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La Quarta Rivoluzione Industriale: Storia, Caratteristiche e Impatto, Appunti di Sociologia

Una panoramica storica della quarta rivoluzione industriale, spiegando come la connessione tra macchine e impianti fisici ha influenzato la produzione industriale e i modelli di scambi commerciali. Vengono esplorati i cinque passaggi che hanno portato alla rivoluzione industriale digitale, l'interfaccia uomo-macchina, i sistemi socio-tecnici, le tecniche emergenti e abilitanti, la stampante tridimensionale e il futuro del lavoro. Il documento illustra anche l'impatto della digitalizzazione sulla società e sulla vita quotidiana.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 22/02/2024

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Scarica La Quarta Rivoluzione Industriale: Storia, Caratteristiche e Impatto e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! CAPITOLO TERZO- PROCESSI DIGITALI 3.1 IL QUADRO D’INSIEME Non è facile fornire un quadro completo dell’insieme dei cambiamenti che si sta realizzando e che possiamo indicare con l’espressione “processi digitali”, questo per diversi motivi: 1-le trasformazioni in corso che vedono protagoniste queste nuove tecnologie hanno luogo in molteplici ambiti: economico-produttivo, sanitario, comunicativo. La sociologa australiana Lupton ci dice, “la vita è digitale”. 2- in ciascuno di questi settori, si è registrato nel corso dell’ultimo trentennio uno sviluppo tecnologico che ha favorito e accelerato il progresso in maniera autonoma. 3- progresso scientifico, tecnologico e digitalizzazione caratterizzano la realtà che sta cambiando le nostre vite e questa è la terza ragione appunto della complessità dei processi digitali. In molti campi, quindi, avviene ogni giorno il progresso, come nel campo delle biotecnologie moderne, dove solo oggi grazie al progresso scientifico e alle nuove conoscenze c’è la possibilità di intervenire direttamente sul DNA. Un ulteriore ambito è quello dell’energia, oggi grazie alla digitalizzazione possiamo parlare di reti energetiche intelligenti, smart grid, queste portano energie dove richiesta, sottraendola a circuiti che al momento non manifestano necessità di approvvigionamento. Un altro esempio di progresso scientifico e di applicazione delle nuove tecnologie è quello ottenuto dalle neuroscienze. Ricerche dirette allo studio del cervello umano, capire come esso funziona ed individuarne i meccanismi serve in primis per curarlo anche con farmaci nuovi e più adeguati. 3.2 QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE L’espressione “quarta rivoluzione industriale” si deve a Klaus Schwab, egli ritiene che saremmo giunti alla quarta considerando le tre precedenti rivoluzioni industriali. La prima rivoluzione industriale ha avuto luogo in Inghilterra tra l’ultimo quarto del 18 secolo e la prima metà del 19 secolo. Introduzione di macchinari dell’industria tessile e l’uso della macchina a vapore come fonte di energia per il processo produttivo. La seconda rivoluzione industriale, fine del 19 secolo, si è avvalsa dell’energia elettrica. E’ l’epoca in cui si afferma la catena di montaggio, cioè un nastro semovente automatico per la realizzazione e l’incremento quantitativo della produzione. La terza rivoluzione industriale è rappresentata dall’introduzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e ha avuto luogo nella seconda metà del 20 secolo. Il motivo per il quale Schwab ritiene che ad oggi siamo avanti alla quarta rivoluzione industriale, è per la sua velocità, la sua portata , la sua intensità e l’impatto che questa ha sull’intera organizzazione sociale. La transizione alla Quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo è dunque quella in cui i sistemi cyber-fisici, cioè connessioni via Internet tra macchine e impianti fisici, informano la produzione manufatturiera e conseguentemente anche i modelli di produzione industriale e di scambi commerciali. Il termine “rivoluzione” è stato a lungo dibattuto tra gli studiosi, in quanto alcuni sostengono che i mutamenti studiti siano tanto innovativi da meritare l’attribuzione del termine ed altri, invece, sono di avviso opposto. In merito alla quarta rivoluzione industriale abbiamo sopra descritto i motivi per cui secondo Schwab ci troviamo di fronte ad un cambiamento clamoroso. Altri autori, tuttavia, avanzano dubbi circa il fatto si tratti davvero di una rivoluzione. Definirla come tale sarebbe una sopravvalutazione del normale processo di evoluzione tecnologica e non l’avanzamento di un nuovo paradigma produttivo esistente. Alcuni studiosi americani ritengono che il periodo attuale non sia altro che l’intensificazione e l’estensione della terza rivoluzione industriale; in effetti molti elementi indicato come peculiari degli attuali processi digitali erano già stati individuati. Concludendo, quindi, la quarta rivoluzione industriale sembra poter essere inquadrata come l’ultima fase di un processo di sviluppo tecnologico le cui radici sono nella terza rivoluzione industriale che si proietta fino ai giorni nostri. Pertanto, oggi non saremmo di fronte a una rivoluzione, ma semplicemente avremmo a che fare con lo sviluppo e la diffusione di ulteriori grappoli di innovazioni. Ricostruiremo ora l’evoluzione storica che ha portato alla odierna rivoluzione industriale digitale, si tratta di 5 passaggi in cui si articola tale processo di trasformazione: -1 fase , metà degli anni 50 del secolo scorso, con la nascita dei computer e si è proiettata fino ai primi anni 70 quando la micro-elettronica e i semiconduttori registrarono uno sviluppo significativo. -2 fase, tra gli anni 60 e gli anni 90, diffusione dei personal computer le cui dimensioni erano più contenute e dunque proporzionate agli spazi della nostra vita quotidiana. -3 fase, a partire dagli anni ‘90 del 20 secolo, caratterizzata da un cambiamento sostanziale nel nostro modo di comunicare, lavorare, vivere creando un esteso mondo interconnesso. - 4 fase, nei primi dieci anni del nuovo millennio, vede sul mercato la diffusione di altri hardware ancora più piccoli e maneggevoli, una sorta di tablet. In questo modo, la quarta rivoluzione industriale, il mondo fisico e quello virtuale si fondono progressivamente, così come le nostre abitudini e la nostra vita si digitalizza sempre di più, es. i social media o una serie di servizi che possiamo accedere comodamente online. - 5 fase, caratterizzata dalle nuove tecnologie, le tecnologie del piccolissimo, si sono, cioè, sviluppate su scala micro o nano. Il padre delle nanotecnologie è Richard Feynman, nel 1959 questo scienziato dimostrò la possibilità di memorizzare informazioni su scala ridotta al livello soddisfacente. Si elimina, cioè, la fase intermedia di un prototipo da testare e migliorare. In questo modo si può programmare sulla base delle richieste del singolo cliente passando da un modello di gestione aziendale orientato a massimizzare il rendimento a uno orientato prevalentemente al consumatore. La tendenza ad assecondare i bisogni del cliente è presente fin dagli anni ‘80 del secolo scorso. Iniziando il mercato a differenziarsi per nicchie di consumo, la produzione di beni si è specializzata in modo da soddisfare le richieste di un pubblico diversificato. La grande produzione di massa non ha più ragion d’essere e cede il passo a una fase post-fordista in cui l’attività è rivolta a specifiche fasce di clientela. L’attenzione è posta su specifici obiettivi di mercato, sulla qualità del prodotto. Il processo di digitalizzazione e Industria 4.0 favoriscono l’aumento della produttività, il rendere più efficiente l’organizzazione post-produttiva, l’adesione ai principi della qualità. Grazie alla connessione continua tra produttori, fornitori e clienti, è possibile creare merci su richiesta. Industria 4.0 permette la progressiva riduzione della distinzione tra produzione e servizi di post- produzione. Industria 4.0 è dunque il modello di fabbrica intelligente (smart factory). Il suo presupposto è la connessione tra macchine, tra le quali avviene lo scambio di dati; successivamente si passa all’interazione tra uomini e macchine, con le risorse a disposizione in cloud. La fabbrica intelligente si basa sull’interazione sempre più fluida tra uomo e macchina. 3.6 SISTEMI SOCIO-TECNICI Lo sviluppo della fabbrica intelligente, come visto, apre nuove prospettive nell’interazione tra uomo e macchina, dando luogo a sistemi socio-tecnici. Tale terminologia risale agli anni ’50 del secolo scorso e fu’ elaborata dall’istituto Tavistock di Londra.L’idea sviluppata dagli autori di tale approccio è che un sistema socio-tecnico è dato da due componenti: quella tecnica, macchine impiegate nel processo di produzione , quello sociale, costituito dalle persone impiegate nell’esecuzione del lavoro. Nel tempo sono stati fatti molti progressi e presentati progetti per rendere l’interazione tra uomo e macchina più semplice, intuitiva e agevole. Il lavoratore potrà in futuro usare gesti e voce per comunicare con le macchine. Inoltre, l’ulteriore evoluzione di questi sistemi prevede che saranno in grado di fornire spiegazioni e di offrire una gamma di scelte. Lo scopo sarà cooperare con le macchine intelligenti, quindi governarle in modo più efficace ed efficiente. 3.7 LA SICUREZZA INFORMATICA La diffusione di internet e l’evoluzione della digitalizzazione comportano, senza dubbio, il problema della gestione delle reti e della custodia delle banche dati. Tale argomentazione costituisce il presupposto per il successo della digitalizzazione. L’unione europea sta mettendo a punto una serie di misure, volte a garantire la sicurezza informatica. Gli ambiti di particolare rilevanza sono: 1. la protezione dei dati personali, 2. Sicurezza delle reti di interesse pubblico, 3. Prevenzione e risposte agli attacchi della criminalità informatica. Per quanto concerne la sicurezza delle reti, spesso i sistemi di difesa sono fragili e consentono abbastanza facilmente l’accesso dall’esterno. Gli utenti sono esposti inconsapevolmente perché fanno un uso incauto dei dispositivi elettronici. Analoghe considerazioni possono essere spese in merito agli hardware e ai software incorporati, per i quali le analisi di sicurezza hanno rivelato numerosi aspetti di vulnerabilità. Lo sviluppo della digitalizzazione ha comportato l’affermazione di nuove forme di criminalità legate all’ambito informatico. Il loro impatto è rilevante e rappresentano una minaccia per la sicurezza collettiva. Si pensi ai danni provocati da attacchi di tipo cyber-terrorista se non di cyber-warfare alle infrastrutture di interesse pubblico: reti elettriche, di comunicazione, di gestione della mobilità. Una categoria di crimini informatici particolare è il “cyber-deception/theft”, ossia il furto o la sottrazione indebita di materiali e informazioni. Rientra in questa categoria la pirateria di quanto è attinente alla proprietà intellettuale: l’acquisizione illegale di materiali come i contenuti video, i file musicali nonché gli stessi programmi, scambiati in rete senza il rispetto del copyright. Questo fenomeno rappresenta per le aziende del settore una perdita all’anno di miliardi di dollari; per tale ragione esso è particolarmente studiato. La repressione del cyber-deception/theft è difficile perché le vittime spesso non denunciano quanto subiscono e non collaborano con gli investigatori. Come si vede, si tratta di reati comuni che trovano nella rete e soprattutto nel dark web, che è terreno fertile anche per scambi di merci e contenuti illegali, materiale pedopornografico, traffico d’armi e di stupefacenti, fino a quello di esseri umani o di organi di esseri umani. CAPITOLO QUARTO – TECNICHE E TECNOLOGIE DIGITALI Questo capitolo è dedito alle tecniche e alle tecnologie digitali che si stanno affermando e man mano perfezionando; prima di approfondire il discorso è importante andare a fare una differenziazione tra la terminologia TECNICA e quella di TECNOLOGIA. TECNICA: insieme di regole pratiche per l’esercizio di un’attività intellettuale o manuale; essa indica il procedimento seguito nell’esecuzione di un lavoro o di un’opera, che comporti o meno l’uso di strumenti e macchine. TECNOLOGIA: complesso di conoscenze in procedimenti diretti a scopi pratici nella sfera della produzione e dei servizi. Quindi, se il primo termine tecnica rimanda agli aspetti direttamente applicativi, tecnologia rappresenta il complesso delle teorie sulla tecnica. Queste hanno acquisito importanza sul piano economico, produttivo e scientifico dopo la rivoluzione scientifica del 16 e 17 secolo e l’avvento dell’industrializzazione. Ciò non vuol dire che tecnica e tecnologia siano una “scoperta” della modernità, perché come ben sappiamo hanno avuto un ruolo centrale fin dagli albori dell’umanità, come ci viene rappresentato dal film 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO. (scena iniziale: raffigura un gruppo di ominidi, uno di loro impugna un osso a modo dì bastone. Non c’è forse immagine migliore per descrivere cosa sia la tecnica: un dispositivo che consente agli esseri umani di potenziare le proprie forze, di ottimizzare i propri sforzi, di trarre un’utilità aggiuntiva dalle proprie attività.) Però solo con l’inizio dell’industrializzazione hanno rilievo per la crescita economica e il benessere sociale. Norbert Elias , sociologo tedesco, nei suoi scritti osserva come la tecnica favorisca il miglioramento della qualità della vita e chiarisce come l’avanzamento tecnico è in stretta relazione con il livello di conoscenze sviluppate e accumulate dall’uomo. La diffusione della tecnica nella vita quotidiana richiede l’esercizio dell’autocontrollo, (Selbstregulierung, per utilizzare il termine di Elias), ossia la maturazione di un grado di civilizzazione; in quanto senza civilizzazione saremmo guidati dai nostri impulsi e quindi a rischio della vita. La diffusione e l’uso della tecnica hanno reso necessaria l’acquisizione di comportamenti che consentono agli esseri umani di progettarla e di adoperarla nella giusta misura. In altri termini, la civilizzazione induce gli esseri umani ad esercitare su di sé il controllo anziché lasciarsi andare alle pulsioni e passioni del momento. Quindi, la civilizzazione in ambito tecnologico si mostra essere una forma di adattamento alla vita moderna la quale è caratterizzata da un ambiente sempre più ricco di macchinari; in tal modo è possibile godere dei vantaggi dello sviluppo tecnico ma allo stesso tempo ridurre, grazie ai nostri comportamenti controllati, i rischi che la diffusione comporta. Per questa ragione, secondo Elias, tecnologizzazione e civilizzazione vanno di pari passo. 4.2 TECNICHE EMERGENTI E ABILITANTI - Le tecniche abilitanti, nel senso di macchine e programmi consistono in equipaggiamenti che da sole o in associazione con altre tecniche consentono all’individuo di avere prestazioni migliori e di potenziare le proprie capacità. Basti pensare al beneficio che grazie ai computer, a internet o alle piattaforme può trarre una piccola azienda; lo stesso possiamo dire per un soggetto privato che grazie a Internet può svolgere funzioni prima di allora impensabili, come ad es. accesso a banche date di tutto il mondo, avere contatti da lontano con altre aziende ecc.. Uno esempio di applicazione di tecniche abilitanti è la futura trasformazione degli aeroporti; lo scambio dei dati tra uomini, macchine e “cose” renderà più facili, rapidi e snelli i flussi di comunicazione. Faranno, in una parola, diventare intelligente l’ambiente aeroportuale (Airport 3.0). Lo scopo è offrire un migliore confort ai passeggeri e a chi lavora nel settore, rendere il servizio con maggior efficienza, incrementare la sicurezza. - Le tecniche emergenti, nonostante se ne parli da oltre vent’anni, non si è arrivati ad una definizione univoca, ne esistono diverse versione ciascuna delle quali mette in risalto aspetti specifici. Alcuni sociologi individuano alcuni tratti distintivi delle tecniche emergenti: -1 novità radicale, nel senso che lo svolgimento di un determinato compito si scosta in modo significativo dalle modalità utilizzate fino a quel momento -2 crescita relativamente veloce -3 coerenza, ovvero che ha acquisito un certo grado di stabilità intelligente (Smart Home). 4.7 I BIG DATA Insieme all’intelligenza artificiale, i Big Data costituiscono un capitolo importante della futura società digitale; con questo termine s’intende grandi masse di informazioni che noi tutti produciamo utilizzando Internet. Tali informazioni vengono trattate, organizzate, trasformate in dati e archiviate per essere utilizzate in primis ai fini commerciali e in secondo luogo ai fini conoscitivi delle nostre preferenze e dei nostri comportamenti. I Big Data, come detto, permettono di rilevare informazioni sulla nostra persona e sulle nostre vite, attività, orientamenti, preferenze. In base alle nostre ricerche in Internet è possibile definire a cosa siamo interessati, quali le nostre preferenze di consumo, le nostre scelte definitive. Sulla base di questi dati è possibile prevedere i nostri comportamenti futuri. 4.8 LA ROBOTICA I robot sono macchine che svolgono una serie di compiti in aiuto o in sostituzione dell’essere umano. -profilo evolutivo della robotica- Il termine robot è stato introdotto nel 1920, dallo scrittore cecoslovacco Karel Capek, esso significa “lavoratore sottoposto”. Tra i primi che tentarono di realizzare dei robot va ricordato l’inventore francese del 18 secolo, Jacques de Vaucanson. I primi robot costruiti negli anni ‘60 furono il frutto dell’unione di due tecnologie: le macchine a controllo numerico per la manifattura di precisione e i teleoperatori per il trattamento a distanza di materiale radioattivo. Questi due strumenti erano disegnati per duplicare il braccio umano e avevano un controllo rudimentale e una percezione ridotta dell’ambiente. Successivamente, dalla metà al tardo 20 secolo gli avanzamenti tecnologici nel ramo informatico, gli sviluppi dei computer , hanno reso possibile robot controllati e programmati da computer. Questi robot sono diventati componenti essenziali dell’automazione nella manifattura flessibile nei tardi anni ‘70 del secolo scorso, processo noto anche come terza rivoluzione industriale. L’automazione si è diffusa nell’industria automobilistica e metallurgica, chimica, elettronica e anche in quella alimentare. Con il nuovo millennio la robotica si è andata sempre più a sviluppare, si è diffusa anche nella ricerca e in diverse discipline scientifiche come biomeccanica, neuroscienze, simulazione virtuali. Per quanto riguardo la percezione dei robot, essa è data dai sensori di cui sono dotati. Tali caratteristiche dei robot è legata ad architetture di programmazione, pianificazione e controllo che rendono il robot in grado di interagire con l’ambiente. Questo aspetto è fondamentale perché potenzia queste macchine realizzando la loro piena autonomia. -applicazione della robotica- I robot vengono utilizzati : -in missioni per lo spazio, come supporto o sostituzione dell’essere umano per raccogliere o trasmettere dati. - in campo agricolo o forestale -nel settore delle costruzioni -in operazioni di salvataggio a seguito di disastri o incidenti - in condizioni pericolose, come rimozione di materiali tossici o nucleari -sorveglianza o sicurezza -trasporto di persone e merci su veicoli intelligenti -chirurgia, riabilitazione dei pazienti -smart home Come possiamo ben comprendere i robot diverranno presenza costante nella nostra vita quotidiana ed è per questo motivo che si sta lavorando per renderli sempre più compatibili con gli esseri umani. 4.9 LA TECNOLOGIA CLOUD E’ importante aprire una parentesi per quanto il cloud computing. Ovvero in italiano può essere tradotto con l’espressione “nuvola informatica”. Esso rappresenta la possibilità di ottenere direttamente dalla rete, eventualmente in condivisione con gli altri, dati informazioni e altre risorse informatiche; può essere all’occorrenza scaricato, utilizzato e modificato nella rete. Esempi di cloud sono Google drive e Dropbox. 4.10 RISCHI E INCIDENTI : QUANDO LA TECNOLOGIA PRODUCE DANNI E’ noto che nello sviluppo e nell’applicazione delle tecnologia esiste un margine di incertezza, il quale potrebbe comportare il rischio di essere dannoso per l’essere umano. Ogni tecnologia, infatti, è soggetta a esiti non voluti o a impiego errato, elementi che possono provocare “incidenti tecnologici”. La storia registra numeri casi: dall’incidente di Seveso (1976, si verificò la fuoriuscita di diossina che si propagò nell’aerea circostante colpendo la popolazione e l’ambiente) fino all’esplosione del reattore nucleare a Chernobyl nel 1986. Eventi del genere possono essere causa di usi impropri o ancora dovuti a una cattiva progettazione, scarsa manutenzione e gestione. Data la diffusione delle tecnologie nella nostra vita quotidiana, la sociologia ha sviluppato a partire dagli anni ’90 del secolo scorso un orientamento di studi noto come la “sociologia del rischio” che vede nel sociologo tedesco Beck uno dei suoi principali teorici. La caratteristica del rischio è di essere conseguente all’applicazione della scienza e della tecnica, e dunque un prodotto dell’uomo. Al centro della riflessione, i pericoli connessi all’uso della tecnologia, il senso di crescente insicurezza e incertezza circa i nostri destini individuali e collettivi. Questo approccio sociologico evidenzia come sperimentiamo progressivamente la perdita del controllo sulle nostre vite, proprio ad opera di fattori e di elementi, come la tecnologia ,che fino a ieri hanno rappresentato un incentivo al miglioramento della vita stessa. La tesi di Beck è che la società moderna è una società a rischio in senso duplice, in primo luogo perché il “rischio” è una sua componente caratteristica, esistono vari tipi di rischio come anche quello economico-finanziario; in secondo luogo, perché le società moderne sono società che producono rischio, come quelli ambientali o in casi più gravi la distruzione atomica. Sebbene nella società attuale siamo tutti soggetti a rischio di incidenti e di catastrofi, sussistono disuguaglianze nell’esposizione ai pericoli. Coloro che hanno maggiori risorse (ad esempio economiche e dunque nella disponibilità di dotarsi di sistemi antisismici) sono in una situazione migliore, rispetto a quanti ne sono privi. CAPITOLO QUINTO – LA HICHTECH-ECONOMY: CARATTERI E CONSEGUENZE DELLE TRASFORMAZIONI DIGITALI In questo cap. analizzeremo i fattori che direttamente collegano l’economia alla digitalizzazione. 5.1 PROFILI GENERALI Come possiamo vedere dall’immagine i fattori che influenzano l’hightech-economy sono molteplici. Digitalizzazione- Industria 4.0- Big Data- e connessione già li abbiamo trattati. Analizziamo ora la GLOBALIZZAZIONE 2.0: due sono i caratteri che indicano una nuova fase della globalizzazione. Il primo è relativo alla circostanza che oggi i paesi emergenti sono investitori anche nei paesi occidentali: si pensi all’interesse cinese per l’Europa. Fino a pochi anni fa il flusso di investimenti esteri sul piano globale era monodirezionale: dai paesi sviluppati ai mercati emergenti. Il secondo riguarda il fatto che per certi prodotti la competitività non dipende solo dal basso costo di produzione bensì anche dallo stato di avanzamento tecnologico. Altro aspetto importante dell’economia del 21 secolo è l’accelerazione che comporta, quindi, una più veloce capacità di reazione all’interno del ciclo : produzione, distribuzione e consumo. L’accelerazione è dovuta grazie all’uso costante di internet che permette di realizzare nuovi modelli commerciali più proficui. Terza caratteristica dell’hightech-economy è la frammentazione: permette che il processo produttivo viene suddiviso ed esternalizzato. Si parla di microwork e microtask. L’ultima caratteristica della high-tech economy è la informativi, gestire in tempo reale flussi di dati, governare situazioni complesse, trovare e risolvere problemi affrontare eventuali emergenze, assumere il ruolo di decisore e coordinatore, di “manager dell’incertezza” qualora si presentassero imprevisti di varia natura, come impasse nei rapporti tra uomo e macchina. Per quanto riguarda le relazioni sul lavoro con colleghi, fornitori, clienti e altri partner a vario titolo, il lavoratore digitale dovrà essere facilmente adattabile a situazioni mutevoli e capace di lavorare in gruppi diversi e variabili. Una delle caratteristiche che si prospettano degli ambienti di lavoro del futuro è legata a una loro struttura più orizzontale; l’organizzazione produttiva vedrà la composizione di team flessibili e richiederà al lavoratore di essere collaborativo e in grado di interagire con molteplici figure. 5.5 LE SOFT SKILLS Quando parliamo di soft skills è difficile trovare una definizione univoca; si va dalla capacità di proporsi socialmente, alle attitudini manageriali fino ad arrivare all’intelligenza emozionale. Allo stesso modo parliamo di soft skills, quando il soggetto ha autostima e fiducia di stesso e nella propria resilienza. Come si evidenzia le soft skills, fanno leva sulle caratteristiche personali del soggetto e per questo motivo si dimostrano essenziali per lo sviluppo della professionalità individuale. Diversamente da ciò che sono le abilità tecnico- specialistiche, sono difficile da insegnare attraverso corsi di formazione. Alcuni autori individuano le origini delle soft skills nell’emotional labour (1983), dove nel settore dei servizi, gli addetti alle vendite sono spinti ad entrare in sintonia con i clienti, creando un clima di fiducia e simpatia così favorendo le vendite. Le soft skills sembrano oggi essere la chiave di volta della definizione del lavoratore digitale. Esse, come anticipato, lo sosterranno nelle relazioni sul lavoro con colleghi, fornitori, clienti e altri partner a vario titolo; lo renderanno adattabile a situazioni mutevoli; lo metteranno in grado di organizzare il proprio lavoro e di interagire in gruppi diversi e variabili; lo renderanno collaborativo nel definire i piani di lavoro sulla base delle proprie conoscenze ed esperienze. 5.6 LE “NUOVE” POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO In questo cap. affronteremo da un lato le tematiche delle responsabilità in ambito lavorativo che riguardano i governi, le aziende e i lavoratori e dall’altro sulle misure e sui metodi volti a dare ai lavoratori quel bagaglio di competenze e valorizzarne le capacità. I governi hanno la responsabilità di aggiornare le politiche scolastiche e formative. In tal modo la preparazione dei cittadini può essere in linea con le trasformazioni del mondo del lavoro digitale. Le aziende hanno l’interesse e la responsabilità nello sviluppare la qualità della forza- lavoro. Questo è possibile realizzando una programmazione di lungo periodo e investendo in questa direzione, anche promuovendo incubatori di formazione. Per quanto riguarda i lavoratori, essi sono chiamati in causa in quanto soggetti responsabili nell’intraprendere percorsi di aggiornamento e riqualificazione specifici, oltre che a coltivare la propria motivazione nel corso dell’intera loro vita professionale. Un ruolo importante nel supportare i lavoratori in particolar modo i più anziani, è svolto dai manager. E’ dimostrato come la sensibilità e la cooperazione dei manager sia centrale per la buona riuscita dell’introduzione di nuove tecnologie sul posto di lavoro, nonché come giochi un ruolo importante la loro capacità di comprendere le necessità di formazione dei dipendenti, coltivarne le motivazioni, stimolarne le capacità, e sostenerli nel superare le difficoltà quando si introducono nuove forme di organizzazione del lavoro. Per ridisegnare le competenze richieste del mercato del lavoro digitale, analizzeremo le misure ed i metodi da adottare. Tra le misure va evidenziato l’apprendimento permanente, lifelong learning. Si tratta di una pratica ben nota dove grazie ai programmi di formazione continua, mira a qualificare i lavoratori per costituire una forza lavoro preparata, ridurre disoccupazione e accrescere i tassi di occupazione. Per essere una misura di successo va gestito in modo dinamico e vanno tenute in conto le esigenze dei lavoratori coinvolti in particolar modo di quelli più anziani. Tra i metodi per addestrare e sviluppare e competenze digitali, i lavoratori adulti possono usufruire dei Massive Open Online Courses ( MOOC), accedere a laboratori virtuali ed esercitarsi in giochi di simulazione. Sono corsi online aperti tutti, offerti da oltre 500 università che operano su importanti piattaforme digitali nel mondo. Lo scopo dei MOOC è rendere possibile a chiunque sia interessato a qualsiasi argomento di accedervi, istruirsi e accrescere la propria professionalità. L’essere un’attività didattico-formativa aperta, facilmente accessibile e innovativa per la modalità di erogazione dei contenuti, ha spinto alcuni a definirla il nuovo paradigma formativo per il XXI secolo. Le “nuove” politiche attive del lavoro insisteranno, presumibilmente, su due ambiti. Il primo potrebbe concentrarsi sullo sviluppo delle professionalità digitali che saranno più articolate e richiederanno un investimento di lungo periodo sul soggetto. Costruire le digital skills sarà impegnativo, coinvolgerà più sistemi (professionali, scolastici, di welfare), attribuirà responsabilità nuove e in diversa misura alle varie agenzie formative: ad esempio, chi tra queste è meglio preposta a sviluppare le soft skills? E in quale grado? Il secondo ambito delle “nuove” politiche attive del lavoro investirà direttamente il lavoratore. Come abbiamo visto, l’organizzazione digitale gli richiederà non solo di essere preparato dal punto di vista tecnico, ma anche di essere capace di fronteggiare qualsiasi circostanza si presenti, nonché di collaborare in maniera costruttiva e saper gestire le relazioni di lavoro. Questo significa che il lavoratore dovrà essere capace di organizzare il proprio lavoro, svolgerlo in maniera autonoma, adattarsi a situazioni di lavoro che lo responsabilizzeranno.
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