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L'Europa del Rinascimento: Espansione Imperiale Spagnola e Ottomana, Sintesi del corso di Storia Moderna

La differenza nelle strategie di esplorazione tra la Spagna e il Portogallo durante il Rinascimento europeo. La Spagna, guidata da Colombo, voleva sfruttare la sfericità della Terra, mentre il Portogallo puntava a circumnavigare l'Africa e risalire l'oceano Indiano. La conquista portoghese di Costantinopoli segna solo il passaggio tra due fasi, con la seconda fase terminando solo con la battaglia di Lepanto nel 1571. Il testo inoltre discute dell'ascesa di Carlo V, il figlio di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, e il suo tentativo di riconciliare i fronti opposti in Europa, nonché le guerre che seguirono. Inoltre, viene descritta la crescente instabilità in Europa e la forte espansione dell'impero ottomano sotto Selim I.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 24/06/2022

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Scarica L'Europa del Rinascimento: Espansione Imperiale Spagnola e Ottomana e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA La scoperta dell’America Una volta sbarcato, Cristoforo Colombo immagina di essere giunto in Asia. Ha raggiunto invece un'isola ribattezzata da lui San Salvador, nelle attuali Bahamas. Giunge in successione una serie di terre e comincia ad insediarsi. La convinzione di essere giunto in Asia non lo abbandonerà per tutte e quattro le successive spedizioni dal 1492 al 1504. L'oriente era da secoli identificato come luogo di infinite ricchezze. Colombo convinto ormai della sfericità della terra progetta di poter raggiungere l'Oriente andando verso Occidente, tracciando così una nuova rotta. Spagna e Portogallo che sono i paesi più lontani dall'area orientale incrementano i progetti di esplorazioni geografiche, proiettati a raggiungere i mercati asiatici. Quindi si crea una sorta di rivalità tra le due potenze, interviene addirittura Papa Alessandro 6 Borgia riconoscendo ai sovrani spagnoli il diritto di possesso delle terre scoperte, vincolandoli però al compito di evangelizzazione delle conquiste oltre l'atlantico. Le due potenze avevano affrontato le esplorazioni con strategie differenti- la Spagna con l'impresa di Colombo voleva sfruttare la sfericità della terra; il Portogallo puntava a circumnavigare l'Africa e a risalire l’oceano Indiano. Nel 1487 Bartolomeo Diaz (portoghese) riuscì a superare il Capo di buona speranza e gli altri navigatori incoraggiati dal suo successo cominciarono a compiere il suo stesso percorso. Nel 98 Vasco da Gama raggiunge la città di Calicut in India, Cabral invece nel 1500 conquisterà il Brasile. Nello stesso anno il fiorentino Amerigo Vespucci viene incaricato dalla corona del Portogallo di esplorare le nuove terre, quelle che Colombo considerava ancora asiatiche. Spingendosi verso sud, esplora tutta l'America Latina; è ormai certo che la terra non è un'isola, ma un continente: L'America. Da questo momento tutto cambia, perché la scoperta della sfericità del pianeta e l'impresa di Colombo, pur nella loro novità, non avevano intaccato la convinzione che il mondo fosse già quello noto agli antichi, diviso in tre parti o continenti. L’esistenza di una quarta parte poneva problemi totalmente nuovi. Nel 1500 Spagna e Portogallo hanno cominciato a costruire loro imperi, i primi coloniali dell'età moderna. I due italiani Caboto furono inviati dall'Inghilterra alla scoperta dell'America settentrionale; per lo sviluppo di questa prospettiva occorre attendere la fine del 16 secolo, mentre l'intero 500’ è caratterizzato dalla costruzione dell'impero spagnolo dell'America centrale e meridionale. I vari esploratori cominciano ad approdare sulle isole e sulle terre conquistandole: i famosi conquistadores, uomini che progettano avventure, conquiste, con desideri di conoscenza e di ricchezze, ma anche di ascesa sociale. La maggior parte di loro non faceva parte dell'aristocrazia spagnola, essi si vedono come attori di una nuova crociata. La facilità con cui questi uomini hanno potuto conseguire i propri risultati è dovuta sia all'ignoranza delle popolazioni dell’America centrale in merito alle armi da fuoco e poi i conquistadores utilizzarono a loro favore i contrasti già presenti tra le popolazioni del luogo. Tutte quelle popolazioni avevano costruito le proprie forme di esistenza pubblica e privata, le proprie strutture sociali e politiche, le proprie credenze. Ad esempio, l'area in cui si muove il conquistador è l’interno del Messico, popolata dagli aztechi. Le loro città divise in distretti amministrativi da funzionari governativi, il commercio attuato nella forma del baratto, erano un popolo di origine guerriera, in una condizione precaria a causa dell'ostilità delle popolazioni confinanti. Gli spagnoli entrati nella capitale si accorsero delle ricchezze dell'impero e a seguito della morte del sovrano le divisioni che si aprirono permisero agli spagnoli di diventare padroni dell'intero impero. Nel 22 Carlo 5 nomina ufficialmente Cortes governatore della “Nuova Spagna”. Riguardo al governo degli Incas che abitavano l’ambiente fisico aspro come quello andino, la preoccupazione principale era la coltivazione e le terre coltivabili, queste venivano divise in tre parti: una per lo stato, una per il culto religioso, la terza ripartita tra i contadini. L’impero Inca come quello atzeco si era venuto costruendo come una struttura fortemente centrata al suo vertice, dove dominava la vecchia nobiltà guerriera. Alla morte del re si scatenò una violenta guerra civile tra i due figli e fu in questa difficile situazione che prese avvio l'avventura del conquistador Pizzarro. Già dalla prima metà del 500’ la Spagna aveva conquistato buona parte dell’America centrale e meridionale; nel 56 la conquista viene ufficialmente conclusa. La struttura dell'impero coloniale appare una derivazione del modello utilizzato nella madrepatria; al vertice due vice regni; quello della nuova Spagna (Messico territori vicini) e del Perù, mentre quello della nuova Granada (Colombia Ecuador e Venezuela) fu istituito solo nel 1717. Il controllo del territorio procede attraverso la costruzione di nuovi centri abitati o nella valorizzazione di centri preesistenti. La corona spagnola era direttamente interessata ad uno sfruttamento intensivo delle ricchezze di cui disponevano le terre conquistate, senza troppo interrogarsi sulla modalità più o meno giuridicamente corrette con le quali erano state ottenute. Le conseguenze di questo incontro con l'altro non potevano che essere vaste e devastanti; la sola presenza fisica degli uomini provenienti dal vecchio mondo, il contatto con essi provoca un trauma biologico dovuto all'introduzione di malattie anche relativamente innocue, che per gli indigeni, che non erano immunizzati, risultano fatali. Accanto epidemie, la violenza dei conquistadores, lo sfruttamento intensivo spietato della forza lavoro. L'Europa si riempie di nuove specie alimentari, così come gli indigeni acquisiscono tante novità dai conquistatori. La conquista non produce un riconoscimento reciproco, ma esattamente il contrario: la negazione da parte del vincitore di un'eguale condizione umana del vinto, le brutalità e le violenze che si accompagnano a questo risultato ne sono la prova. L’Europa del Rinascimento Il Rinascimento nasce in Italia e si afferma nel corso del secolo 16 in tutta l'Europa. Nasce dalla consapevolezza che la straordinarietà dell'antichità classica, essenzialmente greca e romana, potesse essere ora non solo conservata, non solo imitata, ma addirittura riprodotta dai contemporanei in una condizione di tendenziale parità ed è evidente che questo confronto trovasse il suo centro in Italia, laddove il mondo classico aveva le sue radici. A differenza del resto d’Europa, il Rinascimento come fenomeno culturale non si accompagna ad un Rinascimento politico in Italia, mentre in Europa nascono i grandi stati moderni. L'Italia sprofonda in quell'epoca nella propria frammentazione ed entra nel lungo periodo delle dominazioni straniere. Sul piano linguistico e letterario il modello italiano accompagna un definitivo distacco della lingua Latina e la costruzione delle prime letterature nazionali, fenomeni che nella penisola si erano prodotti almeno da un paio di secoli; le maggiori lingue europee (lo spagnolo l'inglese il francese il tedesco) si fissano nelle loro strutture fondamentali lessicali, sintattiche. Anche il pensiero politico del Rinascimento nasce in Italia attraverso le riflessioni del fiorentino Niccolò Machiavelli e della sua opera “il principe” all'origine della nuova filosofia politica. In Germania abbiamo avuto Gutenberg con l'invenzione della stampa, uno dei più preziosi strumenti di diffusione del sapere. In questa nuova Europa si affermano i primi stati moderni; la caratteristica che li rende simili è il superamento delle strutture politiche dell'età medievale e il principio dell'unicità della sovranità territoriale. Il primo passo che compie lo stato moderno è quello della legittimità dinastica; il sovrano smette di essere considerato come primo tra pari, quindi non più legato alle aristocrazie feudali, con un titolo ereditario. Un altro passo è la creazione di organi nei quali è presente il vecchio mondo feudale ma è subordinato alla volontà del sovrano, inoltre si sviluppa l'idea alla pratica dell'amministrazione come esercizio quotidiano di governo del territorio, affidato non ai signori locali ma un corpo di funzionari che rispondono solo alla volontà del sovrano. Si occupano della riscossione regolare delle imposte, dell'organizzazione del controllo della forza armata, la rappresentanza verso l'esterno. Ciò che all'inizio del 500’ si presenta come un processo di concentrazione del potere nella volontà di un solo uomo, il monarca, si trasformerà nella sovranità popolare, nella democrazia. La Francia vede unificarsi intorno alla dinastia dei Valois, dopo la messa al trono di Luigi 11 e la conquista della Borgogna e della Provenza. Nasce il Consiglio dei re dove trovano posto le grandi famiglie del Regno, nasce il consiglio degli affari dove ci sono le figure di stretta fiducia del sovrano. In Inghilterra, dopo la conclusione del lungo periodo di guerre civili, ci fu l'affermazione della monarchia dei Tudor, Enrico 7 e soprattutto Enrico 8 attuano una politica di accentramento dell'esercizio del governo attraverso il rafforzamento del consiglio Regio, dal quale sono esclusi nobili non legati al sovrano da stretta fiducia. Il Parlamento si divide in Camera dei Lord e Camera dei comuni. Spagna nel 1492, dopo la conquista di Granada e l'unificazione, c’è ora la monarchia duale di Ferdinando re di Aragona ed Isabella regina di Castiglia. Nel cuore dell’Europa c'è invece il mondo germanico contenuto nella sua quasi totalità nei confini del sacro romano impero. Ma ebbe un processo diverso rispetto agli altri Stati europei. Al suo interno si rafforza grazie alla casa di Asburgo, sotto il Regno di Federico 3. Si presenta come una forma politica esattamente opposta al processo di unificazione territoriale, di accentramento dei poteri che caratterizzano le aree del continente in Occidente e Oriente; è un'entità eterogenea, di sovranità diverse; i domini Asburgo, dei principali ecclesiastici dei vescovi principi. Allontanandosi dalla crisi della metà del 300’, la popolazione riprende a crescere anche grazie alla diminuzione delle devastanti carestie, epidemie. Con l'aumento demografico aumenta anche la richiesta di alimenti e quindi nel continente si è sollecitati ad ampliare lo spazio delle terre coltivabili; opere di bonifica, di concimazione più intensa. Il rapporto domanda offerta rimane comunque squilibrato. Nel 500’ ciò che si commercia in Europa non viene necessariamente prodotto e coltivato qui, ma si hanno continue relazioni con le aree diverse del pianeta; quindi, il mondo moderno è il mondo del capitalismo mercantile e finanziario, emerge la figura del banchiere-mercante. La nascita di nuovi stati e di nuovi soggetti politici crea continue e costanti conflittualità; il primo teatro di confronto l'Italia. La Francia si muove verso la penisola che si presenta come uno spazio politico frammentato e discorde che fornisce l'occasione a Carlo di intervenire. Si crea però una Lega antifrancese tra alcune realtà italiane e costringe Carlo a ritornare con le sue truppe in patria, abbandonando un disegno che però sarà ripreso poi da Luigi 12. Nel 1516 sale sul trono di Spagna Carlo, figlio di Giovanna, unica figlia dei due sovrani fondatori della Spagna moderna, Ferdinando D’Aragona e Isabella di Castiglia; suo padre Filippo d’Asburgo, figlio di Massimiliano, primo imperatore del secolo romano impero e di Maria di Borgogna, il cui padre era regione in un momento di particolare sviluppo economico e politico; suo principale rivale era il sultanato del Bahmani che aveva anch'esso conosciuto un'epoca di grande splendore, ma nell'epoca della prima colonizzazione europea il sultanato di Bahmani si separa in 5 diversi regni; perciò, fu facilmente oggetto di ingerenze straniere e del tradizionale avversario, il Regno indù, che però fu sconfitto. In questa fase storica le aree di conservazione e resistenza dell’induismo sono rappresentate anche nell'India settentrionale. Sempre a settentrione, ma verso Oriente lo stato Bengala, benché musulmano mantiene una significativa autonomia rispetto all'impero di Moghul. La dinastia di quest’ultimo fissa la presenza musulmana che si è verificata già precedentemente. A differenza dell’India e del Giappone, la Cina non conosce particolari fratture e trasformazioni laceranti. Con la fine della dominazione mongola si afferma a circa metà del 300 una dinastia cinese, i Ming, e raggiunge una condizione di particolare stabilità. Si sviluppa l'agricoltura, l'economia in genere, si coltivano le colture sia locali che provenienti dal Nuovo Mondo; due rimangono sempre i pilastri di questa società: l'aristocrazia Fondiaria, grande proprietario di terre e l’élite burocratiche. La Cina però era continuamente attaccata dai mongoli sulla frontiera orientale e dall'invasione giapponese della Corea. Il Giappone, nel frattempo, sta attraversando un difficile e lungo periodo di anarchia interna; la guerra civile si scatenò a seguito della successione dell'ottavo shogun yoshimasa, tra i proprietari terrieri, daimyo, che durante questo periodo accrebbero la loro autonomia rispetto al sovrano. Il processo di ricomposizione di una struttura statale dissolta ormai dopo i conflitti interni prese avvio solo verso la metà del 500 per iniziativa di un piccolo daimyo del centro. Voleva essere un tentativo di apertura del Giappone, chiuso appunto nei suoi conflitti interni, e per farlo puntò sul commercio verso l'estero; quindi, da un lato gli europei potevano approfittare di una condizione di disordine per inserirsi nella realtà nipponica, dall’altra parte il Giappone utilizzò il dinamismo del commercio europeo contro i signori della terra e per l'evangelizzazione cristiana, così da indebolire il culto buddista. Un’Europa instabile L'Europa che fino a poco tempo prima si era mossa alla scoperta e conquista di nuovi mondi sembra rallentare il proprio passo e perdere quella energia, quella fiducia dall'inizio della modernità. Si apre un periodo di crisi che si prolunga fino alla metà del 600; vive un lungo periodo di guerre e non si assiste a un miglioramento dei livelli di vita e di produzione, ma ad una fase prolungata di stasi e spesso di arretramento. Soprattutto si manifesta il cortocircuito tra domanda e offerta, tra l'incremento della popolazione e la limitatezza dei beni a disposizione. Così si alternano periodi di carestie, epidemie diffuse. Il problema è che non si assiste ad un'innovazione tecnologica, il modo in cui si fabbricano le cose e la loro quantità rimane invariata ma la popolazione cresce a dismisura. La Francia invece comincia a costruire il suo stato nazionale, diventa il modello dello Stato europeo di età moderna. Si tratta di un processo avviato con l'affermarsi della dinastia dei Valois e la figura di Francesco 1. Nel 59 dopo la morte di Enrico 2 si crea un vuoto di potere e si succedono dei re molto giovani, tutti sotto la reggenza della madre. Caterina de medici veniva vista con diffidenza per via delle sue origini italiane. Non mancarono ovviamente gli scontri tra due partiti, tra la famiglia di Guisa e gli ugonotti che avevano abbracciato la religione protestante, mentre i primi quella cattolica. Alla guerra civile si aggiunge la ripresa del conflitto con la Spagna. L’editto di Nantes promulgato da Enrico 4 nel 98 garantiva la libertà di culto ai protestanti, la possibilità di esercitare questo culto in forma pubblica in alcune città, la possibilità di accedere ai parlamenti e l'esercizio della libertà civili; era la prima volta che un sovrano riconosceva la tolleranza religiosa come un valore dello Stato e si impegnava a custodirla. Alla morte di Enrico succede la moglie reggente del figlio piccolo, Maria De medici, il futuro Luigi 13. Questa volta al suo fianco c'è una figura di spessore il cardinale Richelieu, furono anni molto tempestosi per la Francia piombata nuovamente in rivolte interne e coinvolta nel grande conflitto dei trent'anni. Alla morte di Luigi 13 succedette Luigi 14, con a fianco successivamente il cardinale Mazzarino. Inghilterra, a differenza della Francia che mantiene il suo centro di gravità sul continente europeo, si concentra nel controllo del commercio internazionale. Nel 1534 Enrico 8 Tudor riforma a livello religioso lo stato; l'atto di supremazia in cui il re d’Inghilterra si proclama capo della Chiesa nazionale, la chiesa detta anglicana. Adesso assume il diritto di designare i vescovi di questa chiesa, la responsabilità della verità di fede e della scomunica. Tagliava tutti i ponti con la Chiesa di Roma. Il suo Regno e segnato da un processo di accentramento e modernizzazione degli strumenti delle figure di governo, non diverse da quelle descritte per la Francia dei Valois. Successivamente sale al trono sua figlia Elisabetta che determina la vera e propria svolta della storia inglese; trasformazione agricola, lo sviluppo delle attività mercantili. Quella inglese diventa una società dinamica. I Paesi Bassi invece sono direttamente interessati allo sviluppo economico delle nuove conquiste americane e delle nuove rotte commerciali verso l’Oriente. La rapida diffusione del calvinismo in quest'area è anche la spia di un bisogno di libertà e di autonomia rispetto al carattere oppressivo politico, fiscale ed economico del governo spagnolo; la campagna di repressione del calvinismo intrapresa da Filippo 2 scatena insurrezioni nelle Fiandre, dove verranno soffocate con durezza dal duca di Alba, seguirà più tardi l'insurrezione della zona settentrionale. Nonostante le guerre, i Paesi Bassi continuano e aumentano i loro rapporti commerciali, i porti olandesi sono i principali luoghi di approdo e di smistamento dei prodotti provenienti dai mercati orientali. La compagnia delle indie orientali rappresenta il pilastro organizzativo grazie al quale questo minuscolo stato riuscì a competere per due secoli nel mondo con le più grandi potenze europee. Anche il Baltico è invaso dalle novità che si producono con le esplorazioni del nuovo mondo; il Baltico tra il 16-17 secolo diventa una delle più grandi rotte commerciali del mondo, attraverso di esso passano i vini dell’Europa meridionale, i tessuti della Francia e dell'Olanda. Uno dei principali momenti di svolta dell’età moderna fu la guerra tra il 1618 e il 1648. L’origine della guerra fu nel cuore dello spazio tedesco dove era nata la riforma luterana e dove venivano a convergere tutte le spinte religiose e politiche dell’Europa cinquecentesca. Si crea nel 1608 a opera del principe Federico 5 una Lega evangelica con il calvinismo come religione ufficiale, a cui aderiscono tutti i principi protestanti dell'impero e alla quale si contrappone una Lega cattolica, guidata ma da Massimiliano duca di Baviera. La situazione precipita in Boemia quando si giunge la cosiddetta defenestrazione di Praga del 1618 (i due rappresentanti dell'imperatore furono gettati dalla finestra del castello reale dalla folla sollevatasi contro la restaurazione cattolica voluto da Ferdinando). Un impero germanico totalmente cattolico legato sotto gli Asburgo non è solo un problema religioso e nemmeno solo tedesco, è un problema europeo che tocca gli equilibri tra le potenze. La guerra diventa subito una guerra totale, nella quale la Spagna offre subito il suo appoggio all'imperatore, essendo cattolica; i Paesi Bassi si schiererano con la Lega protestante e così pure la Danimarca e perfino Venezia, mentre la Francia potenza cattolica rimane neutrale. il successo iniziale degli Asburgo grazie alle capacità dell'esercito portò a uno sradicamento del protestantesimo nelle terre germaniche. Poi interviene la Svezia protestante e successivamente la Francia potenza cattolica interviene nella guerra a fianco della Svezia e dell'Olanda contro l'impero e la Spagna. Presto ci fu la pace di Vestfalia, con la consapevolezza che nessuno delle potenze potesse prevalere sull'altra e che non ci possa essere una vittoria totale; si riduce lo spazio tedesco e la Francia aumenta il suo potere come potenza di riferimento dell'equilibrio continentale. La nascita dello spazio Atlantico Nelle terre americane l'oro in realtà era più raro di quanto si sperasse; tutte le ricchezze e carichi d'oro provenivano per lo più dal saccheggio dell'impero Inca e non dallo sfruttamento dei giacimenti; diverso il caso dell'argento di cui si individuano i giacimenti che si sfruttano intensivamente. Nelle esportazioni verso l'Europa avevano un ruolo importante anche alcune produzioni agricole: il tabacco, il cotone. Nel Brasile portoghese si vai poi affermando la coltura della canna da zucchero. In Spagna l'argento in parte serviva a finanziare le numerose guerre combattute e in parte andava a pagare le merci prodotte altrove. Alle ragioni interne che spiegano il logoramento del monopolio commerciale iberico se ne aggiungono altre. La pirateria francese istituita da Francesco 1 re di Francia e a partire dal Regno di Elisabetta 1 anche la prateria inglese diventarono un ostacolo per la Spagna e il suo commercio, in particolare la pirateria inglese diventò la protagonista di una guerra sui mari che poi si tradusse in un conflitto aperto tra Inghilterra e Spagna. In Europa l'Inghilterra viene ad essere l'unica nazione non cattolica in grado di opporsi alla politica di Filippo 2, tanto più quando salita al trono Elisabetta si fanno più frequenti le trame spagnole per sostituirla con la cattolica Maria Stuart, regina di Scozia. Quando parliamo di Spagna parliamo della maggiore potenza cattolica, le spinte egemoniche della Spagna di Filippo 2 e poi di Filippo 3 si intrecciano quindi con il desiderio della Chiesa Cattolica di Roma di riconquistare popoli e terre che la riforma protestante le ha sottratto. In questo quadro l'Inghilterra anglicana, nella quale si sono diffuse correnti vicine alla riforma, come puritani o presbiteriani, rappresenta l'ultimo ostacolo alla realizzazione di una completa egemonia; ad esempio, prima di salire sul trono inglese la regina Elisabetta ricevette una proposta di matrimonio dal re Filippo 2, per riportare l’Inghilterra nell'ambito dell’Europea spagnola e cattolica. La Spagna mise insieme una flotta enorme chiamata Invincibile Armata, l'obiettivo era quello di invadere l'Inghilterra con obiettivo sia politico che religioso. Piegare la potenza inglese e riportare in Inghilterra il cattolicesimo. L'abilità e la superiorità tecnologica della flotta inglese ebbe la meglio. Con la morte di Filippo 2 nel 1598 e poi quella di Elisabetta nel 1603 vengono meno 2 grandi protagonisti di uno scontro di potenze che aveva occupato nello spazio Atlantico tutta la seconda metà del 16 secolo; indubbiamente i risultati andavano a forte vantaggio dell'Inghilterra. Si delinea l'esistenza di un doppio Atlantico; da una parte l'impero spagnolo, dall'altro i nuovi attori europei: Inghilterra, Francia, Olanda. Nell'arco di questi decenni, in cui nascono le compagnie delle indie occidentali, quella olandese e quella inglese, successivamente con la francese. Si tratta di società che raccolgono capitali privati, ma anche statali, per organizzare flotte mercantili alle quali lo stato concede il monopolio su determinati prodotti. Gli Stati nordeuropei cominciano a sostenere l'azione delle loro rispettive compagnie per guadagnarsi stabili posizioni territoriale nei Caraibi, questo avviene utilizzando le isole che la Spagna non aveva occupato o che aveva abbandonato. Con la nascita delle compagnie commerciali si assiste però ad un fenomeno nuovo, che nella sua prima fase integra e poi sostituisce l'iniziativa dei Pirati e dei contrabbandieri. Tra commercio legale e illegale, coltivazione per prodotti che cominciano a trovare mercato in Europa come Rum, il tabacco e in seguito il caffè, utilizzando in modo sempre più massiccio manodopera proveniente dall'Africa in schiavitù. Si forma in queste comunità caraibiche una nuova società, in gran parte simile a quella dell’America spagnola, ma che a differenza di quella nuova Spagna non ha un rapporto culturalmente forte e istituzionalmente robusto con la madrepatria. I primi anni nel 16 secolo Francia e Inghilterra si interessano alle regioni settentrionali dell’America. A muoversi per primi furono i francesi; superata l'isola di Terranova raggiunsero la costa meridionale del Labrador, seguirono diverse spedizioni e divenne nel tempo meta di popolazione europea, che vi si trasferiva non per desiderio di conquista o di avventura, non per ragioni commerciali, ma per abitarla. Tra le principali cause della crisi economica che colpisce tutta l'Europa a partire dagli anni del 600, l'America del nord si offriva come uno spazio vasto e ricco di foreste, di acqua, di fiumi, di baia marine; più generosa di quella europea e meno ostile di quella caraibica. Altro fattore importante sono le guerre, così come le persecuzioni religiose, per la Francia protestante, per l'Olanda, ma soprattutto per l'Inghilterra, nel quale allo scontro tra anglicani e cattolici segue la persecuzione da parte della Chiesa anglicana delle chiese riformate. Queste hanno trovato maggiore accoglienza nei ceti popolari, sono i puritani, quaccheri e i presbiteriani. Gli inglesi hanno cominciato ad esplorare le coste americane già nel primo 500 e hanno fondato già delle colonie, tra cui una in onore alla regina Elisabetta, chiamata con il nome di Virginia. La prima immigrazione inglese fu dei coloni puritani, loro lottano contro la costruzione di una chiesa nazionale volendole sostituire un'organizzazione ecclesiale che sia espressione diretta dei fedeli. Quando la politica di Giacomo 1 Stuart diventa fortemente ostile al puritanesimo, più si aggiungono le ragioni economiche e politiche, il mondo puritano vive una grande spinta all'emigrazione. Il lago ottomano A Carlo 5 succedette il figlio Filippo 2 sul trono di Spagna, siamo nel 1556, periodo in cui il Mediterraneo rimane uno spazio molto importante sotto il profilo politico ed economico. Molti porti interni al Mediterraneo si occupano dello smistamento in Europa dei prodotti provenienti da Oriente e da Occidente e comunque i territori dell’Europa sfruttano ancora le risorse del Mediterraneo. Perciò Filippo 2 prosegue la politica di Carlo e non abbandona mai in quell'arco di tempo l'attenzione allo spazio Mediterraneo, tra l'altro ha sotto il suo controllo diretto-indiretto gran parte della penisola italiana; perciò, una parte del suo impero è strettamente collegato al pieno Mediterraneo centrale. Filippo aveva ereditato anche alcuni territori dell’Africa settentrionale, piazzeforti occupate da guarnigioni militari con sporadici rapporti con la Spagna. Egli tenta di riprendersi alcuni territori della zona meridionale del Mediterraneo ma fu un insuccesso. Gli Stati Barbareschi godevano dell'appoggio ricevuto dal sultano di Costantinopoli, si univano quindi la forza espansiva dell'impero ottomano nel Mediterraneo centro orientale e l'aggressività delle potenze barbaresche nel Mediterraneo centro occidentale. Era un legame che Filippo aveva sottovalutato. In seguito tra Spagna e impero ottomano ci fu un conflitto relativo all'isola di Malta; la prima ebbe la meglio grazie all'aiuto del viceré di Sicilia, che costrinse i turchi ad abbandonare. La resistenza di Malta rappresenta una svolta per il mediterraneo centrale; tramonta il disegno di un controllo ottomano del Mediterraneo, capace di guardare alla penisola italiana come un possibile obiettivo. La sconfitta subita a Malta obbliga Costantinopoli ad una riconsiderazione della sua strategia e a riportare la propria iniziativa di espansione nel quadrante del Mediterraneo orientale; stessa cosa accade per Cipro, minacciata dagli infedeli e nessuno voleva impegnarsi per una causa che non toccava direttamente i suoi interessi. La Spagna era preoccupata delle guerre sulla costa africana, l’imperatore guardava ai problemi dell’Europa centrale e quando finalmente si riuscì a realizzare un'alleanza, era troppo tardi per la salvezza di Cipro. Lo scontro avvenne a Lepanto nel 1571, per la prima volta la tecnologia navale delle Nazioni cristiane si rivela superiore a quella ottomana. Il caso di Lepanto rappresenta la prima volta in cui la cristianità riesce a non arretrare di fronte alla forza ottomana, ma all'indomani della battaglia non inseguono l'impero ottomano; si ha semplicemente un pareggio tra le due potenze. Dopo Lepanto si fissa una staticità reciproca dei due maggiori contendenti, quindi si parla di lago ottomano, il riferimento al Mediterraneo che per più di 2/3 è sotto il dominio dell'impero turco. L'ultimo rilevante scontro tra questi due imperi prima che si attui la pace è quello del 1578, che vede protagonista Sebastiano 1, ultimo re di Portogallo, prima che esso venga unito alla corona di Spagna. Sebastiano intraprende una spedizione in Marocco che si conclude tragicamente. In questi anni ci fu anche la vicenda della rivolta dei moriscos in Spagna e la loro successiva espulsione dal Regno. Essi erano i musulmani che si erano convertiti al cattolicesimo dopo il 1492, cioè dopo la caduta dell'ultimo emirato arabo di Granada, ma che mantengono segretamente abitudini di vita domestiche e di culto legati alla tradizione islamica. Nei loro confronti Filippo attua una politica che, oltre alla conversione del cattolicesimo, imponeva anche l'abbandono di ogni segno esteriore arabo. Fu vietato l'uso della lingua araba, i matrimoni potevano l'impero spagnolo. Alla fine di questa piramide c'erano gli indios, adibiti ai lavori più pesanti soprattutto la lavorazione della terra o nella funzione domestiche in condizione di povertà. Tutto ciò non li rendeva molto diversi dalla crescente popolazione schiava di origine africana. Il modello coloniale che si costruisce nell’America del nord è il risultato di un processo storico diverso dall'altro. Comincia una forte migrazione di coloro che sentendosi perseguitati in patria volevo realizzare altrove una comunità all'altezza della propria fede religiosa. Il numero crescente di coloni portò rapidamente alla creazione di nuovi centri urbani, dapprima lungo la costa e poi nell'entroterra. Il centro politico e amministrativo della colonia è rappresentato dal general court, il consiglio al quale avevano diritto di partecipare tutti i capifamiglia, che nominavano a loro volta il governatore e i suoi assistenti. Prima di affermarsi definitivamente, il modello inglese incontra una qualche resistenza da parte dei nativi americani, i cosiddetti indiani, organizzati in forme tribali e che avevano un concetto della terra come proprietà collettiva ereditata dagli antenati e trasmessa alle generazioni successive. Tra la seconda metà del 600 e la prima metà del 700 la colonizzazione francese ha dimensioni abbastanza simili a quella inglese; essa procede sulla spinta di due principali vettori: uomini di commercio essenzialmente mercanti di pellicce, un po’ avventurieri e un po’ esploratori, e i religiosi, in particolare gesuiti. Quindi c'è un popolamento, una spinta migratoria simile a quella inglese. Giungono nella zona dei cosiddetti grandi laghi e penetrano nell’entroterra. Gli interessi che si accendevano l'oltreoceano finivano con riflettersi sul sistema degli equilibri europei; l'area nella quale questa condizione si manifesta è il mondo caraibico delle isole Antille: gli spagnoli ne avevano avviato la prima esplorazioni, ma avevano col tempo abbandonato il progetto preferendo valorizzare le due isole principali, Cuba e Haiti. Olandesi, francesi e inglesi si impadronirono così rapidamente dell'arcipelago. Sfruttate per la coltivazione della canna da zucchero, del caffè, del cotone si genera una crescita rapidissima del traffico di schiavi dell'africa, per far fronte alla richiesta di manodopera a bassissimo costo e in questa fase che raggiunge la sua massima regolarità ed efficacia il cosiddetto commercio triangolare; le navi europee caricavano gli schiavi sulle coste dell'africa occidentale, tra il Golfo di Guinea e l'Angola, si dirigevano poi verso le Antille dove scambiavano gli schiavi con i prodotti delle colonie, infine ritornavano in patria per collocare i prodotti sul mercato europeo. Però non tardano a divenire il luogo che fa da amplificatore di conflitti già accesi in Europa. L’Inghilterra approfittando della debolezza in quel periodo della Spagna accentuò il contrabbando e la Spagna aumentò i controlli. L'accumularsi di tensioni reciproche portò ad un conflitto aperto nel 1739; scoppiò la guerra anglo spagnola. Nella prima fase ci fu una netta prevalenza della flotta britannica, che riuscì ad occupare Portobello, attaccando poi Havana e Cartagena. Entra in conflitto con l’Inghilterra anche la Francia, a causa della diversa valutazione dello zucchero, il confronto tra le due potenze non si era limitato alle Antille, ma prendeva anche le zone del Canada e della valle dell’Ohio; territori occupati normalmente dalla Francia. Alla guerra dal 1754 al 1763 prendono una parte tutte le principali tribù indiane, schierate con i francesi e coincide con la guerra dei 7 anni che era scoppiata invece in Europa. Quest’ultima fu considerata totale perché aveva come posta in palio l'egemonia non più solo europea ma mondiale; le tre grandi potenze coloniali combattono. Nel 61 con il cosiddetto patto di famiglia, la Spagna entra in guerra a fianco della Francia, questo però non modifico le sorti del conflitto. L’Havana fu presa dagli inglesi, così come la Martinica, la Guadalupa. La guerra ebbe termine con la pace di Parigi; la Francia fu costretta a cedere i suoi territori per salvare le isole Antille, dove riuscì a conservare Guadalupa e Martinica. La Francia aveva perso quasi per intero il suo dominio coloniale in America. Il Mediterraneo non Mediterraneo Anche durante la fase della forte egemonia dell'impero ottomano, le acque del Mediterraneo sono navigate da personaggi anche al di fuori di esso; un esempio gli olandesi, che portano dal Mar Baltico pellame, ferro, catrame, in cambio di prodotti tipici del mondo Mediterraneo, vino, olio. Nel frattempo, Inghilterra e Turchia riconoscevano nella Spagna un nemico comune e questo ne rafforza il legame sul piano economico; le capitolazioni assicuravano il commercio inglese in condizioni di particolare favore da parte dell'impero ottomano. L'espansione dell'Olanda e dell’Inghilterra ha un carattere decisamente antispagnolo. In parallelo procede il conflitto tra Spagna e Francia riguardo la penisola italiana. Il Portogallo è di nuovo indipendente; durante il periodo in cui era stato unito alla corona di Spagna aveva conosciuto un progressivo smantellamento del proprio dominio coloniale ad opera degli spagnoli e dei mercanti olandesi e inglesi. Oltre ai suoi prodotti, possedeva anche quelli del Brasile, con cui riuscì a mantenere un traffico intramediterraneo, con beni come il tabacco, lo zucchero. (in caso leggi pagine da 206 a 216). Nel 700 lo spazio Mediterraneo si mostrava assai mutato rispetto a 50 anni prima, uno spazio che non aveva ritrovato la centralità del passato, ma aveva acquistato un dinamismo che sembrava aver perduto da tempo. Declino ottomano e della Spagna. Della crisi di quest’ultima ne approfittò l'Inghilterra che cominciò ad allungare il proprio sguardo e il proprio raggio d’azione verso il Mediterraneo centrale e orientale. Livorno divenne porto inglese per la numerosa colonia britannica di mercanti e i finanzieri che vi si installarono; nello stesso tempo comincia a guardare con interesse alla Corsica, sulla quale la Repubblica di Genova non riusciva ad esercitare il dominio. Scoppiò qui una violenta rivolta a causa dell'eccessivo carico fiscale imposto da Genova, con l'obiettivo di raggiungere l'indipendenza. L'Inghilterra appoggiò gli insorti. Chi si oppose a questo disegno inglese fu la Francia di Luigi 15 che aveva ripreso la politica del precedente e puntava al controllo del Mediterraneo centrale. Fu la Francia, dunque, a correre in soccorso della Repubblica di Genova, mentre l'Inghilterra continua a sostenere gli indipendentisti. Si scontrano così, pure indirettamente, le due potenze. Tuttavia, gli inglesi furono sconfitti e l'isola passò sotto il dominio francese. L'Asia nel movimento del mondo Alla metà del 17 secolo l'egemonia dei portoghesi volgeva decisamente al termine, ne avevano preso il posto gli olandesi, sia sulla costa dell'Africa orientale, sia sulle coste dell’India e nelle Molucche. Cominciarono a reprimere brutalmente non solo il contrabbando, ma anche tutte le forme di commercio al di fuori. Per raggiungere l'ottimizzazione del loro traffico mercantile non esitavano persino a deportare forza lavoro indigena laddove risultasse più conveniente. Gli olandesi seppero tenere a bada le ambizioni inglesi e francesi, la compagnia inglese delle indie orientali dovette rinunciare ad estendere il suo raggio d'azione e si ritagliò una posizione più tranquilla, dove cominciò a costruire le sue fortune utilizzando due principali strumenti; la produzione delle cotonate indiane, stoffe di cotone e un prodotto allora praticamente sconosciuto, il tè. La Francia anche si affaccia al mercato orientale, come l'Olanda e l'Inghilterra, attraverso la formazione di una compagnia commerciale (la compagnia delle indie orientali), di struttura diversa rispetto alle altre due. Lo sviluppo di questi commerci si rivolse anche alla Cina che conosceva in quel periodo una fase di grande espansione economica e si apriva ai rapporti con i mercati europei, prima tra i quali quelli inglesi. Invece in India la penetrazione europea nei primi decenni del 18 secolo fu conseguenza del progressivo indebolimento del grande impero Moghul che costituiva la forza politica prevalente nel subcontinente indiano. Erano molte le tensioni animate dai capi locali che continuavano a dominare sui loro territori, soprattutto questo riguardava il Bengala, dove in quel periodo cominciò ad avvertirsi anche la presenza inglese. Però il sovrano riuscì a reprimere le rivolte e a mantenere in piedi il suo regno, anzi questo periodo fu ricordato come un periodo di grande splendore. A corte era presente l'influsso degli artisti persiani che arricchirono l'impero a livello intellettuale e artistico. Il successore del sovrano puntò poi ad un’accentuazione del carattere islamico dell'impero; non si tratta di una vera e propria riforma religiosa, ma ci fu un irrigidimento dell’ortodossia sunnita a svantaggio delle continue contaminazioni con sciismo e induismo che si erano avvertite con i predecessori. Questo portò ad una rilevante fioritura di arte e architettura islamica che toccò le più grandi città dell’India. Il figlio, successore del Regno, rappresentò il momento di massima ascesa dell'impero Moghul, realizzando il progetto di un grande impero capace di comprendere tutti i territori e tutte le culture dell'india. Egli rivolse la sua attenzione al Nord ed era molto interessato alla religione indù e questo lo avvicinava alla politica di tolleranza del nonno Akbar. Proseguì l'espansione dell'impero. Dopo una nuova fase rivolta al consolidamento del dominio territoriale nell’India settentrionale, si rivolse verso l'India meridionale. Dopo il suo regno cominciò la decadenza dell'impero, corroso da una progressiva crisi economica e dalle lotte intestine. Il volto politico in cui precipitò il mondo Moghul fu controbilanciato però dall'ascesa del regno Marathi, che riuscì a federare intorno a sé parti diverse dell'universo dell'induismo. La figura del primo ministro sostituì di fatto l’autorità del sovrano e assicurò al regno Marathi una duratura stabilità politica. Alla metà degli anni 30 la gran parte del territorio era sotto il loro potere e in quei decenni si forma il progetto di unificazione induista dell’India-esatto rovesciamento di quello che era stato quasi un secolo prima l’unificazione islamica dei grandi imperatori Moghul. Il declino della dinastia Ming fu accompagnato dalla pericolosa crescita dei Manciù, un popolo che viveva nell'estremo nordest della Cina, la Manciuria. I Manciù erano i cosiddetti “barbari del nord” che i cinesi guardavano con disprezzo e timore, consapevoli della propria superiorità culturale e della loro inferiorità militare. La Cina era in un'epoca di disordine a causa dell'indebolimento della dinastia Ming e delle lotte interne. Negli stessi anni la morte dell'ultimo sovrano mongolo consentirà all'imperatore Manciù di assorbirne il regno. Solo qualche anno più tardi, approfittando di una rivolta scoppiata a Pechino nel quale era morto l'ultimo discendente dei Ming, l'esercito manciù occupò la città dando vita al governo della dinastia Qing, destinata a durare fino al 1911, cioè fino alla fine dell'impero cinese. Il percorso successivo non fu facile, il territorio dell'impero era vastissimo e la resistenza degli uomini fedeli alla vecchia dinastia durò a lungo. (leggi pagina 228-229) La storia del Giappone fu molto diversa; decisa a conservare un assoluto isolamento rispetto all'esterno, si tenne al riparo dal carattere invasivo europeo, ma anche dal processo di interazione reciproca tra il mondo occidentale e il mondo orientale. Negli anni in cui la Cina della dinastia Ming e poi quella Qing provava ad aprirsi all'esterno, il Giappone Tokugawa ripiegava su sé stesso. La volontà di chiusura era dovuta alle preoccupazioni religiose, ancor più che economiche. La penetrazione del cattolicesimo era apparsa una minaccia per chi mirava alla riunificazione del Giappone; si scatenarono violente persecuzioni contro i cattolici, deportazioni, torture, esecuzioni capitali. Prosegue invece la penetrazione del confucianesimo, praticato come alternativa al buddismo ufficiale, che la cultura giapponese provò integrare con le credenze della tradizione scintoista che rimaneva pur sempre alla base del sentimento religioso collettivo del paese. Ma questa chiusura non rappresentò una totale decadenza, anzi permise nel corso del 600 la formazione di un mercato nazionale; si svilupparono attività artigianali e manifatturiere, tutte rivolte all'interno. La società si divise in quattro classi: samurai, contadini, artigiani e mercanti. Sulle navi degli europei non viaggiavano solo merci, ma anche uomini, libri, idee. Durante questi secoli la conoscenza della civiltà dell'oriente si accresce in misura impensata, grazie alle connessioni che si stabiliscono con gli scambi commerciali. Questo stretto rapporto tra lo sviluppo degli scambi e sviluppo delle conoscenze spiega perché la lingua portoghese fu la lingua franca dello spazio asiatico, la lingua con la quale si comunica nei diversi luoghi. L’incontro tra le culture locali e culture europee non si verificò solo sul terreno delle conoscenze naturalistiche, geografiche, storiche, ma ebbe il suo punto più rilevante nel dialogo religioso. La Bibbia arrivò in India, in Cina, in Giappone. La Cina, ad esempio, offriva sul piano religioso una soluzione-il confucianesimo-nella quale agli occhi degli europei filosofia e religione finivano col mescolarsi e confondersi in una miscela che evitava sia i danni di una fede troppo passiva, sia quelli di un radicale ateismo. (leggi se vuoi pagina 234-235). I nuovi confini dell’Europa Il rapporto tra i diversi stati diventa il problema centrale del nuovo sistema di relazioni europee. La Francia si muove in direzione dei Paesi Bassi verso l'espansione dei territori in quella direzione e verso l'impero germanico, poi anche in Spagna e nella penisola italiana. È un disegno di egemonia continentale che porta Luigi 14 a dover fronteggiare una coalizione, la Lega d'augusta, composta da principali paesi europei: Spagna, impero germanico, Olanda, Svezia e poi l’Inghilterra. La Francia fu ripetutamente sconfitta delle forze della Lega, ma con la pace non si raggiunge esattamente una stabilità, ma solo il mutamento delle forme e degli obiettivi delle guerre che seguiranno. Il problema della successione del trono in Spagna di Carlo 2 che muore senza eredi va a vantaggio del nipote Filippo d’Angiò che aveva come nonno anche Luigi 14 e questo sembra riunire la testa di un unico sovrano alle corone di Francia e di Spagna. A questo si oppongono quasi tutti gli altri Stati europei. (leggi pagina 239-257). Capitoli 14-15-17-18 fai sul libro bene. Un mondo a parte. L’Africa. Tra la metà del 17 secolo e i primi decenni del 18 le relazioni del continente africano con il mondo esterno furono limitate alla tratta degli schiavi; questo comportò che dell'Africa si avesse la conoscenza solo delle aree costiere in cui avveniva lo scambio della merce umana. Timorosi delle difficoltà del clima, delle malattie, i rischi vari, gli europei si avventuravano difficilmente in esplorazioni troppo lontane dai luoghi di approdo. L’enorme lucro che derivava dal commercio di schiavi non creava peraltro alcun incentivo ad intraprendere altre forme di scambio di beni; nonostante ciò, si ebbe una rivoluzione alimentare grazie ai portoghesi che importarono le piante delle loro colonie americane in particolare: mais, patata dolce... che diventarono culture diffuse nel mondo africano. Con i portoghesi giunsero anche i missionari cattolici con il compito di evangelizzare le popolazioni locali, questo accade nell'Africa subsahariana e ancora di più nell’Africa equatoriale. Proprio nella prima, in cui vi erano gli Stati detti sudanesi, si ebbe nel corso del 18 secolo una significativa rottura dei precedenti equilibri fondati sulla convivenza di stati come il bornu e controllava il commercio del grande lago Ciad, composto di diverse etnie ma guidate da una dinastia di origine e religione islamica. In questo mondo cominciò a spostarsi il solo popolo di pastori nomadi dell'Africa occidentale, i fulani, che cominciarono ad espandersi in quei luoghi, fino a costituire un impero federato musulmano di etnia fulana che poteva considerarsi come il più vasto stato del continente africano alla metà del 700. Il commercio di schiavi aveva assunto una sua precisa fisionomia, più del 50% di essi veniva destinato alle Antille britanniche e francesi, mentre percentuali minori raggiungevano l'America spagnola o le Antille olandesi, un'altra percentuale in Brasile. È l'apogeo del cosiddetto commercio triangolare-Europa Africa America-dall’Europa all'Africa venivano trasportati tessuti, armi; poi dalle coste africane si prendevano gli schiavi e venivano poi lasciati in America, da qui si prendevano rum, tabacco, zucchero, cotone per poi essere collocati sui mercati europei. Pian piano gli schiavi furono deportati anche in America settentrionale britannica. Piu tardi però nacquero in Inghilterra movimenti antischiavisti di ispirazione religiosa e nel 1807 il Parlamento inglese votò una legge che dichiarava illegale il traffico degli schiavi e nel 11 gli inglesi abbandonarono definitivamente il commercio schiavista. Stessa politica in Francia; durante la rivoluzione era nata una società antischiavista che poco dopo abolì la tratta, ripristinata tuttavia da Napoleone nel 1802. Il Congresso di Vienna
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