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Riassunto libro "Storia dell'idea di Europa" di Federico Chabod, Appunti di Storia Moderna

riassunto del libro di Federico Chabod Storia dell'idea di Europa

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 05/09/2022

chiararyan
chiararyan 🇮🇹

4.5

(19)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto libro "Storia dell'idea di Europa" di Federico Chabod e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1 Federico Chabod STORIA DELL’IDEA D’EUROPA CAPITOLO PRIMO Coscienza europea significa differenziazione dell’Europa da altri continenti o gruppi di nazioni; il concetto di Europa deve formarsi per contrapposizione, in quanto c’è qualcosa che non è Europa, attraverso un confronto con questa non Europa. “è come l’io degli ideologi che si accorge di se nell’urto col non io”. Ora la prima contrapposizione è opera del pensiero greco. Tra l’età delle guerre persiane e l’età id Alessandro Magno si forma il senso di un Europa opposta all’Asia, per costumi e organizzazioni politica; un Europa libera vs il dispotismo asiatico. Consto concetto di Europa è ancora limitata, come ambito geografico; si identifica ancora con la sola Grecia, si pensa al massimo ai popoli e alle regioni in rapporti costanti col mondo greco, permeati della civiltà greca e quindi all’Italia e alle coste mediterranee della Gallia e della Spagna. Erodoto vede già un Europa che giunse fino alle foci del Po e alle isole Ebridi ad occidente, fino alla Siberia a nord, concretamente il suo interesse politico si rinserra in un Europa assai più piccola, tra Egeo ed Adriatico. C’è tutta una parte che è già conglobata nell’Europa fisica ma non affatto dell’Europa morale. Precisazione geografica e precisazione culturale morale politica non combaciano ancora. La parte morale non abbraccia mai oltre la Grecia l’Italia la Gallia e Spagna. Il criterio fondamentale di contrapposizione alla tirannide asiatica e la libertà europea. A questa differenza fondamentale si aggiungono quelle dei costumi ma quella centrale è quella politica, che riappare anche nel testo ippocrateo, fra gli Europei che sono autonomi cioè si reggono secondo le leggi e sono padroni di se e gli asiatici che appaiono inferiori proprio perché non sono sui iuris. Gli europei sono migliori combattenti perché combattono per se e non un padrone. Il conflitto oriente-occidente si riaprirà bruscamente, in piena età romana, concretizzandosi nell’urto fra Augusto da una parte, Antonio e Cleopatra dall’altra. l’oriente apparirà nuovamente terra di turpe schiavitù. Certo è dunque che fra il V e il IV secolo sorge una coscienza europea. E se all’inizio essa sorge diremo come coscienza di difesa più tardi acquista anche carattere di offesa espansionistico. Fu poi con la cristianità medioevale , dove pure la contrapposizione fu di un cristiano e pagano, talora invece rimanendone ben distinta, alla più antica di Romano e barbaro. Questo è il concetto in cui s’inquadrano tutti i valori, spirituali e morali. Mondo civile contrapposto a mondo di barbarie; mondi cristiano in opposizione a mondo pagano. Europa nella terminologia dell’età di Carlo magno avviene sempre con riferimento geografico, ma il contenuto morale ideologico. Sono i romani in contrapposizione ai greci a Bisanzio. Cristianità occidentale = Europa. cristianità orientale = Bisanzio, sottoposto all’imperatore di Costantinopoli. Europa nel 1122 è sempre un piro concetto geografico. I fedeli i cristiani che abitano in Europa: il contenuto morale-ideologico è dato da fidelibus, e non da Europa. Barbaro non significa solamente forestiero, straniero, senza significato spregiativo, come sostiene il Dopsch e abbiamo invece spesso, se non sempre significativo spregiativo. Dunque, concetto di cristianistas, e non di Europa. È infatti tutto il pensiero politico medievale, come già si è detto, poggia sull’idea di cristianità dalla quale precisamente deriva le sue aspirazioni e tendenze unitarie, dell’unità del genere umano sotto un solo capo, nel temporale l’imperatore, nello spirituale il pontefice. Nella mente di Dante l’Europa è almeno verso oriente, assai più limitata di quello che noi siamo soliti raffigurarci, e sostanzialmente, è il gran blocco delle nazioni centro occidentali, che egli ha costantemente sott’occhio nelle sue meditazioni e preoccupazioni, il blocco nel cui centro sta l’Italia, escludendo però la penisola balcanica che però compresa da Dante Europa Geografica. La distinzione fra Germani e Romani vien dunque superata da quella fra Occidentali ed Orientali. Gli uni e gli altri, occidentali ed orientali, si presentano ormai con caratteristiche ben delineate in ogni campo; furbi, infidi, traditori, volpi per l’ingegno, Ulissi per lo spergiuro e la menzogna, adulatori gli orientali, leali, onesti franchi gli occidentali. A queste differenze se ne aggiungono che riguardano i costumi e la vita quotidiana. 2 Tutto è dunque diverso, fra Occidente e Oriente. Ma se in tale contrasto riappaiono taluni dei motivi già emersi nel V- IV secolo v’è una differenza fondamentale tra quel lontano periodo e il Medioevo; ed è che all0ra l’oriente voleva dire asia e l’occidente Grecia, ora l’occidente significa le regioni ad ovest dell’adriatico e il disprezzato oriente comprende la Grecia. Oriente ed Occidente: non per nulla il termine occidente è stato più volte assunto come equivalente d’Europa, soprattutto nella storiografia tedesca, la quale ha pure messo in voga un’altra e consimile espressione, anch’essa come equivalente di Europa, e cioè la comunità dei popoli romano germanici. Siffatta contrapposizione culmina nel campo religioso con lo scisma d’Oriente e la separazione definitiva della chiesa greca da quella romana, nel capo politico con le crociate e i progetti e le imprese di conquista di principi occidentali in Oriente. I Greci non appaiono nemmeno più veri cristiani, anzi, un che di mezzo tra cristiani e Saraceni; sono eretici poco meno pericolosi dei Turchi. Essi si contrappongono ai Latini e Franchi: che sono le due denominazioni complessive sotto cui vengono raggruppati gli uomini delle nazioni occidentali. Alla contrapposizione dei termini Franco o Latina contro Greco o Bizantino, corrispondono contrastanti caratteristiche morali, vale a dire, nei cronisti e scrittori dei secoli XII-XIII si completa il tipo occidentale in confronto all’orientale: e le fonti occidentali dipingono a foschi colori la dopppiezza e furberia, la perfida greca, lo spirito sottile e sofisticato dei Greci che hanno l’animo dei traditori tratteggiando invece la figura dell’occidente come quella del cavaliere coraggioso, leale e fedele alla sua parola, tutto onore e cortesia, mentre a loro volta i Greci parlano di avidità di dominio e di assenza di scrupoli degli occidentali, sulla cui ottusità mentale poi fioriscono ironici commenti. La diversità vien messa in rilievo anche fuori dal puro ambito psicologico: fisicamente, ecco l’apprezzamento della statura imponente dei Franchi. Insomma si deliano due mondi nettamente profondamente distinti, e tale è anche il giudizio dei terzi che osservano le beghe interne del mondo cristiano, vale a dire degli Arabi, i quali pure scoprono, al disotto del cristianesimo le differenze profonde tra Franchi e Greci. Questo senso di estraneità dell’Oriente europeo cresce, naturalmente, dopo la conquista turca dei Balcani e di Costantinopoli. La Russia (Scizia) è, evidentemente, non Europa; Europa invece sono diventate Germania e Ungheria, non solo materialmente, si anche moralmente culturalmente. Escono i Greci e vi entrano altri popoli. Il senso dell’unità culturale, oltre che religiosa europea, si va man mano rafforzando lo si avverte in Erasmo da Rotterdam. L’Europa dei letterati, degli uomoni uniti nel culto della intelligenza, dei dotti, che apportano luce di civiltà là dove altrimenti no sarebbe se non barbarie: è un elemento d’importanza fondamentale per la storia del concetto di Europa. Inizialmente gli umanisti italiani sono nazionalisti come il Petrarca che battezzava barbari tutti i non italiani. Solo che le cose mutano: inizialmente ristretto all’Italia, L’umanesimo diviene poi fenomeno europeo. Alla fine del 400 e dall’inizio del 500 accanto agli umanisti italiani ci sono gli umanisti europei che spesso sono anche essi animati da orgoglio nazionalistico. Occorre pure avvertire che cultura è ancora, strettamente connessa con religione; che cioè l’Europeo è ancora il cristiano che la parola suprema rimane sempre christianitas respublica chirstiana. Il fatto religioso, la credenza nella fede di Cristo e il bisogno di credere sono invece la base stessa della comunità. Cultura si m innestata nella religione. Erasmo è a questo proposito, l’esmepio tipico. La cultura è per cosi dire cresciuta di statura quasi portandosi all’altezza della fede, ma quest’ultima resta pur sempre la primogenita per dirla con parole dantesche. CAPITOLO SECODNO La prima formulazione dell’Europa come di una comunità che ha caratteri specifici anche fuori dell’ambito geografico e caratteri puramente “terreni” “laici” non religiosi è del Machiavelli. In che cosa costituisce la diversità? Essa non è soltanto fisica, ma ben più di istituzioni e di modo di essere e quindi di storia. La differenza fra vita politica degli altri continenti è pur sempre radicale. La crisianitas il Machiavelli l’ha completamente dimenticata. L’Europa dunque ha una sua personalità, una individualità basata su un proprio caratteristico modo di organizzazione politica. Dunque non si tratta di una diversità momentanea, bensì di una vera e propria diversità costituzionale. Asia ed occidente europeo offrono due tipi diversi di organizzazione politica. Il governo repubblicano da adito alla feconda gara dei partiti e anche il governo 5 della società primitiva e lo contrappone al mondo che è ora en lumiere, contrappone precisamente Nuovo Mondo ed Europa. Ma è civile soltanto l’Europa ? in certi momenti lo stesso Nuovo Mondo pare essere in parte civile. Però nel complesso e nonostante simili riconoscimenti parziali, il quadro che viene tracciato del Nuovo Mondo è pur sempre quello di una società primitiva venuta bruscamente a contrasto con una società assai pi evoluta e civile, quella europea; e le altre invocazioni del Las Casas e del Montaigne a favor degli Indiani, sono appunto a favore di povere gente innocente ingenua tradita massacrata da più esperti subdoli e potenti invasori. Dunque nel complesso, il Nuovo Mondo passa alla tradizione sotto il segno del primitivismo. Ma oltre all’Europa non c’è solo l’America. E il vecchio continente africano? E quello asiatico? Ora nei riguardi della Cina gli scrittori si esprimono come potrebbero esprimersi nei riguardi di un grande stato europeo. Nessuno si sogna di dire che la Cina è terra dei primitivi. Per il Botero è un regni di cui non è mai esistito uno più grande ne più popolato ne più ricco e dovizioso d’ogni bene, un regno come non ve ne un altro antico e moderno meglio regolato. Prima di lui Guicciardini aveva esclamato quella grande ricca et ben politiata provincia della Cina. A sua volta M. “nella Cina la cui organizzazione e le cui arti senza avere relazioni ne conoscenza delle nostre sorpassano i nostri esempi in parecchi parti di eccellenza e la cui storia mi insegna quanto il mondo è più ampio e vario, di quello degli antichi e non ci figuriamo”. Quindi c’è almeno un altro paese pienamente civile, la Cina. Ora la civiltà europea in che cosa differisce da quella cinese? Ora questa risposta non ci viene data ancora nel 500. L’esaltazione ed ammirazione per la Cina è ancora generica. Il 500 ha distinto nettamente fra la civiltà e la primitività: fra il 600 ed il 700 gli scrittori distingueranno ulteriormente, nel senso della stessa civiltà, separando una civiltà da un’altra civiltà, e dando cosi maggior precisione di contorni dal volto dell’Europa. CAPITOLO QUARTO Fra 600 e 700 la Cina continua a tenere il posto d’onore fra i paesi stranieri , la nazione dove dominano i filosofi. Ma adesso appare anche l’Egitto che è stato l’iniziatore dell’umana civiltà e che trova ora i suoi esaltatori. Accanto all’Egitto l’Arabia e più precisamente gli arabi e Maometto. Se il 500 ha potuto essere polemico antieuropeo dal punto di vista politico, se cioè ha potuto deplorare la pazzia europea ( guerra ecc.) non è certo dal punto di vista religioso. scrittori cattolici hanno anzi concordemente trovato che gli indigeni erano adatti per ricevere la parola del vero Dio. Ora invece alla polemica antieuropea per le questioni politiche s’aggiunge anche la polemica religiosa, vale a dire si combatte la religione cristiana. La stessa ammirazione per la Cina si converte e questo è nuovo nei confronti dell’atteggiamento tradizionale. Tra la fine del 600 e inizio 700 ecco fiorire anche una letteratura di pseudo viaggi in genere raccolta di lettere, che si fingono scritte da un Turco, un Persiano, insomma un non Europeo che in viaggio per l’Europa, informa i suoi amici di laggiù dei costumi, istituzioni dell’Europa. S’intende che in tal modo lo pseudo Turco, Persiano ha modo di criticare apertamente quello che gli sembra difettoso. È soprattutto qui, in questa letteratura, che anche il concetto di Europa si precisa definitivamente. La fortuna della letteratura dei viaggi immaginari, fu anche accresciuta dal fatto che quasi all’inizio potè annoverare un capolavoro e furono le Lettres persanes del Montesquieu. Egli immagina che un persiano di alto lignaggio decide di allontanarsi dal paese e di fare un lungo viaggio in Occidente. Dal punto di vista politico riappare, anche qui, la distinzione del Machiavelli: Eu = molti stati, ciascuno di potere non illimitato all’interno e spesso a forma repubblicana; Asia = pochi Stati e un potere illimitato del sovrano sui sudditi e niente repubbliche. Ma oltre alla monarchia vi sono repubbliche in EU: ed è questa una delle cose che attira maggiormente la curiosità perché “la maggior parte degli Asiatici non hanno nemmeno l’idea di questa dorma di governo, e l’immaginazione non li ha aiutati a comprendere che sulla terra vi possa essere altra cosa che il dispotismo”. Le repubbliche nacquero in Grecia: ad esse fu dovuto il fiorire della civiltà che fece della Grecia la sola nazione polie civile in mezzo ai barbari. Dalla Grecia l’amore del governo repubblicano, cioè l’amore della libertà, si diffuse, con i coloni greci, in Italia in Spagna in Gallia. Anche per quel che riguarda l’amministrazione della giustizia, questo fundamentum regni, profonda differenza tra Oriente e Occidente: 6 in EU, governo spesso dolce e pene miti, e sempre graduate all’entità del delitto; in Asia governo dispotico e pene terribili esagerate senza che ciò sia vantaggioso alla causa della giustizia. Sin qui la distinzione è a favore dell’EU; già emerge il motivo della Libertà. Libertà o almeno potere meno illimitato del sovrano di quanto non si usi in asia. Ma proprio perché queste sono le grandi aspirazioni del Montesquieu proprio per questo ecco allato dei punti a vantaggio dell’Europa i punti a sfavore. Il lato negativo è la ripugnanza per le continue guerre: la repulsioni per i metodi della conquista brutale. Il diritto pubblico, scrive USbek è più conosciuto in Europa che in Asia; tuttavia si può dire che le passioni dei principi, la pazienza dei popoli, l’adulazione degli scrittori ne hanno corrotti tutti i principi. A trar le somme quindi si deve concludere questo: netta superiorità europea per quanto è dei principi informatori degli istituti fondamentali della vita politica, soprattutto perché l’EU vuol dire libertà e l’Oriente vuol dire dispotismo. Ma il modo con cui o governatori europei cercano di applicare, soprattutto nelle relazioni internazionali, le massime delle esecrabile “ragion di Stato” è causa di gravi mali all’Europa: difetto, insomma, di applicazione dovuto alla corruttela degli uomini. Se dal problema politico, si passa al capitolo “via e costumi” la diversità dell’EU di fronte all’Asia appare non meno forte. Ed è naturalmente il capitolo dove più abbonando le piccole frecciare polemiche, il piccante e l’aneddotico. Gran sensazione per la libertà di cui godono le donne: e su questo tema, Montesquieu svilupperà poi molteplici variazioni, parecchio battendo sulla diversità fra EU e Asiatici nel modo di comportarsi di fronte al sesso gentile. Caratteristicamente europeo non è solo lo spirito della società, bensì un'altra qualità che potremmo definire dinamismo e che il Montesquieu chiama passione per il lavoro passione di arricchirsi. Forzando un poco le note, si potrebbe dire che in M. avete già il preannunzio della società capitalistica moderna. M. nel deplorare il cattivo uso soprattutto a fine di conquista e di dominio brutale di alcune invenzioni e per contrapposto nell’esaltazione in linea di principio, i benefici grandi effetti dei progressi dello spirito umano, accade qui quel che già abbiamo segnalato dal punto di vista politico: eccellenza europea in fatto id principi ma del cattivo uso delle ambizioni politiche degli uomini, al desiderio di potenza e di dominio. La scienza diviene una nuova e grande caratteristica europea. Dal 600 in poi, dall’età di Galileo e Newton, procedimento inverso: sbalorditi per i progressi meravigliosi delle scienze fisiche e naturali, colpiti dalla grandiosità dei risultati a cui si è pervenuti grazie all’applicazione del nuovo metodo, del metodo sperimentale, e rifiutando la vecchia logica formale aristotelico-scolastica, gli uomini riguardano sempre più come miracolo vero e maggiore della mente umana la scienza della natura. Questo è il terzi grande aspetto delle Lettere persiane. La civiltà europea è in larga parte dominata dalla religione cattolica, dalla chiesa, dal papato e dal clero: questa p una costatazione di fatto, che M. non si songa certo di negare anzi accentua i problemi per fini polemici. Se l’Europa – che politicamente, culturalmente vale di più degli altri – ha una pecca, questa è dovuta proprio al clero, al papismo, al fanatismo religioso, allo spirito teologico che impaccia la scienza, e contraddice alla filosofia. 1748 senso storico: nell’opera maggiore di M. Esprit des lois del 1748 il quadro dell’EU acquista ancor maggior rilievo, forza, profondità; soprattutto (e forse il carattere saliente più nuovo) si permea assai più di senso storico. Il punto di partenza nella storia è questo: crollo totale della civiltà antica fra il IV ed il V secolo d.C. la nuova civiltà si fonda, dunque, sulle istituzioni dei nuovi venuti, i Germani, le quali sono basate sulla libertà. I Germani sono nos peres e la libertà nacque nei boschi, fra le fiere tribù dei Germani, insofferenti di alcun potere dispotico. Infatti, nemmeno gli antichi conoscevano quella forma di governo che è tipica dell’Europa: la monarchia temperata, moderata o come in ING e com’è l’ideale del M. la monarchia costituzionale, dove i tre poteri sono separati e proprio con ciò, garantiscono la libertà politica. Di qui l’elogio del governo gotico, cioè medioevale che era un buon governo che aveva in se la capacità di divenire migliore; e in nessun punto della terra vi fu un governo cosi ben temperato come quello gotico. M. è l’esponente massimo di un modo generale di pensare cioè l’esaltazione della libertà germanica. ma come mai emerge questo motivo? Anche in questo, il trapasso dalle Lettere Persiane all’Esprit des lois s’inserisce 7 nella storia della cultura francese tra la Reggenza ed il primo periodo del regno di Luigi XV. Il problema dell’origine della monarchia francese, del diritto pubblico francese, era stato infatti sollevato dal conte di Boulainvilliers in cui scritti in materia erano apparsi, postumi, sei anni dopo la pubblicazione delle lettere persiane del 1727. Lo stato francese era quindi uno stato dei liberi basato sulle assemblee nazioni e sui diritti di ognuno. La storia successiva era stata però la lotta continua condotta dalla monarchia, con l’aiuto dei giuristi e del clero, per instaurare il proprio potere assoluto sulle rovine dell’antica libertà: e questo era avvenuto, e la tirannide aveva trionfato nella terra dei liberi Franchi. Du Bos era stato il caposcuola della corrente diremo “romanistica”: anticipando di un secolo e mezzo quasi su Fustel de Coulanfes, egli negò infatti la conquista violenta ad opera dei Germani e la distruzione totale del mondo romano, sostenendo invece che anche i Germani avevano accettato idee, istituzioni ecc. romane. Su queste basi Du Bos negò la libertà originaria del regno franci: i re germanici sono non elettivi, come voleva Boulainvillers, bensì per diritto di eredità; i loro poteri, uguali a quelli degli imperatori romani. Era in gioco un problema politico in un momento in cui la reazione contro l’assolutismo monarchico di Luigi XIV. Tale l’ambiente attorno a M. che vede nel gotico un buon governo, e quindi guarda nel medioevo non con l’acre polemismo di un Voltaire, ma con simpatia, conduce anche ad un importante mutamento di atteggiamento nei riguardi della religione. Nell’ Esprit des Lois il cristianesimo appare la religione che meglio s’accorda con il governo temperato, mentre a religione mussulmana e i riti cinesi si accordano col dispotismo. È il cristianesimo che ha impedito al dispotismo. Più consono alla monarchia il cattolicesimo, più consono alla repubblica il protestantesimo ma, insomma, entrambi ontani dall’arbitro del dispotismo. E già si coglie una sostanziale differenza tra il M. e il Voltaire. Il primo muove da un interesse politico; anti assolutista preso da ammirazione per l’antica libertà germanica, si volge ad un certo punto con simpatia verso quel medioevo, che era stato si epoca di superstizione di fanatismo religioso, ma era stato anche il periodo in cui quella libertà aveva prosperato. Il secondo muove da interessi essenzialmente culturali: e perciò, già avverso a quel Medioevo che pur lui rappresenta la decadenza, anzi la morte di tutte le arti belle, il deserto nella storia della cultura e della intelligenza, da questo suo continuo anticristianesimo. M. finisce con il parlare dei riti cinesi come religione da dispotismo; Voltaire esalta sempre la saggezza di Confucio, posta più in alto della superstizione e del fanatismo europeo. Cosi fra molteplicità di Stati e libertà, caratteristiche dell’Europa, si stabilisce una strettissima correlazione, nel senso che la repubblica, cioè lo Stato che rappresenta il più alto ideale di libertà e di virtù civica, non può essere che di piccola estensione: e anche la monarchia temperata non può andare oltre una certa estensione: appena si hanno in grandi imperi, si ha pure un dispotismo: “un grande impero presuppone un’autorità dispotica in colui che governava” ecco perché l’Asia è la terra degli immensi imperi, e ad un tempo, e del dispotismo; l’Europa, la terra dei molti stati e della libertà. Per M. gli stati dispotici ignorarono gli scambi internazionali, vivendo chiusi in se. Le nazioni libere cioè europee, devono invece la loro prosperità proprio alla grande attività industriale e commerciale. Per M “ la storia non offre nulla che possa essere paragonato al grado di potenza a cui l’EU è pervenuta”. E perciò “si deve rendere omaggio ai nostri tempi moderni, alla ragione presente, alla religione di oggi, alla nostra filosofia, ai nostri costumi.” Progresso europeo contro immobilità asiatica: la fede del secolo nel progresso rafforza il senso europeo. Diverso assai è la figura di Voltaire. Ma anche in lui ecco un altro esaltatore, nonostante tutto, dell’Europa, ecco un altro dei massimi forgiatori della conoscenza europea. Per V. gli indiani del Gange sono forse gli uomini più da antica data. All’inizio dobbiamo tante invenzioni come gli scacchi, nell’india i Greci si recavano per cercarvi la scienza, e sono i più miti tra gli uomini. Ed è vero che anche il cristianesimo è nemico del sangue: ma i cristiani non hanno mai osservato la loro religione. Di questa nazione civile che era già civile quando noi eravamo ancora dei selvaggi? Questo popolo, di così antica civiltà dunque, è ammirevole soprattutto per la sua morale e le sue leggi. Il loro Confucio non immaginò ne nuove opinioni, ne nuovi riti, non fece l’ispirato ne il profeta. Giustizia, moralità, riverenza verso il cielo e verso il capo della famiglia, sono i solidi fondamenti morali della Cina. Però in Cina più che altrove si è considerato il bene pubblico come il primo dei doveri. E se in Cina esistono, come altrove, i vizi, essi sono certamente repressi 10 conciliare nazione ed Europa: le due idee sarebbero rimaste ciascuna chiusa in se e contrapposta all’altra. a conciliazione doveva avvenire per tutt’altra via, ed a opera soprattutto di Mazzini, che esalta tanto la nazione, la patria, pone tuttavia la nazione in connessione strettissima con l’umanità. Ora l’umanità è ancora Europa: il pensiero di Mazzini è sempre rivolto all’Europa giovane, all’Europa dei popoli che sta per trionfare, succedendo alla vecchia e morente Europa dei principi, ma alla giovane Italia segue la Giovane Europa. Ogni popolo ha avuto da dio una sua missione; l’insieme di tutte quelle missioni compiute in bella e santa armonia pel bene comune, rappresenterà un giorno a patria di tutti, la Patria delle Patrie, l’Umanità. L’idea di missione è dunque il mezzo per accordare sviluppo delle singole individualità nazionali e aspirazioni ad una più ampia comunità civile. Il 700 aveva delineato la fisionomia morale dell’Europa: ma era una fisionomia immobile, nel senso che si precisavano quali fossero i suoi lineamenti attuali, senza troppo preoccuparsi di chiedersi come essi si fossero costituiti attraverso i secoli. Ora non solo si vedrà la civiltà europea formata grazie all’apporto di molte nazioni ma si cercherà di indagare nel passato per capire come e quando questi apporti sono stati dati. La coscienza europea della prima metà dell’800 che accoglie quasi tutti i motivi illuministici li arricchisce e li trasforma in considerazioni storiche. CAPITOLO SESTO Guizot vuol fare la storia della civiltà europea, perché è evidente che esiste una civiltà europea. L’Europa è unità civile, l’800 accetta in pieno l’affermazione del secolo che lo ha preceduto. Ma questa civiltà non può essere cercata e la sua storia non si riassume nella storia di uno solo degli Stati europei, essa non si è sviluppata tutta intera in nessun paese singolo, bisogna cercare gli elementi della sua storia in Francia, Inghilterra, Germania. E qui cogliete quel che di nuovo apporta il Romanticismo nella coscienza europea. Nel 700 il dato storico non trova sviluppo, rimane un rapido accenno, perché quel che interessa è, allora, precisamente non lo sviluppo storico, bensì semplicemente il punti di arrivo. Ora invece si chiede come ci sia giunti. Se il punto di arrivo è infatti unitario, e tende un po' a fare scomparire le diversità nazionali ne complesso comune, lo svolgimento storico che a tale punto di arrivo ha condotto è invece un’esaltazione della verità nell’ultima. La civiltà europea può esistere in quanto sono esistite ed esistono molte civiltà nazionali. Guizot paragonando la civiltà dell’Europa moderna con le civiltà che l’hanno preceduta, sia in Asia, sia altrove, comprendendovi perfino la civiltà greco-romana, è impossibile egli afferma di non essere colpiti dall’uniformità che regna in quelle altre civiltà. Esse sembrano emanate da un solo fatto, da una sola idea. Deriva da ciò la notevole semplicità delle civiltà antiche, la rapida decadenza di pesi come la Grecia che pur avevano avuto un meraviglioso sviluppo, ma in cui il principio creatore della civiltà, una volta esauritosi, non è stato sostituito da nessun alto; oppure, come nell’Egitto e nell’India. Completamente diverso il carattere della civiltà dell’Europa moderna cioè l’Europa della fine del mondo romano. La civiltà europea è varia, anche tempestosa. Queste forze diverse sono fra loro in uno stato di lotta continua, senza che nessuna riesca a soffocare le altre. L’Europa moderna offre esempi di tutti i sistemi. Perciò civiltà incomparabilmente più ricca di tutte le altre; civiltà che dura da quindici secolo e che è tuttavia in continuo progresso. da condurre ad alcune conseguenze che ci portano oltre il modo di vedere degli europeisti che ci portano oltre il modo di vedere degli europeisti del 700. Identica è l’esaltazione della gloria dell’Europa; identico, l’esaltare la libertà europea contro la tirannia, fanno non europeo; identico, ancora il sottolineare l’immobilità delle civiltà non europee. Ma il fatto caratteristico nel Guizot è anche la Grecia e Roma antiche sono accomunate, sotto questo punto di vista, ai paesi dell’Oriente. La separazione non è più soltanto tra Asia, antica e moderna, ed Europa moderna. Il concetto di missione infatti, di cui abbiamo già parlato, e che ne Mazzini è soprattutto dovere di una nazione verso l’umanità, si tramuta felicemente in quello di primato, dove si accentua il diritto di una nazione a guidare le altre: ed anche qui è caratteristico che le maggiori nazioni europee rivendichino. Non è il caso di sottolineare qui come un siffatto concetto di primato recasse in se germi pericolosi per l’avvenire: esso poteva diventare infatti, come divenne un eccitamento allo smodato orgoglio nazionale. 11 Ci basti ora osservare che nel Guizot non si giunge ancora a una simile ipertrofia del primato nazional. Le fondamenta del primato francese cosi già poste, vengono ancora consolidate nella successiva Historie de la civillisation en France. Perché qui infatti la socievolezza e la simpatia, o per dirla con termini odierni la capacità propagandistica della Francia non sono più le sole ragioni del primato francese: vi sono cause più generali e profonde, che l’opinione pubblica europea ha istintivamente riconosciute, e tali cause sono strettamente collegate con la natura stessa della civiltà. Per Guizot, la civiltà eonsiste infatti essenzialmente in due motivi: lo sviluppo delle condizione sociale e lo sviluppo della condizione intellettuale. Ora perché la civiltà sia piena, occorre che questi due fatti si verifichino simultaneamente. La civiltà francese è la più completa. La civiltà inglese infatti ha avuto di mira particolarmente lo sviluppo sociale; il suo principio ispiratore, e la sua forza, ma nello stesso tempo il suo limite è l’utilità, l’applicazione pratica. Quanto all’Italia, la sua civiltà non è stata ne essenzialmente pratica, né quasi esclusivamente speculativa. Quanto alla Spagna, essa è stata una società immobile, nella cui storia non mancano certo né grandi ingegni né grandi fatti, ma sono isolati, buttati qua e la senza continuità. La Spagna poco ha ricevuto e poco ha dato all’Europa: la sua civiltà ha scarsa importanza nella storia europea. In Francia invece lo sviluppo intellettuale e lo sviluppo sociale hanno sempre cominciato se non proprio di pari passo, almeno a brevissima distanza l’uno dall’altro. Quanto all’Italia, il giudizio del Guizot sulla mancanza di fede nella verità che la caratterizzerebbe, rientra nel più generale giudizio che impuntava agli Italiani precisamente la fiacchezza del senso morale, la scarsa fede che vuol dire anche lo scarso spirito di sacrificio. Ed è giudizio che troviamo non soltanto espresso da stranieri ma da Italiani, e tra i maggiori. La differenza del 700 sta qui: per il Montesquieu, la tirannide nel sui significato classico, di dominio violento o illegale di uno solo è causa della immobilità della società; per il Guizot, la tirannide nel suo significato nuovo di dominio esclusivo di una qualsiasi gruppo o tendenza, anche se si chiama democrazia è effetto di quel prevalere assoluto. Altra novità introdotta dal Guizot è l’appello al principio di legittimità politica. Terza è il congiungimento operato da Guizot della libertà politica e della libertà religiosa.
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