cui si riferisce il titolo come già detto, cioè apollinere enamelde. Innanzitutto, secondo il metodo autoproiettivo per Patella è come una auto struttura psichicca di duch nel 1617 poco dopo gli esordi americani: nel momento di maggior sforzo affrancativo della madre patria e dallla tradizione. Questo Io di Duch o piu correttamente io inc si manifesta proiettivamente con molta forza e puntualità ebbene in questa particolare opera Patella scopre vari errori molto singolari e che egli interpreta secondo i riferimenti che sono i suoi. Il piu macroscopico è quello della fiancata retrostante del letto che stranamente si ferma e non scorre fino in fondo Conta anche notare che in Patella lo stmapo è anche uno speciale tipo di oggetto che unisce la sua presenza tridimensionale, diciamo così scultorea in questo senso tradizionale, a suo rovescio, essendo concavo, vuoto. Si aggiunga anche la sua funzione di conio di matrice, lo apparenta alle altre tecniche adottate da Patella, dall’incisione e alla silhouette a livello bidimensionale al vaso per la terza dimensione. Vale la pena risottolineare qui il valore simbolico di questi procedimenti che appunto proprio attraverso l unione degli opposti diventano altro, tertium attivo produttivo creatore matrix vasum stampo. L’USO degli oggetti tridimensionali in patella è un corrispettivo dell uso che ha fatto della pittura, una sorta di scultura concettuale , che anche da uesto punto di vista lo ha distinto dal ritorno alla scultura da un lato e dal ritorno al ready made dall altro, come è gia stato notato, Questi oggetti vanno piu nella continuità dell oggetto a funzionamenteo concettuale perché anche il simbolismo il patella ha questo senso. Di moules miauliques realizzate diversi, la piu nota porta in bocca porgendolo verso l osservatore, un mestolo nel cui incavo è riprodotto un tramonto, una rubedo un altra ha un buco sul petto un orologio comporsoto da un disco da smerigliatrice un altra ancora ha in capo un piccolo contenitore con all interno delle mosche morte riferimenti i due ultimi a temi di salvador dali. Ancora il rimando a un animale è al centro di un altra opera di quell anno, rebis brebis anima vi erge una pecora che congiunge gli opposti realizzando il matrimonio che produce la pietra filosofale, si tratta di un mobiletto comodino che si accende sul cui piano è scrittto animal vi erge con l’immagine di un foto sul fianco e si può vedere un video all interno che msotra dei pesci rossi e uomini che nuotano nell’acqua. Particolarmente incentrato sul pecoreccio potremmo dire giocando a nostra volta con le parole è un opera che verte sul rovescaimento il dietro per invitare a vedere al l opposto vedere cioè tutte quelle cose che sembrano se re peter a son aise, ovvero sembrano nutrirsi di secrete culture quelle che non sembrano non valere niente perché queste neglette non nigrae le am mireresti ergerti scizzare propositi e proposte vive al sole. Nel progetto di altri esemplari sul piano dovrebbero esserci anche altre immagini, tra cui la fotografia di un grande sedere, che riapparirà in altre opere degli anni seguenti. Non sfuggirà il rimando al cul della gioconda duchampiana, ma neppure l acume con cui patella reinterpreta il rimando non solo in senso alchemico ma anche come invito a considerare sempre i due lati di ogni questione e quindi non esitare a operare rovesciamenti in ogni direzione. Infatti inizia a mettere in atto capovolgimenti anche delle fotografie e dei testi nelle pubblicazioni che accompagnano queste opere in particolare l autoritratto intitolato montefallo, 1991, non per niente detto anche indecente e non per niente messo in copertina della pubblicazione dedicata appunto a Rebis Brebis, il titolo per esteso è montefallo! Autoritratto indicante indecente. Si noti l esclamativo che trasforma fallo anche in imperativo. Quindi il gesto di indicare che come dice ogni mamma educante è maleducazione diventa indecente. Nel 1992 la mostra alla Quadriennale di Roma definita psicoinstallazione e intitolata cubo stereo onirico introduce altre novità, il rimando al sogno non è una sorpresa ma, diventato esplicito è ora un indicazione importante. Patella lo renderà noto piu avanti da lunga data scrive e disegna accuratamente i sogni che ricorda al risveglio. Naturalmente si tratta di una pratica consueta per chi si occupa di psicanalisi, ma dalla sua dichiarazione si può cominciare a vedere anche una chiave onirica per le opere e soprattutto come qui, per le installazioni la stanza si fa scena e la scena si fa onirica. Quella del cubo stereo onirico ocntiene quattro letti duchampiani due wrong e due right al centro della parte destra della sala, disposti lungo una diagonale nella parte sinistra sta rebis brebis quindi alle pareti tutto intorno altre opere due grandi pannelli che significano dice un abbozzo la nuova coscienza uno con la scritta faccio l arte che non c’è, l altro intitolato comenonsaretemai, con un gioco su no che ruotando sui lati del quadrato diventa ON, ZO, NOO,ZOO mentre al centro sta un piccolo lightbox con l’immagine di una schiena femminile nuda incorniciata in una forma di buco della serratura, sulla parete di fronte vi è un MUT TUM, e il grande dispositivo io son dolce sirena, appeso invece che a terra, che fa saltare una sfera rossa fa quella parete all’altra, sull altro asse della stanza una videocamera riprende lo spettatore e un monitor lo mostra di spalle. Non si parlava ancora in italia di white cube, ma la distorsione del cubo da parte di patella si situa cercamente all interno di una critica dello spazio espositivo presunto neutro. D altro canto non c’è stata esposizione di patella che non sia stata una riflessione sullo spazio espositivo, qui segnaliamo la libertà di disposizione delle opere che non rispondono alla legge della gravità simbolica di quealisasi altra legge. Forse si può aggiungere anche che questa libertà risponde all idea di proiezione che gia ll inizio modificava gli ambienti e giocava sulle coordinate spaziali qui le opere stesse appaiono in un certo senso come proiezioni nello spazio. I letti vengono ripresentati in varie nuove occasioni negli anni seguenti. Nel 1993 è la loro volta alla biennale di venezia di venire appesi alle pareti, insimee a una videocamera posta di fronte ch eli mostra in video riportati in posizione orizzontale. Nel 1994 li ripropone poi al museo laboratorio di art econtemporane adell università la sapienza, di roma in dimension monumentali alti 2 metri e 60 chilometri, insieme a una video computer animation, dal titolo duchamp dis enameled, che ne mostra la progettazione e muove l oggetto mentre nel sonoro l artist aspeiega commenta ironizza rielabora animandolo in quest altro senso. In questa occasione patella f aintervenire anche una bambina reale indentificata ocn alice, che a sua volta qualifica il mondo di patella com epaese delle meraviglie, paese cioè altro, di paradossi e rovesciamenti, non sensi e giochi di parole, ecc non sono solo quelle della ragione e della cosceinza ma anche dell inconscio e dell intuizione creatività, il mondo dell arte insomma. Patella sembra giunto a un punto di sicurezza personale , di stabilità sia teorica che creativa. In un certo modo è il senso di un nuovo ultrasignificativo dichiarativo tempietto, un immagine emblematica che Patella presenterà in diverse occasioni e spesso legato all insieme dis enameled, è Luca Luce , Lumiere, del 1992 dove come fosse all interno del tempietto sta l artista stesso con una luce nella mano destra diretta verso l osservatore eccomi sulla soglia del tempio alzo la mano e posso lanciare nell artia e verso di voi una cauda pavonis la riuscita arcobalenante dell opus, la particolarita è che sii tratta di una polaroid dunque di uno scatto diretto senza elaborazioni ne trucchi di alcun genere. È il senso anche del titolo della mostra del 1993 luca patella indicazioni per una ontologica , alla calcografia di roma, patella inizia a antologizzzarsi ontologizzarsi, in un grande primo catalogo riassuntivo dell opera significativamente disposta in ordine cronologico inverso, viaggio a ritroso dal presente al passato. Numerosi i contributi critici. Nello stesso anno Patella pubblica P’alma di mano, il librosedere, raccolta di poesie scritte tra il 1989 e il 1993 con la forma del sedere appunto ein copertina l immagine fotografica che era gia stata al centro di comenonsaretemai. La foto la ricordiamo è un omaggio al celebre violon d ingres di Mna Ray, in occasione della presentazione del libro alla galleria la planita di roma, si tiene una tavola rotonda letteralemtne e simbolicamente perché intorno al tondo tavolo red made dìcon espergne tra bruno cora gabriele perretta maria grazia tolomeo e una modella nuda chiamata ready maid. Appigliandosi al fatto che il libro è una carta rosa, corà parte cogliendo subito il riferimento a rosa, l amoglie dell artista, facendone un profumato libro d amore, speranza alterefo femminile di luca, riprende ampliando maschile femminile, rosa celeste sinistra destra vecchio nuovo superficiale profondo. Piccole semio fusioni e effusioni poesie scritte in diretta in treno a piccoli vagoni stringenti, un viaggio oscuro e chiuso in me, ma profondamente sentito. Perretta riflette sul fatto che la tavola rotonda stessa è un aperformanc,e un opera, e sulla stranezza di sentirsene parte e al tempo stesso di potersi anche vedere dal di fuori, mentre ancora corà paragona la tavola rotonda a un dejeuner, con rimando a manet, allacciando l opera di patella agli inizi dell arte moerna è un esemplare affetto globale indotto dall opera di patella. P’alma di mano è il primo libro incentrato sulle poesie , che da quel momento Patella prende a pubblicare con continuità svelando il suo lato letterario, che fin quei aveva solo sparso nelle sue altre pubblicazioni cataloghi. Non solo poesie neanche in questi libri ma anche interventi di immagini commenti ecc, in particolare pubblica versi sale nel 1997 cui seguono m indovai a montefolle nel 2001 e litoralibus diis nel 2004. La sua scrittura che ha già raccolto qualche analisi, patella si trova interrogato sulla sua particolarità. Come stile o modo di scrittura accetto e uso la primitiveggiante spontaneità del mio pensiero linguaggio, l amia scrittura creativa è di questo genere rude pulsional eo intuitiva.il lavoro sul linguaggio è preminente, per la lettura della scruttura creativa, avverto sposso chi legge di affidarsi in prima istanza al piu semolice suono e racconto, in successive letture si possono affrontare le complicazioni ch eprovengono dalle rotture e alterazioni di parole, le note ecc. tra l ascoltare e il leggere, ci sono trabocchetti e c’è molta differenza. Quanto al simbolismo simbolo è parola densa di significati. L’accezione peirciana dell’arbitrarietà del segno linguistico è appunto simbolica. Simbolici sono i miei personaggi e luoghi plurisignificanti. E riciamerò qui il syn ballo, è la moneta spezzata che ricongiungendosi porta a riconoscersi. E forse l edue metà della totalità divisa e da ricostruire sono l inconscio e la coscienza. Patella riporta nella scrittura quando pratica nel visivo. Tra i nuovi commentatori Andrea Cortellessa rilegge il metodo autoanalitico di Patella come autocommento e mitobiografia di cui individua le tre fondamentali caratteristich edella parola poetica di Patella, l’esclusione sistematica della biografia reale, il madornale lavorio intralinguistico l indovarsi in una geografia fantastica che portano nei loro intrecci alla bella conclusione che si riga a sua volta a un distico poetico dell artista in questo luogo che alla seconda lettura precisa la propria natura una volta di piu tutta mentale vivo da anni ma se si vive è perché apounto vi si va. La sua scrittura è un opera a tutti gli effetti, patella opera con la scrittura allo stesso modo in cui opera con le altre tecniche visive eoggettuali cosi come manipola immagini oggetti rimandi fa anche con le parole aprendole rovesciandole specchiandole trasformandole, facendole operare senza sosta, senza arresto. Patella ha iniziato anche a interessarsi e avvalersi dell animazione digitale, nel 1996 inizia a elaborare un mabizioso progetto architettonico con questa tecnica “ la maison de du plaisir, cosmique. Si anche l architettura che mancava ll appello delle arti di patella, l amaison è in forma di un tempio che rimanda alle architetture dell utopia ideale del 700, ledoux in particolare sormontato da una cupola cosmica di cristallo che ruotando letnamente si mette in sintonia con il cielo reale. Ecco che stando al centro del grande cortile circolare possiamo osservare nelle notti serene le costellazioni e riconoserle attraverso le loro rappresentazioni situate in asse e d incise sulla cupola cristallina. Lugi il pradre potrà così raccontarci come di ce lui i miti scritti nella grande lavagna dei cieli. Tempio dei desideri erotici, dove l architettura classica incontra i giochi tecnologici, in costante desiderio di rinnovamente e di sviluppi teorici e scientifici. Qui preme sottolineare un aspetto di relatva novità, comunque di curvatura dell atteggiamento di patella lasciato finora piu a margine anche se gia notato da alcuni commentatori. Si intende la fonte e l atmosgera onirica della sua opera. Patella evoca sempre piu spesso questa atmosfera, non mancando di riprodurre ormai regolarmente nelle sue pubblicazioni disegni e trascrizioni di suoi sogni, pure le sue opere anche a causa o grazie al rimando frequente a magritte e altri surrealisti. E le sue installazioni nonché le loro fotografie con il fish eye assumono o evidenziano di rifless qusto aspetto . La parte finale della sezione gialla è l’intuizione ma segnata agli angoli da tutti e quattro i colori, è una serie di pagine in cui è riportata la nuova opera ambietne costurita presso la fondazione morra museo nitsch intitolata scriptorium dell adepto . Il rimando è di nuovo a Duchamp e la chiave ancor auna volta alchemica anzi secondo quattro chiavi come dichiarato scritto sulla parete esterna è una stanza di iniziazione che va vista come l’ultima duchampiana, detta qui il suo ambiente segreto attraverso uno spioncino qui fish eye. Vi si trovano il pavimento a scacchiera che è stato anzi lo spunto di partena, quello della coincidenza tr ail pavimento di etant donnes, progettato ma rimasto invisibile all’osservatore e quello presente in alcune illustrazioni in libri di alchimia l’orinatoio appeso a parete e altri oggetti e interventi. Il libro infine contiene anche al punto di incontro tra le due parti, un DVD dedicato ai lavori sonori storici in forma di montaggio di immagini, riprese, musiche, suono d’ambiente, e voce dell’artista e di altri che declamano materiali vari da evocazioni di colori a poesie ad altro. Infine l’ultima mostra personale prima della stesura del presente libro, tenutasi prima alla galleria Il ponte di firenze e poi alla galleria milano di milano, nel 2017-2018 riprende la divisa OSO NON, a cui aggiunge nientemeno che essere, Scrutta su un cerchio ruotante puo venir letta NON OSO essere, come appunto scandisce per esteso il titolo NON OSO OSO NON essere tittolo che più impegnativo non si può, chiamando in causa l’essere e l’osare legati nella negazione e nel rovesciamento. Dalla non arte siamo passati al non essere: se coscienza e inconscio devono essere compresenti o cooperanti occorre mettere in gioco tutte le proprie facoltà e al tempo stesso avere il coraggio anche di assumersi il non essere. La mostra è di nuovo esplicitamente concepita come un iniziazione a tale mysterium. L’entrata è segnata dal duplice profilo di Federico di Montefeltro uno a adestra e uno a sinistra uno arancione e uno verde, l’intuizione sentimento e la sensazione per cui si entra passando nel vuoto che i due profili disegnano inoltrandosi verso lo sfondo celeste il pensiero, rimando alla duchampiana porta della galleria grafiva rovescaiemento dei vasi fisiognomici in cui è il vuoto della silhuette del vaso a disegnare un profilo di persona. Di vasi fisiognomici se ne trovano poi diversi in mostra a partire dai due che stanno accanto all entrata, a loro volta uno aranzione e l altro verse, e poi altri dipinti su profili di vari personaggi. Perchè i montefeltro? Urbino è un pensiero pietrificato che un dio cleptomane ha rubato urbino è un passatempo conventuale appuntato in una palpebra di cielo dove angoli dorati e linee rette sigillano la forma tenendola a debita distanza tutto scorre e i giorini adolescenti memori del colle in liquido vapore tagliano l ombra. Altro elemento nuvo odella mostra è costituito da due campane una piu grande per le ore e una piu piccola per i minuti suonate da un campanaro vestito davanti di arancione e dietor di verde. Anche le campane riprendono la forma del vaso, capovolgendola e introducono il tempo e il suono. Quindi patella introdce il rebus del non osare osare non in uqnattro tondi, l anegazione ruota anzi è rotazione la mostra riprende la via della figura femminile con la riproposizione dei due tempietti di le vol entier de venus titolo scritto a darco sulla parrete c’è poi anche il tempietto como di motefolle a chiamare a raccolta tutti i rimandi e cicli principali dell opus così come du etondi cieli di luigi patella con rosa e luca ai poli. Ma c’è un finale in una cameretta di nuovo tutta rosa, in cui si guarda da un’apertura dove sta una distesa giovane Beatrice/rosa nuda, appena coperta da un tulle rossastro la rubedo, a sua vola sormontata da una scritta sulla parete che dice, citando dalla vita nuova di Dante: Nuda salvo che involta in un drappo sangugno leggeramente, ha gli occhi chiusi, dorme o è morta? Probabilmente dorme, e cos’ la mostra può anche essere riletta all’indietro come un suo sogno. Chiude la sua premessa preme essa, in catalogo l’artista: infine chiuderò con Dan, che dice et io sorridendo li guardava e non dicea loro niente. Si tratta di ebeatitudine? Forse, ma anche di consapevolezza, e di tras-formazione. Suona un poco come finale come un arrivo anche se non definitivo. Patella sta proseguendo in questo stesso periodo in cui scrivo con la realizzazione e pubblicazione di un nuovo suo libro d’artista. Intitolato Canzoniaere è di nuovo una rielaborazione di suoi materiali poetici e visivi editi e inediti rimontati in una sempre diversa sequenza. Il titolo gioca come sempre su moltelici significati e rimandi a partire dal canzoniere si sublima in aere ma forse si insinua anche un ironico canzonare. È l’irrinunciabile doppio e anzi multiplo registro che Patella mette in atto in ogni suo intervento e opera. Il montaggio è utile ribadirlo qui a fine corsa, è unv ero e proprio metodo psicanalitico in questo libro patella insiste nell evidenziare questa componente che teme oscurata dalle altre nella sua opera quello del lavoro della memoria certo non un vezzo bensì la continua rimessa in fioco del passato al presente che va evidentemente tenuta presente anche da chi scrive su di lui. La complessità dell’opera e del percorso di Patella continua in effetti a sconcertare . Sinceramnete e con apprensione: Il mondo di Patella è gravido di elementi e la loro moltitudine potrebbe confonderci. Ma la sua risposta è illuminante, definendo l’opera dell’arteista costituisca un percorso a tutto tondo che egli ama definire tot ale tutt’ali, come egli dice dunque capace di volare. L’osservazione ci pare un memento perfetto non c’è complessità né totalità senza le ali, altrimenti è chiusa e fine a se stessa,autoaffermativa. Dal canto suo, alla domanda su cosa lega tutte le sue diverse esperienze artistiche Patella ha risposto : del resto nella mia poetic ala luce rappresenta l intuizione o la presa di coscienza la sintesi di funzioni psicologiche, la luce la ricerca della luce e di se, Patella l’elemento unificatore. Patella non ha finito , non finisce mai. Negli ultimi anni ha moltiplicato le conferenza spesso in video, non potendo intervenire di persona o con film realizzati per l’occasione . Nei suoi interventi ha di nuovo riprecorso ogni volta instancabilmente la propria opera, il proprio pensiero, evocando momenti particolari amici situazioni precisando rapporti rivendicando antecedenze e anticipazioni, molto in effetti resta da verificare , confrontare. Lui intanto prepara altri libri sicuramente sta pensando altre opere.
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