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riassunto libro su don gnocchi e don Milani, Sintesi del corso di Pedagogia

riassunto libro su don gnocchi e don Milani

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 14/09/2022

maddymaddy17
maddymaddy17 🇮🇹

4.2

(5)

16 documenti

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Scarica riassunto libro su don gnocchi e don Milani e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Dimitris Argiropoulos, Essere interessanti: inter-essere nella/dalla pratica educativa. La pedagogia speciale ha allargato lo sguardo, le considerazioni,le pratiche educative includendo nei percorsi di educazione, strutturata e non, gli esclusi. Ha esteso le condizioni e persone destinate alla perdita poiché portatori di patologie e di condizioni sociali non conformi a maggioranze e a sistemi amministrativi formali e informali. Ha dato importanza e valore a persone che sono divenute al centro dell'interesse, gli attori principali della pedagogia dell'educazione, nelle comunità e società, e per questo persone che hanno interessato la nostra umanità e due percorsi per raggiungerla. La pedagogia speciale indirizzata, volta le tue capacità delle persone in condizione di disabilità e di disagio- svantaggio, individuale, comunitario e sociale talvolta di svantaggio sociale estremo. Una delle caratteristiche sostanziali indispensabili della pedagogia speciale è la complessità. Edgar Morin la definisce come un tessuto composto da elementi eterogenei ma allo stesso tempo inseparabilmente associati, in modo da porre il paradosso esistente tra l'uno e il molteplice. Districare i nodi diventa elemento costitutivo della pedagogia e della pedagogia speciale in uno continua dove lo snodar e permette di riannodare del conosciuto del conoscibile nella prospettiva del fare educazione del cambiamento delle cose. Ogni elemento della complessità deriva dalla relazione e dall'interazione con altri elementi, isolandone uno si rischia di perdere il senso sia di quel particolare singolo elemento sia dell'insieme in cui è inserito. L’ipersocializzazione ci indirizza ad accrescere e potenziare le nostre attenzioni ogni volta che un elemento particolare, del complesso "copre" il complesso, rischiando di prevalere sugli altri elementi e sulle tessiture. La conoscenza è un fenomeno multidimensionale, nel senso che essa è inseparabilmente, fisica, biologica, celebrale, mentale, psicologica. L'atto di conoscenza quindi non può essere dissociato dalla vita umana e dalla relazione sociale.Secondo l'approccio della complessità diviene necessario ripensare all'intervento educativo come intervento complesso, in cui è richiesta la capacità di individuare i bisogni educativi secondo vari punti di vista e cambiare le prospettive di intervento secondo il modello più adeguato in relazione alla situazione. Questa strutturazione meta-teoretica è resa possibile da ciò che viene definito aspetto transitivo della scienza.Nell'approccio dèlla pedagogia speciale è i necessario tenere conto delle possibilità e della complessità del sistema "mondo reale" che non può essere ridotto o compresso in una serie di descrittori, derivati solamente da metodi analitici. In relazione alla disabilità occorre considerare la complessità adottando una pluralità di sguardi, deinamente e dinamicamente puntati alle complessità dell'interazione tra l'educanda e le sue caratteristiche individuali, dentro e con il suo ambiente sociale, come costruzione di una identità, sia intesa come identità personale/individuale che come costrutto associato sociale Il senso educativo e la sua produzione vogliono gli educatori proiettati oltre una visione che fissi il mondo in modo lineare o monocromo, in cui problemi semplici abbiano soluzioni semplici. La complessità, in ambito di pedagogia speciale vuole e indirizza l’educatore al cambiamento alla mutevolezza e alla non prevedibilità, elementi questi sistemi dinamici dentro i quali si opera ed entro il quale la certezza è fornita solo da una visione artificiale del mondo.Interessati dall'educazione, e come educatori orientati a indagare quelli che sono i bisogni educativi della persona, dell'individuo siamo interessati dalle teorie e dalle pratiche dell’educazione che si accostano a varie discipline. Siamo interessati dalla necessità di rispondere con proposte educative, e non solo, ai bisogni educativi, scoprendone le particolarità e le similitudini, affermando the non esistono persone ineducabili e nello stesso tempo che non esistono contesti immodificabili. È proprio dall'evoluzione storica dei pensieri e delle azioni pedagogico-educative che è possibile individuare le attuali teorie dei nostri approcci e agire inclusivo.Itard medico e pedagogista presso un istituto per sordomuti a Parigi nel corso della sua carriera incontrerà Victor, un fanciullo che fino a quel momento aveva vissuto nei boschi stato selvaggio, in totale assenza di una qualsiasi presenza umana, ed era quindi cresciuto con l'elevata privazione cognitiva e sociale che aveva causato danni permanenti. Pose le prime basi della pedagogia delle persone con disabilità. Solo in seno alla società l'uomo può trovare il ruolo eminente che gli spetta per natura e sarebbe senza la civiltà degli animali più deboli e meno intelligenti.L'attenzione etica alle conseguenze coinvolge riguardi rapporti interpersonali ma anche il dopo, il futuro delle relazioni e delle relazioni educative soprattutto. La responsabilità nelle relazioni educative esige di pensare gli est della relazione stessa, le conseguenze del nostro agire. Se la vita fosse principalmente azione-relazione di rapporti interpersonali piuttosto che un'esperienza fondata su prestazioni tipologicamente predeterminate e sistematicamente incluse nella dimensione competitiva, che privilegia non i contenuti e i significati dell'azione del compiute ma i loro tempi di esecuzione e la loro efficienza di realizzazione, allora la diversità di cui sopra, ben lungi dal favorire fuorvianti classiche e spietate bocciature, mostrerebbe la straordinaria molteplicità delle maniere umane di agire le azioni e di vivere la vita. L'obiettivo di Itard non è di studiare una determinata serie di fenomeni: imposta e creare un processo che educativo, avvia una relazione educativa, il tessuto di durata con teorie e con la sperimentazione. L'uscita dell'istituto divenne occasione per Victor di conoscere Madame Guèrin, donna e governante di casa Itard che diventa per lui importante riferimento di cura e di educazione. Ci vogliono le esperienze che devono confrontarsi con le ricerche. Uno degli obiettivi del "trattamento morale" di Victor, che aveva come obiettivo quello di rendergli sopportabile la vita sociale, derivava da un calcolo egoistico ed è la sua onestà intellettuale che gli permette nel corso del tempo la modifica e la reimpostazione degli obiettivi della sua articolata proposta educativa. La neutralità nella prassi educativa è di difficile, quasi impossibile ottenimento.L’ Educazione è coinvolgimento di implicito interesse, presuppone scelta e coerenza di percorso. L'educazione impegna e l'impegno educativo con le persone con disabilità richiede ascolto e rispetto, comprensione dei loro bisogni, conoscenze delle loro abitudini e concentrazione delle loro situazioni, accertamento critico e vigile dei percorsi agiti.Sèguin individua nell’esperienza sensoriale le possibilità di sviluppo delle capacità cognitive, ma, come ulteriore analisi, individua anche un principio di subordinazione di esse alla volontà dell'individuo e alla sua socievolezza , caratteristiche queste che dovrebbero essere al centro dell'intervento educativo• Un suo grande merito è quello di aver precisato i compiti dell'insegnante, rispetto a nozione e ragionamento. La prima è derivata dalla percezione, e quindi facilmente indotta dall'insegnante, mentre il secondo è dipendente dall'intelletto, di conseguenza l'educatore può solo creare condizioni favorevoli e facilitanti.Fra i principi enunciati da Séguin che guidano l'intervento educativo, troviamo la progressione dell'apprendimento, ovvero il procedere dal conosciuto allo sconosciuto, dal semplice al complesso e dal concreto all'astratto, La sua attenzione al contesto socioculturale del paziente e la sua criticità verso il paradigma medico gli fanno dichiarare che l'idiozia è come uno stato di abbandono sociale culturale e non come una malattia. Afferma l'educazione come trattamento morale e gli strumenti per l'autonomia e la realizzazione della persona con disabilità Dimitris Argiropoulos, Essere interessanti: inter-essere nella/dalla pratica educativa. La pedagogia speciale ha allargato lo sguardo, le considerazioni,le pratiche educative includendo nei percorsi di educazione, strutturata e non, gli esclusi. Ha esteso le condizioni e persone destinate alla perdita poiché portatori di patologie e di condizioni sociali non conformi a maggioranze e a sistemi amministrativi formali e informali. Ha dato importanza e valore a persone che sono divenute al centro dell'interesse, gli attori principali della pedagogia dell'educazione, nelle comunità e società, e per questo persone che hanno interessato la nostra umanità e due percorsi per raggiungerla. La pedagogia speciale indirizzata, volta le tue capacità delle persone in condizione di disabilità e di disagio- svantaggio, individuale, comunitario e sociale talvolta di svantaggio sociale estremo. Una delle caratteristiche sostanziali indispensabili della pedagogia speciale è la complessità. Edgar Morin la definisce come un tessuto composto da elementi eterogenei ma allo stesso tempo inseparabilmente associati, in modo da porre il paradosso esistente tra l'uno e il molteplice. Districare i nodi diventa elemento costitutivo della pedagogia e della pedagogia speciale in uno continua dove lo snodar e permette di riannodare del conosciuto del conoscibile nella prospettiva del fare educazione del cambiamento delle cose. Ogni elemento della complessità deriva dalla relazione e dall'interazione con altri elementi, isolandone uno si rischia di perdere il senso sia di quel particolare singolo elemento sia dell'insieme in cui è inserito. L’ipersocializzazione ci indirizza ad accrescere e potenziare le nostre attenzioni ogni volta che un elemento particolare, del complesso "copre" il complesso, rischiando di prevalere sugli altri elementi e sulle tessiture. La conoscenza è un fenomeno multidimensionale, nel senso che essa è inseparabilmente, fisica, biologica, celebrale, mentale, psicologica. L'atto di conoscenza quindi non può essere dissociato dalla vita umana e dalla relazione sociale.Secondo l'approccio della complessità diviene necessario ripensare all'intervento educativo come intervento complesso, in cui è richiesta la capacità di individuare i bisogni educativi secondo vari punti di vista e cambiare le prospettive di intervento secondo il modello più adeguato in relazione alla situazione. Questa strutturazione meta-teoretica è resa possibile da ciò che viene definito aspetto transitivo della scienza.Nell'approccio dèlla pedagogia speciale è i necessario tenere conto delle possibilità e della complessità del sistema "mondo reale" che non può essere ridotto o compresso in una serie di descrittori, derivati solamente da metodi analitici. In relazione alla disabilità occorre considerare la complessità adottando una pluralità di sguardi, deinamente e dinamicamente puntati alle complessità dell'interazione tra l'educanda e le sue caratteristiche individuali, dentro e con il suo ambiente sociale, come costruzione di una identità, sia intesa come identità personale/individuale che come costrutto associato sociale Il senso educativo e la sua produzione vogliono gli educatori proiettati oltre una visione che fissi il mondo in modo lineare o monocromo, in cui problemi semplici abbiano soluzioni semplici. La complessità, in ambito di pedagogia speciale vuole e indirizza l’educatore al cambiamento alla mutevolezza e alla non prevedibilità, elementi questi sistemi dinamici dentro i quali si opera ed entro il quale la certezza è fornita solo da una visione artificiale del mondo.Interessati dall'educazione, e come educatori orientati a indagare quelli che sono i bisogni educativi della persona, dell'individuo siamo interessati dalle teorie e dalle pratiche dell’educazione che si accostano a varie discipline. Siamo interessati dalla necessità di rispondere con proposte educative, e non solo, ai bisogni educativi, scoprendone le particolarità e le similitudini, affermando the non esistono persone ineducabili e nello stesso tempo che non esistono contesti immodificabili. È proprio dall'evoluzione storica dei pensieri e delle azioni pedagogico-educative che è possibile individuare le attuali teorie dei nostri approcci e agire inclusivo.Itard medico e pedagogista presso un istituto per sordomuti a Parigi nel corso della sua carriera incontrerà Victor, un fanciullo che fino a quel momento aveva vissuto nei boschi stato selvaggio, in totale assenza di una qualsiasi presenza umana, ed era quindi cresciuto con l'elevata privazione cognitiva e sociale che aveva causato danni permanenti. Pose le prime basi della pedagogia delle persone con disabilità. Solo in seno alla società l'uomo può trovare il ruolo eminente che gli spetta per natura e sarebbe senza la civiltà degli animali più deboli e meno intelligenti.L'attenzione etica alle conseguenze coinvolge riguardi rapporti interpersonali ma anche il dopo, il futuro delle relazioni e delle relazioni educative soprattutto. La responsabilità nelle relazioni educative esige di pensare gli est della relazione stessa, le conseguenze del nostro agire. Se la vita fosse principalmente azione-relazione di rapporti interpersonali piuttosto che un'esperienza fondata su prestazioni tipologicamente predeterminate e sistematicamente incluse nella dimensione competitiva, che privilegia non i contenuti e i significati dell'azione del compiute ma i loro tempi di esecuzione e la loro efficienza di realizzazione, allora la diversità di cui sopra, ben lungi dal favorire fuorvianti classiche e spietate bocciature, mostrerebbe la straordinaria molteplicità delle maniere umane di agire le azioni e di vivere la vita. L'obiettivo di Itard non è di studiare una determinata serie di fenomeni: imposta e creare un processo che educativo, avvia una relazione educativa, il tessuto di durata con teorie e con la sperimentazione. L'uscita dell'istituto divenne occasione per Victor di conoscere Madame Guèrin, donna e governante di casa Itard che diventa per lui importante riferimento di cura e di educazione. Ci vogliono le esperienze che devono confrontarsi con le ricerche. Uno degli obiettivi del "trattamento morale" di Victor, che aveva come obiettivo quello di rendergli sopportabile la vita sociale, derivava da un calcolo egoistico ed è la sua onestà intellettuale che gli permette nel corso del tempo la modifica e la reimpostazione degli obiettivi della sua articolata proposta educativa. La neutralità nella prassi educativa è di difficile, quasi impossibile ottenimento.L’ Educazione è coinvolgimento di implicito interesse, presuppone scelta e coerenza di percorso. L'educazione impegna e l'impegno educativo con le persone con disabilità richiede ascolto e rispetto, comprensione dei loro bisogni, conoscenze delle loro abitudini e concentrazione delle loro situazioni, accertamento critico e vigile dei percorsi agiti.Sèguin individua nell’esperienza sensoriale le possibilità di sviluppo delle capacità cognitive, ma, come ulteriore analisi, individua anche un principio di subordinazione di esse alla volontà dell'individuo e alla sua socievolezza , caratteristiche queste che dovrebbero essere al centro dell'intervento educativo• Un suo grande merito è quello di aver precisato i compiti dell'insegnante, rispetto a nozione e ragionamento. La prima è derivata dalla percezione, e quindi facilmente indotta dall'insegnante, mentre il secondo è dipendente dall'intelletto, di conseguenza l'educatore può solo creare condizioni favorevoli e facilitanti.Fra i principi enunciati da Séguin che guidano l'intervento educativo, troviamo la progressione dell'apprendimento, ovvero il procedere dal conosciuto allo sconosciuto, dal semplice al complesso e dal concreto all'astratto, La sua attenzione al contesto socioculturale del paziente e la sua criticità verso il paradigma medico gli fanno dichiarare che l'idiozia è come uno stato di abbandono sociale culturale e non come una malattia. Afferma l'educazione come trattamento morale e gli strumenti per l'autonomia e la realizzazione della persona con disabilità subisce nei termini di una riduzione della possibilità di com-prendere la realtà: il potere del pregiudizio consiste in un'azione limitante, attiva e passiva.Il pregiudizio sull'handicap invece è espressione di un sistema simbolico che alimenta la cultura dello scarto.La rigidità di pensiero impedisce di percepire la persona con disabilità nella sua totalità e ne coglie solo un frammentoConsiderare gli altri inferiori e "diversi", aumenta la legittimazione dell'esercizio del potere nei loro confronti. L'handicap rappresenta una sorta di resistenza all'educazione, un impedimento allo sviluppo complessivo della persona. Il pregiudizio maggiore sull'handicap e considerare le persone con disabilità quasi uomini: come se il renderli meno uomini facilitasse la loro marginalizzazione e discriminazione, permettesse di scartare un frammento insignificante quanto in comprante. Sospendere il giudizio, importantissimo nella pratica educativa, adottare atteggiamenti di comprensione, togliere lo sguardo dallo Stigma, dotta le prassi educative, prassi che si possono apprendere, significando quel prendersi cura dell'altro con interesse, I Care, che tracciano i percorsi dell'inclusione sociale.Liberarsi dal pregiudizio, significa abbandonare non solo gli atteggiamenti discriminatori e di superiorità, ma anche quelli pietistici e compassionevoli.Vygotskij che indica il concetto della compensazione: la cognizione dell'individuo riguardo la propria inferiorità e l'autostima, nella condizione sociale in cui si trova, diventa la forza principale del suo sviluppo psichico. Ciò comporta che il contesto socio-culturale in cui la persona con handicap nasce e vive, incida sul suo sviluppo mentale. La forza dinamica del processo educativo si rispecchia nella dialettica difetto- sovracompensazione • «Il concetto di compensazione come forma principale di un simile sviluppo introduce il concetto di orientamento verso il futuro, e tutto il processo, nel suo insieme, si presenta come un unico processo, che si sviluppa in avanti per necessità obiettiva diretto verso il punto finale delle esigenze dell'essere sociale. Non il deficit in se stesso decide le sorti della personalità, ma le sue conseguenze sociali, la sua realizzazione socio psicologica. In relazione a ciò per lo psicologo diventa indispensabile la comprensione di ogni atto psicologico non solo riguardo al passato, ma anche riguardo al futuro delle personalità. La prospettiva del concetto della compensazione e insieme storico- culturale, dinamica e evolutiva. Ci rimanda, nel processo educativo, al concetto della zona di sviluppo prossimale e si riferisce alla distanza possibile tra il livello di sviluppo effettivo di un bambino e il livello di un suo sviluppo potenziale. In questa impostazione prospettiva l'operato dell'educatore si dinamizzare, creando le condizioni che gli permettono di cogliere le zone di sviluppo prossimale per favorire la crescita e l'evoluzione dinamica del bambino e del bambino con deficit, diventa più interessante, attraente e coinvolgente. Il pregiudizio si combatte con lo sviluppo della pedagogia e delle scienze dell'educazione. La condivisione delle buone prassi e dei successi, nonché la continua formulazione gli educatori, porta ad una circolarità di nozioni e informazioni tra esperti, educatori e non, del campo formativo. L'educatore è chiamato a capire le differenze, senza avere la pretesa di cancellarle, riconoscendo nell'altro comunque un valore. Il lavoro educativo diventa la scelta.Il paradigma olistico/costruttivista nell'ambito della pedagogia speciale può permettere di afferrare la complessità e agire. E si potrebbe considerare in questa anche la prospettiva coevolutiva che <<implica una concezione di rapporto educativo come coeducazione di soggetti> dove l'educatore impara dall'educando quali dovranno essere i passi successivi del processo educativo e l'educanda è un interlocutore attivo.L’ educatore è una sorta di "regista" che cura le condizioni istituzionali e relazionali perché i suoi interlocutori, gli educandi, possano autogestire le proprie esperienze di apprendimento. Liana, è (ed incarna) il paradigma di una prospettiva rovesciata relativa alla cristallizzazione ed etemizzazione di chi affronta una collocazione "obbligatoria" per una condizione di appartenenza che trova nascendo Utilizza il dispositivo della scuola della formazione per mobilitarsi socialmente. Liana diventa comunità attraverso la parola, lo scrivere e la sistemazione di un pensiero pedagogico- educativo in una prospettiva di coevoluzione, dove l’io-noi si completano trovano strade di comunicazione, di accordi di speranze. La conoscenza come co-essere è elemento collante e mediatore della comunità. Si educa la persona, ovvero un insieme di relazioni. Persona significa volto, indica l'espressione plurima di significato condivisibile e condiviso ed evidenzia la nostra identità plurale.Liana diventa testimone, responsabile e respirabile di insegnamenti profondi che segnano le nostre resistenze. RiVisitare don Gnocchi e soffermarci a pensare che «non esiste il tipo umano universale:, ma ogni individuo è un caso a sé stante, con fenomeni propri, con sviluppi e complicanze assolutamente.originali e che ci permette di rivisitare le parole e i termini della descrizione qualificandola nelle relazioni con una condizione umana costretta ad affrontare limiti che diventano, sono i limiti delle nostre relazioni. 1.Don Carlo Gnocchi: Il cammino pastorale, educativo ed umano. Nasce nel 1902 da una famiglia modesta.Nell’anno Santo 1925 riceve l’ordinanza sacerdotale.Il vissuto di don Gnocchi è attraversato"da guerre, dittature e ideologie che hanno scatenato violenti conflitti.Don Gnocchi diventa educatore all'Istituto «Gonzaga» . Siamo nell'epoca fascista, contrassegnata da distinzioni anagrafiche scolastiche obbligatorie, ogni categoria alla sua divisa da indossare a scuola il sabato, chiamato sabato fascista. Don Carlo ci dà testimonianza che il balilla è rispettoso verso l’ educatore: la domenica i ragazzi vanno alla Santa messa insieme, regna la disciplina; ma con il passaggio dei ragazzi alla sezione a quanti avanguardisti la collaborazione cambia molto. Il ruolo di educatore spirituale era stato concepito dalla gerarchia della Chiesa cattolica tramite il fondatore e rettore dell'Università cattolica, padre Agostino gemelli. Come educatore dei Gruppi Universitari Fascisti, nel 1934 Don Carlo pubblica il libro ‘andate e insegnate’, una raccolta e 19 testi di brevi conferenze: si rivolge all'intero corpo, spirituale e laico, operante al tempo nell’ambito degli oratori milanesi.’ Preparare gli educatori della nostra gioventù è il problema assillante di chi ha e sente la responsabilità di formare lo spirito veramente cristiano delle nostre generazioni.’ Quando ottiene la direzione spirituale dell'istituto Gonzaga approfondisce ogni aspetto del problema educativo e ne fa sintesi nella prima pubblicazione "educazione del cuore", un testo indimenticabile, nel quale educatore ha fatto confluire la sua lunga esperienza e descrive come da educatore si fa discepolo, che mentre insegna verifica se stesso. Don Carlo ci esorta all'amore per la natura del volontariato, ci chiede di proporre il bene ma non censurare il male, senza pietismi, lontano da una moralità piatta e borghese. Qui l'educatore all'ordine di incontrare regolarmente madri e padri degli allievi, tutti di ceto elevato, sa scuotere le loro anime per cercare di includere nelle loro menti la razionalità.Riteneva che il bravo educatore dovesse analizzare, meditare curare le devianze dell’allievo, prima che fosse troppo tardi. Don Gnocchi decise di farsi cappellano militare volontario per il fronte greco-albanese con i suoi allievi. Per padre Gemelli l'educazione consisteva nel mettere nella testa dell’allievo le sue sagge idee senza tenere presente il libero pensiero del soggetto, per cui esigeva totale obbedienza ai suoi principi. Diverso il pensiero di don Carlo: egli riteneva che il compito dell’ educatore fosse di fare venire alla luce la potenziale intelligenza nascosta dell’individuo, senza limitare la sua libertà di pensiero. Il proposito di don Gnocchi, era di aiutare i giovani a crescere liberi e responsabili, capaci di vivere nella società, convinto che l'educazione e l'istruzione fossero le basi per la vita serena di un popolo.Don Gnocchi, educatore di profonda conoscenza psicologica del cuore umano, intelligente e attivo, pronto a donarsi al prossimo senza limiti, ma distante dalla pretesa obbedienza, voleva lasciare la libertà di pensiero al soggetto. Il profondo senso educativo di don Gnocchi partiva dalla realtà dei giovani, nel passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza e alla giovinezza, all'orientamento verso l'altro sesso, alla meta del matrimonio, alla famiglia, ai rapporti tra la famiglia, la società e il mondo, per costruire una gioventù matura per affrontare la vita. 2.Don Gnocchi cappellano militare sul fronte greco-albanese Fu il clima fascista e l'amore di patria, nell' ambi del cattolicesimo, a spingere don Gnocchi, dopo la perdita d madre, a diventare cappellano degli Alpini, prima in Alban' poi in Russia. A portarlo a quel ruolo era stata la volontà di svolgere il s apostolato fra i suoi ragazzi. Don Primo Mazzolari amante della giustizia e amico dei poveri, pronta da alzare la voce contro la demagogie a, dalla fede ricevete sempre la forza per vivere e trasmettere serenità e fratellanza. Nel 1943-1945 partecipò attivamente alla resistenza, fu sempre voce critica del mondo cattolico.Fra don Mazzolari e don Gnocchi, oltre all'amicizia, vi era profonda e reciproca stima .Il libro 'Dio è tutto qui. Lettere di una vita, la cui ottima scrittura rende merito alla grande opera. Sono lettere coinvolgenti, indimenticabili, meritano veramente d'essere segnalate e riproposte per estenderne la conoscenza: è un'eredità preziosa. Si tratta di scritti che mettono in luce tutto il suo impegno religioso, morale e civile e tutta la forza d’animo.Le lettere, oltre all'amara realtà del conflitto bellico, danno testimonianza della indescrivibile povertà, della vergognosa ignoranza, dell'analfabetismo in cui era tenuto il popolo, suddito dello Stato, del potere, della Chiesa e della dittatura. Al fronte, il suo compito non era solo quello di cappellano ma di padre tra i figli in armi in terre lontane, fra dune sconfinate, dalle lettere in arrivo in partenza erano per lui e per i suoi alpini l'unica ragione di vita, fra il gelo e gli spietati combattimenti.Dalla forza della sua fede, nasce in lui la volontà di dare aiuto morale a chi ha perduto un figlio, agli orfani e ai mutilatini, ai piccoli innocenti, durante il calvario che dovevano sopportare per potere guardare al futuro. Grande è stata la forza d'animo che lo ha sostenuto. 3.Don Gnocchi nel dopoguerra Il 12 ottobre del 1948 nasceva a Milano la «Federazione Pro Infanzia mutilata», Fondata da don Gnocchi come organismo di coordinamento tra le varie Istituzioni che si interessavano di mutilati di guerra, ma senza l' adesione della «Congregazione degli Orionini di Milano». La fine della collaborazione tra le due diverse realtà sanciva inoltre il divario tra assistenza e riabilitazione. Il suo obbiettivo finale era quello di giungere alla riabilitazione necessaria e alla gestione personale e autonoma di ciascun mutilato. Aveva «una concezione armoniosa e vitale della società umana», immaginava un mondo in cui ciascuno «trovi e mantenga il posto assegnatogli dalla natura e, godendo della sua libertà e dignità personale, entri a far parte della grande famiglia umana>>, per il bene comune. Voleva fosse il richiamo dd cuore e.della propria coscienza a portare le persone al traguardo della fede. Vero educatore, voleva che dietro ogni decisione ci fosse una coscienza riflessiva per avere solide radici tra vita, responsabilità, pensiero e azione, voleva un impegno capace di dare cultura e maturazione umana responsabile. La sua coraggiosa opera di lotta al dolore innocente diventerà il suo fondamentale messaggio e il suo principale impegno. Il merito di don del conflitto.Don Lorenzo, pur consapevole delle avversità del potere ai suoi insegnamenti, non aveva nessuna intenzione di rinunciare al suo impegno di educatore, convinto che per la classe operaia la scuola fosse un bene e il conformismo un danno.Don Milani era uno dei pochi preti antisistema, impegnato a eliminare le disuguaglianze, .pure sentendosi disarmato era teso a portare il popolo a un traguardo evoluto e responsabile.Don Milani, sensibile alla giustizia, in quel triste momento storico, studiava la realtà di sfruttati e sfruttatori, tra analfabeti e intellettuali, meditava e segnava tutto sul suo diario parrocchiale formulando parallelamente una proposta guardata con ostilità dal potere e dalla Chiesa .Barbiana Era un luogo sperduto, isolato dal mondo, dove mancava tutto, da lì don Milani non avrebbe più dato alcun disturbo e nessuno avrebbe più sentito parlare di lui. Don Milani è convinto che ogni persona abbia una coscienza: ma chi è condannato fin dalla nascita al silenzio non ha la forza per farla emergere, ha bisogno d 'essere capito e aiutato; è per questa ragione che dà tutto sé stesso per aiutare gli ultimi. Don Milani era certo che il dialogo fosse la vera ricchezza dell’umanità.Don Milani è entrato nella storia a pieno merito e ci resterà come vero educatore, come maestro di vita. Si è fatto rivoluzionario, con la convinzione che l'educazione e 1a cultura debbano essere un bene pubblico, che solo la parola puo portare alla liberazione gli oppressi mentre la fede è un bene privato .Pastore, educatore con principi universali, riteneva che la conoscenza fosse indispensabile per capire sé stessi, per farsi uomini responsabili capaci di vivere in società e di tenere testa a soggetti che si ritenevano speciali e superiori.Molti cambiamenti nell'educazione e nell'istruzione sono avvenuti dopo la morte di don Milani: lo sviluppo delle attività educative ha aiutato l’autocoscienza, i corsi delle 150 ore per, cancellare l'analfabetismo hanno permesso il conseguimento della licenza di terza media anche a coloro che per età erano fuori dalla fascia scolare. Il diploma era diventato indispensabile oltre che alla cultura personale o per accedere a superiori livelli di studio, anche per accedere al lavoro o intraprendere un'attività artigianale o commerciale.Don Milani raggiunse la triste destinazione di Barbiana il 5 dicembre 1954 .Popolo semianalfabeta Erano, invece, stati lasciati abbandonati a sé stessi, come se l'educatore avesse avuto il preciso compito di tenerli ignoranti. Organizzò subito una scuola, convinto che ogni individuo abbia una coscienza che vada aiutata a crescere per renderla responsabile delle proprie azioni.Capì subito che la scuola pubblica non operava a difesa degli ultimi, era solo impegnata a sostenere le divisioni di classe; riteneva che la cultura educativa fosse un bene da condividere, un cammino verso la giustizia sociale. Fondò la scuola per aiutare quei ragazzi lasciati a se stessi, ma li volle a scuola 10 ore al giorno, anche la domenica, dove l'unico diversivo era la Santa messa: dovevano recuperare il vuoto che si portavano addosso. In quella località non ebbe più una vita privata: la sua abitazione è sempre aperta tutti ogni cosa è svolta in comunità. Nella scuola pubblica, ancora oggi spesso mancano l'amorevole impegno dell'educatore e le azioni in difesa dei ragazzi,. Don Lorenzo, nella sua scuola, progettò e mise in pratica l'educazione collaborativa e la scrittura collettiva, con l'intento di aiutare gli ultimi: chi non aveva capito si fermava, ma non da solo; voleva aiutare i più svantaggiati, tutti dovevano progredire alla pari, anche Aiutandosi fra di loro, perché riteneva ingiusto mandare all'esame ragazzi disuguali. Barbiana era una scuola privata m cui finivano tutti i ragazzi buttati fuori dalla scuola pubblica, per cui possiamo definirla scuola degli oppressi: creata da un prete-maestro· mentre le scuole private, cattoliche e non cattoliche, di ieri e di oggi, sono volute da genitori che non vogliono mandare i loro figli a scuola con i figli dei poveri .In quella località isolata, a tenere il maestro e la scuola a contatto col mondo era la lettura del giornale in. classe, che veniva fatta in comunità .Don Lorenzo, vero educatore, aveva capito che nessuno si educa da solo: gli individui si educano tra loro dialogando in piena libertà; per questo condivideva ogni impegno con il popolo.Don Lorenzo impegnò tutto sé S!esso per aiutare i ragazzi de- finiti "senza speranza" dalla scuola pubblica, a crescere, acculturarsi, ad imparare le lingue e a viaggiare nelle strade del mondo. Maestro lungimirante, già vedeva la società farsi multietnica e pensava di preparare i ragazzi a viverla.Don Milani, in quell’esilio a Barbiana operò tredici anni, fino alla morte.Esperienze pastorali.1958, fece parlare, fece grande scalpore.Don Milani voleva affermare al mondo che la storia stava cambiando e che di conseguenza doveva cambiare anche l'operato e il sentire del parroco .Don Milani, vero maestro, era capace di studiare la realtà e fare una profonda analisi della scuola, che vedeva mettere in pratica l'empirismo, cosa grande ma che da sola non bastava, occorreva teoria, scienza, il creato, parametri profondi che il ragazzo cresciuto senza parola e nell’isolamento non aveva bisogno di maggiore aiuto, non d'essere considerato inferiore o irrecuperabile e abbandonato. Capiva che il maestro aveva il compito di dare al ragazzo l'educazione mancata e mancante in famiglia, che doveva seguire i cambiamenti di un allievo che da ragazzo si fa uomo, e non fare finta, di non vedere se c'è una in atto una trasformazione negativa da correggere. L'educatore dev'essere attento, deve aiutare il ragazzo a non sopraffare gli amici. Il doveroso compito del maestro è di portare i ragazzi a traguardi positivi, per sé e per la società, e la scuola deve avere la libertà di educare all' analisi critica di ogni.realtà che la circonda, come alla volontà di fare sentire alta la propria voce.Il maestro educatore, tramite la sensibilità della propria coscienza, ha il dovere di fornire a tutti i ragazzi i punti fermi per guardare avanti, per farli tendere alla giustizia e alla coerenza.Come maestro, don Milani cercava nei suoi ragazzi le potenzialità nascoste da fare emergere e sviluppare, convinto che solo la scuola possa portare il soggetto a raggiunge la piena responsabilità etica per arrivare alla fraterna collaborazione umana. Anche il pedagogista brasiliano Paulo Freire aveva un simile pensiero; sosteneva che solo la conoscenza ben radicalizzata nella storia poteva portare coerenza e fede ma metterla in pratica e insegnarla costava caro, È molto più facile costruire un gregge vuoto e obbediente, ma non bisogna mai perdere il contatto con la realtà, né togliere agli allievi il libero pensiero. Bisogna cercare di costruirgli la coscienza, perché la persona poco intelligente non riflettere, a cadere nel nel ridicolo, a lasciarsi prendere dal conformismo.Questo era anche il pensiero di Don Milani.Lettera ad una professoressa è stata scritta dai ragazzi della scuola di Barbiana. Ne erano autori otto ragazzi, suoi allievi, che lo avevano scritto in 10 mesi. Forte analisi critica al sistema scolastico italiano in particolare alla gestione dell'obbligo scolastico, strutturalmente antiquato, fortemente selettivo, totalmente estraneo i programmi della realtà del paese e ai mutamenti socio-economici nesso in atto. I ragazzi di Barbiana nella lettera fanno una dura requisitoria ad una scuola che non fa il suo dovere, che con la selezione condanna gli ultimi a rimanere tali. Il testo continuerà ancora ad essere la difesa dei ragazzi ultimi della scala sociale che per legge sbagliate per mancanza di giustizia sono destinati a rimanere tali.Rivolgendosi a una professoressa che incarnava lo spirito del corpo scolastico, i ragazzi di Barbiana hanno dimostrato con la scrittura la capacità sintetica e la semplicità linguistica da loro acquisita in quella particolare scuola.La scuola di Barbiana è stata l'unica vera scuola cattolica impegnata ad aiutare i ragazzi scartati dalla scuola pubblica perché giudicati irrecuperabili, mentre il maestro Milani vedeva tutti i suoi allievi brillare per volontà e impegno. Avvicinerei don Milani al grande pedagogista brasiliano Freire e al maestro Lodi: anche loro hanno sperimentato un tipo di scuola collaborativa che consentiva la crescita culturale a tutti, nessuno escluso. Questi educatori, che hanno studiato, capito e aiutato la crescita sociale e culturale di molti ragazzi ritenuti "razza inferiore" e irrecuperabili, hanno trovato un modo nuovo per panarli a raggiungere la piena coscientizzazione.Per don Milani l'educatore, per essere tale, deve seguire tre punti fermi: Fede, Cultura e Società, perché non c'è scuola astratta dalla realtà· ma il sistema scolastico nazionale ha dimenticato che l'educazione alla serena convivenza è alla base della vita e che la discriminazione è ingiustizia, è tradimento. Don Milani nella sua scuola metteva in pratica la pedagogia della provocazione, manifestata in tutti i suoi scritti con la convinzione che turbare l'anima al soggetto stimoli la conoscenza e l'interesse per la cultura, la sola che porta la mente a farsi propositiva di nuove idee e responsabile del proprio agire.Con Esperienze pastorali ha voluto dire ai confratelli, alla Chiesa e alla società di porre attenzione ai cambiamenti della storia. Con lettera ai giudici a cercato di essere un vero educatore di tutta la società, impegnato nella salvezza dell'umanità. Con lettera una professoressa i ragazzi della scuola di Barbiana hanno voluto dire ai ragazzi di tutto il mondo che andare a scuola solo per il voto non ha senso e costa fatica, se invece si va a scuola per collaborar e per crescere insieme a lezione da un impegno gioia.Don Milani aveva alcune affinità con Socrate: entrambi hanno rivendicato e promosso e loro idee educative con coerenza, hanno accettato la sofferenza pur di diffonderle e sono dedicati a loro allievi fino alla fine sono stati due maestri. 5.Don Lorenzo Milani e Don Carlo Gnocchi diversi e simili Nuovo Umanesimo, apertura al dialogo per la rigenerazione cristiana, ma sempre in coerenza con la giustizia e la fede in Dio e nell’uomo è ciò che accomuna Don Lorenzo Milani e don Carlo Gnocchi. Due cristiani liberi, uomini del dialogo, che sapevano guardare la realtà e aiutare i bisognosi fino a consumarsi; per la loro grande passione sociale hanno messo in pratica la solidarietà, hanno unito intelligenza, dedizione e giustizia in un insieme che ha prodotto copiosi frutti. Ora Papa Francesco fa un passo più avanti dei suoi predecessori, testimonia la fede m modo coraggioso nei riguardi della giustizia sociale e nella protezione dell'ambiente, e mette in evidenza che non basta definirsi cristiani: per essere tali bisogna mettersi prova di sapere vivere in società. Nelle parole del Papa vi sono similitudini con il pensiero dei due sacerdoti sui quali stiamo riflettendo; Essi si sono fatti maestri, educatori del popolo, padri degli sprovveduti, con la convinzione che l'umanità deve aprirsi al dialogo senza discriminazioni sociali.Dopo una profonda meditazione fonda la scuola, per aiutare il suo popolo, la sola che può svegliare la coscienza e rendere responsabili per vivere in pace nella società. A convalidare il suo pensiero il primo gennaio 1948 entra in vigore la Carta Costituzionale, da lui ritenuta una grande conquista sociale: tra i diritti e i doveri dei cittadini essa afferma soprattutto l'obbligo scolastico, per questo ,don Milani la ritiene un secondo Vangelo.Don Gnocchi e don Milani, così diversi, ritenevano entrambi che l'ignoranza fosse la massima povertà dell'uomo e si sono fatti maestri di vita, con la certezza che nessuno appartenesse a una razza inferiore: entrambi hanno ammesso di avere imparato a vivere tra gli ultimi. Sono stati simili nella certezza che l'educatore, per aiutare i dimenticati a ottenere uguali diritti, doveva farsi apprezzare nella collaborazione con gli allievi e impegnare i ragazzi con l'esempio. Simili anche nel ritenere che il vero maestro è colui che sa amare e farsi amare, con la certezza che solo l'insegnante cooperante riesce a fornire agli allievi l'impegno gli stimoli per camminare insieme. Erano convinti che le idee e le
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