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RIASSUNTO LIBRO "SOCIOLOGIA GENERALE. Temi,, concetti, strumenti" di david croteau e william hoynes_ II EDIZIONE, Sintesi del corso di Sociologia

Esame di Sociologia Generale del primo anno di Scienze della Comunicazione" prof.ssa Luisa Stagi

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 11/06/2020

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Scarica RIASSUNTO LIBRO "SOCIOLOGIA GENERALE. Temi,, concetti, strumenti" di david croteau e william hoynes_ II EDIZIONE e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! CAPITOLO 1 “Introduzione. La sociologia nel mondo globale” Che cos’è la sociologia? La sociologia è lo studio sistematico dei rapporti fra individui e società. L’approccio sociologico può essere ritenuto una prospettiva sociologica cioè la visione del mondo sociale dedicata a scoprire e comprendere i collegamenti fra gli individui e il più vasto contesto sociale nel quale vivono , C. Wright Mills la definiva immaginazione sociologica. L’immaginazione sociologica ci consentirebbe di afferrare biografia e storia e il loro mutuo rapporto nell’ambito della società, cioè la nostra condizione di individui (biografia) dipende in parte da forze più ampie all’interno della società (la storia). Mills però non ritengono che le persone siano solo soggetti passivi, non abbiamo la possibilità di scegliere le condizioni in cui viviamo ma possiamo decidere come rispondere a queste circostanze. Mills era un sostenitore dell’azione collettiva per rafforzare la democrazia e aiutare a cambiare le condizioni difficili che le persone devono affrontare nella società. Una comprensione del mondo basata solo sulla nostra esperienza individuale potrebbe non esserci d’aiuto in circostanze poco familiari, ciò appare vero in un mondo come l’attuale in cui comunicazioni, media e immigrazioni stanno unendo persone di origine diverse. Per operare in una società così complessa abbiamo bisogno di capire il modo in cui gli altri percepiscono e concepiscono il mondo. La sociologia fa parte delle scienze sociali cioè le discipline basate sulla ricerca empirica che raccolgono e valutano dati al fine di studiare la società umana. Il contesto storico e sociale della sociologia Le 700 la società entrò in un nuovo periodo storico, la Modernità cioè la fase storica che ha inizio nel 700 caratterizzata dalla crescita della democrazia e dalla libertà personale, da un’accresciuta fiducia nella ragione e nella scienza per spiegare il mondo naturale e quello sociale, nonché da uno spostamento verso un’economia industriale urbana. Nel corso del Medioevo la vita intellettuale era dominata da spiegazioni religiose del mondo naturale e di quello sociale, la vita politica dagli aristocratici proprietari terrieri e l’economia poggiava su basi rurali e agricole. Nei periodi transitori del Rinascimento e della Prima Era Moderna gli eruditi posero le basi della scienza moderna, nuovi movimenti sociali e politici sfidarono le autorità tradizionali e i progressi tecnologici migliorarono la produzione agricola. Con l’ascesa della modernità si passò da un’economia agricola all’economia industriale urbana e la nuova enfasi posta su ragione e scienza pose le condizioni necessarie alla nascita della sociologia. I primi sociologi cercarono di capire i cambiamenti che stavano avvenendo e di suggerire soluzioni per affrontare i problemi sociali che ne derivarono. 1 Un clima dove la chiesa dominava la vita intellettuale non era adeguato alle indagini della scienza (metodo di indagine che utilizza la logica e la raccolta sistematica di prove per supportare affermazioni di conoscenza) così man mano il dominio clericale declinò. Scrittori e filosofi si impossessarono di questi progressi nelle scienze naturali per promuovere l’illuminismo, affermavano che non si dovevano accettare per fede né il mondo fisico né il mondo sociale, ma che entrambi andavano esaminati alla luce della ragione attraverso prove concrete. Immanuel Kant riassume questo pensiero in “Sapere aude”, “abbi il coraggio di conoscere”. I filosofi illuministi ritenevano che l’apertura del dibattito delle idee avrebbe promosso la tolleranza, i diritti individuali, l’uguaglianza e la democrazia. Queste idee furono di supporto sia alla Rivoluzione Americana che alla Rivoluzione Francese che stimolarono un interesse per l’ottenimento di una società più equa, ma attirarono la condanna dei conservatori che la consideravano una minaccia alla stabilità. La Rivoluzione industriale trasformò le società rurali in industriali, inizio così l’industrializzazione (utilizzo di grandi macchinari per la produzione in serie di beni di consumo). L’industrializzazione andò di pari passo con l’ascesa dei capitalisti cioè attori economici che miravano al profitto attraverso investimenti e acquisizioni di aziende. Ne derivò la nascita del consumismo, sistema di vita che dipende dall’acquisto e dall’utilizzo di beni e servizi messi in commercio. Ciò fece aumentare l’espansione del capitalismo, sistema economico in cui i macchinari per la produzione sono di proprietà privata, i lavoratori ricevono un salario e i commercianti mediano lo scambio di beni e servizi. Con la Rivoluzione industriale molte persone si trasferirono in città in cerca di lavoro, questo contribuì all’urbanizzazione (crescita delle città). Il capitalismo era molto produttivo ma creò grandi diseguaglianze. La postmodernità è quella fase storica che ha inizio a metà del XX secolo, caratterizzata all’ascesa di economie basate sulle informazioni e dalla frammentazione delle ideologie politiche e dei metodi di conoscenza. La postmodernità è caratterizzata da:  Espansione dei media e della cultura del consumo  Economia globale  Invecchiamento della popolazione  La famiglia che cambia  Istituzioni sociali in difficoltà  Crescente diversità e multiculturalismo  Violenza e guerra cambiano natura  Ruolo mutevole della religione 2 Weber diceva che nel momento in cui la razionalizzazione avesse permeato tutti gli aspetti della società avrebbe creato società fredde e impersonali. Pur concordando la critica di Marx al capitalismo, lui pensava che le società post-capitalistiche non avrebbero generato il futuro ugualitario che prevedeva Marx ma al contrario sarebbero state ancora più razionalizzate e burocratizzate. Le diverse teorie sociologiche Le teorie sociali sono un insieme di principi e affermazioni che spiegano il rapporto fra fenomeni sociali. Hanno determinate caratteristiche:  Una teoria non è soltanto un’intuizione o un’opinione personale  Le teorie evolvono, alcune vengono abbandonate, lasciando sopravvivere solo le idee più utili  Spesso le teorie multifattoriali forniscono un quadro più completo rispetto a qualsiasi teoria mono fattoriale Le teorie variano lungo dimensioni chiavi:  Consenso e conflitto: per conflitto si intende la presenza di tensioni e dispute nella società, spesso dovute ad una distribuzione ineguale di risorse scarse. Il consenso si riferisce alla solidarietà spesso determinata dalla presenza di valori condivisi. Sia uno che l’altro coesistono nella società. Il conflitto può produrre consenso e il consenso spesso è una maschera di tensioni;  Realtà oggettiva e soggettiva: le condizioni oggettive sono gli aspetti materiali della vita sociale come l’ambiente fisico, i network sociali e le istituzioni sociali. La dimensione soggettiva riguarda il mondo delle idee che include la nostra coscienza di Sé, le norme sociali, i valori e i sistemi di credenze. Entrambi hanno un’influenza sulla nostra vita.  Analisi microsociologiche e macrosociologiche: analisi microsociologica cioè dedicata all’interazione sociale su piccola scala, di norma vis-à-vis; analisi macrosociologica cioè dedicata ai sistemi e processi sociali su larga scala, come economia, politica e tendenze della popolazione; analisi mesosociologica cioè focalizzata su un punto qualsiasi fra fenomeni sociali molto ampi e molto piccoli – per esempio a organizzazioni o istituzioni. Teorie struttural-funzionaliste incentrate sul consenso e l’interazione cooperativa nella vita sociale, che sottolineano come i diversi elementi che formano la struttura di una società contribuiscano al suo operato in generale. Il loro principale sostenitore era Talcott Parsons (anche Spencer e Durkheim) che considerava la società come sistemi complessi formati da parti interdipendenti che operano insieme per produrre la stabilità sociale. Le persone di integrano nella struttura sociale attraverso la cultura sotto forma di valori condivisi. Robert K. Merton distinse fra funzioni manifeste (conseguenza riconosciuta e voluta dei fenomeni sociali) e funzioni latenti (conseguenza in gran parte non riconosciuta e non voluta dei fenomeni sociali). Merton ci rammenta che, pur nella loro persistenza, esistono fenomeni disfunzionali (fenomeno che impedisce o disturba il funzionamento di un sistema nel suo insieme). 5 Teorie del confitto incentrate sui conflitti, sul potere e sulle diseguaglianze che mettono in particolare luce la competizione per le risorse scarse. (Marx e Weber). L’approccio del conflitto dice che per soddisfare i bisogni comuni le persone cercano di acquisire risorse cioè beni materiali e beni immateriali, spesso tali risorse sono limitate e così per ottenerle le persone entrano in competizione formando gruppi sociali e portandoli al conflitto. Il conflitto è reso latente dal predominio dei più potenti sul resto della società. Queste teorie collocano il potere al centro della vita sociale, poiché esso consente a chi lo detiene di ottenere un vantaggio sugli altri, acquisendo maggiori risorse. Interazionismo simbolico è una teoria sociale che si concentra su come le persone utilizzano i simboli condivisi e costruiscono la società come risultato delle proprie interazioni quotidiane. Queste teorie sono molto associate alle dimensioni soggettive della vita sociale, approccio verstehen infatti ha posto le basi di queste teorie. L’interazione fra individui (prospettiva microsociologica) avviene mediante simboli culturali come il linguaggio verbale e non verbale. Grazie all’interazione, gli individui sviluppano un senso del Sé e creano una comprensione della realtà condivisa con gli altri. Questa comune interpretazione porta all’interno dei gruppi quei modelli di interazione che costruiscono la base della struttura sociale. L’interazione quotidiana tuttavia ricrea e modifica in continuazione questi modelli. Teorie del genere incentrate sulle diseguaglianze sociali basate sulle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile all’interno della società. Questa teoria derivò dal movimento femminista degli anni 60/70 quando gli uomini avevano dominato storicamente le analisi della vita sociale ma le femministe rifiutavano questo concetto. Le diverse teorie sono unite tra loro da alcuni concetti chiave: (approfondimento pagina 35, libro)  Cultura: insieme di valori, credenze, conoscenze, norme, linguaggi, comportamenti e oggetti materiali condivisi da un popolo e trasmessi socialmente da una generazione all’altra. La cultura è un modo di vivere, queste regole non scritte fanno parte della cultura che abbiamo imparato. Comprendere la cultura ci permette di esaminare con occhio critico comportamenti che riteniamo naturali. Non ha base biologica perché deve essere insegnata. Le persone devono riprodurla per garantirne la sopravvivenza ma è possibile che la cambino adottando nuovi valori, questi cambiamenti possono produrre conflitti, di conseguenza i conflitti sono piuttosto naturali.  Struttura: modelli di comportamento ricorrenti nella vita sociale. Le strutture spaziano da modelli informali a formali. Le persone creano strutture per aiutarsi a raggiungere un obbiettivo, ma a loro volta le strutture intervengono per limitare quello che le persone possono fare.  Potere: capacità di raggiungere un obbiettivo prefissato malgrado l’opposizione degli altri. Certe volte è usato per dominare gli altri. Attualmente viene usato per distribuire risorse, dettare regole, prendere decisioni e contribuire a definire la realtà. Esso è connesso alla 6 diseguaglianza cioè la distribuzione sistematica e iniqua delle risorse fra diversi gruppi di persone. Coloro che possiedono più risorse hanno più possibilità di raggiungere gli obbiettivi cioè hanno più potere. CAPITOLO 3 “La sociologia come scienza empirica: la ricerca sociale” Il processo della ricerca sociale Le fasi di ricerca sono i passaggi che un ricercatore deve compiere per studiare un fenomeno sociale, sono divise in:  Scelta del problema di ricerca  Elaborazione del disegno della ricerca  Raccolta dei dati  Codifica e analisi dei dati  Interpretazione dei risultati Approcci metodologici La teoria scientifica è un insieme di concetti legati tra loro da specifiche relazioni, che punta a offrire una spiegazione relazionale di uno o più fenomeni e che può essere sottoposta a controllo empirico. Il metodo è un percorso sistematico attraverso il quale una teoria è messa alla prova mediate procedure codificate. Esistono due approcci per l’utilizzo del metodo nella ricerca scientifica:  Approccio deduttivo che va dal generale al particolare, in cui la teorizzazione precede la prova empirica, indirizzando l’intera attività di ricerca attraverso le definizioni dei fenomeni che fornisce e il quadro generale che ne deriva.  Approccio induttivo che va dal particolare al generale, in cui l’osservazione precede la teorizzazione e quest’ultima deriva direttamente dalla valutazione dei risultati emersi della ricerca. Due programmi di ricerca della sociologia:  L’asse del positivismo-neopositivismo (e anche post-positivismo): percorso di evoluzione storica, dal positivismo del 800 ai giorni nostri, la cui unità è data dalla centralità dell’ideale della scienza moderna. Non è esclusivo delle scienze sociali, ma è l’unico condiviso da quello delle scienze naturali. 7 Gli oggetti della sociologia weberiana sono le azioni sociali, soprattutto l’azione razionale rispetto allo scopo e quella razionale rispetto al valore. In questo la scienza rappresenta parte integrante del processo di modernizzazione e di razionalizzazione e ha un ruolo essenziale nel determinare il significato e la portata della verità scientifica. I due caratteri essenziali della scienza moderna sono l’incompiutezza e l’oggettività, cioè il fatto che è un’opera aperta che non avrà mai fine fondata sull’osservazione delle cose come appaiono. Scienze naturali e scienze sociali condividono lo stesso principio ispiratore ma differiscono per il diverso rapporto che hanno con la questione dei valori stessi cioè la cosiddetta avalutatività cioè la capacità dello scienziato sociale di tenere in considerazione i propri valori nello scegliere cosa osservare e da che punto di vista, per poi effettuare in modo rigoroso il percorso di ricerca. Weber ritiene che le caratteristiche metodologiche delle scienze sociali siano tre:  Le scienze sociali di riferiscono alla cultura  Le scienze sociali sono storiche  Le scienze sociali utilizzano la comprensione dell’azione sociale per costruire spiegazioni Gli ideal-tipi (concetti tipici delle scienze sociali attraverso i quali i fenomeni empirici vengono definiti analiticamente nelle loro caratteristiche ricorrenti ed essenziali ) rendono possibile la comprensione e la spiegazione sociologica essendo continuamente perfezionati attraverso i risultati stessi della ricerca sociale. Secondo Raymond Aron esistono tre categorie di ideal-tipi weberiani:  Individualità storiche  Elementi della realtà storica che si ritrovano in un gran numero di casi concreti  Ricostruzioni razionalizzate di insiemi di comportamenti Weber introduce anche un ulteriore elemento analitico, l’effetto emergente cioè le conseguenze non volute né prevedibili di una serie di comportamenti all’interno di un processo storico. Ground theory e interazionismo simbolico L’interazionismo simbolico divenne un approccio particolarmente influente negli anni 60. Cominciarono a svilupparsi altri approcci come l’entometodologia di Harold Garfinkel e l’approccio drammaturgico di Erving Goffman. Questi approcci si concentravano su ciò che avviene nei piccoli contesti di vita quotidiana. Herbert Blumer sottolineò i principi metodologici di questo approccio:  “Oggetto” della conoscenza sociologica sono le interazioni sociali reali  La realtà sociale va studiata nei suoi contesti naturali  I concetti devono essere utilizzati in funzione sensibilizzante L’approccio di Blumer ha portato all’elaborazione dell’approccio della ground theory cioè la strategia metodologica secondo la quale la teoria deve emergere direttamente dai dati, attraverso un lavoro di codificazione e riaccorpamento delle informazioni. Questo approccio ha due versioni:  Naturalistica: il ricercatore sociale è un osservatore attento ed esterno che costruisce una teoria che riproduce ciò che avviene nella realtà studiata 10  Costruttivistica: il ricercatore deve cercare di stabilire un percorso di ricerca collaborativo e condiviso con i soggetti studiati Tecniche della ricerca sociale Le tecniche della ricerca sociale sono l’insieme delle procedure pratiche e sistematiche attraverso cui di raccolgono informazioni sui fenomeni sotto osservazione e si elaborano i dati che ne conseguono. Ne esistono di due tipi:  Quantitative: tecniche basate su una matematizzazione delle informazioni, che forniscono dati espressi in un linguaggio statistico. (neopositivisti)  Qualitative: tecniche basate sull’utilizzo del linguaggio naturale e del linguaggio oggettivo per analizzare e descrivere il mondo sociale, rinunciando all’uso della matematica. (ermeneutici) Tecnica quantitativa La tecnica di ricerca quantitativa prevede:  La ricognizione preliminare della letteratura disponibile sul problema trattato, nonché la sua discussione critica  La scelta di una teoria di riferimento su cui basare le ipotesi e i concetti utilizzati nella ricerca, anche alla luce della fase precedente  L’operazionalizzazione, cioè il processo tramite il quale si scelgono dimensioni, indicatori, indici e variabili  La scelta dello strumento di rilevazione e la sua costruzione  La scelta della popolazione da studiare e la selezione del campione  La rilevazione tramite interviste strutturate  L’analisi statistica dei dati  L’interpretazione dei risultati e il ritorno alla teoria e alle ipotesi da cui si è partiti Le sue due scommesse principali sono:  La validità e l’attendibilità di ciò che si rileva e misura  La rappresentazione del campione che si è selezionato Solo se entrambi i problemi vengono risolti in modo soddisfacente la ricerca può produrre risultati generalizzabili, cioè raggiungere la sua “mission”. Nella ricerca quantitativa, lo strumento di rilevazione più usato è il questionario a risposte chiuse (formulario contenente domande preconfezionate dal team di ricerca che prevedono alternative di risposta date o item). Questo questionario riesce a collegare le ipotesi teoriche ai fenomeni reali attraverso il processo di operazionalizzazione (processo della ricerca quantitativa tramite il quale i concetti teorici sono trasformati in indicatori, indici e variabili). Ogni variabile presente nel questionario può essere ricondotta a una delle seguenti categorie:  Nominale: quando le sue modalità sono qualitative, mutuamente escludenti ed è possibile solo conteggiarle  Ordinale: come il nominale ma in più di possono ordinare secondo una data graduatoria 11  A intervalli: quando le sue modalità sono quantitative, mutuamente escludenti, possiamo conteggiarle e ordinarle, e possiamo svolgere le operazioni della sottrazione e della somma  Di rapporti: come quelle ad intervalli ma si può compiere anche la moltiplicazione e la divisione La validità e l’attendibilità delle misurazioni costituiscono un punto critico del metodo quantitativo. La validità di uno strumento di misurazione è il grado in cui le differenze di punteggio riflettono autentiche differenze tra gli individui relativamente alle caratteristiche che cerchiamo di misurare, non errori costanti o casuali. Per effettuare la convalida di uno strumento esistono tre procedure:  Validità apparente: è lo studioso a decidere  Validità mediante criterio: i dati ottenuti vengono paragonati con quelli di una precedente ricerca ritenuta valida  Validità per costruzione: rispetto ad una data teoria costruiamo due indici, entrambi devono avere stesso risultato L’attendibilità della misurazione è la proprietà per cui vi è un collegamento effettivo tra variazione della misurazione e variazione del fenomeno osservato. Il disegno della ricerca di tipo quantitativo pone il problema di determinare il collettivo che si intende studiare (popolazione/universo) e selezionare un insieme di soggetti che ne sia rappresentativo (campione). Le unità d’analisi sono gli individui, i gruppi o i collettivi che appartengono alla popolazione oggetto di studio. Le unità di rilevazione sono gli individui su cui vengono effettuate le rilevazioni. Esistono due tipi di campione:  Campioni probabilistici: composti da soggetti della popolazione la cui probabilità di estrazione è nota  Campioni non probabilistici: composti da soggetti della popolazione la cui probabilità di estrazione non è nota Nel primo caso i risultati possono essere generalizzati al collettivo di riferimento, nel secondo no. Tecnica qualitativa Nella tecnica qualitativa, il ricercatore seleziona le dimensioni che vuole indagare prima di effettuare lo studio, poi scende sul campo per raccogliere i dati e infine utilizza la teoria per decodificare i risultati. Lo studioso scende sul campo con l’osservazione partecipante cioè la tecnica tramite la quale il ricercatore acquisisce i propri dati osservando la situazione divenendo parte integrante di essa e del gruppo. L’osservazione partecipante presenta diversi ostacoli:  Difficoltà da parte del ricercatore di integrarsi al gruppo  Difficoltà per il ricercatore nel mantenere contemporaneamente il ruolo di esterno e interno  Impossibilità di annotare subito quanto osservato 12 gli appartenenti a una cultura dicono essere i propri valori, le proprie credenze e le proprie norme) e cultura effettiva (ciò che gli appartenenti a una cultura fanno realmente e che può rispecchiare o meno la cultura normativa).  Oggetto culturale: oggetto fisico creato da persone che condividono una cultura e a questa associato.  Simboli: qualsiasi cosa (un suono, un gesto, un’immagine, un oggetto) che ne rappresenti un’altra. La cultura è fondamentalmente simbolica ed è attraverso i simboli che comunichiamo e rafforziamo gli elementi della nostra cultura, collegandoli gli uni con gli altri, e li trasmettiamo ai nostri figli. L’associazione fra simbolo e ciò che rappresenta è arbitraria.  Linguaggio: sistema elaborato di simboli che consente alle persone di comunicare fra loro in modi complessi. Ideologia L’ideologia è il sistema di significati che aiuta a definire e spiegare il mondo e ci fornisce giudizi di valore su quel mondo. In ogni cultura esiste un’ideologia dominante cioè il gruppo di affermazioni ampiamente condivise e regolarmente rafforzate che, in genere, sostengono il sistema sociale del momento e servono gli interessi delle autorità. Sottocultura La cultura è estremamente diversificata, varia non solo nel tempo, ma anche fra società diverse e persino all’interno di una stessa società. La maggior parte delle società include una cultura dominante (cultura che permea una società e rappresenta le idee e la prassi di coloro che sono nelle posizioni di potere) e un cero numero di subculture (cultura associata a un piccolo gruppo della società avente norme, valori e stili di vita diversi che lo distaccano dalla cultura dominante). Una subcultura che si batte per valori e stili di vita opposti a quelli della cultura dominante si chiamano controculture. Nella società il rapporto fra cultura e diseguaglianza economica crea la divisione tra cultura alta (insieme delle forme culturali associate all’élite, diffusamente riconosciute come valide e legittime) e cultura popolare (insieme delle forme culturali diffuse e comunemente accettate in una società). La mercificazione si è inserita nella cultura popolare, molti oggetti culturali sono beni economici. Religione Gli individui vivono la religione soprattutto attraverso la fede (credenza che si basa sulla convinzione personale o sulla rivelazione divina anziché su prove scientifiche). Il teorema di Thomas (capitolo 6) afferma che le caratteristiche sociali che vengono definite come reali hanno effetti reali, quindi per i sociologi l’impatto della religione sulla vita sociale deriva dal fatto che alcuni credono nella verità della propria fede, adeguandovi il proprio comportamento. 15 Émile Durkheim arrivò alla conclusione che tutte le religioni hanno in comune tre elementi di base:  Una serie di credenze  Una serie di pratiche rituali  Una comunità di praticanti  Un’etica della reciprocità (regola aurea, che invita le persone a trattare gli altri come vorrebbero essere trattate loro) La credenza più importante di qualunque religione è che le cose del mondo possano essere suddivise in sacre (qualcosa di straordinario, da trattare con rispetto, deferenza e timore reverenziale) e profane (il mondo ordinario della vita quotidiana). Il sacro rappresenta i valori condivisi di una società ed è un simbolo per la società. Il sacro è incorporato nelle pratiche rituali. I rituali sono un insieme di azioni simboliche, eseguite quasi sempre in momenti specifici, che aiutano a creare un vincolo emotivo tra i partecipanti. Quando una comunità si trasforma in un’organizzazione religiosa più formale, che gode di vasta accettazione diventa una chiesa. Le piccole fazioni dissetanti dalla chiesa che promuovono nuove credenze o nuove pratiche si chiamano sette. Le piccole comunità religiose le cui credenze e le cui pratiche sono in contrasto con la cultura dominante vengono definite, dalle chiese, culti. La celebre analisi di Durkheim sta alla base di una particolare definizione sociologica della religione (sistema unificato di credenze e di pratiche rituali relative al sacro, che unisce le persone in una comunità morale). Questa definizione non include alcun riferimento al teismo ovvero la convinzione che esistano delle divinità personali. La religione risponde ad una serie di funzioni:  La religione promuove la solidarietà sociale  La religione è una forma di controllo sociale  La religione può fornire ai credenti vasti benefici di natura sociale e psicologica  La religione può motivare l’azione sociale Per Durkheim gli esseri umani creano divinità e religioni per dare una forma trascendente ai valori condivisi di una società, che nel loro insieme denominò coscienza collettiva (capitolo 2). È normale che le religioni insegnino una qualche variante dei seguenti principi:  Dio è molto più potente di qualunque essere umano  Dio è ovunque, è dentro di noi e fuori di noi  Dio fa di noi quello che siamo  In cambio dei doni che abbiamo ricevuto da Dio, dobbiamo rispettare le sue regole  Dio ha stabiliti il modo in cui dovremmo vivere  Se andiamo contro la volontà di Dio rischiamo di essere puniti o isolati  Non ci si può fidare di chi non rispetta la volontà di Dio Queste frasi continuano ad avere senso se sostituiamo la parola Dio con società, per Durkheim la religione è il “culto di una società per sé stessa”. 16 Peter Berger affermò che la religione rappresenta in primo luogo un tentativo di creare una realtà significativa in cui vivi. La religione ci aiuta a dare senso alla nostra vita e mette ordine in un mondo altrimenti caotico. La religione fornisce una “sacra volta” sotto la quale i membri della società possono rifugiarsi assieme. Max Weber studiò in particolare la relazione tra le varie religioni e la vita economica. Ad esempio, alcuni valori religiosi, in particolare quelli protestanti, contribuirono involontariamente all’ascesa del capitalismo e dell’industrializzazione. Karl Marx definì la religione come “l’oppio dei poveri” perché offre un falso conforto ai credenti e perché i detentori di potere la manipolano. Per Marx la religione serve gli interessi della classe dominante assicurando la sottomissione degli oppressi. A partire dagli anni 60, alcuni leader cattolici latinoamericani combinarono le proprie credenze religiose con le teorie economiche marxiste per creare la teologia della liberazione (forma di cristianesimo dedicata a combattere la povertà e le altre forme di ingiustizia sociale). In generale, gli abitanti dei paesi più ricchi ed evoluti appaiono tendenzialmente meno religiosi. Le grandi religioni hanno avuto un forte cale di fedeli, ma questo fenomeno è controbilanciato dalla crescita di religioni innovative e pratiche new age. La categoria religiosa a maggior crescita è costituita da coloro che affermano di non avere alcuna affiliazione religiosa. Si parla di secolarizzazione cioè il declino in atto nella rilevanza sociale delle credenze, delle pratiche e delle istituzioni religiose. I padri della sociologia si rivedevano conto che l’influenza della religione si stava riducendo per effetto della modernità (tesi della secolarizzazione):  A livello macrosociologico: la secolarizzazione differenzia la religione da altri aspetti della vita sociale. Vita pubblica e vita privata sono venute a distinguersi sempre di più, e la religione è sempre diventata più privata.  A livello mesosociologico: la secolarizzazione è la perdita di autorità delle verità rivelate. L’urbanizzazione e l’industrializzazione hanno riunito persone di culture diverse, portatrici di idee differenti e contraddittorie sulla religione.  A livello microsociologico: la secolarizzazione è la perdita di rilevanza della religione nella vita quotidiana delle persone. Da ciò ne deriva l’umanesimo secolare cioè il sistema di credenze che enfatizza la moralità e il processo decisionale basato sulla ragione, sull’etica e sulla giustizia sociale anziché sulla dottrina religiosa o sul soprannaturale. Queste società hanno sviluppato una religione civile cioè un insieme di credenze e di pratiche rituali che uniscono le persone in una società prevalentemente secolare. 17 Anche se la struttura sociale ci impone dei limiti, noi conserviamo sempre una capacità d’azione. Max Weber identificò quattro ideal-tipi di azione umana:  L’azione tradizionale: motivata dal costume, vincolata all’idea che le cose si sono sempre fatte nello stesso modo  L’azione affettiva: guidata da emozioni e sentimenti  L’azione razionale rispetto al valore: orientata da un’ideale sia nel suo svolgersi sia nei fini che intende perseguire  L’azione razionale rispetto allo scopo: motivata da logiche d’efficienza Nella realtà l’azione umana è complessa ed è spesso guidata da una combinazione di tutti i tipi. Potere Max Weber definì il potere come la capacità di ottenere un risultato desiderato anche andando contro l’opposizione altrui. Il “potere di” è diviso in due approcci:  Funzionalista: Talcott Parsons disse che il “potere di” può essere applicato anche ai sistemi sociali; secondo il suo schema interpretativo, una collettività detiene il potere nella misura in cui può realizzare i propri obbiettivi e ciò presuppone l’accesso a delle risorse (denaro, informazioni e conoscenze tecnico-scientifiche). Le società più ricche hanno più risorse e quindi più potere.  Empowerment: ampliamento della capacità delle persone di raggiungere un obbiettivo desiderato. Le teorie femministe affermano che l’accrescimento del proprio potere (miglioramento delle capacità individuali) è una componente fondamentale dell’emancipazione e non ha nulla a che fare con il mero predominio sugli altri. Le strategie finalizzate ad accrescere l’empowerment richiedono una combinazione di educazione, organizzazione e networking. Il “potere su” è chiamato così perché si focalizza sul tentativo di dominare gli altri. Robert Dahl in una celebre definizione disse che il potere viene usato unicamente in termini di dominazione “A ha potere su B nella misura in cui può indurre B a fare qualcosa che altrimenti non farebbe”. Il dominio può esistere a qualunque livello della società. Le parti coinvolte hanno tre opzioni per superare un conflitto:  Persuadere: ottenere il consenso delle persone convincendole della correttezza della propria posizione e dei propri obbiettivi  Ricompensare: promuovere il consenso delle persone offrendo loro un incentivo positivo  Costringere: imporre il consenso attraverso la minaccia, l’intimidazione e la violenza John French e Bertram Raven identificano sei basi di potere nei piccoli gruppi e nelle organizzazioni:  Potere di gratificazione: controllo che un soggetto esercita su risorse ritenute preziose, che possono essere usate per fornire incentivi positivi 20  Potere coercitivo: capacità di punire negando risorse ritenute preziose o infliggendo un maltrattamento verbale o fisico  Potere legittimo: viene esercitato da coloro che fanno leva sul senso del dovere; gli altri “dovrebbero” obbedire sulla base del rispetto per il ruolo formale che occupano queste persone  Potere referente/carismatico: si basa sull’identificazione, sull’affetto e sul rispetto per un’altra persone, che non vuole necessariamente influenzare il prossimo  Potere esperto: nasce dalla convinzione che una persona abbia conoscenze superiori in un determinato settore  Potere informativo: si basa sull’uso che una persona fa di fatti, dati o altre evidenze per argomentare razionalmente o persuadere Le categorie possono sovrapporsi perché l’uso che si fa di un certo potere può incidere su un altro. Le strategie specifiche che le persone usano quotidianamente per influenzare gli altri vengono dette tattiche di potere. (approfondimento pag. 152 libro e video su Foucault) Le tattiche di potere variano su tre dimensioni:  Hard e soft: le tattiche hard sono energiche, dirette o severe. Coloro che le impiegano usano ricompense monetarie e altri incentivi tangibili, persino le minacce. Le tattiche soft si focalizzano sulle relazioni. Chi impiega delle tattiche soft usa la collaborazione e l’amicizia per raggiungere il proprio scopo.  Razionali e irrazionali: le tattiche razionali fanno appello alla logica e includono la negazione e la persuasione. Le tattiche irrazionali fanno leva sui sentimenti.  Unilaterali e bilaterali: le tattiche unilaterali non richiedono la collaborazione come le imposizioni, gli ordini e la negazione. Le tattiche bilaterali comportano delle concessioni reciproche come avviene nelle discussioni. Il potere viene utilizzato in vari modi:  Potere economico: all’interno di un gruppo o di una società, il potere determina chi riceverà risorse importanti e come verranno impiegate  Potere politico: il potere viene usato anche a fini politici consentendo ad alcuni soggetti di fissare le condizioni che regolamentano la vita di altre persone  Potere culturale: i media e le scuole influenzano la nostra visione del mondo. selezionando certe notizie e certi fonti, i mezzi di informazione ci insegnano a considerare come meritevoli di attenzione determinati argomenti trascurandone altri. Antonio Gramsci affermò che la classe al potere mantiene il predominio non solo attraverso l’uso della forza, ma, anche attraverso la manipolazione delle idee. Questo crea l’egemonia cioè la condizione che si crea quado i detentori del potere hanno diffuso con successo le proprie idee ed emarginato i punti di vista alternativi, in modo che le lo prospettive e i loro interessi vengano generalmente ritenuti veri Obbedienza, disobbedienza Weber parlava di “coloro che obbediscono” ma non si concentrava sul perché si eseguono gli ordini. 21 Ad esempio, nelle “sindrome di Stoccolma” gli ostaggi finiscono con l’identificarsi con i propri carcerieri, ciò non rende il potere del sequestratore però legittimo. L’obbedienza e più complicata di quanto non potrebbe apparire a prima vista. I regimi autoritari possono crollare quando un certo numero di cittadini si rifiutano di obbedire ai propri leader e scendono in piazza per chiedere un cambiamento. Le persone non sono recettori passivi delle pretese di chi esercita il potere; possono reagire in tanti modi diversi, dall’adesione volontaria alla resistenza che può minare l’autorità. Poiché il potere opera all’interno delle relazioni sociali, uno dei paradossi più grandi della vita sociale è che coloro che ritengono di non avere potere in realtà ne hanno molto. Tutti possono esercitare una minima dose di potere con la disobbedienza perché è un mezzo potentissimo per i promotori del cambiamento. Quando si lavora insieme, le persone accrescono il proprio potere individuale di attuazione del cambiamento. Autorità Max Weber fece una distinzione tra il potere cioè la possibilità di affermare la propria volontà anche contro l’opposizione altrui e l’autorità/potere legittimo che è l’autorità che viene accettata spontaneamente da chi vi si assoggetta. Weber ne differenzia tre tipi:  Autorità tradizionale: un potere la cui legittimazione si fonda su pratiche culturali consolidate  Autorità razionale-legale: autorità la cui legittimazione deriva da procedure codificate  Autorità carismatica: autorità la cui legittimazione deriva dalle straordinarie caratteristiche personali di un singolo leader, che ispira lealtà e devozione Quando scopriamo quando sia ineguale il potere di cui dispongono i vari gruppi, ci rendiamo conto che rispetto a molte altre popolazioni del pondo noi abbiamo potere e privilegi (vantaggio o beneficio articolare che non è disponibile a tutti) in abbondanza. La consapevolezza del privilegio non mira a farci sentire in colpa, ma ci consente invece di capire meglio la società, rimuovendo i paraocchi che ci impediscono di vedere come opera il potere. Dorothy Smith ha sviluppato la teoria orientata dal punto di vista specifico che mette in discussione assunti incontestati sulla società analizzandola da vari punti di vista, in particolare quello di chi si trova in posizioni subordinate. Questa teoria ci permette di capire meglio le dinamiche del potere e del privilegio perché a diversi punti di vista corrispondono diverse prospettive del mondo (tutte parziali). 22 Uno status sociale che le persone possono avere in comune si chiama categoria di status. Un ruolo sociale consiste nell’insieme dei comportamenti attesi che si associano a particolari status. Tutti noi ci destreggiamo continuamente fra i molti ruoli associati ai vari status che occupiamo. Il conflitto inter-ruoli avviene quando si scontrano le aspettative associate a ruoli diversi. Il conflitto intra-ruolo si verifica quando le aspettative associate a un singolo ruolo competono le une con le altre. Molti sociologi, in particolare Erving Goffman nel libro “La vita quotidiana come rappresentazione”, utilizzano l’approccio drammaturgico alla realtà sociale (approccio allo studio delle interazioni sociale che utilizza la metafora della vita come teatro). Gli attori sociali, secondo Goffman, cambiano il proprio comportamento a seconda del luogo in cui si trovano. In una commedia è soprattutto l’autore a determinare il ruolo dell’attore, nella vita reale sono le aspettative culturali a determinare il contenuto di un ruolo sociale. Spesso diamo queste aspettative per scontate, ma il loro significato diviene ovvio nel momento in cui vengono violate. Le aspettative associate a un qualsiasi ruolo sono socialmente definite, ma gli individui che godono di un particolare status devono “interpretare” attivamente quel ruolo. In quanto attori sociali noi siamo impegnati nella gestione delle impressioni: attraverso la nostra interpretazione cerchiamo di controllare l’immagine che gli altri hanno di noi. Talvolta le persone si calano a tal punto in un ruolo da considerarne l’interpretazione una parte integrante di sé stessi. Reti sociali Le reti sociali sono l’insieme dei legami sociali che collegano le persone le une alle altre. Alcuni legami sociali possono influenzare chi siete e potrebbero esservi d’aiuto in diverse situazioni. L’analisi delle reti rivela che è più probabile che nella nostra rete si trovino persone simili a noi. Secondo il principio dell’endogamia sociale il contatto sociale avviene in percentuale maggiore fra persone simili che fra persone diverse. La maggior parte delle reti sociali è molto più omogenea della popolazione presa nel suo insieme. L’endogamia sociale influenza ciò che sappiamo della nostra società perché tendiamo a condividere e rafforzare la nostra visione del mondo con coloro che sono simili a noi. Alcune delle nostre reti sono formate da persone intime. Più sono forti i nostri legami con le persone, più è probabile che esse ci forniscano un sostegno. Altre reti sono formate da persone che hanno un legame reciproco relativamente debole ma anche esse possono essere d’aiuto. Gruppi 25 I nostri legami sociali vanno formandosi attraverso la comunione della cultura e la condivisione dell’interpretazione della realtà, nonché mediante gli status e i ruoli che assumiamo nelle interazioni e le reti sociali alle quali partecipiamo. Le persone interagiscono seguendo modelli che danno vita sia a piccoli gruppi, sia ad organizzazioni. I gruppi e le organizzazioni sono definiti dai modelli di partecipazione dei loro membri. I gruppi sociali sono un insieme di persone che interagiscono abitualmente le uno con le altre e che sono consapevoli del loro status di gruppo. Una folla che casualmente viene a trovarsi in uno stesso luogo nello stesso momento non costituisce un gruppo in senso sociologico, perché le persone non si ritengono parte di un’entità collettiva. I gruppi possono essere informali e possono essere creati, modificati o sciolti senza troppi problemi. I membri di un gruppo spesso condividono interessi, valori, norme e aspettative comuni. I sociologi classificano i gruppi in funzione della loro natura e dell’intensità della loro azione:  Gruppi primari: costituiti da persone che hanno contatti regolari, relazioni durevoli e un significativo legame emotivo le uno con le altre.  Gruppi secondari: costituiti da persone che interagiscono in modo relativamente impersonale, in genere per eseguire un compito specifico. Il principale gruppo primario è la famiglia che i sociologi definiscono come due o più individui, uniti dalla nascita o da un vincolo sociale che condividono risorse, si prendono cura delle persone a loro carico e mantengono spesso un forte vincolo emotivo. Le famiglie variano enormemente proprio perché sono costruzioni sociali e riflettono le norme e le credenze di culture diverse in momenti storici diversi. Le famiglie possono assumere molte forme diverse:  Reti familiari, le famiglie variano per dimensione e per composizione:  Famiglia nucleare/coniugale: composta dai genitori (anche uno solo) e dai loro figli.  Famiglia estesa: famiglia nucleare più altri parenti.  Famiglia allargata/riconosciuta: famiglia in cui uno degli adulti ha figli nati da una precedente relazione.  Matrimonio e convivenza, la natura del vincolo sociale varia da una famiglia nucleare all’altra:  Matrimonio: relazione sociale che crea vincoli familiari, comporta relazioni sessuali e viene formalizzata da un contratto giuridico e/o da una cerimonia religiosa.  Convivenza: relazione sociale che può creare vincoli familiari e comporta l’intimità sessuale, in cui le persone vivono insieme come partener non sposati.  Eleggibilità matrimoniale, le culture variano anche in funzione del modo in cui selezioniamo persone idonee al matrimonio:  Endogamia: norme o tradizioni che limitano il matrimonio a persone della stessa categoria sociale.  Esogamia: matrimonio tra persone di categoria sociale diverse.  Matrimoni combinati: sulla base della convenienza economica e dello status sociale. 26  Forme di matrimonio:  Monogamia: pratica che limita le relazioni sessuali a un solo partener.  Poligamia: sistema matrimoniale in cui una persona può avere più coniugi:  Poliginia: un uomo con più mogli  Poliandria: una donna con più uomini  Identità di genere: le famiglie variano anche nella misura in cui sono organizzate in relazione al genere. In alcune culture i ruoli delle donne e degli uomini si sovrappongono, in altre culture le distinzioni di genere all’interno della famiglia sono relativamente rigide. Nonostante l’eterogeneità delle strutture familiari, è possibile identificare alcune macrotendenze:  Le famiglie stanno diventando più piccole  Le famiglie estese sono meno comuni  La libera scelta del partner è sempre più diffusa  Le donne si sposano più tardi  Le persone restano sposate meno anni  Più donne entrano a far parte della forza lavoro  Le famiglie includono sempre più spesso gli anziani  Uomini e donne omossessuali vivono oggi stabili rapporti di coppia I principali gruppi secondari sono le organizzazioni cioè gruppi avente una struttura formale e costituito per adempiere a particolari compiti. Le organizzazioni molto piccole possono operare con poche regole formali, restando sul confine tra gruppo informale e organizzazione formale, ma persino l’organizzazione più piccola esige di stabilire una procedura per prendere le decisioni basilari. Un’organizzazione di questo tipo non richiede necessariamente un leader formale. Quando le organizzazioni crescono, una struttura informale in genere si rileva inadeguata. Un’organizzazione più ambia sviluppa abitualmente un procedimento più formale per le decisioni e una suddivisione più elaborata degli incarichi. Per gestire le organizzazioni si usa la burocrazia (sistema gerarchico amministrativo avente regole e procedure formali). Le burocrazie condividono alcune caratteristiche fondamentali che consentono di coordinare le attività di molte persone:  Divisione del lavoro  Gerarchia di autorità e responsabilità  Impersonalità  Regole scritte e archivi Poiché nella burocrazia l’autorità è frammentata, questo tipo di organizzazione tende a opporre una forte resistenza al cambiamento. Essendo rette da regolamenti che si applicano a tutti, le burocrazie possono essere impersonali. Le organizzazioni possono avere culture bel distinte che influenzano il modo in cui sono strutturate, i valori che esse sostengono e il loro modus operandi. Anche le organizzazioni che si occupano di attività simili tra loro possono avere culture diverse. 27  Famiglia: primo agente di socializzazione primaria. le differenze culturali possono portare a stili di genitorialità significativamente diversi.  Scuola: prima esperienza prolungata di contatto con il mondo sociale esterno. Si impara a far parte di un gruppo. Oltre al curriculum accademico formale, le scuole trasmettono anche un curriculum nascosto ovvero lezioni implicite sul comportamento corretto.  I media: le nuove generazioni sono chiamate “generazioni M” a causa del loro uso massiccio dei media. Il ruolo dei media è divenuto più significativo, soprattutto nei paesi industrializzati. Oggi i bambini apprendono morale e valori attraverso i media commerciali, il cui primo interesse è vendere prodotti e socializzare i giovani in modo tale che diventino consumatori. Grazie alla televisione i bambini hanno avuto accesso al mondo degli adulti anche se non sono in grado di leggere la realtà allo stesso modo di un adulto.  Il gruppo dei pari: gruppo di persone, in genere di età simile, che condividono status sociale e interessi. Possono influenzare lo sviluppo e il comportamento in modo significativo, soprattutto negli adolescenti dove il senso di sé non si è ancora sviluppato.  Il luogo di lavoro: ambiente più importante per sperimentare la socializzazione professionale ovvero l’apprendimento delle norme informali associate a un tipo di impiego. La socializzazione nelle occupazioni professionali è una delle funzioni più significative delle università. Queste esperienze strutturate forniscono informazioni specifiche del tipo di studio intrapreso, ma insegnano anche le norme informali della professione (socializzazione anticipatoria)  La religione: l’agente di socializzazione più esplicitamente dedito all’insegnamento di valori e credenze. In passato esercitavo un’enorme influenza su ogni aspetto della vita, questa influenza ha subito un declino nel XX secolo. Anche le organizzazioni religioso anche ampliato l’utilizzo dei mass media.  Le istituzioni totali: sono strutture inglobanti nelle quali un’autorità regola ogni aspetto della vita di una persona. Erving Goffman che ne ha identificato cinque tipologie:  Istituzioni che si occupano di perone incapaci e innocue  Istituzioni che si occupano di persone che non sono in grade di badare a se stesse, ma che possono rappresentare una minaccia per la comunità  Istituzioni create per proteggere una comunità da coloro che le autorità ritengono costituire un pericolo significativo  Istituzioni fondate su un compito specifico che richiede l’impegno totale dei partecipanti  Istituzioni intese come “distaccate dal mondo” Il mondo chiuso di un’istituzione totale è un esempio di risocializzazione, il processo nel quale gli individuo che passano da un ruolo a un altro o da una fase di vita a un’altra sostituiscono vecchie norme e passati comportamenti con altri nuovi. Le persone devono sottomettersi a un regime strettamente controllato e vivono in gruppo con altre persone nella stessa condizione. Queste istituzioni controllate cercano di riprogrammare le persone affinché evitino i problemi del passato, accettino la realtà del momento oppure di preparino a impegni futuri. Possono aiutare le persone ad assumere un nuovo ruolo nella società ma non sempre ci riescono. 30 Sé sociale La biologia aiuta a prepararsi alla vita sociale ma le nostre caratteristiche culturali ci rendono diversi. Il nostro sviluppo in un essere umano a pieno titolo deve essere sistematicamente incoraggiato con continue interazioni sociali e con la socializzazione. Il senso di sé è l’insieme di sensazioni che si provano considerando sé stessi come un oggetto. Gli umani sono esseri coscienti di sé: possiamo renderci oggetto dei nostri pensieri. Questa capacità di autoriflessione è il nucleo del concetto del Sé ed emerge soltanto attraverso l’interazione sociale. Non nasciamo con il senso del Sé, lo sviluppiamo nel corso del tempo come prodotto della cultura nella quale siamo socializzati e attraverso le nostre esperienze d’interazione sociale. Charles Horton Cooley elaborò questo punto introducendo il concetto di Sé-specchio (prospettiva dell’interazionismo simbolico), l’idea che il nostro senso di Sé si sviluppi come riflesso del mondo in cui riteniamo che gli altri ci vedano. Le nostre interazioni con gli altri comportano tre fasi che, ripetute in tutte le nostre interazioni, forgiano il nostro Sé:  Immaginiamo la nostra immagine negli occhi degli altri  Immaginiamo che gli altri esprimano giudizi su di noi  Proviamo una sensazione che deriva dal giudizio immaginato Il Sé delle persone è determinato dalle loro interazioni con gli altri e quindi varia in funzione delle persone con le quali interagiamo Secondo George Herbert Mead il Sé è costituito da:  Io: la parte del Sé che è spontanea, impulsiva, creativa, imprevedibile. Non è riflessiva ed esiste solo nel presente. Rappresenta quella che spesso definiamo personalità.  Me: il senso del Sé appreso dall’interazione con gli altri. Si usa quando aderiamo alle norme sociali. E serve per dare un equilibrio all’io. Mead riteneva che i bambini avanzassero attraverso quattro fasi di sviluppo:  Fase pre-gioco: fino ai due anni compiuti. I bambini non riesco ad assumere completamente la prospettiva delle altre persone e non comprendono appieno quello che stanno facendo  Fase del gioco: intorno ai tre anni. I bambini cominciano ad essere in grado di assumere il ruolo di un’altra persona in modo significativo  Fase del gioco di squadra: sette anni. I bambini imparano non solo a interpretare un ruolo, ma anche a collegarlo ai ruoli degli altri  Fase dell’altro generalizzato: quando le persone maturano sviluppano la capacità di considerare l’altro generalizzato, i valori e gli orientamenti di una comunità in generale e non dei suoi singoli componenti. Preoccuparsi di quello che “pensa la gente” o semplicemente “distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato”. 31 CAPITOLO 7 “Migrazioni ed etnie” Movimenti migratori I dibatti sull’immigrazione e sulla cittadinanza hanno radici lontane, il concetto di razza e quello di etnia non hanno un fondamento biologico perché sono entrambi invenzioni culturali. Questi costrutti culturali hanno conseguenze pratiche di fondamentale importanza. Possiamo distinguere due tipi diversi di fattori che spingono i migranti (persona che lascia il proprio Paese o regione per stabilirsi in un altro, per ragioni economiche, personali o familiari ) ad emigrare:  Fattori di espulsione (push): insieme di problematiche interne al Paese d’origine che spingono le persone a emigrare nella speranza di trovare migliori condizioni di vita.  Fattori di attrazione (pull): elementi tipici dei Paesi di destinazione che contribuiscono ad attirare i migranti nei Paesi più ricchi. 32 I singoli membri di un gruppo maggioritario potrebbero non avere un grande potere, ma come gruppo dominano la società. Oltre ad avere più risorse un gruppo maggioritario ha anche il potere di creare e rafforzare le etichette volte a designare le minoranze. I membri delle minoranze tendono ad essere consapevoli del proprio status. I membri delle maggioranze danno spesso per scontato il proprio status e sono inconsapevoli del proprio privilegio relativo. La relazione tra gruppi maggioritari e minoritari all’interno di una società può essere caratterizzata da un’ampia gamma di atteggiamenti e comportamenti, da “benevoli” a “distruttivi”. I membri di una minoranza potrebbero trovare piena parità di status con il gruppo maggioritario, ma in alcuni casi la minoranza potrebbe essere soggetta a diffuso pregiudizio ossia l’atto di “pregiudicare” negativamente una persona o un gruppo sulla base di informazioni inadeguate. I pregiudizi si basano spesso su stereotipi, ovvero generalizzazioni esagerate, distorte o infondate, che non ammettendo la specificità individuale, si concentrano su determinate categorie di persone. Gli stereotipi sono prevalentemente negativi ma alcuni possono essere positivi. Quando il pregiudizio è accompagnato dall’azione si ha una discriminazione, trattamento ineguale che conferisce a un gruppo di persone de vantaggi su un altro gruppo senza una causa giustificabile. L’azione discriminatoria è generalmente limitata a coloro che hanno potere. In una società che adotta il pluralismo (situazione per cui gruppi etnici e razziali separati coesistono con la medesima dignità sociale), i membri delle minoranze mantengono le proprie differenze non avendo però nessun impatto significativo sulla condizione politica, economica e sociale di nessuno. L’ibridazione è il processo con cui un gruppo maggioritario e un gruppo minoritario si fondano o si combinano per formare un nuovo gruppo. L’assimilazione è il processo tramite il quale i membri di un gruppo minoritario arrivano ad adottare la cultura del gruppo maggioritario. L’esperienza di assimilazione è spesso parzialmente volontaria e in parte coercitiva. La segregazione consiste nel mantenere fisicamente e socialmente separati i diversi gruppi sociali, attribuendo loro gradi differenti di potere e prestigio. Il genocidio è l’eliminazione sistematica di un gruppo (quasi sempre minoritario) di persone in base alla loro razza, etnia, nazionalità o religione. Legato a stereotipi e pregiudizi è il concetto di etnocentrismo, ovvero la pratica di giudicare una cultura diversa utilizzando gli standard della propria e con una presunzione di superiorità. Una visione etnocentrica del mondo può generare xenofobia, l’irragionevole timore od odio per gli stranieri o per persone di una cultura diversa. Diversamente dall’etnocentrismo è il relativismo culturale, pratica di comprendere una cultura diversa attraverso i suoi stessi standard. Il relativismo non richiede di adottare idee di un’altra cultura, ma di fare lo sforzo di comprenderlo utilizzando i criteri suoi propri e con la disponibilità a riconoscerla come alternativa alla propria. 35 Per praticare il relativismo culturale dobbiamo comprendere una cultura e non giudicarla. L’inuguaglianza etnica e razziale si produce e si rinforza con la discriminazione istituzionale ovvero il trattamento ineguale che deriva dall’organizzazione strutturale, dalle politiche e dalle procedure di istituzioni sociali come il governo, le imprese e le scuole. È molto difficile da eliminare, perché non è associata a un individuo in particolare, ma è una caratteristica generalizzata della burocrazia istituzionale. I gruppi minoritari possono reagire al predominio del gruppo maggioritario in diversi modi:  Ritiro: allontanamento fisico come risposta alle forme peggiori di oppressione e segregazione  Integrazione: fusione con il gruppo dominante e prevede l’abbandono da parte dei migranti dei propri costumi per adeguarsi a quelli che sono gli stili di vita della maggioranza  Adozione di un altro codice: adeguarsi alle aspettative sociali della maggioranza creando un’autopresentazione “di facciata”, pur mantenendo un’identità “segreta” più autentica  Resistenza: presa di posizione attiva contro la discriminazione operata dalla maggioranza La familiarità genera un senso di sicurezza, mentre la scarsa conoscenza produce sempre ansia. Interagire con persone diverse da noi può metterci a disagio. Secondo Gordon Allport il contatto tra membri di gruppi diversi può ridurre il pregiudizio nel tempo. Multiculturalismo è il riconoscimento, la valorizzazione e la protezione delle distinte culture che formano una società. Vivendo in una società multiculturale siamo regolarmente esposti a culture diverse, ciò comporta anche varietà di linguaggi che può portare a conflitti. I critici del multiculturalismo sostengono che i nuovi immigranti debbano integrarsi alla cultura dominante del paese adottivo; in caso contrario si perderebbe quell’insieme di valori comuni che è essenziale per l’unità di una nazione. (teoria funzionalista) La split labor market theory afferma che i conflitti etnici e razziali spesso emergono quando due gruppi etnici e razziali competono per gli stessi posti di lavoro. (teoria del conflitto) I membri di un gruppo possono vedere in quelli di un altro una minaccia, specie nei momenti difficili. Il capo espiatorio è un individuo falsamente accusato di aver creato una situazione negativa. CAPITOLO 8 “Genere e sessualità” Sesso e genere I sociologi distinguono:  Sesso: distinzione biologica tra femmine e maschi  Genere: insieme delle aspettative culturali, socialmente costruite, relative agli uomini e donne 36 La biologia ci rende maschi o femmine, la cultura ci insegna a essere uomini o donne. Alcune persone sono intersessuate, individui con un’anatomia riproduttiva o sessuale mista. Gran parte di ciò che la nostra cultura associa alle differenze tra i sessi, in realtà, deriva da differenze di genere socialmente prodotte. Il sesso di una persona si determina al concepimento. I caratteri sessuali primari sono differenze sessuali coinvolte direttamente nella riproduzione. I caratteri sessuali secondari non sono coinvolti direttamente nella riproduzione. Le differenze sessuali si dividono in due categorie:  Differenze sessuali assolute includono quelle che hanno a che fare con la riproduzione+  Differenze sessuali relative Effettivamente esistono differenze nell’architettura dei cervelli maschili e femminili. Il cervello umano ha la capacità, denominata “plasticità cerebrale”, di ristrutturarsi e riorganizzarsi in risposta alle esperienze sociali e all’apprendimento. Le aspettative sul genere creano esperienze sociali diverse per gli uomini e per le donne. Quasi tutte le differenze che associamo agli uomini e alle donne sono prodotte culturalmente e non hanno base biologica. Fin dall’infanzia ci insegnano quelle che sono le aspettative della nostra cultura riguardo al genere, cosicché arriviamo a vedere il mondo con categorie che diamo quasi sempre per scontate. . Il genere è un costrutto sociale che si forma nella cultura ma viene a far parte del Sé di una persona. L’identità di genere è l’identificazione di una persona in una donna, in un uomo o in una combinazione dell’uno e dell’altro. Esiste un ampio consenso tra gli studiosi sul fatto che la biologia non determina l’identità di genere. L’espressività di genere è la comunicazione dell’identità di genere di una persona agli altri, tramite il comportamento, l’abbigliamento, l’acconciatura e altri mezzi. Poiché il genere non coincide con il sesso, l’identità e l’espressione di genere non coincidono necessariamente con il dato biologico. La differenziazione tra sesso e genere è fondamentale per l’idea d’identità transgender, individui che s’identificano con un genere diverso da quello associato al loro sesso. Alcuni transgender diventano transessuali cioè si sottopongono a interventi di ricostruzione degli organi sessuali per modificare il proprio aspetto fisico. La discriminazione aperta e generalizzata nei confronti delle donne continua a esistere in molte parti del mondo, a riprova del fatto che le idee sul genere non variano solo nel tempo ma anche da una cultura ad un’altra Il movimento femminista ha sempre portato avanti l’idea che non c’è solo un modo di essere donna perché esistono tante femminilità diverse. Analogamente, benché una società sia pervasa da una definizione largamente dominante di maschilità, differenti sottoculture hanno diverse norme sociali e diverse aspettative per il comportamento e per gli atteggiamenti “virili” 37 Poiché i salari degli uomini sono rimasti praticamente fermi negli ultimi trent’anni, molte famiglie hanno avuto bisogno del reddito aggiuntivo che potevano offrire le donne lavoratrici per migliorare il proprio tenore di vita. Gli uomini e le donne però hanno diversi approcci al lavoro, il che contribuisce al divario retributivo. Le donne che non hanno figli guadagnano più delle donne che li hanno. Anche se fattori esterni all’ambiente di lavoro contribuiscono in misura considerevole al divario retributivo, la discriminazione nei luoghi di lavoro è un dato di fatto per molte donne. Un risultato di questa discriminazione è il soffitto di cristallo, la barriera spesso invisibile creata dal sessismo individuale e istituzionale che impedisce a donne qualificate di raggiungere livelli elevati nella struttura manageriale. Gli uomini occupano posizioni direttive in misura maggiore delle donne. Il pregiudizio di genere di determina spesso a livello inconscio e influenza la valutazione reciproca del lavoro altrui, contribuendo alla discriminazione. Queste differenze di ambizione o di competitività vengono poi lette impropriamente come innate, anziché culturalmente costruite. Il movimento femminista contribuì a modificare le norme culturali e l’ambiente legale, rendendo il lavoro fuori casa più fattibile per le donne. Al giorno d’oggi lavorano fuori casa più donne che in passato. Laura Balbo coniò l’espressione “doppia presenza” al fine di indicare la duplice responsabilità che grava sulle donne nelle società contemporanee: vero la famiglia e verso il lavoro. Secondo turno, fenomeno per cui le donne che lavorano fuori casa hanno ancora la responsabilità primaria dei lavori domestici e della cura dei figli. (Arlie Hochschild e Anne Machung) Mikiko Fuwa ha scoperto che il livello delle disuguaglianze di genere in una società tende ad influenzare il modo in cui le coppie negoziano proprio la suddivisione di tali incombenze, a riprova dell’influenza della struttura sociale sulle decisioni personali. La penuria di donne che detengono una posizione di potere politico implica una loro sottorappresentazione nei gruppi che hanno il compito di approvare le leggi, indirizzare le risorse e stabilire le priorità politiche. Talcott Parsons evidenziò la tensione esistente tra i diversi ruoli che la donna americana della classe media ricopriva. Con il proprio orientamento funzionalista accettava acriticamente l’idea che la specializzazione dei ruoli tra i sessi avesse una funzione preziosa per la società. In contrapposizione con gli assunti funzionalisti, le teorie del femminismo osservavano che non c’era alcuna ragione per cui un individuo non potesse svolgere sia funzioni strumentali, sia funzioni espressive, o per cui agli uomini dovessero essere assegnate esclusivamente quelle strumentali e alle donne unicamente quelle espressive. Il femminismo è una filosofia che promuove l’uguaglianza sociale, politica ed economica tra uomini e donne. È una forza costante del mondo moderno, ma è possibile identificare dei periodi in cui è stato particolarmente intenso, le cosiddette “ondate”: 40  Prima ondata: principalmente negli USA e in UK tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Le attiviste che lottavano per i diritti politici e civili delle donne ottennero il diritto di voto  Seconda ondata: anni 60/70. Le femministe affrontarono problemi collegati alle disuguaglianze di genere, tra cui la discriminazione nell’ambiente di lavoro e nell’educazione, gli stereotipi di genere nella cultura popolare, i ruoli restrittivi di genere, i diritti riproduttivi e la libertà sessuali.  Terza ondata: anni 90. Promuove l’autoemancipazione e l’autostima sessuale, enfatizza l’eterogeneità nelle esperienze delle donne e include spesso una sovversione ironica della cultura popolare. Violenza Fino a pochi anni fa, in Italia il “delitto d’onore” (abrogato nel 1981) era sanzionato con pene attenuate rispetto a un delitto analogo ma perpetrato con un movente differente. La violenza domestica può essere definita come un comportamento violento che viene usato da una persona per acquisire o mantenere il potere e il controllo sul proprio partner sessuale. Un’altra forma di discriminazione legata al genere è costituita dalle moleste sessuali, proposte sessuali non gradite, richieste di favori sessuali e molestie verbali di varia natura. Le molestie possono avvenire ovunque e alcune forme coinvolgono l’abuso di potere. Anche i governi sono implicati nella violenza sulle donne, infatti certi ad esempio ignorano l’aggressione sessuale. Un’altra forma di violenza organizzata contro le donne è il traffico di essere umani, in cui una rete criminale recluta, sequestra e trasporta persone, trattenendole contro la loro volontà, per sfruttarle sessualmente o come manodopera coattiva. Queste attività si sono intensificate da quado la globalizzazione ha reso più facile la mobilità internazionale di popolazioni sempre più ampie. Esistono anche una serie di procedure intese a rimuovere parzialmente o totalmente i genitali esterni delle donne. Molti sostenitori dei diritti umani considerano la mutilazione dei genitali una forma di violenza organizzata contro le donne, e alcune donne di quelle stesse culture che l’accettano e la promuovono si sono organizzate per mettere fine a questa pratica. La circoncisione maschile è altrettanto diffusa in alcune culture, ma la sua finalità e la sua rilevanza differiscono nettamente dalla mutilazione dei genitali femminili. Sessualità La sessualità è un area legata al genere in cui le differenze culturali possono dare luogo a varianti. La sessualità è l’insieme dei desideri, dei comportamenti e dell’identità sessuale di una persona. 41 La sessualità ha a che fare con l’origine biologica, ma è anche un costrutto sociale. Esistono due approcci alla sessualità umana:  Possiamo considerare gli esseri umani come animali “super-evoluti”, per i quali il sesso è semplicemente un’attività biologica “naturale” necessaria alla riproduzione.  Il comportamento umano è il prodotto della cultura, oltre che della biologia, e in questo senso la sessualità umana non è tanto “naturale”, quanto piuttosto un insieme di pratiche socialmente regolate che variano da una cultura all’altra e nel tempo Le culture hanno sempre delle norme e delle aspettative riguardo alla sessualità. Ci sono norme che però accomunano le varie culture, ad esempio il tabù dell’incesto, una norma che vieta relazioni sessuali tra determinati parenti. Il sesso riflette le norme collettive di una cultura. La teoria queer afferma che durante una vita di una persona, le identità sessuali sono socialmente costruite e quindi si evolvono e possono essere modificate. L’identità sessuale designa il nostro Sé in relazione al tipo di attrazione sessuale che proviamo nei confronti degli altri. La popolazione può essere ripartita in quattro categorie:  Eterosessuali  Omosessuali  Bisessuali  Asessuali L’identità alla sessualità è un’invenzione sociale relativamente recente. Per quasi tutta la storia dell’umanità, il comportamento sessuale e ciò che oggi definiamo identità sessuali sono stati separati. Michel Foucault affermò che gli scienziati iniziarono a studiare i comportamenti sessuali verso la metà del XIX secolo, e i ricercatori iniziarono a classificarli in “normali” e “devianti”. Kennet Plummer ha distinto quattro tipi di omosessualità all’interno della cultura occidentale:  Omosessualità casuale: esperienza omosessuale transitoria, che non determina in modo sostanziale l’intera vita sessuale di un individuo  Omosessualità situata: riferita a circostanze particolari, in cui attività omosessuali vengono praticate regolarmente senza che divengano una preferenza dominante  Omosessualità personalizzata: relativa ad individui che praticano attività omosessuali in maniera isolata e furtiva  Omosessualità come stile di vita: individui che vivono apertamente la propria omosessualità e che, in alcuni casi, appartengono alle sub-culture gay e alle loro forme associative. Le diverse culture hanno visioni molto divergenti su lesbiche, gay, bisessuali e transgender. L’eterosessismo è un insieme di atteggiamenti e di comportamenti che indica la convinzione che tutti siano eterosessuali. 42 In ogni società, la particolare forma assunta da questi elementi determina sia il tipo dominante di stratificazione sociale, sia la distribuzione del potere al suo interno. Modelli di stratificazione I quattro principali modelli di stratificazione che hanno caratterizzato le società funzionano su logiche ascrittive e si giustificano alla luce di ideologie non-economiste:  La schiavitù: forma estrema di disuguaglianza, per cui alcuni individui sono oggetto di proprietà di altri (uomini liberi) e quindi privati, di fatto e di diritto, di ogni autonomia personale.  Il patriarcato: sistema di stratificazione basato sul primato assoluto del “pater familias” sugli altri membri della comunità.  Il sistema delle caste: sistema di stratificazione basato su diverse caratteristiche ascrittive determinate alla nascita. L’appartenenza a una particolare casta è determinata alla nascita e non può essere cambiata nel corso della vita. Tale sistema è stato molto usato in India ma pur essendo stato abolito nel 1952 continua a essere praticato a livello informale.  Il sistema dei ceti: sistema di stratificazione sociale simile a quello delle caste che regolava l’economia, la politica e la vita sociale. Questo sistema era in uso nel Medioevo e di basava sulla ineguale distribuzione della terra. Si basa sull’idea di ceto sociale, strato sociale cui vengono associati diritti, doveri e privilegi specifici, individuati dal diritto e connotati da un determinato stile di vita. Chiamato oggi anche feudalesimo è costituito da tre strati:  Nobiltà: strato dominante che possedeva quasi tutte le terre coltivabili  Clero: secondo stato, serviva la nobiltà ma aveva un certo grado d’indipendenza, dovuto alla sua autorità religiosa  Terzo stato: tutto il resto della popolazione Classi sociali Con il passaggio dal mondo della disuguaglianza per nascita, del privilegio legalizzato a quello dei diritti dell’uomo, delle libertà formali e dell’individualismo si ebbe una scissione tra sfera del diritto e sfera sociale: la prima, attraverso l’istituzione del concetto di “cittadinanza” si basava sull’idea di uguaglianza di tutti di fronte alla legge, mentre la seconda continuò a essere caratterizzata da una disuguaglianza di ricchezze e di condizioni materiali di vita generate dal funzionamento del processo produttivo e dei mercati. Tutti godono in egual misura dei diritti di libertà come espressione della propria autonomia individuale, ma gli effetti del loro esercizio sono necessariamente diversi. La classe sociale è un insieme di persone che condividono una determinata condizione economica. Karl Marx fondò la propria analisi delle classi sociali sull’idea che, per sopravvivere, le persone devono soddisfare bisogni primari. 45 L’economia di una società è il sistema mediante il quale si soddisfano questi e altri bisogni. Per Marx la struttura fondamentale di una società è la netta divisione tra chi possiede i mezzi di produzione e chi non li possiede pur essendo parte necessaria del processo produttivo. Nell’economie industriali, la risorsa principale non è più la terra ma il capitale (denaro da investire in fabbriche, terreni e altre imprese). Nel capitalismo la divisione è tra due classi continuamente in conflitto:  Classe capitalista (borghesia): classe che controlla il capitale e possiede i messi di produzione  Classe lavoratrice (proletariato): classe che vive del proprio salario La soluzione per Marx sarebbe il socialismo (capitolo 2). Max Weber non si concentrò unicamente sulla disuguaglianza economica, ma enfatizzò l’interazione tra tre dimensioni:  Status sociale: fondato su differenze legate al riconoscimento e alla manifestazione del prestigio  Partito: importante nella distribuzione di potere, in quanto può essere definito come un gruppo di individui che agiscono insieme per raggiungere un determinato obiettivo.  Classe: un insieme di persone che hanno in comune una situazione di mercato. Soffermandosi sulla complessa interazione tra queste tre dimensioni, individuò nelle chance di vita, ossia nelle possibilità di accedere a risorse economiche e culturali apprezzate, l’elemento in grado di gettare luce sulle dinamiche della stratificazione nelle società industrializzate. Per Marx e Weber, la disuguaglianza tra le classi era strettamente interconnessa con le lotte per la conquista del potere all’interno della società. Per contro, i funzionalisti americano analizzarono la disuguaglianza economica in base al contributo positivo che essa fornisce alla società nel suo complesso. In questa prospettiva la stratificazione aiuta a fare in modo che le posizioni più importanti vengano coscienziosamente occupate dalle persone più qualificate. Sia per un liberale come Weber, sia per un socialista come Marx, la competizione tra classi produce vincitori e vinti; per i funzionalisti invece produce un beneficio positivo per l’intera società. Pierre Bourdieu coniò l’espressione “capitalismo culturale” ovvero l’insieme dei diversi tipi di conoscenze, competenze e altre risorse culturali che consentono all’attore sociale di rappresentare, consapevolmente o meno, la propria posizione di classe in un determinato contesto. I giovani vengono socializzati diversamente a seconda della classe, interiorizzano tali insegnamenti che diventano praticamente naturali per loro, formando degli habitus (capitolo 6) sociali e mentali caratteristici. Osservò che il capitale culturale interagisce con il capitale economico e con il capitale sociale ovvero l’insieme delle relazioni potenzialmente preziose dal punto di vista economico che derivano dall’appartenenza a un gruppo e che l’attore sociale può mobilitare per raggiungere un obbiettivo. 46 Mobilità sociale Claude Lévi-Strauss distinse le società in “fredde” e “calde”: le prime pongono l’enfasi sulla stabilità, mentre le seconde tendono a valorizzare il mutamento sociale (capitolo 13). Le società moderne che rientrano in quelle calde hanno sicuramente un potenziale di mobilità più ampio, perché i loro sistemi di stratificazione di fondano per lo più su una logica acquisitiva. I canali di mobilità sono più fluidi, aumentando le aspettative e le opportunità di scelta degli individui, i quali possono migliorare la propria posizione all’interno della scala socioeconomica. Un processo sociale fondamentale, riscontrabile in ogni tipo di società è la mobilità sociale, intesa come lo spostamento di un individuo o di un intero gruppo da una posizione sociale ad un’altra. Esistono vari tipi di mobilità:  Mobilità verticale:  Mobilità ascendente: dalle posizioni più basse a quelle più alte  Mobilità discendente: dalle posizioni più alte a quelle più basse  Mobilità orizzontale: da una posizione a un’altra dello stesso livello sociale  Mobilità intragenerazionale: riferita ai mutamenti di posizione socioeconomica sperimentati da un individuo nel corso della sua vita  Mobilità intergenerazionale: rapporta la posizione sociale raggiunta da un individuo con quella della sua famiglia di origine  Mobilità strutturale: quando ci troviamo di fronte a una modificazione profonda ed estesa della struttura occupazionale e del relativo sistema di disuguaglianza Zygmunt Bauman scisse che una delle caratteristiche principali della società moderna è la sua ambivalenza, perché se da un lato offre un grande potenziale di mobilità sociale, dall’altro continua a esercitare un forte controllo della mobilità. Politiche pubbliche La produzione e riproduzione delle diseguaglianze economiche può essere operata dall’esterno, mediate le politiche pubbliche. La cittadinanza sociale è l’insieme dei diritti a contenuto economico e sociale che permettono agli individui di divenire membri a pieno titolo della comunità politica. Le politiche pubbliche tendono a seguire due approcci:  Primo approccio mira a produrre risultati più equi , restringendo il gap tra i ricchi e i poveri. Consiste nel fornire a tutti alcuni servizi di base. Un’altra opzione consiste nell’alzare il “pavimento” e nell’abbassare il “soffitto” e ciò assicura un salario decoroso a coloro che svolgono lavori malpagati  Secondo approccio mira a promuovere pari opportunità attraverso la livellazione del terreno di gioco su cui le persone competono per dei buoni posti di lavoro, scarsi per definizione. Lo fanno anche promuovendo l’istruzione come mezzo di mobilità individuale, il che, a sua volta, dovrebbero condurre a una competizione più equa. 47  Istruzione La disuguaglianza esiste in tutti i paesi ed è causata in parte da scelta di politica pubblica. I livelli più elevati di disuguaglianza si riscontrano in America e in Africa; i livelli più bassi invece in Francia e Svezia grazie all’imposizione fiscale che grava sui ricchi. Ci sono grandi cause sociali per studiare le disuguaglianze globali:  Teoria della modernizzazione: teoria che attribuisce la disuguaglianza globale alle differenze culturali tra i Paesi. Alcune società avrebbero resistito all’industrializzazione perché preferivano mantenere stili di vita tradizionali anziché adottare nuove tecnologie disgreganti.  Teoria della dipendenza: teoria che attribuisce la disuguaglianza globale allo sfruttamento dei paesi poveri da parte di quelli ricchi. La forma più visibile di competizione globale fu il colonialismo, ovvero l’utilizzo del potere militare, politico ed economico da parte di una società per dominare i membri di un’altra società, quasi sempre per trarne un beneficio economico. Tutti questi paesi guadagnarono la propria indipendenza tra la fine della Prima Guerra Mondiale e gli anni 70, ma, alcuni osservatori affermano che in realtà il colonialismo è stato sostituito dal neocolonialismo, un sistema di dominio economico sui paesi più poveri da parte dei paesi più ricchi senza l’uso del controllo politico formale e/o dell’occupazione militare.  World System Analysis: approccio che si concentra sull’interdipendenza tra i paesi che fanno parte di un unico sistema economico globale. Immanuel Wallerstein ritine che la povertà di alcuni stati si direttamente collegata alla ricchezza di altri. A seconda della relazione che intrattengono con l’economia globale, egli suddivide i paesi in tre gruppi principali:  Paesi centrali: gli stati più ricchi del mondo che sono al centro dell’economia globale. Hanno quasi tutti tratto beneficio dal colonialismo e continuano a dominare l’economia tramite le multinazionali e le istituzioni finanziarie globali  Paesi periferici: paesi più poveri e meno potenti del mondo, situati ai margini dell’economia globale. Partecipano a essa principalmente fornendo risorse naturali e manodopera a basso costo per le grandi imprese transnazionali  Paesi semiperiferici: stati dal reddito medio, sono meglio integrati nelle economie dei paesi centrali rispetto a quelli periferici e hanno spesso una base industriale più solida Nei decenni scorsi, le organizzazioni finanziarie globali hanno avuto una grandissima influenza sulle politiche economiche e sociali dei Paesi poveri. Le tre principali sono:  La banca mondiale che fornisce ai paesi poveri investimenti e prestiti per lo sviluppo  Il Fondo Monetario Internazionale che fornisce assistenza finanziaria e tecnica per promuovere la crescita economica  La World Trade Organization che regolamenta il commercio internazionale Anche se tutte e tre le organizzazioni mirano ufficialmente a incentivare lo sviluppo dei paesi più poveri, molti critici le considerano un mezzo di dominio “coloniale” supportato dai paesi centrali e dalle multinazionali. 50 CAPITOLO 10 “Media e consumi” Media Più di un secolo fa i media avevano un ruolo assai diverso e molto più limitato. Con l’aumentare della loro varietà e rilevanza però, il loro impatto sulla società è diventato un tema centrale dell’analisi sociologica. I media sono i diversi processi tecnologici che consentono la comunicazione tra chi invia il messaggio e chi lo riceva. Influenzano la comunicazione, alcuni sono usati per la comunicazione individuale tra utenti che si conoscono tra loro, altri ad esempio i mass media raggiungono un pubblico relativamente vasto e prevalentemente anonimo. Il contenuto dei mass media è a disposizione di tutti. La nascita dei nuovi media digitali ha contribuito a rendere più labili i confini tra mass media e comunicazione interpersonale. Mass media Il XV secolo e fino alla fine del XX secolo, può essere definita come l’era dei mass media tradizionali. I mass media tradizionali condividono quattro caratteristiche:  Comunicazione da uno a molti  Destinatari anonimi  Comunicazione monodirezionale cioè non permette un feedback da parte del pubblico  Distinzione tra produttore e fruitori: i produttori sono aziende e i fruitori gli spettatori I nuovi media non hanno nulla a che vedere con quelli tradizionali. La nascita dei media digitali ha reso più facile e meno costoso copiare e archiviare i contenuti. Il collegamento dei media digitali a internet è stato decisivo per lo sviluppo dei nuovi media. Internet permette di creare una rete di comunicazione “da molti a molti” ed è più difficile distinguere tra il singolo fruitore e il pubblico di massa. Il concetto di mittente noto e destinatari ignoti non è applicabile all’ambiente dei media digitale perché i produttori di media possono restare anonimi: il pubblico virtuale non è sempre sconosciuto perché in ogni caso si lascia una traccia digitale. La comunicazione è potenzialmente interattiva. 51 I nuovi media mettono in discussione la distinzione tra produttori e audience. Invece di essere un pubblico che si limita a ricevere dei media, oggi molti sono utilizzatori di media, nel senso che operano simultaneamente de produttori e consumatori. I contenuti dei media e la tecnologia impiegata per distribuirli vengono influenzati dall’industria dei media e dal pubblico che, a loro volta, vengono influenzati da forze sociali di vasta portata. La struttura dei media La struttura dei media influenza le tendenze, i contenuti e l’interazione con i diversi tipi di pubblico. Le organizzazioni formali che costituiscono l’industria dei media producono e mettono a disposizione la stragrande maggioranza dei prodotti mediatici. La struttura di tali organizzazioni mediatiche influenza il modo in cui lavorano gli operatori del settore, contribuendo a determinare le routine operative all’interno delle organizzazioni gerarchiche che producono i media. Questa crescita dimensionale è avvenuta soprattutto tramite l’integrazione di diverse compagnie. Nell’integrazione verticale a un’azienda dei media fanno capo le diverse fasi di produzione e distribuzione di un singolo prodotto. L’integrazione orizzontale si ha quando un’azienda possiede diverse forme di media. Le grandi aziende integrate godono di indiscutibili vantaggi. Con la sempre maggiore integrazione dei media, anche la loro proprietà viene a concentrarsi di più. La concentrazione della proprietà dei media si verifica quando più attività mediatiche vengono possedute da un numero sempre minore di grandi imprese del settore. Queste multinazionali dell’informazione e dell’intrattenimento producono e distribuiscono media su un’ampia varietà di piattaforme. Le grandi aziende mediatiche possono acquisire un grandissimo potere politico. Le grandi aziende mediatiche sono diventate entità globali, che commercializzano i propri prodotti in tutto il mondo. Un singolo conglomerato mediatico può avere una vasta gamma di sbocchi commerciali che investono l’intero pianeta. Contenuti mediatici I contenuti mediatici sono così complessi che i sociologi utilizzano diversi approcci per comprenderne gli sviluppi:  Comparare i contenuti tra due o più tipi di media  Comparare le descrizioni della realtà sociale offerte dai diversi media  Esaminare il contenuto dei media come espressione di valori culturali e credenze più generali  Valutare la qualità e la performance dei media in base a determinati criteri  Esaminare gli effetti potenziali del contenuto dei media sui relativi pubblici  Studiare il contenuto dei media come fosse un testo avente una struttura, una grammatica e una sintassi proprie 52 La comunicazione globale è diventata una realtà, ma essa è fortemente influenzata dalla disuguaglianza sociale. Il digital divide è il divario tra chi ha le conoscenze e le risorse necessarie per usare la tecnologia digitale e chi non ne ha. Il maggiore digital divide è quello che separa i paesi ricchi da quelli poveri. L’esposizione globale dei media ha avuto un andamento ineguale, ricalcando le preesistenti linee di disuguaglianza economica. Anziché diventare un “villaggio globale”, gran parte del mondo è tuttora escluso dai progressi intervenuti dai media. In tutto il mondo i media sono disciplinati dai governi. Queste regolamentazioni variano da una società all’altra e sono applicate in maniera differente ai diversi media. Le aziende mediatiche accettano quasi sempre di buon grado una certa regolamentazione, perché ne proteggono gli investimenti e assicurano loro il controllo esclusivo dei propri prodotti. Il dominio americano dell’industria cinematografica è un esempio di imperialismo culturale, ovvero la tendenza delle aziende mediatiche dei paesi più ricchi a esportare così tanti dei loro prodotti da arrivare a dominare le culture locali di altri paesi, soprattutto quelli più poveri. I kolossal di Hollywood sono unici proprio perché costa così tanto produrli: pochi altri paesi possiedono i capitali necessari per la produzione di film ad altissimo costo. Questo divario è molto inferiore per altre forme di media come ad esempio produrre musica registrata di alta qualità. Alcuni osservatori affermano che la globalizzazione dei media finirà per omologare la cultura mondiale, a danno delle culture locali. Svariati analisti affermano che le tecnologie digitali hanno anche conseguenze sociali negative. La creazione di un libro è un processo lento, al contrario i media sviluppati sono istantanei, di facile accesso e spesso emotivamente coinvolgenti. Maggie Jackson afferma che la nostra accettazione incondizionata dei media digitali ha prodotto una cultura affetta da un deficit di attenzione che fornisce uno scarso apporto intellettuale. La capacità di internet di mettere in connessione le persone viene celebrata quasi sempre come una delle caratteristiche più positive di tali tecnologie. William Powers concorda con questa prospettiva, ma spiega che la saggezza e l’intuizione derivano dalla creazione di uno spazio adeguato per la solitudine e per il pensiero contemplativo. Neil Postman afferma che questa enfasi su immagini immediate e coinvolgenti ha contribuito in misura significativa a una perdita di spessore intellettuale nella nostra cultura. Cultura consumistica Il credito facile è solo una delle caratteristiche di una ampia cultura consumistica che promuove incessantemente in consumo, ossia il processo di scelta, acquisto e utilizzo dei beni. Per i sociologi il consumo: 55  È strutturato dalle istituzioni economiche, dall’ordinamento giuridico e dalle norme sociali informali che contribuiscono a organizzare la produzione e la vendita di beni  Viene promosso attraverso la pubblicità e i media  Coinvolge i valori, le credenze e i comportamenti dei consumatori che, oltre a soddisfare dei bisogni elementari, lo utilizzano per sviluppare ed esprimere la propria identità La cultura consumistica si è sviluppata negli USA e in Europa tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX grazie ad alcuni processi chiave di trasformazione:  L’industrializzazione ha reso possibile produrre una quantità di beni senza precedenti  La produzione di massa ha ridotto sensibilmente il costo di numerosi articoli, mettendoli a disposizione di un numero molto maggiore di persone  Gli enormi investimenti necessari per creare fabbriche idonee alla produzione di massa hanno fatto nascere aziende più grandi e più centralizzate  Con il tempo, la concorrenza finalizzata a produrre e vendere beni a un costo più basso ha finito per dominare il mercato dei beni di consumo. Nell’ambito di questo processo, i produttori hanno introdotto l’obsolescenza pianificata, ovvero la deliberata progettazione e produzione internazionale di beni di consumo che perdano la propria utilità in un periodo breve.  L’eccesso di capacità produttiva ha contribuito all’ascesa della pubblicità come mezzo per promuovere ulteriori consumi Secondo Marx il lavoro che svolgiamo per soddisfare i nostri bisogni materiali dovrebbe essere, a livello ideale, creativo e soddisfacente. L’ascesa del capitalismo industriale ha talmente distorto la nostra relazione con il lavoro da separarlo dai nostri bisogni elementari; anziché lavorare direttamente alla creazione di beni, gli operai lavorano per ottenere il denaro con cui successivamente acquistare i beni. Questo sistema crea una distanza tra ciò che facciamo (per denaro) e ciò che usiamo (come consumatori). Una conseguenza di questa distanza secondo Marx è l’alienazione, la separazione e l’isolamento dei lavoratori dovuti alla struttura della società capitalistica. Essa presenta diverse dimensioni:  I lavoratori vengono separati dalla loro condizione naturale di essere creativi e autonomi  I lavoratori vengono separati l’uno dall’altro  I lavoratori vengono separati da ciò che producono  I lavoratori vengono separati dal processo produttivo Quando non siamo più noi a creare i prodotti, la fonte dei beni di consumo appare oscura. Marx usava l’espressione feticismo delle merci per descrivere l’incapacità delle persone di riconoscere il lavoro che dà valore ai beni che utilizzano. 56 La natura della nostra identità riflette in gran parte la natura della nostra società. Peter Berger scrisse “le società tradizionali assegnano identità definite ai loro membri”. In queste società, l’identità è spesso fortemente radicata nella famiglia e nella comunità. L’avvento della modernità ha contribuito alla creazione di identità moderne parzialmente svincolate dall’influenza della famiglia e della comunità locale. L’era postmoderna in cui viviamo ci impone di decidere la nostra identità futura. Ciò che acquistate e dove lo acquistate assume importanza nell’affermazione della vostra identità. Il consumismo è un’enfasi sullo shopping e sul possesso di beni materiali come via di accesso alla felicità personale. La pubblicità è onnipresente nella società contemporanea ed è la fonte primaria di ricavi per la maggior parte dei media; essa fornisce ai consumatori delle informazioni su determinati prodotti e servizi, promuovendo non solo un prodotto specifico ma “uno stile di vita orientato al consumo”. Gli investitori pubblicitari devono far sentire le persone insoddisfatte di ciò che hanno e indurle a credere che un acquisto possa migliorare la loro condizione. Un problema dell’industria pubblicitaria è che in genere la gente non apprezza gli spot, di conseguenza, le agenzie sviluppano costantemente nuove soluzioni per vincere la resistenza del pubblico e per promuovere il consumo. Un modo per vincere la resistenza alle inserzioni pubblicitarie è piazzarle in luoghi pubblici. I telespettatori di oggi possono usare il telecomando per cambiare canale durante gli intervalli pubblicitari e possono saltare gli spot nei programmi registrati, di conseguenza, i pubblicitari negli ultimi anni stanno usando la tecnica del product placement, integrazione di un prodotto pubblicizzato nel contenuto dei media. I product placement sono presenti in quasi tutti i media commerciali. I sindacati hanno contestato queste pratiche, dicendo che obbligano gli attori a sponsorizzare gratis dei prodotti e gli sceneggiatori a scrivere copioni pubblicitari; essi affermano anche che il product placement è una pratica redditizia ma intrinsecatamene ingannevole. Pratiche sempre più diffuse sono le pubblicità occulte (inserimento di messaggi pubblicitari indiretti in situazioni di vita reale). Queste tecniche pubblicitarie, chiamate “marketing virale” sfruttano la buona fede delle persone, sono ingannevoli e inseriscono motivazioni commerciali nelle interazioni sociali quotidiane. Quando si considera l’impatto della cultura consumistica è necessario tenere ben presenti le disuguaglianze sociali ed economiche. La cultura consumistica si è sviluppata nelle più ricche società occidentali tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX e solo da poco si è estesa a paesi poveri, ormai integrati nell’economia globale. Grande parte del popolo non può partecipare alla cultura consumistica per l’esiguità delle risorse. Il conforto momentaneo offerto dal consumo si abbina all’accumulo di debiti consistenti, che innalza i livelli di stress: quindi consumare e lavorare per sostenere il consumo diventa un circolo vizioso. Fin dai tempi di Durkheim, i sociologi hanno capito che la soddisfazione esistenziale deriva dalla comprensione e dal rispetto di limiti e confini. 57  Devianza come malattia: in questa prospettiva gli individui devianti sono malati e soffrono di un disturbo psicologico o biologico. Questo processo viene definito medicalizzazione della devianza ovvero la designazione di un comportamento deviante come malattia che può essere curata da un medico specializzato. Comportamenti devianti identificato in precedenza come immorali sono stati riclassificati come problemi medici. Trattare un comportamento deviante come un disturbo può modificare lo stigma sociale associato a esso. Le persone con una devianza medicalizzata sono oggetto di pietà piuttosto che disprezzo. Esistono cinque stati chiave della medicalizzazione della devianza:  Primo stadio: un comportamento viene definito deviante  Secondo stadio: viene scoperta una concezione medica di questo comportamento  Terzo stadio: interessi organizzati incitano alla definizione medica del comportamento  Quarto stadio: chi avanza rivendicazioni mediche si appella ai funzionari governativi per legittimare la definizione medica della devianza  Quinto stadio: la definizione medica della devianza viene istituzionalizzata come parte del sistema di classificazione medico e legale La medicalizzazione può essere fermata, o anche invertita, con successo, mediante un processo che i sociologi definiscono demedicalizzazione  La devianza come scelta razionale: la devianza deriva da un processo decisionale razionale; le persone sono inclini a comportamenti devianti nei casi in cui la devianza ha ricompense significative a fronte di costi limitati  Devianza come inadeguate socializzazione: le persone impegnate in un comportamento deviante non sono riuscite a interiorizzare le norme sociale a causa dell’incapacità degli attori di base della socializzazione  Devianza come risultato delle interazioni sociali: Erwin Sutherland creò la teoria dell’associazione differenziale che suggerisce che la devianza è appresa attraverso l’interazione con altre persone coinvolte nel comportamento deviante. Quando il comportamento deviante diviene parte dell’identità collettiva di un gruppo, fra i suoi membri vengono a crearsi forti legami sociali.  Devianza come subcultura: la devianza a lungo termine richiede il sostegno sociale di una subcultura deviante, un gruppo di persone che pretende da tutti i propri membri l’impegno a sostenere particolari credenze o comportamenti anticonformisti.  Devianza come comportamento individuale: le devianze individuali sono le attività devianti che un individuo compie senza il sostegno sociale di altri partecipanti.  Devianza come disuguaglianza: le contraddizioni sottostanti l’ambiente sociale o economico possono spingere le persone ad avere comportamenti devianti. Robert K. Merton suggerì che la devianza derivi dal conflitto fra le norme e gli obiettivi che dominano la società americana. Questo approccio fu alla base della teoria della tensione, che mette in evidenza la tensione sperimentata da coloro che non hanno i mezzi per raggiungere obbiettivi culturalmente definiti e che sono quindi portati a seguire strade devianti nella loro ricerca del successo . La teoria di Merton spiega anche altre forme di comportamento; coloro che hanno accesso a mezzi 60 legittimi per raggiungere il successo ma respingono gli obbiettivi apprezzati nella propria cultura:  Ritualismo: eseguono formalmente i loro compiti ma senza più credere nel loro lavoro  Rinuncia: una persona non ha accesso ai mezzi e respinge gli obbiettivi, spesso finendo nell’isolamento sociale e nell’abbandono  Ribellione: chi si ribella spesso crea nuovi obiettivi e adotta nuovi mezzi per raggiungerli, comportandosi in tal modo da attore del cambiamento sociale Potere Il potere è un fattore cruciale per tutti quelli che vengono definiti come devianti. Il potere è significativo per quattro motivi fondamentali:  Il potere è legato alle nostre concezioni di base circa ciò che è normale e ciò che è deviante  Il potere determina se e come le autorità fanno rispettare le norme e puniscono la devianza  L’accesso al potere consente ad alcuni gruppi privilegiati di attuare forme ben precise di comportamento deviante, Edwin Sutherland definì crimini dei colletti bianchi i crimini commessi da persone di elevato status sociale nell’ambito del loro lavoro  Il potere permette a qualcuno di evitare l’etichetta di deviante o la punizione che ne deriva Controllo sociale Tutti siamo soggetti al controllo sociale, ovvero agli incentivi e alle punizioni che promuovono la conformità. Le influenze di dividono in interne ed esterne:  Influenze interne: interiorizzando le norme sociali di base attraverso la socializzazione, la società diviene parte di noi, forgia il nostro modo di vedere il mondo, di prendere decisioni e di valutare gli altri. Grazie a questo regolatore interno, spesso siamo noi stessi l’attore più importante del controllo sociale. A parare di Durkheim, l’interiorizzazione delle norme sociali è uno degli aspetti fondamentali per capire la società; questo perché credeva che la società fosse la sola forza in grado di limitare i desideri dell’uomo e controllarne le passioni, dandoci un senso di soddisfazione e pace. Al contrario Michel Foucault delineò a tinte fosche il nostro ruolo di attori nell’autocontrollo; secondo la sua prospettiva siamo costantemente sotto sorveglianza, ovvero sotto il monitoraggio da parte della autorità, che vigilano sui limiti di ciò che è normale. Noi osserviamo persino noi stessi. Tutti noi siamo rinchiusi nella prigione delle norme sociali e giudichiamo noi stessi e gli altri in base agli standard di normalità.  Influenze esterne: il processo di socializzazione implica una varietà di attori, tra cui gli attori del controllo sociale, ovvero le autorità e le istituzioni sociali che fanno rispettare norme e regole, tentano di prevenirne le violazioni e identificano e puniscono i trasgressori. La teoria del controllo istituzionale suggerisce che il nostro comportamento è regolato dalla forza del nostro attaccamento alle grandi istituzioni sociali, come la famiglia, la scuola e la religione. Anziché chiedersi perché infrangiamo le regole, i teorici del controllo si chiedono perché le seguiamo. Un forte sostenitore della teoria del controllo è Travis Hirschi. Una violazione delle 61 regole grave, oppure continuativa, comporta costi elevati per chi vi è coinvolto, ed è probabile che implichi un ricorso al sistema di giustizia penale. CAPITOLO 13 “Movimento sociale, movimenti collettivi e globalizzazione” Mutamento sociale Il mutamento sociale è la trasformazione dei modelli strutturali o culturali nel corso del tempo. Il mutamento è una caratteristica continua della vita sociale; gli individui devono costantemente riprodurre le strutture sociali e le norme culturali e le loro azioni possono modificare la società. Il suo ritmo vari; a volte è lento e difficile da percepire, altre volte sono frenetici. Per quanto continuo, il mutamento sociale, è sempre parziale e certi aspetti sono destinati a durare. Una caratteristica delle tradizioni e delle organizzazioni culturali è che sopravvivono agli individui, garantendo alla società stabilità e solidità. I mutamenti che si originano a livello macro-, meso- e microsociologico possono condizionare gli altri livelli. Spesso uno o più segmenti della società resiste al cambiamento, in altri casi, il mutamento sociale pone fine a stili di vita tradizionali. 62 legate alla globalizzazione. Anche i lavoratori dei paesi più ricchi hanno vissuto esperienze eterogenee perché pur avendo tratto vantaggio dalla disponibilità di prodotti più economici, molti hanno perso il lavoro a favore di cittadini di paesi poveri che percepiscono salari più bassi (capitolo 9, pag. 317). A causa delle azioni dei paesi più ricchi, i governi di quelli più deboli esercitano meno autorità sulla propria economia. Per partecipare all’economia globale tali paesi devono seguire le regole di base fissate dalle organizzazioni economiche internazionali e sollecitare investimenti da parte di grandi multinazionali. Questo è noto come neoliberismo, filosofia economica che favorisce i mercati, la liberalizzazione e la riduzione della spesa sociale da parte del governo. Alcune tendenze legate alla globalizzazione stanno cambiando. I governi occidentali hanno incrementato gli sforzi per limitare l’immigrazione, mentre il fondamentalismo religioso è tornato a rappresentare un’importante forza sociale. Il commercio globale, i flussi si capitale e gli investimenti stranieri sono diminuiti perché i paesi hanno tentato di proteggere le proprie industrie. La crisi economica ha indebolito l’economia globale e ridotto la globalizzazione economica. Miliardi di persone vivono in povertà e sono escluse dai processi di globalizzazione. Fattori locali inoltre, influenzano ancora pesantemente la vita politica, culturale e sociale delle nazioni. Unione Europea Un tipo particolare di processo d’integrazione sovranazionale è costituito dall’Unione Europea: unione economica e politica tra 28 paesi che coprono buona parte del continente europeo. Prima dell’UE c’era la Comunità Economica Europea (CEE), fatta nel 58 con l’obbiettivo aumentare la collaborazione economica tra 6 paesi: Belgio, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Lussemburgo. Nel 1993 fu sostituito dall’Unione Europea con i seguenti obbiettivi:  Promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi cittadini  Offrire libertà, sicurezza e giustizia, senza frontiere interne  Favorire lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente  Lottare contro l’esclusione sociale e la discriminazione  Promuovere il progresso scientifico e tecnologico  Rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri  Rispettare la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica  Istituire un’unione economica e monetaria con l’Euro come moneta unica I valori dell’Unione si concentrano su: dignità umana, libertà di movimento, uguaglianza, stato di diritto e diritti umani. Questi valori sono stati sanciti nel trattato di Lisbona e dalla Carta dei diritti fondamentali. L’UE ha messo in moto il processo di europeizzazione (processo istituzionalizzato di cambiamento continuo delle società nazionali condotto in nome dell’Europa). 65 La società europea è un modello dualista: una minoranza (post-materialisti) che vive per di più all’interno di una dimensione sociale transnazionale, e una maggioranza (i materialisti) legati ancora ai valori tipici della società industriali rimangono legati a una visione più nazionalistica. Una conseguenza dell’europeizzazione è la diffusione del cosmopolitismo, la costruzione di identità personali e collettive post-nazionali e di connesse strutture istituzionali complesse che vanno oltre sia la visione nazionalistica classica, sia il federalismo sovranazionale. Beck e Grande individuano 10 caratteristiche assunte dall’UE:  Un ordine diversificato della sovranità  Una struttura spaziale aperta e variabile  Una struttura sociale multinazionale  Un’integrazione che si basa su diritto, il consenso e la cooperazione  Uno sviluppo segnato dalla forza economica dell’economia e da ruolo della pacificazione interna  Un’integrazione istituzionale orizzontale e verticale  Una struttura di potere a rete caratterizzata da una forma non gerarchica  Una sovranità cosmopolita che potenzia all’esterno il potere delle Stato nazionale  Un’ambivalente innalzamento e superamento dei confini che vengono stabiliti di volta in volta  La presenza di una doppia possibilità insita nel progetto europeo, cosmopolitismo dispotico Nel 2007 ci fu un boom di antieuropeismo (comportamento volto a contrastare l’europeizzazione). Gli antieuropeismi credono alla mancanza di un’identità comune e dell’attivazione di una reale solidarietà sociale transnazionale. Movimenti sociali Il potere del movimento deriva dall’azione collettiva di migliaia di persone. Per avere successo, i movimenti devono elaborare un messaggio chiaro, disporre di organizzazioni efficienti ed essere perseveranti, poiché la maggior parte dei loro sforzi fallisce finché non si presentano le giuste opportunità. Nonostante le difficoltà i movimenti di successo possono contribuire a fare la storia. I movimenti sociali sono tentativi organizzati, continui e collettivi compiuti da individui relativamente privi di potere che si impegnano in azioni conflittuali ed extraistituzionali volte a promuovere oppure ostacolare il cambiamento. Si differenziano da altre forme di azione sociale e politica perché sono fenomeni organizzati e duraturi (non azioni isolate) e sono collettivi. I membri dei movimenti sociali utilizzano tattiche extraistituzionali ovvero misure diverse dai regolari e abituali processi politici perché non hanno accesso diretto ai consueti canali di potere. I movimenti sociali possono essere mobilitati sia per promuovere il cambiamento sia per ostacolarlo. Il tipo, il livello e il grado di cambiamento sono variabili:  Il tipo di cambiamento spazia da specifiche politiche governative a pratiche istituzionali, fino a norme culturali o comportamenti 66  Il livello di cambiamento in discussione varia dai problemi locali a quelli nazionali fino ai globali  Il grado di cambiamento può riguardare da riforme circoscritte fino a delle trasformazioni In molti casi i partecipanti dei movimenti sociali intraprendono anche azioni politiche convenzionali. Molti movimenti sociale godono di appoggi all’interno del sistema politico. Chi promuove il cambiamento attraverso un movimento sociale dispone di un potere limitato, mentre chi occupa una posizione di potere e trae vantaggio dalla struttura sociale di solito si oppone ai tentativi di cambiamento. Questo conflitto può essere modesto e breve oppure violento e duraturo. La gente comune ha più potere di quanto pensi perché per il funzionamento regolare dalla società è necessaria la sua tacita collaborazione. La minaccia che la disobbedienza possa distruggere una parte della società è una componente significativa del potere dei movimenti sociali. Tramite l’organizzazione, ovvero il coordinamento e la supervisione degli sforzi di numerosi individui verso una specifica causa, gli attivisti riuniscono il potere degli individui in una solida forza collettiva, mirata al cambiamento. Chi occupa posizioni di potere può opporsi in vari modi, ad esempio affidandosi alle norme e abitudini culturali, utilizzare sanzioni materiali o politiche per premiare o punire gli attivisti e può ricorrere al controllo fisico dei membri dei movimenti. Gli attivisti hanno notato che esistono due fonti essenziali di potere, il denaro e le persone. Le élite di potere comprendono pochi membri ma con molto denaro, i movimenti sociali organizzano molte persone invece ma con poco denaro. I movimenti sono formati da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch. Le organizzazioni devono operare in un ambito che include tre gruppi di persone:  I sostenitori aiutano un movimento e possono essere:  Attivisti: i dipendenti e i volontari direttamente coinvolti nella pianificazione e nella realizzazione degli obbiettivi  Simpatizzanti: persone in sintonia con gli scopi del movimento, che talvolta forniscono un aiuto ma con meno frequenza rispetto agli attivisti  Gli oppositori:  Gruppo target: gli individui e le organizzazioni sottoposti a pressione  Contromovimenti: movimenti sociali organizzati per contrastare le azioni  Gli spettatori non coinvolti: individui che hanno un interesse scarso o nullo per l’esito dello scontro e che spesso sanno poco o niente dell’oggetto del contendere. La risoluzione di ogni conflitto dipende dal loro coinvolgimento. Il repertorio di protesta è l’insieme dei mezzi utilizzati o a disposizione di un gruppo per avanzare rivendicazioni ed esprimere l’identità del movimento. Tilly dimostrò l’esistenza di diversi repertori nei vari periodi storici. Ogni repertorio identificabile è collegato a logiche di protesta diversa: 67
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